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L’ITALIA

E L’IMPEGNO MULTILATERALE

Ministero degli Affari Esteri

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Testi di CRISTIANO MUSILLO

FOTO ARCHIVI ANSA, NATO, ONU

Veste grafica di STEFANIA FEDERICI

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L’impegno del nostro Paese a favore del sistema multilaterale è par-

te cruciale della nostra politica estera, riconosciuto a livello internazio-

nale e testimoniato dai contributi finanziari e umani che l’Italia assicura

alle organizzazioni internazionali.

Questo opuscolo intende offrire una rassegna sintetica e di facile con-

sultazione sulle attività che l’Italia svolge, in particolare, all’interno del-

le Nazioni Unite, dell’Unione Europea e dell’Alleanza Atlantica, nonché

sugli interventi di cooperazione allo sviluppo inseriti nel più ampio con-

testo della strategia degli organismi internazionali e del perseguimento

degli obiettivi del Millennio.

Lo scopo è di mettere a disposizione degli operatori dell’informa-

zione e della rete diplomatico-consolare uno strumento di lavoro per fa-

cilitare l’attività di public diplomacy.

Maurizio Massari

Capo del Servizio Stampa e Informazione

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INDICE

L’ITALIA NELLE NAZIONI UNITE 9

L’ITALIA NELL’UNIONE EUROPEA 15

L’ITALIA NELL’ALLEANZA ATLANTICA 19

IL MULTILATERALISMO E LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO 22

POSIZIONI APICALI DELL’ITALIA NELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI 26

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Il multilateralismo, centrato sul ruolo delle Nazioni Unite, quale mas-

sima istanza dotata di legittimazione politica per affrontare le sfide glo-

bali del mondo contemporaneo, è sempre stato per l’Italia un obiettivo

prioritario della propria politica estera.

La diffusione di condizioni di pace e di sicurezza internazionali, di sta-

bilità politica e di crescita economica, la tutela della dignità e dei diritti

della persona, la lotta al terrorismo e alla proliferazione delle armi di di-

struzione di massa richiedono un’effettiva ed efficace cooperazione de-

gli Stati nei vari fori multilaterali.

Tale approccio ha portato l’Italia a farsi carico di crescenti responsa-

bilità nazionali per contribuire a risolvere i principali nodi della politica eu-

ropea e internazionale, dal Medio Oriente ai Balcani e all’Afghanistan.

Con la partecipazione alle numerose operazioni di pace, che hanno

comportato per il 2008 l’impiego di circa 9.000 uomini nei vari scenari di

crisi, l’Italia è divenuto un Paese “produttore” di sicurezza e di stabilità, ca-

ratterizzando la propria azione per l’importanza attribuita alla componente

umanitaria e alla soluzione condivisa, da parte dei Paesi coinvolti in tali in-

terventi, dei problemi affrontati, che spesso affondano le proprie radici nel

sottosviluppo e nella mancanza di dialogo fra culture e religioni.

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L’ITALIA NELLE NAZIONI UNITE

Per tutto il biennio 2007-2008, l’Italia è stata - per la sesta volta nella storia dell’Organizzazione - mem-

bro non permanente del Consiglio di Sicurezza, l’organo delle Nazioni Unite competente in materia di azio-

ni di mantenimento della pace e sicurezza internazionale, composto di dieci membri non permanenti che

affiancano i cinque membri permanenti con diritto di veto. Con il suo insediamento, nel gennaio 2007, l’Ita-

lia è divenuta il Paese europeo con più mandati nel Consiglio di Sicurezza - sei - davanti a Olanda, Po-

lonia, Belgio, Germania, Norvegia e Spagna.

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Anche a testimonianza dell’interesse e dell’impegno italiani nei diversi scenari di crisi, il nostro Paese è

stato coordinatore del dossier Afghanistan ed è uno degli Stati più attivi sul tema della riforma del Con-

siglio di Sicurezza. Coerentemente con la vocazione multilaterale, infatti, l’Italia ritiene che, per far fronte

alle nuove sfide e alle nuove minacce alla pace e alla sicurezza internazionale, le Nazioni Unite debbano

essere maggiormente rappresentative del nuovo contesto globale, caratterizzato da un numero crescente di

Paesi e di altri attori, quali le organizzazioni internazionali e regionali, in grado di assumere sempre mag-

giori responsabilità. L’obiettivo italiano è quello di giungere ad una riforma del Consiglio che sia accettata

dalla totalità dei Paesi membri dell’ONU, affinché essa rafforzi la legittimità e la credibilità dell’organo del-

le Nazioni Unite nei confronti dell’intera comunità internazionale.

Uno dei principi cardine a cui si dovrebbe ispirare il processo di riforma è rappresentato dal principio

della democraticità, insieme al corollario della responsabilità, nei confronti della membership ONU. Ogni

Paese, quindi, che aspiri ad essere membro del Consiglio dovrebbe sottoporsi a regolari elezioni, essendo

responsabile del suo operato nei confronti dei restanti Paesi membri.

È per questa motivazione che il nostro Paese si oppone all’istituzione di nuovi seggi permanenti, che com-

porterebbe la creazione di nuove situazioni di privilegio, non più giustificate dall’attuale realtà internaziona-

le. A cominciare dalla riunione ministeriale, che si è svolta a Roma il 5 febbraio 2009 e che ha riunito circa

ottanta Paesi per discutere dei principi generali che dovranno guidare la riforma del Consiglio di Sicurezza,

nonché dal recente avvio a New York dei relativi negoziati intergovernativi, l’Italia affronta questa nuova fase

del processo di riforma con spirito di apertura e di compromesso, nel presupposto che progressi significativi

potranno essere raggiunti solo se anche le altre parti mostreranno analoga apertura e flessibilità.

Fra i più recenti successi registrati dal nostro Paese in seno alle Nazioni Unite, è possibile ricordare l’ado-

zione della Risoluzione 62/149 contro la pena di morte, fortemente voluta e sostenuta dall’Italia, da anni

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in prima fila nella campagna contro la pena capitale.[1] La Risoluzione invita gli Stati che ancora applicano

la pena di morte a restringerne in modo progressivo l’uso e ridurre il numero dei reati per i quali essa è pre-

vista, nonché a stabilire una moratoria sulle esecuzioni con lo scopo di abolire la pena di morte; inoltre, in-

vita gli Stati che l’hanno abolita a non reintrodurla.

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Nel dicembre 2008, l’Assemblea Generale ha confermato con la risoluzione 63/168 il voto favorevo-

le espresso nel 2007, facendo registrare un aumento dei Paesi sostenitori di questa iniziativa, saliti a 105.

L’Italia partecipa al bilancio ordinario e al bilancio delle operazioni di pace dell’Organizzazione con una

quota pari ad oltre il 5%; è nella rosa dei maggiori donatori, collocandosi al sesto posto su 192 membri

delle Nazioni Unite[2]. Ospita a Brindisi la Base di pronto intervento umanitario delle Nazioni Unite e la Base

Logistica per le operazioni di pace, nonché, a Torino, lo Staff College dell’Organizzazione. Dal 2006 l’Italia è

stato il primo Paese occidentale per numero di Caschi Blu. Tra le missioni più importanti va menzionata UNI-

FIL, che opera nel sud del Libano e cui l’Italia partecipa con il maggiore contingente (oltre 2500 unità).

Attualmente il nostro Paese, oltre ad essere membro di numerosi organi collegiali delle Nazioni Unite,[3] van-

ta la presenza di personale italiano ai vertici di importanti istituzioni internazionali, quali Antonio Cassese,

presidente del Tribunale per il Libano, Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’UNODC, l’Ufficio delle Na-

zioni Unite su Droga e Criminalità, e direttore generale dell’Ufficio ONU a Vienna, Filippo Grandi, vice commis-

sario generale dell’UNWRA, l’agenzia ONU nata nel 1948 con il compito di assistere tutti i rifugiati palestinesi;

Claudio Graziano, comandante della missione UNIFIL; Mauro Politi e Cuno Tarfusser, giudici della Corte Pe-

nale Internazionale; Fausto Pocar, giudice permanente del Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugo-

slavia; Romano Prodi, nominato alla guida del Panel ONU-Unione Africana sul peacekeeping in Africa; Lam-

berto Zannier, rappresentante speciale del Segretario Generale in Kosovo.

[1] La Risoluzione 62/149 è stata adottata il 18 dicembre 2007 dall’Assemblea Generale con 104 voti a favore, 54 contrari e 29 astensioni.

[2] Nel 2007 l’Italia ha finanziato il bilancio ordinario delle Nazioni Unite con un contributo di 99 milioni di euro e le operazioni di pace dell’ONU con un con-tributo di 274 milioni di euro; ha contribuito ai bilanci dei Tribunali Internazionali con 17 milioni di euro. Per il 2008, ha contribuito con 83 milioni di euro al bilancioordinario e ha versato 246 milioni di euro per le operazioni di pace; il contributo per i Tribunali Internazionali è stato di 12 milioni di euro.

[3] Consiglio Esecutivo dell’UNESCO, dell’ILO e dell’OMM; Consiglio della FAO e del WFP; Consiglio di Amministrazione dell’UNAIDS e del Fondo Globale con-tro AIDS, TBC e malaria; Consiglio dell’ICAO; Consiglio dell’ITU; Consiglio Esecutivo del WMO; Consiglio dell’IMO; Consiglio Esecutivo dell’IFAD; Consiglio dei DirittiUmani; Comitato ONU per i Diritti del Fanciullo; Commissione del Diritto Internazionale dell’ONU; Commissione per la Funzione Pubblica Internazionale; Commissio-ne per Programmazione e Coordinazione; Commissione per la Prevenzione del Crimine e Giustizia Penale; Commissione Droghe e Narcotici; Consiglio Esecutivo del-l’Organizzazione Mondiale del Turismo; Consiglio Esecutivo del Common Fund for Commodities; Consiglio degli Operatori Postali dell’UPU.

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CONTRIBUTI IN TERMINI DI PERSONALE ALLE OPERAZIONI DI PACE DELLE NAZIONI UNITE

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L’ITALIA NELL’UNIONE EUROPEA

L’Italia è il terzo contribuente al bilancio UE, con un contributo pari a circa il 13% del totale (15

miliardi di euro), dopo Germania (23 miliardi, il 19,74%) e Francia (18 miliardi, 15,71%), prima di Regno

Unito (14 miliardi, 12,23%) e Spagna (11 miliardi, 9,25%).

L’Italia ospita a Parma l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, a Torino la Fondazione eu-

ropea per la formazione professionale, a Varese la Scuola Europea e a Ispra il Centro comune di Ricerca.

Ettore Sequi è rappresentante speciale dell’Unione Europea per l’Afghanistan; Piero Fassino è in-

viato speciale per la Birmania e Dario Scannapieco è vice presidente della Banca Europea per gli In-

vestimenti.

Particolarmente rilevante appare altresì la partecipazione dell’Italia alle missioni in sede di Po-

litica Europea di Sicurezza e Difesa, organizzate dall’Unione Europea. In linea generale, il nostro Pae-

se impiega circa 9.000 uomini in missioni UE, NATO, Nazioni Unite, multinazionali, nazionali e di as-

sistenza bilaterale.

L’Italia contribuisce alla missione civile EULEX Kosovo con un contingente che è uno dei più numerosi -

172 unità - tra carabinieri, funzionari di polizia, finanzieri, agenti penitenziari, magistrati ed esperti.

L’Italia partecipa con circa 240 militari, su un totale di circa 2.100 unità, alla missione EUFOR Althea

in Bosnia Erzegovina, guidata dal Generale Stefano Castagnotto.

Il nostro Paese contribuisce con 17 unità alla missione civile EUPM Bosnia (già comandata dal Gene-

rale di Brigata dei Carabinieri, Vincenzo Coppola).

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L’Italia ha messo a disposizione per la prima fase di EUMM Georgia un totale di 7 veicoli blindati da

trasporto e di 41 unità di personale (cui si aggiungono alcune unità appartenenti ad un team logistico pre-

senti in teatro per le prime due settimane). Si tratta di 36 unità militari e di 5 civili, tra cui il consigliere po-

litico del Capo Missione.

Alla missione EUBAM al valico di Rafah, nella Striscia di Gaza - già guidata dal Generale Pietro Pi-

stolese - l’Italia partecipa attualmente con 4 unità.

Alla missione di polizia della UE EUPOL COPPS per i Territori palestinesi, l’Italia partecipa con due

esperti, rispettivamente del Ministero dell’Interno e dell’Amministrazione penitenziaria.

La missione EUPOL Afghanistan, in cui sono coinvolti 23 Stati, è composta da circa 185 funzionari, 60

dei quali esperti civili. L’Italia partecipa con 16 unità, suddivise tra arma dei carabinieri, guardia di finanza

ed esperti, attestandosi ai primissimi posti per contributo.

L’apporto italiano in EUFOR CIAD/Repubblica Centro Africana è stato di 4 ufficiali, che hanno opera-

to a livello di Quartier Generale della Forza, e una struttura sanitaria da campo che comportava la presenza

di circa 100 unità tra medici militari e personale paramedico.

L’Italia partecipa alla missione dell’UE EUPOL Repubblica Democratica del Congo con 4 Carabinieri.

Il nostro Paese, inoltre, contribuisce con la Fregata Maestrale alla missione Atalanta, per il contrasto al fe-

nomeno della pirateria al largo delle coste somale.

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L’ITALIA NELL’ALLEANZA ATLANTICA

La struttura dei comandi della NATO prevede uno dei due comandi operativi regionali ubicato a Na-

poli. A livello sub-regionale (tattico), sono operanti in Italia un comando marittimo (Napoli), nonché un cen-

tro per le operazioni aeree statico (CAOC) e uno dispiegabile (entrambi a Poggio Renatico). Va inoltre men-

zionata la presenza del Centro di Ricerche Sottomarine di La Spezia, un’importante istituzione della NATO

che dipende dal Comando di Norfolk (USA). Ha sede a Roma dal 1966 il NATO Defence College, il più im-

portante centro di formazione e aggiornamento professionale destinato agli ufficiali dei Paesi membri e par-

tner dell’Alleanza Atlantica.

L’Italia è il sesto contribuente alla missione ISAF in Afghanistan e guida il “Provincial Reconstruction

Team” ad Herat. Sin dal 2002, il nostro Paese ha fornito un contributo di assoluto rilievo a tale missio-

ne, detenendone il comando tra il 2005 e il 2006. Attualmente il contributo italiano, che si attesta a cir-

ca 2800 unità, è suddiviso tra Kabul (circa 600), la regione occidentale, soprattutto nelle province di He-

rat e Farah (circa 1900) e Mazar e Sharif con un distaccamento di 2 aerei Tornado. L’Italia assicura an-

che un sostegno di notevole importanza ai distaccamenti operativi di Herat (Forward Support Base) e del

distretto di Mala Murghab (Forward Operating Base). È stato previsto un ulteriore rafforzamento della pre-

senza italiana.

La missione KFOR in Kosovo costituisce, dopo l’Afghanistan, la missione di mantenimento della pace

di maggior rilievo attualmente in corso sotto la responsabilità dell’Alleanza, per numero di effettivi (circa 15.200

unità ) e partecipazione di Paesi (33, di cui 25 NATO e 8 non NATO). Il contingente italiano in seno a KFOR

è composto di oltre 2.100 unità, di cui fanno parte circa 260 Carabinieri inquadrati in una Multinational

Specialised Unit-MSU, parte dei quali verranno fatti confluire progressivamente nei reparti di polizia della

missione europea EULEX. L’Italia detiene il comando della Task Force Ovest di KFOR composta da truppe di

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cinque paesi, oltre all’Italia, Ungheria, Romania, Slovenia e Spagna. L’Italia fornisce un qualificato contri-

buto in termini di risorse umane all’attività di formazione della KSF (circa 40 unità).

Il nostro Paese è attualmente il maggior sostenitore della missione di formazione della NATO in

Iraq (NTM-I). L’Italia si è fatta carico dell’estensione della missione anche alle forze della polizia naziona-

le irachena secondo il modello ormai consolidato di “formazione dei formatori” e, nell’ottobre 2008, ha com-

pletato il dispiegamento in Iraq del contingente dei carabinieri incaricato delle attività formative.

Significativa, inoltre, la decisione dell’Alleanza di impiegare, per il periodo novembre-dicembre 2008,

al largo delle coste somale in attività di protezione e scorta navale ai convogli di aiuti del Programma Ali-

mentare Mondiale e, in generale, in azioni di sostegno alle operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden, il

Gruppo Navale NATO (Standing NATO Maritime Group Two/SNMG-2), affidando il suo comando all’Am-

miraglio italiano Gumiero. Il nostro Paese aveva destinato all’operazione il cacciatorpediniere Durand de la

Penne.

L’Italia è presente nelle più alte istanze dell’Alleanza Atlantica: Claudio Bisogniero ricopre, dall’ottobre

2007, la carica di vice segretario generale. Giampaolo Di Paola ha assunto, nel giugno 2008, la funzio-

ne di presidente del Comitato Militare. Giuseppe Emilio Gay è il comandante del contingente NATO KFOR,

mentre Fernando Gentilini è stato nominato, nel maggio 2008, rappresentante del Segretario Generale

NATO in Afghanistan. Inoltre, Marco Bertolini è il capo di Stato Maggiore di ISAF, Sabato Errico e Rosa-

rio Castellano rispettivamente comandante del Quartier Generale della NATO a Sarajevo e del Coman-

do Regionale Ovest di ISAF.

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IL MULTILATERALISMO E LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO

Il canale multilaterale costituisce un importante strumento per la realizzazione delle attività di coope-

razione allo sviluppo, in quanto presenta una riduzione dei costi di transazione, un aumento delle econo-

mie di scala e il raggiungimento di un alto livello di specializzazione tecnica.

Il sostegno finanziario assicurato dal nostro Paese agli Organismi Internazionali si colloca nel contesto

delle strategie definite dalla Comunità internazionale e delle grandi conferenze mondiali organizzate dalle

Nazioni Unite, che hanno individuato nei ”Millennium Development Goals” gli obiettivi da raggiungere en-

tro il 2015.

Le Agenzie delle Nazioni Unite godono dello status di organismi neutrali e universali, che le rende par-

ticolarmente indicate ad operare in situazioni di crisi pre e post-conflitto, nelle emergenze umanitarie e in

settori complessi quali il buon governo, la tutela dei diritti umani e della legalità, i processi di democratiz-

zazione e la protezione dei gruppi più vulnerabili e più esposti ai rischi di emarginazione.

La distribuzione delle risorse destinate a tali Organismi è determinata annualmente in base alle linee gui-

da di programmazione della Cooperazione italiana, agli Obiettivi del Millennio, alla complementarietà con gli

aiuti bilaterali, al loro specifico mandato, all’efficacia, all’incisività e alla non frammentarietà dei loro interventi.

Proprio a tale ultimo proposito, la collaborazione con la Banca Mondiale, ad esempio, appare preziosa in quan-

to si riesce a meglio aggregare risorse attorno ad obiettivi condivisi dalla Comunità Internazionale.

I fondi stanziati nell’anno 2008 per la cooperazione allo sviluppo in ambito multilaterale ammontano

ad euro 514.720.560,41.

I principali settori in cui agiscono le Organizzazioni Internazionali sono:

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AGRICOLTURA E SICUREZZA ALIMENTARE, in cui operano FAO, IFAD, WFP, CGIAR, Bioversity International

e CIHEAM;

SALUTE, i cui contributi si indirizzano verso la WHO e il Global Fund, per sostenere interventi di carat-

tere generale di lotta alle pandemie e per lo sradicamento della poliomielite, la lotta alle zoonosi e il soste-

gno alla salute materno-infantile;

ISTRUZIONE, settore in cui il finanziamento prevalente è destinato all’iniziativa “EFA/FTI (Education for

All/Fast Track Initiative);

BUON GOVERNO, in cui assume particolare rilevanza il contributo a UNDP, principale organo delle Na-

zioni Unite per il coordinamento e la programmazione in materia di cooperazione tecnica. Altri Organismi

beneficiari sono UNODC, UNICRI, OHCHR, ECLA e Peace Building Fund;

FORMAZIONE, in cui i contributi volontari sono indirizzati a ILO, IDLO, IMO, UNDESA, UNSSC, UNV

e IILA;

AMBIENTE E GESTIONE DELLE RISORSE IDRICHE, in cui si concedono finanziamenti a UNEP, IUCN e

UNCCD, avvalendosi del Fondo Sviluppo Sostenibile del Ministero dell’Ambiente. Specifiche iniziative sono

realizzate attraverso la FAO e l’UN-HABITAT. Un’attenzione particolare è riservata alle iniziative di lotta con-

tro la povertà in ambiente urbano (City Alliance e UN-HABITAT);

AIUTO UMANITARIO, ambito in cui i contributi si concentrano, tenendo conto dei principi internazionali

della Good Humanitarian Donorship, del ruolo super partes delle Organizzazioni internazionali e della loro

capacità di rapido coordinamento, su UNHCR, CICR, FICROSS, OCHA, WFP, UNRWA, UNICEF, WHO, FAO,

IOM, UNFPA e UNDP, sia attraverso i fondi bilaterali di emergenza che attraverso i contributi volontari;

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UGUAGLIANZA DI GENERE E MINORI, che costituiscono importanti priorità trasversali evidenziate nel-

le linee guida e negli indirizzi di programmazione della Cooperazione Italiana per il triennio 2009-2011;

in particolare, rispetto alla tematica minorile, l’UNICEF costituisce il principale punto di riferimento interna-

zionale dell’Italia.

Si riportano, di seguito, i dati relativi ai contributi italiani alle Agenzie delle Nazioni Unite nel corso del

2008 e una rappresentazione grafica della loro ripartizione per settori.

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SETTORE CONTRIBUTI

TOTALE 514.720.560,41

ORGANISMI BENEFICIARI

AGRICOLTURA E S.A.

SALUTE

EDUCAZIONE

BUON GOVERNO

FORMAZIONE

AMBIENTE E RISORSE IDRICHE

AIUTO UMANITARIO

GENDER E MINORI

143.011.670,06

33.132.369,50

21.110.000,00

132.855.381,23

52.481.577,00

19.989.450,00

71.452.751,18

40.687.361,44

FAO, IFAD, WFP, CIHEAM, BIOVERSITY, CGIAR

WHO, UNAIDS

WB (EFA-FTI), UNESCO

UNDP, UNODC, UNICRI, ECRA, PEACEBUILDING

FUND, DEMOCRACY FUND, OHCHR, IPS, ITC, WTO,

SID, UNCTAD, UNIDO, UNOPS

ILO, IDLO, IMO, UNDESA, UNSSC, UNV, IILA,

ICCROM, ICGEB, GLOBAL COMPACT, WIPO, U.

LATINA, UNITAR

UNEP, IUCN, UNCCD, UN-HABITAT, GLOBAL MECH,

WMO, OSS, WORLD TOURISM ORG

UNHCR, ICCR, FICROSS, OCHA, UNRWA, IOM,

UNFPA, PAHO, UN-CERF

UNIFEM, UNICEF, INSTRAW

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Particolare importanza assume la presenza nel nostro Paese di Poli internazionali, quali il Polo agrico-

lo di Roma, il Polo della formazione internazionale di Torino, il Polo logistico umanitario di Brindisi e

il Polo scientifico di Trieste.

Inoltre, il Deposito delle Nazioni Unite di Brindisi (U.N.H.R.D.) finanziato, sin dal 1984, dalla Dire-

zione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo della Farnesina e la cui gestione è affidata al Program-

ma Alimentare Mondiale, opera in collaborazione con altri partner dell’ONU, quali l’Ufficio di Coordina-

mento degli Affari Umanitari (OCHA), l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e i servizi bilaterali di tra-

sporto e procurement forniti dalla stessa Direzione Generale.

I generi alimentari, i farmaci e gli altri beni di primo soccorso sono stoccati nel deposito per essere tra-

sportati nelle aree di crisi, grazie a mezzi marittimi e aerei, operativi in 48 ore.

L’efficienza della struttura di Brindisi ha garantito la realizzazione e il successo di numerosi interventi uma-

nitari e di emergenza; solo per il 2008, è possibile menzionare le operazioni effettuate a seguito del ciclo-

ne Nargis in Myanmar, in occasione della crisi umanitaria in Georgia, del terremoto nella provincia cinese

dello Sichuan e della crisi nella Striscia di Gaza.

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POSIZIONI APICALI DELL’ITALIA NELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

NAZIONI UNITE

Antonio Cassese, presidente del Tribunale Speciale per il Libano

Antonio Maria Costa, direttore esecutivo dell’UNODC e direttore generale dell’Ufficio ONU a Vienna

Filippo Grandi, vice commissario generale dell’UNWRA

Claudio Graziano, comandante di UNIFIL in Libano

Mauro Politi, giudice della Corte Penale Internazionale

Romano Prodi, capo del panel ONU-Unione Africana sul peacekeeping in Africa

Fausto Pocar, giudice permanente del Tribunale Penale Internazionale per la ex Jugoslavia

Cuno Tarfusser, giudice della Corte Penale Internazionale

Lamberto Zannier, rappresentante speciale del Segretario Generale in Kosovo

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UNIONE EUROPEA

Stefano Castagnotto, comandante di EUFOR Althea in Bosnia Erzegovina

Piero Fassino, inviato speciale per la Birmania

Dario Scannapieco, vice presidente della Banca Europea per gli Investimenti

Ettore Sequi, rappresentante speciale dell’Unione Europea per l’Afghanistan

NATO

Marco Bertolini, capo di Stato Maggiore di ISAF

Claudio Bisogniero, vice Segretario Generale

Rosario Castellano, comandante del Comando Regionale Ovest di ISAF

Giampaolo Di Paola, presidente del Comitato Militare

Sabato Errico, comandante del Quartier Generale NATO a Sarajevo

Giuseppe Emilio Gay, comandante del contingente KFOR

Fernando Gentilini, rappresentante del Segretario Generale in Afghanistan

OCSE

Pier Carlo Padoan, vice Segretario Generale

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