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Ta g Magazine SPECIALE SAN TRIFONE Ta g Raccolta rifiuti anno zero Gigi TITA - Pag.5 CULTURA Gaetano Logrieco, VolontariaMente SPORT ASD Footballite: il calcio come passione e aggregazione #3 | Ottobre-Novembre 2012 Periodico a cura dell’Associazione OPERA. Idee in Circolo - Adelfia L’essenza dell’informazione Missione. Educazione al lavoro, formazione e elevazione di Daniela F. RUSCONI - Pag.9 Michele Nitti una “nota” adelfiese di Francesca GARGANO - Pag.10 1€

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periodico Ottobre/Novembre 2012

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SPECIALESAN TRIFONE

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Raccoltarifiutianno zeroGigi TITA - Pag.5

CULTURAGaetano Logrieco,VolontariaMente

SPORT ASD Footballite:il calcio come passione e aggregazione

#3 | Ottobre-Novembre 2012Periodico a cura dell’Associazione OPERA. Idee in Circolo - AdelfiaL’essenza dell’informazione

Missione. Educazione al lavoro, formazionee elevazionedi Daniela F. RUSCONI - Pag.9

Michele Nittiuna “nota” adelfiesedi Francesca GARGANO - Pag.10

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TagMagazine #3 3

EDITORIALE

Quando un candidato sindaco vince le elezioni ammini-strative al primo turno raccogliendo il 56,93 % di prefe-renze, pari a 6345 voti, vuol dire che una comunità ha fatto una scelta chiara e consapevole, rispetto al futuro della propria cittadina e delle proprie famiglie.Quando tutti i partiti del centro - sinistra decidono di supportare l’avv. Vito Antonacci in questa avventura dan-do vita ad una coalizione ampia, dove le liste espressione della società civile hanno svolto un ruolo determinante per la vittoria finale, significa che ci sono tutti i presup-posti del caso per realizzare quel “cambiamento” tanto decantato e auspicato.Sono ormai trascorsi 17 mesi, quasi un anno e mezzo, da quando il sindaco Vito Antonacci e la sua giunta sono alla guida della città. La situazione ereditata dai nove anni di gestione del centro - destra non è di certo rosea. L’immobilismo amministrativo degli anni antecedenti la gestione commissariale e il drastico dimezzamento del gettito statale (da 3.266.396 € del 2010 a 1.682.701€ del 2011) sono le principali cause del non decollo delle azioni di questa compagine politica.Nonostante si stiano compiendo piccoli passi per riorga-nizzare l’intera macchina amministrativa, sino a ora in-cancrenita e adagiata su se stessa, la giunta Antonacci non ha ancora messo a fuoco la sua identità politica, cul-turale e programmatica. Non riesce a marcare una netta differenza rispetto al passato. Non a caso, alcune delle principali scommesse presenti nel programma elettorale, che hanno entusiasmato gran parte degli elettori, resta-

no purtroppo inattuate.Grandi sforzi sono stati fatti per garantire i servizi essen-ziali senza dover gravare maggiormente sulle tasche dei cittadini, ma il controllo sulla qualità degli stessi lascia grosse perplessità. Un servizio di raccolta rifiuti che fa acqua da tutte le parti, un piano traffico inapplicato sono solo alcune delle problematiche che la gente tocca tutti i giorni uscendo di casa (molte sono le segnalazioni per-venute in redazione).Questa amministrazione ha tutte le capacità e compe-tenze per poter rilanciare la propria azione sul territo-rio, portando così a compimento il proprio programma elettorale.Ma il rilancio può tramutarsi in realtà solo se si compren-de la necessità di dover aprire una nuova stagione basata esclusivamente sul confronto.Confronto con i partiti. I movimenti politici e i partiti sono i grandi assenti di questi mesi. I nostri amministra-tori il più delle volte sembrano rispondere esclusivamen-te alla propria coscienza, restando orfani di quei conte-nitori organizzativi e di idee che sempre più assomigliano a meri comitati elettorali.Confronto con la minoranza politica. La scomparsa del ruolo dell’opposizione, basata sull’impegno di solo alcuni dei consiglieri eletti, nuoce al vero ruolo del consiglio comunale basato su due verbi, controllare e proporre.Confronto con i cittadini. Bene si è fatto condividendo con la città la bozza di bilancio comunale, ma non è suf-ficiente. Occorre aumentare i momenti di riflessione par-tecipata, affinché tutti possano sentirsi corresponsabili del proprio territorio e poter concretamente contribuire alla sua crescita.Lo sviluppo di servizi sempre più efficienti ed efficaci, la riqualificazione dell’alveo torrentizio e Piazza Leone XIII, la messa in sicurezza e relativa bonifica della ex Sapa, la viabilità, l’abbattimento delle barriere architettoni-che, politiche sociali ( sino a ora assenti) al passo con i bisogni del territorio, sono le priorità individuate dal programma elettorale di questa maggioranza politica. Si passi ora all’attuazione. Il sindaco Antonacci non è mago Merlino. Per trasformare radicalmente il volto di questa città ha bisogno del sostegno di una giunta, un consiglio comunale e di partiti politici che abbiano ben presente l’unico vero obiettivo, il bene comune, il bene di Adelfia. Il cambiamento è possibile, buon lavoro!

Vito MARIELLA

L’AMMINISTRAZIONE ANTONACCI ALLA RICERCA DELL’IDENTITÀ PERDUTA

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POLITICA e ATTUALITÁ

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NUOVA PAROLA D’ORDINE: ROTTAMAZIONE!Dopo “viva il nuovo”, “largo alla società civile”, adesso è la moda de “la rottamazione”, ma per fare cosa?Il silenzio è assoluto!

Il nuovo per il nuovo tout-court non ci piace, non ci è mai è piaciuto e chi lo ha rincorso, negli ultimi anni, ha dovuto dolorosamente ricredersi dopo aver fat-to pagare a tutti i cittadini il prezzo di quell’innamoramento (l’Unto del Signo-re, il cav. Silvio Berlusconi, ha rappresen-tato quel periodo).Rottamazione, società civile, il nuovo, sono soltanto slogan che quasi mai cor-rispondono alla sostanza di una proposta politica definita. Alla vigilia delle primarie, un altro slogan impera: ROTTAMAZIONE. Questo termine era entrato già a far par-te del nostro lessico quotidiano da qual-che anno. Lo inventarono le case automobilistiche, la FIAT in particolare, per vendere più auto (e se ne vendettero tantissime), re-galando utili stratosferici ai propri azio-

nisti; il tutto, però, a carico delle casse dello Stato e, quindi, delle tasche dei cittadini. Adesso sappiamo come è finita. Marchionne ha annunciato la rottamazio-ne di “Progetto Italia”. Dopo aver spaccato i sindacati, la Confin-dustria e i partiti politici, con la promes-sa che, dopo aver ottenuto mano libera con gli operai, avrebbe investito 20 mi-liardi di euro in Italia. Tutto finto.E poiché Renzi, candidato alle primarie del Partito Democratico, ha affermato di sposare pienamente (senza se e senza ma) la linea di Marchionne, non vorrem-mo che anche lui utilizzasse la rottama-zione dell’attuale classe dirigente del PD per vendere un nuovo prodotto (il suo) facendo, nel contempo, terra bruciata intorno e addebitando il relativo prezzo agli iscritti del partito e, quindi, a tutti gli elettori. Nel frattempo, in assenza di

programmi e proposte, gli atteggiamenti di Renzi ci hanno lasciato alquanto per-plessi. A parte l’adesione totale alla politica industriale di Marchionne (di cui si è già pentito), la visita ad Arcore con Berlu-sconi, per un aspirante leader del partito avversario del cavaliere, non brilla per opportunità. Se, poi, il sindaco di Firenze si è sentito gratificato dall’invito, beato lui … ; noi la pensiamo diversamente, senza se e sen-za ma. Ci piacerebbe tanto che queste primarie si svolgessero sulla base di dif-ferenti proposte politiche da sottoporre al giudizio delle persone, che hanno vo-glia di assistere a un confronto acceso ma sereno. Gli insulti, le denigrazioni siano patrimonio di chi non ha nulla da dire. Mimmo CANGIALOSI

SPILLI E SPINEIl cav. Berlusconi ci riprova. L’abolizione dell’ICI, che aveva favorito i possessori degli immobili di grandi dimensioni, e che ave-va determinato un buco nelle casse dello Stato di cui paghiamo ancora le conseguenze, torna. La nuova proposta è l’abolizione dell’IMU, facendo, così, allarmare le autorità europee. Sembrerebbe la riproposizione di una pubblicità che nel passato, ha reso molto, ma che oggi i cittadini italiani riconoscono come marcia. I miracoli, cavaliere, non si ripetono!

PUK

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Iniziamo un nuovo percorso per la raccolta rifiuti e la pulizia della città

La gestione in corso della raccolta ri-fiuti è scaduta nel 2011 e nel maggio dello scorso anno è stato indetto un nuovo bando di gara per l’aggiudicazio-ne dell’appalto; l’iter è terminato nel mese di luglio 2012.L’appalto se l’è aggiudicato il proget-to della Tradeco s.r.l. per un importo annuo di € 1.408.402,08, al netto del ribasso effettuato di 0,11%. La ditta se-conda classificata ha proposto ricorso con richiesta di sospensiva al Tar Puglia, che l’ha rigettata; quindi, la macchina burocratica sta predisponendo tutti gli atti per far partire l’appalto.La nuova gestione offrirà parecchie novità: in primis, scompariranno i fa-tiscenti cassonetti e la raccolta sarà fatta porta a porta; saranno eliminate le buste e ogni utente sarà dotato di

contenitori di diverso colore, che in-dicheranno il materiale da raccogliere (umido, plastica, carta, ecc.).Verrà stilato un calendario per la rac-colta differenziata, e ci saranno orari fissi per la raccolta quotidiana. Sarà controllato il regolare e appropria-to contenuto dei vari contenitori, po-sti davanti alle abitazioni onde evitare mescolamenti impropri di materiali. La ditta per contratto, si è impegnata a raggiungere, nel primo anno di attività, il 45% di raccolta differenziata (adesso siamo al 13%). Inoltre, sarà potenziato il servizio di trasporto e di raccolta do-miciliare dei rifiuti ingombranti. La ditta eseguirà una massiccia campa-gna informativa sullo svolgimento del servizio di raccolta nei primi tre mesi di attività; i cittadini potranno utilizzare

un numero verde per eventuali segnala-zioni e richieste di chiarimenti. Inoltre, sarà reso fruibile il centro rac-colta rifiuti durante tutta la giornata e sarà presidiato per controllare il cor-retto conferimento dei rifiuti; quindi verrà eliminato lo scempio attuale che rende tale centro una discarica a cielo aperto.Da parte sua, l’Amministrazione Comu-nale controllerà l’intero iter di raccolta attraverso il potenziamento del servi-zio di vigilanza ambientale.Da ora in poi, ognuno di noi eserciti il proprio ruolo di cittadino nei diritti e nei doveri: con puntigliosità nel confe-rire correttamente i rifiuti e con serietà il diritto di denunciare eventuali disser-vizi.

Gigi TITA

RACCOLTA RIFIUTI ANNO ZERO

POLITICA e ATTUALITÁ

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San Nicola per i baresi è un momento di festa che si colora di autenticità per le strade della Città Vecchia, ma per gli adelfiesi, o forse in questo caso è meglio specificare per i montronesi, San Trifone è di più. Non è solo “festa”, è una vera e propria rinascita. Il paese è in fermento, le strade tornano a essere linde, gli usci delle case sono spalancati, protetti solo da bianche tende ricamate, che al primo vento fresco di novembre, sollevandosi, mostrano gli interni appena rinfrescati da una “mano di bianco”. La vita è frenetica, la gente sorride e si gode l’atmosfera di buon umore che permea l’aria di un rione che alcuni, sba-gliando, definiscono “luogo dove regna il disordine e risibile lo spazio vivibile ”, ma che nasconde genui-nità, voglia di riemer-gere da una etichetta che non la rispecchia più. Montrone dal primo novembre si illumina di una luce diversa; quella delle luminarie, quel “ pizz e rchem” che dona un aspetto quasi poetico e che fa da cornice alle strade gremite di gente vestita a festa, intenta a ascoltare la musica festosa delle bande e della nostra “bassa musica”. Quella luce che scoppia nel cielo in colori e scintillii con le gare pirotecniche. Fuochi d’artificio che risuonano nelle case, che fanno battere i cuori e che ten-gono con il fiato sospeso. Non sono solo bombe che scoppiano a un ritmo incalzante ma rappresentano la festa dei montronesi , un crescendo di emozioni, di desideri e soprattutto di fede. È la fede la vera colonna sonora, il filo conduttore di questo bel film chiama-to San Trifone. La sua scena d’inizio è il “colpo oscuro” delle quattro del matti-no; è il “la” dato dal direttore d’orche-stra. In chiesa gli anziani si risvegliano dall’assopimento dovuto all’attesa per la prima celebrazione eucaristica, quella

più sentita dal popolo adelfiese, dedicata al Santo. Il giorno ha così inizio, tra ban-carelle colorate e profumate dei sapori della nostra terra meridionale, di cara-melle e giocattoli e lavoretti fatti a mano e poi ancora palloncini, stand delle ban-de dei paesi limitrofi, giostre e chioschi di ogni genere. L’aria che si respira è un misto di cor-netti caldi, caffè e l’immancabile carbo-nella che comincia a sfrigolare già dalle prime ore del mattino per essere pronta a offrire un ottimo agnello arrostito. Non sarebbe festa sulle tavole montronesi senza “u agnidd”; ognuno ha la propria

ricetta, in umi-do, con pomodo-rini e patate, con i lampascioni, al ragù … Le massa-ie cominciano a pensare al pran-zo quasi un mese prima, per non sprecar tempo dietro i fornel-li in un giorno in cui il Santo è il protagonista. Non si può man-care alla proces-sione, ci si ferma agli angoli delle strade, ci si ap-presta a lanciare petali colorati da balconi e finestre

al passaggio del Santo, a pregare e con-templare la sua essenza. Un Santo, un bambino diventato subito uomo e martire, grazie e, forse, a causa di una fede indomita. Sono tanti i fede-li che amano il Santo e la processione si colora dei loro stendardi e dei lori inni. Biscegliesi, campani, abruzzesi, calabre-si e a volte anche pellegrini provenienti dall’estero.Portare la statua del Santo in spalla è per molti un vero onore, si organizza una rif-fa e sembra di tornare in dietro nel tem-po, quando si inneggiava e si esaltava la bellezza di un atto tanto onorevole.È questa l’atmosfera della festa che vor-rei, in cui il Santo, la processione tornino a essere il cuore pulsante, di quella che

ultimamente sta diventando, purtroppo, solo una sagra di paese e motivo di divi-sione. La festa del Santo patrono, vorrei tornasse a essere quella che vivevo da bambina, quando con mio nonno passeg-giavo per le vie del paese e incontravo solo sorrisi, forte devozione e senso di fratellanza. Le porte erano aperte per tutti, i pellegrini erano ospiti ben accetti alle nostre tavole, gli amici si fermavano per un caffè e per darsi appuntamento sul terrazzo di casa per commentare tutti insieme i “sparafuek”.All’epoca, andare in processione non si-gnificava mettere in mostra il vestito nuovo o dire “vedi? Io ci sono”, ma per un bambino voleva dire sentirsi orgoglio-so di indossare per un giorno i panni del Santo e attraversare a cavallo le strade del paese; per un adulto significava rin-graziare il Santo per il suo amore, per il suo aiuto e supporto. All’epoca, si viveva a pieno la propria fede e si festeggiava il Santo; oggi, si bada più al superfluo, a ciò che gira intorno alla festa, al profit-to economico, all’immagine che si vuole dare al di fuori. Restituiamo alla festa la sua dignità, restituiamogli la genuinità, l’autenticità, la sua vera essenza.Festeggiamo il Santo, rendiamogli omag-gio con le luminarie, i fuochi, un pranzo luculliano, ma non dimentichiamoci della fede, dell’Eucarestia, della processione. Nell’anno dedicato alla fede, facciamo tutti un passo in dietro, fermiamoci a riflettere sul vero significato dell’amore per un Santo patrono e festeggiamolo con i nostri cuori donandogli celebrazioni sobrie, pure, fortemente sentite, per ri-creare quel senso di comunità che sta ve-nendo a mancare. Papa Benedetto XVI ci ricorda che il “rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti: con la loro stessa esistenza nel mondo i cristiani sono infatti chiamati a far risplendere la Parola di verità che il Signore Gesù ci ha lasciato”. Con la festa di quest’anno, dunque, cer-chiamo di far risplendere questa Parola di verità, rinnoviamoci tornando all’origi-ne, alla fede e alla tradizione pura. Buon San Trifone a tutti!

Daniela F. RUSCONI

SPECIALE SAN TRIFONE

SAN TRIFONE … LA RINASCITA DI MONTRONELa festa che vogliamo

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TagMagazine #3 7

Echi di luci e di voci, balconi arredati con arazzi trionfali e fedeli bagnati di lacrime e devozione: è questa l’atmosfera che colora la festa dedicata al patrono della cittadina adelfie-se. San Trifone martire incarna la figura dell’eroe che, mes-saggero di un’instancabile fede, morì nel nome di un forte Cristianesimo. Durante la prima decade di novembre si assiste all’allesti-mento del paese, all’impianto delle luminarie e alle prove dei canti, che accompagneranno le messe dedicate al Santo. Fe-deli di diverse provenienze accorrono per venerare il “Guer-riero”, e le famiglie riscoprono la bellezza della felicità con-divisa: festa è incontro, solidarietà, fratellanza, ammirazione per la naturale poesia del mondo, è lode al Signore e amore.Oggi, la commemorazione del Santo diviene un vero e proprio fenomeno religioso e sociale: a ogni cittadino è affidato il compito di salvaguardare il valore folcloristico e spirituale

della celebrazione, in nome di un desiderio di corresponsa-bilità e di cooperazione tra gli animi. Tra religiosità e tra-dizione, i festeggiamenti costituiscono parte del patrimonio culturale del paese, e è necessario preservarne la storicità e l’artisticità per poter rivendicare una identità sociale. Per le strade, processioni e concerti bandistici colorano i sor-risi e la commozione dei fedeli che, al sole di novembre, osan-nano San Trifone; nelle abitazioni si consumano ricchi piatti di “agnid cu ‘uacc”, provolone e dolciumi caserecci, mentre i fuochi pirotecnici dipingono il cielo di colori variopinti. Fede e costumi, fragranze mediterranee e luci multiformi si mescolano per dar vita a un evento atteso da conterranei e forestieri, riuniti per glorificare un Uomo che, a caro prezzo, ha venduto il suo ribelle misticismo.

Rosemary NICASSIO

SAN TRIFONEApoteosi tra culto e tradizione

SPECIALE SAN TRIFONE

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CULTURA e SPETTACOLO

“SANTINA” NOVANTOTTO ANNI DI INCROLLABILE FEDESanta Laricchia con il suo cammino di fede risveglia in noi la voglia di una esperienza di grazia e di gioiaPapa Benedetto XVI, nella sua lettera apo-stolica, scritta in occasione dell’Annus Fidei, che avrà inizio il prossimo 11 ottobrre, ci ri-corda che “la «porta della fede» che introdu-ce alla vita di comunione con Dio e permette l’ingresso nella sua Chiesa è sempre aperta per noi. È possibile oltrepassare quella soglia quando la Parola di Dio viene annunciata e il cuore si lascia plasmare dalla grazia che tra-sforma. Attraversare quella porta comporta immettersi in un cammino che dura tutta la vita”. Santa Laricchia, Santina, ha attraver-sato quella porta ben novantotto anni fa e non si è mai stancata, non si è mai lasciata demoralizzare dai tempi, dai cambiamenti della società, ha continuato imperterrita per la sua strada, verso quel cammino che ogni giorno la fa sentire più vicina a Dio. Santina ha una fede forte, incrollabile, incondizio-nata e meravigliosamente contagiosa. Nono-stante l’età e la malattia le portino via le pa-role, i suoi occhi raccontano tutto, l’amore, la dedizione per la sua missione di vita. “Il Santo Rosario è la cosa più bella” - queste le

parole che non smette di ripetere con voce debole, ma dolce e decisa. Santina è stata, è una donna estremamente tenace, decisa, sempre pronta a ascoltare, a offrire un aiu-to, un conforto, una parola giusta detta nel modo e nel momento opportuni. La sua casa oggi è il suo regno, lì per tanti anni ha riunito il vicinato per recitare il suo amato rosario, simbolo di un legame materno molto forte. Sono in molti che continuano a voler incon-trare Santina anche solo per salutarla e ma-gari ricevere uno dei suoi dolci consigli, che rasserenano il cuore. Santina è stata uno dei pilastri della nostra Parrocchia di San Nicola di Bari, con le signorine Ragone, e con molte altre donne, ha svolto un ruolo apostolico, ha fatto conoscere il Signore a molti giovani, li ha guidati nel loro cammino di fede; ha risolto problemi familiari, consigliato giovani coppie in crisi; ha supportato famiglie e le ha aiutate a crescere i figli; ha presieduto l’Azione Cattolica; è sempre stata al fianco del parroco e di chi avesse bisogno di Dio. Santina ha fatto parte dell’Ordine delle Ter-

ziarie, ha vissuto seguendo e rispettando la Regola Francescana, ha combattuto per il rispetto del buon costume contro quella che all’epoca era considerata stampa scandali-stica; ha creato un forte legame con il suo paese e con la sua gente. Oggi, ai giovani dice di non avere paura, di lasciarsi andare, di abbandonarsi alla fede perché, come le fa eco Padre Marcellino, figlio di Santina, “i giovani hanno poca fiducia in se stessi, per questo sono lontani dalla Chiesa, ma la loro fede potrebbe essere grande”. Oggi, come anche la stessa Santina ammette, la nostra parrocchia, il paese, la gente, tutto è cam-biato ma il Rosario, la Chiesa è la stessa, e prendendo ancora una volta in prestito le parole di Sua Santità: “solo credendo, la fede cresce e si rafforza; non c’è altra pos-sibilità per possedere certezza sulla propria vita se non abbandonarsi, in un crescendo continuo, nelle mani di un amore che si spe-rimenta sempre più grande perché ha la sua origine in Dio”.

Daniela F. RUSCONI

Gaetano Logrieco, VolontariaMente, Radio editore 2012Il libro di Gaetano Logrieco cattura per il raccon-to, convince per il ragionamento, affascina per le immagini, emoziona per le storie, incuriosisce per i reportage, indigna per le denunce, scuote per gli inviti! Lo suggerisco come lettura indi-spensabile, come lettura “edificante”, che “sti-mola al bene”, che “suscita sentimenti elevati”.

Due aspetti colpiscono di questa «docu-fiction»:1) la stretta relazione tra testo e immagini, si veda il sito: http://www.volontaria-mente.org; 2) lo stile narrativo dinamico e avvolgente.Nel canto X del Purgatorio, Dante definisce «vi-sibile parlare» (v. 95) la capacità di raccontare

attraverso le immagini. Ebbene, il racconto di Gaetano Logrieco si basa sull’utilizzo contempo-raneo di due codici espressivi: quello verbale e quello iconico.

Lo stile narrativo non è mai scontato, o paluda-to e enfatico, ma dinamico e avvolgente, capace cioè di incuriosire il lettore. Il registro espressivo è ironico (e autoironico), e questo è quell’atteg-giamento disincantato ma severo (e sereno) che ciascuno di noi deve (o dovrebbe) avere nei con-fronti della vita, del mondo e del nostro esser-ci.

Trifone GARGANO

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Partire, lasciare casa e le proprie radi-ci per un lasso di tempo indeterminato, affrontare un viaggio, una missione ri-chiede forza di volontà, pieno possesso di sé, coscienza dell’altro e, forse, anche un po’ di incoscienza, quella che mossa dalla fede ti porta lontano verso un mon-do tutto da scoprire. Per partire bisogna avere sempre una valigia piena … piena di pazienza, entusiasmo ma soprattutto di conoscenza. Padre Trifone conferma che: “ci vogliono almeno sei mesi di pre-parazione specializzata prima del viag-gio, perché quando arriviamo in un po-sto lo facciamo per aiutarli a risollevarsi dalla miseria”. La miseria di cui parla Padre Trifone non è solo quella di un pa-ese arretrato economicamente, ma come lui stesso specifica “quella di un mondo che ha bisogno di educazione al lavoro, di formazione e di elevazione”. Andare in missione significa condividere, per que-sto quando si parte non bisogna lasciare se stessi a casa per trovare un nuovo io, ma bisogna aprirsi all’altro, alla sua real-tà, non solo con una genuina curiosità ma con la voglia di imparare, capire per aiu-tare l’altro a crescere. Costruire insieme significa creare un miracolo, si collabora fianco a fianco: missionari, volontari e gente del posto. È un percorso che si fa uniti, tutti indirizzati verso un obiettivo comune: crescere senza imporre. Questo non significa donare aratri ai contadini,

ma insegnar loro a usare il vomere trai-nato dai buoi per arare, perché ciò di cui hanno realmente bisogno è imparare da sé, fare piccoli passi verso un futuro che costruiscono da soli, con i loro sforzi, le loro capacità e qualche piccolo sostegno e consiglio da chi vuole realmente aiu-tarli, senza colonizzarli. Quando si arriva in questi luoghi, come i paesi del Mada-gascar visitati da Padre Trifone, l’acco-glienza è una festa. Nei loro volti non c’è rassegnazione, a volte un po’ di giustifi-cata diffidenza, ma soprattutto dignità, allegria, disponibilità e voglia, sete di sa-pere. “È necessario stimolare gli altri a far da sé perché io non devo lavorare per te”, questo significa andare in missione, mettersi al servizio degli altri, lasciarsi usare come fonte di idee, aiuto concreto che non si sostituisce, ma che risveglia la curiosità. Una curiosità così smodata da parte loro da convincere Padre Trifone a una “follia”, costruire una Università. Una grande follia che ha richiesto e che richiede parecchio denaro, ricevuto non solo dalla Chiesa e dai fedeli, ma anche dagli stessi locali, che, pur di continua-re il loro cammino di conoscenza, hanno messo su un commercio di ben mille ma-iali e hanno previsto la creazione di un vero e proprio macello, per permettere anche al meno ricco di poter comprare la carne. Si può ben dire, perciò, che un missionario non parte per convertire, ma

per annunciare l’esistenza di Dio che lo spinge a incontrare l’altro per aiutarlo a crescere, senza invaderne la cultura o perdere la propria. “Non si parte per ri-manere, si parte per la voglia di condivi-dere, di conoscere senza mai dimentica-re la diversità, perché in questa consiste l’unicità, una fonte di ricchezza inesau-ribile. Solo così si può godere la bellezza degli altri ”.La missione è un viaggio che non può essere solitario, altrimenti sarebbe una fuga. La missione è un percorso fatto in compagnia, che dona saggezza, ti met-te a confronto con l’altro, ti aiuta a ap-prezzarne la sua dignità, a rispettarne e capirne la cultura. La missione è piena integrazione, è entrare a far parte di una famiglia più grande in cui ci si dona a vi-cenda, imparando a non giudicare e a es-sere più genuini. In missione non esistono tempo e distanze, esiste solo un presente di cui essere un protagonista attivo che spinge persino una bambina di scuola ele-mentare a dire “ogni parola fuori posto toglie tempo alla mia educazione”. Noi dovremmo partire. Noi dovremmo im-parare da questi bambini. Noi dovrem-mo cercare di fare della nostra vita una “missione in patria”, per non perdere l’entusiasmo e per riscoprire la realtà della vita e la bellezza della fede.

Daniela F. RUSCONI

MISSIONE. EDUCAZIONE AL LAVORO, FORMAZIONEE ELEVAZIONEPadre Trifone Labellarte ci racconta la sua missione da dehoniano

MESE MISSIONARIO

“Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso”(Madre Teresa di Calcutta)

Giuseppe Panzarini è un ragazzo di trenta-due anni che lo scorso inverno ha raggiun-to la missione di Soddu Abala in Etiopia. A ventidue anni la voglia di andare a trova-re don Leonardo, sacerdote che ha avuto un forte ascendente su di lui e sulla sua scelta, è affiorata per la prima volta, ma è lo stesso don Leonardo a fargli capire che non è ancora il momento giusto: “non ser-ve manodopera, serve professionalità”.Nell’ottobre del 2011, don Leonardo D’Alessandro (che da 18 anni svolge la sua missione in Etiopia) è a Adelfia e al termi-ne di una sua catechesi, quasi per gioco, in Giuseppe riaffiora la voglia di partire.Lui e i suoi compagni di viaggio partono

alla volta dell’Etiopia per portare sostegno morale e un contributo economico a Abba Leo, pronti a condividere momenti belli e brutti, a supportarsi a vicenda con la con-sapevolezza di non essere soli in caso di difficoltà. “Arrivare non è semplice e il primo impat-to è con la povertà. Descriverla è diffici-le, non è possibile fare un confronto con il mondo a cui siamo abituati. Nonostante la povertà, la condivisione e l’accoglienza si respirino ovunque”.La gente è molto ospitale, condivide tutto, anche il loro pranzo, una specie di piadina di mais e caffèlatte. La vita che si conduce a Soddu Abala è molto semplice. Il contat-

to con la natura è molto forte e è vissuto con estrema calma.Il ruolo svolto dalla missione è quello dell’alfabetizzazione e dell’evangelizza-zione e nel visitare la scuola sorprende l’educazione e l’ordine dei bambini. Giu-seppe ha voglia di tornare, magari con un progetto che favorisca l’irrigazione dei campi.Da ogni viaggio si torna con un bagaglio di emozioni, paesaggi e colori. Dall’Etiopia Giuseppe porta con sé il più prezioso dei souvenir, il meraviglioso sorriso della gen-te etiope.

Rosanna RUSCONI

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MICHELE NITTI: UNA “NOTA” ADELFIESEIn molti ascoltiamo la musica, ma Miche-le Nitti, direttore d’orchestra e profes-sore di musica, si cimenta nel renderla un’emozione. Il 28 settembre con l’or-chestra sinfonica della provincia di Bari ha inaugurato un festival di musica sacra presso la Basilica di San Nicola. La voglia di conoscerlo ci ha portati a ascoltare le sue esecuzioni e a porgli qualche doman-da.

Come è nata la sua passione per la mu-sica? La mia passione per la musica è nata ab-bastanza casualmente e si è evoluta in un crescendo che mi ha portato al di là di tutte le previsioni possibili, sia a livello di studio sia a livello professionale.In famiglia si è sempre respirato qualco-sa che avesse a che fare con la musica, ma, contrariamente agli standard, il mio percorso di studi è cominciato abbastan-za tardi.

A 18 anni suonavo nell’orchestra della provincia, durante un’audizione il mae-stro Agiman intravide qualcosa in me e, affidandomi a lui, ho terminato gli stu-di al conservatorio di Milano. Il natura-le corso degli eventi mi ha portato al conseguimento del diploma in direzione d’orchestra a soli 24 anni, seguito poi da numerosi corsi di perfezionamento.

Come vede la musica qui a Adelfia? Credo che in una piccola comunità come la nostra, un indicatore dello stato di sa-lute della musica sia impalpabile; essa è oggetto di discussione per molti, con livelli d’interesse e di conoscenza dispa-rati, da chi semplicemente l’ascolta e da chi ne parla e poi decide di intraprender-ne gli studi.

Che musica ascolta? Ascolto poca musica in radio, preferisco la produzione alla riproduzione. Credo

che questo sia un altro problema “socia-le” della musica; siamo testimoni di una crescita esponenziale della riproduzione musicale, a fronte di un abbassamento dell’attività produttiva: sempre più per-sone creano al computer, ma pochissime altre suonano uno strumento o sanno leg-gere la musica.

Quale pezzo classico ci consiglierebbe? Qualunque autore si voglia ascoltare, se-condo me, è imprescindibile da Mozart. Consiglierei le sue composizioni infantili.

Maria Francesca GARGANO

Nasce a Miggiano (Lecce) il 16 giugno 1964, Amalia Grezio (in arte Amalia Grè). È can-tautrice, designer, scultrice; si diploma all’Accademia delle Belle Arti di Perugia. Amalia Grè, a New York, studia recitazio-ne e qui conosce Betty Carter, che crede nella sua voce. Sempre a New York, cono-sce anche Herbie Hancock. Nel 2001, de-butta come cantante e la sua canzone “Io

cammino di notte da sola” viene inserita nel cd del Festivalbar del 2003. Nel 2007, partecipa al Festival di Sanremo, con la canzone “Amami per sempre”, scritta in collaborazione con Michele Ranauro e Pa-olo Palma. Nel 2008, incide con la Disney Italia la colonna sonora del film “Trilli”.

Giovanni PETRERA

MUSICA

AMALIA GRÈ un’artista prestata alla musica

ALLE ANTICHE ARCATEAdelfia Via V. Veneto 32tel.0802473186 - cell.347.5719144

Ristorantepremiato 2011/12“miglior cucina tipica rivisitata”

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È questo lo spirito attorno al quale, a luglio, si è costituita la nuova associazione sportiva, ASD Footballite Adelfia.La società darà grande rilievo e importanza al vivaio giovanile, dai primi calci ai giovanissimi, passando per i pulcini e gli esor-dienti. Il direttivo societario ha messo in campo un progetto plu-riennale ambizioso ma soprattutto serio. Le parole d’ordine sono professionalità, esperienza e divertimen-to. Non a caso lo staff che insegnerà ai ragazzi i veri valori dello sport è composto da persone qualificate. Tra questi, oltre al vicepresidente Nuccio Busto (già calciatore professionista in Francia), vi è mister Vito Dellino, che ha de-dicato un’intera vita al calcio e al servizio dei ragazzi adelfiesi. L’allenatore della ASD Footballite è stato uno dei primi a sposare questa nuova avventura: “Sono un appassionato di calcio e amo insegnarlo alle nuove generazioni, altro non so fare. Seguiamo quotidianamente quasi cento ragazzi, a partire dai cin-que anni di età, non trascurando l’inserimento nei corsi di alcuni ragazzi a rischio devianza”. Il quadro societario è composto da 14 elementi. Si tratta di un progetto realizzato da adelfiesi per adelfiesi, ma comunque aperto anche a tutti gli appassionati di calcio.“Alla presidenza dell’associazione - ha concluso mister Dellino - è stato eletto il signor Roberto Battista, con un entourage esper-

to e di competenza. Le iscrizioni sono ancora aperte”.L’atmosfera percepita sui campi del centro sportivo Footballite, attuale sede degli allenamenti, è di grande entusiasmo e gioia. I più piccoli seguono attentamente le indicazioni dello staff tec-nico, ma i loro occhi esprimono la grande voglia di correre e di tirare i primi calci a un pallone.

Vito MARIELLA

SPORT

ASD FOOTBALLITE: Il calcio come passione e aggregazione

Pillole di salute

Con l’avvicinarsi dell’autunno è buona norma preparare l’organismo ad affrontare l’inverno.Spesso, le malattie da raffreddamento si possono contrastare o ridurre rafforzando le difese immunitarie che rappresentano il nostro piccolo ma poderoso esercito di reazione benefica agli agenti patogeni. Per i più piccoli è importante rivolgersi al pediatra che potrà prescrivere, secondo le necessità del caso, prodotti a base di Echinacea ed estratti di erbe officinali che funzionano stimolando la capacità di resistenza alle infezioni ricorrenti. Per la sua capacità, invece di produrre veri anticorpi specifici nei confronti del virus influenzale invernale, è importante utlizzare il vaccino stagionale, sempre consigliato dal medico sia per i più piccoli che per le persone anziane.

D.ssa Piccaluga Cinzia

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