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LUCCHESI-PALLI

SALA P

BIBLIOTECA

Scaffale

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*

17/8.

Nella Stamperia* dì Giuseppe di Domenico, e Vincenzo Manfredi.Ed a, fpefe di Giacomo-Antonio Venaccia .

Si vendono nel Corridoio del Configlio

.

CON* LICENZJ'BE'SUP F.RIORJ.

STRATO. ..GUATO

T A SS O .

COMMEDIA• -

, < •

1

DEL, SIGNOR AVVOCATO VENEZIANO• 1 \ / < f y

C A RIO GOLDONIPOETA PI S. A- E-

, ..• v • * r * _ . . y

Il Serenissimo Infanti: di Spagna

13. FILI P P ODUCA DI PARMA, PIACENZAiGUASTALLA,|e.

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.. T 1^ mp —-

I

PERSONAGGI*TORQUATO TASSO Poeta del Duca di Fefr

rara

.

DON GHERARDO Cortigiano del Duca

.

. DONNA ELEONORA Moglie di D. Gherardo.

LA MARCHESA ELEONORA Vedova, Da-

ma d’ onore della Duchefia .

ELEONORA Cameriera della Marchefa

.

DON FAZIO , Napolitano,

IL CAVALIER DEL FIOCCO , Crufcant^

CO IL SIGNOR TOMIO , Veneziano

.

PATRIZIO , Romano r . . . r .

IT-^RGA , Servitore

.

i--.fi rapprelenta in una Camerali Tor-

oJtiel Palazzo del Duca di Ferrara.

4. >•A. > X w

-

4/ ,* f A

Ltfkprefente Commedia di cinque Atti \ In Vtrjt

MarteMani fu r apprefentata la prima volta

in Venezia nel Canenovale deir anno 1 7ST*

«wvV

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.

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(0 lamio in lingua Veneziana vuol dir Tomma/o

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T

j; A U TOREA CHI jL p G <3 E.

Torquato Tàffo , difendente dall’ illnftre Famiglia de'

Torreggiali i. > Signori di Milano , e di altre Città

della Lombardia , nacque in Bergamo, li n. Marzo del

1544. Nell’età di Tei meli egli efprimevafl in modo, chp

facevafì intendere . Nella fua Infanzia ridere non fu mai'

veduto , e piangere poche volte; nè mai vi fu bifogno

di batterlo, o di correggerlo , obbediente fempre,ed efat-

to ne’ fuoi ftudj, e ne’ Tuoi doveri. Di tre anni fu man-dato alle prime fcuole , e di quattro principiò i fuoi ftu-

dj fatto la difciplina dei Gefuiti . Levavafi egli ordinaria-

mente còl Sole , e prima ancora talvolta , per l’impa-

zienza di applicarli allo ftudio . Appena toccò i fett’ anni,

principiò a comporre dei verfi , e fece delie orazioni , che

recitò in pubblico con pna franchezza ammirabile . Didodici anni terminò gli ftudj di belle lettere . Sapeva

perfettamente il Latino , ed il Greco ;*e poffedeva tutte

le Regole delia Poetica , delia Rettorica , e della Logica;

ma lo ftudio fuo prediletto fu quello dell’ Etica,che è la

Scienza dei buoni coftumi . Portolfi a Padova ai pubblici

ftudj , e vi fece tali progredì , che nell’ anno diciafettefi-

rao fotìenne pubbliche Teli di Fitofafia , di Teologia , e

di Jus Civile , e Canonico, ma «on tutto quello,mal-

grado ancora le proibizioni del Padre , fi attaccò eftrema-

mente al diletto della Poesìa . Nell’ anno 1565. pafsò in

Ferrara, chiamato colà dal Etaca Alfonfo,e dal Cardinal

d’ Elle , ov ebbe un’ appartamento afsai comodo nel Pa-

lazzo Ducale , ed ivi lavorò la fua celebre Gerufalemine

liberata,

e molte altre opere fue,al Mondo letterato pa-

lei! . Nel T572.>, in compagnia del Cardinale fuddetto

,

pafsò in Francia; e quello viaggio non gPimpedì il pro-

l’eguimento del luo Poema, poiché viaggiando

,ed a. Ca-

vallo ancora ,formava di quando in quando delle belliiTi-

me ottave . Arrivato a Parigi , ebbe dagli Uomini dotti

A 2 .di; , .

••

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-r*

di quella Nazione , legni parecchi di molta fama, e il

Re medeCmo Carlo IX.,

tnoftrò di avere- per Lui molr

tilfima benevolenza . Ritornato a Ferrara , pieno di meriti,

e di Virtù*, e di applaufi , principiarono le Tue difgrazie.

S’ innamorò Torquato perdutamente,e la Tua bella aveva

nome Eleonora . Tutti quelli , eh? hanno ietto la Vit^

di sì grand’ Uomo , fcritta in vario modo da varj Autori,

fapranno bene chi fol$e quella Eleonor4,di cui Torquatofi accefe , e che per degni rifpetti ho dovuto io conten-

tarmi di farla credere una Dama di Corte deila Duchel-

fa, e figurandola la favorita dei Duca , far che in Lui

operalse la gelofia quel , che eleguì per altra cagione con-

tro lo fventurato Poeta,Le Tre Eleonora da tpe intro-

dotte nella Commedia , non fono inventate a capriccio, t

per prepararmi la ragion dell’ equivoco ma la fltavaganza

di tre limili nomi in un Palazzo medefimo la trovo au-

tenticata dal Dizionario Ifipricp del Mareri vali’ articola

Tafj'e con quelli precifi termini :• U y avo'tt alcrs a la

Cout. de fx tirare trcis Eleonor&s , egalement bellts , & fa-

ges i qv.oìque de differente qualità , &c. Torquato fece dei

verfi in lode di una delle tre Eleonore ma non Ipecifi-

cando cola , che una più dell’altra individuafse ,lalciò

luogo tempo in dubbio, qual fofse quella, che il cuore gli

ayea incatenato. . Con quella notizia liorica , cercai qual

fofse la Poesìa che prpdulse l’ equivoco , e fra i Tuoi Mardrìgali uno n? ritrovai,- che potrebbe e Ifer dello t parlan-

do appunto di una Eleonora , eh’, egli ama , ed è quella,

ch& leggelì nella prima Scena della Commedia , ove fqp

vedere Torquato af -Tavolino nell’atto medefimo di com*<

porlo. - -./><Tornando alla Vita del Tallo, nell’ età di trentanov*

anni terminò la Gerufalemme, e gli fu (lampara furtiva-

mente , lenza eh’ ei patelle darle l’ultima mano, di chenella Commedia fp’ , eh’ ei fi lagni , trovandomi anch' io

parecchie/ volte nel cafo ifteflo . Quello Poema ebbe sì

univerfale 1’ appi aufo, ohe fu tradotto in Latino j ìn Fran-cele , in Ifpagnuolo , in Arabo ,

in Turco ,e in quafì

tutti i Vernacoli delle varie lingue Italiane , ma ciò non•filante

,1’ attaccarono fieramente varie pedone Critiche,

‘pecialmente nella parità della lingua , e quelle fono dame

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me figurate nel Cavaliere dii Fioccò . Quantunque uomogrande il Tatto

, eh’ effer dovea fuperiore alle critiche >

fi lafciò condurre dalla paffìone , e volle correggere , e ri-

formate il Poema fuddetto , dandogli il titolo di Gerufa-lemme conqutjUtu

, in che molto tempo ha perduto , e la

fantafia gli fi è gravemente alterata . Era melanconico di

natura , collerico j ed impetUofo . Si battè in un duello ,

e reftò fuperiore dell’ inimico , ma ficcome il Duca glie lo

avea proibito,fucollretto partire , e rifuggiolìì in Torrino.

Dopo un’ anno tornò in Ferrara per fila fventura;

fi accfeb-

be 1’ amor fuo i e fra quella paffìone ,che non poteva, Ten-

ia pericolo manifellare , e fra le perfecu2 Ìoni degl’ invi-

diofi , e .malevoli gli fi fublimò 1’ Ippocondria a fegno tche pareva di tratto in tratto aver pèrduto il chiaro lu-

me dell’intelletto . Il Duca colfe da' ciò il prètefio per

chiuderlo nell’ ofpitale ove fu trattenuto per qualche te rri-

po , e da dove fi liberò per le preghiere di Vincenzo Gonza-ga. Roma lo defidetò ardentemente

,preparandogli la Co-

rona d’ alloro , che dopo il Petrarca ad altri non era fiata

conceffa . Vi andò da buoni amici follecitato , ma ap-

pena giunto colà * fopraggiunfe la morte a terminare il

corto delle fué glorife terrene f cogliendolo nell’età di an-ni cinquantanno . Egli aveva Un temperamento affai v*i-

goroto , atto a tutti gli efeteizj del corpo ;ma pallido

m vito , e contornato affai dallo ffudio . Il fuo talento in-

fignè , e le opere grandi ,ch’egli ha prodotto al Mondo,

dovevano renderlo più fortunato5ma egli, o poco curante

dei collodi della vita, o dìfgraziatò per qualche fua de-bolezza, non ebbe la giufia ricompetifa de’ Tuoi fudori

.

Famofa è la eohtefa della ftia Patria fra i Bergama-fchi , e i Napoletani « Quelli fi fondano per effere fiato

il Padre toò , Bernardo di nome , UÒrfio parimenti di

Lettere * Bergamafco dì nafeita non meno,che per T ori-

gine;

quelli per effer nato Torquato medefimo in Sorren-to, Città del Regno di Napoli , colà portatali la Madrefua, già incinta

,per vifitare Una fua Germana . Ho in- -

trodotta io pure tiella Commedia la difputa delle due Na-•/ioni fu quello articolo , il che iloti tolo pone in veduta

la verità dell’ I fiori? , ma forma il ridicolo della rappre-*

Tentazione*

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Il noflro Tatto è taptò celebre per tutto il Mondo ,

che pochi fono quelli, che non lo conofcano , e non lo

efaltino . I Veneziani più di tutti lo feutono tutto il dì

pattate di bocca, iti Bocca dàl primo rangd de’ fuoi Citta-

dini fino all’infimo della plebe . Non vi é perfona , chenon reciti ; 6 non canti i verfi della Gerufalemme , e

quella ha dato motivo a moìtittìme Teatfrali rapprefenta-

zioni , e ^tutti gli anni vedevafi fu i nòtìri Teatri una fpe-

cie di Tragicommedia dal Tuo Poema eftratta ,ed il Tuo

noriie èra Tempre dal popolò meritamente acclamato . M’ i»-

vògliai ,dopo tanto tempo, di mettere fulla Scena l’Autor me-defiino

,oggetto delle pubbliche acclamazioni , e mi fcònfolai

moltilfimo , veggendo betie accòlta dall’ ubiverfale là mia in-

traprefa .Confidetatò Torquato Tatto nella difavventura de-

gli attalti Tuoi Ippocondriaci , mi fomminittra un carattere

Comicò particolare ; Non mi riuTcì facile condurlo a buontermine

,poiché internarli nella verità di un tal carattere

eftraòrdinario non è cofa comutóe . Mi facilitò affaiflimo

la riufcità l’etter io foggeìto di quando in quandtì agli af-

falti dell’ Ippocondria , non per la Dio grazia al grado di

quei del Tatto > ma fenfibili qualche volta uh po’ troppo ,

e familiari a tutti quelli, che fi conftimanó al Tavolino.

Ho di buono , che come il Tatto rton m’innamoro ,e che

delle Critiche appattìonate non fo' quel conto , che egli

faceva . >

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I .

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ÀllUÉlL*.,

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ATTO PRIMO.$• C E N A PRIMA.

Torquato foto ai Tavolino penfandq .

«

li JtUfej canore Mufe', Amor; foave foco,

IVI v alzando/i i.

Umile a Voi mi volgo, Voi nel grand’uopo invoco.

Ho gl’ inimici a deftra , che all’onor mio fan guerra,

A firiiftra ho Colei ; che co’ Begli occhi atterra.

M’irifidianò lai pace , m’irifidiano la vita;

Soccorretemi ; 0 Mufé; dartìrpi,Cùpido, aita .

^Scrivali. E che? fi feriva contro Un nemico audace,

Hò; Di Còlei fi feriva , che dii tOrrilenta , e piace

» Che fé torbida Invidia m’ affanna ; e m’addolora;

! Confòrto Tu mi rechi ; Bèlliffima Eleonora .

A Te finor riori difiì;ch’io faraone eh’ io fofpiro

,

Tacitò nutro il fuoco j fmariio,peno, deliro-;

De’ tìniei delir/ il Morido s’ accorge ; e fai deride,

Ma ignota è la cagione ; che me da me divide.

Sé a cogliere gidgnetfì delle mie pene il frutto,

Racqùifterei la mente; o impalerei del tutto ,

Che ambe cagiòtì pofiTenti , onde ragion fi fcéma

,

Sòn 1’ efiremo còrdogliò , e 1’ allegrezza eftrefaa .

Sfogati; cuor ritrolo. Di Lei, che non ha eguale

Carità; ragiona; ferivi; falle onor. Madrigale,

/erigendo t

Cantava in riva al fiumeTirji j rf* Eleonora

,

È rifpotideari le Selve , e /’ onde : onora ,•

È l' acqua infieme ; e i rami :

Òr chi fia ,• che /’ onori , e che- non V ami *Sótto il nome di Tirfi canto d’ Éleonora ;

Fingo, che in varie parti 1’ Eco rifponda: onora.

Se quelli Verfi miei la luce un dì vedranno,I critici indifereti , che diran , che faranno?Coi lirici miei carmi feguiranno il fittema ;

A 4 Con

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S TORQ.ITATO TASSOCon l’Epico tenuto mio fudato Poema?Cara Gerufalemme, cara mia Liberata * .

Epiteto novella avrai di Conquista ?

Sì quella il Mondo vegga fperienza d’ intelletto

Formar nuovo Poema fìllio fteffo (oggetto*

E i critici fien paghi d’aver coi lor clamori

Turbati i miei ripofi , fpfemuti i miei (udori . .j»

Stanza del Canto quinto, ch’ora del fefto è terzi

Negli ultimi diie Verfi dai Critici fi sferza.

Che nel Mondo mutabile,

e leggierq

Cofianza è (beffo il variar penfiero.

Dicali, che nel fecol mutabile, e leggiero»

SCENA II.

Don Gherardo,

ed il /addetto*

D. Ghet. Om pone te ?

Torq. v> Correggo.D.Gher. r Impazzirete i

Torq . . . E* vero .

getta la penna , e s alza .

D.Gher* Poflb veder?Torq. / Nò, ancora.

D.Gher. Vi prego; qualche cofa.

Torq. Frenate la foverchia avidità cutiofa

.

D.Gher. Nel veder , nel fapere ho tutto il mio diletto.

Torq. Quell’ è in Voi, compatite, (Iucche vole difetto.

D.Gher. La pafiìon del fapere é naturale in Noi.Torq. Saper con difcrezione . Tutto ha i limiti fuoi

.

D.Gher. Dunque Voi non volate , ch’io veda niente , niente?

Torq. «Per carità ... La teita mi fcaldo facilmente .

Per or non m’inquietate; lo vederete poi .

D.Gher. Sarò il primo ?

Torq. Il farete .*

D.Gher. . * Ben, mi fido di Voi .

Ma ditemi foltanto è’ è ver quello , eh’ io credo

,

Che riformate il vofiro Belli (fimo GofFrede>

Torq. Sì Amico; è ver pur troppo ; fianco la mente mia

, - • Sol

c

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A T:T O PRIMO. i

Sor de1

Critici in grazia

.

t).Gher. .. Coteda é una pazzia.

Ter* II Cavai ier del fiocco 1’ acerrimo cruPcante

Fin qui venuto è a farmi il critico, il pedante,

E tanto a danno mio tanto ha egli fatto, e detto

)

Che puote il mio Poema far pafiar per Pcorretto.

Il Duca mio Signore protegge il mio némico:Di lui parlar non ofo ,

il dedin maledico.

Pochi ignoranti,

eh’ hanno f adular per meftiere

,

Sogliono far per gala la corte al forediere,

Ed ei 1’ adulazióne paga d’ egual moneta

,

L’un dando all’altro il nome d’ alti (Timo Poeta:Si efaìtan fra di loto , indi non fo il perchè

Le Patire d’ accordo Pcaglian contro di 'me

.

SCENA III.

Targa , e detti .

Targ. rNgnor

.

Torq. C/ .Che .cofa c’è?*Targ. , Sua Altezza vi domani* •

Torq. Sì , v’andrò qdanto prima,D.Gber. - Ite pur, s’ ei comanda.

Per me non v’ arredate\V attenderò curioPo

Di Paper , che ha voluto .

Torq.( Eccolo qui il nojpPo;

Vuol Paper tutto.

)‘

Targ. Andiamo,che (ua Altezza vi appetta

.

Torq. Andrò

.

Targ. Todo vi vuole .

Torq. Ahdetò, non ho Pretta. «

Ah maledettoli punto, che inCorte io Pon Venuto»Venero il mio Signore , mìa Lui non mi ho venduto.

Giovin dì quattro ludri venni invitato,

in Corte,

Sperai co’ miei Pudori fabbttcar la mia Porte .

Lo Audio , e la fatica ripofo unqua non diemme ,

Ott’anni ho confumati nella Gerufalemme;E il mio Signore a ciii T opra facrar Pi vede

QVal

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là f ÓRQ.Ù ATd TAS^ÒQual diede a’ miei fudori

,generofa mercede ?

Mifero me! per Lui faticato ho l’ingegno,

E d’ un clemente {guardo appena mi fa degno .

Gli hanno i nemici mie? avvelenato il ctiore .

Mi tratta da nemicò il Prence , il Protettore .

No fo il pérchè . * . pub darli ; / . ma rio , non è Capace;

Facile afcolta}

e crede chetati, labbro audace.

Vadali a Lui ; . . ma s’egli ? . ; .Egli é di me il Padrone *

Se il nemico m’ infulta ? Mi faprà far ragione.

Qual ragion , qnal ragione ? Perfidi 1’ ingannate! . . ;

Oimè: l’alma delira; Vado a Lui} perdonate.

parta,

SCENA iif. '

^ r.(

Don Gherardo , e Targa ; ,

Targ. T"\EL povero Padrone non fo, che cofa lia.

JL/ Sei, fette volte il giorno le vedo in frenefia;

Egli non ha perduto della ragione il lume,-

Ma tetro divenuto mi pare oltre il còftume

.

D.Cher< Giovine egli era ancora, era in età puerile,'

Che gravità inoltrava fpllenuta ,• evirile.

Nafrario 4 natiti attrici firiór’ l’han cónofciutò,'

A ridere giammai non averlo’ veduto *

Quello fino umor patetica principio ha dalle fafcé ;

Difficile é là cura d’uri mal< cori crii fi riafcè

.

Targi E’ vero , anch’io1

il proverbici dir piò vólté afcoltat

Quando fi nafce matti non fi guariice mai

.

parte .'

1

S C É ti À V.

Don Gherardo fola .

SUol lagnriiofi, effetti prodar melanconia

.

Mifero chi é foggetttf al mal di fantafia! , \

Jo almen 1’ iridiffereriza ebbi dal Cielo in dono,'

Vada ben, vada malé' fempre Io Iteffo io fono

.

Fona è dir di Torquato che la bile lo prema.

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atto Primo. «Or che del fao Goffredo cambiar vuole il Poema «

Curiofità mi fprona veder com’ egli è accinto

li duodecimo Canto fatto è il decimoquinto.Vd leggendo /opra vari fogli j che trova

fui ‘tavoìijrbit

Èra la notte * e non prerìdean rtjìorò

.

Col fonno ancor le faticófe genti , j

Ma qui ti rimbombo del martel /onoro .

Faceva i Franchi alla cufìodià intenti

.

Ha fcaflatoi ha cambiato. 'Il cambio eccolo qui*Vediam là correzione; Óra dice così;

Ma qui vegghibndo nel fabbriì lavoro ,

Stavano i Franchi alla cuflodia intenti .

Ecco dove fi perde chi dì sé ha poca ftima .

La mutazion peggiora , meglio diceva in prima.E tintegrando le già rotte mura

,

E de feriti era ccmun la cura .

È rintegrando gran le rotte mura .

.E degli egri s avea pietofa cura.

Spiacemi di Torquato l’inutile lavorò.Vedo, che per far meglio vuol perdere il decoro.

Quella non parmi ottava . Leggiaifie . E’ uii iiiadrigale

.

Che un’amico lo vegga non dee averfetie a male .

Cantava in riva al Fiume Èirfi d' Eleonora

.

Che Tento ? e rijpondean le Selve j e / onde : onora .

E 1' acque ihfietné , e i rami * Coltili di chi favella ?

Or chi fa i che l ’ onori , e che fiori f ami? Oh bella?

Quel che Torquato turba fòri 1’ amorofe doglie.

Amaiite è d’ Eleonora ? farebbe Ella mia moglie ?

Due altre ve ne fono in Corte di tal nome ;

Non fpiega il Madrigale nè il' grado , nè il cognome..Ma una è la Marchefa del Duca favorita .

L’altra è la damigella,non farà preferita,

Torquato, il cuor mi dice, amante d’ Eleonora,Mi fa 1’ onor fublime d’ amar la mia Signora .

Dottiffimo Poeta, una finezza è quella,

Che può d’Eftro poetico aggravarmi la teda?

Tu fei , per quel ch’io vedo, per amor melanconico

Io non vorrei d’ intorno di gelofia il mal cronico.• • i;n

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ià tORpATO TASSOFin’ ora è un mio fofpetto . Forfè ciò non farà *

Ecco , Ha maladetta la mia curiofità .

Fogli mai più non leggo , novità più non curo *

La moglie mia conofco. Vivò di Lei ficuroj

Vorrei però fapere con quelle rime fue .

Qual’ altra il buon Torquato onora delle due.

Voglio portarli meco quelli grazio!! carmi

,

Voglio copiarli, e voglio di tutto afficurarmi

.

Non farò queto mai fe il ver no fi faprà.

'' Quello è zelo d’ onore , non curiofìtà . parte i

»t- i

SCENA VL

Anticamera della Duchefla ;

La Marchcfa Eleonora avendo nelle mani il Fcerna del TaJJg

in quarto, e Donna Eleonora *

la Mar Razie alla forte, alfine da Torchi ufcì perfetto

VJJ II Poema del Tatto da Lui Hello corretto *

In fei meli di tempo ne ufcir quattro edizioni,

Ma fu i Tetti rapiti pierti di fcorrezzioni

.

Il Povero Poeta, che tanto ha in quel fudato*

Penò contro ,fua voglia mirandolo llampato ,

Ed or farà famofa,grata farà ad ognuno . .

Quella edizion del mille cinquecento ottant1

urfcJ i

D.Eleon^ In fatti meritava del Mondo più rifpetto,

Opera, che all’Italia accrefce il bùon concetto i

Dagli Editor llampata finor fu con malizia.

Non fo fe per impegno, opur per avarizia.-

la Mar. Quello per chi lo girila in oggi è il miglior fpattò;

Ciafcun, che fappia leggere, legge, e rilegge il Tallo

Il Duca Signor noflro, dotto, prudente, e grave

y

Meco pattando 1’ ore gotta le dolci ottave,,

• Cara tra noi facendo chi con maggior franchezza .

Sa rilevar dei verli lo fpirtqf, e la bellezza .

D* Elecn. Ditemi in confidenza,come vi piace y

amica y

Stanza , che s’ io non erro , mi par ,che così dica ;

Teneri ,• s placide, e tranquille.

K-6-

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— mr. '7 -.w -,' > *. _ , ^

f

A ?T T O V R I M O. *$' _ t Repulfe , e far; vezzi, e liete paci.

Sùrrifi , parolette , e dolci jlitle

Di pianto?

e fofpir tronchi,

e ?wo//i

7/r Afrr. Tenero amor fi fente ne’ vivi carmi efprefld.

i). Eleo». Dite .* Tra ’l Duca , e Voi li ripetete fpeflb ?

le Mar. Donna Eleonora, intendo . Pungermi Voi cercate

D. Eleo». Pungervi ? La mezzana vi farò fe ì bramate

Vedova liete Voi, vedovo il Duca è ancora.

Dama nafcefte , ii Prence vi venera?

e vi adora :

Gran cofa non farebbe,

fe anch’ ei per tiver queto

Voleffe fare un dolce matrimonio fegreto.-

(a Mar. D’altro parliamo, amica;

Io fon per fuo favore

Della Duchelfa Madre Damigella d? onore ;

A tanto non afpiro;

fo , che tanto non merto ;*

Coi verfi di Torquato mi fpafiò , e mi diverto,

E i verfi del Poeta mi dan tanto piacere,

Che in leggerli tal’ ora fpendo le notti intere

.

p. Eleon

Marchefa,lo fapete io fon d’ allegro umore *

Vi piace il fuo Poema , o piacevi 1’ Autore ?

la Mar. Vi dirò; dell’Autore hó qualche (lima è vero ;

Ma è troppo malanconico , troppo in volto fevero;

Nè fo, còme prodotte abbia si dolci rime /•

Un Uom , che nel vederlo nera meftizia imprime.

Ammiro il fuo taleqto,

gradifco i carmi fui,

Ma egual piacer non trovo- a converfar con Lui •

J). Eleon. Io, io io (veglierei, fe non fofle un riguardo.

la Mar. Temete , che gelofo di Voi fia Don Gherardo ì

D. Eleon. Mio marito per dirla , non credo fia gelofo,

Si fida , e può fidarfi . Ma è piuttofio curiofo.

Vuol veder, vuol fapere . E’ ver , che guarda ,e tace,

-, Ma ch’egU tutto fappia qualche volta mi fpiace •

t

S C £ N A VII.

. .Eleonora , e dette

.

Eleon. O Erv'a di lor Signore

.

la Mar.

^

Che volete Eleonora?D. Eleon. Eleonora fi chiama ella pur?Eleon. Sì Signora.

Fece

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r—r" • l »I

14 TORQ.UATO TASSOFece tre nomi eguali maraviglia anche a me

.

Chi paga la merenda ora , che fiaipo in tre?

la Mar. Via , che volete ?

Eicon. . E* quivi il Cayalier del hocco

la Mar. Di Torquato il nemico . a D. Eleonora .

D . Eleon. Di Lui nemico ? fciocco ì

la Mar. Digli , che venga

.

D. Eleon.'

Oibò

.

la Mar. ..

Gpdrete il bell’ umore

.

D. Eleon- Sentite;

io non mi tengo ,,fe llrapa2za l'Autore.

Eicon. Anch’ io tengo da Lui : fon proprio innamorata .*

* Trovo nei dolci verfi la manna inzuccherata.

Bene , o male li leggo anch’ io la notte ì t ’l dì,

Oh- mi piace pur tanto^quando dice così

}

Sani piaga dì flral ,piaga <L amore ,

E fia lamorte medicina al cuore.

parte .

SCENA Vili.

La Marchefa Eleonora , e Donna Eleonora

.

D. Eleon. Ome fapete Voi che quello Foreftiero.

.- V-a Sia nemico dei Taflici?

la Mar. Lo fo;pur troppo è vero.

Male di Lui l’ intefi a ragionar coi Duca

.

Ha timor, che l’afcolti.

D. Eicon. Sarà una fanfaluca.

Il Prence lo conofce , nlha della (lima , e poi

.

Bada, perch’ei lo {limi , che lo {limiate Vói .

la Mar. Amica , v’ ingannate .

D. Eicon. _ Balla,

fu, ciò non trefco.

la Mar. Il Cavalier fcn viene

.

D. Eleon. Venga, venga: Ila frefco.SCENA IX.

Il Cavalier del Fiocco,

e dette.

il Cav. Q1 Ervo di lor Signorela Mar,v3 Serva fua

,

Divotiflìmo .

Che

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Jki :-T> T O P R I< M-0. i$

Che avete per le mani ?

fa Mar. , Il Gof&edo.

jf Cav. j'ii • •- .‘ v

.Belliflitno !

.fo» ifonift.,. . _ ..

'

-.

D.Eleon. Par che qqe{lo bellifljmo detto l’abbiate ironico.

i/p^PV* Non menp il cajn per l’ Aia ; parlar foglio laconico.

D Eleo». Voi fprezzatf Torquato ?

il Cav. *•‘ Non ho negli occhi il figoolo-

Jla la Lucerna fua poc’oglio , p men lucignolo.

D. Eleon. Bellezze ha ne’ fuoi vejrfi* che. non han par . -

ilk*vt '

;

\ Non vergole.

'fa Mar* Colto è lo flit * •> : « V -

D. Elcm* u u Purgato * . . ; ?.*

il Cav,\

~ Avete le traveggole»- r.~

Voci ha latine, e barbare j egli è Lombardo fracidoj.

fJggia in mette in leggerlo (hip confufb » ed acido.

Quel fuonare a ritratta è cofa intollerabile.

JLainpjlli per- Zampilli : bel cambiamento ufabile •<

Quando una cqifa grave prende il T affo- a .defctivere,

Parole madornali fuoi ufar pejLlo feri vere.

Latinifmi a bizzeffe mefee fcrittor ridice^»; .

Che gli fieno- imburchiatl non yi farà pericolo.

In favpr di Torquato odo talor decidere

,

Ma decifipn Lombarde i Crufcanti fan ridere,.

Jla nello fcilinguagholo un difetto epidemico.

Chi non è della Crufca dichiarato Accademico •

la Mar., { CJhe ditfi ) piano a D. Eleonorà . t

'

g. Ehm*,r\;^À I». ^fta,. ) I . r

*

,'

( Prendiamolo per gioco. )

/ .C-

E

N A X.* #.* .1 ,

• * v. , * *_ . i -

. Don Gherardo , e detti i’ **

. .

'•

D.Gher. (/^HE parlin di Torquato? voglio fentirli un‘

'V ‘ :V‘. ,

f

( poco • >

il Cavi Ma ritorniamo a bomba .

D . Eicon. A bomba ?

SI, al proposto,

Toflo

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i6 TORNII A T O ~TH SSOTorto nel primo verfo v’ incalma uno fpropofito,

Canto P armi pietofe . Se dritto il ver fi e famina ,

Pietofa non può dirli cofa , che non ha l’Anima.Dicendo 1

y Armi pie, detto avrebbe benifltmo.

Gli epiteti .confonde Lombardi/ ignorantiflìmo .* u

D.Eleon. Or fri, Signor Crafcaqte , Signor infarinato,

Favorifca per grazia di rifpettar Torquatò

.

Parmi ,per dir il vero

, un poco troppo audace

,

Chi fprezza inCafa d’altri, cofa che preme , e piace,

D.Gher. ( Preme , e piace Torquato dunque alla mia Signora,

Sarà del buon Poeta 1’ adorata Eleonora . ) da (e

la Mar. Sì Cavalier , Voi troppo -liete in lodar reftio."

Torquato è un’ Uom valènte ,'e lp difendo arich’ io* ,

D.Gher. (A confondermi torno . )'' ì; ‘

il Cav. Per lui , Signore > io dubitoPaffione in Voi foverchia.

**•' ':t ' '

'

D.Eleon. ' Tacete1 iril Cav. ^Tàccio fubiro",

j Lo fo , che anfana a fecco $ fo > che in arena ferpini

Chi l’ ortinazione -vuol guarir nella femmina

.

par^. “ '•• •'

'

! * ’ ‘ <*

x S- C ’ E N A XIr

/ ;

La 'M.archefa Eleonora '

, Donna Eleonora^' ’ ' ‘ ' ' Don Gherardo ,

la Mar. T'V Onde crediamo noi tant’aftio in Lui derive?,

D. Eicon

.

I-V Invidia è che lo !muove‘ contro d’un Uóm,ché* : ;

( fcrive

.

Perché quattro riboboli fa unire in lingua tofca,

Per maertro di lingua vuol , che"'’ognun Io conofca;E fe termine trova , che a Lui rartembri nuovo

,

Lo critica, e pretende trovare il pel nell’ uovo.Ripieno è de’ proverbi , ufa .parole fdrucciele,

A i Gonzi perUantérne fuol vendere le lucciole.

Quei , che con fondamento non han iludiaio maiLodano quelli tali chiamati pàjolaj .

iSS'

Ma -gli Uomini , di cui le telle non fon zucche,' Diftinguere fan bene chi 'fpaccia fanfaluche

.

, , D. Gher.

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A T T O ‘ P RM M O- .. 17 •

D.Gher [ Non fi può dir di piò. Ella è la prediletta . ]

la Mar- È’ ver, che i Lombardi non han lingua perfetta,

Ma ftudiano gli Autori, fcelgon di loro il buono;Dai vizj della lingua fpregiudicati fono.

Non dicon la mi cafa invece della mi

a

La mana per la manti non corre in Lombardia*.r

Scrive ben, parla bene quivi ancor chi ha fiudiatp.*

Scrive ben,

parla* bene fóvra d’ ognun Torquato .'

D.Gher. [ E quella in guifa parla, che di Lui pare accelà.

Curiofità mi fprona . ] M’ inchino alla Marchefa

.

la Mar, Serva di Don Gherardo.D.Eleon. 5

-•.

• Serva,‘Signor Conforte.

Quam’è, che fi trattiene nafcolìo in quelle porte?

D.Gher. Io ?

D.Eleon. So il coflume .

D.Gher

.

* Oibò . Di me parlate mal^rla Mar. V’ è novitade alcuna l •

’ - ’

D.Glyer. * Vi porto un Madrigale

,

D-Eleon. Di chi ?

D.Gher. Di chi ? dei Tafio

.

D.Eleon. *.

' Sarà una cofa bplla,-

la Mar. Lo fentiremo ?

D.Gher. • Sì . Lo fentirà ancor’ Ella .'

»

a D. Eleonora

.

Lo leggerò. Sentite; Cantava in riva al FiumeTirfi di Eleonora. Ei feguita il collume.

Cambiando il proprio nome, dalli Poeti ufato

j

Finge, che Tirfi parli, e favella Torquato.ra Mar. Balla così , non voglio fentir altro da Voi

Interpretar chi fcrifTe può folo i carmi fuoi.'

Nel leggere tai verfi vi liete a me rivolto,**

Quel che nel cuor peniate vi fi ravvifa in volto.

Apprezzo di Torquato il merito fublime:

Giulì’è, che l’Uomo grande fi veneri, e fi Aiine._

Soia non fon , che ammiri quel,che rifplende'.in Lui,

A me non fon per quello diretti i carmi fui

.

Se parla il Madrigale, fe canta d’ Eleonora ,*

Altre di cotal nome,qui ve ne fono ancora

.

parte .*

Torquato Tajjo

.

B SCE- ;

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i8 TORQ.UATO TASSO

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D- D.Dt

i1 D.

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S . C E N A XII.S ’

i. „ *. » ' ? t * \.

Donni Eleonora , e Don Gherardo .

,•

*' ">

.Gher. T T Dille/* cinta il vate d’ una Eleonora bella.

V-/ Se non è la Marchefa ? , . , ,

Eleon. Chi fa, ch’io non fia quella?Gher. Efler ri piacerebbe dal Poeta lodata ?

Eleon. Piaccion le lodi a tutti

.

Gher. - • Braviflfima,garbata ,

Godo trovare in Lei tanta fincerità,

Che uguagli il pregio eccelfo di lodata beltà »

Eicon. Voi parlate da fchemo , io davver vi rifpondo,

Torquato è tal Poeta, che non ha parici Mqndo,Felice quella Donna , che di fue lodi è degna

1

Egli co’ vivi carmi a rifpettarla infegna .

Quantunque lulinghiera ,nata di ftirpe infida.

Della amor,

della invidia all’ altre Donne Armida,

E Clorinda infelice, allor , che langue , e more.In chi legge i bei carmi, della pietade , e amore.Se lo Scrittor felice di me formalfe i fiori a

,

Voi pur farefle meco a parte di mia gloria.

Ma il dolce Madrigale non parlerà di me>Son parecchie Eleonore

; In Corte fiamo Tre.L’ una ferve, egli è vero; di Lei non canterà.

L’altra è amata dal Duca, rifpettarla faprà .

Dir ch’io fia non ardifco y è ver fon marcita;Ma puote in ogni fiato la Donna elfer lodata ,

parto. ,'

v .

SCENA, XIII,, i\

4>.

' if* & \

Don Gherardo foto , :

.ir

/-. , . f*

'• ... -

H O intefo,e non ho iptefo, Ogn’una delle dueHa fovra il Madrigale le pretenfioni fue • /

Dubito, che fia peggio averlo letto; avea

Curiofità d’intendere .... Ma fo quel, che fapea.

Non,? • ^ V

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ATTO P R '

I M 0 . 19

Non veggo a chi Torquato rivolgi. i fuoi penfieri

• Ma fo,,che ’l gradirebbe mia moglie volentieri.

Par, che di gloria folo Tenta nel cuore il caldo,

Etter vorrebbe Armida;ma temo di Rinaldo -

Temo, che Te Clorinda nell’ eroifmo eguaglia,

Non trovi ir fuo Tancredi, che la sfidi a battaglia •'

Per lo più quelle Donne , che leggono Poemi

,

Apprendono d’ Amore le leggi , ed i fittemi.

Fa il Poeta il Mezzano talor co’ carmi fui

,

Ma credo , che Torquato lo voglia far per Lui ;

Nò , non farà; fofpetto, aver non voò , lo dico.

Della mia cara pace non voglio etter nemico. #Curiofità malnata vanne da me repente

Vuo’, come dice il Tatto, pattarla allegramente.

E fra pochi fedendo a menfa lieta

Mefcolar 1’ onde frefche al vin di Creta

,

parte

.

V ' s .

S* . ••

‘ \ \ \ ,

• • • I’

F7*e delF Att» Prèmè t

i :- /

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j v

B a AT-> . \

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I

1

20

ATTO SECONDO.<• * * * ' '

SCENA PRIMA.»

•' - •

4 v 4

Torquoto , e Targa Servitori

.

V ieni qui ... la mia fpada . a Targa.

Signor

i ,

La fpada mia

.

Torq.

Targ.

Torqi' crefcendo .nello /'degno .

fvrg. Con chi l’ avete?Torq. Predo.’ ,

'

Targ. Queda è un’altra pazzia.

Torq. Temerario .

Targ. * ^ M’avete detto, ch’io vi avvertila, •

Quando mi par , Signore , che il cervello patifca .

Torq. Ah dell’ira fi freni l’impeto micidiale.

Ritirati,per ora

.

Targ. Sì Signor, manco male. fi ritira.

Torq. A sè mi chiama il Duca ; fa ,che l’ udienza afpette

Prima di me all’udienza il Cavaliere ammette.Entro.* mi guarda appena; poi con fevero ciglio

,

Che di Ferrara io parta dar mi vuol per configlio .

Configlio d’ un Sovrano , comando è in cafo tale .

Stelle! fi vuol ch’io parta? Che mai fatto ho di male?£’ ver, che d’.una colpa porto macchiato il cuore)

Ma noto effer non puote il mio /egre to amore.

E al mio Signor, fe note foffer le mie catene.

Quella , per cui fòfpiro , a Lui non appartiene .

Ma a figurar ragioni perchè invan m’ affatico ì

Il cuor del mio Sovrano fedotto ha il mio nemico.Perfido! a’ tuoi difegni troncar faprò la drada:

Targa) Targa.Targ. Signore «

Tor^. x Portami la mia fpada

.

Targ. La fpada ? - ,

Torq. Sì 4 fa predo

.

Targ. Ecco qui fiam da capo .

Torq.

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HHHHH

,ATTO SECONDO.

..21

Tory. Non mi fianca*

.

Targ. Badate;torna a girarvi il capo.

>rq. Mifero me ! La bile Tento, che mi divora,

arg. Un bicchier d’acqua frefca.

jrq. Vattene alla mal’ ora-

arg. Un po’ di fannie ... . ,

orq. -Indegno , vanne , eh’ io non t’ ammazzi

.

Targ. Comincio a dubitare , che i Poeti fian pazzi

.

parte.,SCENA II.

* 1 K

Torquato filo , poi Targa .

,'

- - •

.A

Torq. “VTO* ;fuor di me non fono ;

nb ; non è quella mia

JL\r Che m’ agita , e m’ accende dichiarata follia .

Ma giugnere all* eccello potrebbe a poco a poco ,

Se a'fpegner. io tardarti nel fiin dell’ira il foco.

Amor tu mi foccorri;porgimi , Amore, aita,

Oimè ! dal mio nemico ho da impetrar la virai1

Sì , f unico conforto fon gli amorofi verfi ,

Dolce rimedio al cuore , benché d’ amaro afperS .

Legganfi que’ poc anzi ali’ idol mio diretti

,

Divertali la mente nel renderli corretti. .

va al Tavolino cercando il Madrigali V

Dov’ è il foglio ? Ma dove l più noi. ritrovo . Oimè 1

Targa /Targa.; ' ' ^

Targ. Signore .- . / '“VTor^.

'* *

\ fi Madriga! dov’ è ? •

Targ. Il Madrigai ?

Torq. Sì quello ..Targ. Non fo,

, che cofa |ia .

Torq. Pochi verfi rimati, una breve Poefu-T c

Targ .,

Una pentola, un piatto vi darò, fe ’l volete;

NÌa fe Poefie cercate a me non le chiedete'.

- Quando Voi domandato m’ avete il Madrigale ,4

^Credeva ,con rìfpetto, volefte un’orinale .

Torq. Chi è fiato qui ì

Targ. „ Neffuno‘

'

Torq. Tettacela maledetta.

1

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zz TORQ.UATO TASSO. Dov’ è il foglio? lo prendo per il braccio.

Targ. Noi fo,non me n intendo . con

timore .

Tory. Afpetta.. lo lafcia

.

Stato v’ è Don Gherardo ,

Targ

.

. Sì , Don Gherardo , è vero .

Tory. Egli l’avrà...'.

Targ.,

Pigli attf

.

Tory. Nò, eh’ egli è Cavaliero V

To dei renderne conto.,

lo afferra

,

Targ. Sgnor per carità .

Tary. Potrebbe àverlo prefo... . • . . ,

Targ

.

„Per fu* curìofità . , ;

Sapete pur , eh’ egli è curiofo curiofiflimo

.

Tory

.

Non è vano il frfpetto .

Targ. Sofpetto fondàtiflimo

.

Tory. Cercami Don Gheràjfdo .

Targ. Sì ‘ Signore .:

ia atto di

tpartire .

il ''

,

'

Tory.. ;

\/ ubv:

( L* amor per Eleonora póme nafeonderì)*? )

Targ. Picchiano ,, con licenza . ' fffTory. Deh non abbandonarmi

.

Targ. Tórno . ( Mai fciìi Póetf,fe giungo à liberarmi . >

parte

.

.

* ~ "

4 ,

S Q E N- A III.• 1 « li* « '

• «'•> V- li

'-.k''". tToryuato foto , poi Targa

\ f*

Tor^; T^\EL configlio del Duca chi fa cagion non ha

f / Il Madrigale in cui dVelo la fiamma mia?

Gelofo è Don Gherardo del nome d’ Eleonora ,

Gelofo efier il Duca può di tal nome ancora

.

L’ uno la moglie ,1’ altro la favorita ha in cuore

;

Ambi di me nemici refi da un folo amure .

Se mi dichiaro , acquilo d’ uno là grazia è vero *

Ma 1’ altro <fa me offefo farà meco piò fiero.

Parmi miglior cóhfìglio la[tiarli nell’ inganno

.

Di-\

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' ATT O ’VE’C ONDO : ' 4?Dividere il fofpetttf, dividere 1’ affanno

,

.

E procurar per quanto porrà la forza mia.

Scacciar -dell’ un’ dell’ altro dal cuor .la gelofia.

Targ. Signor , liete riducilo .

Torq. Chi mi vuole?

Targ. \ Una Bella,

Che chiamali Eleonora,

*

Torq. Qual di lor ? con agitazione .

Targ. . La Donzella .

Torq. ( Oimè, fcuoter m’ ititeli tutte le fibre al petto. )

, da fe .

Targ. Cofa ho da dirle? 1

Torq. Afpetta. pen/ando t

Targ. Picchiano.

Torq. Afpe tta -

Targ. Afpetto .

Torq. Dille , che venga . ‘.

Targ. -'s'' - Bene. E quel, ch’ora ha picchiato ?

Torq. Chi farà ? ‘

Targ. • Lo vedremo ’ y . • vTorq. ^ Di, che non fon tornato,

Targ. Ho intelo ,• si,

Signore ; mi baila una parola .

( L’amico coll’ amica 'vuol flar da folo a iola . ]A / i w

IV. . '

parte

SC E N A

e Torquato , poi Eleonora .

Torq. Oftei , che or viene a calò,giovi ai difegni miei,*

Credali,che i miei carmi favellino di Lei

;

Ma io del Mondo in faccia m’ avvilirò a tal légno ?

Anche all’onor del cuore provvederi T ingegno

.

Eicon. Serva *’ Signor Torquato

.

Torq ti • j.ì . * X Buondì, Eleonora bella.

Eicon. Bella a me?Torq. .• Bella a Voi.Eleon. Signor , io non fon quella .

Tutto il beilo, ch’io vanto è d’ Eleonora il nome5

Ma non ho come 1’ altre bel vifo , e belle $hi°1Tie»

B‘

4Di

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i4 TORQ.UATO TASSOFece tre nomi eguali maraviglia anche a me

.

Chi paga la merenda ora, che fumo in tre?

la Mar. Via , che volete ?

Eicon. E’ quivi il Cayalier del hocco .

la Mar. Di Torquato il nemico . a D. Eleonora .

D. Eleon. Dj Lui nemico ? fciocco 2

la Mar. Digli > che yenga

.

D . Eicon. Oibb

.

la Mar. . Gpdrete il bell’ umore

.

D. Elcorf. Sentite -, io non mi tengo ,,fe ftrapa 2za 1* Autore.

Eicon. A neh’ io tengo da Lui : fon proprio innamorata „•

• Trovo nei dolci verfi la manna inzuccherata. •

'

Bene , o male li leggo anch’ io la notte , e ’l dì,

Oh> mi piace pur tanto , quando dice così;

Sani piaga di flral ,piaga amore , .

• -

E fta lamorte medicina al cuore, parte

.

SCENA Vili.

La 'Marche/a Eleonora , e Donna Eleonora

.

* . • .• • *,..#» * .

D. Eicon. Ome fapete Voi che quello Forediero.

.~ Sia nemico del Taflq? n

la Mar. ; Lo fo;pur troppo è «ero.

Male di Lqi f intefi a ragionar col Duca

.

Ha timor, che Tafcohi. . .

D. Eicon. Sarà una fanfaluca.

Il Prence lo conofce , nlha della (lima , e poi

.

Bada, perch’ei lo (limi, che lo (limiate Vói.la Mar. Amica , v’ ingannate . ,

D. Eleon. ^ . Bada, fu ciò non trefeo.

la Mar. Il Cavalier fen viene .

D. Eleon. Venga, venga: da frefeo.

S C E N A IX.

Il Cavalier del Fiocco , e dette.

iìCav. Q1 Ervo di lor Signore.la Mar Sem fua

,

UCav. % Divotidimo .

Che

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4 T f O, P R..h M O. 15

Che avete per. le mani ?

la Mar. r ». . .. Il Goffredo.jlCay

.

_ r> < - r.» ;

BellifTìmo !

«fo» ironia. , .

D.Eleon . Parche qqefio belliflfimp detto gabbiate ironico.

il£ay. Non meno il cap per l’ Aja; parlar foglio laconico.

D Eleo». Voi fprezzàte Torquato ?il Cav.

, r . Non ho pegli pcchi il Agnolo .

. Ha la lucerna fna poc’oglìo , p men lucignolo.

B. Ehòn. Bellezze ha nt fuoi yerfij che. non han par . .

il Cav..

Non veggole *

là Mar., Colto è lo fili » . • ... .. V . , v i. ,V*D. Eicon. ,.y J Purgato *

flCav,_

" Avete le traveggole*

4Voci h» latine, e barbare^ egli è Lombardo fracido.,,

Ùggia in mette ig leggerlo jdilp confuso » ed acido.

Quel /lionati a ritrattai cofa intollerabile

.

Larnfàlli per Zampilli : bel cambiamento ufabilet

Quando una cofa grave prende il Taifoa .defcrivere,

Parole madoraalilnol ufar peflo feri vere.

Latinifmi a bizzeffe mefee fcrittor ridico^»;

Che gli fieno, itnburchiati no» yi farà pericolo.

In favor di Torquato odo talor decidere,

Ma decifipn Lombarde i Crufcanti fan ridere..

Ha.nello fcilinguagbolo un difetto epidemico.

Chi non è della Crufca dichiarato Accademico.1* Mar.. { Che dite ì } piano a {D. Eleonoti

?

p.Elqon Ira mi defta. )’ X r;

( Prendiamolo per gioco. >* „

. J

. I. ..S C E N A X.

. Don Gherardo , e detti.

u »* ’

i

D.Gher. ( /"'''HE pari in di Torquato? voglio fentirli un

i ».J .

f

( poco . )el Cav, Ma ritorniamo a bomba .

D. Eleqn

.

A bomba ?

Sì, al propolrfo,

x t Tofio

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1 6 T 0 R Q. U A T 0 "Tl S S OTofto nel primo verfo v’ incalma uno fpropofìto#

Canto F armi pietofe . Se dritto il ver fi efamina ,

Pietofa non può dirfi cofa , che non ha 1’ Anima

,

Dicendo 1’ Armi p/e , detto avrebbe benilFtmo.

Gli epiteti .confonde Lombarda ignorantirtìmo .*

D. Eleon. Or fu , Signor Crufcaqte , Signor infarinato

,

Favorita per grazia di rifpettar Torquatò

.

Farmi , per dir il vero, un poco troppo audàcey

Chi fprezza inCafa d’ altri , cofa preme , e piace,

D.Gher. ( Preme , e piace Torquato dunque alla mia Signora,

Sarà del buon Poeta l’adorata Eleonora, ) da fé ^la Mar. Sì Cavalier , Voi troppo -liete in lodar reftio

Torquato é un’ Uom valènte a io difendo aridi’ ior

D.Gher. ( A confondermi tomo . ) . .

«ICav

.

Per lidj Sigtiore,r io dribito

• Partìone in Voi (bverchia ." >

* —

D, Elettri. Ta**W\ *"*•*-. >

*

ilCav. ' Tàccio fubito;;

s Lo fo , che «nfana a (ècco , fo , che in arena ferina*

Chi l’ ortinazione vuol guarir nella fémmina

.

paret.•< S'-icfcj' SNA XD l

*«/:

f"1

./ y-.T -• •

Za ÌAarchefa Eleonora ' , Doma Eleonora ,

,

• ' Don Gherardo ,

*

v i f« 4 •*•*« *

ft

* ti* * V * /. ‘ *

la Mar. TX’ Onde crediamo noi tant’aftio in Lui derive?.

D. Eleon. m.J Invidia è che lo 'muove' contro d’un Uòm,che'* ( fcrive .

Perché quattro riboboli fa unire in lingua tofca.

Per maertro di lingua vuol , che ’ognun Io conofca;E fe termine trova , che a Lu| raflembri nuovo

,

Lo critica, e pretende trovare il pel nell’ uovo.Ripieno è de’ proverbi , ufa parole fdrncciole,

A i Gonzi perdantérne fuol véndere le lucciole .* *

Quei,

che con fondamento non han ftudiato maiLodano quelli tali chiamati p&jrofcj .

-

Ma gli Uomini , di cui le tede non fon zucche,’ Diftinguere fan bene chi Tpaccia fanfalucche

.

, iD. Gher.

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A T' T O ‘ P RM M 0. . 17D.Gher [ Non fi può dir di piò . Elia è la prediletta . J

la Mar. E’ ver, che i Lombardi non han lingua perfetta,

Ma lludiano gli Autori , fcelgon di loro il buono;

Dai vizi della lingua fpregiudicati fono.

Non dicon la mi cafa invece della mia .

La mana per la mano non corre in Lombardia. '

Scrive ben, parla bene quivi ancor chi ha ftudiatp:

Scrive ben, parlacene fòvra d' ognun Torqpato .

D.Gher. [ E quella in guifa paria, che di Lui pare accefe.

Curiofità mi fprona. ] M’inchino alla Marchefa .

1

la Mar. Serva di Don Gherardo.D.Eleon. >

- Serva , 'Signor Conforte

.

Quanti, che fi trattiene nafcollo in quelle porte?

D.Gher. Io ? .*

D.Eleon. So il collume .'

D.Gher. * Oibò . Dì me pariate mal^ .

la Mar. V’è novitade alcuna? ,r

l

DGfjer. v* Vi porto un Madrigale.

D-Eleoit. Di chi ? ' ?"D.Gher. Di chi ? del Tallo

.

D.Eleon. * Sarà una cofa b^lla

la Mar. Lo ièntìremo ?

D.Gher. < Sì . Lo fentirà ancor’ Ella .'

»

a D. Eleonora

.

Lo leggerò. Sentite; Cantava in riva al Fiume *

Tirfi di Eleonora. Ei feguita il collume.

Cambiando il proprio nome, dalli Poeti ufato,• Finge, che Tirfi parli , e favella Torquato.

’a Mar. Balla così, non voglio fentic altro da VoiInterpretar chi fcrilfe può lolo i carmi fuoi.'

Nel leggere tai verfi vi fiere a me rivolto,* •

Quel che nel cuor peniate vi fi ravvifa in volto.

Apprezzo di Torquato il merito fublime :

Giull’è, che l’Uomo grande fi veneri, e fi llime.

Sola non fon, che ammiri quel,che rifplende^i^ Lui,

A me non fon per quello diretti i carmi fui

.

Se parla il Madrigale, fe canta d’ Eleonora ,*

Altre di cotal nome,qui ve ne fono ancora

.

parte .

Torquato TaJJo . B SCE-

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Donna Eleonora , e Don Gherardo .

, • ,• '

f \

D.Gher. T T Dille* cinta il vate d’ una Eleonora bella.

LJ Se non è la Marchefa ? , .

.

D.Eleon. Chi fa, ch’io non, fia quella?

D.Gher. Eflfer ri piacerebbe dal Poeta lodata ì

D.Eleon. Piaccion le lodi a tutti .

D.Gher. — • '

Braviflfima,garbata

,

Godo trovare in Lei tanta fincerità,

Che uguagli il pregio eccello di Iodata beltà .

D.Eleon. Voi parlate da fcherno , io davver vi rifpondo,

Torquato è tal Poeta, che non ha parici Mqndo ,

Felice quella Donna , che di Tue lodi è degna !

Egli co’ vivi carmi a rifpettarla infegna .

Quantunque lufinghiera ,nata di ftirpe infida,

Delia amor,

delia invidia all’ altre Donne Armida,

E Clorinda infelice, allor , che langqe , e more.In chi legge i bei carmi, delia pietade , e amore.Se lo Scrittor felice di me formalfe ilioria,

fVoi pur farelie meco a parte di mia gloria.

Ma il dolce Madrigale non parlerà di me;Son parecchie Eleonore

;In Corte damo Tre,

L’ una ferve’, egli è vero; di Lei non canterà.

L’ altra è amata dal Duca, rifpettarla faprà .

Dir ch’io fia non ardifeo y è ver fon mar tita;

Ma puote in ogni fiato la Donna elfer lodata ,

parte.•

ISCENA XIII,

Don Gherardo folo , ;

.

H O in tefo, e non ho iptefo, Ogn’ una delle

Ha fovra il Madrigale le pretenfioni fue:

Dubito, che fia peggio averlo letto; avea

Curiofità d’intendere .... Ma fo quel, che fapea

.

Non

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ATTO PRIMO. 1

9

Non veggo a chi Torquato rivolgi i fuoi peufieri,: Ma fo , che’l gradirebbe mia moglie volentieri .

'

Par, che di gloria folo Tenta nel cuore il caldo,

Efler vorrebbe Armida;ma temo di Rinaldo..

Temo, che Te Clorinda nell’ eroifmo eguaglia.

Non trovi il Tuo Tancredi, che la sfidi a battaglia •

Per lo più quelle Donne, che leggono Poemi,Apprendono d’ Amore le leggi

,ed i fittemi

.

Fa il Poeta il Mezzano talor co’ carmi fui

,

Ma credo , che Torquato lo voglia far per Lui;

Nò , non farà; fofpetto, aver’ non vuò , lo dico.

Della mia cara pace non voglio efler nemico. *Curiofità malnata vanne da me repente

Vuo’, come dice il Taflo, paflarla allegramente.

E fra pochi fedendo a menfa lieta

Mefcolar 1’ onde frefche al vin di Creta »

parte .

• - * \ , « »

• \ \ . . . ,i

Fine deir Atte Prima f

* 2 AT->

3TfiitiZ'

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ATTO SECONDO.S ,C E N A PRIMA.

. - * - . * .

i ¥

Torquato,e Targa Servitore .

Totv?. leni qui ... la mia fpada. a Targa,

La fpada mia

.

Targ. V ' " Signor

Torq.

crefcendo .nello fdegno .

fvrg. Con chi 1’ avete ?

Torq. Pretto

Targ. Quetta è un’ altra pazzia.

Torq. Temerario .

Targ. ’„ M’avete detto, ch’io vi avvertifca ,

Quando mi par , Signore , che il Cervello patifca .

Torq. Ah dell’ira fi freni l’impeto micidiale.

Ritirati,per ora

.

Targ. Sì Signor, manco male..

fi ritira.

Torq. A sè mi chiama il Duca; fa, che l’ udienza afpette

Prima di me all’udienza il Cavaliere ammette.Entro.* mi guarda appena; poi con févctro ciglio

,

Che di Ferrara io parta dar mi vuol per configlio .

Configlio d’un Sovrano, comando è in cafo tale.

Stelle! fi vuol ch’io parta? Che mai fatto ho di male?

E’ ver, che d’. una colpa porto macchiato il cuorej

Ma noto etter non puote il mio jegreto amore.E al mio Sigtjor, fe note fofler le mie catene.

Quella,per cui fofpiro , a Lui non appartiene .

Ma a figurar ragioni perchè invan m’ affatico ?

Il cuor del mio Sovrano fedotto ha il mio nemico.Perfido ! a’ tuoi difegni troncar faprò la ftrada :

Targa, Targa.Targ. Signore «

Torq. 'Portami la mia -fpada

.

Targ. La fpada ? ',

Torq. Sì ; fa pretto

.

Targ. Ecco qui fiam da capo .

Torq.

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, ATTO SECONDO. z t

Torq. Non mi (tanca;1

.

Targ, .

'

, Badate ; torna a: girarvi il' capo.Totq. Mifero me ! La bile fento, che mi divora.Targ. Un bicchier d’ acqua frefca.

* t

orq Vattene alla mal’ ora-Targ. Un po’ di Canape . .

.

Torq. .Indegno , vanne , eh’ io non t* ammazzi

.

Targ. Comincio a dubitare, che i Poeti (ian pazzi.4 .

parte. v,

‘ '

, S C E N A II.*

;

• • i '• w

Torquato folo , poi Targa .

Torq. XTO’ ;fuor di me non fono

;nò ;

non è quella mia

JL > Che rn agita , e m’ accende dichiarata follia .

Ma giugnere all’ eccedo potrebbe a poco a poco ,

Se aTpegner io tardarti nel (en dell’ira il foco.

Amor tu mi foccorri;porgimi, Amore, aita,

Oimé ! dal mio nemico ho da impetrar la vita"?

SI ,1’ unico conforto fon gli amorofi verfi

,

Dolce «medio al cuore, benché d’amaro afperli .

Legganfi que’ poc’ anzi all’ idol mio diretti

,

Divertali la mente nel renderli corretti .

*

va al Tavolino cercando il MadrVgaU V

Dov’ è il fogli»? Ma dove? più noi ritrovo. Oimè j

Targa /Targa. / !

'‘"f*Targ. Signore ,

Torq. Il Madrigai dov’ é l

Targ. Il Madrigai ? , .5 V .

Tor^. Sì quello .

Targ. Non fo, , che, cola (ia

Torq. Pochi verfi rimati, una breve Poefia.J ì

Terg .,

Una pentola, un piatto vi darò, fe ’1 volete;

Ma fe Poefie cercate a me non le chiedete ‘.

-Quando Voi domandato m’avete il Madrigale»Credeva

,con rìfpetto, volefte un’orinale.

Torq. Chi è flato qui ?

Targ, Neffuno . .

Torq. ' Tellaccia maledetta.

1} » j è

B Dov

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22 * T 0 R Q_ U A T O TASS04

Dov’ è il foglio ? lo prendo per il òraccio

.

Targ. . Noi fo, non me n’intenda . con

timore .

Torq. _ ' Afpetta.

. lo lafcia

.

Stato v’ è Don Gherardo ,

Targ. Sì , Don Gherardo , è vero .

Torq. Egli' 1’ avrà ....

Targ.,

Pigliatrf

.

Torq . Nò^ eh’ egli è Cavaliero V

To dei renderne conto.#

lo afferra.

Targ . Signor per carità .

Ttìtrq. Potrebbe àverlo prefo ... . .,

. . .

Targi, Per fui curiofità . #'

Sapete pur , eh’ egli è curiofo curiofiflimo

.

Torqè Non è vano il fefpetto .

Targ. Sofpetto fondàtiflimo

.

Torq. Cercami Don Gherardo'.* * !

fft

’ ' w

Targ.

* ",

Sì Signore .

J• in atto di

TO,,. Ma tò/:

( L* amor per Eleonora forrfè nafeonderh-? )

Targ. Picchiano ,,con licènza .

* ' fc, ‘

Torq. ! , ; r Deh non 'àbbandònarmi

.

Targ. Tórno . ( Mai ^iù PóetiVfe giungo à liberarmi . )

parte . „S C E N - A III.

•• > . {».• t r*' m.. r>-. IT .v v'.• • •

• *

Torquato folo , poi Targa!

• . • r

Torq. "P\ED configlio del Duca chi fa cagion non fia

-lì Madrigale in cui fveio la fiamma nm ?

Gelofo è Don Gherardo del nome d’ Eleonora ,

Gelofo efifer il Duca può di tal nome ancora .

.

L* uno la moglie ,1’ altro la^ - favorita ha in cuore

;

Ambi dì me nemici refi da un folo amene •UJU* ~” —

Se mi dichiaro, acquifto d’uno là grazia è vero.

Ma l’altro da me offefo farà meco piò fiero.

Parmi miglior configlio lanciarli nell’ inganno

.

-• Di-

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JtlIL .

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' A T T O ’S E C O N T> ò: '

’z?

Dividere il fofpetto', dividere 1’ affanno-,

E procurar per quanto porrà la forza mia.

Scacciar ^ell’ un’ dell’altro dal cuor,la gelofia.

Targ. Signor, fiete richiefto .

Torq

.

Chi mi vuole?

Targ, \' -, Una Bella,

Che chiamafi Eleonora,

*

Torq

.

Qual di lor ? con agitazione .

Targ. La Donzella .

Torq. ( Oimè, fcuoter m’intefì tutte le fibre al petto. )

, da fe .

Targ. Cofa ho da dirle? 1

-,

Torq. Afpetta . ‘ penfando ,

Targ. Picchiano.

Torq. Afpe tta

Targ. Afpetto .

Torq. Dille , che venga. - --

Targ. •*’ Bene . E quel,ch’ora ha picchiato?

Torq. Chi farà?Targ. * Lo vedremo .rt . v

Torq. ’ • *'< * - Di, che non fon tornato,

Targ. Ho intelo sì,

Signore ;mi balia una parola .

( L’ amico coll’ amica vuol fìar da folo a loia . J

parte .' *- 1 ‘

S C E N .A '< IV.

ru*

f Torquato,poi Eleonora .

Torq. Oftei , che or viene a calo,giovi ai difegni miei,-

Credali,che i miei carmi favellino di Lei

;

Ma io del Mondo in faccia m’avvilirò a tal fegno ?

Anche ail’onor del cuore provvederà f ingegno

.

Eleon. Serva > Signor Torquato.Torq.’ 1 '

...i . Buondì, Eleonora beila.

Eleon. Bella a me?Torq. • Beila a Voi.Eleon. y ‘ '• '

:" Signor , io non fon quella .

Tutto il beilo, ch’io vanto è d’ Eleonora il nome,

Ma non ho come 1’ altre bel vifo , e belle thi°1T,e«

B 4 Di

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~*T

*4 * T O S Q. U A T 6 TASSODi Signoria mi manca il preziofo onore.

Solo vantar mi polTo di fchiettezza di cuore.

Onde, fé non per altro, almeno pel cuor mio.Degna di quattro verfi potrei edere anch’io..

Torq. [ Don Gherardo indiscreto! Del Madrigale è intefa.]

da fa..

Eleon. [ D’ e(Ter un po’ lodata proprio mi Tento accefa . ) dafé.Torq. A quelle Stante mie qual motivo vi guida?

Eitcn. Una queftion fi brama , che da Voi lì decida.)

Un certo Madrigale parla d’ Eleonora,

m Alcuno alla Marchefa l’applica mia Signora.

Alcun di Don Gherardo alla Conforte ;ognuna.

D 7

erter da Voi (limata aCpira alla fortuna ^

_ E mandammi da Voi entrambe in confidenza.

J < A rilevar Te ppffo l’arcano, e la fentenza.

Torq. Quel, che nel fen racchiudo non fpiego con Parole;

Dite alle due Eleonore , eh’ Elleno non fon fole

.

Eleon. E ver di còial nome ve ne fon7

altre ancora

,

Per efempio ancor’ io ho il nome d7 Eleonora ..

.

Ma da metter non fonoi in paragon di quelle.

'* Torq. Gli occhi dell7 Uom fon quelli ,

che fan le donne belle

.

V amor, la tenerezza,

il -cuor d7

affetti pregno,

Può far qualunque oggetto meritevole ,e degno.

Tutti fiam d’una parta, ed è mero accidente.

Che una dia la Padrona, e l’altra la fervente.

Eleon. E’ vero, è un’accidente, ch’io fia a fervir coilretti;

Nata fon Cittadina ,' mio Padre era Cornetta

.

E a quel, che dir intefi, mia Madre, fe non tallo,

,< Era di Magnavacca , o 4‘ Bagnacavallo*

M’hanno allevato fempre con tutta civile ;

Mia Madre praticava il fior di nobiltà*'

\ E s’ella non moriva da certo mal di gola, •»

Avrei fatto fortuna (otto la di lei fcuola .

• Torq. Forfè da miglior forte, non fiete affai lontana.

Eleon. Se viveva mia Madre , io farei -cortigiana .

Chi fa, che non averti", in quella Corte aneti io.

Un Marito onorato quell’era il Padre mio?

Era da tutti amato. Facean finezze ogn’ora.

A Lui, Alla Conforte, e alla figliuola ancora-

, .

'*

:: ^ Tcr2‘

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ATTO SECONDO .T 15Torq. [ Scorgefi P ignoranza . ] Reftino i morti io pace

,

Voi porrete 'finezze aver quante vi piace.

Eleo». Da chi ? *

Torq, Da «hi s’ appaga del buon > che in Voi avete .

Eleon. Dite : fon miei quei verfi ?

Torq. ,- > Voftri fon

,fe volete

Eleon. Capperi ,chi potrebbe ricufare un tal dono l

Sono verlì amorofi . < . : >

Torq. ; Ma in quelli io tìon ragionati

Eleon. Chi dunque ? «

Torq. • Tirfi parla ; Ti rii ignoto Pallore.

Eleon. Eh,che Voi liete Tirfi .?

Torq , * Chi ve lo dice l

Eleon--# ;

:il cuore ,

,

Così quella fofs’ìo, che il Palìorello adora.

Torq. Lo pub fperar chi il merle.

Eleon. - . * Chi lo metta ?

Torq. * ' Eleonora ;

parte i . .

S C E N A . V.

Eleonora fola

.

E I me 1’ ha detto in modo , che quali ginrerei

Che foffe innamorerò cotto de’ fatti miei.

Perchè nò? già fi fefite , che un’ Uomo, che h>a ftudiato.

Non guarda nella donna nè il fangue , nè lo fiato 3

Fuori di quello,

a dirla , non fon delle più brutte ,

E fuor della ricchezza,ho anch’io quei , che hanno tutte

SCENA VI.V . - . V • *

Don Gherardo , e la fuddetta i

D.Gher.S~\ R che non vi è Torquato, rimetterò ... che

_

yui: - "( Vedo?

Eleon.

Che fate qui ?

«/V Signore , gli altrui fatti non chiedo .

D.Gher. Via, via , non v’adirate. Chi vi manda?Eleon. Noi fo «

D,G..eu

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*6 TORQUATO TASSOD.Gher. Vi manda la Marchefa?

^

v

Eleon.. Signor sì, e Signor nò.

D, Gher. Come farebbe a dire?Eleon.

f. / .li Come comanda Lei.

D. Gher. Siate bonina un poco

.

Eleon. Che vuol da’ fatti" miei-’D. Gher. Se Voi mi dite il vero, perché qui vi trovate,

Uno Scudo vi dono *

.Eleon. .. • Eh!.Ti. Gher. - Davver ;

Eleo». • *' Mi burlate-

D.Gher. Eccolo qui, tenete.Eleon. „ Io vi prendo in parola .

D. Ghet Ecco lo Scudo é voftro .

£leon. , .

>"( M’ha prefo per la gola. )

D.Gher. E ben per qual motivo fiere venuta qaà?Eicon. Vi dirò

, tu’ ha condotta certa curiofità .

L>. Gher. Il vhio delle Donne . E così ?

Eleon."

Mi premevaSpiegato un Madrigale, che ben non s’intendeva .

D. Gher. Qual Madrigale ?

Eleon. Un certo Madrigale amorofoComporto da Torquato.

D.Gher.' . ... Bello?

Eleon. Maravigliofo-

D. Gher. Come dice ?Eleon.

, Non fo -

D.Gher. »' Sarebbe querto qui?

Eleon. Come principia ?

D. Gher. Tirjt ...

Eleon '• ' E’ quello ,Signor sì.

D.Gher. Ma Voi del Madrigale, come avete fapuro ?

Elecn. La Signora Marohefa m’ ha detto il contenuto.

Cioè a me non 1’ ha detto ,ma colla vortra Spofii

Intefi favellarne5

era perciò curiofa

Di fentir da Torquato la. vera fpiega^ione ,

Per veder chi di loro aveva piò ragione

.

D.Gkr. E ben ve l’ha fpiegato?

Elcrn, >* Me P ha fpiegato or ora.-

D.Gher.

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J.-

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,/ AtTO SECONDO,’ 27

D.Gher. Di chi parla il Poeta? r ,

Eicon." '

Parla d’ Eleonora .

D.Gher. D’ Eleonora parla*

fi fente , anch’ io lo Co .

Parla della Marchefa ?

Eleon.'-*• -

;Ho paura di nb .

,

D.Gher. Ah si » si &rà vero. Ardo di gelofia .

Torquato farà accefo 'della Consorte mia .

Quello è quel che s’ acqui Ida a prendere una Spola %

Che fia di bell’ afpetto,. di (involta graziola •

A Amili perigli , inò, non fi pub ftar Caldi -

La bile mi divora «

'

Eleon. Signor , la non fi fcaidi

,

Che Te il* Poeta noftro fente d’amore il foco,

Alla di Lei Conforte molto non penfa, o poco. .

D Gher. E a chi dunque ?

Eleon.' y

'"’ f • Vi badi faper ,

che timi è quella..

D.Gher. Ma chi farà?-‘

Eleon. Non fo ." v J

D.Gher. * ’ Ditelo,gioja bella .

Ditelo a me

.

Eleon? “ Non poffo-.;-- ' >

'’ “ Y

'

D.Gher."

; Un’altro Scudo."

Eleon.'• ’

s ' E *i*-

D.Gher. Eccolo, tte lo dono.Eleon.

*’ Grazie a Volfignorià «

D.Gher. E così ?’ '

' *.

**

,

Eleon. Deggio dirlo ? ^•

D.Gher. •'

- Sì, faperlo defio .

'

Eicon. Sa chi è la favorita ? >

D.Gher. v*. Dite chi è?

Eleon. ', . “San io . ^ i

fa una riverenza , e parte

SCENA VII.Don Gherardo

,poi .Torquato .

D.Gher. OOmc ! fentite ,dire ; Par ch’abbia ai piedi 1 aie.

V_> Vorrei faper ... due Scudi affé li ho Ipcfi>'r5

-'

l le •

Pub darli, che Torquato, fia acccfo di colie) •

Ma come, quando, dove r. , tutto faper vorr**» .

v ,-

• Ec-

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a* T 0 IL Q. U A T O T A £ S OEccolo eh’ egli viene . Ripongo il Madrigale .

Che cos’è quello fcritto? Qualch

1

altro originale?Tondo è il riccio edificio .... Vuo’ ricavar da Lui.'i.Signor, chi v

1

ha infegnato guardare i fatti altrui?D.Gher. Compatite, v’ è noto, ch’io fon de verfi amante,

Stimo le cofe voftre d’ ogn’altra cofa innante.,,.Qiiella, che qua mi porta non è curiofità

, ,

E amicizia, e paflione . .

.

'r!ri, tr • »Unita a inciviltà

.

D.Gher. Voi m’ offendete , Amico, parlandomi cosi

.

Torq. Dov’ è il mio Madrigale?D.Gher.

,

** - Il Madrigale è qui .

A Voi chi diè licenza levarlo da quel loco ?D.Gher, Con un par mio, Torquato , Voi eccedete un poco.Torq. Libero a, tutti parlo

, fe lo d’aver ragione.Non porterei rifpetto in tal calo al Padrone .

DGher, Spiacevi, che fi fappia l’amor , cheinfen nutrite?Torq. Quale amor? Io non amo, * ' i

D.Gher., Eh che fi sà

.

Torq, * Mentite.D.Gher. Una mentita a me ? Vi corre un bel divario ...

Torq. Perdonate il trafporto;

lo fo , fui temerario ;

Mai primi moti in feno frenar non mi è permeiti).

D.Gher. Dell’ amicizia in grazia, vi perdono ogni eccedo;Balla , che in ricompenfa di mia benevolenza

,

Non ricufiate almeno farmi una confidenza

.

Qual fia quella , che amate da Voi faper io bramo

.

Torq. Amico, quello tallo

,pregovi , non tocchiamo

.

D.Gher. Vi compaci feo, in fatti; un’ Uomo come Voi,

Impiegar non dovrebbe fi mal gli affetti fuoi.

Torq, (M’ annoia. )- ’

*

D. Gher, Un’ Uomo dotto , di meriti ripieno

,

Amar femmina vile ?

Torq. '*l

( Or’ io dilciolgo il freno. )D.Gher. Ma l’amate davvero?

- ' Bada, per carità.D.Gher. Ditemi sì, o nò almen .per civiltà.Tcr^. Di quel, chea Voi non preme fiate curiofo meno.D.Gher. Alfio non è gran cofà • Ditemi il, ver.

orq i

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ATTO SECONDO., *9^t«?.

- ’•:

Son p,eno •

D.Giw. D' amor per 1» ngai/a!

Tor^,

Di rabbia , e di ditpetto

.

D:Gber. Via , sfogatevi meco .

Tor„*

( Che tu f» maladetto * >

D.G ber. Confidatevi a me ., .

'\0Tq,Voi ftuccato m avete*

V Gher. Una beftia Y01 fiet* •

Torà. Ceffate ,Don Gherardo, di rendermi »

40 vi darò ragione, di chiamarmi una beltia,.

D.Cber. Siete un’ ingrato .

T«rj. Eva0 .("mnulo.

D.Gitir. ,

Un incivile -

TorqSì • come Jopva.

D.G ber. Un mentecatto.

Tota. * Ancora . „

D.Gber.' Un Yil • •

Tùi Bada così . minacciandolo

.

Avvezzo a tali infoiti Torquato un<jua non tu.

D.Gber. Vado via-. .>

Torà. Sarà bene.. . .

D. Gher. E non Cl tomo ?,ìl *

D°.Ghe^^* Dell’ affronto me ne ricorderb .

T^CLuando fi va , Signore^ ^ ^^

,

in atto di partire. v

S C E N A VlIIt•'

' Targa, e detti .

Targ. signore , un Eoreftiero favellarvi delia

.

£2iÌ7SÌ m,t'"Sil “

“““““'tommi jfl si chi fi.

?

I a Targa .

Targ. Parmi Napolitano. .

D.Gber. Quand’è arrivato?

Tare. '’ JcM ’

Tora. Vattene . a Tatga ,che parte .

. .

D.Gber- ( Son cturiofo . Refterei volentieri . )

j *. * orq.

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3o' TORdUATO T^SSO

,

Torq. Signor, ricever devo, fé mi date licenza,

Il Foteftier

.

D.Ghtr. Servitevi con tutta confidenza

.

Torq. Pub e(Ter,

eh’ ei non voglia per or convenzione.D.Gher. Venga ,

parli;

il fapete , io non dò fuggezione .

Torq. Lo vuo’ ricever folo . Ve 1’ ho da dir cantando ì

D. Gher. Voi mi mandate via *

Torq. ' Sì Signore, vi mando.

D. Gher. So , che fcherzate , Amico ,perciò non me n’offendo.

Dovete reftar folo, vè ver non lo contenda.

Mar, quando il Forefiiere fia fiato un pezzo qui,Potrò venire allora ? ;

Torq. Signor nò• ;

'

. r.

D.Gher. Signorsì. parte

.

SCENA IX.

i Torquato folo , .

•’,* ' *•

Torq. T A fofferenza mia giunta parmi all’ ecceflo .

I, -j Fuori per l’ atra bile foglio andar di me ftefio.

Sentomi nell’ interno moti violenti, e ftrani

,

Poco mancò non abbia adoprate le mani

,

Chi è di là ? s* introduca il Fotefiier . 'Che vedo ?Don Qherardo con Lui ? farà fuo amico io credo.

%

. S C E N A X.

Don Fazio , Don Gherardo, e detto

.

è

D.Gher. T TF^ite pur , Signore ,

D.Faz. V Schiavo allo Si Torquato*

D.Gher. Vedrete un’Uomo grande, a D. Fazio. v

D.Faz. Voi, m’ avete frufeiato.

a Don. Gherardo .

Torq. Signor , lo conofcete quel eh’ è con Voi venuto ?

a Don Fazio .*

-,

D.Faz. Da che f ho dato a Balia piò non 1’ aggio veduto.Torq* Don Gherardo, da Voi dunque fi fpera invano ...

D.Gher. Aberrate un momento, a Torq. Siete Napolitano?'

a Don Fazio ,

D.Faz.• ' i * ,

V"

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3 *ATTO SECONDO.Z>. Faz. Sì , Signore

,

D. G ber. Non pare : pon fiete caricato.

Nelle parole vpllre .*

D. Faz . Aggio un poco viaggiata,

Torq. Ehi! chi è di là ? fediamo,D.Gher.

, Voglio feder yicipo , ,

.

Torq. Doa Gherardo . ,

.

D. G ber,'

,Per grazia , /offritemi un pochino .

Torq. ( Di rompergli la faccia prurito ora mi viene .

Ah fi freni la collera , Non facciamo altre fcene. )

Jledono

.

P. faz. Tu fei , Torquato mio, in Sorriepto nato.

In Napole t’aveva lo Patre generato.

Sia per l’un, fia per l’altro, chiaro fe bidè, e chiano

Taflo, non v’ è che dicere. Tu fei NaP°letan0 *

D. 0 far, Dicon fia Bergamafco ....

Torq ,' Chetatevi pn momento .

P. fàz. Da Bergamo è lo Patre , la Matre da Sornento.

In cafa della Mamma è nata chefia gioia

,

Quella però fe dice, che fia la Patria foja .

, y

Totq

.

Signor , fui pafcer mio niuno finor pretefe

,

Merto pop ho? che vaglia a rifvegliar contefe;

Mifero qual’ io fono dagli Itali non fpero

,

L’onor ch’ebbe da’ Greci il combattuto Omero ;

Anzi che $’ abbia a dire Paefe sfortunato

,

'Temo per mia cagione, quello dofy’ io firn nato.

P. Faz. Sanno i Napoletani ,* sà tutta la Cetate

,

Che Tu se’ sfortunato ,che vivi in povertate,

J Parenti , Ji Amici , el popolo t? invita

A pafsà,benernio , chiù meglio la to vita.

D.Gher. Ei non potrà venire, perch’è in Corte impegnato,

D. Faz. Uh mannaggia la mamma pcrzì che t’ ha figliato.

D. Gber. Bravo y così lo Itile di Napoli fi fente.

Torq. Voi meritate peggip,

Hb Pon Gherardo .

D. Gher. Non me n1

offendo niente •

D. Faz. Vieni , Torquato mio , Vieni alla Città bella

Non edere chiù ingrato all’ amore di quella.

Sarai lo ben veduto da Prìncipi , e Marche!!

,

, , Avrai

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31 T O R Q. U A T 0 T A S S O' Avrai delti Carlini , avrai delli Tornefi

;

Sogno pc Te venuto ;viene con meco. ...

D. Gher. Io dubito ,Gh’ egli non ci verrà .

D.Faz. - Poffa morì de fubito.

a D. Gherardo .

D. Gher. Obbligato , Signore.. J -

Torq. Siete ancora contento*a Don Gherardo.

DGher. E* de’ Napolitani folito complimento.

D. Faz. Vedrai la gran Cittate, ch’ogni Citiate avanza >

_ De Popolo ripiena , ripiena d’ abbonnanza .'

Abbona de Perfone nobileT

e vertuofe,

D’Omeni letterati, di femmine graziofe,!

Tutti con braccia apierte là (ìannotte afpettanno *

Ciafcun fe fente dicere quanno i’avrimmo, quanno*Dimme , verrai Tu meco ?

D. Gher. - Non ci verrà , Signore .

D.Faz. Che te venga lo canchero in mezzo dello core »

D. Gher . Ecco un’ altra iinez2a .

a Torquato .1

Torq. Finezza a Voi dovuta .

D. Faz. Polla edere accifo ,

a~ D. Gherardo .

D. Gher. Sentite ? mi faluta .

a Torquato. 1

. ' ”

.

Fatemi grazia almeno di dirmi in cortefia,

. Giacché tanto mi onora,chi è VoflVgnoria ?

D.Faz. M’hai frofciato abbaftanza : Te posano pigliare

Tanti cancheri quante le arene dello Mare .

Lo fulmine te poffa piglia tra capo, e cuollo:

Te poffa foffòcà le fiamme de puzzuollo:

Pozza crepa con tutte porzì le imprecazioni.

De tutti i marejuoli , de tutti i Lazzaroni^E qnanno farà ito in braccio, a Belzebù,^Pozz’ edere fcannato un’atra vota

;e chih.'

' ' parte . £.

VVv SGE-

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A T t Q SECONDO. „s C E N A' XI.

1 . ,(

'Torquato, e/ Dow Gherardo . •»

?• Hiamatelo, chiedete Te nulla fi é fcordato.l0rfM V. DlrÒ fei

!za

,

dl Lu-' » che fiete fguajato;Non fi tratta cosi, di Voi mi maraviglio.

Oprate lenza fermo, fenz’ ombra di tonfigli*».

,Sempre da Voi mi tocca (offrir ingiurie nove.Quel Foreftier mi preme, Andrò' ad udirlo altrove.

parte.

D ' Gv.

e

\' un ma Poi è amico mio:Bel bello il Forefiiere vuo’ feguitare an’ch’ io .

Dai termini fidente, ch’egli è Napolitano,P«rò non fi dillingue fé nobile

, o villano !Voglio laper chi è , fono curiofo in quello .

Beliemrm, maledica, voglio fapere il rello.parte .

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Pipe delt Atto Secondo*

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Torquato Taffo.

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34) i

ATTO TERZO.SCENA PRIMA.

Torquato, ppi Targa.

Torq -O l’ i sì,

vadali pure dove miglior prepara

Stanza a me la fortuna. S’abbandoni Ferrara,

In quella illufire Corte finor fui sfortunato.

Spello cangiando Cielo, fi cangia anche lo fiato.

A Napoli fi vada,quella mia Patria fia,

Che a me prpfelfa amore, phe m’offre portefia.

Fuggafi della Corte la poja , ed il periglio.-

Del Signor mio s’adempia jl cenno , ed il configlio,

E’ ver faran per quello contenti i miei nemici;

Ma io godrò lontano giorni affai più felici

.

.Godrò giorni felici ? Ah nò ;

dolente ognora .

Vivrò da Te lontano,

belliflima, Eleonora.

E’ ver, qh’ efier beato teco non polTo appieno;

Ma veggoti , e in fecreto pollo adorarti almeno .

Oimè! partenza amara! ahi quai dubbj fanelli!

7‘u mi configlia, o cuore . Vuoi Tu eh’ io parta, o refii?

Ho già rifolto . Targa .

T/r ~g. Signor

.

Torq. TuttoPer partire in domani.

Ta'rg. Il Baul fi fa prefio,

Quando vi ho me fi° dentro i voftri fcartafacci

,

Tutto quello, che refta fon Libri, e pochi'firacci .

Torq. Targa, fi cambieranno gli Aftri per noi Teveri ,

Tari;. Lo voglia il Ciel, ma temo ,

Torq. L’ hai da fperar

.

Targ. Si fperi ,

Ma ....

Torq. Che ma? qnefio ma, che dir vuol?

Targ. Niente , niente .

Torq. Parla.

Targ. Vi contentate?

Torq.

*,

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3 $ATTO TERZO.Tonj. ; < Parla liberamente

.

Targ. Tatto il Mpndo è paefe,

per tutto fi fià bene ,

Quando il cervello in ca(fa , come fi dee , fi tiene .

Vuoi fofie fin’ ad ora per la Virtù (limato;

Sare fie con il tempo venuto in miglior fiato;

Ma dopo, che v’ accefe certo fegreto amore,...Torq. Balta posi

. t.

.

Targ.(_ L’ ho detto* )

Trrq. Non mi fare il Dottore.

Se di ciò più mi parli, ah giuro al Ciel , t’ammazzoVattene . Dove vai ? Predo il Baule .

T<rr£. • E’ pazzo.

parte t'

’•

' • v

SCENA II.

Torquato foto.

P Offibile , che tutti con empia indifcretezza

.

Voglian rimproverarmi del cuor la debolezza ?

Andrò da Voi lontano, dolci pupille, e vaghe:

Vedrò fe lontananza vaglia a fanar le piaghe ;

E fe morir doveflì per un dolor più forte

,

Una pena di meno proverò nella morte

V

Io non avrò il tormento d’ edere a Voi vicino,

Soffrendo del mio cuore il barbaro defiipo.

E’1 curiofo Mondo, dopo mia morte ancora ,

Vivrà incerto qual fofle la mia arcata Eleonora • • • •

Eccone due ad un tratto. Ahi qual* incontro è quello ?

SCENA III.

1

La Marchefa Eleonora , Doma Eleonora , (d il fuddetta .

la Mar. Arte il Tafio?1

a Torquato .

D. Eleon\ < Ci |afcia? * a 1 'orquato .

Torq. Se '1 comandate, io refio .

la Mar. Di noi chi lo potrebbe yoler con più ragione ?

a Torquato

.

Torq. Merito avete entrambe, odiofo è il paragone.

la Mar. ( Scaltro rifpcnde .. ) vC 2 D Eleom

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56 ? TOR^UATQ T ^ S 5 fl

D. Eleon. ( Jl vero faper fi /pera invano . )

Torq. ( Oachi miei fiate ip guardia , non fcoprife l'arcano.

la Mar. Pollo, fé a Vpi fia grato , parlare al SignorinoAro

,

Che mal 4» Voi contento,promolfe M partir vofiro.

S’ egli è con Voi fdegnatp ,tp ingegnerò placarlo

;

Siete di ciò contento 2

Torq. Vi pregq <ji non farlo.

la Mar. Per Uom , che nop gradifce,gettata è la fatica^

Piò cari i buoni uffici faranvi dell’amica.

S’ ella reftar , v’ impon? , che sì , efie dir io v’odo^

Refiq per obbedirvi . .. J

Torq. .

'

< Partirò in ogni modo .

V.Éieon. Sì,

partirà Torquato piò prefto, e con piò gio/a,

Delie mie ptfei vane recandogli la poja :

Lo fa, che le mie cure da Lui fon deprezzatej

' Lq fq che pon m* afcòlta ,

Torq. ‘ r Signora., v’ ingannate.

la Mar, Sentite? Egli vi adora.

Toro. .•

, Noi diflì, e non lo dico «

D. Eleo». Di Pei farete acpefo

.

Torq. Sonq d’ entrambe amico,

la Mar. ( Vediam chi di noi due la può fui di lui cuore, )

lq grazia mia refiate, ve! chiedo per favore.

A Dama , che vi pr?ga rifpppderete un nò?Ardirete partire .? dite • '• •>.

Torq* Ci penferò

.

D É/w

b

A qitei della ^larchefa aggiungo i voti miei^

Se per me non vi piape,

refiate alirren per Lei

.

. Grata a me jn ogni guifa farà vo(ìra dimora.' E ben che rilpondete ?

Torq. Non fi hq pepfata ancora .*

J). Eleon. f Che faper non fi polla qual fia di noi difiinta ! )la Mar. ( Se m’ami>p mi difptezzi anepr pop. fon convinta. )

Torq^ ( Vuoi ragion, eh’ io mi celi; ma quello è un penar moltoSon col rpm ben, nè ardifeo di rimirarlo in volto.

^

D. Eleon. Un certo Madrigale di Vqi ci fu moftratfl.

la Mar. Un Madrigai vezloiò

.

Tor^. Non mena efier lodato.

la Mar. Sentefi,, che l’Autore Poppa felice adora.

-

D. Eicon.

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A T T O » T ;E ; R Z O. >7 ,

D.EUon. Sentefi , che la Donna ha il nome d’ Eleonora .

Torq. Nomi talor ne’ carmi avvezzo a finger fono,

Se m’ abufai del voftro , domandovi perdono .

la Mar. Dunque è falfo , che Tirfi Eleonora apprezzi ?

D.Elaon. Più non Credo a’ Poeti fe a mentir fono avvezzi

.

Torq. Altro è mentire il nome , altro è mentir gli affetti .

Tirfi e Paftor fognato , fon veri i fuoi concetti

.

la Mar. Vero è dunque eh’ egli ama ?

Torq. VerifTimo

.

D.Eleon. E chi mai?

Tonfi Noi fo TD. Eleon.

'

Lo faprà Tirfi t \’Yorq, Non glielo domandai .

la Mar. Nè chieder lo potete s’ egli è Paftor fognato.;

Quello, che Tirfi tace , potrà fyelar Torquato

Torq. Svelar gli altrui fegreti , Signora , a me non piace ,

Se non fi fpiega Tirfi, anche TorqUato tace .

S CE N A IV.Éfeono/a , e detti

.

Èleórt. ^Ignóre ,permettete , eh’ io dica fra di noi

^ Una cola * che preme > Si mormora di Voi .

Dì Voi gelofo il. Duci , fi moftra inviperito •

alla Marc he/a

.

Pare , che fia gelofo ancor volito. Marito .f .

a Donna Eleonora ._

*

^Smaniano tutti due per un ifieffa inganno ^ ,

( Ma quello, che fo io non credono, o non fanno * )

A. > ' *i i'

Ji i l,

Tor$i Deh il voftro piè ,pignora »

vada da me lontano .*

Non crefcano’ gli fdegni per' Voi del mio Sovrano .

Di me pur troppo il veggo neruito , e fofpettofo • —Ù.Éleon. Dunque ha ragione il Duca d’ effer di Voi gelofo,

11"orq. Ragione io non gli diedi ,non manco al mio rifpetto.

Ma nafee in cuore amante facilmente il fofpetto. p

Di E/ton. Ite Marchefa altrove ; Voi. fiete i^ fuo periglio.

Tor^. -Ite Voi pur , Madama ^ vi prego, e vi configlio .

la Mar. Di temer Don Gherardo avrà le ragion fue .

a Donna Eleonora .

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^ TORQUATO T A S S 0Tor<j. Per carità, vi prego, itene tuttedue.

D.Eleon. ( A me piò caricato intimò- la partenza . )

la Mar. ( Nel dir eh’ io me ne vada m’usò dell’ infolenza. )

S £ £ N À

Targa , e detti

Vr

Targi QIgnorè ,è la giornata quella de’ Foreltieri

,

Un altìrft vi domanda i

Torq. .

Venga pur’ volentieri *

Targ. Mandato hà l’ imbafeiata * ancora è un po lotìtano .

Torq. Sai dirmi: chi egli fia?

Targ. E* un Signor Veneziano .

'Torq. Lo vedrò volentieri; amò affai la nazione; ,

Anderò ad incontrarlo. Con voftrà permiffionè.

laMari Servitevi, Signore;

fofienuta »

D.Eleon. . ,Si fervitevi* andate*

foftenuti.

Torq. Che vuol dir quell’ afpreizà ? liete meco fdegnate ?

D.Eleon. Vuol dir, che quali quali difciolta é là contefa .

Partirò per piacervi * Refterà la Marchefa

.

parta •

'

Torq. V* ingannate ,Signorà

la Mar. S inganha anch’ io lo Co

.

Torni Donna Eleonora; v’intendo; io partirò.

parte *'

'•.

JEleon. Rido di tutte due;

eh’ hanno i lor fdegni accefi .

Non fanno poverine .... Ehi già ci fiamo intefi

.

parte . . . ^

Targ. Andiam ,che il Foreftiere non tarderà a venire

Se baderete a Donne, vi faranno impazzire .

parte . --’

.•

.

Torq. E’ vero ,e fon vicino ad impazzir per una.

Dilffi coi* due lo fteffo, e non m’ intefe alcuna .

J?arte .

<K' Jfr

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ATTO TERZO. 39r

.. • 4

S C E K' A VI.« 4 ..

Il Signor Tornio } e Doh Gherardo .

D.Ghet. PI’ Si gnoré , Torquato v’ infegnerò dov’ è .

Tom. O La me farà ben grazia.

tì.Ghèr. • •

. .Favorite con me .

Ma chi è Voffignoria ?

Tom.^

Coffa Voleù faver ?

t) G her. Faccio per dirlo a Lui < .

Tona *.

• Seti el fo Camener ?

D.G her. Vi corre un bei divàrio da me ad un Cameriere «

Toni. Chi xela.j mio Patroni .

D.G hèr, Del Diica uri Cavaliere .

Torri. Lùftriffiirio Patron * coti Ib bona licenza,

Dal Duca , o dalla Corte mi nd dorriandd udienza.

Stalo quà Sior Torquato?D.ò/br. •• Àbità qui i

.

Tot».'y ' '[ Ghé xelo?

ty.Gher. Vi farà. Che dolete?. .

Tòrrn Vóggio parlar cori Elo .

t).Gher. Èd io , chd fon Amico di tutti i Foieihen

.

Vi condurrò da lui* - ''

Toni. ‘ Caro Sior • >

,

D.Ghen i"

Volentieri ./•

Venezian non i Veto! ‘ '

. .'

.

J

Toni. VetieZian per fervida . •

D.Gfor. Se è lecito il fuò Nome?.

' .....Tom. • ' Tornio per obbedirla

.

V.Ghefi Signor Tornio de’ quali ? .

Tonti Che vuol 4'it ?

ft.G tei. • I> Cafato!

Tom. A* Vù noi voggio dir .• .

D.G her. Lò direte à Torquato

.

Tórit. Ma andemio * o non andemid?

D.G her. Andiàm , fe avete fretta.

Tom. Ma f* fon frèsnù a pofta... . .

D.Gher. - * Dite: il Taffo vi afpetta?.

< r a Tom.

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40 . TORQUATO TASS OTow. Credo de sì

.

D. G ber. Gli è noto quel , che da Lui vdletf?'Tom. Noi fa gnente gnancora.

D. Gher. . _ Confidar lo potete~

A me con fegrete 2ià , finché facciam ia ftrada

.

Tom. Sior C^valier mio caro, 1’ è unti bella fecada.

D. G ber. Lo fio, perchè Un amico alfi altro può giovai* .

Lo fo per comun bené.Tom. No fon gonzo Compare .

D.Gher. Gonzo perchè? Un Amico dovrebbe efier lodabile .

Tom. Vu no me tirè zofo , Sier bombafina amabile.D. Ghiet. Però (e mal concetto di me avete formato,r Andate, ecco la Lprta, che mena da Torquato.

H Signor Veneziano fe non dirà chi fia ,

Qui rellerà per poco , lo faremo andar via.Toh. ( Lo voi goder, fio matto . )

La fenta una parola .

Vorla fave'r chi fon? Cofimo dalla Carriòla;

Quello, che in Marzaria fa le fazzende fbe,

E fon vegnò a Ferrara a comprar delle Scoe . .

D. G/;er. Della feufa tri appago; per or balìa così.

Tom. Andemio, o non andemio? . . .

D. Giyier, iTorquato eccolo qui*

S G E N A VÌI.Torquato , e detti .

Tom. A Migo finalmente ve vedo, e v’ho trova.

jTX ferchè non inoltrarvi ?,

Tom.f

. . - Caufia fio èior ,eh’ è quà.

Torq. Ma Don Gherardo,eccede ia differenza mia .

IXG ber. Che occor, che vi fcaldiate? Ecco qui, vado via.

s allontana

.

Torq. S’ è lecito, Signore , cònofceirvi defio .

D.Gher. { Saprò s’ egli fi chiama o Cofimo, o Tornio. )

s accojìa . »

Tom. Mi fon .... fe poderiji parlar con libertà ?

a Don Gherardo . ..

Tnrq. Che impertinenza è quella? come /opre.

D. Gher. .'

• A me ?

Tom. S ,, v.

*,

• Che inciviltà -

fe. Gher.

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A T T O TERZO, 4t

D.Cher. A me ? Mi renderete conto di tal parola ,

Signor Torquato Taffo , Signor Gofmo Gariola

.

parte .

S G È N A Vili,

f"orquate , e Tomto .

Tor/f* '\TON fo, c^e ^ire intenda.

Tom. • No ghe badè a colà •

Torq.- Vorrei , che fi fpiegaffe a.

Tom.' Mo via tendem» a nù

.

Sdn vegnù de Venezia apporta per trovarve

Xe de ore j che afpetto;me preme de parlarVe *

Son Tornio Salmartrelli ,• fon galantomo *e fon

Uno ,che per i Amici qualche volta xe bon .

Me piafe i Vertuofi , li tratto velentiera *

Converfazion con lori farzo fquafi Ógni fera.

Non fon de quelle fponze y che fuga quà , e là

Tutti i pettegolezzi de tutta la Città5

No fon de quei j che perde el tempo malaménte

A criticar Poeti i dir mal della zente ;

Amìgo fon de tutti ; non voi antegonirta

,

No difprezzo 1’ Ariollo, benché mi fia Taflìrta «

No digo quello è el primo.} quelV altro xe el fegbndo.

Del merito de tutti fazza giuftizia el Mondo *

La bella Verità,

pretto,o tardi trionfa

Rido de chi.fe fcalda, rido de chi fe fgionfa.

No digo quefto è bon : digo quello mi piafe »

Dei altri ha più giudizio chi gode ,afcolta ,

e tafe •

Torq. Signor mi fate onore fpiegandovi parziale

Di me , che di virtute non vanto il capitale .

Il Cieio , che pietofo afflile agl’infelici,

A me concede al Mondo un numero d’ amici .

Quelli per onor mio fi ferbino coltami :

Compatifchino gli altri me pur fra gl’ ignoranti

.

Se fol del vero in grazia mi fprezzano,han ragion? .

Balla,che non fien motti da invidia , o da partitine .

In cafo tal farebbe il lor giudizio incerto >

La

*;

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42 TORQUATO TASSO'La critica fofpetta , l’ impegno fenza mérto .

Chi parla per paflìone,perde del zelo i fratti

;

.E per far bene a un folo, fa pregiudizio a tutti .

Tom. Bada, làflfemo andar. Pur troppo Temo avvezzi *

A fentir tutto! el zomò de ftì pettegolezzi t

Saveu perché a Ferrara fon végnù Sior Torquato }

Son vegnu perché fpero de farve cambiar fiato.Totq. Come* Signor?Toni.

^Dirà .... Mai Amigai nòti usè

Dir gnanca ai galantomeni fenteve, fe podé?

Compatite, Signore . ..; non fon le Stanze mie.../Andiam là fe v

raggrada . ;

’^oni'

t'

j‘ Oibò, fiaremò in piè

.

lorq. Compatite, vi pregò, la poca civiltà.0 andiamo, o qui fediamo /

’T,oni -

.. ì Via fentemofe quà /

Torq. Vi fervd; va per la fedia i

Torm Lafsé ftar *s

T°m '.

,t Lafciaté in cortefia/

prende la fedid / ~ .

Tom. Vu porterè la volira* ibi porterò la miai/'•<’

iorq. Favorite. 4. .

^0m\ Senteve

, che nìe fentò anca- mi.A Venezia Compare fe pratica cusi

.

Se fa le cerimonie, el Galateo el favémo}'Ma con i complimenti tra nu no fe feccherriò .

Còsij come difeva , fon vegnù cjuà per vù

.

S ha dito, che a Ferrara no voggiè refiàf più.Che in Corte no fle beri, che gh' è delle coritefe^

E che gh’ avé iriteririon de fcambiar de Paefe .

Quando là fìa cusi , fori quà per invidarvdA una Città più bella , che no fa ,• che lodarvd /

\ enezia xe el Paefe de yòftrà maggior gloria ,

Sa la Gerusalemme fquafi tutti a memoria .

1 Ottieni, de Donne, i Vecchi, i Putti , i fioli,

, Marcanti, Botfeghieri^ e fina i Bircarioli

.

I yerfi del Gòffféctó fatrer tutti fe vantar

I lo leze , i lo itfiparà^ I lò (piega, i lo càuta .

Ogni tanto fe l’ente citar un voftro patto j

Spetto

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4?A T T O r. T E R Z O.Spetto fe fente a dir : dirò co dixe el Tatto .

Della moral piò foda , del converfar piò onefio

Fatto è el voftro Poema , regola ,bafe

,e tefto.

Conca quella Città* che all’ opera fa onor.

Ce potteder fòfpira el degniamo Autor j

E una partià de amici*che poi , che fa , che intende

,

La ve invida de cuor * là con el cuor v’ attende .

Lafsè lafsè la Corte, doVe baldanza audace

Fa , come dixe Vu, perder del cuoi là pace\

Compare*ho via7à el Mondo fo qiial còtta anca mi.

Ho pratica la Corte, per mia defgrazia un dì.

Cariche no ho avudo * irta poder dir me vanto

Quello ,che dixe el Vecchio in tei fettimo Canto ;

E beh, che fotti guardiati degli Orti,

.Vidi ^ e conobbi pur le inique Corti.

Torq. Grazie , Signore * io rendo al benefizio offertoj

Tanta bontate ammiro, tanto favor non merto.Veneiia è uri bel foggiorno , amabile

, e felice,

Ma accogliere l’invito per ora a me non lice.

Da Napoli tta mane giunto è un amico efptetto;

M’ invito qual Voi fate5promifi andar con etto

;

E la rdgióri per cui mi fon feco impegnato,EU’ é perchè nel Regno di Napoli fon riato

;

Onde a quel, che ricevo non meritato onoreS’ aggiugne della Patria gratitudine

*e Amore.

Tom. Compare a fio difcorfo , nO pollo piò fiar faldo

.

Sta raion , compatirne * m’ ha fatto vegnir caldo .

Se sè nafsù in Soiriento, cotta conclude? gnènte.Se sà, che là fe nato, falò per accidente,

Vofira Mare xe andada a trovar fo Sorella

L’ ha trategnua i parenti,

1’ ha parforio con ella .

S’ è nafsuò là * e per quello ? Se nato futtì in MarCojncittadin dei pefci ve faretti chiamar?Dirà, chi ve pretende

, chi ha invidia a! VenezianaL’ è ftà genera in Napoli, el xe Napolitnn.Fermeve

, a chi lo dixe , fermeve ghe refponio .

De un Omo, che va in ziro xe Patria tutto ai Mondo.Quando Bernardo Tatto a Napoli xe andà,

k

A Bergamo fo Patria non aveva renonzià.

*.

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44 TORQUATO T i S S OXe nati Bergamafehi tut/tì i Parenti fai;

fara Bergamafehi, come xe el Padre i fioi

Là xe la Cafa voffra, de Bergamo ai confiniun tempo comandevi

, sè adeffo Cittadini <

Del Talfo la Montagna dà alfe Fafneggia el notile ,Napohtan Torquato ? chi è che lo prova , e come ?Suddito de Venezia ogni rafon ve voi,Co chiama, la Sovrana » nò , mancar no fe poi .

E una Sovrana tal* che a tutti è Madre pia

Piena de carità, d’amor, de cortefia .

No merita fti torti, no merita, che ingrato »La lafia ,

1’ abbandona per Napoli Torqùato ,

Savi^ che ì Foreftieri corre a Venezia tutti..Co i gli ha bifogno

,ei trova delle fadighe i frutti»

E io pet efperienZa, e ho fentiq a confermar,

Che via da nu fe flerita i omeni a impiegar.Quel che mi ve offeriffo xe molto , e Xè fegtlro t

Quel che podè fperara Napoli Xe (cura.Concluderò coi verfi , che el MeflTaggiero AleteDue al Canto fegondo flanza feffantaféte »

Ben gioco è di Fortuna audace , e itolfd

Por coritra il poco » e incerto , il certo, e il rrtoltO.

Tor^. Amo la Patria antica; quella amo

,ov’ io fon nato»

Ma in forelìièr Paefe finor mi volle il Fato.Parea, che la Fortuna tòlte per irle ridente

\ Invitommi alia Corte almo Signor clemente

.

- Venni a fervi*i ttìmpito il quarto lullro appena }

Tenero al piè mi poti dura fervil catena »

Che fembra aver gii anelli d’oro malfictio » e bello».

Ma ferro è la materia impaniata d’orpello*Foi fortunato un t^mpo affai più, che or non fono,Seco guidommi il Duca in Francia a Cario nono <

E quel Monarca iffeffo, dicolo a mio roifore ,

Segai mi diè parecchi di Clemenza * ed Amore *

Or non fon quel di prima ; lungo fervir m’ acquilaD odio ingrata mercede miferabìle» e trilla.

Ciò ad accettar mi fprona il ben che vienimi offerto}Ma fe l’offerta accetti fono tutt’ora incerto.E 3, chi rigidi mi -òhiede * altra ragion non dico f

'

,QsA

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ATT O7 T- E R Z 0 ..

4$Qui mi tien

,qui mi vuole fiero deftin nemico.

Tcn$. Qifeme , carp aniigo , xe vero quel che i dife ,

Che Torquato in Ferrara abbia le fo nife!

Torq. Signor non vi papifcp . . • * .

Tom . Ve U dirp piò fchietta

,

Xe vero, che gh* avè qua la virflra (bavetta ?

Torq. Il termine rn è ignoto. '

Tom. La macchina, el genietto

Gp’ ancora? che ve biafe pn babbio, un bel vifetto?

T0r7: Batta cosi,

v’ intendo . Chi è quei faper yqrrei

,

Ch’ efaminar pretende fino gli affetti miei ?

Amo, non amoa pn tempo, fmanio , peno, fofpiro.

Chi nop c entra nop parli . Ohimè quafi deliro

.

Ci rivedremo. Amico . . . , per or chiedo perdonoMi fi riscalda il capo quando a lungo ragiono.

Rifolverò, v’ afpetto .4Per carità Signore

parlatemi di tutto ; non parlate d’ amore . parte

\ SCENA IX.Sior Tornio foto.

Tom. /^Offa xe fio negotio? la tetta ghe vacilaj

Ho paura che T abbia dà volta alla barila

.

Prima el giera un fofpetto , eh’ el fpffe innamorà , ,

Adeilo de feguro el fe vede , el fe sà.

.Amor fa de Ile coffe , apior xe un baroncello.

Che ai omeni piò grandi fa perder el cervello ;

lyja mi no gh’ ho paura *de dar ip frenefia

.

Tre zorni innamorà no fon ftà in vita mia .

Me piafe devertirme; me piafe el v^x^o , el ghigno;

Ma quando le fe tacca, le impianto, e me la sbigno.

S CE N-.A X.• " /

• U Cavfllìer del Fiocco,

e detto «

fi Cav. (^Ignor vi riverifeo .

Tom.il Cav.

Voflìgnoria chi èìTom.

,

il Cav:

~\

Schiavo fuo

.

Favoritemi

.

(Chi fon mi ?•

'Vifemi

Un

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46 TORQUATO TASSOUn Foreftiere in Corte ,

non è cofa dicevole

Non renda del Tuo grado il Prence confapevole ;Concioffiacofacchè , fé vi celate io dubito

Batcere le calcagna di quà dovrete fubito,

Torni Del Nome , e della Patria ve dirò ogni mennzzolo;Tutto quel, che volè

,caro Compare fdruzzolo .

Mi me chiamo Tornio ,fon nato Venerian ,

Vivo d’ jntrada , e i dife,che fazzo el Qartefan .

No fon vegnù a Ferrara , per cabale , o per truffe,

Non ho lalsà Venezia per flocchi, o per baruffe

;

Son vegnù per el Taffo,

la verità ve digo „

Ve bada ? voleu altro ? dixè fu , caro amigo .

HCav

,

Venifte per il Taffo ? Il Taffo affé non meritaChe muovali per Lui perfona benemerita

,

-E’ un Uomo effeminato,

nel di cui petto dominaAmor per una Donna, che JEleonora fi nomina.Un, che (limato viene pochiffimo in Etruria,

Che moilra ne fuoi carmi di termini penuria,Che sbaglia negli Epiteti , che manca nei Anonimi

,

Non merta, che s’apprezzi,non merta che fi nomini}

Nemico della Crufea , degù è di contumelia ;

E Voi gli fiete amico? No no farete celia .

Tom. Coffa vuol dir far celia ?N

HCav. ' •" T termini s’ abbellano .i

Fate celia fi dice a quelli , che corbellano.

Tom. Come farave a dirt in lingua Veneziana

Me piantè una carota , me contè una pacchiana.

il Cav. Var; in ogni Faefe fi fentono i riboboli;

Altro è il dir di Camandoli,

altro è il parlar di Boboli,

Ciriffoye il 'Mal manti’ e ad impararli aiutano ,

' Ma quelli per Torquato fon termini , che putano*

Tom. E termini per mi xe quefti,patron caro,

Che par , che i me principia a mover el cataro.

Voleu altro da mi ?

il Cav. Vogliavi a jofa offendere'

Le imperfezion del Taffo, che non fi pon difendere.

Tom. Dixeghene mo una.

il Cav. Ecco , eh’ io ve la fpi fero

La prima melonaggine fuonata a fuon di pifero,

,

• * Sdegno

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ATTO T E R Z O., 47

Sdegno Guerrier della Ragion feroce.

In tali gaglioffaggini il babuaffo impegnali.

Ragion npn è feroce, la Ragion non ìfdegnafi .

Schicchera paradofli , Squaderna falfi termini •

Che fa muovere i bachi •

Toni.. Che voi mo dir? *

il C<rv. • I vermini,

Tom. Seu Fiorentin ?

il Cav. Noi fono , ma della lingua vantomi

,

£ cuopromi col vaglio , e col frullone amantomi .

Son Cavalier , fon tale, che ha vede, e può decidere,

E apprefi la farina dalla Crufca a dividere

.

Tom. Caro Sior Cavalier,

fi ben fon Venezian

.

Mi me ne fon ipcorto , che no gieri Tofcan .

Ufa i Tofcani è vero , bone parole, e pure.

Ma ufar no i ho fentii le voAre cargadure .

Capaci eUi no *e de dir dei barbari fmi ,

Ma enanca no i fe ferve dei voftri lantinifmi

.

La critica ho feptito del verfo de Torquato.

,Son quà Sior Cavalier , fon qua Sior letterato

.

Rifpondero come da pie fi fuole

.

Liberi fenfi in fempiici parole .

Sdegno Guerrier : Diftingue el fdegno del valor.

Da quel , che per la rabbia degenera in furor .

Sdegno della Ragion ; ogni moral infegna ,

Che anca la virtù iflefla colla rafon fe fdegna .

E la ragion feroce fona l’ irte (la cola,

Che dir la Ragion forte , la Ragion valorofa

.

Coi òcchi della mente efamjnè Rinaldo

,

Un Qmo figureve , che per amor fia caldo;

Che fe ghe leva el velo da i occhi imperniai

,

• Che fe ghe fciolga in petto i fpiriti incantai ;

Se fveglia la Raion , e la rafon fe accende .

De quel fdegno guerrier , che el fo dover comprende;

E tanto poi el Scudo,

e tanto poi la voce.D’ Ubaldo

,che deventa fdegno guerrier feroce ;

Onde rafon rendendo 1’ Omo fdegnofo e forte ,

Rinaldo abbandonando dèlia Maga le porte

.

-,' Squar-

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4S TORQlUATO tassoSquarciolfi i vani fregi

,e quelle indegne

.

Pompe, di ferviti» mifere infegne.

ilC,iv. Cotefta Cantafera è badiale, e ridicola;

Ma chi cinqnetta a aria ,zoppicando pericola

.

Taflò par tutto il Mondo, ma il parere, e non eflere,

E’ come giuftamente il filare ,e non teflere

.

Vi proverò «col Tefto, ch’ei non è Autor dell’ opera,

Che Omero,Dante , Ovidio, e il buon Virgilio adopera*

‘Che velie l’altrui penne la garrula cornacchia,

Che Cigno di palude non modula , ma gracchia .

Atto a condur daffézzo piò, che la penna il vomeroMerta , che fi coroni di buccie di cocomero.

partt. '

‘•SCENA XI.1

.

• * « ,*

a Sior Tornio filo. ,

** 4

’ *• ,

' '• •

*

Tom. H taccole fenza fugo. Sto Sior voggio sfidarlo;

£ col Tallo alla man io facco voi cazzarlo .

Ghe fpiegherò dell’Opera tutta l’allegoria,

Ghe proverò i precetti dell’epica Poefia,

La favola , F ifioria , F intreccio , i epiffodi

,

L’ efpreffion , i argomenti,

e le figure, e i modi ;

Con un bon Venezian fio Sior che noi fe meta,El refterà in vergogna, ghe dirò col Poeta:

Renditi vinto , e per tua gloria baiti

,

Che dir potrai , che contro epe pugnarti

.

parte. C

r *

.

» . * ,

Fine dell' Atto Terza.

ATTO

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r»“\

ATTO QUARTO.

t-Q_<

S*C E H A PRIMA.- - \i

Sior 'Tornio, fola.

Uanto, che pagheria, faver chi è ila Leonora,

Che el tuoi del mio Torquato, poverazzo, in -

( namora !

Quel Sior dai slipci, e fquinci, me l’ha accenna de volo;

Ma l’ ho Tendo da tanti, no l’ho fentio da un folo.

De vederla gh’ ho voggia , troverò ben el come

.

So abbon conto qualcoifa . So per adeflo el nome

.

Ghe xe in ti Veneziani, per djr la viriti.

In materia de Donne della curiofìtà .

Che n’avemo a Venezia pur troppo in abbondanza,

£ par a chi ne vede no ghe ne ha abbaftanza

.

Se palla un Zendaettp ch’abbia un poco de brio;

Se tiol el tratto avanti, e fé Te volta Ihdriq;

£ quando le fé fconde allora vien la voggia;

Par , che Torto el Zendà Te fconda qualche zoggia ,

Se ghe va drio bel bello per Marzaria,per Piazza ,

E po? e po Te Tcovre qualche brutta Vecchiaia,

SCENA,; li,

La Marchefa Eleonora, ed il [addetto

,

• /

la.Mar. ( T L Veneziano è quelli,che Amico è di Torquato.)Tom . • J. ( Ola! che bel caetto ! Tornio, no farei mato.)

la Mar. ( Sentirei volentieri Te parte il nqllro Autore.).

Tom. Servitor umilifTimo

.

la Mar. Serva di Lei Signore

.

Tom La feutì ; la perdoni j fon qua per accidente

.

la Mar. S’ accomodi

.

Tom. ’ Obbligato.

la Mar. Serva fua riverente

.

Tom. Se è lecito ella Eia de Corte ?

la Mar. Sì Signore .

D ' Son

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1

5 o TORQUATO TASSOSon della Principella prima Dama d’onore,

Tom Me ne confala .*

la Mar. Dite ;viene cpn Voi Torquato /

Tom. Spero de sì

.

la Mar. Lo renda, <il Ciel più fortunato.

Tom. El lo merita in fatti

.

la Mar. Lo merita , egli è vero

,

Spiaccemi , che in Ferrara provi il dettin fevero.

Ma quei , che per invidia cercano il di lui danno}

Forfè d’ averlo offefa un dì fi pentiranno

.

Tom. La parla con bontà del noftro Autor novello.

Sento , che la lo ftitna .• «*

la Mar. ‘ Per giufìizia favello.

Tom. Col dir fazzo giufìizia,

la ghe fa un beH’«nor%,Ma ! fe ghe zonze gnente de brufeghin de fluori

la Mar. No, Signor Veneziano. Non l’amo niente più,

Di quel , che in Lui efig|a? il merto, e la virtù .

Voi non mi conofcete . D’ un letteràto Onora

.

I pregi al Mondo noti la Marchefa Eleonora * parte.

j•

.

1 S C E N A !

1 1 1.

- Sior Tornio,

e Don Gherardo ,

Tom. T"'\ Ove vaia? la fenta. Ih ih la xe fcampada

.

JLS La Marchefa Leonora? per diana l’ho trovada.»

Quella xe giuflo quella,chè ha innamori Torquato,

D. Gher. ( Oh non ho intefo bene . Tardi fono arrivato.)

Tom. [ Velo qua un altra volta. )

D.Gher. [ Quello che non ho intefi}*

Pollò faper da Lui . Ma no,troppo m’ ha offefa . )

Tom. Patron mio riverito.

D.Gher. ;t Servitor fuo di voto,

Trw. Stala ben? vaia a fpaflò?

D. Gher. Faccio un poco di nuoto ,

Tutto T dì alla catena....

Tom. « / Tutto el dì sfadigar...

D.Gher. ( Diflìmular conviene...,Tom.

[ El vi^n dolce me par. )

D. Gher.

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ATTO QUARTO,5 r

D-Gher. Quella gentil Signora, che or or da qui è partita

La conofcete ? %Tom. Poco

.

D. Gher. \ E’ una Dama compita

.

Tom. Certo me psfr de sì ..>

'*

D.Crh'er. ' Con Voi non ha parlato?

Top. La m’ha parla '*

.

•> -

D. Gher. , V’ha detto qual cola di Torquato?Tom. Eia no ha ditto gnente anzi la m’ ha negà

.

; Ma da vari difcorfì qualcofla ho còmbinà . - * »

E1 nome , la fegnra , el parlar tronco,

ve fcuro,

E1 (ito , la premura .... la xe quella feguro

.

D.Gher. Quale? 1r

»

Tom. Quella, Compare . . . .No Co Ce m’indendè,L’ amiga de Torquato .

D. Gher.'

Così paje anche a meTom. L’ ha dito el Cavalier

, l’ha dito qualcun’ altro

.

Senz1altro la xe quefta . - - ;

D.Gher. ' ... ''Quefta farà fenz’ altro,

a. Se il Cavalier l’ha detto, il Cavalier faprà

Forfè dal Duca fteflo tutta la verità.

Tom. Vu noi favè de certo?

D. Gher. • * - “ t Non ero ancor ficuro

.

Son un , che i fatti altrui di faper non mi curo ,*" Però quefta tal cofa mi dà divertimento

;

Ma di quel , che ho faputo non fono anco* contento.

A ritrovar il Duca ora vo predo predo;

Da Lui vuò far di tutto di rifapere il redoj

E per tirarlo a dirmi quel, che faper mi «preme ,

Gli narrerò il difcorfo, che abbiamo fatto infieme .

Tom. Ma no Vorria... 1 v *

D.Gher. ? Tacete, lafciate fare a me.Torquato è amico voftro , un galantuomo egli è *

Fo per fargli del bene,per altro lo ridico :

Della curiofità fpn mortale nemico.pane. '

»"

.•

. f -acO «•: ~. . . x.'l-t , » zj , . ì

<•/

. t

D 2 ., V SCE.

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<z T O R Q. U A T 6 TASffl ’

„S C E N A IV.

Sior Tornio, pc/ Donna Eieenora .

Toro.A li E n' accorro anca mi , che gnente cl xe cariota;

IVI. E1 fmania per fa ver , l’e fanatico aniìofo

,

Più de quel,:<che faveva da Lu non ho favello

,

Ma za che la fia quella perfuafiffmlo redo,

La parla in ta favor,

la gh’ ha nome Leonora :

Donca concluder poflo.,., Chi xe d'altra Signora ?

D. Eleo». Vo’ andar dove mi pare. Dove s’è mai udito.

A numererà padi alla Moglie il Marito?ver/o la Scena.

Tom. ( La cria con D. Gherardo ;che la Ha fa Muggier

)

* D. Eicon. [ Oh queda si , eh' è bell? ! vu?l veder , vuol faper .)

Tom. Patrona. ^

D. Eicon. Serva fu a

,

Tom. • In collera! con chi?

D. Eleva. ( Che indifereto ! ) da fc .

Tom. L? diga. Se poi?...

D. Eicon. •‘ Eccolo qui

$,C E N A v.

iJp "yyf t

Dow Gherardo , e detti ,

D. Cher. AZI prego in correda .... a D. Eleonota

D. Eleon, V ' Vuo’ andar dove mi pare .

D. Gher. Si , ma ditemi almeno . , .

,

;

D. Eleon. . Non mi date a feccare .

Non vado fuor di Corte . Ciò non vi bada ancora i

E’ un voler fàper troppo .

D.GJjcr. - Zitto, cara Eleonora.

Tom. ( Leonora! ,)

D. Qher. Dalla Mwchefa ? LD. Eleon. . .[ E* lunga

, ]

D.Gher. , Via, vi accompagnerò ,

D. Elein. Son fianca di foffrirvì;non voglio compagnia »

Tornerò per prudenza nella Camera mi? • parte*

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1

A T T O Q. U A R T O. 5*

SCENA VI,• ,

• » * »

9

Sior Tornio , e Don Gherardo .

Tom. "T T Oftra muggier ?D.Gher. V Sicuro. \Tom. E la gh’ fia el norpe ideilo ? .

D.GAer. ( Gioco , che non va in Camera , ) da fe .

Tom. Donca ...

DJG^er. . Le vado appretto .

Ma nò, megli’ è, ch’io vada dal Principe a vedere,

A confrontare , a intendere , a cercar di Capere .

\ parte .

SCENA' VII.1 1

* 'Sior Tornio, fot Torquato .

'tom

.

P1 Leonora anca quella? No Co; (lo nome univocaFi El poderave in Corte formar furti un equivoco. 1

Scarto xe el fondamento fui qual mi ho giudici .

Voi faver da Torquato . Per Diana, eccolo qua .

Torq. Di Napoli l’amico ad appagar non bado.Infide nel volermi , infide nel contrado .

*'

Io fomentar non deggio tale contefa amara,Tom. Colia penfeu de far ?

Torq.x

Redar penfo in Ferrara .

Tom. Bravo; no me defpiafe do graziofo efpediente .

Se foi dir, che la lengua tra dove dio! el derffce. •

Volentiera in Ferrara , lo fo , che refteredt ;

Ma coda dife el Duca ? come va di interedi ?

Torq. Il Principe clemente a favellar m’ intefe ;

Calmò la gelofia , che nel Tuo petto accefe .

Spero la mia condotta non gli darà fofpetto .

Venero la Marchefa; ho per Lei del rifpetto ;

Ma non può dir ch’io l’ami •

Tom. No xe gnanca el dover ,

„ Che del fo fegretario corteggiò la muggier .

D j • Tf-rq.

*'

(.

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54 T 0 R Q.U A t 0 TASSOTorq. Non è ver . Chi lo dice ?

'Tom. •. , Oh quella sì xe bela»

Le Leonore xe do : la farà quella , o quela »

No m’ aveu confefsà ...

\*»

SCENA VIIJ»

, . Eleonora , e delti

.

(‘

, ,

Éìéori. • ' Signor.... a Torquato*

Tom. ' v3 Chi è Ila Signora?;

a Torquato .

Torq. Serva della Marchefa , e chiamali Eleonora .

Tom.- Eleonora anca Eia ì Xelo un nome alla moda ?E1 xe un cafetto belo; iafsè', che me lo goda .

In tun Palazzo ifleffo tre nomi ftjravaganti ì

No parla una panchiana fui ftil dei Commedianti?Sta coffa, fe in Commedia, fe in Scena mi la vedo,

Digo l’Autdr xe matto , no poi ftar/no lo credo.

Eteon. Badate a me , Signore; fon venuta a avvilirai:*

- Dal Duca, e Don Gherardo fentito ho a nominarvi.Il Cavalier del Fiocco qual mantice foffiava * «

Don Gherardo rideva , e’1 Duca minacciava,

E quello finalmente , per i fofpetti fuoi ,

Parlava di vendetta, 1’ avea contro di Voi .

Torq. Mifero me ! fia vero che fofpettar ei poffa

Di me,

della mia fede? •

Tom. . . Credo faver qualcoffa .

Torq. Ditelo, per pleiade,’ lafciate ogni riguardo.

Tow.’El mal l’avemp fatto intra mi, e D. Gherardo.

Torq. Cornei,

Tom. Un cert’ accidente , certe parole a cafo,;

Che amalìì la Marchefa tutti do ha perfuafo.

E Lu, che l’è curiofo pezo de una pettegola ,

Che rafon , che prudenza noi gli’ ha gnanca una fregola,

L’ è andà prelìo dal Duca;fa el Ciel coffa F ha late,

Sa el Ciel coffa l’ha dito.

Torq •* Aimè fon rovinato.

Tom

.

Gnente^ vegnì a Venezia, e la farà fenia.

Eleon.

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*»-*'

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A T f O .d U A R T 0. ^5Eleort. Non, Signore: TdrqUato non ha da venir via. •

Torti. No? per còffa?

Eleón. Perchè 1* affanno è inconcludente:

Il mal ,che gli fovrafta fi medica con niente .

Tom. Via mo da brava?

Eleon. Udite, pretto v’ infogno il come .

Accefé il vari fofpetto l’equivoco del nome,*

Balta Ei vada dal Duca , e dica S- aperta ciera

Non amo la Padrona , amo le Cameriera.

Tomi Brava! adeffo ho capio . L’idea no rrie-defpiafe.

Coffa difeu , Compare ?

Eleon. Cofa rifponde ?

Tom. ' E1 tafe .

Meon. Ben chi tace conferrila.

'Intendere fi può.

Tom. Conferirteli la fententa ? femio d’ accordo ?

">' a Torq.

Torq. ' * >> Nò *

Tom/ Aveu fentio? ad Eleonora .

Eicon. L’ ho jntefo . mortificata .

Tom. Via, no ve Vergqgnè.

Pur troppi) de fti cafi al Mondo ghe ne xe .

ad Eleonora ,

Quel che xe ftà xe ftà : fenirla un .dì bifogna,< ’.

Quando el mal fe cognoffe, prencipia la vergogna ,

fina, che Temo ih tempo , fe pùdè , remedieghe

A fta povera putta quei do verfi difeghe *

Sarò tuo Cavalier quanto concede

La guerra d' Afta , e colfi onor la Fede .

Eleott. Dunque di me 'fi burla? dunque mi fprezza ingrato?

Io non credei mendace il labbro di Torquato.

E’ ver, ch’ei non mi diffe : ardo per Voi d’amore.Ma tal fperanZa almeno fe

,eh’ io nutriffi in cuore .

Dovea parlar più chiaro al cuor d’ una donzella ,

Dir doveva Eleonora tu fei , ma non fei quella .

Delufa, féorbac^hiata ,

me n’ ho per tifale aliai ;

Quando mi fanno un tottò hbn me ne feordo mai.

Non fono Una Màrchefà , mà alfine fon chi fono .

Me l’ho legata al dito* mai più glie la perdono.

parta» ......

D 4 SCE-

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V ^

V

56 TORQ.UATO TASSOSCENA IX.

Torquato , e Sior Tornio »

Tont. QEntiu coffa la dife ? No par che la ve sfida ?

iJ La parla , la manazza coi termini d’ Arthida .

O mia /prezzata forma , È te i affetta ,

( Che tua f ingiuria fu ) P alta vendetta .

Torq. Duoimi d’averle dato qualche lufinga iovano.Tom. Ghe voleu ben?Torq. * Amicò , non fon del tutto infano

.

E’ ver , che la ragione talor cede all’ amore ,

Ma in me fpente non fono le malfime d’ onore.

^

Tom. No la faria gran coffa amar una pottaZza «

Xe pezo amar quell’ altra Te el Duca ve manazZa .

Torq. Del Duca le minacele per quello i’ non pavento .

Sofpetra,e i Tuoi fofpetti non hanno un fondamento.

Può Gelofia nel Prence fyegliat la diffidenza.

Ma la paflione ifteffa dà luogo alla Clemenza.Tom. Va ben, ma farà rheggio, che vegpì via con mi.Torq. Amico, ho già rifolto.

Tom. De vegnir ?

Torq. Di flar qui .

Tom. Vardè ben quel, che fè .

Torq. Vuol 1’ onorimio , eh’ io redi

.

Varie fon le ragioni , varj i motivi onefti

.

Si fa, che*l Duca irato volea la mi^ partenza.

Confetterei partendo macchiata la cofcienza .

De’ miei nemici è nota l’ira,

le trame, il foco ;

Lor cederei partendo troppo vilmente il loco.

E la Gerufalemme , che dar degg’ io corretta

Prima , che di qui parta vuò rendere perfetta .

Quella s’ aggiunga all’ altre ragion forti, e fincere.

In me fofpetta il Mondo fiamme , che non fon vere,

Ma quando m’allontani per così ria cagione

Pon perdere due 'Donne la ior riputazione .

Parvi, che giudo i’ penfi? trovate in quelli accenti

, il coniglio , Dell’ Uomo 1 fentimenti?La ragione

Non

x* Digiti;

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ATTO QUARTO. ~57

No, fuor di me non fono;D’errar non ho timore.

Il cuor non mi confidila;

parla ragione al cuore,

Tom. No, dirò, caro amigo , che fiè fora de ton,

Pensè,

parlè pulito; par che^gh’abbiè rafon .>

Ma con quattro parole , fe me afcoltè , m’ impegnoDeffruzer t argomenti fatti dal voffro inzegno

.

Se andè via , no xe vero , che reo fiè dichiari •

Napoli podè dir, Venezia m’ha invidi.

.Quella Ze coffa chiara , quello xe un fatto’ certo.

Che della maldicenza poi metterve al coverto »

Dubitè, che i nemici rida co fe indi via?

Podè mortificarli fe fuffi anca itf Turchia,Anzi co fe lontan

;ppdè con libertà

Dir le voftre rafon, piò affae , che no fiè qui

.

El volito bel Poema toccar no ve confeggio;

Co le coffe fta ben , fe fa mal per far meggio ;

,

Ma quando, che gh’abbiè Ila tal malinconia.Per tutto podè farlo

;fcrivere in càfa mia.

11’ ultimo argomento , fentì coffa refpondo :

O xe vero, o xe falfo quel , che fofpetta al MondoSe amè

, colla partenza fe modera l’affetto.

Se non ame, più predo fe modera el fofpetto.

Eafsè , che tutti diga, e vegni via con mi

No fol le maraviggie" durar più de tre dì.

Rifolti i tre argomenti, vengo alle perfuafive,

Penfemo a viver meggio quel poco , che fe vive

,

.Qui gh’ è per quel che fento un mar de diavolezzi

.

Vu gh’ averé a VefteZia quiete, decpro , e bezzi.Pesé l’un, pesè l’altro , fie de vu (ledo amante.Finirò ei mio difeorfo, come fetiiffe Argante.

Tua fia l'elezione hot ti tonfiglia .

Senz altro indugio , e qual piu vuoi ti piglia .

Torq. Son le^tagioni vodre convincenti il confsffoMa

, ohimè, non fono, Amico, Padrone dì me ffeffo,

gio il ben , che m’ offrite;goderlo io non fon degno ,

Tom. Amigo, v’ ho capio . Gh’ è del mal in tei legno ,<

Torq. Che di me fofpettate?

Tom. No -xe fofpetto el mio.- Se innamori, gramazzo . Se zò

,fe incoca! io.

Tc

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Nuova fdnefù * e ria ,

‘ 4

Vi convien andar via*

5^ TORQUATO TASSOTorq. Ah giudo Cieli

, /*

t

\é£0,w’' ' Mi dodca poffo anditi

''JLor4'

. Y , f.

' ÀfpettàtèiTow. Via refolveve **o andetno

$o che mi vago

.

r Tom. > Andate.SCENA X.« • »

,

' *

Targa , e detti . . -• * .

Tatg. P Ignot. frettolofo .

Torq. o Che nuova e’ è ?Targ.Tom. Coda vuol dir?Torq. Via parlaiTarg.

.

'

a Torquato i

Torq. Come? perchè? .*"N -

’ ' Contemè ;coffa xe mai (ìlcceffo ?

Targ Del Padron nelle danze evvi def Duca un meffo •

Ei v’afpetta Signore* e ho ordine di dirvi, ’

Che in tempo di tre ore dobbiate dichiarirvi *

In certo Madrigale qual dà la Donna intefa *

0 andar da quedo Stato dobbiate alla didefa •

Torri . Se qua valè redar do amor convien (covrirlo.Torq. Non d fa non d fappia . Morirò pria di dirlo*

Dov’ è codui ? a Targa *

Targ. ...... V’ afpetta *

T°r?*.

' '} ' Vattene via di qua. '

Tqrg. Signor badate behe * che il cervello fen và «

Torq. fyki temerario....^Tom. ...

; £itto * bifognà refpettarlo »

Col Paron no fé burla •

Targ. M’ha detto dfewifatlo.

/ • M ha detto ch’io lo dedi quando il cervel gli frullai

Ma parmi ogni dì peggio . Con Lui non fi fa nulla

parta* ,„

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ATTO V ARTO 59

S G E N A X.I.

.'

• f . .• -r •

,

*• /

Torquàto > e Sior Tornio

.

<

. C * ;• • . » \Tot». "NTO voi abbandonarlo • Sto nembo el patterà .

Twq- JL\ Son fuor di me . Vi prego ... Vi domando pietà.

Parto , ma non fo quando;andrò , ma non fo dove

;

M’ inveftono per tutto i fulmini di Giove.«, Andrò peregrinando , terra fcorrendo , e Mare .

Vi raccomando Amico le cofe a me più care.

.1 • La mia Gerufalemme ; Rinaldo innamorato

,

.4 L’ Aminta . il Torrifmondo , e ’l mio Mondocreato.

,Il Canzonier , le prole , le lettre famigliati

,

!- Le orazioni , e ’l Trattato diretto ai fecretari

.

f» Dell’ arte del Poema i tre ragionamenti *

L’Apologià al Goffredo, i dialoghi , i comeftti .

Quelli vi raccomando , che a me coftan fudore

,

ì , Vi raccomando, Amico, il povero mio cuore .

* Ma no quello è perduto, perder mi deggio anch’io.

Mondo , Amici,Ferrara , bella Eleonora , addio

.

parti

.

. .1

Ter». Fermeve , vegnì quà. El corre co fa el vento .

.. L’ è matto per amor. Donne, me fe fpavento. parte.

• V,

. . . •t. ‘ - •SCENA XII.• •

•. .

•• j

• •

< Sala in Corte, j.v

La Marchesa Eleonora , Donna Eleonora ,

poi Don Gherardo .’

D. Eleon.M I rallegro con Voi . Dunque il tempo s’ap-

..“ •

'

( pretta',

Che pattar vi vedremo al grado di Ducheffa •

la Mar. Non per il van detto di titolo Covrano .

Al Principe ho rifolto di porgere la mano;Ma ai replicati affalti di Lui, eh’ è mio Padrone ,

Ho condefeefo alfine per più onefta ragione

Sof-

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*°cr TORQUATO T ASSO \ \ |òofpetta di Torquato

, crede eh’ io 1’ ami , e fremeil mifero Poèta foffre, fofpira, eterfie.ar.a di noi la Corte , mormora il Mondo audace,

Quando mi fpofi al Duca, ogn* un (1 darà pace,

tw» * , •> Per cui lo fate, è onelViflim®, il veggio:

t n/i

3v,’

C^e P?1 fpofata, non dicano di peggio.

n trT r’ ‘^ rtJlca ’ l’pnor mio non è in sì poca ftima.

- ticon, Soggetta a tai difgrazie non farefte la prima

.

. O ter. entra nella Camera, e vedendo le due che par-

i ne s*L''ano

, fi trattiene in di/parte per afcoltare .

n r/r

'

aP^ahmi H rilpetco sì facile non è .

n o on conosciuta, e han detto anche di m*.

/ n/i

£r ^ ^ ie P31^30 fi* di iofo ? ) accofiandofi un poco,

A i. ..... E1

vero . e a dir io lituo»

n cvC Spettato fenz’ alcun fondamento .

' y**

,

r

7i P.er me Torquato ha della ftima in cuore

\

/ t

r

a /”* interpretarli amore*

n Ìlr‘ ' ** 3*«bizion la feduce

. )

•et‘ ~ ... .

( Non intendo parola* }

^ r P*Torquato il fuo rifpetto non moftrò per Voi (ola*

D. Eicon. Né fol per Voi

.

°* •

Gli ^ Ver0 » 1114 di me parla il Mondo .

~ r P'te » 8 inganna forfè/ •

/Tini"/ o >Non fo , non vi rifpondo

i %/er* non patifeo

. ) f accojla un altro poco*

n r^' tDite liberamente . ..

XJ.jfcieon. Io non faprei, che dirvi. Dubbio è ciò , che ft fedte.la mar. E ver, mali potrebbe... (Equi voftro Marito* }

piano*

,

D.EIeon. Sarà qui ad afcoltarci . Vub trarrli f appetito ,

spiano . .’

. .

la Afrfr*"Cófa noti é ben fatta . « *

piano i

Dt Eleon.^

D’ amore in teftimddio,

principia a parlar forte .

Mi cotìfolo con Voi del Vicin Matrimonio*vuo’ darvi utì buon configlio da afar col voftro Spófofatelo difperare quand’ei folle curiolboe vuol feptir

,che dite

,fie vuoi veder , che fate

A ri-

«»C- J"

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t

A T T à Q. U A R T p . <5i

A rifpettar impari le 'femmine onorate j

D.Gher. fi ritira un poco .

Q.filtpn. E quando in Lui^cadelfero di Voi falli fofpetti.

Trattatelo qual merta ,fategli dei difpetti

.

D. Gber. fi ritira ancora ,

D.Eleon. In quella guifa ,Amica , fi troverà la firada

Di chiarire i curiofi .

D.Gber. ‘ ( Megli’ è che io me ne vada. )

da fe volendo partire .

InMar. ( Parte . ) piano a Donna Eleonora ,

D. Eleon. ( L’ ho fatto appolla . )

la Mar. Torquato in quello loco?

'affermando la Scena*, -

Dt Eicon. Che mai vorrà?

P.Gher. (Torquato? voglio àfcoltare un poco. )

forvia indietro , e fi rutvera in altra flansM

,

$ C E N A , XI II. -

Torquato , e detti . *

f«f- Odo trovarvi unite .

la Mar. v_J , Godo vedervi anch’ io

D. Èleon. Che da noi comandate ? fTory. Dirvi per Tempre addiaT.

D. Èleon. Come ?

la Mar. Perchè ?

Torq. Ch’ io parta vuol 1’ avverfq defiino

.

Andrò per 1’ ampia terra difperfo pellegrino .

D-Gher. efee pian piano , e fi va accòjlando per a/coltare.

Torq. Mi vuole il mio Sovrano lontan dalla Tua Corte j

Andrì) , dove mi guida la barbara mia forte.

D.Gber. ( Vuole andar via, non vuole fvelar l’occulto affetto.)

D.Eleon. Non è tiranno il Prence . Si faquel , ch’egli hadetto.

Vuol faper di Torquato quale la fiamma ha ;

Balla perchè reftiate troncar Tua gelofia

.

D. Gber. [ Sentiam cola risponde . )

la Mar. Balla,

perchè reftiate,

Dir, eh’ è Donna Eleonora quella , che più firmate

.

\ % D.Gber.

Jt . . « - *

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* 3

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<52 TORQUATO; TASSOD. Gher, [ Oh la farebbe bella ! ]

D. Eleo». Dirlo non pub .

Torq •:'

> L’arcanoDal labbro il Mondo tutto cerca (frapparmi Invano ,

Amo, egli è ver pur troppo,- d’ amar folo m’ appago

,

Son di mercede indegno , fon di pietà non vago

.

, Par, che non s’ami al Mondo, che per goder foltantoj

D’ amar fenza fperanza vuole Torquato il vanto /E ricufando ancora d’ amor sì drano il merto,Delle mie fiamme %1 Mondo ferbo l’oggetto incerto.

Pietà dedi il mio cafo in chi l’afcolta, e vede:

Serva d’ efempio altrui 1’ onor mio , la mia fede/

E ognun,che ha cuore in. peno, pria che d’amor s’ac-

’ [ cenda,A efaminar le fiamme , a paventarle apprenda.

Belle- in man di Cupido fembrano le catene*

Vede non lafciaun cieco quel, chea noi non conviene;E quando fra’ ftìoi lacci (fretti fiam dal tiranno,

. Allor di noi fi ride, mofirandoci l’inganno,

Intendami «hi puote; fpiegano i detti miei.

Ch’io tal bellezza adoro, che adorar non dovrei.

Ma tali , e tante fono quelle del nobil fedo,

Che per fe (iella ogn’ una può interpretar lo (ledo.

D.Gher. [ Torno ad effer dubbioso. J

laMar. 'k • Torquato i vodri detti, 1

Che fpieghino non poco parmi gli occulti affetti.'

Rimordo Voi provate al vodro cuor fatale

,

Donna Eleonora è Moglie.D.Gher

.

« ( Affé non dice male . )

Torq'. Interpretar fi tenta gli occulti fenfi invano.

D. Eicon. V’ingannate Marchefa . Io fpiegherò 1’ arcano.

-

Sa che del Duca Spofa Voi farete a momenti/1 E’ pieno per il Duca d’onedi fentimenti;

PeròTorq. Che? la Marchefa fpoferà il fuo Signore?D.Eleon. La parola gli ha data.

T»rq: Quando?}?. Eicon. Saran poch’ ore.

7 Mùq. E’ ver? alla Marchefa . ... •,

la Mar.

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.ATTO QUARTO. 6$a Mar. Maravigliate?Torq. Dite s

è

vero.

'a Mar. Sì,

rorq. ( Ah {offrirlo non poffo, )

a Mar.,Volea ..,,»

rorq*. . . - > Balìa così

,

ammutifce,

D.G ber.. [ Zitto , che ora fi fcuopre . ]

D.Eleon. . À ( Dubito, eh’ Ella fia. )

a Mar. ( Si fvelerà 1’ arcano fé di me ha gelofia . )

Torq. ( Son fuor di me, )

D.Eleon. Torquato; che vuol dir? vi difpiace ,

Ch’ Ella fi fpofi al Duca ì ',

Torq. Deh lafciatemi in pace.,

he Mar. Se avete di me ftima, fe ragionevol liete.

Ciò vi darà conforto , • > ».

Torq. ' Deh per pietà tacete.

D.Cher, ( La Marchefa fenz’ altro . •)

rorq. \ Qual dal mip cuore afeende

Fiamma infolita , atroce , che la tefta m’accende?Dove fon? chi mi regge?

D.Eleon. Ohimè.' diventa matto.'a Mar. Deh penfate a Voi fletto.

D.G ber. . ( Voglio (coprirlo affatto . )rorq. Donne.-.pietofe Donne...Ohimè... Torquato è pazzo,

D.Gber. Mi rallegro con Voi. a Torquato .

rorq

.

Vattene, o ch’io t’ammazzo.impugna la Spada contro Don Gherardo

.

D.G ber. fugge via. »SCENA XIV.

Torquato, la Marchefa , e Donna Eleonora.

Na Mar. \T timi}D.Eleon. X\l óimè/ timorofa

.

v

"orq. Non temete;Non è Torquato infano.

Odio chi del mio cuore cerca faper 1’ arcano .

D.Eleon. Queflo di già è palefe .

\ orq. Chi l’ha fvelato?

D.Eleon. • « Voi •

. „Torq.

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« TORQUATO TASSOTcrq ..Non è ver

; I avrà detto il cuor coi moti f„„iVoi non fapete nulla . alla Marchefa

.

*

l« Mar ’

nL’intefi a mio rolfore,

T°r& Il

I5Q°r

.

1 aVC-

a dett°r

i VQSho frapparmi il cuoreDc'

h>

ra

,8,'°Y‘

frem '' c,

almi raSiOM » foco .

'

D.Eicon. Si , si , Voi lo potete calmare a poco a pocoAmmirerà ciafcuno della bellezza i vanti .•

^ *

La Marchefa Eleonora fa delirar gli amanti, natteSCENA XV. ' P

Marchefa Eleonora, e Tarcuata .

la Mar. T) Ido de fuoi motteggi ; colpevole non fono

.

AV Quella balli al cuor mio

.

uSL-KSp.Ah vi chiedo pèrdono

.

Torq. Non faprei dirlo. Dubito avervi offefa .

la Mar. Capace non vi credo .

ni. *• ,

_. Siete Voi la Marchefa?fa Mar. Deh per amor del Cielo, deh tornate in Voi Hello,

Svegliatevi Tferquato .% >,

Sì mi risveglio adeflò.Felice me, fe nel morir non recoQuella mia pelle ad infettar l’ inferno

.

Relline amor , venga fol fdegno meco,E fia dell’ ombra mia compagno eterno ....

Sani piaga di farai piaga d'amoreE fia la morte medicina al cuore . parte.SCENA XVI.

r

La Marchefa Eleonora fola

.

M lfero! qn^l mi della pietà del fuo cordoglio?Xotto quél che far puoffi, far per lùo bene io vo«

...... ... Elfere a me conviene• Se fui fola all

1

onor , fola alle pene .vparte .

Fine deIP vitto Quarto .

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V

ATTO QUINTO.SCENA prima.

Sior Tornio , ed il Cavalier del F'tocio

,

• <

Toni. T A diga, caro Sior, xe vero quel che Tento?

1 a Xe vero,che Torquato i l’ abbia metto drento?

iJCav’ Non metto il becco in molle; vuole il dover, eh’ i’am-

C mutoleQuello , che ha fatto il Duca reputo giufto,ed utole.

Tom. Utole? no v’intendo .

ilCav ' Bocabolo è antichittìmo.

Dir ut|le per utile è parlar Tolcanittìmo

.

Tom. Tutto quel, che volè. Domando de Torquato.Me difeu dove el fia, fior Cavalier garbato?

\ ìfCav’ ^er ordine del noftro Signor molto magnifico

Credo fia allo Spedale il Poeta mirifico.

Tom , Ali’ Ofpeal ? per cotta ? .

HCav ' . Per e er cagionevole

Babbeo, Squafimodeo, Bietolon , miferevole

.

Tom. Gofs’è fio ftrapazzar-* Tasè Sior Boccazzevole

,

O ve dirò anca mi qualcotta in Venezievole ,•

Torquato all’ Ofpeal ? creder noi potto ancora;

Ma fe el ghe fotte, el Duca lo farà vegnir fora.

Lo pregherò per grazia lattarlo vegnir via;

Se el latta fio Paefe ghe patta ogni pazzia.

El goderà a Venezia zorni affae più felici, «,

E el farà magnar 1’ agio a tutti i fo nemici .

ilCav. Vadia'dove gli pare, formato è il vaticinio;

Fia fempre fcardattato de’ Tofchi allo fquitinio .

Non è* per tal bucato il cencio fuo lordiffimo . „

Mena 1’ oche a paftura .* Proverbio antiqaatittimo . \

Tom. Anca nu dei Proverbi gh’avemo in abbondanza;Se dife ; la fuperbia xe fia dell’ ignoranza ;

No fe mefura i Omeni col proprio brazzolar ;

Per etter refpettai bifogna refpettar .

Travo in nu no fe vede , fe vede in altri el pelo ,•

Torquato Taffo . E > Dei’

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6% TORQ. U'A TO TASSO. . Dei Afeni, fe dife ,'jf pfe fto va' in Cielo.

Coi proverbi Tpfcapi vu he i’ avi fonada

Refpondo in V^nezian. Rotta per zuccolada.

S C E 'V A II.

Don Fazio , e detti. f

D.Faz. O Gheavo de Voftoria . Ditemi a me no poco.

O Torquato dov’è ito P non c’ è chiù in chiffo loco?

Domanno a chiffo , a chilio ,neffun no me refponpf. >

Chi chiacchiera, chi cbiagne,chi tace, e fe confonne.

Tom. Mi no fo gnanca mi coffa de Lu fia (là •

Domar.delo a ffo Sior, che lu lo faverà.. j

.

D.Faz- Fathme chiffo piacere dimmelo, bene mio.',

Commaneme fe pozzo, te fervuaggio anch’ io .

ilCav. Domine I quai fmodate parolaccie ridicole/

Caftronerie cotali mi fcrofcian nelle auricole.

Per carità tacete. Starmi non puffo al pivola

Udendo chi non bebbe Tacque del Tofco rivolo.

r> Fak. Che mallora de tiermene? a Sior Tornio^

Tom. V El parh fdruzzolato ,

Perchè co una verigol? i gh’ Ha sbnsà el gargato.

D-Faz. Dimme dov’è Torquato ;no me tormenti chiù.

Me io bo dire a me?, .

'HCav. - Siete caparbio

,

D.Faz..

' ^con tfdamazwne .SCENA I I I.

,Don Gherardo ,

e detti.

D.GA.TT Aironi- ftimatiffimi m’ inchino a quello, e a quello,,

JT Che fi fa , che fi dice , che parlafi di bello ?

Tom. Se cerca de Torquato. Da vu faverlo fpero.

AU’Ofneal xe veto, che i l’abbia rado?

D-Gher. '• •E’ vero.

Tnm. Poveram! Per coffa?;

D.Gher. (Perch’é un po pazza rello »

Perchè diè qualche fegno di debole cervello .

Tom. Se, ognun , che ha cervel debole s’ aveffe <ia ferrar

* Un Ofpeal grandifiimo bifogneria formar.

D.Faz. E fra li pazzarelli de tutti lo Sovrano

Saria chiflo citrullo che chiachiera Tofano,W Clan'

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ATTO QUINTO’, 6$il Cav. Parlate cón rifpetto d’ un Uomo, che s’annovera

Fra quei, che della Grufca il Frullone ricovera

.

D’uno, che del buon fecolo feguace zelàntiflìmo

.

Farà le fiche al voltro Poeta (corretti Ilimo

,

E proverà eh’ ei dice in tutti i venti cantici

Cole da dire a vegghia allo foffiar dei mantici.

Tow. De defender Torquato farà l’impegno mio.

D.Faz. L’onor de sì Torquato defenderaggio anch’io.

D.Gher. Bravi . Starà a femirvi*con un piacere eftremo .

Or or nelle mie Stante a rinferrarci andremo .

il Cav. Effi diran cove Ile ; io parlerò coi termini

Farò che il lor Goffredo fi laceri, fi Germini.De’ fogli di colui, che ha rozzo feilinguagnolo,

_ Potrà pel falficciotto fervirfi il Pizzicagnolo, parte .

S G E N A : IV.

Sior Torrfi

o

, Don Fazio, Don Gherardo .*

Tom. A /f O fieftu maledetto ! chi diavolo l’ intende l

ivi Cofs’è fto Pizzicagnolo?

D.Gher. Quel , che il falame vende .

D-Faz. Chillo , che venne in Chiazza la carne d’ anemaleSalficcia , cotecchino, profeiutto, e capezzale.

Tom. No fe perdano in chiaccole , che un bagattin no vai.

Chi ha fatto , che Torquato fe metta all’ Ofpeal £D.Gher. L’ ha comandato il Duca . *

Tom. V Perchè?

D.Gher. Perchè TorquatoL’amor, che era dubbiofo finalmente ha fvelato-

E al Principe, che freme perciò di gelofia.

Servito ha di pretefto quel pò di frenefia.

Tom. Donca,per quel, che fenco, fio amor s’ ha defeoverto ?

D.Faz. Lo core nnamorato de chi fe fa de cierto ?

D.Gher. S’è difeoperto alfine;con fondamento il sò.

Tom. Con tèrne

D.Faz.' Dimme fchit{o.

D.G/;er. Tutto vi narrerò.

Saran due ore appena . ., v ‘*

E 2 SCE-

f

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<4 TO R.Q.UATCKTAS SO .SCENA, V.'Donno Eleonora

,e detti •

D .Eleo». Olete qui ?

D.G ber. Che comanda?D.Eicon. In nome di Torquato un Meflò vi domanda .

D.G her. Andrò quando potrò .

Tom. Fenì fte do parole. .-Ta Don Gherardo .

D.G ber. Ritornando al prqpofitQ ...... fi fa che cofa vuole?a Donna Eleonora . > ì

D. Eleo». Il mede» non 1’ ha detto, ma fo co fa. vorrà..

D.Faz. Scompeta. fi D.Gher.

D.G her. Son con Vqì . a D. Faz- V’ è qualche novità ?

, a Donna Eleonora.4

D.Eleon. Giunto è tede da Roma l’amico di TorquatoDa Lui come fapete* da più giorni afpettatq.

Seco parlò pocanzi...

P.G^er.'

. S’io 1’ aveffi faputo .

Tom.' colla mano tira a si D. .Gherardo perché parli.)'

D.Gher. Zitta, a Sior Tom, Dove fi . trova il Foreftie* venutq?a Donna • Eleonora .

D.Eleon, S ’

è portato dal Duca .

D.Gher. -, - Dal Duca? ed ei Tafcolta^l

D.Eleon. Parlano infieme *"•

'

itG ber. „ parlano?,

Tom. E cusì ? a D. Gber.

D.G her. ,U’altra volta.

a Sior Tornio . parte foliecitamenie .

S C E N A VI.Donna Eleonorap*, Sior Tornio

,Don Fazio.

Tom. r"|

^ Òlè fu , co fio garbo,

1’ è andà via,el n’ ha im-

i. ( pianta

^

L’ha fendo el Foreftier . Tutta cUriofità

.

D. Faz. Chiflo è ,no lazzarone , chiflò è no malcreato

.

Co’ mico non ce parla . Pozz’ elfere afforcato •

D.Eleon. Sparlar da galantuomini l’onefià non infegna .

S’egli da Voi partiflì non fe un azione indegna,Fe (ivo dover partendo . La faccia a Voi rivolta.

Vi falum cortefe, vi difle un’altra volta.

Tom.a

»

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<55ATTO QUINTO.'Tom. Sì ben

, ma ia do parole e ne podeva dir

.

Quello , che ne premeva de faver , de fentir .

D. Eìeon. Ridere Voi Colete delli difetti altrui ,

: £ fiete a quel ch’io veéo curiofi al par di Lui.Ma , che Caper vorrefte ? Parlatemi finceri .

Se portò Coddisfarvi lo farò volentieri

.

'tom Tanto gentil la xe quanto graziòfa, e bella.

D. Faz. Me peace, è de bon core . Viva la picceriella ».

Tom. Se nife , che Totquàto abbia fvelà el Co cuor.

Voreflìmo Caver chi xe el Co vero amor .‘

D. Eìeon. Vi dirò , .non ha molto

;v’ era Torquato , ed Io ,

Eravi la MarcheCa , ei ci diceva addio,

Staccaridofi da noi,dolerite tramortì

;

PianCe, Cvelò il Aio affetto

,ma nari fi sà per chi .

D. Faz. Dice lo sì Gherardo , che friiamara la Gnora

.

Tom. Che Tarila la MarcheCa

.

D.Eleon. Ei non Tha detto ancora.'

• Parve, che nel Cernirla vicina ad effer SpoCa.

Spiegarte i Centimenti dell’ ahi ma geloCa.

Ma rivolgendo i lumi nel tempo iterto a me ;

Ei CoCpirando andava,nè fi Capea perchè .

Tom. Ma perchè Don Gherardo dir che l’altra la fia ?

D.Eleon. Per adular Ce fteffo nel gel di gelofia .

D. Faz. Sì; sì, t’ aggio càprito . E’ ntiomo eh’ è politico

Gr£de nella Mogìtera', non è -limitò (litico.

D. Elton Già h MarcheCa canta per sè 1’ alta vittoria ,

DflT ariior di Torquatò facendoli una gloria .

lo potrei diCptìtarle del buon Poeta il cuòre,

Ma d’ Una SpoCa òneffa riol tollera l’onore.

Dicali pur, eh

1

egli ama della MarcheCa il volto ;

Lo Co, che non è vero, lo fo , eh* ei non è (tolto;

Ma è meglio,che fi dica .• àttìa una Vedovella .

Anzi, che dir egli arila una SpoCa novella;

Mentre quantunque invano Cperar da me fi porta

,

Dal Mondo facilmente la critica s* addorta

.

Non s’ ha da dir , eh’ iò gli abbia fiamma nel Ceno acéefa;

Dicali; anch’io lo dico: egli arila la Marchela.Sia giallo, o non fia giuffo , dee crederli così.

Io Co pur troppo il vero . Voi Io Caprete un dì^

parte « £ iSCE

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66 TORQUATO .TASSOS C E N A Vii.Sior , Tomio , e Don Fazio

.

D. Faz> Ji Aro me ! no 1’ antienno . Me pare una fibilla

To/Wv IVA Mi , compar#, l’ intendo . No la xe una pù-•

* '

. ( pilla ;

La fa el fo conto , é Vedo da quel y che la ne (pazzaChe ai gonzi la vorràve vender pan per fugazza

.

La vien co dei partidì , la fa la fufliegàda;

jperchè no la gli’ ha cuor de dir fon defprezzada.

A mi noi me convieo * la dixe , e ghe lo laflò;

Dirò dè da Parona co dixe nel nedro Taflo .

Vela il fovtrchio ardir colla vergogna ,

E fa manto del vero alla mezogna .

D.Faz. E a Napole dicimmo in dii napoletano. >

Chiù dolce, e faporito,chiù bel dello Tofcano,

Fa che ncefia lo fcuorno a tanto pietto

.

E lo bero a lo fauzo faccia liettc.

parti .

*To)n. In quanto a quedo po per dir la veritae .

Tradotto in lengua noitra el xe più bello aflae.

E perchè .no ti pari una sfazzada ,

Mojìra de vergognane,

e Jlà sbuffada . patte.SCENA Vili;, *

Cartiera di Torquato;Torquato

,e Don Gherardo.

D. G^er.Ty fi I rallegro vedervi dallo Spedale ufeito.

LVJL Ehi , dite i della teda liete poi ben guarito?

Torq. Qual da la mente mia dirvi non fo Signore , .

So , che perfide ancora la malattia del cuore»

D.Cher. Sono foggetti i dotti a malattie più drane;

Quanto dudiano più , patifeono più rane .

Che hanno , che far tra loro il cuore, ed il cervello

Lo dello , che han che fare le fcarpe col cappello

Torq- Saprede delle parti l’interna analogia,

Se foffevi piaciuto Uudiar l’Anatomia.L’origine de’ nervi, che fi dirama, e unifee ,

Dal cerebro principia, nel cerebro finifee ;

E fe una corda idefi’a la macchina circonda

,

Ragion vuol che toccata quinci,

e quindi rifponda .

Ciò , che dà moto, e fenfo ai nervi principali ,

Chia-

Ì>

i•

.

* •

' _

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1 - f I

ATTO QUINTO. d7

Chiamafi fugo nerveo, o fpiriti animali ,

E quèdi di mal forte refi dall’Uom penfofo,

Si fa 1’ alteraziotìe nel genere nervofo

.

Chi ftudia, chi s’ affanna, chi vive ip afflizione,

J fpiriti confuma cori ria diftribulione

.

E nel cariai de’ nervi tal’ umor s’ introduce « f

Che dimoia , che irrita,che alterazioti produce

,

Laflezza$convulfiòni

,tremor , paralifia,

Vapori ipocondriaci; apprenfioni, è pazzia;

Poiché gli Uomini affetti da tal difgralia orrenda :

Plufquam tintenda tìment , timent qUA non tìmenda .

D. Cber. Per me non farò mai Ippocondriaco,ed egro ,

Son dato,e fatò fempre fenza penfieri , e allegro .

Ditemi com’ è andata, che il Duca mio Signore,

Dallo fpedal sì predo v’ ha fatto venir fuore?

Tor^. Girinfe tédè da Roma Patrizio amico mio*?

Mandato per- giovarmi dal del benigno, e pio.

Venne a vedermi , e àpprefe;eh’ io non pattava j 1 fegno :

Che m’avéà chirifo il Prence non per pietà ,pef fdegno.

Mi confortò, mi dille; thè avea lettere tali

Da ptefehtare al Duca de’ nomi principali.

Che ben fperar poteva di carcere èfiet tratto;

Indi alle file parole , ecco rifpofe il fatto . , ,

Peir ordine del Préhce mi s’ aprono le porte ;

Però mi fi dedina pet carcere la Cotte ,•

Finché dal nuovo cenno di Lui , che Umile inchino

In breve a me fi faccia fàpere il mio dettino.

D.Gi&er. Voi parlate sì bene * sì franco, e sì fenfato }

Che fuori di cervello non par mai fiate dato .

Tór^i Della manìa hoh giunfi,grazie al Cielo, agli orrori*

.Afceridorio talvolta al cerehia i vapori

;

Ma quefti indi fedati dal tempo , e dà ragione*

Sgombrati le nere larve de’fpriti la regione.

Tornando F intelletto piò lucido , e fereno ,

Calmata la padìohe * che m’agita nel fenor

D. Gher. Or che far rifolvete? che dice; il vodro cuore :

Come andèrà la cofa dèi difeoperto amore?Torq.'Ah barbaro, ha crudele! A fufeitaf tornate,

le fmanié del mio cuore dalla ragioil calmate

.

irato i E 4 D.Gfrer.

t’ %

/ Google

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TORQUATO TASSOD. G ber. Non parlò più., mcjìrando timore.

Torq. Ma ! ho Cielo, dunque vagì’ io sì poco ì

Dunque dovrà ragione cedere al fenfo il loco?

Nò , nò,

parlate pure . Svegliate in me la face ,

V’ afcoltcvij collante , sì fofmrollo in pace .

D. G ber. B ravo, Torquato, Bravo . Così Voi mi piacete

Far veder, che lìet’Uomo, che ragionevol liete.

Porta Eleonora, è vero, amor negli occhi Tuoi,

E.1

beila la Marthefa , ma giq non è per Voi.

Il Principe, l’ adori , la vuol per Ara Conforte....Torq. Baita , oimè !

•DG bei. Cos’ è flato.'*, . ,

Tvrq.'

Voi mi date la motte»D. G ber Non li guarifce mai quando il cervello è ito .

Tcrq. Sfolto mi reputate? con /degno

.

D.Gber. Nò, nò, liete guarito.SCENA IX.-\ Targa , e detti.

. a

Parla

.

Tatg. (^Ignor, una Paròla- « l'orquató

.

Da Voi , e meTorq.

Targ.

Torq. Con licenza.}

a Don Gherardo , accoftandofi 'a Targa.

D.Ghtr.> ,, Padróne . [ Che novità mai c’ è? ]

Targ. Fa Marchefa vorrebbe favellarvi in fegreto.

piano a Torquato .

Torq. ( A me ? ) con qualche movimento •

ì arg. - (A Voi Signore. )

Torq. • ( Quando? )

Targ. ( Adelfo. ) f .

D.Ghet. 1

, (E’ inquieto. )

accodandofi un pòco .

'

Torq. ( Che farò ? )

D.Gber. ( Son curiofo . )

Targ. _> ( Rilòlvere conviene.)

Torq. ( Dille .... )

D.Gber. ( Dille! ) ripete la parola udita .

Torq. . [ Che venga . ]

D.Gher. .<. [ Non ho lentito bene

. j

' s accojìa ancora un poco. Targ.

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ATTO QUINTO. 69'

Targ. Verrà , ma è neceflario fcaqciar quell’ infoiente»

parte

.

Torq. Che impertirienia é quella?

voltandop, improvifamentè *

D.Gher. Non ho fentito niente *

Torq. Don Gherardo vi pregò partir per cortefia.

D.Gber. Non vuò lafciarvi folo

.

Torq.. „

* Mi verrà compagniaD.Gbér. L’ ambafciata vi ha fatto?

Torq. M’ ha fatto l’ ambafciata*

D.Gbér. Chi è ?

Tor^. Non pollò dirlo*

D.Gbef. State fulla parata:

,Non vi fidate amicò . Temer fempre conviene *

Lafciaterrvi con Voi reftar per voffro bene.

Torq. Non ho bifogno ;andate .

D.Gher. Venga chi ha da venire*

Vi lafcierò poi fecò .

Torq. VI prego di partire.

D.Gber. Di partir non ricufo, ma nel lafciarvi io dubito../

Torq. Giuro al Cielo , partite.

D.Gber. Sì , Signor , vado fubito* ^parìè

.

1SCÈNA X.Torquato

, poi la Marchefa Eleonord .

Torq. /'AUante paziie nel Mondo fon della itila peggiori*

Che pazzi torrhentofi fon coiai feccatori !

Ma , vien la Donna . Ohimè ; faldo refiili, o cuore*

Prevalga la ragione a fronte dell’ amore

.

E nella ria battaglia fian pronte al mio periglio

Del dover , dell’ onore le malfime , e il configlio .

la Mar. Deh 1’ ardir perdonate ...

Tor^. Vi prego accomodarvi

.

la Mar. Serio affar mi conduce .

Torq. Son pronto ad afcoltarvi ,

",_

pedono . >

la Mar. Vorrei pria di fpiegarini eflere certa appieno.

Che Ila in voftro potere delle palfioni il freno;

Vorrei , mi alficurafte', che la Virtù virile .

»•

.

*.

.

'' Seri

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7» T 0 R Q.U A T O TASSOSerbate fte i difaftri. d! un animo non vile

.

T.orq. Qu^t, che prometter poflo , a Voi giuro , e prometto?

Fonte farò a me fteflò per foggiogar f affetto

.

Voi colla virtù vofira regnatemi ìa'ftrada.

Onde trionfi appieno, onde in viltà non cada.

la Mar. Uditemi Torquato. Vano è celar l’amore.Che Voi per me nudrifte con gelofia nel cuore

.

Di perdermi fui punto , da fier dolore oppreffo ;

L’ arcano cufiodito,

tradifte da Voi fieffo *

'

Ed io nello fcdprire la piaga vofira acerba ,

D1

efferne la cagione andai lieta , e ftfperba j

Piacquemi in faccia vofira una rivale ardita,

Scoperto il voftro focd , mirare ammutolita .

Piatemi } e in ogni tempo mi farà dolce , e grato j

Dir, eh’ io fui per mia gloria la fiamma di Torquato;

Ma più di ciò non lice fpefare a me dà Voi .

Voi }. che fperar potete? corrifpondenza ? e poi?

E poi ambi infelici noi ridurrebbe amoréSenza conforto all’ alma , feriza mercede al cuore i

Di me difpor noti poffo;

altrui mi vuol legata

Quella maligna ftella , fotto di etti fon nata'}

E fe .di feiorre il nodo Folli foverchio ardita ,

Potrei a me la pace, a Voi toglier la vita *

Onde qualor da Voi penfo difciorrhì ,e ’1 bramò

Segn’è,che vi fon grata, che più vi firmo ,

ed arfttì.

Sì i vi ftimo i v’apprezzo, di Vdi non W fcòrdarmi;

Ma deggio a prò comune per fempre allontanarmi ,

Se Vói di quà partite} io con onor qui refto ;

Se qui refiar vi piace; quindi partii m’ apprefid.

Può la partenza mia formar l’altrui martora;

Può la partenza vofira falvar d’ ambo il decoro ;

Troppo di Voi mi cale; Voi nel mio ciior leggeté*

Scafatemi, Torquato ,penfate ,

ed eleggete .

Torq. Ho penfato , ho rifolto ,Ho nel mio cuore eletto r

Parrirò . s“ alza .

la Mar. Partirete ? s alza .

Torq. Vinca ragion P affetto ; ,

Quel ragionar ... quei lumi •>. quella virtùte : . •. oimè *

le Ma*. Ah Torquato l “

^

• Tbrq.

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ATTO QUINTO, 7 t

Torq.„ Ove fonò?,

., la Mar. ', Che fìa ? 1

Torq. Sòn fuòr di me l

fi getta foprà una ferità ;

la Mar. Ahi dai dolore oppreflo il mifero è fvenutd *

. Sola, che far pofs’ io? Gente, foccorfo, ajuto.

v S C E N A XhEleonora , e detti .

Elecm /^HE c’ è j Signora mia?la Mar. Bifognoha ili confòrto

Il povero Torquato i,

Eleon. (Vorrei, che fotte morto, )

l/t Mar. Cerca * chi lo (occorra. Pretto il mefchino ajuta

,

Eleóti. Io non faprei, che fargli. Pér Voi fon qui venuti

w

Il Duca a Voi$

Signora , manda quello viglietttt,

la Mar. Lo leggerò . Ty retta. fi ritira per leggere.

Eleon. Rettar non vi prometto.Crepa * (chiatta Briccone

*pieno d’ inganni , attuta

Perfido , fenza fede ....

grillando contro Torquato ; ;

Torq. i Chi mi (occorre?

deftandofi impetuofamente .

Eleon. Ajuto.

fugge paurofa

.

SCENA XII.La Marchefa Eleonora , Torquato, poi-Sior Tornio ,

Dori Fazio

.

la Mar. /^HE fu? accoftandofi i ,

Torq. V^4 Dove fon io ?

Tom. . Cofs’è cótta xe flà?

D. Faz. Ch’ ave lo sì Torquato?la Mar. t Ei merita pietà

.

Tom. Tornelo a dar 1# volta ? ,

D.Faz. Tornammo en campanelle?Torq. Amici , il morir mio minacciano le ftelle .

Tom. Andemo via de quà .

D.Faz. Annamo in altro Stato.

la Mar. Al cuor de’ veri amici arrendali Torquato .

Torq. Se arrendere mi deggio;

al dolorofo efigiia4. \ ^ ‘

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72 TORQUATO TASSOValgami di Voi fola la voce, ed il configlio .

Quella è colei , Amici,Quella è colei ,

che adorò;

Lafcio in Lei la mia Vita , iri Lei lafcio un teforo .

Ella, che all’onor Tuo , che all’ onor mìo provvede *

Al partii- mi configlia . Freme il raìb cucir , ma cede.

Tom. Bravo .

D.Faz. Mo, me fa chiagneré;la Mairi Quello vigliettò aggiungi

Ragion, che al]* partenza vi llimoli , e vi punga.Il Duca vi minaccia

;Parla a me da Sovrano

;

Vuol, che lugli occhi volici a Lui porga la mano <

Dunque . i .

.

Tòrq.> Non più , IViadamajnon più , si me ri’ andrò «

D.Fdz. Dove, vò ir Torquato?y°m '

'

Dove andereu ? '

Torqi ... ’ Nònfo;SCÈNA. XIII.Targa , e detti j poi 11 Cavalier dèi fiocco :

Targ. T Tiene, Signor Padrone, uri altro Foreflier;

Torq. V Venga, farà Patrizio .

Targ. parte .

Tomi Addio, SiÒr Cavalieri

al Cavalier, che viene

.

il Cav. Ecco, qual le bertucce cinguettano & propofitci

Dicefi, addio partendo. Giugnendo è unb fpropofìto;

Tom. Sior corettor de ftarhpe, mi parlò a modo mio

Se cusì no ve comoda , tirè el faludó indrio

.

Andè quandp volè, vegnì quando ve par

No ve faludo più : ve mando ; . .

.

a faludàt i

Tory. Ma il Forelliet ddv’è.il Cav. Or Òr vferrà Patrìzie! . .

Quel , eh’ appo il Duca nolìro reca per Voi l'aufpizidj

Verrà , ma fe Torquato non^é al partir celerrimò

Diverrà il Prence allotta còl tracottante acerrimo .

la Mar. Si, partirà Torquato . Si partirà a momenti $

Saranno i Tuoi riemici,faran tutti contenti

.

ti Cav. Vada a purgar la lingua dove i fuoi pai sì cribrano^

Dove lev doppie lertere èdl doppio fuon fi vibrano.-

Dove farina, c erulea .cori, il frullon fi/cévera

- - Éó-

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ATTO qSj, I N T O. 73•Dove pel latte gongola)

1

chi d’ Arno mio s’ abbevera .

Tom. E1 vegnirà a Venezia, e el Te confolerà

.

D. Faz. Napoie è delizila . ,

T?oi#. Venezia è una Città

Bella, ricca, amorofa ;Tutti el sà, tutti el 4ife

D. Faz. Napole è dello .Munno lo chiù bello Paife.

ilCav. Firenze ha confitte vole l’acqua, }a T'erra, e l’Etera.

. Faz. Vedi Ffapoli , e mori.Vedi Venezia &cetera.

s c e N A XIV.Patrizio , e detti .

Patr. ' f ’Orqpato a Voi ritorno. Amici a voi- m’ inchino.

Torq. 4- Che tiri recate Amico?

fatf.Forfè miglior dettino .

Roma, de’ letterati conofcitrice, e amica,

Che nell’ amar virtute fupera Roma antica;

Se a coltivar in fifa le Scienze , e le bell’ artj

Sogliono i rari ingegni venir da mille parti;

Roana, Torquato apprjzza ,loda lo ftile eletto *

Il nobil Genio ammira, il facile Intelletto;

Piace la gentil arte, onde i fuoi carmi infiora;

Piaccion le fcelte Profe , onde l’Italia onora, ^~

E 1’ opera ,per cui giugne alla gloria eftrerna

E’ la Gerufalempie vaghilfimo Poema,in cui de’ più famofi non va foltanto appretto.

Ma fupera gli antichi , e fupera fe fteflo .

Merito sì fublime, che al Tebro alto rifuona

Giuli’ è, che abbia de’ Vati degnittima Corona.

Quella de’ nomi illuftri certa gloriofa marca<• Or due Secoli fono incoronò il Petrarca

,

,Xatto » che al par dj Lui refo famofo è al Mondo,Dòpo il Lirico Vate abbia l’onor fecondo;

Anzi, fe in metro vario ciafcun di loro è chiaro.

Cìnti d’ egual corona feder vegganfi al paro.

Ecco , Torquato , Amico , eccp P onore offerto

A Te da Roma tutta, che ti prepara il - fierto

.

Vieni di tue fatiche a confeguire il frutto ,

Cigni !a nobil fronte in faccia al Mondo tutto;

£he più d’ ogni mercede più dell’argento ,e l'oro

L’ al-

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74 TORQUATO TASSOL’ alme bennate apprezzano il Tempre verde alloro .

Fremano i tuoi nemici , ceffi 1’ Invidia Tonte:

Maggior rifpetto efìga T onor della tua fronte

.

Vieni del Tebro in riva a ornar la bionda chioma .

Ohi ti promove è il Mondo, chi vqol premiarti è Roma.Torq • Ah sì ,

veggami Roma grato a sì dolce invito.

Gloria mio dolce Nume , rendimi franco, e ardito .

Di due paffion feroci, che m? han ferito il cuoreUna vìnca , qna ceda

;ceda alla gloria amore .

Donna gentil , fa il Cielo , Te nel lafciarvi io peno

,

Ma il bel defio d’ onore tutto m’ infiamma il fieno .

Muorefi alfine,

e morte toglie il bel, che s’ adora

;

Vive la gloria noftra dopo la morte ancora .

Ah che di fama il pregio, ah che di Roma il NomeTutte le mie paffioni ha foggiogate , e dome .

Una fierbata fiolo a prò del mio decoro,'

Che anela, che fofpira Tonor del fiacro alloro.

Vadali al Tebro augutto . Sappialo il Signor mio,Corte , Ferrara, Amici

,bella Eleonora, addio.

la Mar. [ M’ efce dagli occhi il pianto . )

Tom. - Parole più non trovo!

D. Fax. Mo , mo , me vien da chiagnere .

SCENA ULTIMA.*Do» Gherardo , e dotiti .

~D.Gher. Che cola c’è di nuovo?il Cav. Vada Torquato a Roma ,

a! fiuon di fifehi, e nacchere

Coronili il Poeta di pampini,

e di bacchere .

Del Romanefco alloro,

più vaglion due manipoli

Di foglie di gramigna raccolta in pian di Ripolì

.

Cozzar co i muriccioli i Romanefichi fiogliono;

Mordere le Balene credono i granchi , e vogliono .

Sanno Foglio- del grano fiolo i Toficani ficernerej

Il prun del melarancio Roma non fa dificernere.

Cadetti bar'oaffori fi ftacciono, e crivellano,

Fanno baldoria altrove, e da noi fi corbellano,

parte .

D.Gher. Bravo !> quefti proverbi ,quelli bei paragoni

Fan gli Uomini talora comparir omenoni.Tini. Donca vu avè rifioho? a Torquato. ,

Torq.

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ATTO Q U I N T G. 73^Torq. Sì non più dubitate

,

D. Gker. Ehi, che co fa ha ri folto? alla Marchefa

.

la Mar. A Lui ne domandate,D-Faz . Roma è la via, che mena allo Paefe mio.

Annamo Sì Torquato, che veniraggio anch’io.

E). G her. Gbe ? vuol andare a Roma? a Patrìzio*

*Toni. Co fari ipcoronà,

La Lite della Patria Roma deciderà

,

Se de Bergamo in grazia Ha el Tallo Venezian,

O in grazia de Sorriento fe el Ha Napolitani

Intanto no ve lalTo , vegno con vu anca mi

.

P-G/;er. Dunque il Tallo va a Roma? a Sior Tornio . y

Tot». ? Che feccator ! ] Sior sì,

P. G her. E’ ver, che andate a Roma? a Torquato.

Torq. v Tempo è ormai , che tacciate .

D.Gher. Perche cofa va a Roma? alla Marchefa .

la Mar. Noi sò . adirata .

P-oter. - Non vi fcaldate.

Parlq con civiltà, non rubo, ma domando.

( Tanto domanderò , che faprò come , e quando. )

fair. Torquato ho già filìata l’ora del partir mip.Sollecitar vi piaccia.

Torq, Sì, con Voi fono. Addio.

Addio bella Eleonora , che folle un dì mia pena.

Che ognor farete al cuore dolciflìma catena

.

Vado alla gloria incontro, mercè il configlio voftro;

Per rendervi giuftizia pien di valor mi molilo.

Ma , oimè , che nel lanciarvi il piè vacilla e 1* alma

Perder a me minaccia .. . del fuo valor la palma ....

Sentomial capo afcendere dal fondo, oìmè, del cuore

.. Dell’ ippocondria nera un folito vapore....

fida nò, pafiìon fi vinca , nò, pon fi faccia un torto

Alla Virtù di Lei, che recami conforto.

Begli occhi , fe partendo,più non degg’ io mirarvi...

Don Gherardo afcolta

.

Uditemi curiofo voglio alfìn foddisfarvi. *

Amo cortei, la lafcio per forza di Virtù .

Parto col dubbio in febo di non vederla più.

Combattere finora fèntii gloria , e amore

,

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76 TORQUATO TASSOOr U paffione è vinta dai (limoli d’onore.

Imparate, ed impari chi n1

ha d’uopo qual Voi;Alla Virtù nel feno fvenar gli affetti Cuoi

.

Che alle paffiqn nemiche campo facendo il pettò^,

Perdere arrifchia l’Uomo il fenno, e l’Intelletto;

£ che il rimedio folo per racquiffare il lume

,

E’)a ragion far guida dell’ opre, e del coftume.Parte per Roma alfine il mifero Torquato,Sperando dell’ alloro effer colà fregiato .

Chi fa quel che dell ina di me la forte ultrice? ,

Ma fe l’onore (io io petto, vivrò, morrò felice.

fine della Commedia .

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