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QUADRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SCIENTIFICA ANNO 2 - N.1 - MAGGIO 2011 AUT. N. 305 - 2009 TRIBUNALE DI ROMA IN QUESTO NUMERO: Perdita del potere ritentivo nei sistemi di attacco a sfera utilizzati in overdenture. Ottavo superiore dislocato nel seno mascellare associato a cisti follicolare. Carico immediato post-estrattivo. l l l www.symposiumodontoiatrico.it

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QUADRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SCIENTIFICAANNO 2 - N.1 - MAGGIO 2011 AUT. N. 305 - 2009 TRIBUNALE DI ROMA

IN QUESTO NUMERO:Perdita del potere ritentivo nei sistemi di attacco a sfera utilizzati in overdenture. Ottavo superiore dislocato nel seno mascellare associato a cisti follicolare. Carico immediato post-estrattivo.

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SOMMARIO

Editorialedi Andrea Possenti

Perdita del potere ritentivo nei sistemi di attacco a sfera utilizzati in overdenture. studio in vitrodi Bruna Sinjari

Grande rialzo del seno mascellare superiore dx contestualmente ad inserzione di 3 impiantistabilizzati mediante ferula in titaniodi Paolo Pianta

Ottavo superiore dislocato nel seno mascellareassociato a cisti follicolare. Presentazione delcaso clinico ed iter terapeutico.di Andrea Borgonovo

Management degli strumenti endodontici fratturati durante la chirurgia endodontica: proposta di classificazione.di Cristiano Grandi

Carico immediato post-estrattivo.di Aurelio Di Donato

Valutazione delle sistematiche protesichenelle riabilitazioni implantari del pazienteedentulodi Massimo Bruno

La via della setaLankamale, ovvero viaggio tra la storia e la natura dello Sri Lanka.di Alfredo Tursi

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SYMPOSIUM ODONTOIATRICO

QUADRIMESTRALE

DI INFORMAZIONE SCIENTIFICA

www.symposiumodontoiatrico.it

REGISTRAZIONE

Tribunale di Roma N.305 del settembre 2009

DIREZIONE SCIENTIFICA

Dott. Andrea Possenti

COMITATO SCIENTIFICO

Prof. Emilio Govoni

Prof. Emanuela Ortolani

Prof. Luca Testarelli

Prof. Vincenzo Rocchetti

Prof. Roberto Di Giorgio

Prof. Pietro Vettese

Prof. Vincenzo Bucci Sabatini

COMITATO DI REDAZIONE

Dott. Luigi Genzano

Dott.Cristiano Grandi

Dott. Maurizio Fabi

DIRETTORE RESPONSABILE

Area Scientifica: dott. Donato Di Iorio

Area Clinica: dott. Paolo Pianta

DIREZIONE EDITORIALE

Dr. Mihaela Roman

COORDINAMENTO EDITORIALE

Paolo Andrisani

REDAZIONE, PUBBLICITA’ E ABBONAMENTI

Dr. Cristiana Roman

[email protected]

tel./fax. 0761.422575

cell.: 3926784682

EDITORE

BEST MICRO S.R.L.

Via Marconi 49E, 01018 Valentano (VT)

tel./fax. 0761.422575

STAMPA

Tipografia Artigiana-Roma

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Carissimi colleghi,in questo editoriale volevo soffermarmi su due argomenti, il primo per presentare

il numero di questo anno, il secondo, alcuni aspetti dell’imprenditoria dentale italia-na.

Nelle pagine seguenti troverete validi articoli di esperti professionisti che ci illustra-no le varie tecniche di chirurgia implantologica, volte ad ottenere un risultato clini-co sempre più soddisfacente per i nostri pazienti.

Pazienti sempre più esigenti e più informati, da una informazione non sempre amio avviso corretta, che obbligano il professionista a continui aggiornamenti siascientifici che burocratici.

Infatti è vero che il paziente deve essere tutelato, ma è anche vero che in un perio-do di aggressione mediatico-legale cui è sottoposto il medico in questo momento ègiusto che ognuno di noi si cauteli il più possibile.

Quindi l’obbligo di ogni rivista scientifica è di vagliare e divulgare correttamente iprogressi in campo odontoiatrico e non, per aiutarvi a svolgere quanto più corretta-mente possibile il lavoro quotidiano: cosa che crediamo la nostra rivista possa svolge-re soprattutto con i vostri suggerimenti e critiche se ce ne sono.

Il secondo tema del quale vi voglio parlare, riguarda l’imprenditoria italiana. Mi sono reso conto che noi soffriamo della sindrome di pollicino, ci sentiamo cioè

piccoli di fronte alle aziende straniere che detengono il monopolio o quasi dei pro-dotti che noi usiamo.

Questo è innegabile è vero, ma è anche vero che non sempre le aziende italiane sonoprive di back ground, anzi in alcuni casi siamo molto innovativi e grazie al nostrodesign e alla nostra inventiva, diveniamo degli innovatori, anche in campo dentale.Non faccio i nomi di aziende italiane che sono diventate leader nel nostro settore,proprio grazie a queste caratteristiche.

E’ sotto gli occhi di tutti lo strapotere scientifico delle aziende straniere che produ-cono impianti ed altre attrezzature e questo è anche supportato dall’esperienza chequeste aziende hanno accumulato negli anni. Questo però non vuol dire che tecnolo-gicamente le aziende italiane siano rimaste indietro ma sicuramente mancano i gran-di Opinion Leader che sono tutti o quasi, patrimonio di queste aziende.

Noi di Symposium Odontoiatrico crediamo che sia giunto il momento di dire lanostra e attraverso la rivista, intendiamo aprire una finestra sull’imprenditoria italia-na con particolare riferimento all’implantologia, ospitando articoli dei vostriOpinion Leader e non solo, affinchè tutto il mondo dentale si renda conto che il gaptecnologico tra le aziende italiane e straniere non è come vogliono farci credere.

Partecipare insieme, vuol dire crescere insieme. Quest’anno ricorre il 150° anniver-sario dell’unità d’Italia e allora:

ITALIANI SVEGLIA!!!

Partecipare al progetto di Symposium Odontoiatrico vuol dire, anche, sentirci un’u-nica nazione.

La parte che interessa il marketing di quanto esposto, sarà cura dei responsabili del-la rivista, ma invito tutti e tutte le aziende italiane a partecipare a questo progetto.

Buon lavoro

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EDITORIALE“SPECIALE AZIENDE”

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PERDITA DEL POTERERITENTIVO NEI SISTEMI DI ATTACCO A SFERAUTILIZZATI INOVERDENTURE. STUDIO IN VITROBruna Sinjari, Giuseppe Giancane, Donato Di Iorio, Giovanna MurmuraUniversità Degli Studi “G. d’Annunzio” di Chieti-PescaraDipartimento di Scienze OdontostomatologicheDirettore Prof. Sergio Caputi

Scienza

RiassuntoAd oggi sono diversi i sistemi di attacco disponibili per le overdentu-res supportate da impianti. Le barre rappresentano i sistemi che for-niscono la ritenzione maggiore: il loro utilizzo, però, è controindicatonei casi in cui la base protesica offre poco spazio oppure nei casi incui si posizionano dei mini-impianti. Gli attacchi a sfera invece nonpresentano questi limiti; essi sono più economici rispetto alle barre esono diventati di impiego molto comune insieme ai mini-impianti. Illoro problema maggiore, comunque, risiede nel fatto che necessitano,rispetto agli attacchi a barra, di una manutenzione maggiore in quan-to la matrice tende, nel tempo, a perdere il proprio potere ritentivoe necessita, quindi, di essere sostituita. Scopo del presente lavoro è dicondurre una valutazione in vitro sul numero di cicli diinserzione/rimozione che determinano la perdita del potere ritentivodi tre diversi sistemi di attacco a sfera. Materiali e metodi. Nel presen-te lavoro sono stati esaminati tre sistemi di attacco che differisconoper il disegno della matrice; si sono utilizzati, infatti, un O-ring in gom-ma (Pro-Gress, Antogyr), un cappuccio in teflon (normo size, Rhein)ed una matrice in metallo (Elitor matrix, CL, Bone System). Le provedinamiche sono state condotte mediante l’impiego di una macchinaper test universali nella cui branca inferiore era stato inserito unimpianto con la patrice; alla branca superiore della stessa, invece, erastata fissata la matrice dell’attacco mediante l’utilizzo di un filo perlegature ortodontiche. La matrice veniva assemblata manualmentealla patrice e si procedeva quindi alla esecuzione del test di trazioneche veniva ripetuto per 2000 volte. Il valore di carico massimo otte-nuto in ciascun test veniva registrato automaticamente dal software(Nexigen, Batch Version 4.0 issue 23) ed annotato per l’analisi statisti-ca, condotta mediante l’utilizzo di un software dedicato (Sigma Stat3.0, SPSS), e la rappresentazione grafica, ottenuta mediante l’impiegodi Sigma Plot 8.0 (SPSS). Risultati. Dalle prove dinamiche si sono otte-nuti i seguenti valori di carico massimo, espressi in Newton e quiriportati come Media±Dev. Standard: O-ring in gomma 2.754±1.191N. Cappuccio in teflon 4.614±0.693N; matrice in metallo11.514±1.552N. L’analisi inferenziale statistica condotta mediante l’u-tilizzo del test per comparazioni multiple di Holm-Sidak evidenzia, infi-ne, l’esistenza di una differenza significativa tra le medie. Conclusioni.L’O-ring in gomma ha mostrato una riduzione del potere ritentivodopo i primi 800 cicli di inserzione/disinserzione, mentre le capacitàritentive del cappuccio in teflon e della matrice metallica sono rima-ste invariate per tutta la durata delle prove. Dal presente lavoro sievince, pertanto, che l’O-ring in gomma necessita di essere sostituitopiù spesso rispetto al cappuccio in teflon ed alla matrice metallica.

Parole Chiave: Overdenture; attacco; potere ritentivo.

AbstractSeveral attachment systems are nowadays available for implantsretained overdenture; bar attachment systems provide the moreeffective retentive power; however, bars cannot be used when a lim-ited space is available in the prosthesis base or when mini implantsare planned to be inserted. Ball attachment systems overcome theselimits; they, also, are cost-effective compared to bars and became verypopular since mini-implants have been proposed for the stabilizationof standard removable dentures. However, major shortcoming relat-ed to the ball attachment systems is the highest maintenance require-ments, consisting in the need of replacing the matrix when retentivepower come loose, when compared to bar attachment systems. Aim.The aim of this in vitro study is to assess the number ofinsertion/removing cycles that determine the loosening of retentiveefficacy among three different attachment systems. Materials andmethods. Three ball attachment, differing in the matrix design, havebeen tested in the present research: rubber O-ring (Pro-Gress,Antogyr), Teflon cap (normo size, Rhein) and Elitor matrix (CL, BoneSystem). Experiment have been conducted using a universal testingmachine: an implant/ball assembly was inserted in the lower branchof the machine, while the matrix was attached by an orthodontic wireto the upper branch. Matrix was manually connected to the patrixand a pull-out test was conducted until the separation of the matrixfrom the patrix does not occurred. The pull-out has been repeated2,000 times per each attachment system, and after each test the max-imum load was automatically recorded by the software (Nexigen,Batch Version 4.0 issue 23) and collected for analyses and graphicalrepresentation. For statistical analyses of data a multiple comparisontest has been applied by a software (Sigma Stat 3.0, SPSS), while theretentive power loosening trend has been graphically representedusing the Sigma Plot 8.0 software (SPSS). Results. Following Mean±SDmaximum loads were registered: rubber O-rings 2.754±1.191 N.Teflon caps 4.614±0.693N; Elitor matrix 11.514±1.552N. The Holm-Sidak Multiple Comparison test highlighted the presence o significantdifference between groups. Conclusion. Rubber O-ring showed adecreasing of retentive load within first 800,00 cycles, while retentiveloads for Teflon and Elitor attachments unchanged throughout thetest. From the present research it is possible to state that Rubber O-ring requires more frequently maintenance compared to both Elitormatrix and Teflon attachments

Key Words: Overdenture; attachment system; retentive power.

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INTRODUZIONEUn impianto che supporta una protesi è caricato da

vari tipi di forze. Uno dei fattori che influenza l’ammon-tare delle forze trasferite sull’impianto è la scelta delconnettore utilizzato per unire la protesi all’impianto.Sono attualmente valide diverse tipologie di attacco. Lascelta della connessione, comunque, può dipendere dal-la condizione anatomica della mandibola: un gradoavanzato d’atrofia, per esempio, favorisce una connes-sione che offre considerevole stabilità orizzontale, infat-ti le barre procurano una sufficiente stabilità anchequando il grado di atrofia ossea è piuttosto avanzato.

Un’arcata molto stretta, invece, difficilmente potrà esse-re trattata con l’uso di una barra, poiché si prevede uningombro che lascia insufficiente spazio alla lingua. Questacondizione indica l’uso di attacchi singoli, che sono sugge-riti anche nella condizione in cui gli impianti sono posizio-nati distalmente o in una posizione diagonale.

Gli attacchi a sfera sono costituiti da una matrice eduna patrice. La matrice costituisce la parte negativa del-l’attacco, ossia la parte rimovibile ed è inglobata nellaprotesi sul versante a contatto con i tessuti molli. E’costituita da una cappetta metallica internamente cavadestinata ad accogliere la patrice, che invece rappresen-ta la componente positiva dell’attacco. La patrice è fis-sata sull’impianto (figg. 1;2).

Matrice e patrice sono dotate di una forma comple-mentare le cui pareti entrano in intimo contatto traloro. Il principio su cui l’attacco si regge è quello di for-nire adesione tra le distinte componenti della matrice edella patrice attraverso la frizione delle superfici.L’adesione dunque dipenderà:

dalla dimensione delle superfici di contatto(quanto più grande e alto sarà l’attacco tantomaggiore sarà l’adesione e di conseguenza laritenzione).dalla lunghezza dei tragitti di sfregamento

dalla levigatura delle superfici di attritodalla pressione che le superfici d’attrito esercita-no l’uno contro l’altrodalla durezza e dall’elasticità del materiale utiliz-zato

Gli attacchi devono possedere le seguenti caratteristiche:

durezzaresistenza all’usuraresistenza all’abrasioneuna buona elasticitàuna buona compatibilità con i tessuti

Gli attacchi durante i movimenti funzionali sono sot-toposti a forze verticali di pressione e trazione e a for-ze torsionali che si sviluppano durante i movimentirotazionali della protesi sulla sella edentula

L’usura degli attacchi è dovuta prevalentemente allemanovre di inserzione e disinserzione della protesiche, per abrasione, ne deteriorano le superfici. Gliattacchi oltretutto nel tempo tendono a deformarsipoiché sottoposti a continui stimoli pressori e tensori.L’abrasione e la deformazione determinano la pro-gressiva mobilità della matrice sulla patrice e la dimi-nuzione della capacità ritentiva. La ridotta funzionalitàdell’attacco ne richiede la sostituzione.

Per ovviare ai disagi che può comportare il ripeter-si in modo frequente di una simile inconvenienza è sta-ta pensata l’introduzione dell’o-ring, un anellino dainserire all’interfaccia tra matrice e patrice, che assor-ba parzialmente le forze cui l’attacco è sottoposto ene prevenga l’usura. L’o-ring si predispone per unasostituzione che comporta procedimenti semplici erapidi ed evita la sostituzione delle componenti princi-pali dell’attacco. L’o-ring una volta inserito, viene a tro-varsi compresso tra due superfici di forma comple-mentare, una appartenente alla cappetta metallica el’altra alla patrice sottostante. L’o-ring è alloggiato in

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Fig 1: rappresentazioneschematica di un attacco

a sfera.

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una cavità interna alla cappetta sottodimensionatarispetto allo stesso per assicurare che questo resti insede una volta inserito. La cappetta essere provvista dimargini ben arrotondati che non possano causarelesioni all’o-ring, e dovrà esser realizzata con metalliduri e resistenti.

La patrice è una struttura cilindrica provvista di unatesta, un corpo e di un collo dove l’o-ring si inseriscequando è forzato oltre la testa. L’anello dunque dovràavere un diametro inferiore a quello della testa peraderire perfettamente. Il suo diametro dovrà esserestirato circa dell’1-2% contro il collo del perno.

La durezza dell’o-ring viene misurata con il durome-tro, che misura la resistenza superficiale alla penetra-zione in una scala da 1 a 100. Gli o- ring possono misu-rare da 30 a 90.

Per la loro realizzazione sono utilizzati materialidiversi. Attualmente i fluorocarbonati risultano imigliori perché combinano le ottime proprietà tensili

e la resistenza all’usura con la compatibilità con lavasellina e le sostanze utilizzate per lubrificare e pro-teggere gli o-rings. La lubrificazione esterna rende piùsemplice la sostituzione degli o-ring nella cappetta,limitando le torsioni. Altri materiali molto diffusi sonoi siliconi, estremamente ritentivi, flessibili, inodori einsapori, ma scarsamente resistenti all’abrasione e noncompatibili con i derivati del petrolio. Questo risultaproblematico perché possibile causa di estrusione, checomporta un allargamento del diametro e la compar-sa di segni di lesione sulla superficie interna dell’anelli-no. Sono diffusi anche gli o-ring in nitrile.

La più comune causa di sostituzione dell’o-ring èdata dall’usura in seguito alla compressione che agiscein par ticolar modo in presenza di parafunzioni.Affinché il tessuto biologico sia rispettato durante tut-te le funzioni meccaniche è necessaria l’osservanza dialcuni principi fondamentali. È utile tenere presente ladistanza tra la testa dell’impianto e la superficie libera

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Fig 2: overdenture ritenutada quattro impianti conattacchi a sfera. La matricequi è costituita da o-rings ingomma.

Fig 3: attacchi utilizzati nelpresente studio. Da sinistra:attacco metallico; attacco ingomma; attacco in teflon.

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della mucosa perimplantare al finedi scegliere in maniera corretta l’al-tezza del pilastro protesico. La par-te superiore del pilastro, infatti, deveemergere dalla mucosa di 1,5-2 mmper facilitare le manovre igieniche.

I profili superiori delle patrici sfe-riche di entrambi i lati devono esseralla stessa altezza e su un’asse idea-le che risulti parallelo all’asse dirotazione dei due condili. Non ènecessario dunque che i pilastri usa-ti abbiano la stessa altezza.

Lo scopo del presente studio invitro è quello di stabilire il numerodi cicli di inserzione-rimozione chedetermina la perdita dell’efficaciaritentiva tra tre differenti sistemi diattacco.

MATERIALI E METODI Tre attacchi a sfera differenti nel

disegno della matrice, sono statitestati nella presente ricerca: rubberO-ring (Pro-Gress, Antogyr), tefloncap (normo size Rhein) e ElitorMatrix (CL, Bone system) (fig 3). Gliesperimenti sono stati condottiusando una macchina per test uni-versali: un impianto con la sferaassemblata veniva inserito nellabranca inferiore della macchina,mentre la matrice veniva attaccatamediante un filo d’acciaio alla bran-ca superiore; la matrice veniva con-nessa manualmente alla patrice e il

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Fig 4: esecuzione del pull-out test mediante l’impiego

di una macchina per testuniversali.

Fig 5: rappresentazionegrafica del pull-out test

condotto sui tre sistemianalizzati. La linea bleu,

relativa all’o-ring in gomma,mostra un decrementodopo i primi 800 cicli.

Tab I: statistica descrittivaed analisi inferenziale dei

dati mediante test dicomparazione multipla di

Holm-Sidak.

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Tabella 1

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test di carico veniva eseguito finchè la matrice non sistaccava dalla patrice (fig. 4). Il test di carico è stato ripe-tuto 2000 volte per ogni sistema di attacco e dopo ognitest il carico massimo veniva automaticamente registra-to dal software (Nexigen, Batch Version 4.0 issue 23) earchiviato per le analisi e la rappresentazione grafica. Perl’analisi statistica dei dati un test per paragoni multipli èstato applicato da un software (Sigma Stat 3.0, SPSS)mentre la perdita del potere ritentivo è stata registratagraficamente usando il software Sigma Plot 8.0 (SPSS).

RISULTATIDalle prove dinamiche si sono registrati i seguenti

valori di carico massimo (espressi come Media±Dev.St.): 2.754±1.191 N per il Rubber O-ring, 4.614±0.693N per Teflon cups e 11.514±1.552 N per l’Elitor matrix.Il test di comparazione multipla di Holm-Sidak ha evi-denziato la presenza di una differenza significativa tra igruppi (Tab. I; fig. 5).

CONCLUSIONINel presente studio si è valutato il potere ritentivo di

un solo attacco; nella realtà clinica, invece, le overdentu-res sono generalmente supportate da due o quattroimpianti. Il dato relativo alla capacità ritentiva massimamisurata durante le prove presenta, in questo contesto,un valore relativo in quanto consente esclusivamente difare un confronto tra i tre sistemi analizzati, e non for-

nisce alcuna indicazione sul potere ritentivo misurabilein vivo. Il dato, invece, che bisogna considerare nel pre-sente lavoro è quello relativo al numero di cicli chedeterminano il deterioramento del sistema di attacco(fig 6).

Gli attacchi metallici hanno fornito il livello di ritenzio-ne maggiore (circa 11,5 N) con una deviazione standardproporzionalmente molto bassa (circa 1,5 N, pari al13,48 %), il che evidenzia il comportamento omogeneodel sistema per tutta la durata delle prove (2000 cicli).Considerazioni analoghe possono essere fatte relativa-mente agli attacchi in teflon, in cui la deviazione stan-dard è risultata pari al 15,02 %. L’attacco in gomma,invece, ha mostrato un decremento delle proprietàritentive dopo i primi 800 cicli; questa rappresenta vero-similmente la ragione per cui dopo 2000 cicli, questotipo di attacco mostra un comportamento poco omo-geneo, con una dispersione dei dati intorno alla mediarelativamente elevata (circa il 43 %). Questo rappresen-ta un dato disatteso che necessita di ulteriori indagini inquanto, considerando la differente elasticità dei materia-li testati, ci si potrebbe attendere che l’attacco in gom-ma conservi meglio le proprie caratteristiche struttura-li e risulti, pertanto, meno incline a perdere il potereritentivo.

Dal presente lavoro, pertanto, si evince che gli attac-chi in gomma necessitano di essere sostituiti più fre-quentemente rispetto alle matrici in teflon o metalliche.

BIBLIOGRAFIA

1 Carlsson G: Morphologic changes of mandible afterextraction and wearing of dentures: a longitudinalclinical and x-ray cephalometric study covering 5yaers, Odont Revy 18:27-54, 19672 Tallgren A: The reduction in face height of edentu-lous and partially edentulous subject during long-term venture wear: a longitudinal roentgenographic

cephaloetric study, Acta Odontol Scand 24:195-239,1996.3 Howell AW ,Manley RS: An electronic strain gaugefor measuring oral forces, J Dent Res 27:705, 1948 4 Carr A, Laney WR Maximum occlusal force levels inpatients with complete dentures, Int J Oral MaxillofactImpl 2:101-110, 1987

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Fig 6: O-ring in gommadeteriorato dopo le provedinamiche.

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CASO CLINICOIl paziente giunto alla nostra osservazione, maschio di

anni 35 , presenta un grave riassorbimento osseo nell’e-miarcata superiore destra a seguito di una precoceedentulia (foto 1). previo consenso informato, letto efirmato dal paziente, si decide di effettuare in un’unicaseduta una rigenerazione ossea dell’atrofia tramite gran-de rialzo di seno mascellare e l’inserimento di 3 impian-ti in titanio , bloccati con ferula in modo da garantireuna stabilità primaria e quindi guadagnare tempo sulcompletamento della riabilitazione protesica.

FASE CHIRURGICAPrevia assunzione di terapia antibiotica con

Amoxicillina eAcido Clavulanico ( Augmentin da 1gr.)da somministrarsi a partire dal giorno prima dell’inter-vento ad intervalli di 12 ore per sei giorni , il pazienteviene preparato per l’intervento.

Effettuiamo una buona infiltrazione plessica (articaina1:200.000) coinvolgendo i rami del nervo infraorbitarioin modo da poter gestire l’intervento senza dolore peril paziente .

Eseguito un lembo a tutto spessore con incisionecrestale, attraverso l’ausilio di bisturi a risonanza mole-colare, (foto 2-3) si procede ad aprire una botolaossea sulla parete laterale del seno mascellaremediante l’ausilio di una fresa a rosetta e facendo mol-ta attenzione a non danneggiare la membrana di

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GRANDE RIALZO DELSENO MASCELLARESUPERIORE DX CONTESTUALMENTE AD INSERZIONE DI 3IMPIANTI STABILIZZATIMEDIANTE FERULA IN TITANIODott. Pianta Paolo Medico Chirurgo OdontoiatraCollaboratori: Scotti Elena strumentista, Zandonà Giada Aso

Chirurgia

RiassuntoIl presente articolo prende in esame una tecnica dirigenerazione ossea descritta in letteratura ponendoparticolare attenzione alle metodiche che consento-no oltre alla rigenerazione ossea ,l’uso di impiantiosteointegrati in concomitanza con una severa atro-fia .Metodica che, grazie all’utilizzo di una ferula intitanio ci permette di minimizzare le complicanze egli effetti secondari delle tecniche chirurgicheaumentando le percentuali di successo e diminuen-do i tempi d’attesa per il ripristino totale della masti-cazione.

Parole ChiaveRigenerazione, Osteointegrazione, Atrofia

AbstractThis article examines a bone regeneration techni-que described in the literature with particular atten-tion to methods that in addition to bone regenera-tion, the use of osseointegrated implants in conjunc-tion with a severe atrophy. methods that, by using asplint in Titanium allows us to minimize the compli-cations and side effects of surgical techniquesincrease success rates and decreasing the waitingtime for total recovery of mastication.

Key WordsRegeneration, Osseointegration, Atrophy

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Schneiderian (foto 4).Rimossa la botola si accede allamembrana che riveste la cavità sinusale e si procede alsuo scollamento mediante degli appositi elevatori alfine di creare lo spazio necessario ad accogliere ilmateriale da riempimento che in questo caso è Ossodi Banca del Tessuto Muscolo Scheletrico, che facilita larigenerazione ossea (foto 5-6-7-8). Bisogna fare moltaattenzione a non lacerare la membrana visto che lapossibilità di incorrere in infezioni del seno è stretta-mente correlata all’eventuale danno della stessadurante l’intervento. Prima di apporre l’osso effettuia-

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mo dei lavaggi nella cavità con metronidazzolo quindirivestiamo la cavità con una membrana in osteocollage-ne bifasica (Hypro-Sorb) ed infine procediamo con loriempimento (foto 9-10-11-12). Terminata la ricostruzio-ne con le frese calibrate pratichiamo i fori per l’inserzio-ne degli impianti (foto 13-14-15-16-17-18-19-20-21)una volta posizionati ad una distanza ottimale li stabiliz-ziamo con una ferula in titanio modellata al momento(foto 22-23-24). Le viti di copertura dell’impianto ver-ranno utilizzate per bloccare la griglia stessa e in aggiun-ta verà posta una vite di osteosintesi della lunghezza di

3mm (foto25) , una volta verificato la presenza di stabi-lità primaria degli impianti ricopriamo il sito con dellemembrane in PRF (foto 26-27) precedentemente otte-nute dal sangue del paziente e suturiamo con la tecnicadei punti staccati (foto 28). Terminato l’intervento effet-tuiamo una radiografia panoramica di controllo dove sievidenzia l’avvenuto riempimento del seno (foto 29). Alpaziente è stata prescritta una terapia analgesica con ibu-profene 600mg ogni 8-12 ore e sciacqui con clorexidina0,20% 3 volte al giorno per 14 giorni.

Le suture saranno rimosse entro 2 settimane.

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OTTAVO SUPERIOREDISLOCATO NEL SENOMASCELLARE ASSOCIATOA CISTI FOLLICOLARE.PRESENTAZIONE DELCASO CLINICO ED ITERTERAPEUTICO.A. Borgonovo*, A. Marchetti **, A. Bianchi**, P.Rosa**, A. Panigalli**

*Prof. A.C. Scuola di specialità di chirurgia odontostomatologica, Università degli studi diMilano, clinica odontoiatrica IRCCS Fondazione Policlinico Ospedale Maggiore Ca’ Granda.**Medico frequentatore clinica odontoiatrica IRCCS Fondazione Policlinico OspedaleMaggiore Ca’ Granda.

Chirurgia

RiassuntoPur rappresentando un evento che si verifica con unafrequenza rara, in letteratura sono stati riportati casidi eruzione di elementi dentari localizzati in distrettiextraorali. In particolare, la localizzazione di questielementi ectopici può avvenire in settori come il set-to nasale, il processo coronoide, la volta del palato oil seno mascellare. La dislocazione di un elementoall’interno della cavità antrale può avvenire per trediversi ordini di cause, riscontrabili durante o al ter-mine dello sviluppo degli stessi: traumi maxillo-crania-li o a carico dei processi alveolari, processi patologicicontigui all’elemento o che interessano apparatideputati alla sua formazione, cause iatrogene qualitentativi di avulsione falliti che esitano nella disloca-zione del dente. L’eruzione di un elemento nel senomascellare può causare sinusiti, il trattamento dellequali, qualora infette, è la rimozione chirurgica deldente. Gli Autori riportano un caso di eruzione ectopica diun terzo molare mascellare nel seno mascellaredestro che si è presentato con sinusite associata erinorrea purulenta e difficoltà respiratorie dalla nari-ce destra ed è stato rimosso con approccio chirurgi-co secondo Caldwell-Luc.

Parole Chiavecisti follicolare, seno mascellare, terzo molare, disloca-zione.

AbstractEctopic eruption of a tooth into a region other thanoral cavity is rare although there have been report inlitterature. The most common sites for an ectopiceruption are nasal septum, mandibular condyle,coronoid process, palate and maxillary antrum. Ectopic eruption of a tooth can be caused by someevents occurred during or after formation process ofthe tooth: maxillo-facial trauma or to alveolar pro-cess, pathological processes occurred in areas sitedclose to the tooth or accidental displacement occur-red during failing extraction. A tooth erupted ordisplaced in maxillary sinus can be related to localsino-nasal symptoms attributed to recurrent orchronic sinusutis. The tratement of an ectopic toothin the maxillary sinus is usually removal.Authors present a case of an ectopic maxillary thirdmolar erupted in maxillary sinus, associated withpurulent rhinorrhea,removed with Caldwell-Lucprocedure.

Key Wordsdentigerous cyst, maxillary sinus, third molar, disloca-tion

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INTRODUZIONEL’eruzione degli elementi dentari rappresenta una com-

plessa serie di eventi controllati geneticamente che porta-no alla formazione prima del germe dentario e successi-vamente all’eruzione dell’elemento in arcata nella suaposizione funzionale, seguendo tempi e percorsi prestabi-liti. Il verificarsi di interazioni tissutali anomale possonocondurre all’eruzione degli elementi in posizione ectopica.Questi eventi, che possono verificarsi sia in fase di forma-zione dell’elemento dentario sia durante il suo posiziona-mento in arcata, sono ascrivibili principalmente a tre cate-gorie: traumatiche_, patologiche_ o iatrogene_.

Diversamente da l’eruzione ectopica di un elemento

all’interno della cavità orale, che rappresenta un eventopiuttosto comune, l’eruzione ectopica in altri siti, comeseno mascellare condilo mandibolare o setto nasale, rap-presenta un evento raramente riportato in letteratura.Nonostante ciò si è evidenziato come l’eruzione di ele-menti all’interno del seno mascellare può condurre allosviluppo di patologie flogistiche a carico della cavità antra-le la cui risoluzione è possibile solamente successivamen-te alla rimozione chirurgica dell’elemento_.

Gli autori presentano un caso di rimozione chirurgi-ca, con approccio chirurgico secondo Caldwell Luc, diun terzo molare mascellare erotto in posizione ecto-pica nel seno mascellare destro che presentava sinusi-

Fig.1 Ortopantomogafia cheevidenzia l’elemento incluso.

Fig.2 Tomografiecomputerizzata: dalle sezioniassiali è possibile evidenziare

l’elemento incluso.

1

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te e rinorrea purulenta.

CASE REPORTUn paziente maschio di xx anni si presenta alla nostra

osservazione inviato dal proprio odontoiatra riferendorinorrea ricorrente associata a difficoltà respiratorie edolore. L’analisi radiografica (OPT) evidenziava l’eruzioneectopica dell’elemento 1.8 nel seno mascellare destro allaquale era associato un forte stato flogistico a carico dellacavità antrale. Successivamente all’ortopantomografia si èdeciso quindi di eseguire indagini radiografiche di secondolivello (TC) grazie al quale è stato possibile evidenziare,oltre alla collocazione tridimensionale dell’elemento in

rapporto alle strutture anatomiche adiacenti, anche unaradiopacità con margini ben definiti che occupava intera-mente lo spazio della cavità antrale destra.

Si è quindi proceduto con l’enucleazione chirurgica del-l’elemento eseguita in anestesia generale. E’ stato quindiallestito un lembo mucoperiosteo in zona 2.4 - 2.7 e si èquindi proceduto con la scheletrizzazione della crestaalveolare. E’ stata quindi preparata una finestra osteotomi-ca di tipo Caldwell-Luc a mezzo strumento rotante sottoabbondante irrigazione. Questo ha permesso l’accessoalla cavità antrale e la rimozione dell’elemento ectopicoavvenuta tramite l’utilizzo di una pinza per estrazione.Contestualmente si è proceduto con l’enucleazione della

Fig.3 Disegno del lembomucoperiosteo allestito perl’avulsione dell’elementoectopico.

Fig.4 Lembo mucoperiosteoallestito in zona 4.4-4.7 escheletrizzazione del processoalveolare.

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4

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neoformazione, ponendo attenzione ad eseguire la com-pleta rimozione della stessa al fine di evitare eventuali reci-dive. Dopo ad aver eseguito delle toccature con liquido diCarnoy è stato suturato il lembo. L’esame istologico dellalesione ne ha rivelato natura di cisti dentigera.

Al follow-up ad un anno di distanza dall’enucleazionedell’elemento, da indagini radiografiche postoperatorie(OPT), non si sono evidenziati segni di recidiva. Dalle stes-se era possibile osservare una buona guarigione ossea. Ilpaziente, inoltre, non ha riferito sintomatologia assumibilea patologie flogistiche a carico del seno mascellare

DISCUSSIONEL’odontogenesi avviene intorno alla sesta settimana di

vita embrionale. Proliferando, l’epitelio ectodermico cheforma la lamina dentale da origine al germe dentario. Dallalamina dentale si sviluppano le prime gemme dentarie cheassumono l’aspetto di masse epiteliali di forma rotondeg-giante ognuna delle quali rappresenta i diversi organi del-lo smalto. Questa proliferazione continua fino alla forma-zione della dentizione permanente che avviene tra il quin-to e decimo mese di vita.

Nonostante rappresenti un’eventualità piuttosto rara, èpossibile che un elemento dentario erompa in sedi diver-

se dal cavo orale. In letteratura sono stati descritti casi dieruzione ectopica nel setto nasale_ nel condilo mandibo-lare_ e nel processo coronoide_.

Le cause che portano all’eruzione ectopica di un ele-mento sono riscontrabili sia in fase di formazione deglielementi sia al termine del loro sviluppo e sono principal-mente di tre tipi: traumi maxillo-craniali o a carico dei pro-cessi alveolari¹, processi patologici che si verificano in areecontigue all’elemento² o durante le fasi della sua formazio-ne, cause iatrogene come la dislocazione accidentale chepuò verificarsi in seguito ad un tentativo di avulsione conesito negativo³.

Lo sviluppo di una neoformazione odontogena mascel-lare può condurre alla dislocazione del dente all’internodella cavità antrale_. In questi casi sono apprezzabili sinto-mi locali attribuibili a sinusiti ricorrenti o croniche.

Pur essendone stati riportati pochi casi in letteratura, siritiene che, la dislocazione del follicolo dentale successivaallo sviluppo ed espansione progressiva di una lesionecistica di tipo follicolare possa condurre alla dislocazionedegli elementi ad esse associati, anche in posizione ecto-pica Questo tipo di lesione è riscontrabile in presenza dielementi non erotti e si presenta associata alla corona del-l’elemento incluso. Il 70% delle cisti follicolari si riscontra-

Fig.5 Finestra osteotomicaeseguita a mezzo rotante al

fine di garantire l’accessoall’elemento ectopico ed

enucleazione dellaneoformazione.

Fig.6 Avulsione dell’elementoectopico a mezzo pinze da

estrazione.

Fig.7 Cavità residua al terminedell’avulsione dell’elemento.

5 6

7

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no nella mandibola ed il 30 % nel mascellare frequente-mente associate a terzi molari e canini. Radiologicamenteappare come una radiotrasparenza uniloculare ben defini-ta associata alla corona dell’elemento che risulta spessodislocato anche a distanza considerevole. Il trattamentod’elezione, nel caso in cui questa lesione presenti segni diinfiammazione o sia in rapida espansione, è rappresentatodalla completa enucleazione della stessa associata allacontestuale rimozione dell’elemento dentale associato.L’esame istologico della lesione escissa risulta di fonda-mentale importanza alla luce della possibilità di trasforma-zione in lesione ameloblastica delle sue pareti, anche se lapossibilità di recidiva o di trasformazione maligna rappre-sentano un evento raro_. E’ comunque raccomandabile,da parte del clinico, eseguire dei controlli radiografici difollow-up a 6, 12 e 24 mesi.

CONCLUSIONILo sviluppo di un elemento dentale ectopico può condur-re, allo sviluppo di una neoformazione cistica o, in rari casi,maligna. Per questa ragione il trattamento di elezione inquesto tipo di situazione è rappresentato dall’enucleazio-ne dell’elemento stesso.In questo caso clinico si è deciso di eseguire l’avulsionedell’elemento con approccio secondo Caldwell-Luc poi-chè a dislocazione dell’elemento stesso all’interno delseno mascellare ha condotto allo sviluppo allo sviluppo disinusiti ricorrenti e rinorrea purulenta refrattarie alle tera-pie antibiotiche a cui il paziente era stato sottoposto. Ladiagnosi di tale condizione è resa possibile con l’ausilio dimetodiche radiografiche tradizionali (teleradiografia delcranio AP e LL) o ricostruttive come la TC mascellare conscansioni assiali e coronali_.

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Fig.8 Elemento dislocatorecuperato in toto eneoformazione.

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27OTTOBRE

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MANAGEMENT DEGLISTRUMENTI ENDODONTICI FRATTURATI DURANTELA CHIRURGIA ENDODONTICA: PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE.Cristiano Grandi* Cristiano Miglio***Giovanni Di Gianfilippo** Luciano Pacifici*

*Sapienza Università degli Studi di Roma Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria e Protesi DentariaInsegnamento di Clinica Odontostomatologica IIITitolare Prof. L. Pacifici

**RicercatoreSapienza Università di RomaDipartimento di Scienze odontostomatologiche e maxillo-facciali

*** Libero Professionista

Endodonzia

RiassuntoObiettivi – Gli obiettivi di questo studio sono valutare lediverse situazioni che si possono presentare durante inter-venti di chirurgia endodontica in relazione alla presenza distrumenti fratturati nella zona apicale, e proporre una clas-sificazione in grado di guidare correttamente le scelte tera-peutiche.

Classificazione IRE – Le possibili posizioni iniziali dello stru-mento fratturato intracanalare sono state catalogate in tretipi di classe in funzione della posizione del frammentorispetto ai 3 millimetri apicali destinati ad essere rimossi erispetto alla porzione di canale radicolare destinata ad acco-gliere la retro preparazione e la otturazione retrograda: Classe I (Inclusion) – frammenti interamente contenuti nel-la “zona di inclusione” distante almeno 6 mm dall’apiceradiografico. Classe R (Removal) – frammenti interamente o parzialmen-te contenuti nella “zona di rimozione” compresa tra 3 e 6mm dall’apice radiografico.Classe E (Excision) – frammenti interamente contenuti nel-la “zona di escissione” compresa nei primi 3 mm dall’apiceradiografico.

Conclusioni - La presenza di uno strumento fratturato nelterzo apicale di una radice costituisce un ostacolo sia allasigillatura ortograda sia alla realizzazione di una correttaotturazione retrograda. E’ necessario valutare in quali casi siapossibile e necessario rimuovere il frammento periapicale.Questo sembra suggerire che le indicazioni cliniche prove-nienti dalla classificazione IRE possano contribuire alla for-mulazione di un corretto progetto terapeutico. Ulterioristudi sono necessari.

Parole chiave - chirurgia endodontica, strumenti fratturati,classificazione IRE

Abstact Aims – the aims of this study is to evaluate varioussituations that can be faced during surgical endodonticsprocedures regarding the presence of intracanal separatedinstruments in the apical third, and to propose a classifica-tion in order to lead to a proper clinical choice.

IRE Classification – the several possible positions of intraca-nal separated instruments have been classified into threeclassess depending from the fragment position regardingthe last tree apical millimeters to be resected and regardingthe tree millimeters containing the root-end preparationand the root-end filling:Class I (Inclusion) – fragments are completely or partiallyincluded in the “inclusion zone” 6 mm or more from theapexClass R (Removal) – fragments are completely or partiallyincluded in the “removal zone” from 3 to 6 mm distantfrom the apex Class E (Excision) – fragments are completely included inthe “excision zone” within the last 3 apical millimeters

Conclusions – The presence of a separated ednodonticinstrument in the apical third of a root is an OSTACOLOto the endodontic sealing and even to a proper root-endfilling. An evaluation must be done about when is possibleand necessary remove the fragment. Clinical indicationfrom the IRE classification are useful for properly planningthe surgical procedure. Anyway further clinical study areneeded.

Keywords - surgical endodontics, separated instruments,IRE classification

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INTRODUZIONERitrattamenti endodontici ortogradiLa finalità del ritrattamento endo-dontico consiste nella eliminazio-ne di microorganismi che sonosopravvissuti ad un precedentetrattamento endodontico o chehanno reinfiltrato il sistema cana-lare, e nella successiva sigillaturatridimensionale di quest’ultimo. La fattibilità di un ritrattamentocanalare dipende dalla capacitàdell’operatore di accedere alsistema canalare ed in particolareal terzo apicale. Un’attenta valuta-zione radiologica preoperatoriadeve chiarire l’eventuale presenza di perni endocanalari,il tipo di materiale da otturazione è stato precedente-mente utilizzato, se sono presenti delle alterazioni dellaanatomia canalare e soprattutto se sono presenti fram-menti di strumenti endodontici fratturati e la loro posi-zione.Rimozione degli strumenti fratturati per via ortogradaLa frattura di uno strumento endodontico all’interno diun canale è uno dei rischi del trattamento endodontico.Il rischio può essere minimizzato con la consueta pruden-za e diligenza.La rimozione di uno strumento fratturato all’interno delsistema canalare ha lo scopo di permettere la disinfezio-ne e la successiva sigillatura della porzione canalare occu-pata dallo strumento e di quella a valle dello strumento.L’uso simultaneo degli strumenti d’ingrandimento come ilmicroscopio operatorio e di specifiche punte a ultrasuo-ni dedicate ala rimozione degli strumenti endodonticiintracanalari ha permesso in anni recenti di aumentare laprevedibilità di questa procedura.Quest’ultima può divenire ancora più complessa quandolo strumento si trova nella zona apicale, frequentemente

oltre una curvatura. Spesso i ten-tativi di rimuovere uno strumen-to fratturato possono provocareuna alterazione della anatomiacanalare come ad esempio dei“ledges”. In questi casi, laddovenon è possibile bypassare l’osta-colo, sarà necessario irrigare esigillare il canale sino allo stru-mento fratturato. In molti casisarà ugualmente possibile ottene-re un successo clinico.Endodonzia ChirurgicaIl trattamento canalare ortogra-do, anche sotto forma di ritratta-mento, deve sempre essere con-siderato la terapia di prima scelta

delle affezioni endodontiche, rispetto al trattamento chi-rurgico. Ciò nonostante, una volta stabilito che l’unicapossibilità terapeutica sia la chirurgia apicale, si deve tene-re presente che la percentuale di successo di questa pro-cedura è legata a molteplici fattori: tecnico-operativi, ana-tomici, biologici ed immunologici. In chirurgia endodonti-ca l’introduzione di nuove tecnologie ultrasoniche e l’a-dozione del microscopio operatorio ha rivoluzionato loscenario e le prospettive cliniche. Wesson e Gale (1)ancora nel 2003 in uno studio prospettico su 1007 ele-menti dentari condotto senza microscopio operatorio,utilizzando strumenti rotanti per la preparazione retro-grada e amalgama d’argento come materiale da ottuazio-ne retrograda, hanno ottenuto il 57% di successo a 5anni. Rubenstein e Kim (2) già nel 1999, in uno studioprospettico su 91 radici condotto utilizzando sotto con-trollo microscopico strumenti ultrasonici per la prepara-zione della cavità retrograda e Super-EBA come materia-le da otturazione, hanno rilevato il 96.80% di successo.La Endodonzia Chirurgica costituisce una ulteriore possi-

bilità di intervento dopo insuccesso del trattamen-to ortogrado (3,4). Le possibilità di ottenere la gua-

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fig-1Class I (Inclusion)

fig-2Class R (Removal)

fig-3Class E (Excision)

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3

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Tab.1Tabella riassuntiva delle areedefinita dalla classificazione IRE

rigione dopo CE sono dipendenti da numerosi fat-tori classificabili in preoperatori, intraoperatori epostoperatori (5,6).

Numerosi studi indicano percentuali di successo fino al98% (7,8) basandosi su criteri principalmente radiografici(9,10).Management degli strumenti endodontici fratturati durantela chirurgia endodonticaNei casi in cui il trattamento endodontico chirurgico èstato identificato come quello di scelta la presenza distrumenti fratturati all’interno del canale da operarerichiede, come nel caso dei ritrattamenti ortogradi, accu-rate valutazioni al fine di evitare procedure inutili e fareciò tutto ciò che può invece aumentare le chances di suc-cesso.Livello della resezione apicale e profondità della cavitàretrograda Tra fattori determinanti per il successo in chirurgia endo-dontica (Grandi 2009) (11) (Tab. I) quelli concernenti laporzione apicale della radice sono costituiti dalla resezio-ne apicale (livello ed angolazione della apicectomia) edalla preparazione retrograda. Precedenti studi hannochiarito quali siano i parametri ideali da rispettare.Molven nel 1991 (12) ha dimostrato che la maggior par-te (83%) degli apici di denti con lesioni endodontichepresenta contaminazione batterica solo negli ultimi 2 mm.Gilheany et al. nel 1994 (13) hanno confermato cheaumentando la profondità della preparazione diminuivasensibilmente l’infiltrazione apicale e che si manifestavaun’infiltrazione maggiore aumentando l’inclinazione deltaglio all’apice: l’angolo ideale di resezione era 0 gradi. Pecora et. al. (14) in uno studio su 64 denti monoradico-lati ha mostrato come aumentando la profondità dellapreparazione retrograda migliorano le capacità sigillantidei materiali, diminuendo le differenze tra di essi, fino aduna profondità di 3 mm, alla quale i vari materiali si equi-valgono garantendo un ottimo sigillo.Kim et al. el 2005 (14) hanno evidenziato come nei 3 mil-

limetri più apicali della radice si concentrrano il 98% del-le ramificazioni apicali ed il 93% dei canali laterali.Rimuovendo una porzione apicale di tali dimensioni èpossibile minimizzare il rischio di non sigillare completa-mente il neoapice. Rimuovendo una porzione di 4 milli-metri o più non ci sono evidenze di migliori risultati.Rimuovendo una porzione minore di 3 millimetri si evi-denza un maggiore rischio di non rimuovere canali late-rali o ramificazioni apicali. Una volta stabilita la necessità della resezione apicale edell’otturazione retrograda dovremo quindi:

Eseguire una resezione apicale che includa tut-ti i forami apicali.Eseguire una resezione apicale a 3 millimetridall’apice.Eseguire una resezione apicale con una inclina-zione il più possibile vicina a 0° rispetto all’as-se del canale.Realizzare una preparazione retrograda disezione ridotta.Realizzare una preparazione retrograda dialmeno 3 millimetri.Realizzare una preparazione retrograda cen-trata e pulita.

La presenza di strumenti fratturati all’interno del terzoapicale di elementi dentari candidati alla chirurgia endo-dontica può compromettere la possibilità di rispettare isuindicati parametri. Al fine di pianificare correttamente la procedura chirurgi-ca è necessario valutare la posizione dello strumentoall’interno del canale e la sua possibile influenza sulle ope-razioni di resezione, preparazione e sigillatura. Classificazione IRELe possibili posizioni iniziali dello strumento fratturatointracanalare sono state catalogate in tre tipi di classe infunzione della posizione del frammento rispetto ai 3 mil-limetri apicali destinati ad essere rimossi e rispetto allaporzione di canale radicolare destinata ad accogliere laretro preparazione e la otturazione retrograda (Tab.II): Classe I (Inclusion) – frammenti interamente contenutinella “zona di inclusione” distante almeno 6 mm dall’a-pice radiografico. (fig.1)

Eventuali frammenti contenuti in questa zona nonrichiedono tentativi di rimozione, rimangono”inclusi” all’interno del materiale endodontico. E’possibile rispettare tutti i parametri richiesti.Eseguendo una resezione a tre millimetri dall’api-ce sono disponibili tre millimetri per la preparazio-ne retrograda e la sigillatura. Il sigillo del neoapi-ce è garantito dai 3mm di otturazione retrograda.Raccomandazione clinica: non necessaria rimo-zione dello strumento fratturato

Classe R (Removal) – frammenti interamente o parzial-mente contenuti nella “zona di rimozione” compresa tra 3e 6 mm dall’apice radiografico. (fig.2)

Eventuali frammenti interamente o parzialmentecontenuti in questa zona devono essere rimossiper permettere la realizzazione di ottimale sigilloretrogrado. Eseguendo una resezione a tre milli-TAB 1

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metri dall’apice lo strumento fratturato si verrà atrovare all’interno della zona destinata ad acco-gliere la otturazione retrograda. La rimozione del-lo strumento fratturato a dei suoi tre millimetriapicali consente di possibile rispettare tutti i para-metri richiesti. Sarà possibile eseguire una corret-ta preparazione retrograda ed ottenere un sigilloapicale.Raccomandazione clinica: necessaria rimozionedello strumento fratturato o dei 3mm apicali.

Classe E (Excision) – frammenti interamente contenutinella “zona di escissione” compresa nei primi 3 mm dal-l’apice radiografico. (fig.2)

Eventuali frammenti contenuti inquesta zona vengono rimossi uni-tamente alla dentina apicaleall’atto della apicectomia. La loropresenza non influenza il tratta-mento. E’ possibile rispettare tuttii parametri richiesti.Raccomandazione clinica: nessunparticolare ulteriore trattamentoConclusioniLa presenza di uno strumentoall’interno di un canale da sigil-lare costituisce un ostacolo alraggiungimento di una corret-ta sigillatura tridimensionale,

obiettivo comune della endodonzia non chirurgica e diquella chirurgica. La assenza di un corretto riempimen-to canalare comporta anche una riduzione delle per-centuali di successo della endodonzia chirurgica. Lapresenza di uno strumento fratturato nel terzo apica-le di una radice costituisce un ostacolo sia alla sigillatu-ra ortograda sia alla realizzazione di una corretta ottu-razione retrograda. E’ necessario valutare in quali casisia necessario rimuovere il frammento periapicale.Questo sembra suggerire che le indicazioni clinicheprovenienti dalla classificazione IRE permettono di for-mulare un corretto progetto terapeutico. Ulteriori stu-di sono necessari.

Tabella 2Fattori determinanti per il

successo in chirurgiaendodontica ( da : Grandi C,

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TAB 2

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Con carico immediato post-estrattivo si intende: estra-zione di elementi dentali e finalizzazione dell’impiantomediante un adeguata struttura protesica nella stessaseduta di posizionamento dell’impianto fino a qualcheora dopo. I vantaggi non sono solo riducibili al comfortche offriamo al paziente ma anche a :migliore rispostapsicologica riduzione interventi chirurgici riduzionetempi di guarigione dei tessuti molli perimplantari recu-pero funzionale più rapido

Ha degli svantaggi: non eseguibili in tutti i casi tempi-stiche ristrette per l’allestimento delle protesi provviso-rie controlli ravvicinati post-chirurgici maggiori costi

E’ indispensabile una pianificazione protesica pre-chi-rurgica per avere tutte le informazioni e il materialeoccorrente per l’allestimento del provvisorio prima del-l’intervento stesso.(1)

Si effettua una ceratura diagnostica utile per indivi-duare la giusta morfologia dei denti mancanti in rap-porto ai denti contigui e gli antagonisti , si attua unprovvisorio in resina metacrilata predisposto ad accet-tare i monconi implantari avvitati sugli abutmen(mesostrutture).

CasoPaziente di 42 anni ,sesso femminile affetta da problemiparadontali a livello del 45-47-48 con mobilità di terzogrado degli stessi elementi dentali,desidera in un unicointervento chirurgico sia l’estrazione dei molari cheilposizionamento degli impianti seguito da un restauro

protesico provvisorio immediato. Rx rivela uno stato sufficiente per programmare un

carico immediato post estrattivo a livello del 45-46 conestrazione del 45-46-47 .

Secondo la nostra esperienza il carico immediatonon influisce in nessun modo sull’ossointegrazione deglielementi implantari in confronto a un carico tardivo.(2-

3-4-5-6-7-8-9-10)

Dopo preparazione campo chirurgico e somministra-zione dell’anestesialocale si estraggono 45-46-47 si èoptato per un sollevamento di lembo a spessore totaleper valutarei siti implantari e deficit ossei eventuali,sonostatiinseriti 2 impianti (impianti Profile). I 2 impianti han-no raggiunto una stabilità ottimale (torque di inserimen-to sup a 35 ncm) e sono stati considerati idonei al cari-co immediato. Dopo l’inserimento degliabutmen(mesostrutture) i lembi sono stati suturati confilo vecryl.

Sopra gli abutment sono state avvitate le cappette intitanio.

I tessuti molli sono stati isolati con una di diga di gom-ma.

Sulle cappette è stato posizionato il provvisorio pri-ma preparato e abbiamo connesso le cappette al prov-visorio con resina autopolimerizzante .

Dopo la polimerizzazione le cappette sono state svi-tate e il provvisorio inviato al laboratorio per la rifinitu-ra. Dopo circa mezzora il provvisorio è statoavvitatosugli abutmen e il paziente rimandato a casa.

CARICO IMMEDIATOPOST-ESTRATTIVO.Aurelio Di Donato Giovanni Alfieri

Implantologia

RiassuntoOggi con il carico immediato si ha la possibilità diridurre i tempi per la finalizzazione del restauro pro-tesico supportato dagli impianti nelle prime oredopo l’intervento chirurgico. Con vantaggi sia psico-logici che locali sui tessuti molli. In questo lavoro vie-ne presentato un caso in cui abbiamo riabilitato l’ar-cata inferiore destra mediante l’inserimento di dueimpianti in posizione 45 e 46 caricati immediatamen-te dopo circa mezzora dall’intervento con l’inseri-mento di un provvisorio in resina metacrilata.

Parole chiaveProtesico, carico immediato, metacrilata

AbstractToday with the immediate load the possibility is hadto reduce the times for the finalization of the pros-thetic restoration supported by the fittings in thefirst hours after the surgical intervention. With advantages both psychological and local on thesoft fabrics. In this job a case is introduced in whichhave rehabilitated the arcade inferior right throughthe insertion of two fittings in position 45 and 46loaded immediately later around half hour from theintervention with the insertion of a provisional inresin methacrylate.

KeywordsProsthetic: immediate load: methacrylate

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VALUTAZIONE DELLESISTEMATICHE PROTESI-CHE NELLE RIABILITA-ZIONI IMPLANTARI DELPAZIENTE EDENTULOMassimo BrunoCinzia Incardona

Implantologia

Nell’ultimo secolo è diventata una certezza il continuoinnalzarsi delle aspettative di vita e l’aumento dell’etàmedia.

Duglas(1) ha rilevato che circa il 10% della popolazionedella terza età ad oggi risulta essere edentula.

L’implantologia è ormai universalmente accettata comeuna tecnica valida e predicibile che è entrata a far partedella pratica quotidiana in odontoiatria per le riabilitazioniestetico funzionali con risultati molto soddisfacenti a medioe lungo termine.

I protocolli implantologici ad oggi sono rivolti non tantoalla funzionalità, che ha raggiunto buoni risultati indipenden-temente dalla tecnica adottata, quanto allo sviluppo di pro-cedure semplici, immediate e a basso costo.

Va sottolineato a tal proposito come gli impianti postestrattivi immediati sottoposti a carico immediato anche sesolidarizzati tra loro sono sicuramente più soggetti al falli-mento, sebbene questo dato non risulti essere statistica-mente significativo (2-3).

L’odontoiatria ad oggi è in grado di proporre soluzioniatte a stabilizzare le protesi mobili, in particolare dell’arca-ta inferiore, essendo queste poco ritentive e stabili, in quan-to dislocate dalla lingua. L’utilizzo di overdenture per riabi-litare con protesi l’arcata inferiore risulta essere di circa 20volte maggiore rispetto alle superiori (4-5).

L’utilizzo di impianti consente di ridurre il riassorbimen-to osseo, nel paziente sottoposto a bonifica dentaria, chepuò raggiungere picchi del 34% nei primi 5 anni e puòessere aggravato dall’instabilità della protesi (6).

La migliore capacità funzionale masticatoria di un pazien-te riabilitato con protesi stabilizzate da impianti miglioranola qualità della vita e il grado di soddisfazione, a detta deglistessi pazienti, del 35% rispetto ai portatori di protesi con-venzionali (7) ed è altresì dimostrata da studi elettromio-grafici che hanno evidenziato come le forze dei muscolimasticatori possano essere incrementate passando da 1/3a circa 2/3 del valore pre trattamento implantologico(8–9).

Overdentures su ballsSecondo molti autori

questa tecnica dà risul-tati più che accettabilicon il posizionamentodi soli 2 impianti (10),pertanto è indubbio ildiscorso economico,

condizionato anche da un minor costo delle ball e attacchirispetto ad altre tecniche, ed è sicuramente la soluzione piùindicata qualora ci si trovi ad affrontare riabilitazioni conridotte dimensioni verticali.

Ad oggi si è unanimemente giunti alla conclusione che lastabilità ottimale di tale tecnica si raggiunge con il posizio-namento di 4 impianti che consentono di annullare com-pletamente le forze funzionali che destabilizzano la prote-si (11). Non in ultima analisi va sottolineato come sia estre-mamente più semplice passivizzare una protesi su ballrispetto alle altre soluzioni (12). Tale tecnica prevede unariabilitazione in 2 tempi in quanto non prevedendo la soli-darizzazione degli impianti non consente il carico immedia-to degli stessi.

Da questo protocollo sono previsti controlli periodiciper verificare la ritenzione conferita dagli attacchi allasovrastruttura, la congruità dell’appoggio mucoso, quindieventuali ribasature e riposizionamento e/o sostituzionedegli attacchi.Overdentures supportate da barre

Sono richiesti quattro impianti che solidarizzati con bar-ra avente un profilo ad “U” vanno posizionati come sediideali in zona 3.4 – 3.2 – 4.2 – 4.4. Tale tecnica rispetto allaprecedente può prevedere un carico immediato degliimpianti che, essendo solidarizzati tra loro, non vengonosottoposti a micro-movimenti (13). Questa scelta protesi-ca comporta un aumento dei costi di realizzazione legatialla progettazione ed al confezionamento della barra, deicavalieri e dei chiavistelli. Risulta essere inoltre più difficolto-sa la ricerca della passivazione del manufatto protesico

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(12), tali difficoltà possono giustificare l’incidenza maggioredella rottura dei componenti della mesostruttura, rappre-sentati dalla frattura della barra tra gli impianti. Tale tecnicarichiede sicuramente una maggiore capacità ed esperienzarealizzativa non solo da parte del protesista ma anche del-l’odontotecnico. Un limite di tale metodica potrebbe esse-re rappresentato dalla ridotta dimensione verticale dispo-nibile, in quanto gli ingombri rappresentati dalla mesostrut-tura, cavalieri ed eventuali chiavistelli, risultano essere mag-giori rispetto alla tecnica precedentemente illustrata.All on four and immediate function

La validità del carico immediato su quattro impianti èampiamente documentata da oltre dieci anni (14-15).

Tale tecnica richiede come le altre un attento studio

preliminare, inoltre ci si avvale di un software quale sim-plant materialise o similari, dime radiologiche approntatecon materiali radiopachi, modelli stereo litografici su cuiapprontare i manufatti protesici, dime chirurgiche (adappoggio mucoso per la tecnica free laps o ad appoggioosseo per tecnica tradizionale) con guide in titanio al finedi poter posizionare gli impianti esattamente come pro-grammato sui modelli stereo litografici. Stiamo parlando inquesto caso di implantologia computer assistita, che richie-de pertanto una buona confidenza informatica da partedell’odontoiatra al fine di studiare, programmare , simulareed infine realizzare in equipe il manufatto protesico.

Questa metodica risulta essere di gran lunga la più

costosa rispetto alle precedenti non solo per i costi legatiall’acquisto del software ma anche ai costi delle DIMEradiologiche e chirurgiche, oltre al rischio di aver appron-tato un manufatto protesico che non si adatta con il posi-zionamento degli impianti nella bocca del paziente.

Tale metodica prevede abutments ortogonali all’assedegli impianti frontali fino ad angoli che possono variare dai17 ai 30 gradi e abutments dai 30 ai 45 gradi per i dueposteriori. Questa angolazione consente una emergenza inregione dei quinti che permette di approntare manufattiprotesici con 10 o 12 elementi (piccolo cantilever in regio-ne sei) con consegna nell’immediato post-chirurgico dellaprotesi provvisoria. Ad oggi si tende a privilegiare l’inseri-mento di impianti distali aventi inclinazione massima di 30gradi in quanto sia l’esperienza clinica che dati sperimenta-li hanno documentato un eccessivo stress da sovraccaricosu sotto,meso e sovra-struttura (16). La sopravvivenza atre anni compresi gli impianti persi prima del confeziona-mento della protesi definitiva risulta essere del 95,2% (17).

In caso di perdita di un impianto entro il primo meseMalò P. consiglia di mantenere il manufatto protesico sui treimpianti rimanenti, riposizionare l’impianto perso dopo unpaio di mesi e coinvolgerlo nel manufatto definitivo a per-tire dal quarto mese (17). Lo stesso Malò P. riferisce nellesue casistiche un incidenza pari al 30% di fratture della resi-na acrilica in corrispondenza degli abutments provvisori(17). Resta comunque da segnalare che questa tecnica senon vengono presi in considerazione. Gli impianti persinel primo mese garantisce un carico immediato con unasopravvivenza implantare variabile tra un 96,7% e 98,2%,risultati pertanto assolutamente sovrapponibili alla tecnicache prevede un attesa di 4- 6 mesi II tempo e quindi cari-co funzionale (18). Un ulteriore limite di tale protocollo,risulta essere rappresentato dalla lunghezza delle freserelativamente alla capacità di apertura del cavo orale daparte del paziente, specialmente nel posizionare gliimpianti nei settori posteriori. Bisogna infatti tener presen-te che le frese devono entrare nelle guide e attraversare iltragitto della dima chirurgica.

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PRESENTAZIONE

SALUTO PRESIDENTE DOTT. FABRIZIO FIORENTINI

L’associazione SIRIO nasce dall’amicizia e solidarietà tra colleghi implantologi,

odontoiatri e chirurghi orali che provengono dalla libera professione, dall’università e

dalla sanità pubblica e che vogliono migliorare e condividere le proprie conoscenze nel

campo della chirurgia orale dell’implantologia e dell’odontostomatologia. Nata nel 2008

come ristretto gruppo di ricerca ha prodotto numerosi studi premiati e apprezzati. Dal

2008 a oggi, in un periodo che ha visto un generale contrarsi della partecipazione a

corsi, congressi e ad associazioni scientifiche, SIRIO conosciuto una continua crescita che ha sorpreso

anche i suoi fondatori. In queste pagine troverete, anche per quest’anno, un resoconto dell’attività della

SIRIO per il 2010. Potrete trovare tutte le relazioni che avete seguito con i curricula dei relatori e gli

abstract con i contenuti. L’interesse dei colleghi ci dimostra come ci sia spazio per uno scambio cultu-

rale vero e senza condizionamenti.

La realtà della nostra professione è però in continuo cambiamento e i successi fin qui raggiun-

ti ci impongono di ideare una proposta innovativa e al passo con i tempi. Allo scadere del mio manda-

to dopo tre anni di presidenza insieme al consiglio direttivo abbiamo scelto di fare del 2011 un anno di

transizione in preparazione delle novità che Vi aspettano. Sabato 26 novembre 2011, in occasione del

congresso SIRIO 2011 passerò il pesante testimone della presidenza all’amico Roberto Pistilli, presiden-

te eletto per il prossimo triennio. Porterà, ne sono certo, la sua impronta anche in questa nuova inizia-

tiva. A lui e a tutti i membri del consiglio direttivo vanno i miei migliori auguri.

Arrivederci al congresso di novembre

BENVENUTO PRESIDENTE ELETTO DOTT. ROBERTO PISTILLI

Ho riflettuto a lungo prima di accettare di divenire il prossimo presidente

SIRIO. La nostra associazione si differenzia da molte altre per l’attività diretta in cam-

po scientifico e di ricerca, attività a cui fin da subito si sono aggiunte quella didattica e

culturale. Queste molteplicità di impegni, però, lungi dal dissuadermi, rappresenta per

me uno stimolo ad intraprendere, con i colleghi del consiglio direttivo SIRIO, un nuovo

progetto ed una nuova sfida. Consolidare Innovare e Condividere saranno i nostri

obiettivi nei prossimi anni, coinvolgendo non solo i colleghi odontoiatri che già da anni si confrontano

ma essenzialmente le nuove leve : hanno bisogno del nostro aiuto ma hanno anche la linfa giusta per

dare nuovo vigore alla nostra associazione. Durante il congresso di Roma in programma sabato 26

novembre 2011 vi presenteremo i programmi 2012. Già il congresso sarà una valida anteprima di quan-

to potrete aspettarvi. Il focus sarà sulle correlazioni tra Estetica, Implantologia e chirurgia Orale. Troverete

i migliori relatori ed i temi di maggiore interesse ed attualità. Tutto ciò non sarebbe stato possibile se

non grazie all’attuale presidente Fabrizio Fiorentini a cui va il mio più caloroso ringraziamento.

Arrivederci al congresso di novembre.

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ANNUARIO SIRIO ROMA 201028 GENNAIO 20:00 Rigenerazione pre-implantare nella mandibola Dott. Roberto Pistilli Curriculum del relatore Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Roma. Specialista in Chirurgia Maxillo –Faccialedal 1988; dirigente chirurgo Maxillo-facciale presso l’ACO S. Filippo Neri di Roma

Abstract La presenza di una favorevole anatomia dell’osso alveolare dei mascellari con spessori ed altez-ze adeguate è un requisito indispensabile per consentire il corretto posizionamento implantare

ed una conseguente riabilitazione protesica funzionalemnte ed esteticaente vaida. L’autore analizza le varie tecnichedi trattamento delle arofie ossee verticali ed orizzontali della mandibola finalizzaate alla riabilitazione implantare inte-grando el diverse possibilità terapeutiche e valutando le possibili alternative con relativi vantaggi e svantaggi. In par-ticolare vengono poste a confronto la tecnica di incremento verticale e/o trasveesale con innesti ossei autologhiprelevati dalla cresta iliaca, dalla calvaria o da sedi intraorali, la tunnel techinque, la tecnica osteodistrattiva e latrasposizione del nervo alveolare inferiore. Viene evidenziata l’importanza di un adeguato supporto dei tessuti mol-li perimplantari ed in particolare viene descritta la tecnica di approfondimento di fornoce con l’utilizzo di innestiliberi epitelio-connettivali e la tecnica di formazione di pseudopapille sec. Palacci.

10 APRILE 2010 SabatoSirio Problemi & soluzioni in implantoprotesi Dott. M. Tallarico -Evoluzione dei protocolli in implantoprotesi Curriculum relatore Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria, specializzato in Chirurgia OraleOdontostomatologica presso la stessa Università. Libero professionista in Roma.

Abstract Differenti protocolli di posizionamento e di carico degli impianti dentali sono stati proposti negli

ultimi anni in risposta all’aumentata richiesta di riduzione dei tempi operativi e di interventi chirurgici meno comp-lessi, in altre parole, ridurre il numero complessivo di impianti dentali ed evitare procedure aumento del tessutoosseo. Recentemente la funzione immediata è stata considerata come tecnica possibile nei pazienti edentuli, sia nelmascellare superiore che nella mandibola. Un’ottima stabilità primaria degli impianti sembra essere il principalerequisito per un successo a lungo termine di protesi sostenute da impianti, caricate immediatamente o precoce-mente. Ing. D. Prosperi, Dr. V. Snidero -Le connessioni moncone-impianto

Curricula relatori Ing. Marco Prosperi Laureato con lode in Ingegneria nel 1996 presso l’ Università degli Studi di Udine, Project manager presso Geassazienda manifatturiera del settore biomedicale.

Dr. Vanni Snidero Responsabile da oltre 20 anni del reparto tecnico-scientifico di GEASS Srl, azienda manifatturiera del settore bio-medicale specializzata nella produzione di impianti endossei. Relatore a oltre 150 corsi di formazione per medici,odontoiatri ed odontotecnici. Abstract Attraverso illustrazioni, foto ed elaborazioni FEM, in linea con i più attuali orientamenti scientifico-letterari, verran-no affrontati gli argomenti di seguito riportati. Le forze -carichi masticatori-e stati di sforzo: la compressione, latrazione, il taglio e le configurazioni per flessione e torsione. Caratteristiche meccaniche dei materiali coinvolti: varitipi di titanio, oro, osso come riferimento: modulo elastico, carico di snervamento, ecc. I test dei sistemi biomecca-nici: test statici, prove a fatica, i motivi delle rotture a fatica, le simulazioni FEM. I test normati: ISO 14801 e FDA. Lecaratteristiche delle principali connessioni implantari: conica, esagono interno, esagono esterno. Le viti di connes-sione: relazione torque di serraggio-precarico, condizioni per lo svitamento della vite di connessione. Il cantilever.

10 Giugno 2010 Presentazione “Progetto prevenzione del cancro orale”Studenti Corso di laurea Università La Sapienza D. Boatta, F. Carpenteri, S. Fiorentini

U. Romeo, A. Del Vecchio, M. Ripari -Il Carcinoma Orale:Prevenzione primaria e secondaria. Curricula relatori U. Romeo -Laureato, in Odontoiatria e Protesi Dentaria

Specializzato, in Chirurgia Odontostomatologica, Professore Associato presso l’Università degli Studi di Roma “LaSapienza” ,dirigente di I livello presso l’Azienda Policlinico Umberto I di Roma. A. Del Vecchio -Laureato in Odontoiatria e Protesi Dentaria, Docente di Patologia Speciale Odontostomatologicanel Master di Chirurgia Orale dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza, Docente al Master Europeo EMDO-LA, Dottore di ricerca, Membro del Consiglio Direttivo della (Società Italiana Laser in Odontostomatologia) Ripari -Professore Ordinario di Clinica Odontostomatologica per il CLSOPD l’Università degli Studi di Roma “La

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Sapienza” di cui è Presidente, Direttore della Scuola di Specializzazione in “Chirurgia Odontostomatologica” e delMaster di “Chirurgia Orale” e direttore del Corso di Alta Formazione di “Implantologia Osteointegrata”. Primariodella U.O.C di Chirurgia Orale presso l’Azienda Policlinico Umberto I, Presidente della S.I.O.F.

Abstract La stragrande maggioranza dei CO viene diagnosticata in fase avanzata, con grave nocumento per la prognosi, chepermane infausta nel breve e nel medio periodo. Tutte queste considerazioni portano ad enfatizzare il ruolo dellaprevenzione, soprattutto primaria e secondaria, miranti ad identificare ed allontanare rispettivamente i fattori di ris-chio e le lesioni epiteliali potenzialmente maligne. Tra i fattori di rischio, l’assunzione del tabacco, l’abuso di bevandealcooliche, l’infezione da HPV, altri quadri infettivi virali o miceliali, fattori legati all’alimentazione. Da ultimo non vadimenticato il ruolo essenziale di una corretta igiene orale, sempre carente nei pazienti affetti da CO. Quanto espos-to mette, una volta di più, in risalto il ruolo primario dell’Odontoiatra che, primo tra tutti, può esercitare un’azionepreventiva di sorveglianza e diagnosi precoce contro il CO, unica arma efficace in grado di ridurre considerevol-mente l’impatto sociale e biologico di questa patologia.

23 SETTEMBRE 20:00 Dott. P.M. Palattella Aula Magna Osp. George Eastman Dott. Piermario Palattella -Correlazioni tra Parodontologia ed Implantologia Curriculum relatore Medico Chirurgo, specializzato in Odontostomatologia e Protesi dentarie. Dirigente di I° livello U.O. C. di Protesi occupandosi esclusivamente di chirurgia parodontale ed impiantare. Responsabiledell’ U. O. S. di Implantoprotesi. Docente in numerosi corsi e Mater dell’Università “La Sapienza”di Roma , presso la Scuola Medica Ospedaliera di Roma. Dal 2003 è Fellow dell’ ITI Italia(International Team of Oral Implantology). Membro del Comitato Scientifico della rivista interna-

zionale “Oral Implantology”. Direttore dal 2008 del Master ad alta specializzazione Odontoiatrica “L’Estetica del sor-riso e funzione occlusale” organizzato dall’ASL/RMA, l’ Università degli studi di Roma “La Sapienza” e l’IstitutoSuperiore di Sanità di cui è anche Docente e Tutor. Autore di molteplici pubblicazioni su riviste nazionali ed inter-nazionali, ha partecipato come relatore a corsi e conferenze nazionali ed internazionali.

ABSTRACT Il ruolo della parodontologia in campo implantologico è sicuramente essenziale sia per la predicibilità di successodegli impianti stessi che risulta strettamente legato alla salute igienica del paziente implantoprotesico, sia per le tec-niche di gestione dei tessuti perimplantari che risultano indispensabili per una finalizzazione ottimale del risultato inzone ad alta valenza estetica.

6 NOVEMBRE SabatoSirio Dal recupero del dente naturalealla terapia implantare Curricul relatori

Dott. Nicola Maria Grande — Laureato inOdontoiatria e Protesi Dentaria pressol’Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC)-Roma nel 1999 con il voto di 110/110 e lode.

Dal 2001 al 2007 è Professore a Contratto di Endodonzia nel Corso di Laurea per Igienisti Dentali presso la stes-sa Università. Dott. Gianluca Plotino — Laureato nel 2002 presso l’Università Cattolica di Roma dove è stato Professore a con-tratto di Endodonzia nel Corso di Laurea in Igiene Dentale ed ha ottenuto il titolo di Dottore di Ricerca (PhD). Dott. Cristiano Miglio — Laureato in odontoiatria e protesi dentaria presso “Sapienza” Università degli Studi diRoma. Autore di articoli di endodonzia e microscopia odontoiatricaSvolge la propria attività di odontoiatra liberoprofessionista , dedicandosi prevalentemente alla endodonzia ed alla odontoiatria conservatrice. Dott. Cristiano Grandi -laureato in odontoiatria e protesi dentaria nel 1993 presso l’Università di Roma la Sapienza,perfezionato in parodontologia presso l’Università di Siena, perfezionato in chirurgia orale presso l’Università diRoma la Sapienza. Attualmente svolge la propria attività di odontoiatra libero professionista in Roma, dedicandosiprevalentemente alla chirurgia orale.

Abstracts Nicola M. Grande, Gianluca Plotino -Novità in tema di strumentazione canalare. L’introduzione degli strumenti rotanti in NiTi ha costituito una rivoluzione in campo endodontico. La riduzione deitempi ma soprattutto il miglioramento degli standard operativi è stato indiscusso ed evidente. Tuttavia nonostantei numerosi vantaggi questo tipo di strumenti ha presentato anche alcune ombre, prima fra tutte il rischio di frattura.Questo ha determinato da parte dei produttori un impegno costante per migliorarne le prestazioni. Nuovi disegni,nuove sequenze, trattamenti della lega metallica ed altre innumerevoli novità hanno arricchito il panorama di unmercato che è diventato al contempo molto caotico. Gli autori si propongono di illustrare le ultime innovazioniintrodotte nel campo degli strumenti in NiTi e di valutarne gli effettivi vantaggi ed le possibili controindicazioni.

Gianluca Plotino, Nicola M. Grande -Il restauro con perni in fibra del dente trattato endodonticamente. Le nuove prospettive nel restauro del dente trattato endodonticamente mediante l’uso di sistemi adesivi e fibre cioffrono semplicità, ergonomia, miglioramento della prognosi a lungo termine. Tutto ciò a patto di conoscere a fon-do le procedure e i materiali utilizzati. Questa conferenza si propone di illustrare come evitare spiacevoli incove-

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nienti quali decementazioni del perno e/o del restauro protesico, fratture dell’elemento, carie secondarie, con pochiaccorgimenti pratici e una corretta e rigorosa gestione delle procedure operative.

Cristiano Miglio , Cristiano Grandi -I nuovi traguardi della chirurgia endodontica Prendendo le mosse da una breve storia della chirurgia endodontica saranno valutate indicazioni e controindicazionialla chirurgia endodontica sulla base dell’esame delle varie nature delle lesioni periapicali ed alla luce delle della mag-giore efficacia delle attuali metodiche di ritrattamento ortogrado. Tutti gli aspetti critici per la selezione del casosaranno esaminati. Dopo una opportuna introduzione alle caratteristiche delle apparecchiature che , di recenteintroduzione , hanno modificato le procedure , sarà preso in considerazione lo strumentario dedicato . Seguirà unaapprofondita descrizione delle varie fasi delle procedure chirurgiche, di ognuna delle quali sarà valutata la fondatez-za e le varie tecniche proposte.

Cristiano Grandi -Riabililtazione immediata per mezzo di impianti post-estrattivi: ratio biologica e protocolli clinici Da anni l’inserimento d’impianti post estrattivi costituisce una procedura accettata. Percentuali di successo superi-ori al 95% riportate da molti studi indicano un’elevata affidabilità della procedura dal punto di vista del mero suc-cesso clinico. Numerosi fattori sono oggetto di discussione da parte degli autori in questo campo. La presenza omeno d’infezione del sito e la possibilità che questa influenzi il risultato, l’inserimento d’impianti singoli o multipli, la gestione del gap perimplantare e dell’eventuale difetto osseo, così come la possibilità di intervenire suivolumi duri e molli per migliorare le prevedibilità dei risultati estetici, rappresentano tutti importanti aspetti da valu-tare. Infine risulta altrettanto importante identificare i presidi tecnologici più idonei nell’attuare il trattamento.Impianti dentali di tipologia diversa con disegni e superfici diverse hanno fornito prestazioni diverse. L’utilizzo d’im-pianti dotati di micro filettature nella zona del collo implantare, di switching platform e di connessione conica garan-tiscono maggiore stabilità dei livelli ossei perimplantari a un anno. Inoltre impianti caratterizzati dalla superficieSyntegra® subiscono minore diminuzione della stabilità post inserimento. L’analisi di tutti gli aspetti citati e la cor-retta valutazione delle possibilità di caricare immediatamente le fixture conducono alle più elevate percentuali disuccesso indicate dalla letteratura e all’ottenimento della maggiore compliance da parte del paziente.

2 DICEMBRE 20:00 Dott Alessandro Venezia Terapia Parodontale Non Chirurgica Curriculum relatore Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1985 presso l’Università degli Studi di Roma “LaSapienza”,.Specializzato in Odontostomatologia. Dirigente di Primo Livello presso la Divisione diParodontologia ed Implantologia Ospedale Odontoiatrico Regionale “George Eastman” -A.S.L.RMA-Roma . Insegnante nella Scuola Medica Ospedaliera.

Abstract Nella pratica odontoiatrica quotidiana la rimozione meccanica dei biofilms,della placca e del tartaro sopra e sotto-gengivale rappresenta l aspetto fondamentale della terapia e del mantenimento della gengivite edella parodontite.La rimozione meccanica dei biofilms,della placca e deltartaro sopra e sottogengivale può essere effettuata con stru-menti manuali,sonici ed ultrasonici . Il metodo Vector è un apparecchio ad ultrasuoni di ultima generazione che rivo-luziona le metodiche di applicazione degli ultrasuoni in campo odontoiatrico. In particolare il metodo Vector per-mette il trattamento non chirurgico della malattia parodontale utilizzando una tecnica ultrasonica microinvasiva. Nelmetodo Vector l’acqua è l’elemento di fondamentale importanza nella trasmissione dell’energia degli ultrasuoni allasuperficie del dente da trattare. L’energia generata dagli ultrasuoni,infatti, viene trasmessa ad un anello metallico cheentrando in risonanza trasmette dei micromovimenti lineari in su ed in giù alla punta lavorante e da questa all’ac-qua che permea costantemente la punta stessa. A questo punto nell’acqua,che è in intimo contatto con la puntalavorante,inizia un processo che in fisica prende il nome di “cavitazione ultrasonora” e cioè la formazione e l’attivitàdi bolle d’aria all’interno di un liquido sottoposto ad un intenso campo ultrasonoro. La moltitudine di bollicine gene-rate dall’enorme pressione dell’ultrasuono vengono compresse fino ad esplodere (implosione) con conseguenterilascio di una notevole quantità di energia d’urto che colpisce l’oggetto da trattare. Il principio richiamato è quellodei “litotritori”,sistemi utilizzati in medicina per la frantumazione dei calcoli renali. Nella tasca parodontale l’ondad’urto prodotta dalla cavitazione ultrasonora dell’acqua è in grado di rimuovere e disgregare i biofilms,la placca bat-terica (esplosione della membrana batterica) ed il tartaro sottogengivale,senza danneggiare le strutture dentali.Recenti studi scientifici hanno dimostrato che all interno della cavità orale può avvenire una trasmigrazione batteri-ca con successiva colonizzazione in altri siti. Queste conclusioni hanno cambiato i concetti correnti sui tempi deltrattamento della superficieradicolare nella terapia parodontale. Il protocollo operativo comprendel esecuzione del-la terapia meccanico-strumentale manuale di tutti i settori della bocca entro le 24 ore (full mouth approach) conaggiunta di sostanze antisettiche (full-mouth-disinfection) oppure in un unica seduta mediante ultrasuoni(full-mouthultrasonic debridment) ,per impedire che tasche parodontali già trattate possano essere colonizzate nuovamenteda batteriparodontopatogeni,durante il periodo del nuovo trattamento. Il presente lavoro prende in considerazionel utilizzo del microscopio operatorio in parodontologia: con particolare riguardo all esperienza in un ospedale odon-toiatrico nel trattamento “full mouth ultrasonic debridment” della parodontite.

CONGRESSO SIRIO ROMA 2011Segna la data !ROMA 26 NOVEMBRE 2011Estetica, Implantologia e Chirurgia Orale: Le Relazioni

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L ’isola di Sri Lanka, damolti conosciuta comeCeylon (nome datole

dagli inglesi che la acquisironocome colonia dal 1802 al 1948),detta la “lacrima dell’India” per lasua posizione geografica quasi sidistaccasse come una lacrimaappunto dall’estremo sud delsubcontinente indiano, è un raro

esempio di come natura e storiasi fondano in un perfetto amal-gama. Finalmente tornata allanormalità dopo anni di sanguino-sa guerra civile (che però inte-ressò soltanto il nord dell’isola)Sri Lanka si mostra al viaggiatoreal meglio delle sue possibilità. Lacapitale, Colombo, riveste soloun importanza burocratica, ma è

da lì che i tour iniziano sempre.Dopo una sosta ad Aukana perammirare un’immensa statua delBuddha (fig.1) si arriva nella zonedelle antiche capitali,Anuradhapura e Polonnaruwa.Anuradhapura è nota per l’albe-ro del Bodhi, uno dei più antichidel mondo e per i suoi templi(fig.2) ancora frequentati dai

fedeli, che ne fanno un sito anco-ra”vivo” dove si può assistere acerimonie religiose in ognimomento della giornata (fig.3).La stessa cosa non si può dire diPolonnaruwa e del suo “quadri-latero” (fig.4), una sorta di citta-della dove si svolgeva la vitaburocratica e religiosa, dove ilviaggiatore resta estasiato davan-

LA VIA DELLA SETA (QUINTA PARTE)

MARCO POLO

Di Alfredo Tursi

Lankamale, ovvero viaggio tra la storia e la natura dello Sri Lanka, la “lacrimadell’India” con relax finale nel meravigliosoarcipelago delle Maldive.

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ti a due Buddha scolpiti nellaroccia di pregevole fattura(fig.5). Le due capitali sono lelocalità più a nord che si visitano,fino a pochi anni fa più a nordc’era la guerra, una sanguinosaguerra civile che contrapponevale forze governative alle “tigritamil”, un gruppo separatistaorganizzato militarmente checombatteva per la creazione diuno stato indipendente nel norde nell’est dell’isola. Dal 2009 èstata dichiarata una tregua chesembra reggere ancora oggi. Idanni sono stati tanti in terminidi vite umane, ma non sonostate risparmiate nemmeno lestrutture turistiche. Solo dapoco i tour operator ripropon-

gono le spiagge del nord, chedicono siano le più belle delpaese, tra le mete visitabili. Pocopiù a sud di Polonnaruwa è larocca di Sigiryia (fig.6) che sierge nella verde pianura; la salitasulla sommità è abbastanza ard-ua soprattutto se si tiene contodell’umidità forte del momento(io sono andato a dicembre,periodo detto secco, ma l’umid-ità è alta lo stesso……moraledella favola: in Sri Lanka è SEM-PRE umido!!!). Sulle pareti dellarocca vi sono dei bellissimiaffreschi (fig.7) rappresentanti le“apsara”, spiriti femmina dellenubi e delle acque nelle mitolo-gie indù e buddista. Per godersilo spettacolo di questi affreschi

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ci si deve inerpicare su unascaletta stretta e ripida (fig.8),ma lo spettacolo vale la fatica.Altro spettacolo notevole sonole grotte di Dambulla, dove all’in-terno di grotte naturali sonoposte figure del Buddha sia scol-pite sia dipinte con colori intensie suggestivi (fig.9). Si prosegueverso sud per arrivare a Kandy, la

seconda città più grande dell’iso-la. Qui si può passeggiare nelmercato delle spezie (fig.10)(idea per un souvenir da riporta-re in Italia) o passare un po’ ditempo nel Tempio del SacroDente di Buddha (fig.11), il piùimportante dell’intero paese, traoranti bianco vestiti e suonatoriche intercalano le preghiere. Nel

mercato delle spezie si puòanche trovare il the (fig.12), per ilquale lo Sri Lanka (ricordateCeylon?) è famosa nel mondo.Per vedere le piantagioni di thebisogna però spostarsi verso sude alzarsi di quota. A Nuwara Elyapercorriamo una bellissima stra-da tra vaste piantagioni (fig.13) efabbriche dove viene prodotto

appunto il the. Visitiamo una diqueste fabbriche e veniamo resiedotti sulle varie fasi di produ-zione di quella che è la secondabevanda più diffusa al mondodopo l’acqua. Il tour è quasi fini-to, la ciliegina sulla torta è l’orfa-natrofio degli elefanti, dove ven-gono portati i pachidermi rimastisenza famiglia. Assistiamo all’al-

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lattamento dei piccoli (fig.14) eal bagno degli adulti (Fig.15) nelfiume. E questa è l’ultima imma-gine dello Sri Lanka: la sera stes-sa infatti un aereo ci porta inun’ora di volo nella capitale del-

l’arcipelago delle Maldive.L’arcipelago è costituitoda 1.190 isole coralline poggiatesu basamenti di roccia calcarea ecorallina. Sono note per labellezza del mare (fig.16 e 17) e

dei suoi fondali. Qui, tra snorkel-ing e relax, indugiamo una setti-mana tra gli atolli su una barcaspartana ma comunque dotatadi tutti i confort. E siamo tutti un pochino tristi

quando dai finestrini dell’aereoche ci riporterà a casa vediamosvanire gli splendidi atolli maldi-viani che si stagliano sull’azzurrooceano.Buon Viaggio!

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