Tarot e BioGestalt · Ho trovato la mia Via del Tarot e questa affermazione mi fa provare imbarazzo...
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Orietta Mariano Tesi di diploma
Corso triennale di formazione in Counseling a indirizzo biogestaltico della SIBiG, Scuola Italiana di BioGestalt®,
riconosciuto da AssoCounseling (CERT- 0078-2012)
Tarot e BioGestalt
relatori
Alessandra Callegari e Riccardo SciakyMilano, 17 dicembre 2016
SIBiG – Scuola Italiana di BioGestalt®, di Brunella Di Giacinto - Via Fiamma 13, Milano - P. IVA 05228810965 Sedi didattiche: via Marcona 24, Milano; via Moroni 8, Sesto San Giovanni (MI); Centro Miri Piri, Pigazzano di Travo (PC)
E-mail: [email protected] - [email protected] - Sito web: www.biogestalt.it
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Indice
Introduzione: Le Mat & Le Monde ....................................................................................... 3
Cenni storici sull’origine dei Tarocchi o del Tarot................................................................. 7
I 22 Arcani Maggiori che ho scelto di utilizzare .................................................................. 10
Counseling e Tarot ............................................................................................................. 53
Come si svolge una lettura di Tarot di Marsiglia in Biogestalt ........................................... 56
Conclusioni......................................................................................................................... 59
Bibliografia e filmografia. .................................................................................................... 61
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Introduzione: Le Mat & Le Monde
L’inizio… il principio di tutte le cose, l’inizio di un viaggio.
La fine, la conclusione di un percorso, la chiusura di un ciclo.
La mia tesi nasce da un’idea di Riccardo Sciaky durante una seduta di psicoterapia.
Prima di accettare ho pensato immediatamente NO! La mia risposta preferita da bambina
di fronte a qualsiasi richiesta che mi procurasse fatica e imbarazzo nel mostrarmi.
E ho iniziato a pensarci a lasciare che il pensiero fluisse, a immaginare cosa avrei potuto
scrivere e al fatto che avrei dovuto misurarmi con il mio personale senso estetico di
perfezione, che scrivendo avrei lasciato una traccia visibile, criticabile e avrei fermato il
tempo; metaforicamente avrei dovuto smettere di scappare da me stessa, fermarmi e
scrivere per me significava affermare IO ci sono, esisto. Si sono scatenati panico, paura e
vergogna.
Scrivere del counseling e del Tarot di Marsiglia in modo Biogestaltico è impossibile senza
essere autentica. Significa parlare di me, scrivere di me e riflettere su quelle che pensavo
essere le mie contraddizioni intrinseche al sistema familiare in cui sono cresciuta: la mia
famiglia, la mia genealogia. L’incontro di due mondi lontani tra loro e lo scontro di due clan
che in me si ritrovano irrimediabilmente intrecciati.
Posso affermare che è la conclusione del percorso che ho fatto alla scuola di counseling;
con questa ultima fatica si conclude una gestalt. Anzi no: si concludono molte polverose
gestalt rimaste in cantina, nel mio passato.
Quando ho deciso di iniziare questo percorso formativo avevo un forte bisogno di
comprendere cosa fare della mia vita e come riunire le mie parti in lotta; sentivo che
continuavo a percepire la mia vita come un caos di tante esperienze di vita inconciliabili, in
contraddizione tra loro e apparentemente incoerenti e mi sentivo emotivamente
vulnerabile, divisa interiormente.
Ho espresso il desiderio di ritrovare ordine e poter mettere tutto in un contenitore
metaforico che potesse contenere le mie parti e poterle esprimere, ovvero vivere le mie
vocazioni in unica formula lavorativa e darle senso.
Avevo la necessità di ritrovare me stessa, avevo bisogno di nutrire la mia parte
intellettuale e scientifica, qualcuno direbbe materialista, ma senza perdere la magia, la
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bellezza, l’arte, il gioco. Come una bambina volevo disperatamente che qualcuno mi
desse delle risposte, che mi dicesse cosa fare e come fare e allo stesso tempo chiedevo
di essere riconosciuta e amata per quello che ero, con tutto il mio bagaglio che mi
sembrava pesantissimo.
E così dopo anni di lavoro su me stessa in svariate esperienze eccomi di nuovo a
confrontarmi con qualcosa che volevo fare io. Il counseling mi sembrava il modo giusto per
integrare tutto il mio lavoro e la mia vita insieme e renderlo semplice da gestire e
dignitosamente conforme alla mia etica, quindi prima di tutto fruibile per me stessa e
quindi per le persone future clienti.
Le carte sono uno strumento importante per me, sono un codice familiare tra me e mia
madre: è lei che me lo ha trasmesso.
Era un modo di comunicare che aveva il suo fascino, era un modo per evadere dai nostri
ruoli e dalle ripetizioni familiari madre-figlia e poter parlare tra me e lei in un modo bello e
nuovo, rompendo gli schemi, entrando in un mondo i cui codici erano solo nostri, era la
nostra lingua, era un rito in cui lei ai miei occhi diventava saggia e la sua voce dolce e
piacevole da ascoltare, si concentrava e il suo volto cambiava espressione, sembrava
distendersi mentre mischiava il mazzo di carte con cura e le allineava sul tavolo come se
potesse guardare un’immagine del passato, del presente e del futuro in uno specchio
d’acqua. Mi piaceva guardarla e ascoltarla scegliere le parole da pronunciare. Mi piaceva
l’odore delle carte.
Le chiedevo consiglio così e lei rispondeva da cartomante-madre.
Negli anni le ho lette alle amiche e ho sperimentato tantissimi giochi con i Tarocchi e non
solo: con moltissime carte è sempre stato appassionante e divertente, serio e
introspettivo.
Mia madre mi ha aperto molte strade inconsciamente e io le ho percorse tutte: dal lavoro
sociale nella relazione di aiuto alla pratica dello yoga, al mondo dello sciamanesimo e
dello spiritismo.
Le carte con mio padre invece erano il gioco, significavano svago, divertimento,
allenamento della memoria, strategia, velocità di azione, valutazione del rischio,
attenzione e concentrazione: vincere o perdere! Mi piaceva tantissimo giocare a
Machiavelli, a scala quaranta, a rubamazzetto.
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Mio padre le risposte le trovava nei libri, nella politica, nei viaggi.
Mio padre molto consapevolmente mi ha aperto altre strade: il sapere, la curiosità, la
politica, la sensibilità, l’amore per l’arte e tanto altro. In un modo o nell’altro ho percorse
tutte queste strade.
Percorrendo contemporaneamente tutte le strade ho vissuto mille vite conosciuto una
vastità di persone e fatto moltissime esperienze.
Posso dire che per me leggere i Tarocchi di Marsiglia restaurati da Camoin e Jodorowsky
sono la sintesi perfetta della divinazione materna e del gioco intellettuale paterno riuniti
nelle carte.
I Tarocchi mi hanno sempre accompagnata, sono stati fonte di lavoro e di ricerca di
ispirazione e tema del mio primo laboratorio di animazione teatrale nel 1997 intitolato Le
Carto-a-manti.
Ignara dei segni del destino o inconsapevole di quello verso cui mi dirigevo ho incontrato
Alejandro Jodorowsky insieme al mio maestro di Hara Yoga e nel giro di poco tempo ho
scelto di essere allieva e poi stretta collaboratrice di Cristòbal Jodorowsky che mi ha
trasmesso l’Arte del Tarot nella lettura della psicogenealogia, che oggi prende il nome di
meta-genealogia.
Ho lavorato tanto con lui, ho sperimentato per tanti anni da cavia volontaria lo psicorituale
e lo psicosciamanesimo in Italia, in Spagna, in Francia, in giro per il Sud America.
Studiando la forma di un katà alla perfezione la si può poi abbandonare per creare la
propria forma, questo insegnamento del mio maestro l’ho applicato ai Tarocchi.
La forma che ho dato alla lettura è mia e mi piace e sono pronta a immaginarne altre da
attuare.
Ho trovato la mia Via del Tarot e questa affermazione mi fa provare imbarazzo e orgoglio
allo stesso tempo.E’ la sintesi del lavoro educativo che ho svolto in ambito sociale e di tutti
i percorsi di formazione personale che ho fatto per anni; è la somma di ciò che ho
imparato da Maestri e Maestre che ho seguito, conosciuto, incontrato negli anni così da
creare la mia modalità personale di leggere le carte. Ho molti mazzi che ho utilizzato per
anni: alcuni sono disegni di artisti come Sergio Toppi, altri sono elaborazioni di disegnatori
e fumettisti; i mazzi sono molti e diversi, poi ho scelto quelli che sento miei. La creatività
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nel trovare il modo di disporre gli arcani maggiori è mia e questo è stato per me un modo
di affermarmi e ritrovarmi.
Non so quanto mi costi scrivere nero su bianco le parole “io” e “mio” con la
consapevolezza che verrà letto da altre persone.
Mettere insieme le mie parti genitoriali, le mie parti socialmente riconosciute con quelle
psicomagiche, la politica, la scienza e la curanderia; la magia per me è un atto di Riunione
e pacificazione di me, è anche la mia identità: è per me l’essenza di venti anni di pratiche,
tra cui l’Hara Yoga e questo ho potuto farlo con un contenitore come il counseling
Biogestaltico, la riunione della Gestalt e della Bioenergetica, una metafora perfetta oggi ai
miei occhi dopo un anno dalla fine del corso.
Riunire la mia famiglia interiore, riunire gli aspetti di me e le vite parallele, mischiarle come
si mischiano le carte, rileggere il passato in un tempo presente per dare una direzione al
futuro.
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Cenni storici sull’origine dei Tarocchi o del Tarot
Le uniche certezze che si hanno sulle fonti storiche del Tarot è che non ce ne sono. Si
hanno documentazioni stimate intorno al xv secolo. Ipotesi di ricercatori sull’argomento
concordano che sono nati in Italia, si tratta però di supposizioni.
Il termine corretto per definire il mazzo di carte degli Arcani maggiori e minori è TAROT e
non Tarocco o al plurale Tarocchi, nonostante sia oggi il termine utilizzato nel linguaggio
comune. L’alone di mistero che fluttua intorno all’origine del Tarot ne accresce la “magia”.
Tra i testi che ho consultato negli anni, che vanno dai trattati alchemici alla superstizione
popolare, alle opere di Jung, mi sento di affermare che il testo “Il Codice dei Tarocchi”, di
Carlo Bozzelli (2012) è per me quello che propone la ricerca storica più verosimile della
nascita di queste carte.
Nel 2012 alla Pinacoteca di Brera ho avuto il piacere di godermi la mostra sui Trionfi, altro
termine per definire i mazzi di carte, i disegni però non corrispondono agli Arcani maggiori
e minori come più o meno li conosciamo. La mostra si intitolava: “I Tarocchi dei Bembo,
una bottega di pittori dal cuore del Ducato di Milano alle corti padane”- Quelle carte dei
triumphi che si fanno a Cremona-
Nel testo “Il Codice dei Tarocchi” viene riportato quanto segue:
Proprio alla passione del duca per i giochi di carte si deve, quasi certamente, l’invenzione
dei trionfi. Purtroppo non esistono documenti che lo attestino, ma ci resta un gruppo
considerevole di splendide carte, il più antico mazzo di Tarocchi conosciuto, la cui analisi
supporta fortemente l’origine viscontea di questo gioco: sono i cosiddetti Tarocchi Cary-
Yale o Visconti di Modrone, oggi conservati negli Stati Uniti d’America”.
La realizzazione di queste carte fu attribuita al pittore Francesco Zavattari tra il 1442 e il
1447 su commissione del duca Filippo Maria Visconti, ultimo discendente a reggere il
Ducato di Milano. Lo scopo dei disegni era ludico e da gioco ma rendeva anche omaggio
alla forza e alla supremazia del Casato a cui erano dedicate e dal quale furono
commissionate le miniature.
Altro nome di spicco nella storia dei Tarocchi è lo studioso di esoterismo e occultismo
Eliphas Levì (nome iniziatico di Alphonse Louis Constant) il quale nella prima metà
dell’ottocento determinò una relazione tra le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e i 22 Arcani
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Maggiori che fu lui a definire per la prima volta in questo modo. Egli fu colui che indicò le
22 carte come chiavi per comprendere tutte le antiche religioni, egli scrisse trattati di
magia, esoterismo e massoneria e studiò la Kabbalah.
Lo studio della magia, dell’esoterismo, della massoneria attraversa l’Europa tra il 1700 e il
1900; in Francia, in Gran Bretagna, in Italia si creano scuole di pensiero, vengono
pubblicati testi e si studiano le presunte origini dei Tarocchi, che vengono attribuite a
scambi di saperi con l’Oriente, l’antico Egitto, i misteri della Kabbalah, gli antichi saperi di
diversi ordini della Chiesa cristiana.
L’etimologia della parola Tarot è anch’essa un mistero sulla quale ritroviamo molte ipotesi
e leggende, la parola contiene per alcuni il termine Torà, libro sacro della religione ebraica,
Rota che in latino significa ruota e altri significati nella lingua egizia. Nel simbolismo
esoterico e massonico, nello studio dell’occultismo assume significati sacri e codici
decifrabili da pochi eletti. La parola latina Tarocco (al plurale Tarocchi) invece si dice che
non abbia alcun significato esoterico.
Giunti intorno al 1880 l’editore Camoin pubblica i Tarocchi di Marsiglia restaurati nei
disegni e nei colori, utilizzando il blu, il rosso, il giallo e il verde.
Siamo giunti a una definizione di numeri, nomi e simboli che nel corso dei secoli si sono
modificati secondo le più svariate ipotesi.
Alejandro Jodorowsky racconta nei suoi libri e durante i seminari sul Tarot che fu folgorato
dalle carte nella sua giovinezza e iniziò a collezionare i mazzi disegnati dai vari artisti fino
ad utilizzare i Tarocchi di Marsiglia che poi per una serie di eventi restaurò nuovamente
insieme al discendente della famiglia Camoin conosciuto a Parigi.
Il restauro ha portato a svariate modifiche tra cui la scelta dei colori che hanno per loro un
significato preciso, il modo di numerare gli Arcani Maggiori, i nomi delle figure e altro
ancora sia degli Arcani maggiori che dei minori.
Quello che per me è interessante e che mi ha attratta nello studio con Jodorowsky è come
ha determinato il cambiamento della consulta e il ruolo del/della tarologo/a, la prospettiva
del/la consultante.
Cambiando assetto al significato che ha leggere il Tarot di Marsiglia ne ha inevitabilmente
cambiato la storia.
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Le parole quali divinazione e cartomanzia rimangono nella sfera dello studio
dell’esoterismo, mentre prende forma e significato di crescita personale, apertura spirituale
della coscienza il significato di “consulta” e lettura del Tarot come insegna Jodorowsky. La
terminologia “metodo Jodorowsky” viene da me, ebbi l’idea quando Cristòbal, figlio di
Alejandro, mi diede un atto psicomagico per farmi conoscere come sua allieva e lettrice di
Tarot e dell’albero genealogico; nel processo creativo dell’atto di psicomagia dovevo infine
creare il mio biglietto da visita e spiegare in uno spazio ridotto cosa facevo da libera
professionista e così utilizzai per la prima volta il termine “metodo Jodorowsky” (oggi lo
utilizzano alcuni allievi e in qualche situazione anche Cristòbal). In realtà non esiste un
“metodo Jodorowsky” almeno fino ad oggi, esiste un sistema interpretativo del Tarot di
Marsiglia che ha creato Alejandro e che trasmette attraverso seminari, convegni,
pubblicazioni e film.
Le carte hanno assunto un significato di strumento per la crescita personale che attraversa
le arti del disegno del teatro visionario ed eccentrico, i saperi della psicologia e la magia
intesa come riti popolari di cura e guarigione sudamericani e non solo.
Il Tarot di Marsiglia restaurato da Camoin e Jodorowsky rappresenta il seme della
psicomagia, che è strettamente legata alla psicogenealogia.
Il Tarot di Marsiglia completo di 22 Arcani maggiori e 56 Arcani Minori restaurati da
Camoin e Jodorowsky rappresentano una parte dello studio dell’albero genealogico così
come lo ha strutturato Alejandro Jodorowsky, oggi da lui chiamato Metagenealogia.
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I 22 Arcani Maggiori che ho scelto di utilizzare
Il Matto
Essendo io una persona sempre immersa nel caos e alla costante ricerca di un ordine ho
deciso di procedere seguendo l’ordine degli Arcani maggiori; sono partita da Le Mat lo
zero o la carta senza numero in cui ho raccontato da dove arrivo e dove sto andando; il
movimento che rappresenta la figura è quella di camminare con lo sguardo rivolto al cielo
con l’ausilio di un bastone e una sacca sulle spalle, con un animale che lo accompagna è
un archetipo che rappresenta il visionario l’intuizione la poesia la leggerezza ma non la
frivolezza… Il principio e la fine, insieme.
Un viaggio, al momento il mio, quello della scrittura, che per me è un viaggio lungo ben
due anni con me stessa e tutte le mie parti, un viaggio introspettivo e curativo dell’anima e
della mente.
La scrittura della tesi è stato per me un percorso difficile, nel quale sono stata
accompagnata e sostenuta, che non sapevo bene dove mi avrebbe condotta. Per me la
scrittura è un tempo fuori dal tempo dell’orologio, l’ho vissuta come un tempo interno in cui
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mi si è aperta una visione e una possibilità di andare ancora più in profondità
nell’osservazione di me stessa e di diventare ancora più consapevole, potendo così fare
un rito di passaggio.
Le Mat compie rituali di passaggio attraversando i mondi, ovvero gli stati emotivi,
psicologici e, per chi sono importanti, spirituali.
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Il Bagatto
Questa carta rappresenta nella mia attuale lettura la fotografia di un momento in cui si
comincia qualcosa; oltre al principio e l’inizio può essere un buon veicolo per porsi delle
domande o fare delle affermazioni e nella lettura biogestaltica del Tarot porle al/alla cliente
come: ricominciando da qui e ora, dove mi trovo?, che cosa ho a disposizione? quali sono
i miei punti di forza?, quali competenze ho per affrontare questa tale situazione?.
Tiro fuori gli strumenti.
Come lo faccio?
Scrivendo una lista, facendo un brain storming, utilizzando degli oggetti come i libri, i
pupazzetti, cose che rappresentano situazioni, o le disegno. Metto tutto sul tavolo come fa
il Bagatto; questi sono anche gli esercizi o i compiti che ho proposto alle clienti in tirocinio.
Inoltre rappresenta quali sono i desideri, i pensieri, le idee che ho in testa e che posso
sviluppare, creare, generare: è una fonte di ispirazione e di concentrazione su quello che
c’è qui e ora.
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La utilizzo nella meditazione quando ho bisogno di focalizzare l’attenzione su come fare
qualcosa, in questo caso la tesi di chiusura del percorso di formazione.
Ho fatto così: ho tirato fuori dalla libreria tutti i libri che per me avevano un senso per la
scrittura, tutti i mazzi di Tarocchi e di carte, ho scritto mille volte la scaletta, ho fatto un
brain storming.
Il Bagatto nella mia versione suggerisce al lettore o alla lettrice di imparare dal passato a
connettersi con il proprio intelletto facendo cose; non è immobile, è in piedi e rappresenta
stabilità con il corpo.
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La Papessa
La Papessa in questo caso è la mia carta guida e ispiratrice, è rappresentata da una
donna immersa nella fase di immobilità, di gestazione, che si dedica a ciò che è lo studio,
la scrittura, il silenzio della mente, il momento del discernimento tra ciò che è utile, ciò che
scarto, ciò che serve, ciò che posso riporre.
E’ bianco il suo viso, sono bianche le sue mani: stanno a rappresentare il momento del
distacco emotivo della capacità intellettuale di comprendere, della concentrazione che
serve per scegliere il cammino, in questo caso cosa scrivere, che libri utilizzare, quale
scaletta tenere per procedere nella scrittura della tesi.
In una seduta di Tarot biogestaltico si può procedere con un momento di raccoglimento
del/della cliente, magari dopo uno sfogo per mettere a fuoco verbalmente quali strumenti
scegliere tra tutti quelli a disposizione per proseguire il percorso che si è iniziato. In tale
situazione penso che sia fondamentale distinguere quando ci si trova con una persona
adulta e condurla nella piena responsabilità che le scelte siano sue e non indotte o
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suggerite da “me counselour”, ma al massimo riformulate secondo la domanda da cui
parte la lettura delle carte, in modo da non esaltare il mio ego ma da favorire nel pieno
ascolto e nella sospensione di giudizio la persona che ho di fronte.
Quando si tratta di una persona adolescente penso che sia importante invece fornirle un
bagaglio lessicale che probabilmente non possiede per raccontarsi e raccontare le
emozioni, le scelte, i passaggi interiori, anche perché probabilmente non necessita
solamente di un rispecchiamento o della riformulazione di ciò che ha detto, ma anche di
un “insegnamento” o trasmissione di saperi che potrà essere uno stimolo di crescita e di
riflessione per la giovane, il giovane cliente nel percorso di counseling.
La papessa è un archetipo femminile che trasmette l’insegnamento: ella non tiene per sé
ciò che sa.
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L’imperatrice
La grande madre o la donna a seconda del mazzo di carte.
L’archetipo che svela l’intento, l’azione; lo sguardo terso e proteso verso il futuro
immediato, è rappresentata seduta sul trono con uno scudo in una mano e nell’altra uno
scettro, i capelli sciolti e biondi, il colore degli occhi azzurro cielo, la sua postura indica la
forza e la grazia, la potenza della natura nell’archetipo femminile, la creazione e ciò che
archetipicamente ricorda una miscela di qualità che per me richiama il paragone con le
dee Artemide e Afrodite.
La riflessione suggerita da questa carta è la chiarezza di intento: dove lancio il mio
sguardo affinché come una lancia possa giungere e raggiungere il mio obiettivo attuale?
Quindi dove dirigere le mie energie, riformulando lo scopo; immaginando di essere già lì,
come fare? Cosa fare? Come realizzare concretamente il mio scopo?
Sto attingendo alle mie risorse reali? Me la sto raccontando?
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Inoltre posso pormi e porre la domanda riguardo ciò che rappresenta “il femminile” o ciò
che per convenienza viene attribuito al “lato femminile” come archetipo, come
l’accoglienza, il maternage verso me stessa/o o verso ciò che sto portando avanti come
obiettivo o scopo da raggiungere.
Verso me stessa nella stesura della tesi sto portando attenzione e consolando la mia parte
che ha paura di esporsi e di sentirsi umiliata? Se lo sto attuando sto arginando
coraggiosamente e delicatamente un mio lato offeso nel passato e per questo permaloso
per difesa, questo archetipo suggerisce alla mia parte guerriera di donna adulta che non ci
sono pericoli e che posso scrivere in completa tranquillità.
Si può utilizzare per perseguire il percorso di accettazione della propria femminilità,
sensualità come è accaduto con una cliente in tirocinio, le ho domandato cosa ci vedeva
lei in questa carta, ha risposto la bellezza e così abbiamo rotto il ghiaccio sul significato
che ha per lei la bellezza.
Penso che sia importante nel counseling ciò che l’altra persona “vede” nella carta, questo
modo di agire aiuta a spogliarsi del potere che a volte il/la cliente attribuisce al counselor e
allo stesso tempo lo restituisce a se stesso/a.
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L’imperatore
Archetipo di forza maschile, l’uomo, il padre, intelletto, strategia, equilibrio, potere e
potenza; è l’archetipo che dice IO SONO, attinge la forza da ciò che è accaduto, che ha
vissuto, che ha conosciuto.
La sua postura indica radicamento ed equilibrio, questa carta la utilizzo per “spostare”
durante la seduta l’attenzione e la persona dal momento cognitivo al momento
bioenergetico e quindi fisico, non solo quindi parlando di come ci si radica, ma facendolo
fisicamente insieme alla persona proponendo gli esercizi base bioenergetici.
E’ la figura dell’adulto, secondo me, che ha compiuto un ciclo di conoscenze e scoperte ed
è pronto ad affrontare la vita; l’impugnatura dello scettro rappresenta il governo delle
proprie emozioni.
E’ l’archetipo dell’energia maschile, del dono, della protezione, dell’ad-gredire la vita nel
senso suggerito da Perls, della trasmissione orale vista come insegnamento, narrazione di
antiche gesta.
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Io la definisco come la carta del completamento dei “mattoncini”, intesi come bisogni
primari soddisfatti per poter avere la tranquillità di dedicare le energie a nuovi progetti di
qualunque natura lavorativa, familiare, ricreativa… Stabilità emotiva, psicologica e fisica.
Per me è necessaria questa energia per muovermi, per affrontare una causa da portare
avanti, in questo caso la mia, scrivere, ad-gredire la vita muovendo la mia energia
maschile per portare a termine la gestalt che riguarda la fine del corso per dedicarmi al
progetto di vita lavorativa.
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Il Papa
Questo è l’arcano che per primo viene rappresentato con altre figure umane: è un uomo di
mezza età saggio, vigoroso e in contatto con sé e con gli altri, rappresenta il sacerdote, il
rabbino, la spiritualità non intesa come religione ma come sacralità dell’essere, sviluppo
dei principi della filosofia, delle arti oratorie e della visione più ampia delle cose, si sposta
da un piano materiale con il focus su di sé ad un piano con un focus sulle persone, la
capacità di osservare la natura delle cose e la natura dell’essere umano in modo
compassionevole e dall’alto non perché superiore ma perché è rappresentato come se
fosse dentro un tempio alla finestra e benedice chi lo cerca. E’ una figura onirica.
Osservando questa carta come osservo le mie parti; gestalticamente posso interpretarla
come le mie parti che dialogano tra loro; ho bisogno di osservare le cose dall’alto? Devo
chiedermi il permesso e darmi una sorta di benedizione per compiere un passaggio per
fare qualcosa per cui metto in atto le mie difese? devo affrontare una situazione per la
quale ho la necessità di attingere alla mia parte saggia? E in questo caso con questo tipo
di lettura potrebbe essere interessante introdurre in una seduta la tecnica della sedia
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calda. O lo spunto per proporre altre tecniche gestaltiche alla persona per darle la
possibilità di dialogare con le sue emozioni o con una persona in quel momento assente.
La cosiddetta spiritualità si può tradurre a mio avviso con il lavoro di integrazione delle
parti.
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L’innamorato
Questo è l’arcano più rivisitato di tutti, il disegno cambia secondo l’artista, il mistico, il
mazzo di carte. In alcuni mazzi è la carta degli amanti. Nei tarocchi di Marsiglia restaurati
da Camoin e Jodorowsky, che sono quelli che sto utilizzando per questa tesina, il disegno
rappresenta un giovane che pare conteso tra due donne e sopra la sua testa un cupido nel
sole.
A me piace interpretare questa carta come il completamento del sé, un'unica situazione di
cui possiamo vedere molti aspetti o uno specchio in cui osservare e comprendere quali
sono gli aspetti di ciò che sto vivendo attualmente. Come mi sento emotivamente?
Psicologicamente sono radicata e centrata oppure no? Sto ascoltando il mio daimon o
sono preda degli eventi? Le due figure ai lati possono rappresentare il desiderio e la paura
di varcare una porta metaforica e dirigermi verso ciò che mi ispira, che amo o che è il mio
progetto o il mio intento rappresentato da un angelo con arco e freccia radioso nel sole.
Chiedermi dove sto mettendo amore, energie, attenzione o se sono bloccata, quindi in una
seduta di counseling è possibile porsi le domande con la persona per fare il passaggio nel
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rispondersi e magari accompagnare il/la cliente a sviluppare un’intuizione, ad avere un
insight .
Un lavoro di bioenergetica potrebbe consistere nel riprendere spazio, nel sentire
fisicamente l’oppressione o il peso e liberarsene durante la seduta se la persona interpreta
il disegno come un rispecchiamento della propria condizione di oppressione subita.
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Il carro
Il carro per me rappresenta un passaggio di consapevolezza verso la propria autenticità, o
il lavoro che serve per arrivare ad essere autentica/o e lasciare le maschere che si sono
dovute utilizzare per un dato tempo della propria esistenza, oppure per parlare in termini
bioenegetici è una carta che può far emergere il discorso sulla propria armatura.
Riconoscerla osservarla accettarla e poterla “sciogliere” a livello di muscolatura quindi di
postura e atteggiamento energetico sguardo compreso. Voce compresa.
La domanda che a me sorge è: chi sono io veramente? Sono sincera/o con me stessa/o
oppure sto interpretando un ruolo per un qualche “ordine” familiare? Nel periodo
adolescenziale mi sono costruita/o un’immagine fasulla di me stessa/o per essere
accettato dal gruppo dei pari?
Oppure quando si lavora con un adolescente esplorare con lei/lui le sue vere sensazioni
ed emozioni che per svariati motivi vengono represse o esasperate, aiutare e sostenere
l’adolescente nella scoperta di chi è e come si sente autentico/a. E’ un passaggio delicato
che richiede la massima apertura mentale ed emotiva e disponibilità a non giudicare mai
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da parte del counselor e soprattutto secondo me aver dialogato a lungo con la propria
parte adolescente e aver risolto le difficoltà con la propria adolescenza.
Il carro è rappresentato da un teatrino ambulante, il personaggio che compare porta un
costume con due maschere sulle spalle, una sorridente e una triste, che ricordano la
commedia dell’arte e sotto due cavalli che pare vadano in direzione opposta; è una figura
totalmente onirica e rappresentativa.
Rappresenta il viaggio che ho compiuto per sentirmi libera da maschere e ruoli per
incontrare me stessa e accettarmi, attraverso molte esperienze e pratiche fino ad
approdare alla psicoterapia che mi ha fornito strumenti più solidi per gestire me nelle
difficoltà. Rappresenta anche il tempo, inteso come il proprio tempo interiore per compiere
il proprio percorso di crescita psicologica ed emotiva, non solo anagrafica.
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La Giustizia
Nei disegni questa è la prima carta che fa da specchio metaforico, è la prima carta in cui è
disegnata una figura femminile in modo da sembrare che guardi esattamente di fronte a
sé; ha gli occhi scuri come l’abisso e chi c’è di fronte a lei? Il/la consultante!!! La figura
femminile tiene in una mano una bilancia e nell’altra una spada, a me ricorda la sfinge
degli oracoli… Come porre la domanda? Sei sincero/a o ti nascondi dietro delle scuse? Ci
sono bugie che ti racconti per non cambiare? Defletti? Stai vivendo un qualche tipo di
condizionamento? Quali sono le convinzioni familiari che ti porti dietro circa la vita, il
lavoro, la famiglia, le relazioni, il denaro?
La carta della giustizia può essere un supporto per far raccontare qualcosa di sé a una
persona che ha difficoltà a parlare se non le si fanno domande; è come una specie di
indagine per conoscere il/la cliente che magari è arrivato/a a voler fare una seduta di
counseling ma non sa bene da dove iniziare. Può anche aiutare a fare chiarezza nella
confusione, suggerisce anche un atteggiamento direttivo e un po’ “perlsiano” su come
porsi in una situazione e uscire dall’intornismo oppure mettere qualcuno nella condizione
di smettere di farlo.
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L’essere direttivi non comporta durezza o autoritarismo, ma fermezza, compassione e
autorevolezza, controllo del tono della propria voce nei panni del counselor e quando lo si
reputa necessario e lo si sa fare penso che sia un buon passaggio portare la/il cliente a
lavorare sulla propria voce e sullo sguardo; cambia la percezione che si ha di sé: lo scrivo
perché per me fu un atto di cambiamento enorme quando il maestro di Hara Yoga mi fece
fare questo passaggio di consapevolezza della voce e quindi di presenza.
La giustizia per me è un archetipo che rappresenta un aspetto di autoanalisi.
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L’eremita
Questa carta rappresenta l’archetipo del vecchio saggio che ritroviamo in molti miti di
diverse culture; spesso si tratta di colui che vive su una montagna o in una grotta o un
viandante vecchio che svela al giovane eroe o eroina del mito o della favola un qualche
segreto per uscire dalla situazione di pericolo che sta vivendo.
Il movimento del personaggio può andare in due direzioni: in avanti e quindi verso il
passato che illumina con la sua saggezza rappresentata da una lampada oppure cammina
all’indietro per entrare con fiducia nel futuro, illuminando ogni istante presente e
illuminando così il futuro.
Questo a mio avviso rappresenta un punto di arrivo, la chiusura di un ciclo, il momento in
cui il ciclo di contatto giunge alla “soddisfazione e godimento” del processo. Un momento
per fermarsi e lasciare che tutto il lavoro fatto trovi il suo posto, il suo spazio, che venga
integrato.
Come quando ho terminato il corso del triennio e ho avuto bisogno di tempo per
comprendere e digerire degli eventi delle parti di me, le emozioni, le delusioni, le luci e le
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ombre che questo percorso mi ha portato a vivere, a sperimentare, a condividere con un
gruppo e poi ho avuto un bisogno fisiologico di solitudine, di mettere distanza, di rispettare
i miei tempi, anche i tempi della scrittura, senza giudicarmi e questo è stato difficilissimo
per me nei confronti di me stessa.
In un certo senso la figura dell’eremita che illumina con la sua lanterna, direi con il senno
di poi, il passato ritornando a osservare quei passi, quei gesti, quelle parole, quei luoghi,
mi ha ispirata nella riflessione di aspetti di me che ho potuto conoscere, che ho potuto
chiamare con il loro nome attraverso lo studio fatto e che mi ha messo sulla strada della
pacificazione con me osservando gli aspetti di dipendenza e controdipendenza, di
evitamento che ho, che oggi so gestire al meglio delle mie possibilità.
Penso, anzi credo, che sia uno strumento in più nel lavoro di counseling per me aver fatto
questo passaggio di autenticità e consapevolezza. Ritrovare o scoprire la saggezza che
abbiamo è un modo per imparare anche ad essere assertivi.
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La Ruota della fortuna
La ruota della fortuna è una carta che viene rappresentata in molti modi, in questo mazzo
ci sono tre fantasiose creature antropomorfe dalle lunghe code, agghindate con stoffe
colorate e poste su una ruota con una manovella e un piedistallo che galleggia sull’acqua.
Una immagine visionaria, onirica, priva di un senso intellettuale che si ha la necessità di
attribuire ai simboli per la ricerca continua di senso.A volte capita nella vita che accadano
cose che non hanno senso e lo affermo da materialista non fanno parte di un disegno più
grande, di un complotto di altro accadono e basta. Difficili da accettare, strane, dolorose, o
favolose accadono.
Spesso questa carta viene definita come la fine di un ciclo e l’inizio di un altro, per me
rappresenta un intervallo,un periodo di sospensione tra la conclusione di qualcosa e il
futuro inizio di altro, un periodo di meditazione, o di fluttuazione calma e fresca. E’ l’ultima
fase del ciclo di contatto come l’ho studiato alla SIBiG.
E’ uno stato dell’essere in cui non c’è richiesta, non c’è aspettativa, ci si ricarica di energia,
si contempla il momento presente. Questo archetipo mi ha portato a riflettere sul vuoto
fertile.
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La Forza
La dama e la fiera. Questo arcano maggiore è rappresentato da una figura femminile che
pone la mano nella bocca di un leone. Un nuovo inizio, la forza della delicatezza,
dell’attenzione, della concentrazione, la centratura e il radicamento sono rappresentate
dalla postura della donna, dai piedi nudi, dalla grazia con cui tiene il muso dell’animale e
pone la sua mano dentro la bocca. Controllo dei propri istinti.
Interpreto lo sguardo della donna contemplativo mentre quello della fiera amorevole,
carico di dolcezza, addomesticato, fiducioso. Colei ma anche colui che conoscendo le sue
parti e le sue nevrosi accetta sé stessa/o in un percorso di formazione e integrazione di ciò
che è che ha vissuto, che è e che intende realizzare.
Un nuovo inizio, una svolta di fronte alla quale posso compiere delle scelte con gli
strumenti necessari e affinati.
Cosa può significare in questo momento per me? Dopo un lungo periodo di
decompressione post-corso e di silenzio ho trovato la mia ispirazione per la scrittura, la
realizzazione di ciò che ho scelto di fare. In una seduta di counseling possiamo osservare i
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passaggi fatti, fare il punto della situazione e magari riformulare il percorso tenendo
presente quello già compiuto, ad esempio il lutto per la morte di un genitore anziano può
rappresentare il momento di elaborazione del dolore e del distacco da esso per impiegare
quelle energie dedicate al dolore in qualcosa di diverso, oppure il risultato di un percorso
che ha portato alla fiducia in sé stessi.
Potrebbe rappresentare l’inizio di un nuovo ciclo di contatto essendo il/la consultante-
cliente consapevole partendo dal riconoscimento di uno o più bisogni che desidera
realizzare.
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L’appeso
Questa carta per me rappresenta una rinascita dell’individuo intesa come riscoperta delle
proprie capacità e competenze relazionali, intellettuali, emotive e fisiche.
Apparentemente si tratta di un una situazione difficile data dalla rappresentazione di un
giovane appeso per un piede con una corda a una trave, con le mani poste dietro la
schiena, l’espressione del viso però pare quasi sorridente e nei capelli compaiono un
piccolo sole e una piccola luna, che per me rappresentano le idee, l’ispirazione, questo
uomo disegnato guarda davanti a sé ed è a testa in giù.
Le domande che possiamo porci ispirate da questo arcano maggiore riguardano il punto di
vista di una situazione: l’empatia, il porsi nei panni di un'altra persona, osservare da un
altro punto di vista da cui non si era potuto osservare, ascoltare, guardare prima.
Si può qui effettuare la valutazione di una situazione nella quale ci si può trovare e perdere
tutto, ogni riferimento, ogni certezza e rimanere immobili nell’abbandono positivo di
qualunque pregiudizio, osservando cosa ci accade, come si manifesta nel nostro corpo
l’emozione e lasciarla scorrere sospendendo il giudizio.
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Si può sperimentare la posizione mettendosi in piedi con le gambe divaricate le ginocchia
flesse in modo da caricare e bilanciare il proprio peso e i piedi ben radicati al suolo per
ottenere un buon appoggio, piegarsi in avanti abbandonando la testa e le braccia; questa
posizione aiuta a scaricare tensioni emotive e tensioni delle articolazioni delle spalle,
permette di liberare il collo e lasciare penzolare la testa in modo da percepire e sentire una
leggerezza dovuta anche allo scarico della tensione della muscolatura del trapezio.
Durante le sedute utilizzando i Tarocchi è importante per me utilizzare le figure degli
arcani maggiori per introdurre il lavoro corporeo oltre a quello cognitivo. Entrando più in
contatto con le emozioni e le sensazioni attraverso il movimento corporeo, secondo me, si
può fare una specie di educazione emotiva e sentimentale dove educazione è intesa nel
riconoscimento di ciò che si prova e come le emozioni vissute abbiano “generato” un
armatura muscolare per sopportare un vissuto doloroso, doloroso, inteso non
semplicemente come emozione di tristezza ma anche di rabbia, tristezza, disgusto, paura
e gioia inespresse… Sì, aggiungo anche l’emozione della gioia: sono molti i bambini e le
bambine che nel passato a causa di educazioni severe o situazioni particolari non hanno
potuto esprimere la gioia provata nella loro infanzia.
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L’Arcano XIII, la carta senza nome.
Questo arcano che viene rappresentato come uno scheletro colorato che cammina su
brandelli di corpi umani su una terra nera brandendo una falce, in altri mazzi di carte è
nominata come La Morte. Io lo interpreto come un grande e importante passaggio di
cambiamento e trasformazione necessario compiuto o da compiere nel percorso che si sta
perseguendo, che sia nella mia vita privata come durante una seduta con una/un cliente.
La carta senza nome nel mazzo di Camoin e Jodorowsky è l’archetipo della morte e della
rinascita, dell’odio e dell’amore, della luce e dell’ombra. Oppure il riassunto come
l’immagine di quegli aspetti oscuri, per così dire, del comportamento umano di fronte alle
difficoltà. E’ una carta che posso sfruttare nella lettura del comportamento mio o della
persona con la quale sto lavorando. Sto confluendo con lei? Proietto? Lei sta proiettando
una figura genitoriale o familiare nella relazione di aiuto? Retroflette? Proflette? Deflette?
Di me ho imparato che deflettevo moltissimo per difesa e generalmente retrofletto quando
vivo situazioni di disagio, somatizzo, mi deprimo e provo vergogna, tema mio ricorrente.
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Carta introspettiva che posso utilizzare per verificare l’analisi energetica della persona
tende allo schizoide? Psicopatico? Orale? Simbiotico? Avendo riconosciuto e accettato i
miei aspetti di orale-simbiotico e avendo oggi gli strumenti per autoaiutarmi posso sentirmi
a mio agio con il lato diciamo “oscuro” altrui durante un percorso di couseling in modo da
sostenere l’altro/a nel farli emergere, osservarli, definirli, riconoscersi e accettarsi senza
che si possa sentire in qualche maniera minacciato/a dallo “svelamento” di aspetti del
carattere della personalità del comportamento diciamo poco sano.
Il movimento rappresentato dalla carta 13 è quello di avanzare camminando verso il futuro
falciando… aggiungo tagliando ciò che è inutile e che non serve più. E’ una carta che
rappresenta la liberazione del superfluo, l’alleggerimento e il distacco da cose, situazioni,
persone, emozioni negative.
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Temperanza
Il disegno rappresenta un angelo femminile con grandi ali azzurre, un fiore rosso sulla
fronte e gli occhi di colore giallo come i capelli lunghi e le due brocche che tiene nelle
mani.
E’ un disegno ricco di simboli e metafore, per me rappresenta il momento in cui le energie
sono messe a frutto, la mente e l’intelletto fioriscono osservando con chiarezza e distacco
ciò che è stato, ciò che è accaduto nella vita di bello e di brutto e ne fanno tesoro.
Si può considerare questa carta come un punto di arrivo durante il quale si possono
osservare i cambiamenti avvenuti, i risultati ottenuti durante il percorso di counseling, la
crescita che è avvenuta nella persona cliente, ma anche ciò che in un percorso ho
appreso nel ruolo di counselor in un continuum di scambio con l’altro.
Per me rappresenta ciò che significa insight. La parola guarigione che si associa a questa
immagine io preferisco interpretarla come una situazione che vive l’individuo in cui mette a
frutto tutte le sue capacità competenze e risorse per affrontare la vita in ogni suo aspetto
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che avendo integrato può ricercare nuovamente in un altro momento di difficoltà per averlo
sperimentato e “conservato”.
Il movimento di questa figura è morbido e rotondo: dal bacino parte una oscillazione delle
anche che permette la distensione della colonna vertebrale dalla prima vertebra cervicale
(l’Atlante) all’ultima lombare; la fluidità del movimento circolare del bacino consente alla
persona di percepire alcune delle proprie rigidità muscolari e scioglierle.
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Il Diavolo
Questo arcano maggiore per me rappresenta la creatività, l’arte, la festa, la danza,
l’essere fuori dagli schemi predefiniti, la sessualità, l’abbandono di vecchie strutture e
dipendenze.
La carta rappresenta tre demoni, figure antropomorfe nude di cui una enorme posta su un
piedistallo con un corpo che rappresenta il maschile e il femminile insieme, mostrando i
genitali maschili e un seno da donna; sulla pancia è disegnato un volto. L’espressione del
diavolo che tira fuori la lingua può apparire scherzoso o irriverente, sono metafore per
raccontare gli stati emotivi psicologici, intellettuali, fisici dell’essere umano. Un periodo,
una situazione durante la quale ci possiamo permettere qualcosa che ci siamo negati, o
non abbiamo potuto approfondire per tanti motivi, regole familiari, educazione, convinzioni,
introietti, una forma di egotismo. Il lavoro su me stessa è stato quello di concedermi di
dare spazio alla creatività artistica dopo aver letto Zinker (2002) durante il tirocinio; mentre
prima ero più inibita a causa del fatto che temevo di andare oltre ciò che è il counseling e
fare un pasticcio; attribuisco a questo archetipo la valutazione dei rischi e la
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considerazione dei limiti entro i quali agire rimanendo in contatto con l’altro senza farmi
travolgere dall’autogratificazione, dall’ego.
In un percorso di counseling questa carta può essere di stimolo per sperimentare ciò che è
nuovo, questo include anche sperimentare la rabbia verso i propri genitori e poter eseguire
accompagnato/a l’esperienza del Fischer durante la quale le figure genitoriali vengono
“distrutte” e in un secondo tempo integrate positivamente. Il movimento del Diavolo è la
postura corretta nel quale il respiro fluisce in modo consapevole.
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La Torre
L’arcano sedici è rappresentato da una torre dalla quale escono i colori dall’alto e un
giovane sorridente dalla porta, mentre un altro pare che cammini sulle mani come un
giocoliere, mentre dal cielo piovono coriandoli. La torre può rappresentare la metafora
della casa o del corpo del/la consultante.
Può suggerire a livello interpretativo nel counseling una data situazione o relazione che si
desidera modificare o cambiare, oppure il rapporto con il proprio fisico, come mi sento?
Sono ingrassata/o o dimagrita/o? Ho somatizzato delle preoccupazioni per cui mi sono
ammalato/a? Ho un buon rapporto con il mio corpo? Sono a mio agio con il mio corpo?
Nella mia casa mi sento al sicuro? Vivo bene nella casa dove abito? Vivo bene con i miei
genitori? Ci sono relazioni conflittuali all’interno del nucleo familiare? Mi sento invasa/o?
Percepisco di essere una persona invadente? In questo modo si può indagare quali sono i
rapporti familiari in un counseling con un adolescente, che relazione vive con i genitori,
fratelli e sorelle, nonni. Oppure con il proprio corpo che cambia; quali timori e quali
conquiste sente di avere o di aver raggiunto? Si piace?
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Può essere un arcano che invita una persona a parlare della separazione che sta vivendo
nella coppia o con i figli/e che vanno via da casa. E’ una carta che si presta molto bene al
racconto delle relazioni familiari, lavorative, amicali. Il movimento della Torre è la danza, il
salto è l’esercizio che si fa con altre persone nell’auto affermazione nel dire NO
disponendosi su due file a coppie e sostenendo lo sguardo. Ma lo si può fare anche in
seduta trovando il modo adatto per farlo con il/la cliente.
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La Stella
Il disegno raffigura un cielo stellato e una donna nuda che versa nel fiume e sulla terra il
liquido di due brocche che tiene nelle mani, la posizione della donna è in ginocchio.
Lo sguardo è rivolto a ciò che fa. Ha una luna tra i capelli che può rappresentare
l’ispirazione. Pone attenzione a ciò che fa e lo fa con tutta se stessa, il semplice gesto di
svuotare le due caraffe per me rappresenta la totale presenza nel qui e ora. Al suo posto
in completa nudità e naturalezza, non necessita di orpelli e quindi rappresenta l’autenticità
e la semplicità.
In un contesto di counseling può essere utile per indagare e sviluppare il tema
dell’autenticità.
Inoltre la stella rappresenta la donna incinta, quindi può essere uno spunto per lavorare
con i/le clienti sui temi della maternità, della paternità, della scelta di non avere figli o di
aver tentato e non esserci riusciti per vari motivi, di aver scelto una IVG e non aver
elaborato la rabbia e/o il dolore. Rappresenta il tema della genitorialità vissuta o mancata,
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che mi fa riflettere sulle esperienze lavorative precedenti, i progetti a cui ho partecipato e
quelli a cui ho dato vita che mi hanno permesso di fare pratica per poter lavorare da
esperta con le famiglie e con le persone sulle loro capacità genitoriali. Sono temi delicati e
bisogna essere preparati a governare le proprie emozioni, bisogna conoscersi a fondo per
non ritrovarsi a confluire con il/la cliente o a proiettare qualcosa di nostro, di mio sulla
persona che ha bisogno di aiuto.
La Stella per me è anche colei che rappresenta la meditazione, la contemplazione della
natura, l’osservatrice esterna che osserva se stessa e ciò che accade intorno a lei.
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La Luna
Archetipo femminile e materno direi quasi per eccellenza.
Rappresenta la metafora del lavoro su di sé introspettivo, di ascolto, di accoglienza,
accudimento.
La utilizzo per indagare il rapporto con la propria madre e con l’essere madre in una
dimensione genealogica, le madri, le nonne del ramo materno e del ramo paterno
dell’albero genealogico
Può essere utile per ricercare le convinzioni familiari che hanno influenzato le scelte di vita
in tutti gli ambiti della propria esistenza, molte volte le persone percepiscono un disagio e
anche quando in apparenza si sono realizzate socialmente nel lavoro e in altri settori della
vita sono abbattute, tristi; sentono che non è ciò che realmente desiderano ma che
probabilmente stanno realizzando un progetto familiare. Il desiderio di una madre che non
ha potuto realizzare lo “deve” portare a compimento la figlia, oppure la nonna e la madre
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hanno svolto un ruolo nella società o nella famiglia e la figlia non può “tradire” la tradizione
e deve portare avanti una vita “non sua”.
Ho lavorato tanti anni sullo studio della psicogenealogia, ho letto centinaia di alberi
genealogici alle persone ed è un insegnamento che ho preso da Jodorowsky utilizzando
proprio il Tarot di Marsiglia, nel counseling sta prendendo un’altra forma meno direttiva,
più rogersiana.
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Il Sole
Archetipo maschile e paterno.
La metafora che rappresenta secondo me è quella dell’autosostegno; il sole ha un viso
disegnato nel centro che guarda esattamente di fronte a sé; è una carta che ispira
chiarezza, che nel couseling può essere utilizzata per venire a capo di situazioni
ingarbugliate o difficili, da riordinare per il/la cliente o emozioni che la/lo confondono. I due
giovani raffigurati nella carta rappresentano la relazione di aiuto o il saper autosostenersi,
far emergere le proprie risorse, riconoscerle, nominarle per poterle usare nel momento di
bisogno e di solitudine.
Essendo anche un archetipo paterno, lavoro sulla genealogia familiare per conoscere le
storie degli antenati uomini di entrambi i genitori: chi erano, cosa hanno fatto nella vita,
quali sono i miti e le leggende tramandate, se c’era e chi era l’eroe della famiglia, quali
legami familiari hanno creato con i discendenti, quali gesta hanno compiuto nelle guerre
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passate, cosa è accaduto che ha condizionato il/la cliente nelle sue scelte di vita, di
relazione, di coppia, di studio, di lavoro.
In questo lavoro di indagine psicogenealogica uso il sole come fonte di ispirazione nel
cercare le risorse ereditate dagli antenati della persona per poterle riconoscere e
integrare.
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Il Giudizio
Nel disegno compare nel cielo un angelo che suona la tromba e in basso una donna e un
uomo; tra di loro una figura umana colorata di azzurro che sembra uscire da una fossa.
Questo archetipo per me rappresenta la vocazione o le vocazioni che una persona sente
di avere e vuole realizzare; per poterlo fare deve compiere il rito della rinascita. In gestalt
si compie questo rituale, che si può organizzare in diversi modi, ma la sostanza è
rinascere da due genitori consapevoli e rinascere consapevolmente.
Questa carta può essere fonte di diversi stimoli nel lavoro di counseling perché può
rappresentare la coppia, il matrimonio, una nuova relazione con un partner, il desiderio di
avere figli, il rapporto con la religione o con le ideologie quando sono un desiderio che ha
a che fare con la realizzazione lavorativa o spirituale. Oppure può rappresentare la
riunione delle proprie parti. Un lavoro interessante che ho sviluppato in Gestalt è quello di
proporre al/alla cliente di rappresentare le sue parti e metterle in relazione, osservando
come si comportano, cosa dicono, come entrano in conflitto tra loro per poi integrarle.
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Questa integrazione delle parti può avvenire in vari modi, che vanno da lavori più consueti
in Gestalt come quelli con le sedie, a lavori più creativi come disegnarle, o descriverle
attraverso la scrittura o il collage.
L’integrazione delle proprie parti è a mio avviso un processo che facilita la realizzazione
della propria vocazione.
Il movimento in questo archetipo è il raccoglimento nella meditazione o nella
visualizzazione, magari attraverso una meditazione guidata.
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Il Mondo
L’arcano 21, l’ultimo degli arcani maggiori, rappresenta la realizzazione totale, simboleggia
il compimento del viaggio dell’eroe e la sua riuscita nell’impresa.
E’ raffigurato da una figura femminile al centro; intorno a lei un ovale azzurro e ai quattro
lati un angelo, un’aquila, un bue e un leone.
E’ un archetipo su cui lavorare per la conclusione di un percorso, di un azione, di un
lavoro, di un periodo della vita, è la conclusione che precede un nuovo inizio.
Questo disegno rappresenta la pace, la calma la realizzazione. L’essere giunti alla
consapevolezza dopo un percorso, alla realizzazione della vocazione, alla completa
accettazione e riunione di una condizione, per me rappresenta la resilienza che una
persona ha potenzialmente e che può mettere a frutto nella vita.
Questa carta utilizzata all’interno di un percorso può servire come obiettivo da
raggiungere, può essere fonte di ispirazione per il contratto verbale che counselor e cliente
stabiliscono, da dove partiamo dove decidiamo insieme di giungere.
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Il movimento che suggerisce la figura è di equilibrio e radicamento, ovvero fare quegli
esercizi che fisicamente ci permettono di mantenere quella postura e quel respiro che
fluisce e aiuta a sciogliere le contratture muscolari create anche dalle tensioni emotive.
Il Mondo può essere utilizzato come la metafora della conclusione di una gestalt.
Le Monde… la fine e l’attesa di un nuovo inizio, l’equilibrio corretto, la riunione.
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Counseling e Tarot
Io penso che il counseling sia la forma odierna di uno degli aspetti di quello che in
Occidente oggi viene definita “la relazione d’aiuto”, per cui ritengo che abbia origini antiche
nella storia dell’essere umano. Con questa affermazione mi riferisco alle figure che nelle
società del passato, e in alcuni casi ancora oggi, venivano e vengono consderate coloro
che danno aiuto conforto e sostegno a vari livelli: spirituale, emotivo, psicologico, fisico.
Mi riferisco a quelle persone che in ogni parte della Terra hanno avuto e hanno ancora
oggi il ruolo di: sciamano/a, curandero/a, espiritista, guaritrice, strega e maga/o, segnatrici,
ma anche al rabbino, al sacerdote, a figure religiose che tra gli altri compiti hanno quello di
ascoltare le persone credenti delle diverse religioni a cui appartengono e dare loro
conforto. Nel caso del rabbino, che ho avuto modo di conoscere meglio da vicino, non si
tratta semplicemente di infondere conforto, ma, per ciò che ho studiato e sto studiando
presso un centro di Kabbalah, anche di raccontare e interpretare il significato dei sogni,
trovare una soluzione pratica a determinate situazioni, lavorative, familiari, economiche; è
uno scambio in cui attraverso alcuni insegnamenti spirituali si cerca insieme la soluzione
adatta alla persona richiedente consiglio a vivere nella luce, che tradotto significa superare
il momento difficile affrontare le proprie nevrosi, essere consapevoli e proattivi invece che
reattivi per vivere in armonia con sé e con gli altri.
Ho iniziato a 18 anni a viaggiare e a ricercare nelle tradizioni popolari in Europa e in
Centro e Sud America ciò che è l’equivalente della relazione d’aiuto. Ho incontrato e
vissuto con sciamane, curandere, espiritistas, perché avevo un forte desiderio di
“indagare” l’animo umano e mi piaceva l’avventura, toccare il limite e oltrepassarlo.
Ho letto tantissimi libri sull’argomento sciamanesimo per mio diletto. Ho provato sulla mia
pelle esperienze che mi hanno formata come persona ma anche come operatrice nelle
relazioni d’aiuto, esperienze che hanno accresciuto le mie competenze lavorative e lo
vedo bene oggi che ho deciso di scrivere questa tesi sui Tarocchi e il counseling.
Quali sono le domande fondamentali che le persone pongono a queste figure?
Come mai non ho una relazione?
Perché mio marito/mia moglie mi ha lasciato/a?
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Troverò un lavoro?
Avrò figli?
Posso parlare con mia madre/padre/figlio/a/sorella/fratello… morti? (ovvero vivo nel
passato, non ho elaborato il lutto, non mi dò pace).
Provo dolore, mi puoi guarire?
Ho un tumore, mi puoi guarire?
Ho un problema: sono omosessuale come faccio a sopravvivere? (America Latina)
Ho un problema: sono omosessuale come posso farmi accettare in famiglia? (Italia).
Non riesco a superare il dolore per la morte di una persona cara.
Il mio negozio è in fallimento, mi aiuti?
Non riesco ad avere figli, perché?
Ho il malocchio?
Mi togli la maledizione?
Devo separarmi dal/la mio/a compagno/a?
Sono solo alcune delle domande poste a queste persone, le stesse che vengono poste
alla cartomante, le stesse per cui le persone arrivano dal/la counselor.
Cosa cambia? Cambia la riformulazione della domanda, cambia il setting, cambia
l’abbigliamento della persona alla quale si domanda aiuto, cambia la società, cambia la
modalità…
Ma soprattutto cambia la gestione del “potere” cambia perchè si tratta di una relazione alla
pari (ben diversa da quella che si instaura con l’educatrice/tore con la/o psicologo/a,
psicoterapeuta, psicanalista, psichiatra, medico che svolgono un altro mestiere anche se
sempre nel campo della relazione d’aiuto).
Cosa è cambiato per me nella lettura del Tarot dopo il corso di formazione a indirizzo
Biogestaltico?
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Che oggi ho la possibilità di essere più “rotonda”, di scegliere come pormi con la/il cliente
o consultante, che oggi ho molti più strumenti e competenze, ma soprattutto che ascolto in
maniera differente la persona che ho davanti e che utilizzo il Tarot come uno strumento
“artistico” durante un percorso di counseling.
Nella lettura del Tarot singola ho un altro approccio che ha modificato un mio leggero
aspetto narcisistico egoico. Nell’auto osservazione della relazione tra me e il/la
consultante non ho più il desiderio di dimostrare che io “so e quindi raramente posso
commettere un errore”; oggi mi sono liberata di questo aspetto, ho compiuto il passaggio
oltre la consapevolezza, ho potuto osservare l’errore e correggerlo nella mia personalità,
nella mia reazione, nel mio rapporto con la gestione del potere durante la consulta. Oggi
so cosa significa un approccio perlsiano o rogersiano e posso scegliere con quale di
questi pormi durante una consulta, non penso che uno sia migliore dell’altro, ho
provato/sperimentato che in situazioni diverse con le stesse persone sono entrambi
efficaci.
Lavorando per tre anni nelle triplette in biogestalt, portando le mie criticità, la mia
autenticità, ho scoperto quelle altrui ed è cambiato impercettibilmente ma inesorabilmente
anche il mio modo di leggere il Tarot di Marsiglia.
Ho potuto conciliare anche il mio senso etico e morale nella lettura del Tarot. Ho creato il
mio personale modo di leggere i Tarocchi attingendo a tutto ciò che ho “assorbito” nei
viaggi, nel lavoro, al corso di Biogestalt.
Nel counseling come nel Tarot di Marsiglia mi piace utilizzare la metafora del percorrere
un sentiero insieme in cui lo scopo è arrivare ad un miglioramento della qualità della vita
della persona, qualunque cosa essa significhi nel suo “qui e ora”.
Un viaggio iniziatico può essere sia il viaggio alla Montagna di Sorte in Venezuela per
conoscere il culto di Maria Lionza e lavorare giorno e notte con gli sciamani sia una
consulta o lettura di Tarot per giungere alla” scoperta” o insight per una persona di
rendersi conto di essere nata da un atto d’amore dei suoi genitori.Entrambe le esperienze
possono cambiare la qualità della vita di una persona in meglio. Intraprendere un percorso
di counseling per un adolescente talvolta può essere un viaggio da eroe o eroina, si parte
da una difficoltà per giungere alla scoperta delle proprie qualità/risorse per affronatre e
superare non solo quella difficoltà ma anche altre di altra natura.
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E’ il viaggio dell’eroe che si propone in tutti i miti, ne parla ampiamente Joseph Campbell
nei suoi saggi (ad es. 1959).
Le Mat, la carta zero, percorre accompagnato e sostenuto durante tutto il viaggio nel Tarot
scoprendo gli Arcani Maggiori uno per uno fino a giungere a Le Monde,la carta ventidue.
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Come si svolge una lettura di Tarot di Marsiglia in Biogestalt
Il setting:
Due sedie una di fronte all’altra e in mezzo un tavolino che possa contenere il gioco delle
carte.
I 22 Arcani Maggiori.
Una buona illuminazione, non una luce fioca, i dettagli sono fondamentali per me.
Un orologio posto in modo che io possa vedere l’ora in modo che io possa non distogliere
lo sguardo dalla persona.
Nella mia posizione non dò le spalle alla porta.
Il mio abbigliamento è il più possibile neutro, mi tolgo anelli e collane, penso che sia
meglio non avere addosso oggetti che possano rappresentare simboli, se sono truccata è
un trucco leggero.
Lo svolgimento dell’incontro:
L’incontro per me ha inizio da come la persona entra nella stanza, come si siede, che
atteggiamento ha nei confronti della lettura delle carte.
La osservo ascoltando e percependo il suo respiro, la sua voce, la sua mimica facciale, il
movimento corporeo.
Pongo moltissima attenzione a come articola la domanda, nella quale vi è già molto
probabilmente una risposta; spesso la riformuliamo insieme, in modo che, anziché porre la
domanda alle carte e quindi cedendo la responsabilità e l’autonomia a chissà quale
destino, la riporto al qui e ora responsabilmente e autonomamente.
Quando non si riesce propongo “un giro di carte” per osservare quali disegni “sceglie” la
persona.
Chiedo alla persona di mischiare lei stessa il mazzo di carte concentrandosi sulla
domanda o situazione di cui vuole parlare e di porre poi le carte sparse sul tavolino a
faccia in giù utilizzando entrambe le mani, sottolineando che non siamo superstiziose e
che le gambe le può tenere come desidera, se le accavalla l’energia non si blocca e non
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succede nulla. Osservo come sceglie le carte, con decisione o titubanza se la mano è
ferma o se trema, osservo il colore del viso, osservo se si sente a suo agio o no.
Nella cartomanzia o divinazione le carte le mescola la cartomante. A volte il mazzo lo
taglia la consultante con la mano sinistra. Le carte le sceglie lei, la cartomante, e le rivolge
verso sé stessa. A volte la persona è seduta di fronte a volte al lato, il setting è composto
da una tavola ricoperta da un telo viola o rosso o bianco o nero. C’è sempre una candela
accesa e un incenso e a volte un bicchiere o una ciotola d’acqua e dei fiori in un vaso, a
seconda delle “credenze” della cartomante.
Le carte da scegliere a seconda del gioco che propongo cambiano di numero e di
posizione. Secondo l’ispirazione creativa del momento.
Una volta scelte e girate, le posa verso sé stessa, in modo che possa osservarle come se
si guardasse in uno specchio d’acqua. Quindi possiamo vedere le figure e le racconto
cosa significano i Tarocchi che ha scelto. La persona, anche la più timida a quel punto si
sente che può raccontarsi e svelando con il gioco delle carte le situazioni che sta vivendo
il colloquio diviene più fluido e a seconda di ciò che emerge elaboriamo insieme delle
possibili soluzioni ai quesiti ritornando alla domanda da cui siamo partite.
I Tarocchi sono disegni di archetipi conosciuti nel mondo occidentale e sono figure “in
movimento”, non sono statiche, si prestano alle intuizioni a racconti, a immagini; a volte le
persone ricordano un evento, un odore, una figura della propria infanzia o del passato
recente, a volta ricordano i sogni che hanno fatto; le carte si prestano alla narrazione di
possibili situazioni e al racconto di sé.
Come il codice di un alfabeto si compongono per generare un dialogo delle nostre parti o
rappresentano gli archetipi genitoriali, la persona si confronta con essi come se fossero
più di un disegno rappresentato su un pezzo di carta.
La conclusione:
Infine si conclude riprendendo il mazzo in mano, lo faccio io e chiedo prima alla persona
se posso o se desidera dare un altro sguardo alle carte che ha scelto.
Rimetto le carte a posto nel mazzo in ordine crescente.
Diciamo che con questa modalità si perde l’alone di misticismo, le carte perdono l’aspetto
dell’oracolo e acquisiscono la funzione di strumento opportuno in quel momento per fare
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un lavoro su di sé. La ritualità della consulta su un piano spirituale con incensi e candele
non la utilizzo (a meno che non si tratti di una serata tra amiche in cui giochiamo a fare le
cartomanti! Ben diverso dal lavoro!) che a mio avviso induce la persona a “entrare” in una
atmosfera mistica, che non ha ragion d’essere in una consulta di Tarot come la propongo
io oggi o in un percorso di counseling in cui si utilizzano anche i Tarocchi. Invece si
mantiene il ritmo; l’incontro dura un’ora e mezza, la relazione è alla pari, il/la cliente non
viene per ascoltare me che parlo attraverso il magico e arcano Tarot , la persona viene a
esporre una difficoltà che possiamo elaborare insieme, questo deve essere lo scopo della
lettura dei Tarocchi.
Quando invece leggo i Tarocchi a persone che mi conoscono come esperta nella lettura
del Tarot di Marsiglia e dell’albero genealogico secondo il metodo Jodorowsky, la lettura
che ho elaborato è diversa segue uno schema ben preciso e le carte formano un disegno,
l’incontro o consulta è basato su altri argomenti.
Ciò che è cambiato realmente è il mio atteggiamento, sono meno direttiva, ascolto in
maniera diversa le persone che vengono da me, sono molto più autentica.
Prima di leggere le carte mi preparo, libero la mente pratico una meditazione, rimango in
silenzio, poi mi concentro sulla persona che sta arrivando, dispongo il setting, a volte
preparo una tisana da offrire alla persona, solitamente quando la conosco, lo trovo un
modo confortevole di accogliere le persone e creare un’atmosfera di conversazione, è utile
e piacevole bere insieme una tisana o un tè; a volte prima della lettura propongo al/alla
cliente un momento di raccoglimento in silenzio, portando attenzione al respiro.
Praticare un minuto di silenzio respirando consapevolmente e sgombrando la mente da
pensieri inutili aiuta a concentrarsi nel qui e ora e proporlo al/alla cliente la può aiutare ad
avere delle intuizioni, degli insight.
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Conclusioni
Scrivere questa tesi è stato un viaggio dentro me stessa, ho ripercorso i tre anni di scuola
di Biogestalt con la mente; quando ho incominciato avevo la necessità di trovare un
contenitore che mettesse insieme tutte le mie parti e così è stato.
La parte che mi mancava di studio scientifico e psicologico è stata colmata, ho trovato le
risposte alle mie domande e nuovi quesiti interessanti da pormi, ma soprattutto ho dato lo
spazio che volevo che avessero tutte le esperienze di ricerca che ho fatto nei viaggi, ho
fatto pace con un aspetto del mio passato e mi sento integrata in un processo di
trasformazione e crescita personale.
Amo il Tarot e amo il counseling e amo mescolarli insieme nella mia vita come ingredienti
diversi di una stessa pietanza.
Sono certa di aver trovato l’ordine che cercavo e sono libera di esprimere la mia creatività
nel lavoro come nella vita.
Il processo di scrittura della tesi è stato la parte finale di un processo di guarigione delle
mie nevrosi e la possibilità di osservare me stessa ed elaborare un’omrba che avevo sul
cuore.
Durante questo processo Riccardo e Alessandra sono stati pazienti e rispettosi dei miei
tempi di elaborazione ma anche sostenenti nei momenti di panico.
Posso concludere continuando il mio viaggio nel mondo lavorativo portando ciò che sono
che ho imparato e che ho creato.Questo mi rende felice.
Concludo con una citazione di Josè Saramago, autore che amo molto.
“ Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in
memoria, in ricordo, in narrazione. Quando il viaggiatore si è seduto sulla sabbia della
spiaggia e ha detto: "Non c'è altro da vedere", sapeva che non era vero. Bisogna vedere
quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel
che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove la
prima volta pioveva, vedere le messi verdi, il frutto maturo, la pietra che ha cambiato
posto, l'ombra che non c'era. Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per
tracciarvi a fianco nuovi cammini. Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. Il viaggiatore
ritorna subito.”
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Bibliografia e filmografia
ALLENDE I., Eva Luna, Feltrinelli 1989
BELLI G., Sofìa dei presagi, e/o 1998
BOZZELLI C., Il codice dei Tarocchi, anima edizioni 2012
CALVINO I., Il castello dei destini incrociati, Oscar Mondadori 1994
CAMPBELL J., El hèroe de las mil caras, Fondo de cultura econòmica 1959
GINGER S. e GINGER A., La Gestalt terapia del con-tatto emotivo, Edizioni mediterranee
1990
HILLMAN J., Il potere, Rizzoli 2002
JODOROWSKY A., Cabaret mìstico, Siruela 2007
JODOROWSKY A. Il maesro e le maghe, Feltrinelli 2010
JODOROWSKY A. La danza de la realidad, Siruela 2001
JODOROWSKY A. La risposta è la domanda, Mondadori 2010
JODOROWSKY A. Manual de psicomagia, Siruela 2001
JODOROWSKY A. Psicomagia, Siruela 2005
JODOROWSKY A. e COSTA M., Metagenealogìa, Siruela 2011
JODOROWSKY A. e COSTA M., La vìa del tarot, Siruela 2003
MARCHINO L. e MIZRAIL M., Counseling, Frassinelli 2007
SARAMAGO J., Memoriale del convento, Feltrinelli 1984
SARAMAGO J., Viaggio in Portogallo, Feltrinelli
ZINKER J., Processi creativi in psicoterapia della Gestalt, Franco Angeli 2002
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Film
El topo regia di ALEJANDRO JODOROWSKY
La montagna sacra regia di ALEJANDRO JODOROWSKY
Fando y Lis regia di ALEJANDRO JODOROWSKY
La Danza della realtà regia di ALEJANDRO JODOROWSKY
Dead man regia di JIM JARMUSH
L’anniversario regia di ROY BAKER
In compagnia dei lupi regia di NEIL JORDAN
Il settimo sigillo regia di INGMAR BERGMAN.
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Ringraziamenti
Scrivere la tesi è stato come compiere un lungo viaggio per me. Un viaggio all’indietro nel tempo per cui ringrazio in ordine cronologico di incontri nella vita per primi i miei genitori Carla e Bruno. Ringrazio le mie amiche compagne di viaggi e avventure nel corso della vita che abbiamo vissuto insieme e che continuiamo a vivere Eliana con la quale ho viaggiato fin da bambina e che mi ha regalato i Tarocchi dell’Alba Dorada in un momento decisivo della mia vita. Lucia con la quale ho fatto il mio primo viaggio iniziatico e con la quale ho condiviso tantissime esperienze che sono citate nella tesi e che mi ha incoraggiata a fare delle scelte tra cui questa scuola. Silvia che ha sempre creduto in me e con la quale ho giocato molto con le carte e ho condiviso il teatro e l’esperienza delle Carto-a-manti. Naska Silvia che ho incontrato in un percorso psicomagico da adulta e con la quale ho viaggiato in Sud America tra curandere maghi e ciarlatani dai quali abbiamo imparato molto. Alejandro Jodorowsky e Cristobal Jodorowsky grazie ai quali ho vissuto esperienze incredibili e che mi hanno trasmesso un modo nuovo di utilizzare il Tarot di Marsiglia e tanto altro. Ringrazio in particolare Cristobal per il lavoro che abbiamo svolto insieme durante tantissimi anni. Alessandra Callegari per la trasmissione della Bioenergetica e grazie alla quale sono arrivata a scegliere il corso di Gestalt e Bioenergetica da cui poi è nata la SIBiG Ringrazio Riccardo Sciaky per l’aiuto il sostegno l’affetto l’insegnamento che ho ricevuto durante questi anni per avermi aiutata tantissimo nel processo interiore che ho vissuto durante il periodo di scrittura della tesi,.mi ha accompagnata dal principio alla fine come nel viaggio di Le Mat che attraversa tutte le carte per giungere a Le Monde.