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Lecce: vita senza qualità Spedizione in abbonamento postale art. 2 comma 20/b - L. 662/96DC/DCI/199/00/LE - Anno 4 - n. 35 - Aprile 2007 Perrone nudo: gli esperti lo fanno “a pezzi” Speculazioni edilizie: ecco chi c’è dietro l’Iskenia //SPECIALE EDILIZIA CASARANO GALATINA GALLIPOLI MAGLIE NARDO’ TRICASE

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Tacco, Povera lupa Lecce: vita senza qualità

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Lecce: vita senza qualità

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Perrone nudo: gli esperti lo fanno “a pezzi”

Speculazioni edilizie: ecco chi c’è dietro l’Iskenia

//SPECIALE EDILIZIACASARANOGALATINAGALLIPOLIMAGLIENARDO’TRICASE

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AABrindisi il rigassificatore della British Lngnon si farà. Il ministero dell’Ambiente harevocato il nulla osta rilasciato nel 2002

per la costruzione dell’impianto e ha dichiaratoillegittima l’opera.Il successo porta la firma di Roberto Fusco, l’av-vocato che ha scelto di ricorrere di fronte allaCommissione europea e che ha difeso la causaecologista di Comune e Provincia contro il colos-so dell’energia. Una vittoria che non riguardasolo le amministrazioni brindisine (Comune,Provincia, Autorità portuale), a cui si è aggiuntala Regione Puglia, unite al di sopra delle bandie-re politiche in nome degli interessi del territorio,ma l’intero Sud, che ha fatto prevalere la logicadel perseguimento della qualità della vita e della

tutela del territorio contro le logiche del profitto.E’ un momento storico, non solo perché i cittadi-ni e le associazioni hanno incessantemente pic-chettato contro l’impianto, alimentando un movi-mento d’opinione che non si poteva ignorare,ma anche perché il coraggio dimostrato dai brin-disini segna il passo di una svolta nella coscien-za collettiva: la tutela dell’ambiente e la produ-zione di energia pulita sono un binomio inscindi-bile per elevare la qualità della vita di ogni citta-dino del Pianeta. Ma mentre a Lecce si contestaGiovanni Pellegrino, unico sostenitore di unacausa, quella dell’ampliamento della statale 275fino a Montesano (vd. pag. 34), che fino a ieriera condivisa dai Comuni del Capo di Leuca eche oggi vogliono, con una sterzata inspiegabile,

la 4 corsie fino al santuario De finibus terrae, aBrindisi non ci si ferma. Già si annunciano batta-glie per ridurre il carbone in ingresso nel portodi Brindisi e destinato ad alimentare le centraliEnel e Edipower, carbone che fa di Cerano l’im-pianto a più alta concentrazione di anidride car-bonica in Italia (fonte: Sole 24 ore). Un inquina-mento che patiscono i leccesi, perché i fumi tra-sportati dal vento fanno di Lecce la zona con lamaggior incidenza di tumori della Puglia. A dimo-strazione che le azioni scellerate degli uni cado-no sugli altri e che lo sviluppo ecosostenibile èl’unica risposta. Si unisca dunque l’inquinataLecce (vd. pag. 9), la Provincia e i suoi comuni,al riscatto dei brindisini, perché se l’identità èunica lo è ancor più la Terra che la nutre.

SIAMO tuttI bRIndISInI. cOl nO Al RIgASSIfIcAtORenAScA Il gRAnde SAlentO ecOlOgIStA

L’Editoriale L’Editoriale//

//

di Maria Luisa Mastrogiovanni

SOMMARIOIDEE DAL TACCO04 GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE05 TERZOGRADO “CICIRI E TRIA” di Marco Laggetta

LINK06 BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de Donatis

LO STRANIERO di Guido PicchiPUBBLICALO SUL TACCO

07 LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo SchiavanoL’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad linxL’ARIA CHE TIRA di Luisa Ruggio

42 QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, CURIOSITA’45 VISTO DA SINISTRA, VISTO DA DESTRA.

Ospiti: Silvio Astore e Remigio Venuti46 CONTROCANTO ospita Marco Renna:

Classifiche sulla qualità della vita: roba da arrovellarsi il “Gulliver”

VEDIAMOCI CHIARO08 COPERTINA //POVERA LUPA di C. Mazzotta, F. Serravezza16 INCHIESTA //LE MANI SULLA CITTÀ di A. Ancora17 INCHIESTA//ISKENIA E LA RETE

LECCE-LUSSEMBURGO di G. Finguerra

CULTURA&PERSONE20 CULTURA// TIMIDO, RISERVATO, LAICO. DON PIPPI

SANSONETTI. IL SOCIALISTA AMICO DEI POVERIdi Marco Sarcinella

22 CULTURA// L’IMPRESA STUDIATA NEL LABORATORIOdi Francesco Ria

23 CULTURA// L’ARTE CHE ABITA LA “CASA SOLARE”di Antonio Lupo

24 REPORTAGE// AHI, AHI, LE ARTERIE INTASATEdi Flavia Serravezza

PAESE CHE VAI26 LECCE E DINTORNI// IL RE È NUDO

di Laura Leuzzi28 CASARANO E DINTORNI// QUEL DEPURATORE

S’HA DA FARE di Enzo Schiavano30 GALATINA E DINTORNI// OFFRESI ASILO.

MA NESSUNO LO VUOLE di Laura Leuzzi32 GALLIPOLI E DINTORNI// EMERGENZE DRITTE AL

“CUORE” di Vittorio De Luca34 MAGLIE E DINTORNI// 275. PUNTO E A CAPO

di Margherita Tomacelli36 MAGLIE E DINTORNI// SULLA SICUREZZA FACCIAMO

QUADRATO di Cesare Mazzotta38 NARD0’ E DINTORNI// AMMINISTRATIVE 2007.

FACCIA A FACCIA di Maria Giovanna Sergi42 TRICASE E DINTORNI// MADONNA DEL

GONFALONE. PERICOLO SCAMPATO di Margherita Tomacelli

Nel prossimo numero de “Il Tacco d’Italia” in tutte le edicole della provincia il 1° maggio 2007, ospi-teremo inserzioni di propaganda elettorale. Al fine di consentire a tutti i candidati alle prossime ele-zioni amministrative l’accesso a questo strumento di comunicazione, abbiamo deciso di ridurre alminimo i costi. Queste le tariffe (IVA INCLUSA):

Mezza pagina: Euro 300,00 Seconda/Terza copertina: Euro 600,00Pagina intera: Euro 450,00 Quarta copertina: Euro 900,00

Gli spazi disponibili sono limitati. Fa fede l’ordine di arrivo del fax al numero 0833/599238

Il mensile del salentoAnno IV - n. 35 - Aprile 2007

Iscritta al numero 845 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE:Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Laura Leuzzi, Marco Sarcinella, Guido Picchi,

Marco Laggetta,Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Paolo Vincenti, Giuseppe Finguerra, Francesco Ria, Flavia Serravezza,

Ada Martella, Vittorio De Luca, Cesare Mazzotta, Alfredo Ancora

FOTO:Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia

COPERTINA:Fabrizio Malerba

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238

E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 3939801141

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705

STAMPA:Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)

ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri

c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò ComunicazioneP.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - [email protected]

IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° MAGGIO 2007

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Sergio Blasi è stato riconfermatoalla guida dei Democratici diSinistra con il 75% dei consensi.Il congresso provinciale ha pre-miato le sue qualità di politico eil suo caratterizzante approccioalla leadeship.Come sindaco di Melpignano siera distinto per alcune battaglie(e sarebbe più opportuno chefosse solo la politica a proporle):tra i primi a disporre la raccoltadifferenziata dei rifiuti urbani, conpercentuali da Alto Adige; l’inven-zione della Notte della Tarantanella piazza del Convento degliAgostiniani che, ha fatto della piz-zica un fenomeno globale; laspinta decisiva, per il Consorziodella Grecìa Salentina con lariscoperta delle radici grike dellasua comunità, sin dai tempi incui era assessore alla cultura diMelpignano. Blasi si distingue damolti politici locali anche per altritratti del suo carattere. Di lui col-piscono l’eloquio sofisticato, losguardo sfuggente, la linea deipensieri in grado di parlare alcuore di chi ascolta, caso raro nelcinico panorama in cui agisce.Il Congresso DS ha anche detto sìal prossimo mutamento in partitodemocratico e questo, obbligheràil segretario provinciale a intensi-ficare la sua azione, soprattuttoall’interno del suo perimetro poli-tico. Infatti, ora che il centrosini-

stra di Lecce sembra poterselagiocare in un probabile ballottag-gio Rotundo-Perrone (senza con-tare le altre sfide elettorali ammi-nistrative salentine), Blasi dovràimpedire che i conflitti interni aiDS, dovuti alla difformità di opi-nioni sulla confluenza nel Partitodemocratico, influiscano negati-vamente sulla campagna eletto-rale. Dopo la delusione di tantileccesi di area progressista, inseguito agli intrighi di palazzoche disarcionarono il compiantosindaco Salvemini, la tendenzanaturale di Sergio Blasi a ricom-porre i contrasti - che talvolta èsconfinata in reticenza nell’affron-tare il nocciolo delle questioni -potrà risultare decisiva per aiuta-re tutto il centrosinistra locale avincere la sfida con le potentissi-me liste del centrodestra. Solosuccessivamente, i nodi internipotranno essere sciolti e il dibat-tito sul Partito Democratico pren-dere un respiro normale. DS eMargherita hanno una visionecomune sui temi decisivi di ogniazione di governo: su economia,sanità, mercati, politica estera,sicurezza, politiche sociali e giu-stizia si naviga sulla stessa rotta.L’augurio del Golem è che il temadei diritti non sparisce pericolo-samente dall’agenda del PartitoDemocratico. Unioni civili, pillolaabortiva, diritti dei gay e delle

minoranze religiose, libertà diricerca scientifica, droghe legge-re, fondi pubblici alle scuole cat-toliche. Se è giusto superare, asinistra come a destra, la plurise-colare attitudine italiana allaframmentazione, che ci si battaall’interno e poi si abbia il corag-gio di trovare una posizioneunica. E Blasi, se mostrerà piùcoraggio, potrà fare molto.

E’ ormai consuetudine, da tanti anni, che nellanostra città i lavori si svolgano o si “riprendano”poco prima delle elezioni. Ci troviamo di fronte,infatti, ad una città che in ogni angolo nascondepiccoli cantieri misteriosi, piazzette dimenticate,marciapiedi inutili dove magari non c’è nemmenola strada, campi di calcio e calcetto invisibili.etante altre meraviglie. Tutto merito delle elezioni.Non si fa che parlare dei pali della metropolitanadi superficie. Giusto, giustissimo. Ma guarda casodove finiscono quei pali inizia un’altra Lecce, quel-la delle periferie. Una Lecce nascosta che solo chi‘vive’ in quelle zone, in quei ghetti, sa affrontare egiudicare.Prendiamo per esempio la zona 167/c. Mi chiedose sia una zona progettata solo per fare sorgeregrossi palazzoni e immense discariche, oppure unluogo dove fare dei lavoretti per abbindolare i resi-denti. Ogni tanto spunta una (inutile) piazzetta,colorati marciapiedi inclinati e dissestati, campettidi terra, e magari qualche cartello che inneggia adimminenti lavori (sia chiaro, viene fissato solo ilcartello e niente più).E tutto questo viene specificatamente programma-to da oltre vent’anni con una cadenza puntualissi-

ma: i lavori iniziano qualche mese prima di qual-siasi elezione e terminano il giorno prima del voto(si sa che in quel giorno è proibito farsi pubblici-tà). Non dipende dalla circoscrizione eletta, dalsindaco di destra o di sinistra, né tanto meno daisonnacchiosi assessori o dai menefreghisti consi-glieri comunali. E’ una situazione che esiste ed èsistematica: si iniziano i lavori durante la campagna elettorale e ci si dimentica di tutto e ditutti dopo un po’.Di esempi, la zona 167/c, ma in genere tutto ilquartiere Stadio, ne è piena. Basterebbe farsi ungiretto, vero signor sindaco?Ma in questo periodo di propaganda elettorale e dibuoni propositi non c’è tempo da perdere. Bisognapreparare i manifesti giganti da affiggere (magarianche abusivamente), il sito da completare, i palida verniciare, le buche da aggiustare, le aiuole dasistemare, gli alberi da potare, le rotatorie da crea-re, le piazzette da abbellire, i panettoni da piazzaree tante altre piccole cose. E bisogna fare prestoperché le elezioni sono imminenti.Intanto tra un comizio ed un’intervista è bene cosaricordare alla “popolazione votante” che la perife-ria viene vista di buon occhio dalla classe politica-

dirigenziale, che si è fatto tanto e che tanto ancorasi farà. Questo giusto perché qualcuno (col passaredei decenni diventano sempre meno le personeche ci cascano) ci creda.Ma non c’è fretta, tanto ci saranno altre elezioniper riprendere i lavori. E per non finirli c’è tantotempo ancora.

Lettera firmata

//

GOLEM

Opinioni dal Tacco

Sergio Blasi, recentemente riconfermato alla guida dei DS della provincia di Lecce

LETT

ERE

AL D

IRET

TORE zOnA 167. lAvORI A teMpO deteRMInAtO.

fInO Al gIORnO pRIMA delle elezIOnI

Il muro di Berlino è appena crollato e l’Europa èancora divisa in due blocchi contrapposti. HongKong è una colonia e la Cina è un miserabilepaese agricolo del quarto mondo. L’Unione euro-pea non si è ancora costituita e l’ecu è la suamoneta virtuale. L’Undici settembre è un giornodi fine estate come un altro. In Afganistan gover-nano i talebani. La Jugoslavia è un paese unito efederale e di Kosovo non si è mai sentito parlare.La Russia è sull’orlo del collasso economico. Nonè la trama di un film storico ma il contenuto dellibro “Geografia regionale, Roma, NIS, 1994, diRoberto Mainardi”, ancora in uso presso la facol-tà di Lingue e letterature straniere dell’Universitàdi Lecce, corso di Geografia regionale, docenteLiberata Nicoletti. Scritto dal prof della prof edunque adottato come testo d’esame (cfr. Guidadello studente 2006/2007). Poveri studenticostretti a barcamenarsi tra informazioni vecchiedi 13 anni. Come si fa a prepararsi in modo ade-guato ad un esame di geografia che ignora ilcontesto geopolitico attuale? Non esiste in com-mercio un libro più adeguato? O forse non sivuole privare un professore dei proventi derivantidalla vendita del Testo? Se così fosse, viva lefotocopie.

fOtO pROteStA

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commenti e opinioni da

www.iltaccoditalia.net

Ha ragione la Poli Bortone; tutti gioiamo per laliberazione di Mastrogiacomo, ma vorremmo sape-re a quali condizioni è stato liberato. Ma non erala sinistra che voleva sempre vederci chiaro insituazioni del genere? Forza Mastrogiacomo, masoprattutto Forza Poli (e Perrone).Jacopo

anomimo @ 20:20-20.3.07 | IP: 82.52.153commento alla news “Matrogiacomo libero. Ma a

quali condizioni”? del 20.3.2007http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a

sp?id=2004

Padula bianca. Quando qualcuno andrà a control-lare che cosa sta succedendo alla pineta, aldemanio? Esistono i vigili a Gallipoli? La capitane-ria? I carabinieri? Che cosa fa questo sindaco perla lotta all’abusivismo? Il sindaco ha mai sentitoparlare della legge Galasso? Spostamenti con l’i-drovolante per chi? Spazzatura dappertutto, spe-culazione edilizia sono visibili a tutti. CdL= cemen-to solo cemento.

Salento libero @ 11:4-19.3.07 | IP: 87.0.145.#http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a

sp?id=1992commento alla news “Gallipoli in idrovolante” del

19.3.2007

Di certo non si valorizza il territorio appoggiandola proposta Tondo che sa tanto di condono edilizionel demanio.

luigisalento @ 11:0-21.3.07 | IP: 87.2.201.#http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a

sp?id=1998commento all’approfondimento “Sul turismo,

assessori insieme” del 19.3.2007

Perchè nessuno parla mai dei tanti che perdono imilioni?

anomimo @ 16:16-9.3.07 | IP: 151.44.65.#http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a

sp?id=1948commento alla news “Gratta e vince 500mia

euro” del 9.3.2007

Sì, pronta guarigione. Ma il potente che si fa male(per di più con una vampata causata da una preli-bata pietanza flambé) fa proprio ridere!!!! Se sifosse mangiato un proletario piatto di fagioli.......

paola @ 9:53-14.3.07 | IP: 82.185.247.#http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.a

sp?id=1961commento alla news “Mantovano, che paura” del

12.3.2007

//Opinioni dal Tacco

Chi sono le “Ciciri e tria”?Francesca Sanna, Annarita Luceri e Carla Calò.Età?Francesca: “Rispettivamente 33, 33 e 39”.Che scuole avete frequentato?Annarita: “io ho frequentato il Liceo Classico, mentreFrancesca è laureata in Economia del turismo e Carlain Beni culturali”.Come e dove vi siete formate come attrici e caba-rettiste?“Abbiamo fatto una lunga gavetta con il Teatro Violadi Martano, compagnia teatrale che abbiamo fondatoassieme ad altri amici”.Quando avete tentato il provino a Zelig?“Tre anni fa, ma prima di conquistare la secondaserata di Zelig off abbiamo lavorato per tre anni conil laboratorio Zelig”.E la chiamata a Zelig off, quando è avvenuta?“Lo scorso dicembre. Una sorta di regalo di Natale”.Il vostro modello di comicità?“Probabilmente Massimo Troisi”.

Chaplin o Keaton?“Chaplin”.È più efficace il monologo o la battuta?“La nostra formazione teatrale scalcia un po’ neirigidi schemi della battuta. Quindi rispondiamo ilmonologo”.La comicità deve essere devastante o costruttiva?In sostanza: è meglio far ridere o far sorridere? “Sicuramente far sorridere”.Pieraccioni/Ceccherini o Boldi/De Sica?“I primi due”.Prendete il nome da una tipica ricetta salentina.Qual è la ricetta del vostro trio? Chi delle tre cimette il peperoncino? Chi fa la spalla a chi?“Scriviamo insieme i testi. Ed anche sul palco lavoria-mo insieme. Siamo tutte molto creative. Non c’è unaspalla nel trio, ma solo tanta complicità”.La comicità è studio o ispirazione?“Nel nostro caso prevalentemente ispirazione. Le sce-nette più carine ci sono spesso venute in mente neiposti più impensabili: dalla parrucchiera, in un bar oal supermercato”. Quanto vi prendete sul serio nella vita di tutti i giorni?“Molto, anche se non perdiamo occasione per fareironia sulle cose che ci succedono”.Il rapporto con il pubblico. Date il meglio in tv o ateatro?“In ambedue le circostanze. È la medesima esperien-za. Per una puntata in tv facciamo solo due prove diregistrazione ed entrambe con il pubblico”. Fanno crescere di più i fischi o gli applausi?“Per il momento di fischi ne abbiamo ricevuti pochi,ma per il carattere che abbiamo sono sicuramentepiù edificanti gli applausi”.Il complimento più bello che avete ricevuto?“Parlando con un’amica le abbiamo detto che cisiamo un po’ tuffate in quest’impresa. Lei ci ha rispo-sto: ‘Si, ma vedo che sapete nuotare’.”Credo che la vostra amica avesse visto bene.Complimenti ragazze, e un caloroso “in bocca allupo” da parte de Il Tacco d’Italia.

“cIcIRI e tRIA”

INDOVINA CHI E’?

La soluzione a pag. 46 il tacco d’Italia 5 Aprile 2007

teRzO gRAdO di Marco Laggetta

da sinistra: Francesca, Annarita e Claudia

Hanno un nome tipicamente salentino. Molti di noi le hanno conosciute assieme al grande pubblico di tutta Italiaquest’inverno a “Zelig Off”, in onda in seconda serata su Canale 5. Sono il trio comico “Ciciri e Tria”, al secoloFrancesca Sanna, Anna Rita Luceri e Carla Calò. Le abbiamo incontrate per conoscerle più da vicino.

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il tacco d’Italia 6 Aprile 2007

AgendA dI lISbOnA:penSARe Al pIl e nOn AllA pOlI

Opinioni dal Tacco//

di Mario De Donatis

Una specifica ricerca, realizzata dal “Sole 24ore/Centro studi sintesi”, ha monitorato “gli indi-catori” che segnalano l’avvicinamento delleRegioni italiane ai quattro obiettivi dell’Agenda diLisbona.In un mio precedente intervento sul tema – pub-blicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno – ho ripro-posto, commentandoli, i risultati negativi registratiper la Puglia e per il Mezzogiorno. In questa rubrica mi ripropongo di esplicitare lepossibili azioni da intraprendere per favorire l’o-rientamento della Puglia e del Mezzogiorno versoquelle politiche che i capi di Stato e di governo -nel 2000 – hanno indicato prioritarie per faredell’Unione europea – entro il 2020 – “l’Economiapiù competitiva e dinamica del mondo”.Per i non addetti ai lavori, quali sono gli obiettivi, lepolitiche per il raggiungimento di tale traguardo?In estrema sintesi, per il raggiungimento di taletraguardo, l’Unione europea ha definito i relativiobiettivi in ordine:– all’occupazione (elevare il tasso relativo al 70%della popolazione in età lavorativa);– all’innovazione (riservare per la ricerca e svilup-po una spesa pari al 3% del Pil);– alla coesione sociale (ridurre il tasso di abban-dono scolastico prematuro; elevare il tasso discolarizzazione superiore; assicurare la partecipa-zione dell’apprendimento permanente per le per-sone dai 25 ai 64 anni);– alla sostenibilità ambientale (elevare al 22% laproduzione di elettricità attraverso fonti rinnovabili).Ora quali sono le possibili azioni per schiodare la

Puglia, il Mezzogiorno dagli ultimi posti evidenzia-ti nella rilevazione?Prima di ogni cosa risulta di ogni evidenza rende-re di dominio pubblico l’Agenda di Lisbona conazioni di sensibilizzazione rivolte a quanti opera-no nelle istituzioni ed alle espressioni della socie-tà civile, a quel ricco ed articolato mondo cultu-rale, sociale ed economico che rappresenta ilvero motore della Puglia. Perché l’Agenda diLisbona è sconosciuta ai più e rende più fievolela consapevolezza della centralità di tale docu-mento politico ed economico.Ineludibile, per favorire la migliore conoscenza del-l’Agenda di Lisbona, ed i successivi processi decisiona-li, è la attivazione di un tavolo politico-istituzionale.“Un tavolo per Lisbona” aperto a tutte le compo-nenti del mondo accademico, sociale ed impren-ditoriale. Così come è auspicabile la convocazionedi specifico “Consiglio regionale tematico”, ancheper verificare i tempi per la costituzione degliorgani Statutari (Consiglio delle Autonomie locali,Conferenza regionale permanente per laProgrammazione economico-territoriale e sociale).Organi indispensabili, per migliorare la partecipa-zione di tutti ai processi decisionali e per favorirela trasparenza.Ed, ancora, altro “tassello” del mosaico istituzio-nale da rivitalizzare è la “Conferenza delle RegioniMeridionali”. Che non può essere ridotta adincontri, più o meno periodici, tra i presidenti, conagende di lavori ispirate più alle esigenze dellacomunicazione che alle decisioni programmaticheda assumere.

Una Conferenza che possa recuperare il ruolo del“Comitato delle Regioni meridionali”, a suotempo costituito per assicurare gli indirizzi allapolitica meridionalistica.Un organismo che veda la presenza, anche, delleopposizioni e di una valida segreteria tecnica.Perché in assenza di luoghi per i necessari studied approfondimenti, senza strutture tecniche erinunciando alla cosiddetta “memoria storica”,propria delle istituzioni, non si va da nessunaparte. O, meglio, si procede con lo spirito che èproprio delle consultazioni elettorali.C’è, poi, un problema specifico per il Salento.“Sistema Jonico Salentino” o “Grande Salento”che sia, c’è il pericolo, se non si costituisce unaConferenza, quale espressione delle tre province edelle tre Città capoluogo, che tali denominazionisiano percepite come “marchi di qualità” persponsorizzare iniziative e prodotti. Così facendo sicomprometterebbe il vero e autentico ruolo cheun livello istituzionale (la Conferenza, espressionedi un sottosistema economico) è chiamato a svol-gere anche, in questo caso, per l’attuazionedell’Agenda di Lisbona.Ruolo che è, essenzialmente, rivolto al raccordocon il territorio ed alla programmazione degliinterventi. E, molto probabilmente, tale program-mazione dal basso potrebbe assicurare nuovaluce, per superare vecchi modelli programmaticied allineare la Puglia all’Europa: spendere per losviluppo e non per il consenso, ovvero, guardareagli indici del Pil e non al gradimento della Poli.

L’arte è il respiro dell’umanità. L’arte è il respiro della terra compreso etradotto in simbolo che diventa ricchezza spirituale. L’arte è espressione, comunicazione,confronto e affronto. L’arte è comprensione. La terra salentina parla e chi fa arte l’ascol-ta, si innamora e piange perché ne percepisce il lamento. Questa terra viene violentataogni istante dai politici e dagli amministratori come dai suoi figli che oggi cercano la feli-cità nel progresso economico e dimenticano quello spirituale! Non servono strade, nonservono parchi, non servono eliche. Serve l’attenzione che viene dall’amore, serve lapazienza che viene dal bello, serve l’orecchio che ascolta il respiro degli alberi e la boccache lo racconta, serve (qui come ovunque) l’educazione che porta comprensione edaccettazione della propria storia e del proprio destino. Prendere i più giovani, occuparsidi loro, educarli al bello è l’unica speranza per vivere domani in un mondo migliore.Adesso BASTA!

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TRAN

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di Guido Picchi

Il veRO pROgReSSO?ceRcAtelO nell’educAzIOne Al bellO

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PUBBLICALO SUL TACCOInviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi)a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano;oppure a [email protected]

Chiamandoci per nome, pianissimo,dietro un sì, dietro un nosiamo scivolati sul destino,conosciuto inverni e primaveredi sponda in sponda,lungo manciate di anniappuntanti al muro dei nostri sogni senza età.Con gli occhi immensiabbiamo guardato l’ultima verde collinadi Puglia, uniti per la manoaspettato una casadove passare il resto della vitaperché eravamo stanchidi procedere lentamentesenza nascere né morire.Attimi, soltanto attimi.Adesso siamo qui. Non mi senti?

I nostri anni di Eugenio Giustizieri

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Il ragionamento non fa una grinza, il salen-tino è persona logica, c’è aria di primave-ra e bisogna mostrar la tintarella prima diarrivare su uno dei due mari. Costi quel checosti, perché la pelle emaciata post inver-nata è un piccolo trauma, anche per quelliche ancora fingono sia radical-chic. Queidue oscuri (ottimi?) alleati: la lampada el’autoabbronzante. Inutile bofonchiare qual-cosa sui rischi che si corrono sul lettino delcentro benessere. Un personaggio odioso,per dirne una, è quello che nega ostinata-mente: “la lampada io? Noooooo, è tuttonaturale!”. Il salentino abbronzato mente con grandefacilità, in un certo suo modo, come accadedi solito ai talenti naturali, ha la spontaneafacoltà di abbronzarsi solo sul lato A (vedialla voce Anteriore) come una salsiccia allabrace cotta male, certe nuche spuntano daicolletti immacolati delle polo parlando chia-ro: “questo qui non ha un dono naturale”.Per concludere, in ricompensa di tantosacrificio una crema lenitiva, possibilmentefirmata, da spreconi proprio e che si sappia,quello sì.

il tacco d’Italia 7 Aprile 2007

Opinioni dal Tacco//

RETROSCENA. Il candidato per il centrodestra alla poltrona di primo cittadino a Lecce,Paolo Perrone, si è fatto fotografare nudo, tranne che per un paio di slip, e ha pubblica-to le foto sul suo sito elettorale. Per essere giovane, simpatico, per far parlare di sé.Molti cittadini non hanno gradito la metafora. Perché loro, visto i tempi che corrono, inmutande, ci sono rimasti per davvero.

di Enzo Schiavano

Succede spesso, in un sistema democratico,che l’opposizione soccorra la maggioranzaquando quest’ultima non ha i numeri perapprovare un provvedimento legislativo o unatto deliberativo. Accade molto raramente,invece, che la maggioranza, o parte di essa,si travesta da opposizione e dia una manoagli avversari politici. Da alcuni mesi, il qua-dro politico casaranese sembra impazzito:gli attacchi al sindaco Remigio Venuti, aisuoi assessori e, in generale, alla linea poli-tica del governo cittadino provengono quasiesclusivamente dagli esponenti del centro-sinistra. Talvolta abbiamo assistito a criticheparticolarmente dure, come quelle lanciatedal consigliere comunale Rocco Greco (Ds)alla politica fiscale dell’assessore alBilancio, Gabriele Caputo (Margherita). L’esponente della Quercia ha criticato aspra-mente la gestione degli accertamenti del-l’imposta Ici sulle aree fabbricabili e hachiesto addirittura le dimissioni dell’asses-

sore. E che dire della sortita di Sasà Stanca,anch’egli dei Democratici di Sinistra, semprenei confronti dell’assessore al Bilancio,accusato da Stanca di prendere in giro ilpresidente della Commissione consiliare“Bilancio e Sviluppo economico” (lo stessoStanca) e i suoi membri? Il consiglierecomunale diessino aveva chiesto più rispettoper la commissione che verrebbe investitadelle sue prerogative (ossia, dare un parereconsultivo sul bilancio di previsione) “solo acose fatte”.Intanto, Paolo Zompì (Margherita), presiden-te del Consiglio Comunale, non perde occa-sione per attaccare il sindaco Venuti sullagestione, a suo parere personalistica, delPit9, dando così l’assist a Forza Italia (ma lasua militanza nel partito di Berlusconi nondovrebbe appartenere al passato?) che haattaccato Venuti sempre sul Pit9. All’inizio dimarzo, l’ineffabile Greco prende di mira l’as-sessore ai Trasporti, Sergio Abbruzzese

(Margherita), egli rinfaccia gliscarsi risultatidel servizio ditrasporto pub-blico urbano (un deficit annuale di 130milaeuro). “E’ un totale fallimento – dice Greco –e nessuno lo vuole ammettere”. Per finire, ilconsigliere comunale Giorgio Mazzeo(Margherita), forse per bilanciare la situazio-ne, è intervenuto nell’ultima seduta dell’as-semblea cittadina e ha sostenuto che “è inu-tile spendere tanti soldi perOltremare/Entroterra” e che la politica cul-turale si dovrebbe fare su cose più essenzia-li. All’assessore Claudio Pedone (Ds) avrannofischiato le orecchie. Ovvero: prove tecnichedi trasmissione per il nascituro partitodemocratico, all’interno del quale la maggio-ranza, a Casarano, sta misurando le recipro-che forze. Un gioco delle parti cui saremocostretti ad assistere in tutto il Paese.

lA MAggIORAnzA fA l’OppOSIzIOne. OvveRO:pROve tecnIche peR Il pARtItO deMOcRAtIcO

di Luisa Ruggio

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il tacco d’Italia 8 Aprile 2007

pOveRA lupA

? Al bivio.Elezioni amministrative 2007.La povera lupa è chiamata ad un appuntamento importante.(disegno di Giacomo Indiveri, allievo del primo anno della scuola di fumetto Lupiae Comix)

Copertina// //Qualità della vita//Inchiesta

di Cesare Mazzotta, Flavia Serravezza

Che cosa fa di una città bella una città bellaper viverci?

Ce lo siamo chiesto a lungo, pensando aLecce, perché Lecce in alcuni scorci è bella damozzare il fiato. Sono sotto gli occhi di tutti glisforzi che l’Amministrazione comunale guidatadalla Giunta Poli ha compiuto in due legislatureprima per la riqualifica del Centro storico, attuan-do il progetto Urban del compianto sindacoSalvemini, poi, utilizzando bene i finanziamentimessi a disposizione dall’Unione europea (Misura5.1), per recuperare le zone a ridosso del Centro(viale degli studenti, aiuole, il complesso delleOfficine Cantelmo). Encomiabile.

Soddisfatti i proprietari di immobili del cen-tro, che hanno visto schizzare alle stelle il valoredelle case e di conseguenza degli affitti perchéLecce è diventata in pochi anni la città con il mer-cato immobiliare più vivace del Mezzogiorno(fonte: Rur-Censis). Alimentato dai 27mila stu-denti universitari che animano non solo la cittàma l’intero Salento, essendo l’Università l’aziendapiù grande del territorio per numero di addetti. Unmercato altrettanto vivace però è quello in nero,

perché i seimila studenti fuori sede pompanoall’economia cittadina, secondo una stimadell’Udu (Unione degli universitari), circa novemilioni di euro l’anno. Puliti puliti. E’ altra facciadella stessa medaglia, quella dello sbandieratoprogresso economico che fa dei leccesi i più ric-chi di Puglia. Lecce però è anche la città con ilmaggior numero di disoccupati nel Salento, segnoche questi capitali, alla fin fine, sono concentratinelle mani di pochi. Di pochi poteri forti.

Per un “ricco” Lecce è anche bella da viverci.Perché si vive in centro, non si ha bisogno dei ser-vizi sociali, non si usano i mezzi pubblici e per ilverde e l’aria pulita, beh, per il verde si fa primaad andare a Cortina.

Ma la vita, la vita vera per le persone “norma-li” a Lecce, come è? E’ di qualità? Per darci unatraccia, un metodo, abbiamo guardato ai parame-tri utilizzati dal Sole 24 ore e da Legambiente perstilare la classifica 2007 della qualità della vitae degli ecosistemi urbani dove Lecce e i ricchi lec-cesi, dal 24° posto che occupavano per ricchez-za, slittano al 72° posto su 103 città italiane,perdendo ben 13 posizioni rispetto al 2006.

Se poi si guarda alla classifica della qualitàdella vita per province (non per città), vediamoche la provincia di Lecce nell’ultimo anno ha sca-lato cinque posizioni (dal 95° posto su 103 al90°). E siccome Lecce ne ha perse 13, chi trainala sfida del viver bene nel Salento non è certo ilcapoluogo, ma la provincia. Evidente.

Allora qualcosa non quadra.Tutta questa bellezza e questa ricchezza,

come si riversa sulla vita dei cittadini?La toccano con mano, se ne servono, o stanno

alla finestra a guardare il banchetto imbandito?Dei 36 parametri utilizzati dal Sole 24 ore

per stilare le famigerate classifiche (rinnegate senegative, appuntate sul bavero se positive) neabbiamo scelti alcuni che, secondo noi, fanno diuna città bella anche una città bella da viverci. Diuna città elegante, una città civile. Siamo partitida parametri che dovrebbero essere positivi, sem-pre. L’aria che si respira, il verde pubblico, i servi-zi alla persona e per il tempo libero.

L’affresco che ne è venuto fuori è a tintecupe. E le classifiche non c’entrano.

M.L.M

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Sforamenti senza provvedimenti. Un ventinadi anni fa nessuno avrebbe immaginato che oggiil capoluogo del Salento avrebbe dovuto fare iconti con l’inquinamento dell’aria, con le patolo-gie respiratorie e con le centraline che fornisconodati preoccupanti. Lecce, non ci era abituata.Anzi, con orgoglio molti di noi hanno magnificatoper anni, la mitezza del clima e la ventilazione delterritorio, dove l’aria non ristagna. Abbiamo avutosempre paura di città come Milano, Torino oPadova, dove lo smog prende corpo sul parabrez-za della macchina. Oggi anche a Lecce il decretodel ministro dell’Ambiente (Dm del 2 aprile 2002n. 60), sui limiti delle concentrazioni in aria delleemissioni inquinanti, colpisce duro. Nel 2006,l’Ecosistema urbano di Legambiente ha accertatoper Lecce una media di 32,5 microgrammi permetro cubo di polveri sottili (il famigerato Pm10), con picchi di 42 microgrammi, che releganola città al 50° posto della classifica dei 103capoluoghi di provincia. Dati forniti da due cen-traline: quella installata in modo improprio incorrispondenza di un semaforo di viale Grassi (daanni si dice che deve essere spostata perchéinfluenzata dai gas e dalle polveri dei veicoli incoda) e quella nei pressi della scuola per ragio-nieri “Costa”, a ridosso di via Trinchese, in pienocentro. Già dal rilevamento ufficiale dei dati, par-tito a giugno del 2004, grazie a una convenzionefra il comune, l’Arpa e la Project Automation Spa,una ditta che si occupa della manutenzione (deli-bera n. 129 del 29.3.2004), la situazione deitassi di polveri e di benzene sulla città è risultataproblematica. La rete di rilevamento dei parame-tri dell’aria e dei campi elettromagnetici è stataresa possibile grazie a un finanziamento Por2000 – 2006 di un milione e 700mila euro. Lespese, oltre al personale dell’ufficio Ambiente,solo quelle di manutenzione delle due centraline,al costo giornaliero di 690 euro per ogni interven-to. Al 14 ottobre 2004 le centraline avevano giàcertificato 26 sforamenti e si avviavano al pocoinvidiabile limite dei 35 superamenti. Ma un gua-sto alla centralina di viale Grassi, dovuto alla pre-senza di un cantiere, bloccò il rilevamento, riferi-to, peraltro, a poco meno di cinque mesi. Lenorme stabiliscono che nel corso di un anno il Pm10, vale a dire le polveri di diametro compreso fra2,5 e 10 micron, non deve superare per più di 35

volte la concentrazione di 50 microgrammi permetro cubo. In caso contrario, “il sindaco è tenu-to ad adottare tutte quelle misure e quei provve-dimenti finalizzati al contenimento delle sostanzeinquinanti” (limitazione al traffico veicolare, chiu-sura di cantieri etc.). L’anno successivo, nel 2005,a metà novembre gli sforamenti del Pm 10 eranogià più di 80. Il sindaco, in vista del caos veicola-re di Natale, invitò a programmare una serie dichiusure di alcune strade. Gli interventi mandaro-no in bestia la categoria dei commercianti delcentro. E veniamo al 2006, quando a gennaio eper due mesi, la centralina di piazzetta De Santisnon ha fornito alcun dato. A giugno, grazie a unfondo di 300mila euro della Regione, entrano infunzione le altre due centraline, quella di viaGarigliano (Santa Rosa) e quella di via Pitagora(Sette Lacquare), che operavano già da sei mesiin regime di “sperimentazione”. A fine dicembre ilPm 10, nonostante per tre mesi i dati non sonostati validati dall’Arpa, (in assenza di una conven-zione, per mancanza di fondi), hanno fatto regi-strare più di 35 superamenti.

Le centraline biologiche. Il rilevamento del-l’inquinamento in città è stato affidato anche adalcune stazioni di “monitoraggio biologico”. Unaconvenzione con la facoltà di Biologia dell’univer-sità di Lecce, ha consentito di posizionare, dal2005, una postazione di rilevamento nei pressi dipiazzetta De Santis. Sfruttando le reazioni agliagenti inquinanti di alcune piante, gli studenti uni-versitari hanno fornito una relazione sullo statodell’ambiente nel periodo di osservazione. Unesercizio puramente didattico ma di scarso valorepratico per la città. Una convenzione analoga èstata fatta dal comune di Lecce con la scuola pro-fessionale “De Pace”. Una collaborazione chedovrebbe continuare, ma scarsamente seguita, senon per l’aspetto didattico. C’è da dire che inItalia, le città capoluogo di provincia che supera-no ormai più di 35 volte la soglia di allarme delPm 10, sono circa il 60 per cento. In testa Verona,Mantova, Cremona, Milano. Ma questo non puòconfortare i nostri bambini e gli anziani, per i qualile patologie respiratorie, come l’asma e le bron-chiti, negli ultimi quattro anni sono triplicate.

Cesare Mazzotta

il tacco d’Italia 9 Aprile 2007

l’InquInAMentO fA 80

IL LIVELLO DI POLVERI SOTTILI NELL’ARIA PUÒ SUPERARE PER 35 VOLTE IL LIMITE DI SICUREZZA, DOPODICHÉ SCATTANOI PROVVEDIMENTI OBBLIGATORI PER LEGGE. A LECCE NEL NOVEMBRE 2005 SI ERA GIÀ A QUOTA 80SFORAMENTI

QUANDO I BAMBINI SONO DI TROPPOA Lecce esistono solo quattro asili nido: due in

gestione diretta e due in gestione indiretta (uno gesti-to dalla Lupiae Servizi e un altro gestito da un consor-zio vincitore di regolare gara). Gli asili a gestione indi-retta costano circa 400mila euro all’anno al Comune.Esiste poi l’asilo nido “Cuccioli d’oro” convenzionatoper altri 25 posti e gestito dalle suore “piccole ope-raie del Sacro cuore”, che si trova in via Dalmazia. Cisarebbe un altro asilo nel quartiere Leuca, ma damolti anni è abbandonato, nonostante l’elevata richie-sta di posti. Era nelle intenzioni del Comune ristruttu-rarlo ma recentemente è stata addirittura cambiatadestinazione d’uso.

Ogni asilo nido pubblico ha 60 posti disponibili.Le domande che arrivano ogni anno sono in media500, il che vuol dire che rimangono fuori circa 350bambini. Si potrebbero avere altri 30 posti negli asilipubblici ma manca il personale. Una legge regionalestabilisce che il personale vada assunto in base alnumero di bambini divezzi (da zero a un anno) e semi-divezzi (da uno a tre anni) ma le assunzioni di fattonon vengono fatte, anche se il Comune ha indetto unconcorso per assumere nuove puericultrici.

Quindi né nuovi posti di lavoro né nuovi asili, dalmomento che i nuovi piani delle opere pubbliche delComune non prevedono la costruzione di altri asili nidoa Lecce nonostante la legge finanziaria 2007 finanziproprio questo tipo di iniziative.

16° POSTO PER LE PISTE CICLABILI. SENZA PISTE

Il rapporto 2007 sugli Ecosistemi urbani presentauna classifica relativa alle piste ciclabili che vedeLecce al 16esimo posto su 83 città italiane che hannofornito i dati per l’indagine di Legambiente-IlSole24ore. Per stilare la graduatoria sono stati presi inconsiderazione quattro parametri:

– km di piste ciclabili in sede propria– km di piste ciclabili in corsia riservata– percorsi misti pedonali e ciclabili– zone con moderazione di velocità a 30 km/hQuesti parametri hanno concorso a formare un

unico indice che esprime i “metri equivalenti” di per-corsi ciclabili ogni 100 abitanti. Analizzando l’indice diciclopedonabilità, 16 città mostrano un valore superio-re ai 10 metri equivalenti, tra cui solo una città delSud Italia: Lecce.

Insomma, un posto d’onore in classifica per Leccecittà di ciclisti e di piste ciclabili.

Il Tacco, però, ha fatto un tour della città baroccae l’impressione è stata che i pochissimi ciclisti intravi-sti, facessero lo slalom tra le auto o tra le buche suimarciapiedi. Avremmo voluto allegare a questa bellanotizia una foto che documentasse il meritato16°posto ma ci siamo accorti che qualcosa non torna.Di parcheggi per le biciclette ne abbiamo visti pochis-simi e di piste ciclabili neanche l’ombra.

Chi si accontenta gode. Le aiuole che separano l’ateneo salentino dal circolo tennis (off-limits) sono gli unicispazi verdi di cui gli studenti possano usufruire

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il tacco d’Italia 10 Aprile 2007

Se si chiede ai leccesi come si vive nella lorocittà, sicuramente risponderanno che si vivebene, che si sta bene e che non hanno nulla dainvidiare ad altre città. All’indomani della pubbli-cazione delle classifiche del Sole 24 ore moltileccesi, soprattutto i politici, hanno protestato,per la scelta dei parametri che, dicono, penaliz-zano una città come Lecce, dove il clima, il sole,la vicinanza del mare e la “dolcezza” della vitanon compaiono nella classifica. Lord Byron, stu-dioso del mondo greco e levantino, diceva che“la civiltà di un popolo si valuta dall’amore che isuoi abitanti hanno per gli animali e dal compor-tamento a tavola”. Quindi dai dettagli; che nonsfuggono al forestiero, né agli “indicatori” ricono-sciuti dalle grandi organizzazioni, come l’Oms,l’Organizzazione mondiale della sanità.

A Lecce per esempio, il grande assente è ilverde pubblico, tanto che la classifica sull’Eco-sistema urbano stilata a ottobre scorso daLegambiente assegna al nostro capoluogo la 88^posizione, con 1,98 metri quadrati di verde perogni abitante. Ben lontana da città come Roma,Cuneo, Mantova, tutte al di sopra dei 20 - 25metri quadrati di verde pro capite. L’Oms ha fissa-to per questo indicatore della salute, il limiteminimo di 8 metri quadrati per abitante. D’altraparte la legge (decreto ministeriale 2 aprile 1968n. 1444) impone a chi costruisce immobili peredilizia residenziale, di riservare 18 mq per abi-tante, così suddivisi: 9 mq per parco giochi, sport;4,5 mq per asili, scuole materne e elementari; 2,5mq per parcheggi, in aggiunta alle superfici revi-ste e 2 mq per aree comuni di interesse religioso,sociale etc.

“Città sane”, no grazie. Ma cosa si intendeper aree verdi in una città? L’Oms ribadisce che siintendono: parchi pubblici, giardini, spazi apertiad esclusivo uso ciclabile e pedonale; con ecce-zione delle isole verdi spartitraffico e i cimiteri;attrezzature per lo sport e il tempo libero gratui-te; aree private accessibili e gratuite. Il “ProgettoCittà Sane” dell’Oms, raggruppa in rete i Comuniche aderiscono ai temi condivisi: la pianificazioneurbana per la salute; la valutazione di impatto disalute e l’invecchiamento in salute. In Puglia sonosolo 23 i comuni che hanno aderito. Tutti dellaprovincia di Bari e Foggia. Solo Fasano nelBrindisino. La provincia di Lecce e il Comunecapoluogo sono assenti. Il cuore di Lecce nonoffre spazi verdi fruibili, soffocata com’è dallecostruzioni addossate, senza il rispetto dellenorme urbanistiche. Guardando dall’alto, in unavisione satellitare, la città presenta solo qualchefazzoletto di verde. La Villa comunale, Villa Reale,i giardini della Prefettura, l’Aranceto di Fulgenzio,l’ex Enel, l’Istituto Delle Marcelline, l’area dell’o-spedale ex Fazzi e del Galateo, oltre al cimitero aPorta Napoli e il campo del Coni a Santa Rosa.Una ventina di ettari di cui solo tre-quattro sonoa disposizione dei cittadini. Il resto è off limits.Non esiste a Lecce un vero grande parco pubbli-co dove le mamme possano portare i bambini etrascorrere in sicurezza e salute il tempo libero,

lontane dai rumori e dalle polveri sottili. Oltre allaVilla comunale, nel cuore della città immersanello smog, negli ultimi anni l’amministrazionecomunale ha attrezzato altre aree a verde. Comeil parco Tafuro in via Corvaglia e i giardinetti difronte all’Acquedotto. Una contesa politica infini-ta ha svilito anche la funzione dell’ex ParcoCorvaglia a San Pio. Gli indicatori dell’Oms dichia-rano “fruibile” una struttura quando si può rag-giungere a piedi in 15 minuti circa oppure quan-do dista dalla residenza non più di 300 – 400metri. In questi ultime settimane qualche candi-dato alla poltrona di sindaco ha promesso di rea-lizzare quattro parchi urbani, attorno alla città.Una promessa che ci auguriamo che vada inporto, perché Lecce ha bisogno di elevare la qua-lità della vita.

Cesare Mazzotta

OttO cOntRO 1,98.Il veRde? un OptIOnAl

Nasce nel 1948 con lafondazione dell’omonimaassociazione sorta su iniziati-va, tra gli altri, di RobertoMemmo, Giuseppe CodacciPisanelli e Mario Stasi, ilprimo Circolo tennis delSalento (all’epoca in Pugliane esistevano solo tre, aBari, Molfetta e Taranto).Chiesero in concessione,all’allora sindaco NicolaNacucchi, il terreno conannesso il capannone (l’at-tuale club house) che duran-te la seconda guerra mondia-le era stato utilizzato comedeposito dei mezzi militaridelle truppe alleate e comestalla. Dopo la realizzazionedi due campi da tennis, fuinaugurato la domenica dellePalme del 1950.

La convenzione con ilComune è stata sempre rin-novata tranne dal 1970 al1990, periodo in cui il rap-porto non fu regolamentato

da alcun accordo scrittoanche se di fatto il parcovenne utilizzato dall’associa-zione, come sempre. Nel1990 il sindaco Corvaglia rin-novò la convenzione per altri15 anni e alla scadenza (7luglio 2005), la sindaca Poliha concesso la proroga di unanno. Dal luglio 2006 dun-que, il Circolo tennis continuaad essere utilizzato dall’asso-ciazione ancora una voltasenza contratto ma sonostate avviate le trattative peril rinnovo: l’Amministrazionecomunale ha chiesto l’au-mento dell’affitto (attualmen-te 3.500 euro l’anno), darimodularsi in base al conteg-gio del valore locativo comeimmobile commerciale. Dal1948 ad oggi tutte le operedi infrastrutturazione sonostate realizzate a spese del-l’associazione, tranne per idue milioni dell’avviamento,dati dal Coni (una cifra per

l’epoca molto elevata). GinoStorace, presidente del circo-lo tennis, avvocato, così com-menta l’attesa della firmadella convenzione da partedel Comune: “Alla scadenzadella convenzione ci venneproposto di spostare il circoloin altro luogo, ma si trattavadi una proposta inaccettabileperché sarebbe stato comegettare al vento tutti i soldispesi. In realtà meriteremmodi non pagare nulla, perchéforniamo un servizio allacittà. Infatti qualsiasi cittadi-no può usufruire del verdedel circolo tennis, anche senon possiamo far usare icampi gratuitamente, perproblemi economici. Ci man-teniamo grazie alle quote diiscrizione dei soci. Nessunaaltra istituzione ci aiuta,tranne la Regione Puglia, inoccasione dei trofei interna-zionali”.

Valeria Potì

L’OMS (ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ)

FISSA IN OTTO METRI QUADRATIIL VERDE PUBBLICO “MINIMO”

PER ABITANTE. OGNI LECCESE

NE HA A DISPOSIZIONE 1,98. E IL “POLMONE” PUBBLICODEL CIRCOLO CITTADINO È CEDUTO AI PRIVATI

PER 3500 EURO L’ANNO

cIRcOlO tennIS: veRde pubblIcO, MA peR pOchI

Il cASO

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il tacco d’Italia 11 Aprile 2007

cASe pOpOlARI: dA dIecI AnnI In AtteSA dI un bAndOdi Flavia Serravezza

CChe le richieste di case popolarinel capoluogo salentino siano inaumento non è una novità. Cheda dieci anni non si possa farrichiesta al Comune di Lecce diuno dei 2.441 alloggi di “Ediliziaresidenziale pubblica” (Erp) messia disposizione dall’Istituto auto-nomo case popolari (Iacp) è unoscandalo.

L’ultimo bando pubblico perl’assegnazione delle case popolariè stato deliberato dal Comune nel1997 e le domande dei richiedentisono state presentate nel 1999. Illavoro per l’accertamento deirequisiti si è protratto per cosìtanti anni che siamo giunti allapubblicazione della graduatoria,che tiene conto dei requisiti socio-economici di chi fa domanda, sol-tanto il 12 settembre 2006. Vale adire, lo scorso anno, dopo quasidieci anni di attesa. Una vergogna,se si considera che la legge regio-nale 54 del 1984 prevede che tuttii Comuni provvedano ad aggiornare

le graduatorie “almeno biennal-mente”.

Soltanto un’ottantina di casesono state assegnate fino ad oggisu 428 idonei, che comunque pre-sto riceveranno una casa, magariproprio sotto elezioni, come sefosse un favore, non un diritto. Ilproblema è che è lecito pensareche nell’arco di quasi dieci anni, lasituazione economica di quellefamiglie che hanno fatto domandanel lontano 1999, possa esserecambiata. Qualcuno potrà avervinto alla lotteria, qualcun altroavrà trovato un lavoro più remune-rativo o l’aiuto di qualche amico oparente. Nello stesso tempo, invece,tantissimi altri nuclei familiari chehanno ricevuto uno sfratto o hannoavuto figli e non sanno dove anda-re, non hanno potuto nemmeno farerichiesta di alloggio perché la gra-duatoria fa riferimento alle doman-de presentate 1999 e l’aggiorna-mento biennale previsto dalla leggeregionale non viene fatto.

SONO PASSATI DIECI ANNI TRA LA PUBBLICAZIONE DEL BANDO DA PARTE

DEL COMUNE, PER L’ASSEGNAZIONE

DI UN ALLOGGIO POPOLARE E LA PUBBLICAZIONE DELLE GRADUATORIE.

NEL FRATTEMPO CHI HA FATTODOMANDA HA DOVUTO

CERCARSI UN’ALTERNATIVA. LA LEGGE PERÒ IMPONE

UN BANDO OGNI DUE ANNI. MA SE NON C’È IL BANDO NON SI PUÒ PRESENTAREDOMANDA. IN DIECI ANNI

IL COMUNE AVREBBE DOVUTOPUBBLICARNE CINQUE,

NON UNO SOLO

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Ci dice Sandra Zappatore, diret-tora generale dello Iacp della pro-vincia di Lecce: “C’è un esercito difamiglie, soprattutto di giovani cop-pie con figli, che vorrebbe una casama non può fare domanda perchél’ultimo bando è stato deliberato nel‘97. Alle famiglie che vengono da noiper rivendicare un alloggio, spieghia-mo che la domanda andava presen-tata nel 1997. Ci rispondono chedieci anni fa non avevano figli equindi non avevano bisogno dellacasa: come si fa a dar loro torto?Spetta al Comune anche fare deiregolari controlli per vedere se sussi-stono casi di decadenza dell’allog-gio, verificare se ci sono stati deces-si e sulla base di queste informazio-ni pubblicare nuovi bandi e aggior-nare le graduatorie. Con un maggio-re controllo, tra quei 2.441 alloggiErp di Lecce, scoveremmo chissàquanti casi di alloggi che non sonorealmente abitati. Non è che biso-gna attendere l’esaurimento dellagraduatoria o la costruzione di nuovialloggi per emettere graduatorie –aggiunge -. Le abitazioni si liberanoe occorre prima razionalizzare ilpatrimonio abitativo pubblico e poicostruire nuove case. Le case nondevono essere lasciate in preda aivandali o occupate da chi non ha irequisiti. È una guerra tra poveri. Cisono alloggi liberi di cui lo Iacp hadato comunicazione per tempo alComune di Lecce e che non vengonoassegnati. Sono case murate perchéquando passa molto tempo il tam-

tam nelle case popolariconsente ad altri poveridi entrare abusivamentee di beccarsi anche unadenuncia penale daparte dello Iacp perchéobbligato a farlo”.

buROcRAzIA lentA, MA lAlegge e’ legge

Funziona così: il Comune è tenutoa pubblicare un bando di concorso(secondo la legge almeno ogni dueanni) dove indica i requisiti per parte-cipare all’assegnazione degli alloggiErp. Poi viene fatta una prima istrutto-ria dal Comune e le domande con unpunteggio provvisorio vengono inviatead una Commissione provinciale (nellaProvincia di Lecce ce ne sono tre: unaa Lecce, una a Maglie e una aGalatina) presieduta da un magistratoe composta da sindacati degli inquili-ni, da un esponente dello Iacp diLecce e da un esponente del Comune.La Commissione controlla la veridicitàdei requisiti con cui è stata stilata lagraduatoria provvisoria e successiva-mente rinvia gli atti al Comune per lapubblicazione della graduatoria defini-

tiva. Sempre il Comuneemette poi i decreti diassegnazione e solo allo-ra entra in causa lo Iacpper la sottoscrizione delcontratto.

Nel caso del Comune di Lecce,questa procedura amministrativa èavvenuta nell’arco di quasi dieci anni.

vIveRe AI MARgInI. SAn pIO e IlquARtIeRe feRROvIA

Secondo l’articolo 7 delRegolamento per la locazione e l’usodegli alloggi di Edilizia residenzialepubblica, spetta al proprietario (Iacp inquesto caso) il “mantenimento dell’im-mobile e le riparazioni necessarie.All’inquilino spettano gli oneri per lamanutenzione ordinaria”. Gli inquilinidelle case popolari di proprietà delloIacp pagano un affitto che va da unminimo di 25 ad un massimo di 100euro. Per la manutenzione straordinariadegli stabili l’Ente utilizza i finanzia-menti regionali: uno studio sull’anda-mento dei flussi finanziari evidenziache lo Iacp di Lecce non ha ricevutoalcun nuovo finanziamento dal 1998 al2004, periodo in cui è stato presidente

della giunta regionale Raffaele Fitto. Lamancanza di questi finanziamenti,secondo quanto dichiara la direttoragenerale dell’Istituto autonomo casepopolari, ha comportato un degradovisibile nei fabbricati. La situazione ècambiata nel 2005, quando, spiega laZappatore, sono state inserite in bilan-cio delle somme consistenti provenientidal “Piano straordinario casa” dell’as-sessore regionale all’Assetto del territo-rio Angela Barbanente. “Ma non bastasistemare gli edifici popolari quandol’ambiente è degradato, non ci sonoparchi per bambini, aiuole e verde pub-blico”- conclude.

Nell’ottica della riqualificazionedelle zone periferiche dove insistono lecase popolari, lo Iacp ha sottoscritto20 protocolli d’intesa con i Comuni tesialla presentazione di altrettanti proget-ti. Il Comune di Lecce ha manifestatol’intenzione di partecipare a quest’ini-ziativa per la riqualificazione dell’areadegradata che si trova alle spalle dellastazione ferroviaria. In quel quartiere loIacp ha deciso di demolire parte deifabbricati e di procedere alla costruzio-ne di nuovi alloggi. “Noi speriamo che ilComune di Lecce – conclude Zappatore- voglia prendere in considerazioneanche il quartiere San Pio che versa inun condizioni disastrose. Al momento,invece, ci risulta che il Comune abbiaintenzione di escludere dalla riqualifi-cazione l’area in cui si trovano le casepopolari di San Pio. Un forte segnale diesclusione sociale delle periferie: se isoldi vanno tutti al centro della città èuna scelta, e a pagarne le conseguenzesono i più poveri”.

Il bAndO che nOn c’è SANDRA ZAPPATOREDirettora generale dello Iacp della provincia di Lecce

Realizzate di recente da aziende appaltanti delComune di Lecce, le cosiddette “case-parcheggio” per dis-abili di via per Monteroni, risultano “invivibili”. Infiltrazioni eallagamenti, umidità, crepe, continua puzza di gas e degra-do ambientale della zona in cui sorge lo stabile, in prece-denza destinato a diventare una scuola (ma poi abbando-nato per molti anni), spingono alcuni assegnatari deglialloggi a fare continue proteste. Attualmente solo 13 dei 20appartamenti del complesso sono abitati. Paradossalmenteall’interno della struttura mancano ascensori e pedane. Lechiavi degli alloggi sono state consegnate nel mese di gen-naio 2005, ma già dopo quattro mesi i cittadini hanno pre-sentato un esposto al Comune per denunciare le condizionial limite della vivibilità. A ciò hanno fatto seguito un espo-sto alla Polizia ed alla Questura di Lecce per denunciare ildegrado ambientale attorno all’edificio (siringhe negli pseu-do-giardini, cantieri aperti, ecc.) e la consegna nelle manidel sindaco di Lecce, nel mese di aprile 2006, di un cd confoto-denuncia. I lavori di intervento hanno risolto poco. Perl’area circostante l’edificio, una delibera della Giunta comu-nale del 15 ottobre del 2001 prevedeva la costruzione diun parco per i disabili. In realtà la zona è meta assidua ditossicodipendenti e nomadi che trovano rifugio nel “rustico”in costruzione, adiacente alle case-parcheggio, e destinatoa diventare, se i lavori continueranno mai (sono iniziati piùdi dieci anni fa e mai conclusi per mancanza di fondi), unapalestra per i bambini della vicina scuola elementare e pergli stessi disabili. Da poco tempo, però, una centralina adalta tensione che alimenterà la rete del filobus di Lecce è

stata collocata proprio al centro del futuro parco per dis-abili che quindi difficilmente vedrà la luce. Il sindacoAdriana Poli Bortone aveva promesso (17 gennaio scorso)di trovare una nuova sistemazione temporanea alle fami-glie, in attesa di concludere le ristrutturazione. Ma sonoancora lì che aspettano. Il candidato sindaco per il centrodestra, Paolo Perrone, si è poi recato in visita con telecame-re al seguito, concludendo che molti cittadini sono soddi-sfatti della condizione abitativa.

Ma l’aver creato una sorta di ghetto per i disabili nonfacilita la risoluzione dei problemi. Lecce è in controtenden-za rispetto al resto delle città d’Italia dove, nell’assegnazio-ne delle case popolari, i disabili hanno una riserva per ognistabile in modo da favorire la loro integrazione in un conte-sto di normalità.

Dice Carlo Benincasa, consigliere comunale (Ds) cheha denunciato lo stato di abbandono delle case per disabi-li: “La spesa per i servizi sociali a Lecce è diminuita del 7%

rispetto allo scorso anno mentre Roma la aumenta ognianno del 24%. Siamo in netta controtendenza e a farne lespese sono i cittadini, soprattutto quelli più deboli che vivo-no nelle periferie. Il problema case viene sottovalutato. Nonvengono aggiornate le graduatorie per l’assegnazione dellecase-parcheggio che non dovrebbero essere occupate per-manentemente perché servono per le emergenze, come icasi di sfratto. Di fatto non esistono bandi e queste casevengono assegnate discrezionalmente, senza alcun criteriooggettivo. Eppure ci sono oltre 400 richieste di case-par-cheggio al momento. C’è poi scarsa attenzione ai problemidella prima infanzia e della terza età ed un forte interesseper le cose futili, come il relaxarium per i dipendenti comu-nali. Si riducono i contributi per le famiglie bisognose e sisganciano i servizi sociali dalla gestione diretta del Comuneper creare un’Istituzione che costa 300mila euro l’anno trapresidente, componenti del consiglio d’amministrazione edirettore. Di questo passo, con tutti questi sprechi, Leccefinirà come Taranto”.

le cASe peR dISAbIlI e Il pARcO SOStItuItO dA un centRAlInA

PER LA MANUTENZIONE STRAORDINARIA DELLE CASE POPOLARI LO IACP UTILIZZA I FINANZIAMENTI REGIONALI: MA LO IACP NON HA RICEVUTO SOLDI DAL 1998 AL 2004, PERIODO IN CUI È STATO PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE RAFFAELE FITTO

Il cASO

Alta tensione nelle case-parcheggio. Nello spazio dove dovrebbe nasce un parco per disabili è stata collocatauna centralina ad alta tensione per l’alimentazione della rete di filobus

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Può un disabile andarsene in giro per la cittàbarocca con la sua carrozzella? A dare una rispo-sta a questa e ad altre domande sono le parole egli scatti di Enrico Romano, architetto, che nel2005 ha realizzato un reportage fotografico daltitolo “Disastro Lecce”, in cui ha immortalato tuttigli ostacoli che un paraplegico incontrerebbe sedecidesse di uscire da solo a fare una passeggiata:rampe che finiscono contro pali e alberi, marcia-piedi troppo stretti per far passare le carrozzelle ealtri frammenti di città che mostrano la totalemancanza di attenzione delle norme tecniche perla viabilità.

Lecce può essere considerata una città amisura di disabile?

“No, non ancora; resta moltissimo da fare,soprattutto per ciò che attiene alla totale indipen-denza di movimento e mobilità dei disabili”.

Hai mai presentato al Comune le foto del suoreportage?

“Il 23 maggio 2005 l’associazione

Leccecittàplurale mi invitò a presentare il reporta-ge in un convegno che trattava il tema del degradourbano. In quell’occasione era presente un asses-sore comunale e ciò mi spinse a non presentare alComune di Lecce le foto, sperando che quel qual-cuno, dopo averle viste, si sentisse in dovere difare qualcosa”.

Come mai il problema “barriere architettoni-che” è passato spesso inosservato a Lecce?

“Non si ha ancora piena coscienza del proble-ma. Le barriere architettoniche, le rampette (tantoper intendersi) non si possono costruire alla gior-nata, devono essere programmate in un progettoche preveda l’adeguamento dell’esistente e,soprattutto, deve entrare nella coscienza di ognunodi noi il principio che, quando si costruisce unmarciapiede, questo possa essere percorso dachiunque. Vorrei far notare che le rampe servononon solo ai disabili ma anche agli anziani, agliinfortunati, alle mamme ed i papà che spingono unpasseggino”.

“SOnO dISAbIle, quIndI leccenOn fA peR Me”

1 - PARCHEGGIO PER DISABILI zona San Lazzaro: la maggior parte dei parcheggi per disabili a Lecce non prevede poiuna rampa che consenta al disabile di salire sul marciapiede (come prevede la legge), una volta sceso dalla macchina,come in questo caso. Inoltre affinché una carrozzella possa circolare, il marciapiede deve avere una larghezza pari a90 cm. Il marciapiede nella foto è largo 70 cm.2. – RAMPA SBAGLIATA: questa tipologia di rampa va bene su marciapiedi più ampi e che dopo la fine della stessa rampapresentano una ulteriore larghezza non inferiore ad un metro. Risulta evidente, inoltre, che il palo del semaforo nonconsente il transito alla sedia a rotelle.3 - CARTELLO STRADALE TROPPO BASSO: L’altezza che intercorre tra il piano di calpestio e la parte più bassa del car-tello apposto sul palo è pari a 1, 50 metri. L’altezza minima prevista per legge deve essere non inferiore a 2,20 metri.

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CITTÀ DI CULTURA , MA SENZA LIBRIIncredibile ma vero: Lecce città d’arte e di cultura non ha

una biblioteca comunale. Ne esiste una, ma è della Provincia, labiblioteca “Sigismondo Castromediano”. Più un centro di ricercache un luogo di aggregazione per studenti, ruolo cui dovrebbeassolvere una biblioteca comunale, luogo gratuito e protetto doveincontrarsi, leggere, ascoltare musica, leggere i giornali, vedere unfilm, navigare su internet. Tutto questo a Lecce non si può fare inuno spazio pubblico.

Con grande enfasi la sindaca Poli ha annunciato la sua idea:a Lecce sorgeranno non una, ma cinque biblioteche, una per ogniquartiere, ed a ciascuna corrisponderà un colore e relativo tema.Non essendo chiaro quando, dove, come sorgeranno le cinquebiblioteche, siamo andati a verificare. Abbiamo così scoperto chesi tratta solo di buoni propositi: non solo non sono ancora statiindividuati i locali pubblici da destinare alle biblioteche che,come si sa, devono rispondere a precisi requisiti di sicurezza. Maancora non si sa quanti soldi serviranno per mettere in sicurezzae adeguare alla nuova destinazione dei locali che ancora non sisa dove sorgeranno; non si sa quanti saranno gli addetti, comesaranno pagati e con quali soldi. Non si sa di conseguenza entroquando saranno inaugurate le biblioteche, ma presumiamo chenon saranno tempi brevi. Però è stata prevista una piccolasomma per “l’avviamento”. Di che cosa?

Ci fa sapere Anna Maria Perulli, dirigente comunale, respon-sabile del settore cultura: “Per quanto riguarda i costi, nella deli-bera approvata dalla giunta in data 12 febbraio 2007, è stata pre-vista una somma minima per l’avviamento delle cinque bibliote-che, e cioè per l’allestimento, l’inventariazione, catalogazione,schedatura dei testi in dotazione, acquisto di segnaletica ecc. Gliobiettivi previsti si svilupperanno nel tempo e saranno raggiunticompatibilmente con la realtà di partenza e le risorse disponibili”.

La piccola somma è simbolica: duemila euro per biblioteca.Entro quando verranno realizzate? Sono già iniziati i lavo-

ri? Ci fa sapere Perulli: “Attualmente si sta procedendo ad indivi-duare dei locali dove implementare le cinque biblioteche. Si pre-vede che saranno inaugurate nel più breve tempo possibile”.

Insomma, una bella idea, quella della sindaca Poli. E basta.

“La mancanza di progettualitàrappresenta un serio problema perla città: i servizi sono scarsi, c’èuna forte differenza tra il centro ele periferie fortemente degradate equesto contribuisce a generareemarginazione e violenza. I servizisono inefficienti. Mancano gli asilinido, uno studio dei tempi e deibisogni di questa città. Basterebbefar aprire un po’ prima gli asili efarli chiudere dopo la fine dell’ora-rio di lavoro per renderli già piùefficienti. Mancano le bibliotechepubbliche. C’è una scarsa attenzio-ne rivolta alla terza età: non cisono servizi di assistenza, esistonopochissimi centri di svago dove glianziani vengono parcheggiati. C’èuna politica dell’apparenza che nonpotrà mai risollevare la qualitàdella vita di Lecce.

La verità è che questa è unacittà che ha gli specchi e le toppeal sedere”.

Luigi Mariano,dirigenteNazionale delmovimento didifesa del citta-dino

LA CITTÀ CON GLI SPECCHI E LE TOPPE AL SEDERE

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Fosse stato per il Comune di Monteroni lacausa davanti al Tar per il Polo Umanisticonon sarebbe mai arrivata a sentenza. Una

sentenza che, com’è noto, lo scorso mese di feb-braio ha dato ragione al Comune di Monteroniche aveva impugnato tutti gli atti con cuil’Università del Salento, la Regione Puglia e ilComune di Lecce avevano ratificato l’individua-zione del sito in cui, con un investimento di oltre50 milioni di euro, costruire il Polo Umanistico,cioè alle spalle della Manifattura Tabacchi diLecce su un terreno a prevalente destinazioneagricola, secondo il vigente Prg leccese. In talmodo veniva bocciato, fra gli altri, il sito diMonteroni, nei pressi di Ecotekne, su terreni che ilPrg monteronese ha destinato a insediamenti uni-versitari. Dopo aver fatto ricorso al Tar è accadu-to che, forte di una proposta di mediazione fattadal presidente della Provincia di Lecce GiovanniPellegrino al rettore Oronzo Limone, in base allaquale l’Università del Salento avrebbe dovutoscorporare dal Polo Umanistico la facoltà diGiurisprudenza, lasciandola a Monteroni, propo-sta che il rettore aveva ritenuto interessante, lagiunta comunale di Monteroni, presieduta dal sin-daco Marcello Manca, aveva dato mandato aisuoi avvocati di chiedere ai giudici prima un rin-vio dell’udienza fissata per il 21 novembre scor-so, poi un altro rinvio per l’udienza del 20 dicem-bre scorso ed infine, con delibera di giunta n. 19del 23 gennaio scorso, ha dato mandato ai suoilegali di chiedere al Tar la definitiva cancellazione

della causa dal ruolo per l’u-dienza che si sarebbe tenuta ilgiorno dopo. E questo sulla base diuna proposta mai ratificata da alcunaccordo scritto. Insomma, fosse statoper il Comune di Monteroni la sentenzache lo ha visto vittorioso non ci sarebbe maistata. Perché allora si è andati avanti con lacausa? “Noi non possiamo accettare la cancella-zione di una causa dal ruolo se tutte le parti,ricorrenti e resistenti, non sono d’accordo”, hadetto a tal proposito il presidente del Tar, AldoRavalli. Ed in effetti, nell’udienza del 24 gennaio,a dirsi inspiegabilmente contraria alla cancella-zione della causa, e quindi alla cessazione delcontendere, è stata proprio l’Università delSalento che poi la causa l’ha persa, dimentica diun detto popolare salentino che dice “meglio untristo accordo che una causa vinta”.

IL

il tacco d’Italia 16 Aprile 2007

IL COMUNE DI MONTERONI HA CHIESTO AL TAR DI CANCELLARE DAL RUOLO LA CAUSA CONTROL’UNIVERSITÀ DI LECCE PER LA COSTRUZIONE DEL POLOUMANISTICO. IL PRESIDENTE DEL TAR NON HA ACCETTATO DI FARLO E MONTERONI HA VINTO. ANDANDO EVIDENTEMENTE CONTRO LE SUE REALI INTENZIONI

Il settore dell’edilizia è in crescita nel Salento e a Lecce in modo partico-lare. Abbiamo evidenziato (cfr. pagina 8 e lo speciale edilizia “Il Salentoche cresce) come il mercato immobiliare leccese sia il più dinamico del

Mezzogiorno. Ma ci sono dei “casi strani” i cui risvolti sfuggono alla crona-ca. Come per esempio quello del Polo umanistico e quello della speculazio-ne edilizia probabilmente messa in atto dalla società anomina lussembur-ghese Iskenia. Della quale siamo riusciti ad aprire le “scatole cinesi”. Duecasi esemplari di come i grandi interessi in gioco modifichino l’urbanisticaa Lecce.

Inchiesta// //Speculazioni edilizie a Lecce//Casi strani

le MAnI SullA cIttà

di Alfredo Ancora

pOlO uMAnIStIcO.MOnteROnI cOntRO Se SteSSO

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le pRIMe denunceIl primo a paventare il pericolo di una colos-

sale speculazione edilizia ai margini di Lecce, èMario De Cristofaro, il quale farà seguire alle sueconferenze stampa un esposto alla Procura dellaRepubblica. In seguito Luigi Mariano, avvocato,presidente del Movimento difesa del cittadino,denuncia pubblicamente una probabile specula-zione immobiliare di grosse proporzioni che sistarebbe consumando alla periferia est di Lecce,in località Torre Veneri, tra via Pomellato e via CaioPomponio e lungo la vecchia strada per Frigole.

Il territorio della località Torre Veneri è scarsa-mente antropizzato, apprezzabile per il suo valorepaesaggistico ed ambientale, poiché è prossimo alParco regionale Bosco e paludi di Rauccio.

Inoltre, l’area suscita interesse per le possibili-tà offerte allo sviluppo di strutture ricettive e turisti-che, poiché è orientata verso l’asse per SanCataldo, la marina di Lecce. La tangenziale est, col-lettore delle principali arterie stradali che giungonoal capoluogo, ne ha accresciuto l’accessibilità.

Una società anonima ha acquistato, nellazona in questione, 286mila metri quadrati di ter-reno agricolo, al costo di 1,86 euro al metro qua-drato, per un valore complessivo di circa 500milaeuro, con un contratto stipulato nel 2004 pressoun notaio di Gioia del Colle.

Se tali terreni dovessero diventare edificabili,il loro valore centuplicherebbe fino a raggiungereil valore di circa 56 milioni di euro.

Protagonista di questa sospetta operazione èla Iskenia S.a., una società anonima con sedelegale nel Granducato del Lussemburgo.

Il Lussemburgo è un piccolo paese che, puressendo tra i fondatori dell’Unione Europea, godedi un regime fiscale molto favorevole per le socie-tà e di un normativa commerciale che rendemolto difficile risalire alla identità dei proprietaridelle partecipazioni azionarie e dei capitali.

Tuttavia, una ricerca condotta sul BollettinoUfficiale delle Società e delle Associazioni delGranducato del Lussemburgo ha permesso diricostruire, per sommi capi, alcune vicende socie-tarie della Iskenia.

fugA dI nOtIzIe Sul pug

È una questione di primaria importanza com-prendere chi siano i reali proprietari di Iskenia.Nell’ipotesi in cui gli acquirenti di quei suoli sianorealmente cittadini lussemburghesi, probabilmentele plusvalenze prodotte nella speculazione nonsaranno reinvestite sul nostro territorio. Nel caso,invece, si tratti di personaggi italiani, occorre accer-tare che la creazione di società di comodo non siaservita a compiere illeciti fiscali o, peggio ancora,reati contro la Pubblica amministrazione. Infatti, ilsospetto che emerge è che una fuga di notizieabbia riguardato i lavori preliminari al nuovo P.U.G.(Piano Urbanistico Generale) di Lecce, scatenandouna corsa all’accaparramento dei poderi, da partedi soggetti in grado di conoscere in anticipo le areeche avrebbero visto rivalutato il loro valore in segui-to al cambio di destinazione, da agricolo ad edifi-cabile. Conseguentemente, gli ignari piccoli pro-prietari avrebbero ceduto una potenziale enormericchezza per pochi spiccioli di euro, in forza di unvero e proprio raggiro. Il P.U.G. dovrà modificare ladestinazione dei terreni, senza il quale tutta l’ope-razione finanziaria fallirebbe.

di Giuseppe Finguerra

IN LOCALITÀ TORRE VENERI,LUNGO LA VECCHIA STRADA

PER FRIGOLE, 28 ETTARI DI TERRENO AGRICOLO SONO STATI VENDUTI

AD UNA SOCIETÀ ANONIMADEL LUSSEMBURGO,

L’ISKENIA. UNA COLOSSALE

SPECULAZIONE EDILIZIA DI CUI NON SI CONOSCE IL VERO BURATTINAIO

La Iskenia S.a., con sedelegale in rue Henri Shnadt, 4, inLussemburgo, è stata costituita il23 dicembre 2002 ed iscritta nellocale registro delle imprese il 15gennaio 2003. Il capitale socialeè suddiviso in mille azioni, suddi-vise in parti uguali tra la societàOptimo Finance Holding S.a e laEcoprest S.a.. Le società Optimoed Ecoprest hanno in comuneanche due amministratori, che, aloro volta, fanno parte anchedella società Ecogest S.a..Ecoprest ed Ecogest hanno ancheesse la sede legale in rue HenriShnadt, 4. L’attività principale diEcogest è lo svolgimento di peri-

zie contabili e di domicilazioni edè collegata, inoltre, a FiduciarieCentrale du Luxemburg S.a., col-legata, a sua volta, a Ficel Group.

Nel Consiglio di amministra-zione di Iskenia vi sono tre com-ponenti di nazionalitàLussemburghese, uno dei quali èCamille Weiss, imprenditore deitrasporti, nonché componentedella rappresentanza permanentedel Lussemburgo presso l’UnioneEuropea. È, presumibilmente, uncosiddetto prestanome, nonchéprofessionista dalle elevate capa-cità, efficiente e riservato come lesocietà anonime che amministraal servizio di chi non vuole appa-

rire. Gli altri due amministratoriricorrenti sono Armand Distave eRaymond Le Lourec. I servizi offer-ti sono consultabili al sitowww.ficel.lu.

I gruppi societari come quel-lo cui appartiene la Iskenia sioccupano di costituire societàdavanti ai notai, mettono a dispo-sizione una sede sociale, nonchégli organi di controllo e di gestio-ne. Curano la gestione di compa-tibilità, elaborano le dichiarazionifiscali, calcolando tasse e impo-ste, preparano e tengono leassemblee generali ordinarie estraordinarie, gestiscono la corri-spondenza.

Percorrendo la Tangenziale est di Lecce, accade di guardare distrattamente il dimes-so paesaggio bucolico che si allunga fino ai primi palazzoni dei quartieri perifericidel capoluogo. Ingenuamente si pensa che solo pacifici armenti possano trovare

qualcosa di appetitoso in quella brughiera. Ma essa è appetibile anche agli speculatori.Infatti, una società anonima ha acquistato la proprietà di una considerevole parte di queiterreni agricoli. Se il prossimo Piano Urbanistico ne muterà la destinazione, renderannoenormi profitti. I fatti ricordano le vicende de Le mani sulla città. Ma non è finzioneimpressa sulla pellicola di un vecchio film in bianco e nero. È realtà di cronaca dipana-ta a tinte fosche dinanzi agli occhi.

eccO (quASI) tuttO quellO che c’è dA SApeRe Sull’ISkenIA

ISkenIA e lA Retelecce-luSSeMbuRgO

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ISkenIA e pug dI pARI pASSO

Il sospetto è alimentato dalla coincidenzatemporale tra la costituzione di ISKENIA e l’iniziodell’iter per la redazione del nuovo P.U.G..

Nel 2003, lo stesso anno della costituzione diIskenia, i Dirigenti dell’Ufficio Urbanistico delComune di Lecce stabiliscono con unaDeterminazione di procedere alla redazione delD.P.P. (Documento Programmatico Preliminare alPiano Urbanistico Generale), con la relativa predi-sposizione di un gruppo di lavoro interno. Infatti,la città di Lecce necessita da tempo di un nuovopiano di sviluppo urbanistico che rifletta i notevo-li cambiamenti sociali e territoriali avvenuti nelcorso di quasi vent’anni. L’ultimo strumento dipianificazione urbanistica, il Piano RegolatoreGenerale, risale al 1990.

Una ulteriore Determinazione, successiva allaredazione di una bozza di D.P.P., alla fine del

2004, contiene la nomina di un gruppo di profes-sionisti esterni per incarichi individuali di consu-lenza. All’inizio del 2005, il Consiglio Comunaleapprova il D.P.P., disponendo di procedere allaredazione del P.U.G.. In seguito, e senza ragioneevidente, l’iter di redazione del P.U.G. subisce undrastico rallentamento. Infatti, l’attività del grup-po di lavoro incaricata alla elaborazione delPiano Urbanistico è rimasta totalmente riservatafino ad oggi ed il gruppo di consulenti esterni,dopo alcune riunioni preliminari, non è consulta-to da oltre un anno.

le InteRROgAzIOnI

Tali circostanze sono state oggetto di duediverse interrogazioni presso sedi istituzionali. Laprima, è del consigliere regionale AntonioManiglio, il quale ha denunciato nel Consiglio

regionale che il procedimento di elaborazione delP.U.G. del Comune di Lecce, a distanza dei dueanni trascorsi dal D.P.P., è stato totalmente sot-tratto a qualsiasi confronto pubblico con associa-zioni, professionisti, categorie, cittadini, verosimil-mente a causa di lotte di potere finalizzate al per-seguimento di interessi speculativi.

La seconda, è di Teresa Bellanova (deputataDs) la quale ha richiesto al ministrodell’Economia di risalire all’identità dei reali pro-prietari dei terreni oggetto della speculazione,attraverso Iskenia. Il sistema di società a scatolecinesi rende difficile risalire all’interesse origina-rio dell’investimento e vi è il pericolo che possanascondere una operazione di riciclaggio daparte della criminalità organizzata. Nel frattempo,il caso Iskenia interessa anche la Procura diLecce, che ha iniziato un’attività d’indagine, affi-data ad un magistrato del pool per i reati controla Pubblica Amministrazione, contro ignoti esenza specifiche ipotesi di reato.

Come ha iniziato ad indagare sullaIskenia?

“Mario De Cristofaro, candidato sin-daco di centrodestra, ha diffuso la noti-zia di una speculazione immobiliare digrosse proporzioni. Da parte mia, hoeseguito semplici visure camerali suIskenia, per capirne la struttura societa-ria. L’indagine è stata difficoltosa, perchéha interessato una miriade di società,ma ha permesso di giungere alla societàfiduciaria a capo della holding, la FicelGroup. Ne fa parte Camille Weiss, mem-bro di un gruppo di dieci top manager,la cui professione è proprio quella dicostituire società. Hanno un rapporto

fiduciario con i propri clienti e permetto-no di nascondere la loro identità, per leragioni più disparate. Ho sospeso l’inda-gine quando mi sono accorto che dallacatena di società fiduciarie era impossi-bile risalire ai reali proprietari. Il mecca-nismo era fatto apposta per non venirnea capo. Costituire società inLussemburgo comporta vantaggi fiscali erende difficile una eventuale indaginedella magistratura”.

Ritiene che possano derivare peri-coli per gli interessi pubblici?

“Il dato oggettivo è che tutta que-sta copertura è inusuale, anche dovessetrattarsi di una semplice speculazione

edilizia. L’atto notarile d’acquisto èstato fatto lontano da Lecce con unasocietà anonima. Non possiamo fare unregalo a gente che si nasconde. Se iproprietari sono veramente lussembur-ghesi, il Comune di Lecce deve convo-carli per proporre un uso che non impo-verisca la città. Altrimenti, le plusvalenzecreate dalla operazione andranno all’e-stero senza essere reinvestiti, almeno inparte, nella città.

Ma c’è anche l’ipotesi che i pro-prietari possano essere soggetti locali,purtroppo legati alla criminalità organiz-zata. Di fronte a tale pericolo, il Comuneha la responsabilità di attivare tutti i

mezzi necessari per capire chi sianoqueste persone. Vi sono evidenti ragionidi sicurezza e trasparenza in gioco. Inattesa, prudenza vorrebbe che si bloc-casse ogni previsione di mutamento didestinazione d’uso quei suoli. Questepreoccupazioni sono state espressepubblicamente in una lettera cui hannorisposto i candidati Sindaci DeCristofaro, Pankiewicz e Rotundo.Invece, fino ad ora, non ho ricevutoalcuna risposta dall’Assessore Tondo,dal ViceSindaco Perrone e dal SindacoPoli Bortone”.

G. F.

MAnOvRe dellA cRIMInAlItà ORgAnIzzAtA? MA Il cOMune nOn RISpOndeLuigi Mariano, segretario nazionale del Movimento difesa del cittadino spiega come ha condotto le sue ricerche

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L

il tacco d’Italia 20 Aprile 2007

La vicenda umana e politica di GiuseppeSansonetti si svolge in un momento particolaredella storia politico-sociale casaranese, in cui

trovano riflesso tendenze e problematiche tipichedel Mezzogiorno d’Italia all’indomani della conclu-sione del secondo conflitto mondiale. Nato aVernole il 5 Settembre del 1902, Giuseppe è il quar-to dei cinque figli nati dall’unione di SalvatoreSansonetti con Dollj Peters, nell’ordine: Marianna,Alfonso, Elisa, Giuseppe e Adele. Trascorre i primianni di vita a Lecce, dove il padre è funzionariodelle poste, ma nel 1912 in seguito proprio alla pre-matura scomparsa del padre Salvatore, si trasferi-sce con il resto della famiglia a Casarano, in casadello zio Alfonso, in via Roma al numero 13, in quel-la che è attualmente la residenza dei Sansonetti.Segue studi classici e consegue la maturità liceale,frequenta poi, le lezioni alla facoltà di ingegneriadell’università di Napoli, ma non termina il percorsouniversitario perché viene richiamato in famiglia percurare gli interessi legati alla proprietà terriera dacui proveniva il reddito familiare. Non si sposa mai,ma non si hanno nemmeno notizie di sue storieamorose, come non si conosce persona che abbiaavuto una qualche significativa influenza sulla suaformazione umana e intellettuale, come ci riferisce ilnipote Mario Sansonetti. Quello che si sa con cer-tezza è che ebbe un ruolo da protagonista nellaCasarano in cui visse e operò ricoprendo la caricadi Commissario Prefettizio dal 9/5/1949 al31/7/1949 e dal 1/9/1949 al 18/6/1951 e poi,ininterrottamente dal 12/6/1956 al 10/11/1970quella di Sindaco. Il suo operato si colloca in uncontesto storico sociale caratterizzato dalla volontà

e dalla necessità di ricostruire l’Italia uscita di-sastrosamente dalla guerra. Tutto doveva esserereimpostato e in molti casi reinventato: le basi eco-nomiche, la convivenza civile, le istituzioni delloStato. Nel Mezzogiorno, afflitto da un’atavica arre-tratezza, i cui effetti sono ancora attuali, era la stes-sa democrazia a dover essere ricostruita e le strut-ture che ne avrebbero permesso il funzionamento. Atal fine nacquero partiti e organizzazioni sociali dimassa. A Casarano, ma in genere in tutto il Salentoe in gran parte del Mezzogiorno, la DemocraziaCristiana fu il primo partito a riorganizzarsi e loscontro elettorale si concretizzò tra quest’ultima“tesa a diventare sempre più il partito egemonedelle forze moderate e le varie anime liberali cheripresentavano spesso gli stessi personaggidell’Italia pre-fascista, abbarbicate nella difesadella rendita fondiaria”(cit. da “Dal feudo alla fab-brica”di Mario Toma). La Sinistra, priva di tradizionie con un problematico retroterra sociale, caratteriz-zato dalla diffusa presenza della piccola proprietàterriera e di molti laboratori artigianali ostili allemanifestazioni sindacali, restava debole. ACasarano, la destra monarco-fascista imponeva inmaniera continuativa maggioranze e sindaci nelleelezioni amministrative, come nel 1948 e poi anco-ra nel 1953, quando la lista monarchico-missina,

guidata dal sindaco uscente Corrado De Marcoaveva rivinto le elezioni, ma al posto di De Marcoera stato eletto sindaco Ubaldo D’Astore, un profes-

Cultura// // //I grandi di ieri Giuseppe Sansonetti

di Marco Sarcinella

tIMIdO, RISeRvAtO, lAIcO.dOn pIppI SAnSOnettI,

Il SOcIAlIStAAMIcO deI pOveRI

FU COMMISSARIOPREFETTIZO A CASARANO NEL DELICATO PERIODOPOSTFASCISTA. SAPEVA DIALOGARE CON LA DC E IL PSI, CHE IN SALENTO ERANO FERRARI E DE MATTEIS

Eventi ufficiali. Giuseppe Sansonetti (a destra) inaugura la attuale sede del liceo classico di Casarano (quicon il ministro della Pubblica istruzione Gui)

Casarano, sala consiliare. Sansonetti brinda con ilPrefetto di Lecce

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il tacco d’Italia 21 Aprile 2007

Chi sono gli Arsura?“Gli Arsura, nella formazione attuale, sono: RoccoGiangreco, chitarra classica, armonica a bocca evoce; Luigi Panico, mandolino, mandola, organettodiatonico, zampogna e fiati; Cristina Mastria, percus-sioni e voce; Marco Nocita, tamburello e percussio-ni; Giuseppe Reho, chitarra acustica e voce; AntonioCerfeda, voce e tamburello; Arturo Coppola, organettodiatonico e voce; Maurizio Accoto, basso acustico”. Che cosa fate nella vita di tutti i giorni?Rocco (di Scorrano): “Impiegato, con una grandepassione per la politica ed i fumetti”. Luigi (diAndrano): “Neo-laureato in scienze politiche, la miaseconda passione è il calcio”. Cristina (di Ugento):“Artigiana, amo ogni forma d’arte”. Marco (diBagnolo): “Disoccupato. Un’immensa passione per lacurva nord del Lecce”. Giuseppe (di Ugento):“Restauratore, appassionato d’archeologia”. Antonio:“Artigiano”. Arturo (di Taurisano): “Impiegato inbanca”. Maurizio (di Andrano): “Disoccupato. La miapiù grande passione è la mia ragazza”.Quando nascono ufficialmente?“Nel 1999. Un amico comune ci ha chiamati araccolta, ad Ugento. Abbiamo iniziato a suonareassieme per gioco, era già troppo tardi quando cisiamo accorti di averci preso gusto”.Che scuole avete frequentato? “Nessuna scuola di musica. Siamo tutti autodidat-ti. Si suona solo d’istinto. Come contadini che siritrovano per festeggiare. È un’incontro di anime”.Che genere suonano gli Arsura?“Ci piace pensare di fare musica popolare. In real-tà ognuno di noi ha una sua struttura musicale.Ognuno di noi ha portato qualcosa. Il risultato èun suono contaminato: una somma di esperienzeindividuali. Possiamo dire di essere, musicalmen-te, quel che abbiamo mangiato”.Qual è stata l’esperienza dal vivo che vi hasegnato di più?“Senza dubbio il tour per i centri sociali cheabbiamo fatto, nel 2000, con il progetto “Tarantapower”, di Eugenio Bennato. Eravamo l’unico grup-po a rappresentare il Salento.Tappa memorabile di questo tour quella diVenezia, per il “carnevale etnico”, in piazza SanMarco, davanti a 20.000 persone. Con noi suona-va anche Antonio Infantino ed i suoi tarantolati”.

Quant’è importante l’amicizia nel gruppo?“Fondamentale. Suoniamo prima di tutto perchéci divertiamo a stare insieme”.Che cosa vi ha spinto ad incidere un album?“È stato un atto d’amore e non un atto commer-ciale. Volevamo anzitutto dimostrare qualcosa anoi stessi. Questo cd è un po’ il compendio diquella che è stata la nostra evoluzione artistica inquesti anni”. Possiamo avere in anteprima qualche data delvostro tour?“Sarà un tour per le piazze del Salento. Il 16marzo saremo ad Alessano; l’8 aprile a Scorrano;il 26 aprile e l’11 agosto a Castro; il 18 maggio aFracagnano (TA); il 14 agosto a Ugento. Per ulte-riori informazioni è possibile visitare il nostro sito:www.arsura.it”.

sore di lettere del MSI. L’amministrazione di D’Astoresi consolidò e vide accrescersi i suoi consensi grazieanche e paradossalmente, all’opera svolta dai suoiavversari politici, tra cui il senatore Francesco Ferrari,che non curandosi del colore dell’amministrazione,aveva raccolto l’invito che veniva dal Sindacato e dailavoratori e cercava di convogliare su Casarano ilmaggior numero possibile di finanziamenti. Leaderindiscusso della DC casaranese e di tutto il Capo diLeuca, Ferrari seppe incidere come pochi nella vitadei Comuni del Basso Salento. Certo, il suo incessan-te lavoro per ottenere finanziamenti per scuole, ospe-dali, poste e imprese che cominciavano a muovere iprimi passi, si svolgeva seguendo le coordinate diuna logica padronale, per la quale, agli elettori non sigarantiva impegno e fedeltà per il compito per ilquale si era eletti, bensì il “favore del posto”, dellapratica assistenziale, del finanziamento. Una mentali-tà, questa, che era alla base di scontri, anche violen-ti, con altri protagonisti politici casaranesi, come ilsenatore socialista De Matteis e il futuro sindaco epresidente dell’Ospedale Civile, Giuseppe Sansonetti.Tuttavia, la ferma volontà di Ferrari di scalzare l’am-ministrazione di Ubaldo D’Astore, fece sì che talimotivi di contrasto venissero meno e che si indivi-duasse proprio nel Sansonetti il capolista democri-stiano da presentare alle elezioni comunali del 1956,vinte dalla DC con l’indispensabile appoggio del PCI,al quale si chiese in nome dell’unità antifascista divotare per Sansonetti. Finì così l’esperienza ammini-strativa di D’Astore e cominciò quella di Sansonetti,destinata a durare fino al 1970. Certo, i suoi rapporticon Ferrari furono complessi e ricchi di divergenze,politiche anzitutto: Sansonetti sposava una tendenzafilo-socialista fin dalla giovane età (anche se nonebbe mai la tessera di alcun partito), Ferrari era inve-ce un politico conservatore, che esprimeva chiara-mente la “logica del notabile, dell’agrario, del con-cessionario di tabacco, del rappresentante dei pro-prietari terrieri”(cit. “Dal feudo alla fabbrica”).Problematica era inoltre la posizione di Sansonettinei confronti della Chiesa e delle parrocchie casara-nesi (tradizionali bacini elettorali della DC), per lasua non certo taciuta laicità, anche se i suoi rapporticon le istituzioni religiose si svolsero sempre all’inse-gna del rispetto e qualche volta anche della collabo-razione, anche perché sua sorella Elisa aveva unruolo di primo piano nell’Azione cattolica salentina.Sansonetti fu comunque un amministratore capace,animato da autentica passione, da scrupolo e da unsenso della vita sociale improntato alla praticità.Favorì le classi meno abbienti, confermandosi unapersona onesta e aliena da concezioni padronali, conuna certa resistenza alla collegialità dell’amministra-zione e una dichiarata diffidenza nei confronti dellapolitica. Tendenza, quest’ultima, che emerse chiara-mente quando Sansonetti strinse un patto con l’op-posizione socialista guidata dal senatore De Matteis,divenendo presidente dell’Ospedale civile, opera cheFerrari sentiva particolarmente sua. Questo episodiosegnò la fine politica di Sansonetti, che si dimise unanno prima della scadenza delle amministrative, nel1971 e non venne più riproposto nelle liste democri-stiane. Don Pippi, come veniva chiamato, era unuomo dal carattere riservato, alquanto timido, appa-rentemente schivo nelle relazioni interpersonali, madotato di un animo sensibile e di una profonda uma-nità; era un cultore della vita ordinata, amava la pro-grammazione scrupolosa delle cose e la disciplina, insenso lato, di tutto ciò che riguardava la sua esisten-za. Alcune voci insinuano una sua affiliazione ad unaloggia massonica, ma è questa un’ipotesi non com-provata da fatto alcuno e, pertanto, nessuna certezzapuò essere esibita a tal proposito.

di Marco Laggetta

IL GRUPPO SALENTINO HA APPENA FINITO DI INCIDERE IL SUO PRIMO ALBUM.LI ABBIAMO INCONTRATI

“ARSuRA”, MA nOn d’ARte

Terra arida, arsa dal sole e dal mare, ma irro-rata dal sudore e dal sangue di questa genteche fa del Sud non una posizione o condizionegeografica, ma un paesaggio dello Spiritodalle cui profonde altitudini sgorga l’acquadella Poesia e della vita. Attraverso i signifi-cati e i significanti, i versi, le chitarre, i tam-buri, le nere zampogne, gli organetti, i bassi, ipassi, le voci e le danze, le mani callose e ivolti di questi Arsura e di questa Arsura viene,senza pretese, con tono sommesso sussurrataa tutti la certezza dell’acqua, a costo, però,dello scavo. Così leggiamo nell’introduzione diGianluigi Lazzari, in copertina, al primo albumdegli Arsura, gruppo etno-musicale salentino.Spinti dalla curiosità siamo andati ad assisterealle prove del gruppo ed a far loro qualchedomanda, rimanendo immediatamente colpitida quell’accoglienza che solo la grandezzadelle persone semplici riesce ad offrire.

da sinistra: Giuseppe, Rocco e Cristina

Come una trottola sul mare. La copertina dell’albumdegli Arsura

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A

l’AttIvItA’All’analisi dei mercati e del sistema produtti-

vo si affianca, grazie anche ai tirocini che gli stu-denti hanno l’opportunità di svolgere nelle azien-de, la diffusione del sapere sul territorio. Si creacosì un circolo che porta ad un migliore inseri-mento dei laureati nel mondo del lavoro e ad uncoinvolgimento diretto delle aziende nelle nuoveconoscenze in materia di economia. L’attività didivulgazione e di informazione è condotta anchecon eventi formativi e convegni rivolti direttamen-te agli imprenditori.

le cOllAbORAzIOnIImportantissima, nell’ambito di una condivi-

sione delle conoscenze sulla quale il Laboratorioha puntato, la collaborazione con realtà associa-

tive ed economiche locali. Le iniziative delLA.C.IM., infatti, sono portate avanti di concertocon Camera di Commercio, Confcommercio,Confesercenti, C.N.A., Azienda Speciale per iServizi alle Imprese, Banca Arditi Galati, BancaPopolare Pugliese, Fondazione Rico Semeraro econ l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Lecce.

le pubblIcAzIOnIL’attività di ricerca spesso si conclude con

l’aspetto divulgativo e di comunicazione alleimprese. Importante è stato il lavoro incentrato su“Scenari e dinamiche competitive dei settoripasta, olio e vino” nel nostro territorio. La ricercanel settore agroalimentare pugliese e salentino,infatti ha individuato le nuove tendenze e staoffrendo importanti spunti alle imprese permigliorare la propria competitività.

il tacco d’Italia 22 Aprile 2007

TANTE LE COLLABORAZIONI CON GLI ORDINI PROFESSIONALIE LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA. PER AIUTARE GLI STUDENTI NEL PASSAGGIODALLO STUDIO AL LAVORO

Albert Einstein ha sempre ritenuto il compito dell’economista di gran lunga più dif-ficile rispetto a quello del fisico: mentre questo studia fenomeni che seguono sin-cere leggi naturali, l’economista deve confrontarsi con leggi e atteggiamenti umanie come tali volubili, mutevoli, sempre nuovi. Un Laboratorio per la diffusione dellacultura di Impresa (LA.C.IM.) è uno degli strumenti con i quali la Facoltà diEconomia dell’Università del Salento intende andare incontro ai settori economicoe produttivo del territorio salentino. Coordinatore del LA.C.IM. è Amedeo Maizza. Illaboratorio parte nel 2003 e si inquadra come una struttura dinamica dove diverserealtà imprenditoriali ed economiche trovano un unico filo conduttore nella culturadi impresa. L’esigenza nasce dall’analisi di come il tessuto imprenditoriale locale siasottoposto a continue pressioni da parte dell’economia nazionale e mondiale: por-tare fuori dalle aule universitarie le teorie e renderle concrete nelle nostre aziendepuò aiutare ad affrontare queste nuove sfide.

Cultura// //Economia//Grande Salento universitario

l’IMpReSA StudIAtA nellAbORAtORIO

di Francesco Ria

LA.C.IM, IL LABORATORIO DIRETTO DA MAIZZA CHE ANALIZZA LE IMPRESE. A COSTO ZERO

Quali sono gli ambiti del vostrolavoro di ricerca?

Principalmente ci occupia-mo delle tematiche cheriguardano la gestione diimpresa, in particolarmodo degli ambiti cheriguardano le relazioni traimpresa e distribuzione.Molta attenzione è rivoltaanche alle problematiche del sistemaproduttivo nel momento in cui si interfac-cia con l’ambito commerciale.

A che cosa potrebbe servire il vostrolavoro?

La ricerca serve quale ausilio alle impre-se per individuare a risolvere le proble-matiche. Il laboratorio ha anche una fina-lità di collegamento tra gli studenti cherealizzano project work direttamente inazienda. Offriamo un’attività di supportoe cerchiamo di agevolare il processo dicrescita e riconversione delle aziende.

Quante risorse sono necessarie per farfunzionare il laboratorio?

E’ una struttura interna alla Facoltà diEconomia e al Dipartimento di StudiAziendali Giuridici ed Ambientalidell’Università: la ricerca è assolutamentea costo zero.

AMEDEO MAIZZA,Coordinatore delLA.C.IM. Lecce

tRe dOMAnde tRe

Nuova sfida per la facoltà di Economia. Il laboratorio diretto da Amedeo Maizza porta fuori dalle aule le teoriee le rende concrete nelle aziende

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MMirjam Steffens, nata ad Oberstdorf , viveda circa quattordici anni nella campa-gna che degrada verso Lido Marini

(Presicce), dove tra gli uliveti si insinuano qua elà gli ultimi residui della macchia mediterranea.

Dopo aver conseguito il diploma di matu-rità artistica e la laurea in Economia, si èlasciata alle spalle la carriera e i condiziona-menti di una società industrializzata, per unavita accanto al suo compagno Heinz, ingegne-re proveniente da Dortmund, che già qualcheanno prima di lei aveva scoperto il fascino delSalento.

Ammaliati dal paesaggio della terrarossa e delle pietre, a contatto con l’ariapura e magica del Capo di Leuca, decidonodi allevare tanti animali e di fondare la loro“Casa solare”.

Convinta ambientalista, dopo diverseesperienze di lavoro in Germania (barista,cantante, revisore dei conti, allevatrice ditrote), Mirjam può dedicarsi alla creatività ead una vita scandita da ritmi più naturali,muovendosi spesso con il suo cavallo o ingroppa alla sua asinella Gina.

Arrivata qui, tra le masserie-atelier diHelen Hashbee, (sua testimone di nozze insie-me ad un fotografo d’eccezione, lo scrittore-regista Klaus Vosswinckel), e quella di NormanMommens, si è finalmente sentita a suo agio,immergendosi in ricerche sul mito e la spiri-tualità e soprattutto nelle sue esperienze arti-stiche, che ne sono il riflesso. Dapprimacostruisce burattini e disegna illustrazioni perbambini, poi realizza sculture con materialilocali, lavori in cartapesta e installazioni conferro e legno.

Vivere tra Bufolaria e Spigolizzi, nell’ isola“Salento” (da cui dal ’99 non si è più sposta-ta) l’ha portata ad incrementare col tempo irapporti con artisti e amici del luogo.

“Al contrario di molti artisti, Norman, chemi ha dato lezioni di scultura, non era gelosodi ciò che realizzava, delle sue tecniche arti-stiche, - ci dice - aveva una grande dote,quella di riuscire a farti trovare la tua strada”.

Nel suo iter artistico Mirjam si è impe-gnata in attività didattico-creative presso lescuole e gli ospedali con l’allestimento dispettacoli di marionette, quasi “sculture in

movimento”, espressioni diuna teatralità - sostiene -più facilmente comprensi-bile e visibile.

Così poco autoreferen-ziale e convinta che devo-no “parlare ” gli stessioggetti d’arte e non gliautori ha cominciato afarsi conoscere lasciandoqualche scultura nella gal-leria di Italo Tricarico a

Gallipoli, un espressionista alla maniera diGaugin, un’amico deceduto qualche anno fa.Poi ha preso parte a mostre collettive (Bari,Oria, Lecce, Otranto, etc.); recentemente haesposto una installazione all’interno delcastello di Carlo V per Artwoman’06, curatoda Marina Pizzarelli. Ha praticato materialidiversi, tra i quali ultimamente la cartapesta.

In tutte le performances permane il suointeresse per un linguaggio intensamente sim-bolico, per assemblaggi totemici di un’arteapotropaica che, con ciottoli, legni, metalli,attinge al mito e agli archetipi, col fine di sug-gerire e trasmettere la loro arcana energia.

Siano suggestive maschere in legno o col-lage, i suoi lavori, sempre ispirati ad unmondo animistico, sottendono le sue ricerchesul mito della creazione e sulle divinità fem-minili delle origini, sulle trasformazioni icono-grafiche dell’immaginario collettivo, sugli idolie i loro motivi ricorrenti.

“Alla base di molti simboli religiosi cheaccompagnano oggi la nostra vita quotidiana- afferma -, c’è un sostrato di origine arcaicae pagana che ci sfugge, perciò ho sempre cer-cato di risvegliare delle immagini che riporta-no al nostro subconscio”.

Un linguaggio plastico-pittorico, fatto diun codice essenziale in un insieme di elemen-ti semantici dalla forte carica espressiva,archetipica, con cui Mirjam cerca di scoprirefino a che punto l’uomo si è allontanato dallanatura dei simboli originari e dai simboli dellasua interiore natura.

Cultura// // //Salentini d’elezione Mirjam Steffens

di Antonio Lupo

l’ARte che AbItAlA “cASA SOlARe”

A CONTATTO CON L’ARIA PURA E MAGICA DEL CAPO DI LEUCA,DECIDONO DI ALLEVARE TANTI ANIMALI E DI FONDARE LA LORO“CASA SOLARE”. CONVINTA AMBIENTALISTA, DOPO ESSERE STATABARISTA, CANTANTE, REVISORE DEI CONTI, ALLEVATRICE DI TROTE, MIRJAM PUÒ DEDICARSI ALLA CREATIVITÀ E AD UNA VITA SCANDITA DA RITMI PIÙ NATURALI

I materiali della natura.In Salento mirjam può prati-care l’arte a contatto con laterra

il tacco d’Italia 23 Aprile 2007

All’origine era il caos la Dea Eurimone, creatrice ditutte le cose, plasma l’informe

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Reportage// // //Povera lupa Pedoni nel traffico

di Flavia Serravezza

AHI AHI, LE ARTERIE INTASATE

LA SGM (SOCIETÀ GESTIONE MULTIPLA SPA)GESTISCE DAL 2000IL TRASPORTO URBANO E SUBURBANO DELLA CITTÀ LECCE. PIÙ DI 1.600.000 KML’ANNO: 35 AUTOBUS, 12 LINEE URBANE, 2 LINEE SUBURBANE E 3 LINEE SCOLASTICHE.SGM OPERA IN DIVERSISETTORI A LECCE: SOSTA A PAGAMENTO,MANUTENZIONE SEGNALETICA STRADALE,MANUTENZIONE SEMAFORI, RIMOZIONE VEICOLI

il tacco d’Italia 24 Aprile 2007

Come una vecchia signora con problemi di arterie occluse, vene “intasate” per la forte densità di quelliquido vitale che congestiona la circolazione impedendo al corpo di ossigenarsi. È lo scorrimento lentoe ad ostacoli degli autobus delle linee urbane di Lecce. Secondo le testimonianze raccolte, si tratta diun problema che paralizza la città da troppo tempo. Per molti il filobus potrebbe risolvere il problema.Di fatto, per poter essere considerato un servizio competitivo secondo il Piano di investimento, la metro-politana di superficie di Lecce dovrebbe trasportare 18mila persone al giorno. In attesa della sua realiz-zazione la povera Lupa resta sospesa sul filo, anzi sui fili dei trasporti.

ROSANNA, PENSIONATA: “IL PROBLEMA DI QUESTE

AHI AHI, LE ARTERIE INTASATE

I pali dei fiori. Dedicati a tutti i nostalgicidegli anni ‘70, i “pali dei fiori” disegnati daPaola Torsello, trasformeranno Lecce in unacittà dell’amore, dove i giovani, indossando

pantaloni a zampa d’elefante, potranno trascorrere giornate beate ascoltando

i successi di Bob Marley. I “pali dei fiori”avrebbero anche il vantaggio di adeguarsi alla natura circostante. Ma il condizionale

è di rito: prima si dovrebbe vedere qualche parco in giro.

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Giuseppe Guido, pensionato, usa quotidianamente ilbus per raggiungere il centro della città. “Un servizioche funziona male: le circolari sono sempre in ritardoe soprattutto ne passano poche. Da casa mia devoaspettare circa 40 minuti e succede spesso che salta-no una corsa quindi devo aspettare ancora di più. Saròpure anziano e in pensione ma non ho tutto questotempo da perdere”. (fermata entrata Maglie-Lecce)

Laura Giannone, studentessa universitaria, 25 anni.“Prendo il bus ogni giorno per andare in università (zonaObelisco, ndr). Non lo trovo un buon servizio: la frequen-za è scarsissima e i bus sono perennemente in ritardo edi conseguenza anch’io lo sono sempre. Da rioneCastromediano, ad esempio, ne passa solo uno e seperdo quello mi conviene andare a piedi in università,piuttosto che aspettare il prossimo. La sosta dei bus allastazione, poi, dura una vita. Pago 13 euro di abbonamen-to mensile, tariffa ridotta per studenti, ma la spesa non èassolutamente proporzionata all’inefficienza del servi-zio”. (fermata università – vicino all’Ateneo)

Giovanni Maneli, pensionato (si avvicina spontanea-mente mentre parlo con altre persone). “Non funzionaproprio nulla e io, da cittadino leccese, sento il doveredi farlo presente. Abito in periferia e nei giorni festivi, inparticolare, aspetto 1 ora e 10 minuti e spesso anchedi più per poter prendere una circolare che mi porti incentro. Alle 21.30, poi, già non ci sono più i bus dellalinea 24 o 34 che prendo io e che mi riportano a casa.Insomma devo farmi venire a prendere o arrangiarmi.Un’altra cosa che mi fa arrabbiare è che non ci sonoscritti gli orari alle fermate. Io sono di Lecce e alla fineli ho imparati ma come fanno quelli che vengono dafuori? La verità è che ci avveleniamo e basta”.

Fernando, avvocato che vive e lavora a Lecce. “Io nonguido per scelta, prendo tutti i giorni l’autobus perandare in studio. Visti i continui ritardi, però, spessopreferisco andare a piedi.. Non ci sono corsie prefe-renziali ed è normale che non riescono a circolaresoprattutto di mattina. Poi non ci sono nemmeno gliorari esposti alle fermate e la gente non può aspetta-re a vuoto. Comprerò presto una bicicletta per risolve-re il problema anche se non ci sono piste ciclabili e mitoccherà fare lo slalom tra la gente sui marciapiedi”.

Giulio, pensionato. “A me sembra che la circolare fun-zioni bene. Ho la fermata sotto casa; anche se ognitanto fa un po’ di ritardo, ma non fa niente. Sentomolti che si lamentano perché ci sono poche circolarie non capisco. Io ne vedo tante girare praticamentevuote e poi più ne mettono e più si blocca il trafficoperché non riescono a passare. Lecce è così, bisognaavere un po’di pazienza e adattarsi. No, la foto non lamettere che mo’ci sono le elezioni…”.

Valentina, studentessa universitaria, 23 anni. “Primaprendevo spesso l’autobus per andare in università oin centro. Ora preferisco andarci in macchina. È chia-ro che se la circolare 27 che potrei prendere io, passaogni 20 o 40 minuti, senza considerare i ritardi, uno cirinuncia. Non ci sono corsie preferenziali e i busrimangono bloccati nel traffico. Non possiamo dare lacolpa solo alla mentalità dei cittadini che non voglio-no lasciare la macchina in garage. Iniziamo a far fun-zionare come si deve i servizi di trasporto e poi vedia-mo che succede”.

Paola Valentini, impiegata. “Chi ha tempo da perdereprende il bus a Lecce. Ho provato a prenderlo qualchevolta e mi è passata subito la fantasia. Ci fosseroalmeno scritti gli orari alle fermate come nei paesicivili, uno potrebbe almeno regolarsi un po’. Passanoquando vogliono loro e hanno deciso di non dircelo?Alle 21.30 poi, non ci sono più corse: se decido diprenderlo di pomeriggio poi come torno a casa? È unservizio che funziona malissimo e se non viene miglio-rato, per me possono eliminarlo del tutto. Meglio cam-minare piedi”.

Rita, 17 anni. “Prendo il bus ogni giorno per andare incentro e secondo me funzionano benissimo. Non sonomolto frequenti ma basta sapere gli orari informando-si in un tabacchino che vende i biglietti. Il servizio fun-ziona bene, sono quasi sempre puntuali e spero checontinuino così. Con il filobus poi il servizio dei tra-sporti a Lecce non può che migliorare”.

Luisa Rotondo, mamma. “Prenderei volentieri il busper uscire di casa ma ho una figlia disabile e quasitutti i bus non sono attrezzati con una pedana. Alle fer-mate, poi, si aspetta troppo tempo e mia figlia nonpuò restare troppo tempo al freddo. Spero che col filo-bus la situazione possa cambiare: fa niente che fili epali non piacciono a nessuno, dobbiamo pensare allafunzionalità del servizio. Speriamo bene”.

Paola Fai, studentessa universitaria. “C’è poco dadire: si aspetta quasi un’ora per prendere una circo-lare. I ritardi sono all’ordine del giorno e la frequen-za è scarsissima. Il più delle volte mi metto la stradasotto i piedi e cammino. Non ho così tanto tempo daperdere, soprattutto se devo andare in università alezione. È impensabile affidarsi ai trasporti pubblicidi Lecce”.

Daniela Giurgola, laureanda. “Ho usato i bus per tantis-simo tempo per andare in università o in centro e il ser-vizio è pessimo. Si aspetta troppo tempo e le pensiline cisono solo in pochissime fermate. Non ho mai visto espo-sti i cartelli con gli orari e poi una cosa che non capiscoè il giro lunghissimo che fanno. Per andare da una parteall’altra del centro passano dalle periferie e ci mettonoun sacco di tempo. Ci vorrebbero più bus con percorsidifferenti. Col filobus la situazione dovrebbe migliorare,sperando che la circolazione non si blocchi del tutto eche i leccesi rinuncino ad usare la macchina”.

Elena Malazzini, lavoratrice. “Non prendo i bus per-ché non mi conviene. Sono sempre in ritardo o nepassa una ogni 40 minuti, se va bene che non salta-no la corsa. Non credo che rinuncerò all’auto nean-che quando il filobus funzionerà. Il traffico peggioreràe basta e preferisco stare nella mia macchina adaspettare”.

Giuseppe, impiegato in un’azienda vinicola, 36 anni.“Sono un spreco. Basta vederli circolare per accorger-sene. Girano quasi a vuoto perché pochissima gente liprende sia perché funzionano male sia per una que-stione culturale. I leccesi sono restii a lasciare la mac-china a casa ma è anche vero che i bus colleganomalissimo la periferia col centro della città. Il filobusrappresenta una svolta positiva per Lecce se funzione-rà a dovere”.

Maria Rizzo, 88 anni. “Spesso non si fermano. Li devochiamare con la mano e alla mia età non è giusta unacosa del genere. Poi sono sempre in ritardo e fannogiri troppo lunghi per portarti nei posti. Non sono perniente comodi ma io mi devo adattare se voglio usci-re senza dare fastidio ai miei figli. Non è giusto peròche funzionino così male”.

Lolinda Morelli, pensionata. “Uso il bus per andare incentro o per andare a fare la spesa ma spesso devoaspettare talmente tanto alle fermate che mi incam-mino a piedi e poi mi faccio venire a prendere in mac-china. Gli orari non li scrivono forse perché tanto nonli rispettano”.

Rosanna, pensionata. “Il problema delle circolari èche non circolano. Rimangono bloccate in mezzo altraffico come le macchine, non hanno corsie preferen-ziali e allora ci penso tre volte prima di prenderle. Seho molto tempo, nei giorni di festa per esempio, liprendo ma so già che devo aspettare molto tempoperché i bus passano raramente e sono sempre inritardo. Mi auguro che il filobus risolva questo graveproblema”.

Orsola, impiegata. “Abito in una zona periferica diLecce, villa Convento, dove il bus passa ogni ora. Sesalta la corsa è un problema. È impossibile pensare diandare a lavoro e di usare i mezzi pubblici che circo-lano ora. Alle fermate non ci sono pensiline doveaspettare e gli orari non sono esposti. È un servizioveramente inefficiente”.

Tommasa Greco, mamma e lavoratrice. “Abito all’al-tezza dell’Ipercoop, sulla superstrada per Brindisi e lemie figlie prenderebbero volentieri il bus per andare inpalestra o a casa delle amiche ma preferisco accom-pagnarle io. C’è il problema degli orari e dei ritardi: ibus passano quasi ogni ora e con i ritmi che hanno iragazzi oggi è impensabile che perdano tanto tempo.Se ci fossero più corse sarebbe un grosso vantaggioper tutti, genitori e figli”.

Antonio Pizzileo, insegnante. “Ho usato il bus permoltissimi anni a Lecce, dove mi sono laureato. Il pro-blema dei ritardi e della scarsa frequenza, però, nonconsente ai lavoratori di utilizzare il bus per recarsi inufficio o altrove. Nessuno ha così tanto tempo da per-dere. È un servizio inefficiente sotto molti aspetti per-ché non è adeguato ai ritmi di vita della gente del21esimo secolo”.

Carlo Buffo, studente universitario. “Abito a Lecce daun po’ di anni e il problema principale dei bus è quel-lo dei ritardi e della frequenza molto scarsa. Restanoimbottigliati nel traffico e non hanno delle corsie pre-ferenziali. Sono convinto che la stessa cosa succede-rà con i filobus. Non c’è stata una sana progettazionedella viabilità: le strade a Lecce sono molto strette ela metropolitana di superficie non farà altro cheaumentare il traffico delle auto in alcuni punti nevral-gici. A meno che tutti non decidano di lasciare la mac-china a casa”.

TE CIRCOLARI A LECCE È CHE NON CIRCOLANO”

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In home page la bella faccia del signor can-didato. “Identikit a 360 gradi”, dice.

E poi, l’invito è audace: “Mettilo a nudo”.Lui ti guarda con la sua aria di sfida: una manoin tasca e l’atteggiamento di chi non deve chie-dere mai; occhio spento, anzi soffuso, e sorrisoa metà. Ed è lì che la tentazione ti vince edaccetti la proposta indecente. Ti basta un clicke ce l’hai lì, senza veli e senza pudore, di frontea te. Colorito bianchiccio, effetto calamarospiaggiato. Ed è nudo. Completamente nudo, senon fosse per la mutanda retrò, in tutti i sensi,diciamo un nero consumato dal tempo. Il primoa cimentarsi in uno “spogliarello politico” fuGabriele Albertini, sindaco di Milano, qualcheanno fa, ma l’intimo era un cashmere firmatoValentino con ciabatta Dolce&Gabbana. Poi ciprovò Gianni Morandi, rimasto in mutande peralzare l’audience (meglio alzarsi i pantaloni). E,se guardiamo in casa nostra, foto non propriocastigate hanno portato davanti agli occhi ditutti una Alessandra Pizzi, oggi assessora allaCultura per il Comune di Gallipoli (all’epocanon si era ancora affacciata alla scena politi-ca), come non l’avevamo mai vista.

Ma torniamo al nostro. Muscolo addominaleinaspettato, nascosto dalla postura non proprioda fotomodello (pancia in fuori, petto in dentro,e sedere, quel che c’è, timidamente accennato,

oltre ad una strana torsione della colonna verte-brale) e che si adagia su un orgoglioso paio dimaniglie dell’amore. E lui, in mutande, rilancia.Non perde il suo charme nemmeno per il segnodell’elastico del calzino sul polpaccio. Comedire, lo smutandato della porta accanto, noncerto l’uomo che non deve chiedere mai. Haproprio l’aria di chi si è spogliato per un rappor-to occasionale, con la mutanda che si trovava,non un pianificato, abbronzato, tonificato fisicoda servizio fotografico. Ti sfida, ancora una volta:lo puoi girare e rigirare come vuoi (con il cursoredel mouse), modello “ballerina di Siviglia” di“Macao”. Insomma te lo guardi e te lo riguardida tutte le angolazioni. Ma non è finita, perchéallegata alla galleria fotografica “di fronte-disopra-di sotto-di lato-di dietro”, il candidato pre-senta scheda tecnica dettagliatissima: altezza,peso, girovita, torace, occhi, eccetera eccetera.Della serie “se ti piace lo voti”. Se no, forse, tirimborsano.

Paese che vai Lecce e dintorni// //

IL RE è NUDO

IL SENSO DELLA TROVATA ELETTORALE È: L’IMPORTANTE È PARLARNE. ABBIAMO RACCOLTO LA SFIDA E ABBIAMO CHIESTOAD ALCUNI ESPERTI DI PASSARE AI RAGGI X IL FISICO DI PAOLOPERRONE, OFFERTOSI COME (QUASI) MAMMA L’HA FATTO SUWWW.PAOLOPERRONE.IT

di Laura Leuzzi

Paolo Perrone, candidato sindaco di Lecce per il centrodestra, presenta in campagnaelettorale il suo sito internet e scoppia il caso. Per dovere di cronaca, anche noi cisiamo cimentati nella navigazione su www.paoloperrone.it. Poi ci abbiamo preso

tanto più gusto quanto più notavamo dettagli che davano alla foto un’aria da Casalingo diVoghera. Ma, non avendo titoli per dare giudizi se non legati alla regola del de gustibus,abbiamo chiesto ad una schiera di blasonati specialisti di esprimere un giudizio professio-nale su ciò che senza pudore veniva esposto.

PARTE SUPERIORE DEL CORPO MOLTO CURATA A DISCAPITO DI QUELLA INFERIORE;ACCONCIATURA FUORI MODA; GLUTEI “BASSI” E POCO SODI; DISMETRIA, SCOLIOSI E GINECOMASTIA; PELLE GRASSA; MENTO PICCOLO RISPETTO AL NASO. E’ QUESTA LA DIAGNOSI PER PAOLO PERRONE, CANDIDATO SINDACO DI LECCESEZIONATO MUSCOLI, PELLE E OSSA

“Sulla forma fisica di Perrone non c’èniente da dire. L’unica obiezione è che noncura tutto il corpo con la stessa disciplina.Se è molto attento alla parete addomina-le, evidentemente sviluppata, sembrapoco interessato alla muscolatura latera-le: guardiamo le maniglie dell’amore. Iltorace è abbastanza curato e le braccianon sono da meno. Non si può direaltrettanto per le gambe, che si merita-no un voto non superiore alla sufficien-za, dati i muscoli piuttosto appannati. Perdare maggiore tono alla parte inferiore delcorpo, dovrebbe praticare un’ora di footingalla settimana”.

ESTETA A METÀ

PierpaoloBorgia, dietologo,Casarano

Le colleziona da 30 anni. Le acquista e se le faregalare con certificato di autenticità. GrazianoBallinari è di Cunardo (Varese) e fa il giardiniere. E,per hobby, il collezionista di mutande, convinto chequeste siano lo specchio della società e del mutaredelle abitudini di vita. Ne conserva 180 in tutto risa-lenti agli anni dal 1700 al 1980; un numero impor-tante che lo colloca tra i principali collezionisti diindumenti intimi al mondo.

La sua curiosità nei confronti delle mutande èdiventata una vera passione che l’ha reso, oggi, ungrande esperto della materia. Scorrendo i capi dellasua collezione, può raccontare come è cambiatol’intimo nel tempo. Le donne perbene dell’800, adesempio, usavano solo biancheria bianca con la

MUTATIS MUTANDIS

GrazianoBallinari,“mutandologo”,Cunardo (Va)

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“Apprezzo molto - dice ilmutandologo - il gesto di metter-si in mutande su internet. Se lofacessero tutti i politici, l’Italiasarebbe più pulita. Tuttavia ilcandidato sindaco non è il primoa farlo. Prima di lui, e primaancora di Gabriele Albertini, exsindaco di Milano, c’era statoGabriele D’Annunzio, il quale sipresentò ad una riunione conMussolini in mutande bianchecon il ricamo “Fidatevi”. Insostanza è quello che vuole fare

Perrone. Chiedere alla gente difidarsi di lui, perché si è spogliatodi tutto. E allora perché nontogliersi anche le mutande e nontogliere le mani da ‘lì’? Il fatto chesiano corte e di cotone denota lasua semplicità, o è quello che sivuol comunicare. La scelta delcolore nero segnala la voglia difare e di dimostrare. Forse, però,non farà piacere al signor Perrone,sapere che secondo Luigi XV, ‘unuomo in mutande non sarà mai un eroe’”.

“FIDATEVI”. PAROLA DI D’ANNUNZIO

“Porta i capelli come si usavano negli anni ’70-80,per dare cornice al viso scarno e al naso lungo e riba-dire la sua caratteristica aria da dandy. Che però èormai fuori moda. Io manterrei la lunghezza della chio-ma, ma la sfoltirei un po’ per renderla più contempora-nea, anche perché credo che un taglio corto l’avrebbemesso ancora più a nudo. Le scelte bisogna portarleavanti fino in fondo. Tuttavia, aver rinunciato ai vestitinon significa niente; anche se sei nudo, l’anima nonpuoi mostrarla su un sito internet. Mostrare l’anima è ilvero atto dirompente”.

ARIA DA DANDY

Antonio Tarantino, hairstylist, Lecce

Di fronte, di schiena, di lato.Paolo Perrone “senza veli” sul suo sito internetwww.paoloperrone.it

“Sembra voler emularel’ex-sindaco di Milano,Gabriele Albertini, che sipresentò ad una sfilata fas-hion in perizoma, forte dellasua personalità. Fisicamentevalido e di altra statura esteticarispetto al precedente, nonostante lapostura chiusa per sostituire con le manila foglia di fico; positivo in frontale giove-rebbe, invece, in proiezione laterale, diuna mentoplastica, ovvero un aumentodel mento, che, non sminuendo l’impor-tanza nasale, ne alleggerirebbe lapesantezza visiva. Profiloplastica senzarinoplastica”.

IL MENTO SI ADEGUI

TommasoSavoia,chirurgoplastico, Lecce

“La sua particolare postura deriva da un problemafisico, ovvero dal fatto di avere un arto inferiore piùcorto dell’altro. Ciò provoca, come dirette conseguenze,una dismetria del bacino e una scoliosi secondaria alladismetria. Ma non è tutto, perché si vede piuttostochiaramente una ginecomastia, cioè un volume spro-porzionato del petto, che non può essere naturale.Potrei concludere che la foto è stata ritoccata”.Fiorino Greco,

fisiatra,Lecce

“E’ un fisico nella norma: non perfet-tamente allenato, ma c’è di peggio. Gliconsiglierei di togliere un po’ difianchi e di eseguire esercizi spe-cifici, come gli squat, che sonodei piegamenti sulle gambe, chelo aiuterebbero a sollevare erassodare i glutei. Anche lebraccia, piuttosto gracili in pro-porzione alla schiena, avrebbe-ro bisogno di esercizi mirati condei manubri o con un bilanciere. E,poi, alla base di tutto, è importanteun’alimentazione sana, con unminore apporto di carboidrati”.

GIÙ I FIANCHI

Antonio Russo,istruttore di bodybuilding,Acquarica del Capo

“Perrone soffre di seborrea, disturbo tipico degliadolescenti. Le ghiandole sebacee del viso funzionano dipiù e provocano pelle grassa, pori dilatati e, a volte,fastidiose crosticine tra le sopracciglia e un lieve dirada-mento dei capelli. Perrone non è un adolescente mapotrebbe portare su di sé i segni dell’adolescenza, comequalche disturbo della pelle, gli ideali e la voglia di fare.Ma, mi auguro, il senso di responsabilità dell’età matura.E, poi, si dice che chi ha la pelle seborroica ha la pellepiù tosta e, oggi, ci vuole una bella faccia tosta peraffrontare le insidie della politica”.

UN CANDIDATO ADOLESCENTE

Gennaro Maietta,dermatologo,Lecce

scritta “Buongiorno”; quella celeste era perdonne poco serie; il nero è apparso per laprima volta con Eleonora Duse, a cavallo tra‘800 e ‘900, che le indossò dietro consiglio diGabriele D’Annunzio. Negli stessi anni, le balle-rine di can can del Moulin Rouge di Parigi, perimposizione di Eugenia del Montijio, moglie diNapoleone III, per decenza ne portavano due.Greta Garbo (primi del ‘900) le usava traspa-renti e di pizzo. A Rodolfo Valentino (stessi anni),si deve, invece, popolarità dei boxer maschili,che lasciavano un ampio raggio di libertà neimovimenti del tango. A Brigitte Bardot ilmerito di aver lanciato in tutto il mondo il“triangolino”.

CENTIMETRO IN PIÙ E IN MENO

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Il nuovo depuratore. Nel 2002 l’amministra-zione comunale ottiene un finanziamento di4.906.000 euro per realizzare un nuovo impian-to depurativo da realizzarsi in contrada “Vora”,sulla provinciale per Taviano, nel medesimo sitoin cui sorge il vecchio impianto ormai obsoleto einadeguato che ha causato la grave situazioneigienico-sanitaria perdurante da decenni. Il pro-getto viene approvato e finanziato dall’alloraCommissario per l’emergenza ambientale,Raffaele Fitto, in virtù del fatto che sarebbestato costruito, come poi è accaduto, secondo icriteri previsti dalle più recenti norme in mate-ria. Il progetto, inoltre, prevedeva un complessosistema di uso delle acque depurate per uso irri-guo attraverso l’utilizzo dell’impianto di affina-mento situato nelle vicinanze.

Il parco naturale. Una volta attivato il nuovoimpianto, i vicini campi di spandimento, che siestendono per 12 ettari, saranno trasformati inlaghetti artificiali, collegati all’adiacente areaumida che si era creata con gli anni (la “Vora”,appunto), che verrà così mantenuta e bonificata.

L’amministrazione comunale, tra l’altro,aveva in animo di acquistare il vicino fondo dicontrada “Mendole”, caratterizzato dalla presen-za di numerose piante di ulivo ultrasecolari, inmodo da trasformare la zona in una sorta diparco naturale. Come se non bastasse, il nuovodepuratore sarà collegato, con una condottalunga sei chilometri, all’analogo impianto (anchequesto di nuova costruzione) realizzato in funzio-ne delle zone industriali di Casarano e diCollepasso, permettendo alle acque depurate ineccesso della zona industriale di essere convo-gliate nelle vasche dell’impianto per l’utilizzo aduso irriguo. I lavori del nuovo depuratore consor-tile sono terminati nel settembre 2005 e tuttociò che era stato previsto in funzione dell’im-pianto è stato sospeso.

Le paure di Gallipoli. Ma perché l’ambientegallipolino ha alzato gli scudi contro la messa inopera del depuratore di Casarano e anche control’attivazione di quello di Taviano? Il pericolosarebbe l’inquinamento del litorale sud dellacittà jonica. Le acque dei due depuratori, infatti,

convogliate attraverso il canale dei “Samari”,gestito dal Consorzio di Bonifica “Ugento LiFoggi”, saranno scaricate nel mare gallipolino,nel tratto balneare compreso tra la zona deglialberghi e la “Baia Verde”. Una vera disdetta pergli operatori turistici, ossia i titolari degli alberghie degli stabilimenti balneari, che hanno gridatoal disastro ambientale e già prevedevano la fugadei turisti e dei bagnanti da quel tratto di costa.

Le pressioni. Sono gli esponenti politici dicentro-destra della città jonica che conduconola battaglia contro lo scarico a mare delle acquereflue, in particolare il consigliere provincialeGiuseppe Coppola (Forza Italia). Le pressioni sifanno insistenti soprattutto nei confronti dellaProvincia, l’ente che dovrà rilasciare le autorizza-zioni per l’attivazione dei due depuratori.Intanto, il linguaggio dei protagonisti diventa ele-mento importante. Se da Casarano tendono atranquillizzare le categorie interessate e gli enticompetenti, parlando di “acque depurate e bat-teriologicamente pure”, da Gallipoli le stesseacque diventano “acque reflue” mischiate a“liquami” e che quindi potrebbero inquinare irri-mediabilmente un chilometro di costa.

La Conferenza dei servizi. Per trovare unasoluzione, il presidente della Provincia, GiovanniPellegrino, istituisce e convoca una Conferenza

dei servizi dove partecipano gli attori interessatialla querelle. Il primo incontro, che poteva giàessere decisivo, diventa interlocutorio per l’as-senza del Consorzio di Bonifica “Ugento LiFoggi”, proprietario del canale dei “Samari”, ilrecapito finale delle acque degli impianti. Lariunione decisiva è quella dell’8 marzo. IlComune di Gallipoli si presenta con l’obiettivoprimario di escludere l’uso del canale dei“Samari” come condotta delle acque dei depu-ratori. In alternativa, propone la realizzazione diuna conduttura sottomarina.

Le conclusioni. La Conferenza dei servizi,invece, conferma l’utilizzo del canale di proprie-tà del Consorzio “Ugento Li Foggi” per il convo-gliamento delle acque, ma pone diverse condi-zioni, tra cui le principali sono l’adeguamento erinaturalizzazione del canale, a spese delConsorzio di Bonifica, e l’ottenimento del Via(Valutazione di impatto ambientale) da partedelle amministrazioni proprietarie dei depuratoriprima del rilascio dell’autorizzazione. A Gallipoliritengono (e sperano) che gli impianti nonsaranno mai attivati. Una previsione che, consi-derati i vincoli imposti dalla Conferenza dei ser-vizi, potrebbe avverarsi. Ma il sindaco diCasarano, Remigio Venuti, è certo: “Il nostroimpianto entrerà in funzione entro tre mesi”.

il tacco d’Italia 28 Aprile 2007

Paese che vai Casarano e dintorni// //

S’HA DA fAREqUEL DEpURATORE

di Enzo Schiavano

Cinque milioni di euro per nulla. Tanto è costato il nuovo depuratore consortile diCasarano, Matino e Parabita costruito alla fine del 2005 in zona “Vora”, alla peri-feria di Casarano. Il rischio che tutti quei soldi siano stati spesi invano è alto.

Ambientalisti, operatori turistici, amministratori locali ed esponenti politici della Casadelle Libertà di Gallipoli si sono messi di traverso: quel depuratore non deve attivarsi.Temono l’inquinamento delle loro coste causato appunto dagli scarichi dell’impianto didepurazione. Il presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino, competente ad emanareil provvedimento di autorizzazione per l’avvio del depuratore, ha preso tempo ed ha isti-tuito una Conferenza dei Servizi per trovare una soluzione al conflitto tra enti pubblici.Tra la necessità dei comuni consorziati di risolvere una seria emergenza ambientale ela salvaguardia del litorale per la balneazione sembrano aver prevalso le ragioni deisecondi. Ma la vicenda è solo all’inizio.

TIRA E MOLLA TRA CASARANO E GALLIPOLI PER L’ATTIVAZIONEDELL’IMPORTANTE INFRASTRUTTURA. INTANTO PELLEGRINO FA DA GIUDICE E IMPONE ULTERIORI CONDIZIONI

Fermo.Il depuratore di Casarano,a norma, rischia di usurarsiper il non utilizzo.Manca l’ok della Provincia

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LUIgI SEcLì,OpTOmETRISTA DELL’ANNOSe ne assegna uno all’anno. O, al

massimo, due. E per l’edizione2007 (la cerimonia ufficiale si ètenuta il 18 marzo a Bologna), ilPremio Ferrante è stato assegnato aLuigi Seclì, optometrista di Casarano,il quale si è “distinto – è questa lamotivazione ufficiale della giuria -in qualità di docente e professioni-sta della visione nel campo dell’op-tometria comportamentale e nelletecniche di training visivo nelle suepiù molteplici applicazioni scientifi-che”. Ma il premio è andato a Seclì,anche “per il contributo offerto alleUniversità di Lecce e del Salentocome docente di tecniche visive e dioptometria; per la passione con cuisvolge la professione e l’attività for-mativa di educazione continua inottica e optometria”.

Il Premio Ferrante è il riconosci-mento più prestigioso che vengaassegnato ogni anno ad un otticooptometrista che si sia distinto nellasua professione. Il vincitore può fre-giarsi del titolo di “optometrista del-

l’anno”. Sono previste una sezioneper professionisti italiani ed una perquelli internazionali; ma, è anchepossibile che non venga assegnatoaffatto, nel caso in cui la giuria nonritenga alcuno specialista meritevoledel riconoscimento per l’anno di rife-rimento.

Il Premio nasce nel 1992 per ini-ziativa di un gruppo di ottici optome-tristi abruzzesi che lo pensano perricordare un giovane collega,Francesco Ferrante, scomparso pre-maturamente per un incidente stra-dale nel 1986. La scelta dei premiatiavviene su segnalazione del Consigliogenerale dell’Albo degli optometristiche, entro il 31 gennaio di ognianno, comunica alla segreteria delPremio un nominativo o una rosa dinomi di optometristi che abbianomostrato particolari meriti professio-nali nel corso dell’anno precedente.Sia in Italia che all’estero.

I premiati vengono iscrittiall’Albo d’oro del Premio Ferrante.

fAmIgLIA: AzIONI cONcRETE, NON IDEOLOgIA

Avverto disagio estanchezza nelseguire il dibatti-to,tutto ideologi-co, che si è dif-fuso nel nostropaese negli ulti-mi mesi attorno

al tema della famiglia. Mi pare chela famiglia venga da molti consi-derata come un terreno percostruire campagne di scontropolitico e per raccogliere consensitra i laici, tra i cattolici, o tra chivive le varie forme di convivenza.La concretezza dei problemi diquanti intendono mettere su unafamiglia sembra essere molto lon-tana dai cultori dell’ideologia dellafamiglia, indipendentemente dallacasacca che indossano.

Trovare una casa, pagarne l’af-fitto o acquistarla è il primo motivodi preoccupazione per una coppiadi giovani che intendono condivide-re la decisione di costruire unafamiglia. Mettere al mondo un figlioper vivere l’esperienza bellissimadella maternità e della paternità èla seconda tappa. Ma crescere unfiglio per una famiglia che nellaipotesi migliore ha un solo reddito,spesso derivante da un lavoro pre-

cario o da una integrazione salaria-le derivante dalla cassa integrazio-ne o dalla mobilità, non è unaimpresa semplice. Se poi in fami-glia è presente un componente conuna forma di disabilità la dispera-zione e la sofferenza fanno prestoa travolgere il nucleo familiare.

I contributi per l’acquistodella prima casa da parte di fami-glie di nuova costituzione e daparte di famiglie numerose, unita-mente ai contributi per il sostegnodei nuovi nati recentemente finan-ziati dalla Regione Puglia per iltramite dei Comuni riuniti negliambiti sociali di zona, rappresen-tano un importante segnale dinovità nelle politiche socialipugliesi.

Ed anche “l’assegno di cura”stanziato per le famiglie pugliesiche hanno al proprio interno unapersona non autosufficiente o dis-abile è un significativo traguardodi civiltà per la nostra Regione.

Forse gli atti concreti a favoredella famiglia sono più utili dell’i-deologia per quanti hanno bisognodi un tetto sotto cui vivere e diquanto è necessario per far cre-scere con dignità un bimbo appe-na nato.

Mario Turco,Capogruppo DS Consiglio Comunale Casarano

L’INT

ERvE

NTO

Alla voce “Pino De Nuzzo” l’enciclopedia virtuale wikipedia, it.wikipedia.org, ha dedica-to uno spazio a Pino De Nuzzo, architetto di Casarano recentemente scomparso.

http://www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=2038

LINK

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Paese che vai Galatina e dintorni// //

OffRESI ASILO.

mA NESSUNO LO vUOLE

UNA SCUOLA MATERNA CON ANNESSO ASILO NIDO. I COMUNI NE AVREBBERO BISOGNO. MA LA LASCIANO CHIUSA

Da fuori si vede un largo cancello in metal-lo chiuso con catena e lucchetto. Al di làdel cancello, giace inutilizzata una scuola

materna con annesso asilo nido. Un edificioterminato in tutte le sue parti, interne ed ester-ne. Dotato di rampe di accesso per disabili,completato con infissi e lampioni per l’illumi-nazione e, addirittura, di aiuole dove sono statipiantati alberelli e cespugli. Ma in quelle aiuolecresce anche l’erba selvatica, che nessuno sipreoccupa di togliere. Perché nessuno si preoc-cupa della struttura. Siamo nella zona indu-striale che serve i Comuni di Galatina e Soleto,sulla strada provinciale 362.

Costruita nel 2002 dalla ditta Edilcostru-zioni Srl di Vitigliano, la scuola (797 metri qua-drati complessivi su un lotto di circa 7.245metri quadrati) non è mai stata aperta.Proprietario è il consorzio Sisri (Sviluppo indu-striale e dei servizi reali alle imprese) che haspeso un milione e 200mila euro per realizzarlaassieme ad una mensa con servizio bar chesorge sull’altro lato della strada.

Una volta portata a compimento la realiz-zazione della scuola, il consorzio ha inviato (15marzo 2004) una lettera ufficiale agli allorasindaci dei Comuni di riferimento, Galatina eSoleto, rispettivamente Giuseppe Garrisi eRaffaele Saracino, per chiedere se fossero inte-ressati a prendere in gestione la struttura,“prima di procedere – si legge nella lettera - aduna offerta di pubblica locazione (prezzo abase d’asta, fissato, in seguito a stima tecnica,in 36mila euro annui oltre Iva, con offerte inaumento, ndr) e/o vendita a privati per lo svol-

gimento di attività comunque connesse al pub-blico interesse”. Nella lettera, si chiedeva difornire una risposta entro 15 giorni. Nessunodei due sindaci si dimostrò interessato. La que-stione si chiuse lì. Come il largo cancello, assi-curato con catena e lucchetto.

SOLO TRE cLASSI A SOLETOEppure l’esigenza di una struttura come

quella realizzata dal Sisri si avverte.Soprattutto sul territorio di Soleto, dove nonesiste neppure un asilo nido. Una scuola mater-na comunale sì, invece, con tre classi di iscritti.Ma l’asilo no. Né pubblico, né privato, su untotale di 5.537 abitanti. E’, dunque, facileimmaginare a quali disagi vadano incontromamme, e genitori in genere, che devono rag-giungere quotidianamente il proprio posto dilavoro e non sanno a chi lasciare i figli. Perchése non hai un parente o un vicino di casa disposto a prendersi cura di loro, devi ricorreread una baby sitter. E non per tutte le famiglie èuna spesa sostenibile.

A Galatina, invece, sono presenti in tuttotre asili nido (due comunali ed uno privato) esette scuole materne (di cui cinque comunali edue private), su un totale di 29.800 abitanti.Qui il problema potrebbe essere meno urgente,data la presenza delle strutture, ma la popola-zione è nettamente più alta.

I SINDAcI cI pENSANONoi abbiamo contattato gli attuali sindaci

dei Comuni di Galatina e Soleto per chiedere

quale sia l’orientamento delle attuali ammini-strazioni nei confronti di una acquisizione ogestione della struttura. Per Galatina, ci harisposto Carmine Perrone, vicesindaco. PerSoleto, il primo cittadino Elio Serra.

“IL SISRI NON SI FA SENTIRE”“Da quando ci siamo insediati, il Sisri non ci

ha mai contattati per discutere dell’asilo, eppureci siamo incontrati in diverse occasioni per con-frontarci su varie tematiche relative all’agglomera-to industriale. Noi saremmo anche interessati allastruttura, anche perché beni di questo tipo sonosempre importanti per una città, però non abbia-mo mai avuto alcuna notizia da parte del consor-zio. Se questo formalizzerà una proposta ufficiale,noi la valuteremo, come è giusto che sia. Ma biso-gna conoscere prezzi e modalità. Insomma, discu-terne insieme”.

CarminePerrone,vicesindacodi Galatina

“STIAMO VALUTANDO”“L’esigenza di un asilo è

molto sentita dal nostro terri-torio anche perché, ad oggi,ne è totalmente sprovvisto. Sitratta di un servizio da fornirealle tante mamme che lavora-no nella zona industriale, chene usufruirebbero in manieradiretta, ma anche all’interacomunità. Un problema, ineffetti, c’è: la struttura sorgepiuttosto lontano dal centroabitato di Soleto, da cui distacirca 6 chilometri, però, inmancanza d’altro, ci potrem-

mo adeguare. In questi giornistiamo discutendo, a livello diamministrazione, per avanzareal consorzio Sisri una propostache sia la più congruente allenostre tasche e ai nostri biso-gni. Una soluzione potrebbeessere quella di acquisire lastruttura e poi darla in gestio-ne. Ma ci sono ancora diversifattori da valutare prima didecidere la strategia più indi-cata per noi. Presto avanzere-mo la nostra proposta e poi lavaluteremo assieme al Sisri”.

Elio Serra,sindaco diSoleto

il tacco d’Italia 30 Aprile 2007

di Laura Leuzzi

COSTRUITO DAL SISRI NEL 2002 E MAI APERTO, L’EDIFICIO SCOLASTICO DELLA ZONA INDUSTRIALE GALATINA-SOLETORISCHIA IL DEGRADO. GLI AMMINISTRATORI COMUNALISI DICONO INTERESSATI A TROVARE UNA SOLUZIONE. E, INTANTO, I BAMBINI DI SOLETONON HANNO UN ASILO

Catena e lucchetto. La scuola è stata costruita ma resta chiusa

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cHIUSURE LAmpO.ApERTURE mENO

L’apertura delle tre unità operative al “SacroCuore” di Gallipoli era prevista nel Piano sanita-rio regionale elaborato nel 2001 dalla giuntaFitto. Il Piano prevedeva la chiusura di alcunireparti e, “contestualmente”, l’apertura di altri.Ma se chiudere è risultato semplice, aprire nonlo è stato altrettanto. E, dopo cinque anni di

tempo, si è resa necessaria un’integrazione delfinanziamento regionale.

Quello erogato nel 2001 ammontava ad unmilione e 800mila euro ed era destinato acompletare le Rianimazioni di Gallipoli,Casarano e Scorrano. Di quei fondi, Gallipoliutilizzò 700mila euro; ma nel 2006 ha dovutoattingere ad altri un milione e 225mila eurodestinati dalla Regione (giunta Vendola) alla AslLecce 2.

gALLIpOLI E LEccE.ODONTOSTOmATOLOgIA ALL’ITALIANA

Odontostomatologia per disabili, presente aGallipoli sin dal 1987 ed unico in provincia, erastato sospeso qualche mese fa per carenza dipersonale; in seguito al trasferimento di unmedico, nell’ultimo periodo aveva potuto conta-re solo sull’attività di Giulio Giannelli, attualeresponsabile del servizio. L’interruzione ha creatonon pochi disagi agli utenti, costretti a recarsi aBrindisi e Bari per poter usufruire delle presta-zioni una volta ricevute in casa.

Ma l’arrivo di un nuovo medico, RaffaelePiccinnonno, permetterà di sviluppare con fluidi-tà le prestazioni odontoiatriche, azzerare le listedi attesa e garantire prestazioni ed interventi inregime di chirurgia di giorno che non potrebberoessere eseguiti ambulatorialmente.

il tacco d’Italia 32 Aprile 2007

Paese che vai Gallipoli e dintorni// //

La “Torre per le emergenze” è pronta a partire. Giusto il tempo di potenziare l’impianto elet-trico. Non è un film di fantascienza. Ma un padiglione dell’ospedale “Sacro Cuore” diGallipoli, interamente dedicato alle emergenze, dove lo scorso 3 marzo sono state presenta-

te al pubblico tre nuove unità operative che presto funzioneranno a pieno regime. Si tratta diPneumologia (20 posti letto), della nuova Cardiologia e Terapia intensiva cardiologica (otto postiletto di Utic e 16 di degenza), e di Rianimazione (otto posti letto più due).

Con l’apertura delle nuove unità operative, la Torre ospiterà, partendo dal primo piano eandando a salire: il Pronto soccorso; la Terapia iperbarica; la Rianimazione; la Terapia intensivacardiologica, gli studi e gli ambulatori della Cardiologia, e l’unità operativa semplice diNeurologia; la Pneumologia; l’Oncologia; la degenza di Cardiologia e un Day Hospital oncologico.

Ma questa non è l’unica novità per l’ospedale della città ionica. Da poco più di un mese èstato infatti ripristinato il servizio di Odontostomatologia per disabili, che ha sempre rappresen-tato un fiore all’occhiello per la struttura ospedaliera, in quanto unico in provincia (un tempo esi-steva anche al “Fazzi” ma poi venne chiuso).

IL “SACRO CUORE” DI GALLIPOLI COMPLETA LA SUA OFFERTA DI PRESTA-ZIONI MEDICHE AL PUBBLICO. SPECIALIZZANDOSI NELLE EMERGENZE

Si parte.Sarà presto attivo presso l’ospedaledi Gallipoli un padiglioneinteramente dedicatoalle emergenze

EmERgENzE DRITTE AL“cUORE” di Vittorio De Luca

NUOVI REPARTI. SENZA MEDICI

“E’ sempre più difficile reperireil personale medico ed infermieristi-co. Questo si verifica soprattutto perRianimazione. Per Pneumologia ilpersonale c’è già; sono arrivate 16unità, oltre a tre ausiliari. LaCardiologia è già dotata di persona-le, ma da quando è attiva anchel’Elettrofisiologia dove si effettua l’a-blazione cardiaca, questo va ade-guato. Inoltre la programmazione

universitaria risulta inopportuna. Lanascita della facoltà di Medicina aLecce è un passo molto importante,che però andava compiuto moltotempo fa. Pensiamo all’EmiliaRomagna, una regione con lo stessonumero di abitanti della Puglia. Lì leUniversità di Medicina sono sei; inPuglia, due. Quindi i nostri figlivanno a studiare al Nord e poirimangono a lavorare lì”.

“Non si può che esseresoddisfatti per la riaperturadel servizio di Day Surgeryodontoiatrico per diversamen-te abili, la cui sospensioneaveva generato difficoltà per iquei cittadini per i quali lecure dentarie non seguono glistandard comuni a tutti. Se siaccostano le alterne vicendedi questo reparto con quelledi Odontoiatria di Lecceemerge una delle classichecontraddizioni all’italiana: se iservizi del reparto di Gallipoli

sono stati sospesi per mancanza di unitàmediche, il reparto di Lecce invece è statochiuso e le unità mediche “avanzate” sonostate dirottate in altri reparti. Una situazioneche ha generato numerose difficoltà soprat-tutto per i pazienti diversamente abili chehanno dovuto recarsi presso gli ospedali diBrindisi prima e Bari poi; se le possibilitàfinanziarie lo consentivano. In questi giorni siparla tanto degli stanziamenti regionali per il“Vito Fazzi”, grazie ai quali si prevede cheanche il reparto di Odontoiatria possa riapri-re. Come rappresentante di categoria, con imiei colleghi, mi sto impegnando perchè siraggiungano altri obiettivi sociali, come l’at-tuazione delle convenzioni con le Asl affinchéil servizio pubblico sia in grado di erogare leprestazioni delle cure odontoiatriche per icittadini meno abbienti. Pensiamo alla prote-si social per gli over 65, ma anche alle curedi odontoiatria per i più giovani, che sono trale più lunghe e costose”.

Bruno Falzea,direttore medico “Sacro Cuore”di Gallipoli

Francesco Potì,odontotecnico,presidenteUnioneBenessere eSanità - CnaLecce

ABBIAMO ALTRIOBIETTIVI SOCIALI

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Stavolta sembravano tutti d’accordo. LaRegione, la Provincia e addirittura i sindaci ditutti e 15 i Comuni interessati dal tracciato.

Persino quelli di Alessano e Tricase che in passatosi erano opposti al progetto di ammodernamentoed adeguamento della strada statale 275 (realiz-zato dalla società Pro.Sal di Lecce). Quella che daMaglie porta a Leuca. Perché di questo si parla.Ancora una volta.

Sembravano tutti d’accordo, durante l’incon-tro del 9 marzo, con l’ipotesi di realizzare l’am-pliamento a quattro corsie nel tratto da Magliefino alla provinciale Alessano-Novaglie, e poi diproseguire con la messa in sicurezza fino a Leuca.Per questo si rende necessario annullare la delibe-ra regionale n.102 del 15 febbraio, in cui laRegione modificava il progetto della 275 preve-dendo un ampliamento a quattro corsie solo finoa Montesano e una messa a norma nel restante

tratto e, di conseguenza, dirottava i 40 milioni dieuro “risparmiati” (rispetto al totale di 201 milio-ni) sul progetto della Maglie-Otranto che, con queifondi, sarebbe stato portato a termine.

Ma durante l’assemblea del 19 marzo, chesarebbe dovuta servire a chiudere definitivamentele concertazioni, l’unanimità dei consensi non si èripetuta. Giovanni Pellegrino, presidente dellaProvincia, ha infatti espresso la sua contrarietàsull’estensione delle quattro corsie oltreMontesano, per ragioni di tutela ambientale: iltracciato così ridefinito sarebbe “non coerente almodello di sviluppo del territorio, su cui l’ammini-strazione provinciale è da anni impegnata”.Pellegrino ha comunque rimesso la decisione allaRegione, cui spetta l’ultima parola.

Abbiamo chiesto a Mario Loizzo, assessoreregionale ai Trasporti, come si muoverà la Regione.Lui ci ha risposto che adesso tocca all’Anas fare i

suoi calcoli per valutare la spesa necessaria.Stiamo al punto di partenza, insomma: senza unaprevisione di spesa e senza una delibera regionaleche dia l’ok ai lavori. E, ancora una volta, senzal’unanimità sul progetto.

il tacco d’Italia 34 Aprile 2007

Paese che vai Maglie e dintorni// //

COMUNI, PROVINCIA E REGIONE HANNO ESPOSTO LE LORO IDEE DI 275. CHE, ANCORA UNA VOLTA, NON COMBACIANO

QUATTRO CORSIE FINOALLA PROVINCIALE ALESSANO-NOVAGLIEE MESSA IN SICUREZZA FINO A LEUCA.PER QUESTO È NECESSARIO ANNULLARELA DELIBERA REGIONALE DEL 15 FEBBRAIO. E POI TOCCHERÀALL’ANAS VALUTARE LA SPESA NECESSARIA

Corso XX Settembre - Casarano

LA REGIONE NON SI FA PROBLEMITutti i soggetti interessati sono favorevolialle quattro corsie fino alla provincialeAlessano-Novaglie e, dunque, all’annulla-mento della delibera 102/07. Come siprocederà adesso?“Modificheremo la delibera sulla base del-l’accordo che si è profilato durante l’incon-tro tra sindaci dei Comuni interessati,Provincia e Regione. Tutti vogliono un trac-ciato a quattro corsie fino a dopo Tricase,fermandosi prima del viadotto e preveden-do per l’ultimo tratto un intervento dimessa in sicurezza. I sindaci si sono dettitutti favorevoli con la nuova ipotesi. Oral’Anas farà i propri calcoli per valutare la

spesa per l’intervento di allargamento. Sesono sufficienti i fondi che già abbiamo,bene; se dovesse residuare qualcosa, lasposteremo sulla Maglie-Otranto; se, inve-ce, saranno necessari altri soldi, li reperire-mo. Non abbiamo alcun problema a farlo”.I 40 milioni deviati dalla Maglie-Leuca allaMaglie-Otranto avrebbero permesso ilcompletamento di quest’ultima. Adessodove saranno reperiti i soldi mancantinecessari per portare a termine l’infra-struttura?“Dovremo impegnarci a trovare nuove risor-se. Non è una eventualità che ci preoccupa;e poi potrebbero avanzare soldi dalla 275”.

275. pUNTO E A cApO

Mario Loizzo,assessoreregionale aiTrasporti

“In un periodo di depressione economica,un’infrastruttura di questo tipo è importantissimaper il territorio dal punto di vista occupazionale edeconomico. Una soluzione potrebbe essere prevede-re, per le zone più critiche del tracciato, opere dicompensazione ambientale, come percorsi cicloturi-stici, un parcheggio di interscambio con i mezzipubblici. Io credo che sia più giusto chiedere qual-cosa in più, piuttosto che tagliare il progetto. Anzipropongo di cantierizzare subito e di mettere laprima pietra a Santa Maria di Leuca, così la stradainizia a salire. Inoltre è il caso di valutare se qua-druplicare anche la Leuca-Gallipoli, visti i volumi ditraffico che la percorrono e visto, ad esempio, chesulla Maglie-Otranto, che pure si sta potenziando,nessuno ha avuto da ridire. Ci lamentiamo che ilturismo nel nostro territorio non decolla. Ma comefa un’imbarcazione di 40 metri a raggiungere Leucavia terra? Bisogna tenere presenti anche questi ele-menti prima di valutare l’opportunità di un interven-to in materia di infrastrutture. Poi, c’è una questio-ne di sicurezza talmente evidente ed urgente chenon può passare inosservata”.

“pARTIAmODA LEUcA”

Attilio Caputo, direttore Caroli Hotels

di Margherita Tomacelli

Stretta e pericolosa.E sorge su un territoriodelicatissimo. Il progettoper la 275 continuaa dividere i soggettiinteressati

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Paese che vai Maglie e dintorni// //

SULLA SIcUREzzA fAccIAmO

“qUADRIvIUm”

Diamo un’occhiata alla situazione della sini-strosità nel Salento, un parametro che incideanche sul pagamento del premio dell’assicura-zione (vedi box). L’associazione lecceseQuadrivium, dal 1995 ha istituito un“Osservatorio permanente della mortalità sullestrade della provincia di Lecce”. Vale a dire suquella ragnatela di collegamenti che si sviluppaper circa 7.650 chilometri, su una superficie dicirca 2.760 chilometri quadrati. Anno per annosono stati riportati i nomi e l’età delle vittime; lecircostanze e le modalità dell’incidente e deiveicoli coinvolti. Un archivio “parlante”, in un ter-ritorio che, stando alle sue caratteristiche,dovrebbe registrare molti meno incidenti mortalidi quanti se ne contano. Si parla sempre di“strada della morte”, “curva maledetta”, “asfaltoreso viscido dalla pioggia” e si scaricano le con-seguenze delle tragedie sulla geometria dellastrada. Quasi mai si tirano in ballo l’azzardo in

un sorpasso, l’eccesso di velocità rapportato ailuoghi, la guida in stato di ebbrezza, la disatten-zione e la frenesia del guidatore. Le nostre stra-de, corrono quasi tutte in piano; molte in rettili-neo, senza le insidie del ghiaccio, della nebbia edi scarpate laterali. Da noi la preoccupazionepiù ricorrente non è quella di finire in un burro-ne, ma contro un albero di ulivo ai bordi dellecampagne. Un albero che non ha niente a chevedere con l’acceleratore o con un sorpasso incondizioni di rischio. Con un pizzico di umiltàdobbiamo riconoscere che noi salentini allaguida, siamo “effervescenti”. Subito pronti asbuffare se davanti a noi c’è una macchina cherispetta il limite di velocità. Siamo impazienti epoco rispettosi degli altri. E sulle strade corria-mo, perché le strade ce lo consentono e perchèla velocità rispecchia il nostro carattere.

*presidente di Quadrivium

Negli ultimi dieci anni, dal 1997 al 2006,lungo le 388 strade del Salento sono morte895 persone. Il conto sale a 921 se si aggiun-gono i 26 morti registrati nei primi due mesi emezzo di quest’anno, fino al 15 marzo. Quasi90 morti di media ogni anno. Con un caricopiù pesante negli anni del secolo scorso, dal‘97 al 2000. Successivamente, con l’introdu-zione della patente a punti, sono diminuitianche gli incidenti. In dettaglio, negli ultimicinque anni, si sono avuti: nel 2002, 101morti; nel 2003, 78; nel 2004, 79; nel 2005,63; nel 2006, 58.

La strada in assoluto più pericolosa è lastatale 275, da Maglie a Leuca, che dal1997 ad oggi ha fatto registrare 36 morti, dicui quattro in questi primi mesi del 2007.L’altra <bestia nera> è la statale 174,Nardò-Porto Cesareo-Avetrana, con 26 morti.Seguono, nel triste primato, la statale 274,da Gallipoli a Leuca, con 21 morti; la provin-ciale 1 Lecce-Vernole-Melendugno-Mare, con17 morti. Le curiosità dei dati statistici nonmancano. Un buon 40 per cento degli eventimortali avvengono senza che vi sia una colli-sione fra veicoli. Il conducente perde il con-trollo dell’auto esce di strada o si ribalta (lecause sono tutte da accertare; non è dettoche sia dovuto sempre all’eccesso di veloci-tà; spesso la causa di turbativa, per esem-pio un altro veicolo con il quale si stava percollidere, rimane sconosciuta). Singolareanche la statistica che riguarda il <recapitofinale>, per così dire del veicolo. Dal 2001al 2004, in ben 104 incidenti mortali, l’autoha finito la sua corsa contro: un albero (38casi); un muretto o pilastro (37); un palo opaletto (15); una scarpata o scogliera(sette); un guard raill (sette).

ce. m.

I DATI DELLE mORTI SULL’ASfALTO

di Cesare Mazzotta*

La morte corre sul filo…e sul nastro, quello d’asfalto delle strade della nostra provincia,dove si consumano spesso tragedie che segnano per sempre le famiglie, intere comuni-tà e le relazioni sociali, chiamando in causa le istituzioni e le coscienze. Tutti mobilitati.

Ma nella nostra provincia è stato fatto molto poco per migliorare lo stato della sicurezza stra-dale. Poco nelle scuole; poco sulle strade, da parte di polizia stradale e carabinieri; pochis-simo sulla segnaletica, carente, confusa e contraddittoria. E poco anche per mettere in sicu-rezza alcuni tratti di strade. Rischi che derivano anche dai guard rail inappropriati, dalla pre-senza di allagamenti imprevisti o di animali sulla carreggiata (cani, volpi, ricci).

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Paese che vai Nardò e dintorni// //

AmmINISTRATIvE 2007.fAccIA A fAccIADISCARICA, PORTO TURISTICO E POLITICHE GIOVANILI. I CANDIDATI SINDACO DEL COMUNE DI NARDÒ SI CONFRONTANO SUI TRE TEMI “CALDI” PER LA CITTÀ

di Maria Giovanna Sergi

CART

A D’IDEN

TITÀ

La discarica di Nardò è attualmente chiu-sa; i rifiuti vengono deviati a Grottaglie che,però, non riesce a gestire la mole di materialeda smaltire. Così, di tanto in tanto, si leva lavoce di una possibile riapertura di Castellino.Che cosa propone per scongiurare questaeventualità?

Gregorio Dell’Anna: “La discarica non saràpiù aperta; mi impegnerò a bonificarla e metterlain sicurezza. Punterò moltissimo sulla raccoltadifferenziata affinché tutti i cittadini siano coin-volti nel rispetto del territorio”.

Salvatore Donadei: “Mi batterò perché ven-gano confermate le decisioni già prese, relativealla chiusura definitiva della discarica. Non sononecessarie nuove promesse”.

Antonio Vaglio: “Cavallino è stata chiusadefinitivamente; ho avuto garanzie non solo daparte di Nichi Vendola, in qualità di commissariostraordinario per l’emergenza ambientale inPuglia, ma anche da Gianni Scognamillo, asses-sore provinciale all’Ambiente e dal presidentedella Provincia, Giovanni Pellegrino. Sto pensan-do ad una bonifica del sito”.

Come cercherà di coniugare la necessità diun porto turistico nel territorio neretino con ilrischio di speculazioni edilizie già scongiuratenegli anni scorsi da mobilitazioni popolari, comequelle che si sono verificate a Porto Selvaggio?

Dell’Anna: “L’abusivismo edilizio è già scon-giurato perchè Nardò è dotata di un piano rego-latore generale. Il porto turistico è un’idea supe-rata; i privati che l’avevano proposto non sonopiù interessati a realizzarlo. No al porto turistico,quindi, in favore di una migliore balneazione”.

Donadei: “Non possiamo continuare a man-tenere immacolati 25 chilometri di costa meravi-gliosa e lamentarci della mancanza di turismo.Gallipoli ci insegna l’importanza di prevederestrutture ed infrastrutture come il porto, lidiattrezzati, strutture di accoglienza. Vigilerò sullespeculazioni”.

Vaglio: “Abbiamo individuato due possibilizone in cui far sorgere il porto turistico, SantaMaria al Bagno e Sant’Isidoro e non si escludeche possano nascere due porti in due marinediverse. Molto dipenderà dalla Regione Puglia,che ha in mano lo studio del territorio, realizzatodell’Università di Lecce. Il problema principalenon è la speculazione edilizia, che mi impegneròa combattere”.

Come risponderà alla forte necessità, interritorio cittadino, di uno spazio ricreativo peri giovani - più volte è stato promesso un centropolivalente per lo sport e per il tempo libero -mai realizzato?

Dell’Anna: “Da sindaco, comprai un terrenoin contrada san Gerardo di circa 10mila metri dadestinare a struttura sportiva e riabilitativa conpiscina coperta. Questo sarà uno dei miei primiprogetti. Ma penso anche ad un centro polivalen-te per attività culturali diverse, dove realizzare unteatro tenda per eventi culturali che rappresentiun centro di aggregazione”.

Donadei: “La situazione di Nardò, quanto aspazi per i giovani, è talmente catastrofica, chenon può che migliorare. Sensibilizzerò i privati,anche perché la città è piena di gente pronta adinvestire se veramente stimolata”.

Vaglio: “Porterò a termine progetti già inizia-ti. Per il centro polivalente o la piscina coperta,dovremo servirci dell’aiuto di privati. Mi piacereb-be che ne sorgesse una presso i campetti sporti-vi di via XXV luglio, dove vorrei realizzare un tea-tro tenda. Ma penso anche al recupero del tenso-statico e alla costruzione di altri campetti. Iragazzi di Nardò avranno gli spazi ideali per illoro tempo libero”.

SI CONTENDONO LA FASCIA DI PRIMO CITTADINO DI NARDÒ ANTONIO VAGLIO,SINDACO USCENTE DI CENTROSINISTRA,GREGORIO DELL’ANNA, DI CENTRODESTRA,GIÀ ALLA GUIDA DELLA CITTÀ TRA 1998 E IL 2001, E SALVATORE DONADEI, A CAPO DI UNA LISTA CIVICA E ALLA PRIMAESPERIENZA POLITICA

Il momento è arrivato. La campagna elettorale per le Amministrative 2007 che ha riguar-dato la città di Nardò è stata molto accesa, ma finalmente ci siamo. Gli schieramentisono chiari. I candidati alla poltrona di primo cittadino sono tre: l’uno, Antonio Vaglio, sin-

daco uscente, alla guida di una coalizione di centrosinistra; l’altro, Gregorio Dell’Anna,esponente di centrodestra, già numero uno del Palazzo di città dal 1998 al 2001; l’altro,Salvatore Donadei, assoluto neofita della politica, a capo di una lista civica.E prima che i tre candidati si confrontino a suon di voti, noi li abbiamo chiamati a confron-tarsi su tre temi particolarmente cari alla comunità neretina: la discarica, il turismo, le poli-tiche giovanili. Ecco che cosa ci hanno risposto.

Nome e cognome: Gregorio Dell’AnnaLuogo e data di nascita: Nardò, 1954Altezza e peso: 1,79 metri per 78 chiliTaglia: 48/50Collo della camicia: 42Numero di scarpe: 43Titolo di studio: laurea in FisicaProfessione: docente di Matematica e Fisica

Prima tessera di partito: Dc a 18 anniCoalizione: centrodestra (An; Udc; Forza Italia; Dc; Azzurro Popolare; FiammaTricolore; “Progetto Nardò”; “Santa Maria eMarine”; “Dell’Anna sindaco”).

Nome e cognome: Salvatore DonadeiLuogo e data di nascita: Nardò, 1968Altezza e peso: 1,83 metri per 82 chiliTaglia: 52Collo della camicia: 42Numero di scarpe: 43Titolo di studio: laurea in GiurisprudenzaProfessione: avvocato

Prima tessera di partito: mai avutaCoalizione: lista civica “Nuovocorso”.

Nome e cognome: Antonio VaglioLuogo e data di nascita: Nardò, 1952Altezza e peso: 1,77 metri per 84 chiliTaglia: 50/52Collo della camicia: 41Numero di scarpe: 42Titolo di studio: laurea in Veterinaria Professione: responsabile dell’area C(Igiene degli allevamenti e delle produ-zioni zootecniche), direttore del diparti-

mento di prevenzione della ex Asl Lecce 2Prima tessera di partito: mai avutaCoalizione: centrosinistra (Ds, Margherita, Socialisti auto-nomisti, Rifondazione comunista, Sdi, “Alleanza perAntonio Vaglio”, “Terza pagina”, “Città nuova”,“Federazione di centro”).

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Paese che vai Tricase e dintorni// //

Da diverso tempo, infatti, presentava problemistrutturali piuttosto urgenti che ne mettevano a seriorischio la stabilità e la sottoponevano al pericolocrollo. Gli interventi di recupero (progetto redatto daAldo Nichil, architetto di Tricase) sono partiti unanno fa a cura della ditta Ingrosso di Lecce e consi-stono principalmente nel consolidamento della strut-tura: la volta, una lastra di copertura alta in media60 centimetri, è stata puntellata con sostegni inlegno e nuovi pilastri sono stati realizzati lungo labalaustra che corre intorno all’altare centrale, perreggere il soffitto.

Una prima tranche di finanziamenti (75milaeuro) finalizzati al recupero del bene storico-artisticosono stati messi a disposizione lo scorso anno dallaCuria di Ugento-Santa Maria di Leuca con fondi dellaCei (Chiesa cattolica italiana); è stata la Curia, infat-ti, a sollevare, per prima, il problema di un interven-to sulla cripta, dietro indicazione della parrocchia diSanta Eufemia che la tiene in custodia.

Un secondo finanziamento, che ammonta ad80mila euro, è stato erogato, a febbraio scorso(24mila euro messi a disposizione dalla parrocchiadi Santa Eufemia e 56mila euro dal programma“Leader Plus”) e sarà impiegato, anche in questocaso, per la stabilità della struttura, ma non solo,perché è previsto il restauro di una parete affresca-ta, quella ad ovest dell’entrata, che racconta lamorte di San Bonaventura (se ne occuperà la ditta“Restauri del Sole” di Bari). Ulteriori finanziamentifuturi, che pure sono stati previsti (il progetto coste-rà in tutto 300mila euro) saranno utilizzati per scopipubblicitari ed informativi.

LE AREE RURALI SONO “LEADER”Il recupero della cripta della Madonna del

Gonfalone rientra nel Piano di sviluppo dell’area del

Gruppo di azione locale (Gal) del Capo Santa Mariadi Leuca, attraverso il programma di iniziativa comu-nitaria “Leader Plus”, che ha lo scopo di favorire losviluppo socio-economico delle aree rurali dei paesidell’Unione europea.

Tale Piano di sviluppo interessa 17 Comuni delbasso Salento (Acquarica del Capo, Cutrofiano,Giuggianello, Giurdignano, Minervino di Lecce,Otranto, Poggiardo, Ruffano, Salve, Sanarica, SanCassiano, Santa Cesarea Terme, Specchia,Supersano, Tricase, Ugento ed Uggiano La Chiesa),che fanno riferimento alle diocesi di Otranto edUgento-Santa Maria di Leuca. A queste, due anni fa,

il Gal chiese di indicare i beni con più urgente biso-gno di restauro. La diocesi di Ugento segnalò la crip-ta di Tricase.

LA “cRIpTA-cHIESA”E’ un sito ipogeo come, per situazioni carsiche

naturali, se ne trovano tanti nel territorio salentino,ampliati in epoca basiliana (intorno all’anno mille),per accogliere i monaci in fuga da Costantinopoliper motivi religiosi. Assieme ai monaci si spostaronoanche comunità greche di civili che, una volta inSalento, contribuirono alla formazione di comunità

miste greche ed autoctone. Una delle quali orbitavaintorno alla cripta del Gonfalone.

Come tutte le cripte, anche questa ha forma deltutto irregolare, perché il suo andamento ha seguitogli invasi naturali e perchè è stata ampliata coltempo, scavando nella roccia: la parte est della crip-ta è, infatti, sorta in tempi successivi per necessitàdi trasformare la struttura in una chiesa. Venivainfatti detta la “cripta-chiesa”.

UNA qUESTIONE DI vOLONTàA sostegno del restauro della cripta del

Gonfalone, si è costituito circa due anni fa, a Tricase,il comitato “Pro Gonfalone” che conta più di 100iscritti ed è presieduto da don Gino Morciano, parro-co della chiesa di Santa Eufemia. Alcuni membri delcomitato sono così interessati alle sorti della storiadell’arte tricasina, da volersi impegnare in primapersona, prestando gratuitamente le propria espe-rienza professionale per il recupero del luogo sacro.Obiettivo del comitato è creare attorno alla cripta unmovimento culturale e religioso che contribuisca afarla conoscere nel territorio. “Cercheremo – affermadon Gino Marciano - di riaprirla al più presto al pub-blico e di incrementare ciò che già si svolgeva al suointerno, ovvero visite di turisti e studenti, ma inmodo più sistematico e meglio organizzato rispetto aprima”.

di Margherita Tomacelli

La morte di San Bonaventura.Dagli affreschi della parete ovestpartirà il restauro internoalla cripta

CONSOLIDAMENTO STRUTTURALE E RESTAURO DI UN AFFRESCO. LA “CRIPTA-CHIESA” DI TRICASESI PREPARA AD ACCOGLIERE I NUOVI VISITATORI

Oggi per visitarla bisogna scavalcare una piccola staccionata che la separa dalla stra-da, la provinciale Tricase-Alessano (a pochi chilometri dalla statale Maglie-Leuca), epoi, una volta scese le scale, avanzare prestando attenzione ai tanti sostegni in legno

che reggono la volta. Scavata su una discesa tufacea in leggera pendenza verso ovest, lacripta della Madonna del Gonfalone di Tricase, una ex laura (un monastero ricavato dagliitalo-greci per mantenere acceso il culto sacro durante le persecuzioni religiose) è attual-mente in restauro.

pERIcOLO ScAmpATOmADONNA DEL gONfALONE.

Il Tacco porta beneIl Tacco aveva già parlato della cripta

della Madonna del Gonfalone a Tricase, evi-denziando, nel numero 24 (aprile 2006), lanecessità di recupero del luogo sacro e dellasua tutela. Ci fa piacere notare che nonsiamo stati gli unici ad interessarci al deli-cato complesso edilizio.

il tacco d’Italia 40 Aprile 2007

Al centro, come in una chiesa.L’attuale altare sorge al centro dell’edificio, per dare alla cripta la forma di una chiesa

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In carcere BaldassarreLe accuse pronunciate nei suoi confronti dalcollaboratore di giustizia sono attendibili. Lohanno dichiarato i giudici del Riesame a pro-posito di Roberto Baldassarre, fratello del con-sigliere di Forza Italia Raffaele. L’ex assessoreal Commercio del Comune di Cavallino è finitoin manette lo scorso 6 marzo, perché mandan-te, secondo le dichiarazioni del pentito

Roberto Capoccia, di attentati contro politici, imprenditori e consiglieri comunali, coinvolti a variotitolo nel progetto di costruzione di un distributore di carburante nel parco commerciale della città.Secondo le ricostruzioni, Baldassarre avrebbe voluto mettere le mani sul distributore e, dopo un“no” da parte dell’imprenditore Tommaso Ricchiuto, si sarebbe rivolto all’amico Capoccia per indur-re lui e gli altri ad abbandonare il progetto. Con metodi tutt’altro che leciti. Suo fratello Raffaele,consigliere regionale e provinciale d’opposizione, gli crede. Ora dovrà convincere i giudici.

Una cena infuocataLa cena si riscalda e l’ospite ne fa le spese. L’occasione erano i 40anni di Piero Montinari, presidente di Confindustria Lecce. L’ospitein questione, Alfredo Mantovano, deputato di An. Rimasto ustionatoda un piatto di gamberoni flambé. Sfortunato, il parlamentaresalentino. Ma fortunato, nella sfortuna, visto che prontamente unSaverio Congedo sprezzante del pericolo l’ha salvato dal peggio fer-mando le fiamme. Il grosso spavento dei presenti si è trasformatoin una risata. Al “Perrino” di Brindisi hanno sentenziato “ustione di

secondo grado”. Meno grave di quan-to si temesse.

Mucillagine. Serve l’invernoBiologi ed esperti di vario tipo hanno assicurato che il bagno diPasquetta non è a rischio. Ma le preoccupazioni che affliggono icittadini di Gallipoli sono ben più serie. Da mesi la mucillagine habloccato la pesca e messo a terra l’economia della città. E che laspiaggia, per il tradizionale bagno di apertura della stagione estiva,sia fuori da ogni rischio non è una grande notizia. Ne saranno con-

tenti i tanti turisti attesi per i giorni festivi. Ma i pescatori non ci pensano. Loro pensano a starecon la barca in mare e con gli occhi al cielo. Sì, perché, non l’estate, ma l’inverno, con le suepiogge, il suo vento e il suo clima freddo, potrebbe risolvere il problema ed allontanare quell’o-dioso fango dalla costa ionica.

//Un mese in una pagina

// qUESTIONE DI LOOk

Dalla sera alla mattina sono spuntatiper Lecce degli inquietanti, enormi palineri. Saranno questi a sostenere lalinea dei filobus elettrici in costruzionenel capoluogo. Un mezzo pubblico chedarà alla città un sistema più efficien-te, più ecologico, più economico.Peccato che per ora abbia dato alcapoluogo solo un polverone di polemi-che e alla sindaca un bel nomignolo:Adriana “Pali” Bortone.

IPSE DIXIT“Smantellerò pezzo per pezzo quanto troveròdi costruito della filovia, ivi comprese le rota-torie di servizio”.Mario De Cristofaro, candidato indipendentealla poltrona di sindaco di LecceLa Gazzetta del Mezzogiorno, p.2, 28 feb-braio 2007

“Farò un sito internet e pubblicherò una miafoto con un caffettano lungo fino ai piedi”.Adriana Poli Bortone, sindaca di LecceIl Corriere del Mezzogiorno, p.7, 15 marzo2007

“Non ci sono dubbi sull’elezione di Lisi sol-tanto perché è l’unico candidato”.Claudio Cagnazzo, esponente di An a TricaseCorriere del Mezzogiorno, p.7, 10 marzo2007

“Non stiamo concorrendo per il titolo dimister Lecce né partecipando ad un concorsodi bellezza”.Paolo Perrone, candidato sindaco di Lecceper il centrodestraCorriere del Mezzogiorno, p.6, 14 marzo2007

“Io, da sempre liberale, passavo per una disinistra. Io che, invece, scelgo Forza Italia per-ché credo nel bipolarismo, perché sono unamoderata e perché credo nelle capacità per-sonali di Paol Perrone”. Alessandra Pizzi, candidata nella lista diForza Italia alle Amministrative leccesi,Nuovo Quotidiano di Puglia, p.13, 14 marzo2007

Alfredo Mantovano

Le reti nel fango. Da mesia Gallipoli non si pescache fanghiglia

Carrefour, Cavallino. Il parco commercialedove sarebbe dovuto sorgere il distributoredi carburante

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il tacco d’Italia 44 Aprile 2007

TANDOI FILIPPO E ADELBERTO FRATELLISettore attività: Grande distribuzione

Il progetto ha come obiettivo la realizzazio-ne di un distributore automatico della pasta dacollocare all’interno delle superfici di venditadella grande distribuzione. Un sistema in gradodi erogare con facilità il formato di pasta desi-derato e la quantità richiesta, in maniera igieni-ca e veloce.

CONSORZIO ECOALEASettore attività: Ambiente/Farmaceutica

Il progetto ha come obiettivo il trattamentoe la valorizzazione delle acque di vegetazioneper l’ottenimento di prodotti farmaceutici, diete-tici e cosmetici e, oltre a risolvere un annosoproblema ambientale, permette di completarela filiera, trasformando un intermedio di lavora-zione in un beneficio per il territorio.

CONSORZIO RADIONSettore attività: Farmaceutica

Questo progetto realizzerà farmaci e trac-ciati radiomarcati per la diagnostica e progno-stica delle malattie tumorali.

CONSORZIO EURO PROGEASettore attività: Logistica

Il progetto ha come obiettivo la realizzazio-ne di attività logistica per la gestione dellacatena del freddo e lo sviluppo di un sistema ingrado di ottimizzare e controllare real-time lafiliera di distribuzione di prodotti alimentarideperibili.

CONSORZIO SIM COMUNICATIONSettore attività: ICT

Il progetto prevede la realizzazione di ser-vizi giornalistici multimediali ed editore WebTelevision. La mission è di proporsi all’opinio-ne pubblica e alle istituzioni dell’area jonico-salentina e dauno-barese come il primo Polodi informazione multimediale dal respiro inter-nazionale e con il più alto grado di innovazio-ne tecnologica.

MEDIATICA SPASettore attività: ICT

Il progetto ha come obiettivo la erogazionedi servizi di gestione della sicurezza informaticaIt e Networking. Il programma d’investimentiruota intorno alla realizzazione di un SecurityOperation Center allo scopo di creare un luogo(fisico) in cui svolgere attività di monitoraggio(sorveglianza) sulla sicurezza delle reti deiclienti.

CONSORZIO SMARTMEDIASettore attività: ICT

Il progetto ha come obiettivo la realizzazio-ne di un Framework Tvc digitale e soluzioni inte-grate per la sicurezza il controllo del territoriosu tecnologie wireless. L’oggetto del programmadi investimento che il costituendo Consorziovuole attuare ruota intorno alla ricerca, lo svi-luppo, l’ingegnerizzazione e la commercializza-zione di due linee prodotti e servizi con un altogrado di innovazione nel settore.

CONSORZIO ITALIAN WELLNESSSettore attività: Misto

Il settori di attività riguardano la realizzazio-ne di arredi per ospedale e case di cura. Il pro-gramma si articola su due livelli: realizzazionedi due nuove tipologie di prodotti contraddistin-ti da un elevato contenuto di design e da solu-zioni tecnologiche innovative: vasche idromas-saggio per soggetti diversamente abili e profes-siona i per centri benessere.

MEMAR MONTEASSEGNI SPASettore attività: ICT

Il progetto ha come obiettivo la realizzazio-ne un sistema di interpretazione delle informa-

zioni contenute in immagini ricavate dalla digi-talizzazione di documenti cartacei e sviluppo diun portale web. E si articola su due livelli alta-mente innovativi.

CONSORZIO TESSILE SALENTOSettore attività: Tessile

Il progetto ha come obiettivo la realizzazionedi linee di abbigliamento uomo/donna total look.In particolare il programma consta di quattro pro-getti strettamente interconnessi con un unicoobiettivo: la creazione di campionari innovativi.

CONSORZIO SALUS TECHSettore attività: ICT

Il progetto ha come obiettivo la progettazio-ne e lo sviluppo di un software di gestione inte-grata per aziende sanitarie e pubbliche, ingrado di: operare nel settore dei servizi per laSanità; aggregare piccole e medie imprese ope-ranti nel comparto; sviluppare il proprio merca-to in ambito nazionale ed internazionale, in par-ticolare nei paesi del mediterraneo.

Economia// // //Pit 9 I progetti

UN pIT pIENO DI INNOvAzIONE

Casarano, Palazzo D’Elia. La sede dell’Ufficio Unico del Pit9

Così muta il volto socio-economico di una terra, e il Salento si prepara al salto di qua-lità. Le 11 proposte-progetto per insediamenti produttivi nel Medio e Basso Salentonell’ambito del Pit 9, che la Regione ha recentemente approvato, presentano un carat-

tere completamente innovativo, e anche quando sposano settori tradizionali, come il tessi-le e il calzaturiero, lo fanno con ottiche e prospettive, del tutto differenti dal passato. Undiciproposte che permetteranno, a regime, circa 200 nuovi occupati altamente specializzati,per circa 50 milioni di investimento, quasi equamente suddivisi fra risorse pubbliche e pri-vate. Come si evince dalle brevi schede che seguono, siamo in presenza di un panoramaestremamente articolato e affascinante che, peraltro, si è formato anche grazie alla nasci-ta di nuovi consorzi d’imprese, che non solo puntano alla crescita dell’imprenditorialitàsalentina ma concorrono ad attrarre aziende e capitali dal Nord. Il tutto, anche grazie allasinergia con l’Ateneo del Salento, vero e proprio valore aggiunto, e di figure professionali,giovani, specializzate, già formate, estremamente preziose.

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//Visto da sinistra Visto da destra

Dobbiamo lavorare per ricomporreuna situazione di disagio che certa-mente non giova a nessuno e, quin-di, bandire tutte le regioni chehanno portato alla rottura all’internodell’assemblea dei sindaci. Io pren-derò l’iniziativa di promuovere unincontro del Comitato di pilotaggioper cercare una base comune dicondivisione, per incontrarci tutti,sederci intorno ad un tavolo senzaatteggiamenti prevenuti e preconcet-ti. La causa scatenante di questasituazione è stata una vivacità dia-lettica. Il sindaco Venuti è tacciato diatteggiamenti verticistici, di decisioniindividuali che non tengono contodel contesto e degli interessi di tutti.Ciò che si chiede è, dunque, un coin-volgimento democratico di tutte leparti. E’ giusto, pertanto, asseconda-re queste esigenze. Solo così nonfalliremo. Le decisioni individuali,invece, confondono. Con il tavolo di concertazione dob-biamo prima capire quali sono statigli elementi di rottura e di incom-prensione e poi trovare una soluzio-ne. Una proposta potrebbe esserequella di adottare il principio dellarotazione nella designazione dei diri-genti. Bisogna ripartire daccapo e ridefinire

le regole, perché parlare di Pianostrategico è molto importante, inquanto si definisce il futuro dello svi-luppo del Sud Salento; ci troviamoin un momento delicato nel qualenon possiamo permetterci battuted’arresto. Io vorrei che si recuperas-sero le ragioni dello stare insiemeperché soltanto così faremo l’inte-resse del territorio ed avremo la pos-sibilità di far decollare questo estre-mo lembo del Sud.Il Pit9 è partito bene ed ha iniziato adare i suoi frutti. Ma perché continuia dare frutti, è necessario un coin-volgimento di tutti gli attori e ditutte le forze presenti. Maggiorecoinvolgimento e maggiore democra-zia, questo si rivendica. E per otte-nerlo, è necessario un certo avvicen-damento nella dirigenza. Per quelche riguarda le polemiche dei giorniscorsi, è evidente che la verità non èmai da una parte sola; io vogliomantenere una posizione di equidi-stanza. Non faccio né l’arbitro né ilgiudice e voglio assumere una posi-zione da presidente responsabilecon un atteggiamento responsabile.Nell’interesse del Pit e del territoriovoglio avere un ruolo che non siaequivocato da nessuno e voglioessere giusto. Voglio che il compitoche sto per assumere non si presti astrumentalizzazioni; ma voglio porrecome mio primo obiettivo il benecomune. Arriveranno nel nostro terri-torio miliardi di euro. Nostro compitoè, quindi, quello di utilizzarli almeglio e di volere bene alla nostraterra.

Su quale tavolo si gioca il futurodelle nostre comunità? Mi ripetevoquesta domanda, nei giorni in cuidivampavano le polemiche all’inter-no del Comitato di pilotaggio delPit9. Una domanda e un monito, per-ché la posta in gioco è troppo alta,e troppo grande la nostra responsa-bilità, per permetterci risposte ina-deguate, pigre, ideologicamentescontate. Naturalmente so fin troppobene che ognuno di noi, sindaciamministratori cittadini, è portatoredi interessi, ma so anche che seazione della politica è la dramma-tizzazione della differenze suo obiet-tivo prioritario è la ricomposizionedei conflitti. E per questo, dopo avernei giorni scorsi chiesto come maiproprio adesso il centro destra siostinasse a voler attaccare uno stru-mento di sviluppo locale la cuieccellenza è sotto gli occhi di tutti,dico che è tempo di misurarsi sullavoro svolto, sui suoi risultati, sulleprospettive che abbiamo dinanzi,sulla grande scommessa di costruirel’Area Vasta del Sud Salento. Vedete, la sfida non è solo di riuscirea spendere, e nel migliore dei modi,le risorse assegnateci nel nome delriposizionamento socio territorialeper rispondere alla crisi terribile cheha attanagliato le nostre aziende ele nostre comunità. No. La sfida è

che oltre sessanta campanili siricompongano in un solo mosaico,dove non prevalga un sindaco, o unpaese, ma un’idea complessiva digoverno e valore, qualità e competi-tività del territorio. A guardarle da un altro punto divista direi che sono state prove tec-niche di confronto. Aspro, a volteduro, forse non sempre correttoquando ha scelto di mettere allaberlina persone piuttosto che indica-re profili e orizzonti, e dove mi paredi cogliere una contraddizione. Ilnostro Pit è, in Puglia, quello che haregistrato il miglior risultato di perio-do proprio grazie ad una gestioneche ha scelto di guardare alla quali-tà delle azioni piuttosto che all’op-portunismo di scelte forse utili dalpunto di vista negoziale certo nocivedal punto di vista dei processi.Questa mi piacerebbe che fosse, sot-terrate le asce di guerra, la questio-ne all’ordine del giorno. Se l’eccel-lenza che autorevoli osservatorinazionali hanno riconosciuto allaqualità progettuale del nostro Pitdebba tradursi o meno nell’eserciziodelle scelte e nella gestione dei pro-cessi. La risposta parrebbe scontata:io credo che dobbiamo essere tuttinoi, amministratorie partenariato, adarla con voce unica e certa. Traqualche anno quel che nel 2000avevamo con lungimiranza immagi-nato sarà tangibile e sarà l’orizzon-te da cui partire per nuovi processi.Discutiamo di questo, di comevogliamo riempire e costruire iltempo che viene. Oltre che per lenostre comunità sarà un bene ancheper la politica.

ATTENUIAmO LE vIvAcITàIL fUTURO, LA vERA pOSTA IN gIOcORemigio Venuti,sindaco di Casarano,Comune capofila Pit9

Silvio AstoreSindaco di PoggiardoPresidente assemblea dei sindaci Pit9

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Nelle ultime settimane abbiamo assistito allepolemiche serrate all’interno del Comitato dipilotaggio del Pit 9, che vuole avocare a sé il

diritto di nominare le figure dirigenziali per la gestio-ne del Progetto integrato territoriale con capofilaCasarano.Alle polemiche Remigio Venuti, sindaco del Comunecapofila, ha risposto ricordando gli obblighi di leggeprevisti dal Tuel (Testo unico degli enti locali) e sotto-

scritti nella “convenzione” tra tutte le 69 amministra-zioni aderenti al Pit. In base alla convenzione infattisono state delegate le funzioni di gestione e ammini-strazione al Comune di Casarano, che è unico centrodi spesa e stazione appaltante e unico responsabiledi fronte alla Regione della spesa di rendicontazionedelle somme. Il Comune di Casarano fa tutto questoper il tramite dell’Ufficio unico, ufficio a capo delquale viene messo un funzionario del comune stesso,

cioè organico all’ente (art.107 e 110 del Tuel), conpotere di firma e di contrarre obbligazioni in nome eper conto dell’Ente.Il comitato di pilotaggio invece è un’assise con pote-re consultivo, mentre il potere di indirizzo èdell’Assemblea dei sindaci, presieduta da SilvioAstore.Ad Astore e a Venuti abbiamo chiesto di esporci illoro punto di vista sull’accaduto.

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il tacco d’Italia 46 Aprile 2007

cLASSIfIcHE SULLAqUALITà DELLA vITA:ROBA DA ARROvELLARSI IL “gULLIvER”

Controcanto//

PPensa alla tua vita, senza numeri, senzaschemi, senza classifiche, senza nessunoche ti faccia l’analisi logica e grammaticale

della qualità della tua vita, pensa a questo sce-nario da fantascienza e avresti una qualità dellavita nettamente migliore.

Pensa a quello che potrebbero raccontare escrivere i giornali se non avessimo le classifichedel Sole 24 ore, uno straordinario quotidianoeconomico ma decisamente più ordinario quan-do si arrovella il “gulliver” con le tabelle e leelencazioni altalenanti a cui ci ha abituati negliultimi anni.

Parametri oggettivi, criteri generali, consumi,produzioni e chi più ne ha più ne metta. In sinte-si, un labirinto epifanico di significati più o menoinsignificanti. Sono sincero, non ho notato diffe-renze apprezzabili nella mia esistenza da quan-do Lecce era al 99° posto della suddetta classi-fica ad oggi che si pone, invece, all’87° o forseal 91°. Posto più, posto meno, sempre nellaseconda metà del tabellone comunque, il territo-rio della provincia di Lecce è assiso su posizioniimbarazzanti che non rendono giustizia a quellaquota morale particolarmente apprezzabile, mairrilevante a fini economicistici, perché intangibi-le e immateriale.

Chissà se non dovrebbe appartenere alnovero dei parametri oggettivi quello relativo allagentilezza della popolazione residente, chequando ti incrocia ti saluta ancor prima didovertelo ricambiare il saluto. Una anzianasignora, in trasferta durante le feste natalizie aMilano, mi partecipava la sua apologia per lacittà di Lecce, a confronto di ciò che ha riscon-trato nel nord Italia: “Mancu sia ca esisti, figgiu

miu”, come a dire, puoi morire e non si accorgo-no di te. Altri mondi. Ebbene, se c’è tutta questaretorica ridondante sullo spirito d’accoglienzadei salentini (qualche visionario pensava addirit-tura di assegnare un premio Nobel al Salento),evidentemente qualcosa di vero c’è sul fondo.

L’aria insana, il traffico e i mali comuni atutte le città moderne di questo mondo o lascarsa ricchezza pro capite delle città del Sudnon possono viziare il nostro ambiente fino alpunto di farci perdere il senso della nostraappartenenza.

Ho visto crescere, in alcuni, un moto di

riscatto, del tutto positivo in risposta alle “bene-dette” classifiche, o alimentare, in altri, un com-plesso di inferiorità o di disillusione. Stimolo ocondanna, nessuno lo ha ancora compreso apieno, tuttavia le classifiche del Sole 24 orerestano lì a segnare uno spartiacque fra l’annoche verrà e quello trascorso, perché il cervelloumano, che lavora per schemi, ha bisogno ditabelle per articolare o disarticolare elementi diconfronto e discussione. In questo, forse, risiedeil valore e la valenza di tali classifiche che sisono sempre guadagnate le prime pagine deigiornali, di quelli che amplificano su scala nazio-nale l’attività giornalistica di un quotidiano disettore, rivolto ad un pubblico qualificato emagari limitato.

Non voglio tuttavia fermarmi all’inventariodelle macerie che lasciano attorno a noi questeclassifiche, perché la qualità della vita è unacosa seria, come seria è la vita di noi tutti eallora perché perdere l’opportunità che ci vieneofferta da questo tormentone annuale, perchénon ribellarsi all’idea che viene offerta di noi alivello nazionale perché non ricercare fra di noi ipunti d’eccellenza. Perché non trasformare ipunti di debolezza in punti di forza?

Si può ribaltare anche la prospettiva geogra-fica se lo si vuole. Non ci sentiamo per nulla gliultimi, infatti. O dovremmo crederlo solo perchéabitiamo nel “tacco d’Italia”? Voi che realizzatequesto prodotto editoriale così pregevole, siete iprimi come me che non lo credete e che miglio-rate la qualità della vita dei vostri lettori, dopoche vi hanno letto.

*Studio 100 Lecce

“Bestiario pubblico. Ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”

IND

OvI

NA

cH

I è

di Marco Renna*

NON HO NOTATO DIFFERENZEAPPREZZABILI NELLA MIA

ESISTENZA DA QUANDO LECCEERA AL 99° POSTO

DELLA CLASSIFICA AD OGGI CHE SI PONE, INVECE,

ALL’87° O FORSE AL 91°. CHISSÀ SE NON DOVREBBEAPPARTENERE AL NOVERO

DEI PARAMETRI OGGETTIVI QUELLORELATIVO ALLA GENTILEZZA

DELLA POPOLAZIONE RESIDENTE,CHE QUANDO TI INCROCIA TI SALUTA ANCOR PRIMA

DI DOVERTELO RICAMBIARE IL SALUTO

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