Svolta mancata - 1-15/16-31 Gennaio 2012 - AnnoXLVI-NN. 125-126

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S pinto dall’ottenimento di una amplissima fiducia bi- partisan ricevuta in entrambi i rami del Parlamento - solo la Lega ha votato contro - il neo Primo Ministro Monti ha vara- to la squadra di tecnici che ha il difficile compito di proteg- gere i conti italiani dalla tem- pesta speculativa che da mesi si abbatte sulla nostra finanza pubblica. Tale varo è stato ac- colto da commenti di appro- vazione e di speranza dalla gran parte degli schieramenti politici, dalle categorie produt- tive e sociali del Paese e so- prattutto dalla totalità dei mass- media italiani. Come da accordi presi con i rappresentanti politici dei par- titi più importanti, la squadra di governo è formata solo da “tecnici” e non da uomini po- litici anche se la distinzione tra le due categorie è sempre molto opinabile anche perché da sempre - almeno in Italia, patria della lottizzazione - chi riveste, o ha rivestito, posti strategici nelle università, nel- le banche, nelle direzioni mi- nisteriali o come nei gangli della magistratura, ha le pro- prie aderenze e contiguità po- litiche senza le quali ben diffi- cilmente avrebbe ricoperto ta- li prestigiose posizioni. Ovviamente la speranza di tut- ti è che tale uniformità di in- tenti, oltre che a rasserenare il clima politico italiano, produ- ca quegli interventi necessari utili alla stabilizzazione socio- economica del Bel Paese. La strada per l’ex rettore della Bocconi è tutta in salita ma al- meno per il momento pare che egli non debba affrontare lungo il proprio percorso - co- me accaduto a Berlusconi - la permanenza in un clima poli- tico reso incandescente dal- l’agone politico e la cattiva “pubblicità “ degli organi di in- formazione italiani. La situazione in ogni caso ci impone di fare alcune rifles- sioni. In primo luogo pare che l’av- vento del nuovo Primo Mini- stro non abbia portato - alme- no a leggere i resoconti dei ti- toli quotati alla Borsa di Mila- no o dall’andamento dell’ora- mai famigerato spread con i ti- toli di Stato tedeschi - i miglio- ramenti auspicati, più che pre- visti in verità. Dimostrazione questa che i mercati finanziari continuano ad avere non molta fiducia nel sistema economico italiano a prescindere dal nome del Pri- mo Ministro. Più volte, infatti, abbiamo ribadito che al netto delle difficoltà politiche patite da Berlusconi negli anni del suo Governo era ed è la crisi del sistema politico-decisiona- le italiano a preoccupare la fi- nanza internazionale più che le vicende interne ad un mon- do parlamentare le cui regole di funzionamento gli osserva- tori esteri faticano da sempre a comprendere: la sfiducia nel sistema politico del Paese è, ed era sostanzialmente data dalla incapacità di quest’ulti- mo a prendere decisioni an- che possedendo una impor- tante maggioranza numerica parlamentare. I nostri partners europei - Ger- mania e Francia in primo luo- go - al momento sembrano es- sere contenti del nuovo Go- verno italiano per il motivo che solo attraverso un esecuti- vo tecnico possono far digeri- re al Paese quelle riforme e quei provvedimenti che qua- lunque altro Governo con una matrice più spiccatamente po- litica avrebbe avuto difficoltà a far approvare dal Parlamento, straziato dalle continue faide interne ed esterne agli schiera- menti partitici presenti. Il timore è che però tale Gover- no, pur in assenza di una liti- giosità interna, non possieda in questo caso la forza e l’autore- volezza necessaria, che solo la legittimazione ricevuta dal cor- po elettorale può infondere, a puntare i piedi con i due gigan- ti economici dell’Unione euro- pea: insomma se prima con un Governo politico il pericolo stava nel non prendere quelle decisioni necessarie al bene del Paese ora il rischio sta nel fatto che il nuovo Primo Mini- stro potrebbe decidere di aval- lare tutti quei provvedimenti economici proposti dall’UE o dal Fondo Monetario Interna- zionale senza badare alle con- seguenze che esse avrebbero sul nostro popolo. Il fondato sospetto è che alla fine le decisioni vengano pre- se solo sui numeri e non sulle situazioni che tali numeri han- no determinato: insomma bi- sognerà rimpinguare al solito le casse dello Stato prelevando i danari sufficienti a ciò dalle tasche del cittadino senza mo- dificare alcunché. Già trapelano infatti notizie ri- guardo la riproposizione del- l’Ici, di un mancato adegua- mento delle pensioni al tasso inflattivo programmatico e dell’introduzione di una tassa sul patrimonio o dell’accetta- zione di un mega mutuo di 500 miliardi di Euro a tasso agevolato da parte del FMI ma di come rendere più produtti- va la Pubblica Amministrazio- ne, riformare le Istituzioni o di sburocratizzazione e de-sinda- calizzazione del mercato del lavoro ancora non si parla, Monti ha detto solo che tali ar- gomenti verranno discussi in seguito di concerto con le for- ze sociali e che quindi- è im- plicito nell’affermazione - tutto rimarrà tale e quale come adesso per non correre il ri- schio di scontentare qualcuno. Queste dichiarazioni da una parte rincuorano ma dall’altra preoccupano. Rincuorano perché sono la ta- cita ammissione da parte di Monti della propria incapacità e impossibilità - salvo spacca- re il clima bipartisan appena instauratosi - a prendere quel- le decisioni necessarie al riav- vio socio-economico del Pae- se. Preoccupano poiché vuole anche dire che non affrontan- do tali scogli, insuperabili per un Governo politico, figuria- moci per un esecutivo tecnico, il presidente del Consiglio ha intenzione ancora di rimanere al suo posto più del dovuto, oltre al periodo necessario per il riordino dei conti pubblici, perché evidentemente sarà ne- cessario varare ulteriori prov- vedimenti economici . Il prolungarsi oltre il lecito ed il necessario di tale governo tecnico - a prescindere dalla capacità indiscussa ed indiscu- tibile di Monti - può creare le condizioni per un’ulteriore perdita di posizioni e di im- portanza dell’Italia rispetto agli altri Paesi di vertice. Solo il ritorno rapido alle urne potrà dare al Paese un nuovo Governo che tra le varie ed eventuali affronti finalmente una rivisitazione dell’assetto di tutte le istituzioni europee - economi- che e politiche - così come sono state concepite e programmate nell’ultimo ventennio. Ma purtroppo mentre la politi- ca fugge o aspetta i ragionieri del Governo e dell’Unione Eu- ropea fanno di conto e si av- viano all’incasso. COPIA OMAGGIO Abb. sostenitore da E 1000 - Abb. annuale E 500 - Abb. semestrale E 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy — Fondato da Turchi — Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-31 Novembre-Dicembre 2011 - Anno XLV - NN. 123-124 E 0,25 (Quindicinale) POLITICA — a pagina 2 — APPROFONDIMENTI — a pagina 7 — LA PIAZZA D’ITALIA Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727 il futuro a cura di FRANZ TURCHI D i fronte a noi abbiamo un nuovo quadro da poter dipingere e dob- biamo solo scegliere che colori mette- re sulla tavola. Può essere infatti un’opportunità di in- novazione per il nostro paese e l’Euro- pa in termini generali e allora scelgo molto colore da mettere sul mio qua- dro; oppure siamo davanti alla deca- denza, sia economica che sociale, del- l’Italia e dell’Unione Europea e quindi scelgo il bianco e nero. Penso che dopo molto soffrire sceglie- remo i colori che all’inizio saranno pa- stello e poi diventeranno accesi, lo di- co e lo sento perché penso che con le riforme che faremo ed il cambio di rot- ta degli accordi europei (patto di sta- bilità,BCE, Euro bond) rinnoveremo anche il progetto europeo. In entrambi i casi c’è stata una caren- za decisionale sia per l’Italia che per l’Europa, stretta nei suoi rivoli buro- cratici e nelle troppe istituzioni ridon- danti; ora è il momento di decidere, con sofferenza e passione per il nostro paese e così per l’Europa; lo dobbia- mo a chi viene dopo di noi. Le riforme vertono su tre punti in Ita- lia ed altrettanti in Europa, vediamoli insieme. Il primo punto Italiano riguarda le pensioni per cui si andrà in pensione più tardi e con più contributi; l’aumen- to per l’ICI e la rivalutazione catastale per quello che riguarda il settore im- mobiliare; e la liberalizzazione del mercato del lavoro, sia nei contratti che nei singoli settori. Per l’Europa invece riguarda il patto di stabilità (rivedere i valori delle monete di conferimento nel paniere UE); rive- dere i poteri della BCE o meglio esse- re questa “prestatore di ultima istan- za”, infine emettere titoli Europei ga- rantiti dalla BCE stessa (eurobond). A questo riforme già sul tavolo mi per- metto di aggiungere un tema ulteriore da discutere, cioè che ci sia più pote- re decisionale o della commissione o del parlamento Europeo, togliendo quelle norme, a mio avviso troppo bu- rocratiche, che danno maggioranze di- verse e temi diversi in termini di deci- sioni alle due istituzioni. Credo che tutto questo ci possa aiuta- re a credere ancora nel nostro sogno di un paese migliore e di un’Europa equa, sociale e soprattutto con un fu- turo vero e reale. Ricco, continuamente aggiornato: arriva finalmente sul web il nuovo punto di riferimento per i giovani e per un nuovo modo di fare politica in Italia www.lapiazzaditalia.it Una Piazza di confronto aperta al dibattito su tutti i temi dell’agenda politica e sociale per valorizzare nuove idee e nuovi contenuti Il tempo è finito La politica della bandiera bianca Un nuovo capitolo della legislatura si apre con incognite enormi Fiducia a Monti www.lapiazzaditalia.it

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Svolta mancata - la crisi europea e americana - Il paese dei sogni si sgretola - Promossi e bocciati del 2011 - La stangata 2012 - Tagli di rating a catena - Decreto per la semplificazione tributaria - Fiscal compact - Reportage dalla provincia autonoma del Kosovo - Ritiro USA - KFOR - Questa guerra non si dimentica - Ricchezza inopportuna - Garganega

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Spinto dall’ottenimento diuna amplissima fiducia bi-

partisan ricevuta in entrambi irami del Parlamento - solo laLega ha votato contro - il neoPrimo Ministro Monti ha vara-to la squadra di tecnici che hail difficile compito di proteg-gere i conti italiani dalla tem-pesta speculativa che da mesisi abbatte sulla nostra finanzapubblica. Tale varo è stato ac-colto da commenti di appro-vazione e di speranza dallagran parte degli schieramentipolitici, dalle categorie produt-tive e sociali del Paese e so-

prattutto dalla totalità deimass- media italiani.Come da accordi presi con irappresentanti politici dei par-titi più importanti, la squadradi governo è formata solo da“tecnici” e non da uomini po-litici anche se la distinzione trale due categorie è sempremolto opinabile anche perchéda sempre - almeno in Italia,patria della lottizzazione - chiriveste, o ha rivestito, postistrategici nelle università, nel-le banche, nelle direzioni mi-nisteriali o come nei ganglidella magistratura, ha le pro-prie aderenze e contiguità po-litiche senza le quali ben diffi-cilmente avrebbe ricoperto ta-li prestigiose posizioni.Ovviamente la speranza di tut-ti è che tale uniformità di in-tenti, oltre che a rasserenare ilclima politico italiano, produ-ca quegli interventi necessariutili alla stabilizzazione socio-economica del Bel Paese.La strada per l’ex rettore dellaBocconi è tutta in salita ma al-meno per il momento pareche egli non debba affrontarelungo il proprio percorso - co-me accaduto a Berlusconi - lapermanenza in un clima poli-tico reso incandescente dal-l’agone politico e la cattiva“pubblicità “ degli organi di in-formazione italiani.La situazione in ogni caso ciimpone di fare alcune rifles-sioni.In primo luogo pare che l’av-vento del nuovo Primo Mini-stro non abbia portato - alme-no a leggere i resoconti dei ti-toli quotati alla Borsa di Mila-no o dall’andamento dell’ora-mai famigerato spread con i ti-

toli di Stato tedeschi - i miglio-ramenti auspicati, più che pre-visti in verità.Dimostrazione questa che imercati finanziari continuanoad avere non molta fiducia nelsistema economico italiano aprescindere dal nome del Pri-mo Ministro. Più volte, infatti,abbiamo ribadito che al nettodelle difficoltà politiche patiteda Berlusconi negli anni delsuo Governo era ed è la crisidel sistema politico-decisiona-le italiano a preoccupare la fi-nanza internazionale più chele vicende interne ad un mon-do parlamentare le cui regoledi funzionamento gli osserva-tori esteri faticano da sempre acomprendere: la sfiducia nelsistema politico del Paese è,ed era sostanzialmente datadalla incapacità di quest’ulti-mo a prendere decisioni an-che possedendo una impor-tante maggioranza numericaparlamentare.I nostri partners europei - Ger-mania e Francia in primo luo-go - al momento sembrano es-sere contenti del nuovo Go-verno italiano per il motivoche solo attraverso un esecuti-vo tecnico possono far digeri-re al Paese quelle riforme equei provvedimenti che qua-lunque altro Governo con unamatrice più spiccatamente po-litica avrebbe avuto difficoltà afar approvare dal Parlamento,straziato dalle continue faideinterne ed esterne agli schiera-menti partitici presenti.Il timore è che però tale Gover-no, pur in assenza di una liti-giosità interna, non possieda inquesto caso la forza e l’autore-volezza necessaria, che solo la

legittimazione ricevuta dal cor-po elettorale può infondere, apuntare i piedi con i due gigan-ti economici dell’Unione euro-pea: insomma se prima con unGoverno politico il pericolostava nel non prendere quelledecisioni necessarie al benedel Paese ora il rischio sta nelfatto che il nuovo Primo Mini-stro potrebbe decidere di aval-lare tutti quei provvedimentieconomici proposti dall’UE odal Fondo Monetario Interna-zionale senza badare alle con-seguenze che esse avrebberosul nostro popolo.Il fondato sospetto è che allafine le decisioni vengano pre-se solo sui numeri e non sullesituazioni che tali numeri han-no determinato: insomma bi-sognerà rimpinguare al solitole casse dello Stato prelevandoi danari sufficienti a ciò dalletasche del cittadino senza mo-dificare alcunché.Già trapelano infatti notizie ri-guardo la riproposizione del-l’Ici, di un mancato adegua-mento delle pensioni al tassoinflattivo programmatico edell’introduzione di una tassasul patrimonio o dell’accetta-zione di un mega mutuo di500 miliardi di Euro a tassoagevolato da parte del FMI madi come rendere più produtti-va la Pubblica Amministrazio-ne, riformare le Istituzioni o disburocratizzazione e de-sinda-calizzazione del mercato dellavoro ancora non si parla,Monti ha detto solo che tali ar-gomenti verranno discussi inseguito di concerto con le for-ze sociali e che quindi- è im-plicito nell’affermazione - tuttorimarrà tale e quale come

adesso per non correre il ri-schio di scontentare qualcuno.Queste dichiarazioni da unaparte rincuorano ma dall’altrapreoccupano.Rincuorano perché sono la ta-cita ammissione da parte diMonti della propria incapacitàe impossibilità - salvo spacca-re il clima bipartisan appenainstauratosi - a prendere quel-le decisioni necessarie al riav-vio socio-economico del Pae-se. Preoccupano poiché vuoleanche dire che non affrontan-do tali scogli, insuperabili perun Governo politico, figuria-moci per un esecutivo tecnico,il presidente del Consiglio haintenzione ancora di rimanereal suo posto più del dovuto,oltre al periodo necessario peril riordino dei conti pubblici,perché evidentemente sarà ne-cessario varare ulteriori prov-vedimenti economici .Il prolungarsi oltre il lecito edil necessario di tale governotecnico - a prescindere dallacapacità indiscussa ed indiscu-tibile di Monti - può creare lecondizioni per un’ulterioreperdita di posizioni e di im-portanza dell’Italia rispetto aglialtri Paesi di vertice.Solo il ritorno rapido alle urnepotrà dare al Paese un nuovoGoverno che tra le varie edeventuali affronti finalmente unarivisitazione dell’assetto di tuttele istituzioni europee - economi-che e politiche - così come sonostate concepite e programmatenell’ultimo ventennio.Ma purtroppo mentre la politi-ca fugge o aspetta i ragionieridel Governo e dell’Unione Eu-ropea fanno di conto e si av-viano all’incasso.

COPIA OMAGGIOAbb. sostenitore da EE 1000 - Abb. annuale EE 500 - Abb. semestrale EE 250 - Num. arr. doppio prezzo di copertina

In caso di mancato recapito restituire a Poste Roma Romaninaper la restituzione al mittente previo addebito - TAXE PERCUE tass. riscoss Roma-Italy

— Fondato da Turchi —

Poste Italiane SpA - Spedizione in abbonamento postale - 70% - dcb-Roma 1-15/16-31 Novembre-Dicembre 2011 - Anno XLV - NN. 123-124 E 0,25 (Quindicinale)

POLITICA

— a pagina 2 —

APPROFONDIMENTI

— a pagina 7 —

LA PIAZZA D’ITALIA

Per la vostra pubblicità telefonare allo 800.574.727

il futuro

a cura di FRANZ TURCHI

Di fronte a noi abbiamo un nuovoquadro da poter dipingere e dob-

biamo solo scegliere che colori mette-re sulla tavola.Può essere infatti un’opportunità di in-novazione per il nostro paese e l’Euro-pa in termini generali e allora scelgomolto colore da mettere sul mio qua-dro; oppure siamo davanti alla deca-denza, sia economica che sociale, del-l’Italia e dell’Unione Europea e quindiscelgo il bianco e nero.Penso che dopo molto soffrire sceglie-remo i colori che all’inizio saranno pa-stello e poi diventeranno accesi, lo di-co e lo sento perché penso che con leriforme che faremo ed il cambio di rot-ta degli accordi europei (patto di sta-bilità,BCE, Euro bond) rinnoveremoanche il progetto europeo.In entrambi i casi c’è stata una caren-za decisionale sia per l’Italia che perl’Europa, stretta nei suoi rivoli buro-cratici e nelle troppe istituzioni ridon-danti; ora è il momento di decidere,con sofferenza e passione per il nostropaese e così per l’Europa; lo dobbia-mo a chi viene dopo di noi.Le riforme vertono su tre punti in Ita-lia ed altrettanti in Europa, vediamoliinsieme.Il primo punto Italiano riguarda lepensioni per cui si andrà in pensionepiù tardi e con più contributi; l’aumen-to per l’ICI e la rivalutazione catastaleper quello che riguarda il settore im-mobiliare; e la liberalizzazione delmercato del lavoro, sia nei contrattiche nei singoli settori.Per l’Europa invece riguarda il patto distabilità (rivedere i valori delle monetedi conferimento nel paniere UE); rive-dere i poteri della BCE o meglio esse-re questa “prestatore di ultima istan-za”, infine emettere titoli Europei ga-rantiti dalla BCE stessa (eurobond).A questo riforme già sul tavolo mi per-metto di aggiungere un tema ulterioreda discutere, cioè che ci sia più pote-re decisionale o della commissione odel parlamento Europeo, togliendoquelle norme, a mio avviso troppo bu-rocratiche, che danno maggioranze di-verse e temi diversi in termini di deci-sioni alle due istituzioni.Credo che tutto questo ci possa aiuta-re a credere ancora nel nostro sognodi un paese migliore e di un’Europaequa, sociale e soprattutto con un fu-turo vero e reale.

Ricco, continuamente aggiornato:arriva finalmente sul web il nuovo punto

di riferimento per i giovani e per unnuovo modo di fare politica in Italia

www.lapiazzaditalia.itUna Piazza di confronto aperta aldibattito su tutti i temi dell’agenda

politica e sociale per valorizzare nuoveidee e nuovi contenuti

Il tempo è finito

La politica della bandiera

bianca

Un nuovo capitolo della legislatura si apre con incognite enormi

Fiducia a Monti

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Il passaggio del testimone daBerlusconi a Monti sembra

aver finalmente spento tuttiquei focolai di dissenso politi-co e sociale che la permanen-za del Cavaliere a Palazzo Chi-gi sembrava rendere perenni.Numerosi sono i personaggiche beneficeranno o che pro-veranno a trarre un qualchevantaggio dal passo indietro diBerlusconi.I primi che senza dubbioavranno stappato una bellabottiglia di Champagne per lasconfitta del “Re di Arcore”immaginiamo siano stati ilPresidente francese Sarkozy ela cancelliera Merkel, i quali,messo da parte il politico ita-liano che più ha contrastatoper carisma ed abilità i loro in-teressi economici e geopoliti-ci, già pregustano la “sommi-

nistrazione” al Continente in-tero - Italia compresa ovvia-mente - di un nuovo pattoeconomico tutto a loro van-taggio: insomma l’Europa adue velocità ben presto po-trebbe vedere la luce.Un continente incernierato eincardinato lungo l’asse Parigi- Berlino che potrebbe tramu-tarsi in un unico grande mer-cato franco-tedesco con gli al-tri partners europei a fare soloda comparsa pronti ad accet-tare supinamente ogni deci-sione politica ed economicadei due stati principali.Fantapolitica? Mica tanto vistoche Sarkozi e Merkel, secondoi ben informati, avrebbero giàpreparato una riedizione deltrattato di Maastricht che met-terebbe sotto tutela esternaancora di più di quanto già ac-cade adesso la politica econo-mica di tutti quei Paesi chesforerebbero i parametri finan-ziari stabiliti.D’altronde la seria minaccia,che pure l’Italia corre il rischiodi ricevere con il “peloso” aiu-to di 600 miliardi di euro daparte del Fondo Monetario In-ternazionale, non è altro cheun segnale di quanto appareconcreta la possibilità di dive-nire anche noi uno Stato a de-mocrazia limitata sulla scortadi quanto già accaduto permolti altri Paesi africani o su-damericani che sono incappa-ti nell’erogazione di tali aiuti: ipresupposti ci sono già tuttivisto che ad esempio il Presi-dente francese - da buon mae-strino con la penna rossa - si èaffrettato a minacciare Montidi sbrigarsi a “fare quello chedeve fare” per la salvezza del-l’Italia. Ovviamente il “da far-si” a Monti glielo hanno spie-gato bene a quattro occhi ilnovello De Gaulle e la “can-celliera di ferro” qualche gior-no fa. Difficile pensare chemai i due si sarebbero potutispingere così tanto oltre conun alleato se al posto di Mon-ti con alle spalle un governo

tecnico di unità nazionale cifosse stato, non solo un Berlu-sconi, ma pure un Prodi qual-siasi con alle spalle una veramaggioranza politica legitti-mata dal voto popolare.Del resto che il Presidentefrancese e la Merkel badino -legittimamente - prima ai pro-pri interessi e poi a quelli delresto d’Europa è stato ai piùevidente prima e durante la ri-voluzione libica che i servizifrancesi e la politica esterad’oltralpe hanno contribuito afomentare e a governare tra-mite l’intervento militare dellaNato, voluto soprattutto dal-l’Eliseo, soppiantando in talmaniera l’Italia nella posizionepredominante che deteneva inquella parte dello scacchierenord africano.Frau Angela invece tenta di di-fendere a spada tratta - e ci stariuscendo benissimo - la su-premazia economica e finan-ziaria tedesca nel continenteopponendosi strenuamente al-la possibilità che la BancaCentrale Europea possa emet-tere “Eurobond” in aiuto diquei Paesi che si trovino mo-mentaneamente nella difficol-tà di far quadrare i propri bi-lanci. Tale ostracismo sta cre-ando ulteriori problemi al giàindebolito Euro che si trova adessere l’unica moneta al mon-do che non ha alle spalle unaBanca Centrale che emette ti-toli per raffreddare i cambicon le altre divise.La speranza è che mancando

il contrappeso politico dell’Ita-lia in campo europeo, possaessere la Gran Bretagna a ten-tare di bilanciare se non eco-nomicamente - la sterlina nonfa parte, fortuna ed abilità lo-ro, dell’Euro - almeno politica-mente il peso dei francesi edei tedeschi. In attesa ovvia-mente che un qualsiasi gover-no italiano, una volta uscitorafforzato dalla competizioneelettorale, capeggi le altre na-zioni europee scontente delbinomio franco-tedesco e met-ta tra le prime righe della pro-pria agenda politica una revi-sione di tutti i trattati europei -Maastricht, Lisbona, Schengen- non per rompere definitiva-mente l’UE ma per renderlapiù coesa prima di tutto politi-camente e culturalmente oltreche solo economicamente.Del resto affinché avvenga ciòil Paese ha al più presto biso-gno di un Governo capace didecidere di andare in tale dire-zione.Ma per fare questo la politicaitaliana deve riprendersi ilproprio ruolo che momenta-neamente ha ceduto al Gover-no tecnico, ed in effetti la paxmediatica che la fuoriuscita diBerlusconi ha provocato po-trebbe in qualche modo favo-rire una vera presa di coscien-za delle problematiche delPaese e delle strategie utili peraffrontarle.Purtroppo la materia prima(gli uomini politici) - a destracome a sinistra e passando per

il fantomatico centro - non èche renda ottimisti per il rag-giungimento di tale obiettivo.Casini e l’UDC tentano disfruttare per più tempo possi-bile la debolezza dei due par-titi più grandi, PdL e PD, cer-cando di cooptare più onore-voli tra le proprie fila e dimo-strando in tal modo l’ineffica-cia politica dei due giganti a li-vello nazionale e locale: nonda oggi i neocentristi post-de-mocristiani tentano di disloca-re il bipolarismo spurio italia-no a proprio vantaggio e ilbuon esito di un esecutivo tec-nico di unità nazionale può al-la lunga giocare a favore diquesta strategia.Fini dal canto suo è un altroadepto di “san Monti” sia per-ché, tramite l’ex rettore dellaBocconi, si è trovata la perso-na che ha unito tutto il fronteanti berlusconiano, non scon-tentando il PdL, e rendendoquindi finalmente possibile lacaduta del suo acerrimo ne-mico di Arcore, sia perché hapiù tempo e meno nemici pertessere la propria tela percandidarsi alla Presidenzadella Repubblica una voltascaduto il mandato di Napoli-tano.Bersani e il PD sono al solitonella loro stabile situazionescomoda, cioè quella di barca-menarsi tra un appoggio con-creto e fattivo a questo Gover-no e quello di non inimicarsitroppo i possibili alleati delSeL e del Sindacato che giàhanno messo i paletti a Montiper quanto riguarda i provve-dimenti da attuare in tema distato sociale, tasse e mondodel lavoro.Di Pietro continua nello smar-camento dal PD con lo scopodi sottrarre ulteriori consensial partito di Bersani annun-ciando ogni giorno che ap-poggerà solo i decreti del Go-verno che riterrà congrui - manon dice quali per non farsitrovare spiazzato - e di ritene-re comunque prioritario il ri-

torno prima possibile alle ur-ne: lo scopo è quello di inde-bolire il PD e trattare unapossibile alleanza politica dapiù solide posizioni facendoaffidamento sull’attrattiva diSeL su molti votanti e onore-voli dei Democratici.La Lega Nord è l’unico partitoapertamente contrario al Go-verno Monti, anche se al mo-mento i mass media infioc-chettano e decantano ogniprovvedimento e dichiarazio-ne del neo Primo Ministro, lasperanza dello stato maggioreleghista è che tale popolaritàvolti ben presto rotta al mo-mento del varo della manovradi riaggiustamento dei contiche si prevede di lacrime esangue - reintroduzione ICI,innalzamento dell’età pensio-nabile e dell’IVA, forse la patri-moniale - per intercettare l’on-da di riflusso dei cittadiniscontenti.Il PdL infine è alle prese conl’infinita strutturazione a li-vello locale e nazionale deipropri quadri dirigenziali masembra al momento ancoraincapace di decidere una li-nea ferma di condotta neiconfronti di Monti, senzascontentare lo storico alleatolegista, e l’inadeguatezza atrovare facce giuste per ilcambiamento.L’unica nota positiva per il Po-polo della Libertà è il recenteannuncio di Berlusconi che hapromesso di raddoppiare leproprie forze allo scopo di farcrescere finalmente il partito ecreare insieme alla Lega, dinuovo, i presupposti per fartornare il centro-destra al Go-verno: l’inconsapevole aiuto aBerlusconi questa volta po-trebbe proprio venire dai me-dia nazionali i quali occupatiad osannare Monti non si pre-occupano più del Cavaliere la-sciandolo quindi lavorare etessere la propria tela final-mente in santa pace.

Giuliano Leo

Pag. 2 1-15/16-31 novembre-dicembre 2011

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L’ascesa del governo tecnico è il segno tangibile delle difficoltà del bipolarismo

La politica della bandiera bianca

Dal Corriere della Sera del 5 novembre 2011

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Cosa rappresenta un rico-noscimento come il Pre-

mio Nobel?Per molti il coronamento diuna vita votata ad una missio-ne nei campi più diversi cheporti beneficio all’umanità an-che se nella maggior partedei casi la gente non se nerende conto. Un lascito più omeno silente di cui l’umanitàha beneficiato o beneficerà.Tra tutti il Nobel per la pace èquello che mediaticamenteincide di più soprattutto per-ché a riceverlo non sono topidi laboratorio o letterati chespesso la massa ignora mapersone che operano sotto laluce dei riflettori e che incar-nano un’ideale molto piùidentificabile per le persone“normali”.Nel 2005 questo “importante”premio è stato conferito all’al-lora capo dell’Agenzia Inter-nazionale per l’Energia Ato-mica (AIEA), l’egiziano El Ba-radei, per il suo sforzo nelprevenire l’uso dell’energianucleare per fini bellici.Al tempo il lavoro fatto dal-l’AIEA era principalmente ri-volto al dossier della Coreadel Nord ed a quello del-l’Iran.Con il suo lavoro il premioNobel ha sempre sostenutoche il programma nucleare

della Repubblica islamica nonaveva nessuna finalità militaremalgrado le ispezioni si sianosempre svolte a singhiozzo econ il totale ostruzionismodell’Iran. Malgrado anche leinsistenti raccomandazioni daparte di Israele e dell’intelli-gence di mezzo mondo (paesiarabi compresi) che asseriva-no che c’erano più di forti so-spetti nei confronti dei proget-ti nucleari iraniani. Tutto que-sto non ha smosso minima-mente l’organo internazionalea ricredersi sul fatto che nonvi fossero prove in merito.Oramai sono passati anni, ElBaradei non ha più l’incaricoall’AIEA, è stato sostituito dalgiapponese Yukiya Amanoed è tornato da eroe nel suoEgitto post Mubarak per cer-care di diventare Presidente,anche grazie all’altissimo rico-noscimento ricevuto nel 2005.L’eredità che ci ha lasciato pe-rò la troviamo ora scritta nellepagine del nuovo rapportodell’agenzia che lascia spazioa più di un’ipotesi sull’erroneagestione del dossier iranianoda parte di El Baradei. Nelsuddetto rapporto infatti vienespiegato che ci sono forti indi-zi che fanno dedurre l’inten-zione militare del programmanucleare iraniano.In tutti questi anni Israele ha

cercato di sensibilizzare gli al-leati - e anche chi non lo era- sull’argomento cercando difar comprendere quanto fosseconcreta la minaccia sia per lasua sopravvivenza (ostentatadal Presidente iraniano fre-quentemente), sia per gliequilibri dell’intero pianetacon un Iran atomico. Spessoquesto allarme ha provocatol’ironia sul facile allarmismo oaddirittura aspre critiche peruna ricerca spasmodica diconflittualità con i paesi arabi.Persino l’America di Bush harallentato sul problema ira-niano, ma ora la questione èassai diversa.Alla luce del nuovo rapportoAIEA la minaccia è concreta,si parla nel dettaglio dellepossibilità che avrebbe l’Irandi sviluppare armi nuclearidall’aumento delle quantità diuranio arricchito, agli esperi-menti fatti - i cui esiti sonostati evidentemente interpre-tati con una nuova chiave ri-spetto alla gestione El Baradei-, alla collaborazione di scien-ziati stranieri che hanno dedi-cato la loro vita a progetti nu-cleari militari provenienti siadalla Russia, sia dalla Coreadel Nord, sia dal Pakistan.E ora?Oltre a ridimensionare il si-gnificato di un premio che

nella sua storia ha onoratopersone non esattamente me-ritevoli (Arafat su tutti), o pre-maturamente caricate di unpeso che hanno dimostrato dinon poter sostenere (Oba-ma), oltre a vedere nell’attivi-tà di El Baradei una “superfi-cialità” allarmante visto ancheche era lui a filtrare le infor-mazioni dei suoi collaboratoriper redarre i rapporti, è ne-cessario intervenire.Due le strade: le sanzioni, unavia diplomatica lenta e fino adora inefficace, e l’interventomilitare con variabili difficil-mente calcolabili sia per quan-tificare le percentuali di suc-cesso che per valutare le con-seguenze soprattutto nei con-fronti di Israele che sarebbe ilprimo bersaglio di una rispo-sta militare da parte dell’Iran.Non si potrà contare sul Con-siglio di Sicurezza dell’ONUpoiché Russia e Cina sonocontrarie ad un inasprimentodelle sanzioni mentre il ramooccidentale spinge in direzio-ne opposta. Si parla di uninutile blocco da parte euro-pea e statunitense del petro-lio iraniano con i sinceri rin-graziamenti della Cina chenon vedrebbe l’ora di metterele mani su una quantità di pe-trolio del genere. Altra possi-bilità è il blocco della Banca

iraniana ma è un palliativo,ormai la macchina è in moto,alcuni esperti dicono che teo-ricamente due ordigni po-trebbero essere già prodotti eche la ricerca per modificare irazzi Shahab 3 per poter por-tare un ordigno ne è la dimo-strazione.Se 2 + 2 fa sempre quattro fabene il “regime sionista” a pre-parare un intervento militaresui vari siti perché sarebbesufficiente un primo test ato-mico per far diventare l’Iranun gigante militare mondialecon cui non poter più nego-ziare a nessun livello.La pressione da parte di Israe-le e su Israele sale, i piani so-no stati fatti da tempo, le ar-mi per l’attacco sono stateperfezionate con la benedi-zione e la collaborazione de-

gli USA, il sistema di difesa, ilProgetto Muraglia, è in piedi.Il tempo oramai è passato enon si può più parlare di fuf-fa, la paura comincia a farsistrada anche in Europa, nellaparte Saudita del medio-oriente e nel Golfo.Chissà se El Baradei è felicedel suo operato? Forse ancoranon ha realizzato che il suoEgitto sunnita si troverà a do-versi confrontare con una Re-pubblica Islamica sciita conprogetti egemonici e con ar-mi nucleari a disposizioneper realizzarli?Nel frattempo convinciamociche il Nobel per la pace è so-lo una marchetta politica dialcuni “intellettuali” che ve-dono un mondo che non èmai esistito.

Gabriele Polgar

Nell’Europa in ansia perragioni economico finan-

ziarie, c’è una realtà – inso-spettabile, vista la latitudine –che supera la più nera dellefantasie: la situazione belga.Il vuoto politico sopraggiuntoquasi due anni fa – propriocosì! - è destinato a prosegui-re. Anche Elio Di Rupo, inca-ricato premier, vista l’impossi-bilità di formare un governoha offerto le sue dimissioni are Alberto II. In un comunica-to, il Palazzo Reale ha spiega-to che Di Rupo “non è riusci-to a superare lo stallo nei ne-goziati e sulle riforme econo-miche e sociali che avrebberodovuto portare alla formazio-ne del nuovo governo”.Tali negoziati vanno oltre lasolita formula che recita “farquadrare i conti”.I dissidi tra i valloni a Sud e ifiammighi a Nord sembranogiunti ad un punto di non ri-torno tale da veder seriamen-te minacciata l’unità del pae-se. Crisi e debito pubblico so-no un vento maligno che im-pietosamente soffia sul fuoco.Il governo come detto è “lati-tante” dal 10 giugno 2009.Ciononostante, dando un sag-gio di irresponsabilità – piut-tosto latino - senza preceden-ti, i sei principali partiti nonsono riusciti a trovare un ac-cordo su come tagliare 11,3miliardi di euro dal budgetper il prossimo anno e 20 en-tro il 2015. I negoziati per unacoalizione si erano già arena-ti sulle riforme istituzionali,da decenni al centro di ten-

sioni tra il potere centrale e leregioni fiamminghe. Pertanto,il problema è alla radice, po-tremmo dire identitario. Pro-prio per questo di difficile so-luzione. Dopo l’Irlanda e ilPortogallo prima, la Grecia el’Italia poi, un’altra grana ri-schia di scoppiare proprio nelcuore dell’Europa.La mancanza di un esecutivocapace di provvedere allagrave empasse politico-eco-nomica belga, preoccupa leistituzioni europee che hannolanciato appelli affinché siraggiunga un’intesa che portiil rapporto deficit/Pil sotto lasoglia del 3%, dal 4,6% attua-le. Il commissario Ue per gliAffari economici.Nonostante i ripetuti inter-venti di re Alberto II – onesta-mente un comprimario dellapolitica – nel corso dei qualiha caldeggiato la formazionedi un governo per “difendereil benessere futuro del paese”non si vede ancora luce.Le ultime proposte, avanzatedai socialisti con il sostegnodei cristianodemocratici e deicentristi, sono state bocciatedai partiti liberali fiamminghie francofoni, secondo i qualile misure sono “insufficienti”,dipendendo troppo dall’au-mento delle tasse, senza i ta-gli necessari alle spese e le ri-forme strutturali del sistemaoccupazionale e pensionisti-co. I sindacati hanno indettomanifestazioni di protesta adinizio dicembre, minacciandolo sciopero generale.Pertanto, il rischio concreto è

che si giunga alla dissoluzio-ne del paese. Non un fulminea ciel sereno, vista la cronicadialettica fiamminghi-valloniacquietata solo al prezzo diingenti autonomie – e perciòpotere alle due componentiprincipali del Paese – ma unnodo che in tempi di crisi esi-ziale come questa arriva ine-sorabilmente al pettine. Imancati accordi periò, sonodovuti alla divisione regiona-le tra la parte fiamminga conquella vallona. Destra-sinistra,progressisti-conservatori sonocategorie ormai fuori gioco ela soluzione della crisi è im-pedita da basi territoriali e diidentità culturale e linguistica.L’ostacolo appare ancora piùinsormontabile proprio per laradicalizzazione delle diffe-

renze, che vertono su questebasi. Il paese è ridotto all’im-potenza e a un blocco di so-vranità che gli impedisce diprocedere, vivendo sulla am-ministrazione corrente senzal’ombra di una programma-zione che permetta di intra-prendere una qualche azioneper individuare degli obietti-vi. Nel continente europeo lespinte autonomiste sono stateil fenomeno, che a partiredallo scorso decennio ed inalcuni casi anche prima, han-no contraddistinto la scenapolitica con la nascita di nuo-vi partiti e movimenti chehanno eroso consensi ai par-titi tradizionali. Il rischio, senon si è miopi, è in questa fa-se critica che sopraggiungasull’Europa lo spettro della

balcanizzazione oltre che allespinte centrifughe.Da polo d’attrazione – ancheeccessivo – l’Europa rischia didivenire una realtà da evitare.E se il secondo caso ci interes-sa fino a un certo punto, il pri-mo desta qualche preoccupa-zione in più, visti gli esiti cheporta. La disgregazione deglistati, a parte il caso della sepa-razione consensuale della Ce-coslovacchia tra RepubblicaCeca e Slovacchia, è stata unacostante dell’area balcanica,dove la separazione è statadeterminata da atti violenti mi-rati contro interi gruppi etnici.Per le altre parti d’Europa laspinta dei movimenti autono-mistici si è concretizzata nellalotta per la maggiore autono-mia per i territori rappresenta-

ti. Nel caso Belga, la separa-zione rischia di avvenire perconsunzione. Ma siamo certiche le due componenti abbia-no intravisto in questa empas-se il momento propizio per ar-rivare alla separazione e perquesto non abbiano alcuna in-tenzione di “salvare il salvabi-le” andando ormai fino in fon-do. D’altro canto, in assenzadi accordo per governare ilpaese, la scissione può diven-tare la via maestra per assicu-rare il proseguimento di unavita politico amministrativanormale. La situazione diso-rienta molto la popolazione,tanto che molti cittadini, so-pratutto della provincia a sudrichiede la cittadinanza lus-semburghese in forza di unalegge del Granducato esisten-te dal gennaio 2009.Le ragioni dei cittadini belgisono giustificate da uno Statoche presenta più sicurezze estipendi più alti e garantisceun livello più alto dei servizi.Il costante aumento delle do-mande non preoccupa perora il Lussemburgo che nonvede pericoli di belgizzazionedella sua nazione, tuttavia ilsegnale è forte e chiaro e va-le per tutta l’europa: la man-cata risoluzione dei problemiporta a soluzioni talvoltaestreme da parte degli stessicittadini.Allegoricamente: dall’Europaal Belgio.Dal Belgio al Lussemburgo.No, qualcosa decisamentenon va.

Francesco di Rosa

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

L’AIEA aveva colpevolmente sottovalutato il rischio, ora con un altro direttore dice la verità

El Baradei, Nobel per il nucleare

Il lavoro infinito per dare un governo al Belgio racconta la condizione dell’Europa

Che succede nel cuore dell’Europa?

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Sembrano due verbi in anti-tesi fra loro, invece, rappre-

sentano due imperativi fra lepriorità del governo Monti acui è affidato il compito di ri-spettare gli impegni assuntidal governo Berlusconi in se-de europea.La riforma più urgente da ef-fettuare è senza dubbio quelladei bilanci di Stato, Regioni,Province e Comuni. Il veroproblema non è tanto la strut-tura del documento contabilequanto l’ampia libertà di ma-novre che ogni ente ha a dan-no della collettività e dello svi-luppo di un territorio. Capitolidi spesa, entrate tributarie,stanziamenti e finanziamentiruotano alla discrezionalità edalla libera gestione delle classidirigenti locali che sempre piùnel caos tentano di tappare lefalle un po’ qua e un po’ di là.Per esempio, se un trasferi-mento dallo Stato alle Regionialle Province fino ad arrivareai Comuni è stato effettuatocon l’obiettivo di riqualificareuna determinata zona urbanache versa in degrado socialeed urbanistico, invece di uti-lizzare il quantum stanziatoper il fine prefissato viene di-rottato per esempio in un al-tro capitolato è chiaro chequesta operazione determinauna turbativa di bilancio ren-dendolo non veritiero e cor-

retto. Tutto il contrario diquello che occorre, cioè tra-sparenza, veridicità e corret-tezza, insomma si deve com-prendere con esattezza quan-to si spende e per chi si spen-de. Perché questa riforma? Inprimo luogo perché gli entilocali sono un po’ come lefarmacie sono gli ultimi di-spensatori di servizi alla col-lettività, cioè rappresentano omeglio dovrebbero rappre-sentare l’istituzione più vicinaai bisogni della collettività,quindi, per tale ragione do-vrebbero tenere una contabili-tà trasparente, volta alla qua-dratura delle entrate e delleuscite pubbliche. In secondoluogo, l’equilibrio dei bilancidegli enti locali è un fattoreoggi più di prima indispensa-bile per garantire allo Statocentrale l’equilibrio economi-co di sistema. Dato che la vo-ce consistente dell’indebita-mento pubblico è costituitadalla sommatoria dei debitidegli enti locali e dato che lacopertura del debito centraleè rimessa solamente allo Statocentrale, più bassi saranno glistock di debito locali e piùbasso sarà l’indebitamentocomplessivo dello Stato. Unmaggior senso di responsabi-lità da parte degli amministra-tori locali dovrebbe sanare lescellerate gestioni della cosa

pubblica ormai da decenni inpreda al caos più totale.Con ciò si vuole ammettereche se lo Stato centrale si tro-va a dover fronteggiare unostock di debito pubblico cosìelevato è anche e soprattuttocolpa degli enti locali. La spe-sa delle e dei Comuni pertroppi anni è stata gestita amano libera da parte degliamministratori, tanto poi c’è loStato centrale che interviene aripianare i debiti. Questa cul-tura del tanto c’è sempre qual-

cun altro a dover risolvere iproblemi oltre ad essere tipi-camente italiana deve da subi-to essere eliminata per legge.Occorre introdurre la famosaresponsabilità personale degliamministratori nella gestionedella cosa pubblica. Se certiparametri di bilancio non ver-ranno rispettati i primi a paga-re sono coloro che hanno per-messo questa mancanza di ri-spetto, cioè nella fattispecie gliamministratori locali senza ri-versare sulla cittadinanza

l’onere di dover fare ulteriorisforzi economici per esempioa titolo fiscale per risollevarele entrate pubbliche dei go-verni locali e centrali.L’altro passo importante da fa-re è rappresentato dai tagli aicosti della politica. Si partedella auto blu che sono stategià dimezzate ma servono altritagli in modo da recuperaresubito almeno un miliardo dieuro e visti i tempi non è cer-tamente una cifra da poco. Ilproblema del doppio incaricoandrebbe eliminato in toto. Cisarebbero 186 parlamentarifuorilegge, cioè tutti coloroche, pagati per fare i deputatio i senatori fanno pure altrimestieri sottraendo così anchedel tempo prezioso al proprioimpegno istituzionale.Le buste paga degli ammini-stratori locali debbono essereequiparate alle altre di quelleeuropee. Non è pensabile cheuno stipendio di un ammini-stratore di un ente locale si at-testi allo stesso livello di quel-lo di un ministro tedesco. Uno stop andrebbe poi messoalle municipalizzate. Troppeaziende miste dei servizi pub-blici locali sono state istituitesolo per fare danni alla finan-za locale e centrale, in sintesiesse si limitavano ad aggirarele regole su assunzioni e ap-palti.

In ultima analisi prima di in-tervenire nel sistema previ-denziale assistenziale e con-tributivo andrebbero cambia-te le regole sui vitalizi, sia a li-vello parlamentare che regio-nale. Non è pensabile che undeputato dopo aver terminatoi 5 anni di legislatura abbiadiritto ad un vitalizio pari adalmeno 3.000 euro al mese,mentre un lavoratore dipen-dente con un’anzianità contri-butiva di trent’anni non per-cepisce neppure 1.000 euroal mese. Questa disuguaglian-za deve essere eliminata inmodo tale da ridistribuire ilcarico contributivo anche sul-le fasce dei c.d. contribuentiprivilegiati.Per affrontare l’emergenzadella situazione economica efinanziaria che sta attraversan-do tutta l’Europa occorrono ri-forme strutturali immediate eprovvedimenti seri mirati.L’operazione dei tagli lineariha provocato un irrigidimentodel sistema economico e nonha fornito quell’impulso deci-sivo al rilancio.Tagliare per crescere è ancorauna strategia percorribile maoccorre iniziare prima di tuttodalla politica quanto menoper dare il buon esempio al-l’Europa, all’Italia e al mondo.

Avanzino Capponi

La tensione finanziaria degliultimi mesi ed il peggiora-

mento della situazione econo-mica europea hanno infertoun duro colpo alla classe diri-gente italiana. Il premier SilvioBerlusconi è stato indotto arassegnare le dimissioni e, co-me lui stesso ha ammesso, loha praticamente fatto per pro-fondo senso di responsabilitàe per evitare all’Italia di rima-nere sotto la lente d’ingrandi-mento a livello europeo. A se-guito delle dimissioni del pre-mier ci sono state le consulta-zioni al Quirinale con una se-quenza di dichiarazioni deimaggiori leader dei partiti rap-presentati in Parlamento al fi-ne di poter legittimare l’incari-co ad un governo tecnico gui-dato dall’economista Prof. Ma-rio Monti. Il Presidente Oba-ma ha commentato il cambiodi guardia in Italia come unsegnale positivo, anche i mer-cati hanno reagito positiva-mente.Se il problema della lievitazio-ne incontrollata del debito so-vrano in Italia deve essere os-servato in questi termini alloravuol dire che nel mondo si staverificando una vera e propriarivoluzione finanziaria “virtua-le”. Ogni giorno si assiste allaquerelle degli spread, alle rea-zioni dei mercati, alle conti-nue correlazioni politico-fi-nanziarie con implicazioni dicarattere economico d istitu-zionale, ed ogni giorno l’anda-mento degli eventi si fa dipen-dere sempre e soltanto dai

comportamenti degli attori fi-nanziari, in particolare bancheed investitori. Si sta perdendodi vista il vero problema del-l’Italia: l’economia reale fattadi consumi, lavoro ed impren-ditorialità da anni non riesce arilanciarsi e a fornire quel con-tributo positivo che serve alPaese nel suo complesso perrisalire la china.Per salvare il Paese serve piùEuropa e meno debito sovra-no. Già da qualche annoavrebbe dovuto essere stilatoun manifesto comprensivo dimisure atte a disinnescare lacrisi del debito sovrano e rida-re sicurezza a risparmiatori, in-vestitori e aziende europee. Lacrisi dei debiti sovrani, in par-ticolare di Grecia ed Italia è lacrisi anche del sistema dellagovernance europea. La primacosa da fare per risolvere que-sta crisi è muoversi verso ungoverno economico Ue, chesia il vigile della disciplina fi-scale, e assicuri l’attuazione diobiettivi di bilancio e riforme.Il secondo passo da fare è l’at-tribuzione alla Bce del poteredi intervenire sui mercati co-me la Fed, con i medesimistrumenti . Accanto all’obietti-vo prioritario della Bce, cioèquello di mantenere la stabili-tà dei prezzi, deve intervenireuna estensione del mandatodella stessa relativo alla tenutadel sistema economico-finan-ziario garantendo in tal modoun vero e proprio sostegno al-la crescita.Vanno poi emessi titoli euro-

pei al fine di poter garantire lastabilità dell’Eurozona. In talcaso andrebbero varato il c.d.Eurobond uno strumento ca-pace non soltanto di racco-gliere finanziamenti per singo-li progetti o grandi opere, maanche di sostenere i Paesi indifficoltà e di garantirgli lapossibilità di finanziarsi a costiragionevoli attraverso emissio-ni di obbligazioni comuni. Ta-le bond accorcerebbe gli spre-ad e ridurrebbe le difficoltà inmaniera strutturale.Il processo di integrazione fi-nanziaria è ancora incomple-to. Infatti andrebbe creato unvero settore del credito in unvero mercato unico. Questo ènecessario soprattutto in unperiodo di limitata liquidità edi paura di credit crunch. Leautorità di supervisione nazio-nale non si fidano più degli al-tri Paesi dell’area euro e im-pongono alle grandi banchetransfrontaliere di non mante-nere esposizioni verso altriPaesi.Sarebbero sufficienti questemosse per evitare la crisi del-l’Europa nel suo complesso. Ilmercato dei titoli di Stato inquesto periodo è il sorvegliatospeciale delle istituzioni euro-pee e dei maggiori Paesimembri come Germania eFrancia. I rendimenti dei Btpsulle scadenze brevi a 2, 3 e 5anni sono un fortissimo segna-le di allarme sul fatto che l’Ita-lia è arrivata a un passo delnon ritorno. Ciò sta mettendoa rischio non soltanto la sua

economia ma sta assicurandoil contagio anche a tutto il re-sto dell’area euro.L’Italia non è troppo grandeper fallire, infatti pensare chenessuno ci farà fallire perchésiamo troppo grandi come ita-liani è un gioco troppo perico-loso e non vero, ne è convin-to il capo economista dell’Oc-se, Pier Carlo Padoan, il qualesottolinea che “va presaun’azione decisa dei Paesi, enon solo dell’Italia; va presaun’azione decisa a livello del-l’euro”.Oggi la parola d’ordine èmantenere gli impegni assuntiin sede europea nella famosalettera in 39 punti stilata dal-l’ormai ex Ministro dell’Econo-mia Giulio Tremonti, obiettivo

questo che sta molto a cuoreanche all’ex premier SilvioBerlusconi che ha ribadito ilsuo impegno come parlamen-tare.Vanno fatte subito le riforme.Ora però c’è un problema inpiù in Italia cioè quello dellacrisi politica e dei suoi tempidi risoluzione. Come e quan-do interverrà il GovernoMonti? È una domanda chetutti si stanno ponendo dagiorni e che ancora non hatrovato una una risposta chia-ra, e questo non rappresentaaltro che un nuovo ritardonell’attuazione delle riformeche vengono chieste all’Italiadall’Europa.Se i mercati hanno punito giàabbastanza l’Italia, se la classe

dirigente si è sgretolata, sel’economia ancora non riescea migliorare quando si risol-verà tutto questo? L’auspicio èche il nuovo governo tecnicoche dovrebbe perfezionarsinei prossimi giorni presiedutodal Prof. Monti dia in tempirapidi risposte concrete e cer-te e mantenga soprattutto gliimpegni assunti nella letteraUe.Ancora una volta la storia ri-conferma le sue dinamicheistituzionali e politiche. Quan-do l’economa va male i gover-ni cadono. Questa volta a far-si male però è tutta l’Europache negli ultimi mesi tra sorri-si e sguardi ironici si è persanei meandri della crisi istitu-zionale politica ed europea.

Riforma del bilancio e tagli ai costi della politica, queste le priorità dell’agenda del governo Monti

Tagliare per crescere

Le origini dell’attuale crisi finanziaria appartengono ad una governance irresponsabile della spesa pubblica

Più Europa e meno debito sovrano

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LA PIAZZA D’ITALIA - ECONOMIA

Preoccupante e inappro-priato che la Commissione

pensi a eurobbligazioni. Que-sto è quanto ha affermato lacancelliera tedesca AngelaMerkel a risposta della propo-sta del Presidente della Com-missione UE Barroso sulla ne-cessità di introdurre eurobbli-gazioni. In pratica se i singoliStati membri non riescono asostenere il loro fabbisogno fi-nanziario deve provvederel’Unione Europea mediantel’erogazione di prestiti obbli-gazionari direttamente da par-te della Banca Centrale Euro-pea. In tal modo, secondoBarroso, si sostiene la monetaunica. Dunque si rende neces-saria una discussione politicaapprofondita, sulle tre opzionidi eurobond individuate dallaCommissione Ue con i rispet-tivi pro e contro, mentre soloin seguito si deciderà il da far-si. Lo ha affermato il Commis-sario Ue agli affari economicie monetari Olli Rehn, presen-tando il libro verde sugli stabi-lity bond.Le possibilità di obbligazionieuropee prese in considera-zione da Bruxelles prevedono,infatti, “tre approcci di base”,ovvero una sostituzione totaledelle obbligazioni nazionalicon obbligazioni comuni congaranzie congiunte e diverse,una sostituzione parziale delle

obbligazioni nazionali con ob-bligazioni comuni con garan-zie congiunte e diverse e unasostituzione parziale delle ob-bligazioni nazionali da partedi obbligazioni comuni congaranzie diverse ma non con-giunte.La Commissione europea hapresentato un pacchetto perattivare nuove azioni per lacrescita, la governance e lastabilità. Del pacchetto fannoparte: il Rapporto annualesulla crescita per il 2012, dueregolamenti per stringere lasorveglianza economica e dibilancio, e il libro verde suglistability bond. Il Presidentedella Commissione Ue Barro-so ha spiegato che per torna-re alla crescita, i Paesi mem-bri devono darsi da fare perattuare i loro impegni sulle ri-forme strutturali, così comeadottare una più profonda in-tegrazione nell’eurozona. Lafiducia si potrà ristabilire se siriconoscerà che la crisi richie-de non solo soluzioni d’ur-genza ma anche durature. IlPresidente ha ricordato, inol-tre, che da gennaio il quadroeconomico è molto peggiora-to, c’è maggiore incertezza, cisono maggiori rischi, la fidu-cia è diminuita e la ripresa èin fase di stallo.Barroso ha detto un’altra cosamolto importante, o meglio

ha espresso una sua convin-zione secondo la quale allacrisi attuale siamo arrivatiperché “gli Stati membri nonhanno avuto la disciplina dirispettare gli impegni del Pat-to di stabilità e crescita”.Quindi, senza una governan-ce più severa, sarà difficile,sarà impossibile sostenereuna moneta unica. Tutto ciò èprofondamente vero e dram-matico allo stesso momentoperché chi avrebbe dovutomonitorare il rispetto del Pat-to o non lo ha fatto, o è statomolto tollerante e speranzosoe questo non ha giovato.Quindi oltre alla mancanza di

rispetto degli impegni assuntianche l’Europa deve interro-garsi sul perché ha consentitotutto questo. Qualcosa nel si-stema istituzionale europeonon funziona. Ecco perchésarebbe stato fondamentaleistituire la figura di un super-ministro all’economia e allefinanze con poteri decisionalied ispettivi-sanzionatori mafin dall’inizio. È chiaro cheora come accade negli Statinazionali è quasi troppo tardie si dovrà ricorrere ad unagovernance più severa.Ed ha ragione Barroso chequesto è l’unico modo per di-fendere e sostenere la moneta

unica. Ed ha ragione anchequando sostiene che bisognaevitare posizioni dogmatichetipo quelle assunte dalla can-celliera tedesca Angela Merkelche si oppone sistematica-mente ad ogni idea dellaCommissione europea e vuolecosì facendo irrigidire il pro-cesso di codecisione intergo-vernativa. Bisogna quindi evi-tare anche posizioni assoluti-stiche o dualistiche insieme al-la Francia di Sarkozy.L’Europa è di tutti i membri ele decisioni riguardano tutti edebbono essere concordateper il bene di tutti altrimentil’integrazione politica, econo-

mica ed istituzionale non con-tribuirà a risolvere i problemigravi che stanno infossando imercati.In pratica, la Merkel sarebbecontraria agli eurobond per-ché da questi arriverebbe ilmessaggio che i problemistrutturali dell’unione moneta-ria potrebbero essere com-pensati dall’unificazione deidebiti. In altri termini dallasottoscrizione di obbligazionicomuni ai 17 governi della zo-na euro, si passerebbe ad unacumulazione del debito aggre-gato fino alla sua unificazione.È evidente come questa posi-zione sia dogmatica piuttostoche fondata su motivazionitecniche fondate e ragionevo-li, tendenti più che altro allacostruzione di una politica co-mune che risolva il problemaper tutti. La proposta alternati-va della Merkel non c’è e ciòdenota la posizione isolatadella Germania e più in gene-rale la problematica relativa aidiversi pesi di sovranità pre-senti ancora nell’Unione Euro-pea.Se l’unificazione europea nondiventerà più forte e coesa alpunto da superare questi dog-mi la stessa moneta unica co-stituirà un dogma ed un osta-colo all’edificazione di unaunione politica prima ancorache economica.

Ancora una volta sotto ac-cusa è il mercato finanzia-

rio del nostro Paese, in parti-colare i titoli di Stato che sonopraticamente in caduta libera.La linea dei rendimenti di Bot,Btp e Cct, ormai è rivolta ver-so il basso, a seguito di unacontrazione permanente do-vuta alla crisi del debito pub-blico e alla spaventosa massadi interessi passivi che il no-stro Paese sta sopportando datroppi decenni ad danno dellacollettività e dell’equilibrio deiconti pubblici.La debacle causata dalle pessi-me performances dei titoli diStato sul mercato finanziario èstata a sua volta scatenata dauna serie di motivazioni laprincipale delle quali è riferi-bile proprio alla scarsa fiduciadegli investitori che non intra-vedono per il futuro alcuna ri-presa e tutto ciò nonostante inumerosi vertici internazionalie governativi. Il problema ve-ro è che in questi consessinon è stato deciso praticamen-te nulla in termini reali. Inter-venti mirati, volti cioè alla ri-presa del sistema finanziario ealla riduzione degli spread an-cora tardano ad arrivare. C’ècomunque da sottolineareche, in situazioni così gravi iGoverni pur riunendosi conmaggior frequenza debbonorapidamente assumere delledecisioni importanti in terminidi riforme fiscali e previden-

ziali per drenare liquidità cor-rente in modo tale da finanzia-re la spesa e gli investimenti eridare fiducia ai mercati. Lasensazione è che i policy ma-kers sia in Europa che in Italiastanno incontrando notevolidifficoltà nel risolvere questacrisi, pare non esista una ricet-ta immediata e risolutiva nep-pure a livello accademico escientifico e questo non puòche aggravare la situazione. Laquestione è perché il mercatofinanziario oggi ha raggiuntoun livello di sensibilità troppoelevato nei confronti delleproblematiche più generaliche investono l’economia na-zionale? Ogni decisione parla-mentare è immediatamenteseguita da una risposta delmercato finanziario, in terminidi scambi e di tassi di interes-se. Ogni emendamento è im-mediatamente seguito da unospread in eccesso o in difetto,e ogni fluttuazione dei tassi edei rendimenti dei titoli di Sta-to è oggetto di informazione.Tutti gli addetti ai lavori in pri-mis i politici e/o i tecnici, in-vece, di parlare di occupazio-ne, di imprenditorialità, di cre-scita e sviluppo, di ricercascientifica, di ricambio genera-zionale nel mondo del lavoro,di pensioni, si interessano dispread, di Bot, di Btp e Cct.Questo mondo della finanza èsempre esistito, ma oggi è inatto un vero e proprio rigurgi-

to mediatico che non contri-buisce a curare la patologiama l’aggrava sempre di più.I mercati a reddito fisso, si sache ormai sono malati. L’inde-bitamento a lungo terminenon produce altro che aumen-tare il rischio di un investi-mento a lungo rispetto ad unoa breve termine. I titoli emessiper un lungo periodo proba-bilmente renderanno molto dipiù rispetto a quelli di una du-rata breve e chissà a quantoammonteranno i tassi fra alcu-ni decenni? Questa prospettivao meglio questa tendenza stacaratterizzando l’inversione dimarcia nei rendimenti dei tito-li di Stato e sta determinandoun’elevata volatilità che contri-buisce ad aumentare l’incer-tezza sui mercati.Il vero problema sul mercatofinanziario è dato da un fattoconcreto: oggi i tassi di inte-resse tendono sempre a cre-scere di più perché lo Stato habisogno di finanziarsi moltopiù rispetto a prima per garan-tire i servizi essenziali alla col-lettività e quindi per incentiva-re gli investitori a sottoscrivereprestiti finanziari lo Stato devenecessariamente offrire di piùin termini di rendimento. Fraqualche anno lo Stato riusciràa far fronte all’erogazione diquesti tassi che hanno supera-to il 6%? Non bisogna attende-re molto per stabilire se lo Sta-to ce la farà o meno fin da ora

è chiaramente plausibile l’im-possibilità di onorare gli impe-gni relativi alle emissioni ob-bligazionarie e azionarie.C’è da evidenziare ancora unavolta il ruolo della speculazio-ne nella curva dei rendimenti.Un ruolo decisivo, determi-nante e cinico. L’influenza chehanno gli speculatori sull’an-damento del mercato finanzia-rio è ormai così assodata e chece l’avessero in senso negativoè anche cosa pacifica quelloche sorprende è l’impunibilità.È mai possibile che i rispar-miatori italiani debbono subi-re danni causati sempre da al-tri? Una volta dai politici, unavolta dai sindacati, una voltadalle banche, una volta dallo

Stato, una volta dalla giustizia,e a pagare sono sempre i po-veri cittadini?La nuova direzione per un’Ita-lia migliore e dovrà esserequella delle assunzioni di re-sponsabilità e del relativo ri-sarcimento del danno almenoper una volta a favore dellacollettività nazionale.Il Governo Monti, anche se haincassato l’ok dall’Europa an-naspa nelle politiche di risana-mento e di crescita. Ciò non faaltro che ribadire l’enorme dif-ficoltà nel trovare le soluzionipiù adeguate alla grave crisi fi-nanziaria ed economica e di-mostra con tutta evidenza co-me il Paese stia raggiungendoil famoso punto del non ritor-

no ovviamente a tutti i costi daevitare. Non è questione diGoverni tecnici o politici, madi decisioni istituzionali serieche non illudano ulteriormen-te sui tempi di risoluzione per-ché non ci sono ricette econo-miche che possano risolverela crisi in tempi rapidi, si puòtracciare una strada verso la ri-soluzione ma questa è ancoramolto lunga da percorrere, in-fatti, non prima del 2013 l’Ita-lia riprendere a crescere a tas-si superiori almeno al 2%. Unringraziamento particolare vaa tutti i Governi che negli ulti-mi decenni hanno contribuitoa realizzare questa grandeopera di recessione!

Avanzino Capponi

Per il Presidente dalla Commissione UE per proteggere l’euro occorrono le eurobbligazioni ma la Merkel dice no

Governance più severa per sostenere l’euro

Nella dinamica del mercato finanziario quando la curva dei tassi dei rendimenti a breve e medio termine

Bot-ti nella curva dei rendimenti dei titoli di Stato

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LA PIAZZA D’ITALIA - ESTERI

L’Europa è caratterizzata daStati che già hanno aderito

all’Unione e da altri Paesi cheaspirano ad entrarci o che nesono solo potenziali candidati.Croazia, Macedonia, Turchia eIslanda sono in gioco per l’UE,mentre Bosnia-Erzegovina, Ko-sovo, Serbia, Montenegro sonoi potenziali aspiranti.Dunque tutta l’ex Jugoslavia èparte della strategia di allarga-mento.Per diventare il ventottesimo oil ventinovesimo stato e via di-cendo, bisogna soddisfare unaserie di diritti e di obblighi, ilche vuol dire mostrarsi confor-mi a quell’acquis comunitariodeciso dall’Europa. Esso è vin-colante, è in continua evoluzio-ne ed è costituito da diversielementi: dai principi e dagliobiettivi politici, dalla legisla-zione adottata in applicazionedei trattati e dalla giurispruden-za della Corte di giustizia, dalledichiarazioni e dalle risoluzioniadottate nell’ambito dell’Unio-ne, dagli atti che rientrano nel-la politica estera e di sicurezzacomune e dagli accordi inter-nazionali conclusi dalla Comu-nità e da quelli conclusi dagliStati membri.Per entrare in Europa questoacquis deve essere recepito alivello nazionale integralmentee se si soddisfano questi criterisi può presentare la propriacandidatura.Ovviamente c’è una strategia dipreadesione che ha il fine dipreparare gli Stati che voglionofare domanda di ingresso e sicaratterizza nei seguenti punti:accordi europei,accordi di associazione, accor-di di stabilizzazione, partena-riati di adesione, assistenzapreadesione, cofinanziamentoda parte degli istituti interna-zionali, partecipazione a pro-grammi UE, programma nazio-nale di adozione dell’acquis.Semplificando, l’UE fornisceuna specifica assistenza finan-ziaria sia ai candidati che ai po-tenziali candidati affinché iPaesi interessati intraprendanoquelle riforme necessarie perconformarsi alle normative eu-ropee; gli obiettivi devono es-sere il raggiungimento diun’economia di mercato fun-zionante in grado di far frontealle pressioni concorrenziali,una buona qualità di vita deicittadini, quindi consolidamen-to delle istituzioni, rafforza-mento dello stato di diritto,promozione dei diritti umani,tutela delle minoranze, svilup-po della società civile e coope-razione regionale. Ovviamente,anche la lotta contro la crimi-nalità, la droga e l’immigrazio-ne clandestina sono punti foca-li per l’UE.Diventa interessante dunqueandare a verificare le condizio-ni di questi stati prossimi ad al-l’Unione Europea.Dall’ultima relazione dellaCommissione (Comunicazionedella Commissione al Parla-mento Europeo e al Consiglio,Ottobre 2011, sulla strategia diallargamento e sulle sfide prin-cipali per il periodo 2011/2012)ne viene fuori che la Turchiasta sviluppando un’economiadinamica, ha proseguito con leriforme connesse ai canoni eu-ropei ed è un Paese chiave perl’Europa vista la sua posizionestrategica; ma certo deve impe-gnarsi ancora molto per garan-tire i principali diritti fonda-mentali; il piano di azione anti-corruzione è in fase iniziale, re-

sta infatti diffusa in moltissimisettori, non c’è trasparenza nelfinanziamento dei partiti politi-ci e la portata delle immunità ètroppo vasta. Vi è stata inoltreuna recrudescenza degli atten-tati terroristici e il PKK figuranell’elenco delle organizzazioniterroristiche stilato dall’UE; pe-rò il Paese ha intensificato icontatti con i Balcani occiden-tali promuovendo in manieradecisa la pace e la stabilità nel-la regione.Viene in seguito espressa pro-fonda preoccupazione per letensioni con Cipro e di nuovosi lancia un appello affinché sinormalizzino i rapporti tra idue Paesi, promuovendo unarelazione di buon vicinato.Per quanto riguarda la Serbia,si confermano i suoi progressiin ambito politico conformi alprocesso di stabilizzazione eassociazione, inoltre si racco-manda il perseguimento deldialogo col Kosovo per appia-nare dissidi e contrasti in favo-re di una piena cooperazioneregionale, si incoraggia unacompleta collaborazione conEulex e si chiede di mantenerefede agli accordi raggiunti inmateria di energia e telecomu-nicazioni.La Commissione sottolineal’importanza del dialogo traBelgrado e Pristina conferman-do la sua utilità per risolvere iproblemi tra le due parti.Sul Kosovo ancora non ci sonoproprio buone notizie: ci sonostati solo limitati progressi nelprogramma di riforme anche sesi è dimostrato impegno versola prospettiva europea. Restanoirrisolte le carenze che riguar-dano la lotta alla droga, il fi-nanziamento al terrorismoquindi la strategia antiterrori-smo, la protezione dei dati per-sonali, il riciclaggio del denaro,la corruzione e il potenziamen-to della pubblica amministra-zione. L’integrazione dei serbi-kosovari è migliorata nel suddel Paese ma i rapporti restanoostili nel nord. In più non ci so-no stati progressi verso l’instau-razione di un’economia di mer-cato funzionante e le infrastrut-ture devono ancora essere svi-luppate.La Bosnia-Erzegovina agli oc-chi dell’UE continua a trovarsiin una situazione di stallo poli-tico-istituzionale, fatto che im-pedisce il funzionamento delloStato e la realizzazione delle ri-forme. C’è ancora il problemadella discriminazione etnica eserve maggiore impegno sullagiustizia.La relazione conferma con for-za che la politica di allarga-mento ha indotto profondetrasformazioni democraticheed economiche nei Paesi desi-derosi di aderire all’UE inquanto essi, ponendo in attoriforme difficili, diventano piùstabili, meglio preparati e piùprosperi.Gli intenti sono buoni, nobili,ma resta il fatto che diversequestioni salienti non vengonoaffrontate, non vengono messein luce né dall’UE, né soprattut-to dalla stampa in generale.Ad esempio, uno degli argo-menti che nemmeno vienesfiorato è la presenza di un ra-dicalismo islamico che non ri-guarda solo la Bosnia, ma an-che il Kosovo , che si infittiscesempre di più e che inevitabil-mente desta preoccupazioni,se non per l’immediato presen-te, per il prossimo futuro.Prima di affrontare questo di-

scorso, sarebbe interessantechiedersi anche il motivo percui non si parla dell’ultimo in-cidente diplomatico al congres-so di Istanbul tra Serbia e Ko-sovo, in cui il primo ministroserbo Mitko Cvetkovic ha rifu-tato di prendere la parola alForum economico poiché nel-l’aula era presente Besim Be-kaj, ministro per lo Sviluppoeconomico del Kosovo, statoche la Serbia ovviamente nonriconosce.Perché non vengono riportatele tensioni alla frontiera koso-vara e le mosse diplomatichetentate da Belgrado che stannosortendo solo effetti catastrofi-ci, vista l’interruzione del dialo-go a causa del ritiro della dele-gazione serba, come denunciail mediatore europeo RobertCooper? perché non si parladelle manifestazioni dei giorniscorsi a Kosovska Mitrovicasettentrionale, organizzate dairappresentanti dei quattro co-muni serbi del nord del Koso-vo, in segno di protesta control’uccisione del serbo Savo Moj-sic avvenuta in una sparatoria il9 Novembre nel quartiere diBrdjani di Kosovska Mitrovika(fatto in cui Kfor ed Eulex ven-gono direttamente accusatedella morte in questione)? per-ché non si parla del recentissi-mo incontro di domenica nelSultanato dell’Oman tra il mini-stro degli esteri della Bosnia-Erzegovina Sven Alkalaj e il mi-nistro del commercio e dell’in-dustria, lo sceicco Saad BinMohammed Al Saadi, allo sco-po di stipulare accordi com-merciali e cospicui finanzia-menti economici? perché nonsi parla della richiesta alla Natodi Tadic, presidente serbo, diaprire un’inchiesta approfondi-ta su quanto è accaduto il 15Novembre alla frontiera Norddel Kosovo quando i soldatidella missione Kfor pare abbia-no aperto il fuoco contro i ma-nifestanti serbi? perché non siparla dei continui attriti tra Ko-sovo e Serbia sul riconosci-mento dei confini?E ancora, perché non si parladell’arrivo di Al Jazeera nei Bal-cani, notizia dell’11 Novembre?venerdi 11 Novembre Al Jazee-ra ha iniziato a trasmettere neiBalcani, la sua sede centrale èa Sarajevo mentre i suoi ufficiregionali sono a Zagabria, Bel-grado e Skopje. Risale al Mag-gio del 2010 l’acquisto da partedell’emittente televisiva del Qa-tar di Studio 99, simbolo que-st’ultimo del pluralismo e dicoraggiosi reportage, incline al-lo sviluppo di una società mul-ticulturale ma lasciato spirarealla fine degli anni ‘90 a causadella sospensione dei finanzia-menti internazionali, obbligan-do il canale a cercare compra-tori lontani, diventando così laprima emittente musulmanadei Balcani.

Ci si chiede perché non si leg-ge e non si sente parlare delfatto che in Serbia gli immigra-ti illegali negli ultimi nove me-si sono stati 4.973, per la granparte provenienti dall’Afghani-stan, dal Pakistan, dalla Soma-lia e dalla Palestina.Ci si domanda anche la ragio-ne per la quale non si è parla-to del fallito complotto controil capo della polizia DraganTerzic a Novi Pazar (capoluogodel Sangiaccato in Serbia, con-finante col Kosovo) i cui pre-sunti mandanti sembrano ap-partenere ad una cellula islami-ca radicale wahabita; fatto chese fosse accaduto in Afghani-stan avrebbe causato il più va-sto allarme mondiale mentre, adue passi dalla famosa Europanon suscita l’interesse di nessu-no e rispetto alle indagini cheproseguono c’è il buio totale.Tutto ciò solo nel mese di No-vembre, che per altro ancoranon è finito.L’intento non è quello di mette-re preventivamente in discus-sione alcuna candidatura, masemplicemente capire i motiviper i quali alcune notizie nonvengono trattate con la giustaattenzione:forse non interessa-no perché i Balcani non sonola Libia o l’Afghanistan, perchédiciamo, non fanno “scalpore”?Oppure la strategia di allarga-mento EU non prevede di foca-lizzare l’attenzione su alcuniaspetti scomodi che riguardanoi Paesi candidati? Di sicuro èinteressante che l’Europa si in-grandisca ma è anche legittimotrattare ogni argomento con ladovuta attenzione.Fatto curioso è che questo par-ticolare silenzio era stato avver-tito anche durante gli anni del-la guerra nei Balcani su alcuniaspetti in particolare: diffusionedell’Islam radicale tra l’esercitobosniaco (con copertura dell’-SDA) e generosa chiusura degliocchi di fronte ai crimini per-petrati dalla parte musulmana.Fin dal ‘79 con la rivoluzioneislamica Iraniana i Giovani Mu-sulmani bosniaci si dichiararo-no in accordo con la dichiara-zione dell’Ayatollah Khomeiniper cui “l’Islam è politica, altri-menti non ha alcun valore”. Diqui si intensificarono i rapportitra gli islamisti bosniaci e i lorofratelli all’estero; la Fratellanzainvia propri affiliati in Jugosla-via e dopo un po’ la polizia se-greta non può più fingere dinon vedere.Tappa successiva è la fonda-zione del SDA, Partito d’AzioneDemocratica fondato primateoricamente a Zurigo il 24Febbraio del 1989 da un accor-do tra Adil Zulfikarpasic (verosimbolo dell’ islam bosniaco) eAlija Izetbegovic (il cui scopoera fondare il suo stato islami-co bosniaco). Dal 1991 iniziaun tour del SDA per cercarefondi e finanziamenti nei Paesi

musulmani amici e l’approdo èl’Iran che garantì l’SDA, in casodi un futuro conflitto in terraBalcanica, aiuti sotto forma diassegni in bianco. Sempre nel1991 Izetbegovic durante unavisita in Turchia chiese di farentrare la Bosnia nell’OCI, nel-l’Organizzazione della Confe-renza Islamica, forum sostenu-to dall’Arabia Saudita che ave-va la fama di propagandare unIslam non proprio moderato.Alle porte della guerra, l’SDAforma un suo reparto paramili-tare musulmano, la Lega Pa-triottica, fatto che in quel perio-do viene solo citato en passantdai resoconti occidentali; il co-siddetto “advocacy journalism”(giornalismo schierato) sposa,con l’aiuto di funzionari esper-ti anche americani, la causa diAlija contro i crimini dei cristia-ni bosniaci causando ombresull’effettive responsabilità delgoverno dell’SDA e aprendo lastrada all’Islam radicale nelcuore dell’Europa. Il multicul-turalismo viene in un certo mo-do romanzato e si presenta ilconflitto non per quello che è,cioè una lotta tra fazioni belli-geranti che difendono i propriinteressi etnici e territoriali conl’uso di metodi abominevoli,ma la resistenza dello Stato bo-sniaco dall’assalto dei ferocicristiani. Intanto i paramilitaridel SDA si riempiono di muja-heddin e Izetbegovic incassal’elogio saudita per il suo con-tributo all’Islam, ma dall’altraparte, manifesta il profondodesiderio di entrare in Europaper creare una società civile elaica.La stampa continua a non oc-cuparsi e a non vedere questoambiguo dualismo.I servizi iraniani addestrano lefila del SDA allo spionaggio epiovono enti di facciata anchesauditi per sostenere i santiguerrieri islamici; piovono an-che armi e munizioni di stessaprovenienza con l’aggiuntadella Turchia e l’amministrazio-ne Clinton non sembra inter-porre ostacoli.Per tutto il periodo della guer-ra e ben oltre, in questo conte-sto viene sostenuto il jihad epromossa la diffusione del wa-habismo; Osama Bin Ladenporta i mujaheddin nel conflit-to e al-Hasanayn gestisce il de-naro musulmano attraverso laTWRA, un fondo internaziona-le per la diffusione dell’IslamRadicale soprattutto nell’Euro-pa orientale e nei Balcani, consede a Vienna.Il crollo del comunismo rap-presentava un ottimo vuoto dariempire e forse magari è an-che per favorire questo proces-so che si preferisce chiudereun occhio in Occidente sulladiffusione dell’Islam radicale inquegli anni.In seguito, oltre Vienna-Zaga-bria, viene aperto un altro ca-nale islamista per far arrivare imujaheddin nelle zone di guer-ra e questo canale è rappresen-tato dall’Italia.Il nuovo passaggio trova la suasede a Milano. Pare proprioche lì vi fosse una base opera-tiva fondamentale, da cui infat-ti pare passassero armi, denaroe mujaheddin per la Bosnia.Un’altra storia che fu poco co-perta dalla stampa è stato l’aiu-to offerto dall’SDA anche al-l’UCK, al momento del conflit-to Kosovaro contro i Serbi.Stessa organizzazione, stessicarichi d’armi per l’esercitomusulmano fratello, ma i risul-

tati non furono i medesimi per-ché gli albanesi kosovari eranofortemente laici; comunque, ilcontributo proseguì con orgo-glio solidale.In seguito si scoprirà che duedei dirottatori dell’11 Settembreerano veterani del jihad controi serbi bosniaci: due sauditi diquel volo 77 che si schianteràsopra al Pentagono.E tutto ciò a due passi dall’illu-stre Europa Unita.Allora ancor di più, ci s’interro-ga sul motivo per cui le notizieda quella zona balcanica, cosìstrategicamente importante perl’Unione e per l’Occidente ingenerale, continuano a non ar-rivare.Soprattutto se si parla di unpresunto attentato wahabita alcapo della polizia, come sopracitato, lasciando cadere infinitedomande nel vuoto; soprattut-to se la Comunità Islamica delKosovo denuncia che il waha-bismo si sta diffondendo dagliultimi 20 anni e che è arrivatoper mezzo degli studenti alba-nesi che andavano a studiare inArabia Saudita, incrinandol’unità della Comunità modera-ta e facendo cadere altre milledomande nel vuoto.I wahabiti in Kosovo per oranon hanno una struttura orga-nizzata ma il futuro preoccupa,soprattutto se realizzeranno ilfatto più temuto: prendere ilcontrollo dei vertici della co-munità islamica e questo, in uncontesto sociale di estrema po-vertà, mancanza di lavoro enessun avvenire, non è cosìimpossibile da immaginare.I dati dicono che il numerodelle Moschee è in continuoaumento e questo di certo nonè negativo, ma ciò su cui biso-gna riflettere è quali sono iPaesi che finanziano questeoperazioni perché pare siano imedesimi che dal ‘92 al ‘95hanno finanziato l’SDA cioè,l’Arabia Saudita e la Turchia.Il Kosovo è un Paese ufficial-mente laico, la religione noninterferisce con la politica, nonsi utilizza il tipico abbigliamen-to arabo e non esistono regoleferree che invece sono in vigo-re in altre Paesi islamici; ma cisi ricordi che anche gli appar-tenenti ai Takfir (movimentofuoriuscito dalla FratellanzaMusulmana, formatosi in Egittonegli ‘70, di natura terroristica)non adottano i tratti esteriori ti-pici dei fondamentalisti, si defi-lano, sono discreti, possonoconsumare alcolici e mangiareanche carne di maiale per noninsospettire chi li contrasta alfine di colpire più facilmente almomento opportuno.Non esiste alcun pregiudizio ri-spetto alla strategia di allarga-mento, ma l’intento è rifletteresu ogni fatto, su ogni cambia-mento, capire quale fenomenoviene monitorato o meno, seesiste un problema o se nonesiste, chi si occupa di cosa ese esiste un controllo antiterro-ristico o se non ce n’è bisogno,perché si agisce in un modopiuttosto che in un altro, chi fi-nanzia cosa e che politica este-ra seguono i Paesi finanziatorie perché, ancora una volta, diqueste questioni non si parla.Se questi argomenti, anche tra ivertici militari, non sono un ta-bù, si spera di capirlo presto,per l’appunto affrontandoli,sperando di ottenere rispostefondate, fondate quanto le do-mande che ovviamente ci sipongono.

Ilaria Parpaglioni

Mentre l’Europa strategicamente si allarga, qualcuno non osserva

Dei Balcani non si parla, eppure...

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In termini giuridici la citta-dinanza è la condizione

della persona fisica (dettacittadino) alla quale l’ordi-namento di uno stato rico-nosce la pienezza dei diritticivili e politici; da un puntodi vista sociologico, la citta-dinanza assume invece unsignificato più ampio e si ri-ferisce al senso di identità edi appartenenza degli indivi-dui ad una determinata co-munità politica.Quindi, essere cittadini diun paese significa in sintesicondividerne il patrimonioculturale, il senso storico epossedere una volontà attivadi partecipazione alla comu-nità.In generale sono due i modiper acquisire la cittadinanza:lo ius sanguinis, ossia il di-ritto di sangue e lo ius soli,il diritto del suolo; a questidue si aggiunge la naturaliz-zazione. Il primo è un dirit-to che si acquisisce grazie alfatto di avere dei genitoriitaliani; mentre con la se-conda modalità si ottiene lacittadinanza semplicementenascendo sul suolo di uncerto paese. Attualmente lamaggior parte degli stati eu-ropei ha in adozione lo iussanguinis e fa eccezione laFrancia dove vige lo ius solida “tempi antichi”.Guardando oltre l’Europa,vige lo ius soli in quei paesiche hanno un territorio mol-to ampio in grado di ospita-re una quantità rilevante dipersone oltre al numero deicittadini per discendenza,infatti sono tra questi il Bra-sile, il Canada, l’Argentina egli Stati Uniti.È bello pensare ad uno statomultietnico regolare, ma inbase a quanto esposto sopraci si deve chiedere se siadavvero la soluzione delloius soli la più adatta per ar-rivare a questo risultato.Inoltre per l’Italia ci sonodelle osservazioni peculiarida fare.L’appello di Giorgio Napoli-tano del 22 Novembre arrivain un momento incredibil-mente difficile per il nostropaese che indubbiamentescalpita nell’attesa di vedereattuate quelle riforme eco-nomiche tanto agognate,che la nostra politica nonpare sia in grado di fare.Probabilmente si poteva an-che immaginare che l’invitoad occuparsi di questa fac-cenda, al di là dei commen-ti a caldo, sarebbe caduto

nel vuoto perché come si di-ce da ogni parte del suoloitaliano “sono ben altri iproblemi a cui pensare ora”.Inoltre questo è un argo-mento che indubbiamentedivide e per ciò, far venire agalla ora quella litigiositàche tanto si dice essere statasopita dalla “miracolosa” di-scesa di Monti, sembra forseun po’ fuori luogo.In più, proprio in virtù delfatto che essa può essereoggetto di aspre discussioni,il risultato che ne deve usci-re non può che essere uncompromesso tra le parti incampo, elette regolarmentee che esprimono, o almenodovrebbero, la volontà po-polare.Dunque, al di là della bontàdel messaggio del nostroPresidente della Repubblicae del clima di distensioneche esso ha ispirato, di cer-

to questo della cittadinanzaè un tema che solleva un belnumero di riflessioni e og-gettivamente può non esse-re questo il momento politi-co opportuno per “intrec-ciarsi” in discussioni parla-mentari ardite.Altri nodi vengono poi alpettine quando si parla disviluppo, di risorse utili, diinvecchiamento della socie-tà, di energie utili alla nazio-ne. A riguardo infatti, ilbuon senso suggerirebbe unpo’ di cautela.Dice Napolitano: “Concede-re la cittadinanza ai nati nelnostro paese dovrebbe cor-rispondere ad una visionedella nostra Nazione di ac-quisire nuove energie peruna società invecchiata, senon sclerotizzata”. E AndreaRiccardi, nuovo ministro perla Cooperazione e l’Integra-zione, in un’ intervista a Re-pubblica il 23 Novembre af-ferma che sul tema dell’im-migrazione ci si gioca sul se-rio il futuro e la possibilitàdi acquisire nuove energieperché gli stranieri ringiova-niscono il paese; questa èuna grande possibilità per ildomani e per tutti i cittadiniitaliani.Il pensiero più immediatoche giusto per logica e nonper motivi politici può veni-re in mente è il seguente:anche gli italiani di discen-denza non vogliono un pae-

se invecchiato (neanche unapolitica invecchiata). Allora,perché non generalizzare ildiscorso e affermare la vo-lontà di creare quelle condi-zioni attraverso le qualiognuno abbia la possibilitàdi ringiovanire la società? Inostri trentenni o quaranten-ni non fanno figli, non per-ché non ne vogliono più operché non sono fecondi, èovvio, ma perché è ormairaro trovare coppie o anchesingle, con una condizioneeconomica che possa soste-nere la nascita di più figli espesso anche di uno solo.Perché non si è pensato difare i giusti interventi politi-ci affinché non si creassequesta situazione di invec-chiamento sociale senza do-ver attendere una scusa perpoter fare certi proclami?Tutti vogliamo una societàpiù giovane, sia che siamobianchi o neri, africani odeuropei, ma se mancano lecondizioni economiche per-ché si possano creare nuovegenerazioni, i cittadini nonpossono farci nulla. Questasituazione, indipendente-mente dalle immigrazioni,era sotto gli occhi di tuttieppure nessuno è intervenu-to per cambiare direzioneall’andamento di questo fe-nomeno negativo.Su questa questione qualsia-si trentenne o quarantennesi sente ed è una risorsa.

Ma dove sono gli investi-menti sui giovani o sulle fa-miglie in Italia? Non è sola-mente sul tema dell’immi-grazione che ci si gioca il fu-turo, anzi non è assoluta-mente su questo argomentoche ci si gioca la salvezzanazionale. Quindi, sarebbe cosa buonaconsiderare in maniera seriala giusta origine dei proble-mi e valutare le più oppor-tune strade ragionevoli perrisolvere ciò che non va,senza inutili sceneggiate operbenismi.Nella realtà dei fatti ognitrentenne, ogni quarantennechiede che s’investa su dilui, perché è spaventosa-mente evidente che manca illavoro, che mancano politi-che rivolte ai giovani, chemanca una forma mentische consideri ognuno di lo-ro una risorsa e infine, nonesiste alcuna politica di so-stegno alle giovani coppie.Allora, invece che sentire unministro svelare magicamen-te su cosa ci si sta giocandoil futuro, sarebbe più oppor-tuno che un ministro ascol-tasse chi davvero ha qualco-sa da dire e che da buonamministratore della cosapubblica accolga come ildono più prezioso tutto ciòche hanno da far valere queigiovani, quei disoccupati equei precari che sul serio ilfuturo se lo stanno giocan-

do, in tutti i sensi.Ognuno di loro sa che puòessere potenzialmente unagrande possibilità per l’av-venire di questo paese ed èdavvero difficilissimo com-prendere come un politiconon realizzi seriamente que-sto dato di fatto e non sentala necessità di agire e di par-lare verso questa direzione.Quindi, si può discutere se-riamente di nuove regoleper la cittadinanza dopo chetanti problemi a monte sonostati risolti e soprattutto do-po che si è compreso appie-no che in generale bisognainvestire su ogni uomo edonna che studia, che vuolelavorare in Italia, perchénon si può far finta di nonvedere che come tanti po-tenziali cittadini nascono oentrano, tanti cittadini italia-ni altrettanto in gamba la-sciano il nostro paese per-ché qui per loro non c’è fu-turo e dunque non c’è nean-che alcuna possibilità perprogettare la nascita di unanuova famiglia.A dispetto di ogni ipocrisiao preconcetto borghese, lecontraddizioni esistenti suquesto tema ci sono, per cuiun problema alla volta emagari prima di affrontarela questione della cittadi-nanza, si discuta eventual-mente su come e se possibi-le ammorbidire l’attuale leg-ge in vigore.

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LA PIAZZA D’ITALIA - APPROFONDIMENTI

Le parole del Presidente Napolitano scuotono un Paese sofferente

Ius soli

La partita, quella vera, è co-minciata.

Fino a pochi giorni fa Iran-Re-sto del mondo si giocava sudichiarazioni di facciata, san-zioni inutili e qualche opera-zione mirata a rallentare il pro-cesso di nuclearizzazione del-la Repubblica islamica.Quello che invece è successonei giorni scorsi apre un nuo-vo corso, molto più diretto ericco di variabili. Una fase incui la causa e l’effetto sono dainserire in una partita a scac-chi che coinvolgerà il mondo.L’esplosione che ha causato lamorte di un alto rappresentan-te dei Pasdaran in un luogo“non lontano” da un sito colle-gato al progetto nucleare ira-niano è stata la prima mossa.Dopo le smentite e il tentativodi ridimensionare l’accaduto, èuscita la notizia che potrebbetrattarsi di un attacco miratoche ha iniziato quella guerraasimmetrica che non solo l’oc-cidente, ma anche la maggio-ranza dei Paesi del Golfo per-sico, rimandano da tempo.In questo contesto si inserisco-no le sempre più forti preoc-cupazioni manifestate dal lea-der di tutto il mondo per la fi-nalità militare del progetto nu-cleare iraniano. Arricchite dadichiarazioni sempre più diret-te e sempre meno misurate e

diplomatiche. Come se im-provvisamente qualcuno li ab-bia svegliati da un sonno pro-fondo.Nello stesso contesto si verifi-cano gli attacchi alle amba-sciate a Teheran. La violazionedi quella inglese non è stata laprima.Un atto dimostrativo di di-sprezzo e sfida alla comunitàinternazionale, alle NazioniUnite ed a tutti gli accordi cheregolano i rapporti tra Stati an-che in guerra tra loro.A breve non solo il RegnoUnito e la Norvegia ma anchele altre ambasciate verranno

evacuate perché non è garan-tita loro l’immunità, fonda-mento di ogni rapporto inter-nazionale.Questo è l’inizio di un capito-lo che metterà di fronte ilmondo alla propria ipocrisia,alla propria mancanza di co-raggio e lungimiranza: sonoanni che il dossier sul nuclea-re iraniano sta sulle scrivaniedei leader mondiali e, o perinteresse, o per arroganza, oper scarso coraggio, nessunoha mai preso in considerazio-ne quello che sta per diventa-re inevitabile. Porre fine ad unprogetto di distruzione.

La differenza è che ora è mol-to più complicato, saranno ne-cessari molti più mezzi e leconseguenze saranno comun-que dolorosissime.La macchina bellica iraniananon è stata ferma come l’occi-dente, si è preparata, ha dislo-cato i siti strategici su un terri-torio vastissimo, ha preparatostrutture molto meno vulnera-bili, ha perfezionato il sistemadi difesa. Tutto in nome dellamano tesa che Obama ha pro-teso, garantendo anni a chidelle aperture si fa gioco.E ora?Dopo gli assassinii mirati di

scienziati e militari, dopo mi-steriose esplosioni frutto di unlavoro di intelligence, comepotrà il mondo sistemare unaquestione così delicata?L’Iran è immenso e non è nél’Afghanistan, né l’Iraq, né laCorea del Nord è un Paesecompleto con delle istituzioniforti, con un apparato militarepotente e pericolose alleanzenell’area. Le sanzioni non han-no raggiunto alcuno scopo senon quello di salvare la facciadi burocrati ipocriti e vigliac-chi (altro che statisti). Un at-tacco militare fatto nella situa-zione attuale generebbe di-struzione e instabilità per mol-ti anni ma come si può per-mettere ad uno Stato con i di-chiarati intenti che conoscia-mo di dotarsi di armamentinucleari che gli garantirebberol’immunità?Inutili fino ad ora, se non perilludere una certa categoria dipolitici di caratura obamiana oashtoniana, gli sforzi del movi-mento di opposizione al regi-me che, malgrado il sangueversato, non ha ottenuto l’aiu-to che altri hanno avuto il pri-vilegio di ricevere da un occi-dente smarrito ed intimoritoda un futuro che non sa piùné immaginare né tantomenoprogrammare.

Gabriele Polgar

L’annosa questione del nucleare iraniano a una svolta

Il tempo è finito

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LA PIAZZA D’ITALIA - ATTUALITÀ

Alla fine più che la crisieconomica e finanziaria

che il Paese sta attraversan-do - e le numerose leggi as-sesta bilanci approvate negliultimi mesi - al Cavaliere èstata fatale la perenne crisid’identità politica del sistemaistituzionale italiano. Berlu-sconi è stato “dimesso” dallestesse cause che negli anniprecedenti avevano distruttodecine di Governi di tutte lebandiere: l’ingovernabilitàdei partiti attraversati dacontinue lotte tra bande. In“soldoni” è successo che ilnumero di coloro i quali ve-devano come fumo negli oc-chi la presidenza del Consi-glio di Berlusconi ha supera-to - almeno alla Camera - laquantità dei lealisti del Cava-liere. A chi per motivi politici oideologici come il centro si-nistra o i dipietristi contra-stava da sempre l’esecutivoBerlusconi si sono aggiunti isuoi nemici personali come ifiniani, i centristi di Casiniche hanno come unicoobiettivo dichiarato di sfa-sciare il PdL e il bipolarismo,la pattuglia di quei parla-mentari peones insoddisfattidella maggioranza politica incui sono stati eletti.Tutti uniti con lo scopo didisarcionare il Presidente delConsiglio a prescindere, tan-to è vero che la foglia di fi-co costituita dalla piattafor-ma di leggi sottoposta dalCavaliere agli alleati europeiper riallineare ulteriormentei conti italiani che tanto ave-va fatto strepitare tutti i se-polcri imbiancati della politi-ca italiana è stata pratica-mente approvata con l’as-senso politico di tutti.A mente fredda o quasi èpossibile guardare alla situa-zione attuale con un sanorealismo critico che ci puòconsentire di evidenziare al-cune fragilità del momentocontingente.Berlusconi non ha saputosfruttare il credito - politicoe numerico - che le elezionidel 2008 gli avevano dato ri-sulta quindi difficile com-prendere in che modo qual-siasi altro governo - di tran-sizione, tecnico, di salvezzanazionale od altro - possa farapprovare quelle riformedella costituzione, delle Isti-tuzioni e del sistema italianoche sono o rimaste al palo oin mezzo al guado negli ulti-mi mesi, sicuramente non ilprossimo con la guida di Ma-rio Monti.In futuro quale figura politi-ca avrà più una maggioranzaschiacciante alla Camera e alSenato come quella uscitafuori dalle ultime elezionipolitiche per portare avanticon convinzione il program-ma sottoposto agli elettori?Tanto più che tra molti deipartiti presenti adesso inParlamento si sta facendoavanti la volontà di cambiarela legge elettorale, non solonel senso della reintroduzio-ne delle preferenze - cosaquanto mai giusta - ma nelladirezione di rendere più an-nacquato il bipolarismo ri-

tornando verso un letaleconsociativismo partitico.Il Cavaliere insomma avreb-be dovuto con più decisionespingere al radicamento e alpotenziamento del Popolodella Libertà producendo alsuo interno un più marcatostravolgimento dei quadrinazionali e locali: il nuovopartito - se non verrà stran-golato nella culla - non puònascere sotto la pesante ipo-teca di personaggi politicioramai bolliti, o ex ministririciclati dall’epoca del penta-partito. Deve essere chiaro - e saran-no tempi di vacche magrepoliticamente parlando - chenel nuovo partito non ci po-trà e dovrà essere più spazioper igieniste dentali, subret-tes, compagne di vita di soli-ti noti. È il momento chepersone nuove salgano allaribalta politica al posto dichi non ha saputo gestire lasituazione.Ma è anche il momento chei politici di centro-destra piùvalidi non facciano una cor-sa al rompete le righe percreare mini partitini che con-tribuirebbero a distruggereancora di più la destra aiu-tando inconsciamente il pro-getto dei terzo polisti: Alfa-no, Formigoni, Galan, Fratti-ni, Alemanno, Gasparri e LaRussa devono remare insie-me verso un’unica direzione,la creazione in Italia di unforte partito conservatore diispirazione cattolica.L’altro errore che si può im-putare a Berlusconi è quellodi non aver capito in tempoche il cambiamento alla li-nea di Governo - più chenell’accontentare la Lega o ivari partitini nati dalla dia-spora del PdL - doveva esse-re dato cambiando il super

ministro Giulio Tremonti: ilPaese si trova in una situa-zione finanziaria ed econo-mica non proprio ottimalenon solo per il debito accu-mulato da metà anni settantain poi o per la congiunturainternazionale ma anche peril ritardo con cui sono statipresi alcuni provvedimentieconomici e fiscali. In tuttiquesti anni Tremonti non èstato capace di proporre efar approvare da Governo eParlamento una seria e con-vincente riforma del sistemafiscale, sia federale che na-zionale: bisognava insommafare, Ministero per Ministero,un vero e proprio tagliandoper capire cosa cambiare omigliorare.Adesso che fare?Appoggiare esternamente unGoverno tecnico capeggiatoda Monti?Ma per fare cosa?Ammettiamo il caso che lalegge riequilibrativa dei con-

ti appena approvata di corsaa stragrande maggioranza al-la Camera - per sveltire lafuoriuscita di Berlusconi,non certo per il bene delPaese, a questo ci siamo ri-dotti - non dovesse bastare,allora siamo sicuri che unesecutivo tecnico riesca atrovare in Parlamento la for-za politica ed i numeri so-prattutto per far passareprovvedimenti ancora piùdraconiani di quelli appenaproposti e varati da Berlu-sconi?Avrebbe poi, un governoesclusivamente tecnico, lanecessaria forza di trattareda pari a pari con gli altripartners europei senza esse-re troppo accondiscendenteo sottostare ai voleri dei co-sì detti poteri forti che tantostanno danneggiando il no-stro Paese? La politica di unStato è soprattutto determi-nata dalla sua politica esterae sinceramente sentire che

tra i nomi dei papabili a ri-coprire il ruolo di ministrodegli Esteri ci potrebbe esse-re il nome di Giuliano Ama-to non fa dormire tranquilli.Occorre un Governo più for-te di uno esclusivamente tec-nico sia per poter affrontarele possibili nuove turbolenzeeconomiche a breve termi-ne, sia per portare a compi-mento qualche provvedi-mento del programma delcentro-destra e arrivare adun voto anticipato necessa-rio per la ricostituzione di unParlamento ed di un Gover-no forte: la Lega - a malin-cuore bisogna ammetterlo -quando afferma che il Presi-dente del Consiglio andavascelto tra le fila dei politicidella maggioranza eletta nel2008, l’unica con il “timbro”degli elettori, dava un segna-le di rispetto del verdetto de-mocratico che i mercati edun’opposizione irresponsa-bile ci hanno negato.

L’unico vero ruolo tecnicoda dover inserire in unasquadra di politici era pro-prio il Ministro dell’Econo-mia e magari in questo casoMonti sarebbe stato perfetto.In tal maniera si sarebbe an-che scoperta la messa inscena di quanti - eletti nelcentrodestra e poi passaticol tempo su altre spondepolitiche - hanno motivatola scelta con l’incompatibili-tà della loro presenza insie-me a quella di Berlusconinella maggioranza: adessocon il Cavaliere che ha effet-tuato il “passo di lato” cosaavrebbe impedito la ricom-posizione della Maggioranzadi centro destra magari conl’aggiunta dell’Unione diCentro?L’unica positività di un go-verno di larghe intese po-trebbe essere data dal fattoche in tal maniera, con nu-meri così ampi, verrebbe ri-dotto ai minimi termini il po-tere di ricatto dei “peones”.Qualche giorno fa il Capodello Stato ha auspicato uncambiamento dovuto alle va-riate condizioni economichee finanziarie nelle abitudinidella vita quotidiana degliitaliani in ogni settore dellavita sociale del Paese: scuo-la, lavoro, famiglia.I primi che debbono cambia-re necessariamente il pro-prio modo di essere e la pro-pria cultura politica devonoessere i partiti italiani, supe-rando una visione dei pro-blemi limitata al proprio tor-naconto elettorale, miglio-rando il reclutamento dellefacce nuove da proporre,cessando i ribaltoni ed i tra-sformismi.L’alternativa è un ulteriore, ir-rimediabile declino delle con-dizioni del sistema Paese.

Monti pronto a sostituire il Cavaliere dimissionario dopo l’approvazione del piano “europeo”

Berlusconi passa la mano, l’Italia pure

Carrier IQ, un nome chedice poco o niente ma in

realtà è una bomba che stadeflagrando lentamente.La notizia divulgata da un ri-cercatore ha fatto il giro delmondo imponendo a tutti iprotagonisti del mondo dellacomunicazione mobile diprendere posizione e prov-vedimenti.Di cosa si tratta?In circa 150 milioni di appa-recchi tra smartphone e ta-blet - Android, Blackberry,Nokia, iPhone ecc. - è statoinstallato un applicativo,Carrier IQ, che teoricamenteregistra le prestazioni del-l’apparecchio sulla linea perpermettere di migliorarne leprestazioni tramite aggiorna-menti ecc.Fino qui tutto va bene, oquasi. Il problema nasce dal-la ricerca di Trevor Eckhartche dimostra con pochi dub-bi che la registrazione diquanto fa l’applicazione deldevice va ben oltre le sue

prestazioni. Secondo l’esper-to di sicurezza, dimostratocon tanto di video, questoapplicativo registra anchetutto quello che noi faccia-mo con il nostro inseparabi-le compagno tecnologico. Ilmodello, il suo numero iden-tificativo, il livello della bat-teria, le applicazioni installa-te, l’utilizzo che viene fatto, itasti che si toccano, le chia-mate effettuate, la geoloca-lizzazione, le immagini, lamusica che si ascolta, i datidi navigazione. Tutto, pro-prio tutto viene incameratotramite questo software. Sipensa che il problema possaavere una maggiore diffusio-ne negli Stati Uniti. Immedia-tamente si è scatenata la cor-sa ai distinguo, subito su tut-ti Apple e Google (produtto-ri dei principali sistemi persmartphone) hanno precisa-to che il programma spianon è parte del sistema ope-rativo ma viene inserito daiproduttori, i produttori dan-

no la colpa ai gestori telefo-nici, i gestori chissà chi in-colperanno.Nello specifico Apple ha co-municato che non usa piùl’applicazione da ios 5 (finoal 4 quindi ne ha fatto uso),Google dice che sui telefoniNexus (googlefonini) nonc’è mai stato ma Androidconta centinaia dimodelli ditanti produttori. Gli altriprendono tempo.La realtà è che la stessa casaproduttrice dello spyware haquantificato la diffusione equesto da molto da pensare.In un primo momento ha ad-dirittura accusato Eckart diviolazione del copyright inti-mandogli di comunicare achi erano stati forniti i risul-tati della sua ricerca e di fer-mare ogni azione. Per fortu-na non è accaduto.Le autority di mezzo mondohanno aperto inchieste (sem-pre tardive e mai preventi-ve).Non esiste nel mondo della

tecnologia la reale tutela del-la privacy e soprattutto nonesiste (e non viene fatto esi-stere) un organo in grado diproteggere realmente i con-sumatori dal continuo furtodei dati che, tramite mezzisempre più sofisticati, vieneperpetrato da aziende di ser-vizi.La corsa alla tecnologia diconsumo sempre più avan-zata (spropositata per il99,9% delle persone checomprano uno smartphone),la voglia delle applicazionigratuite, la moltiplicazione diqueste fino ad arrivare acentinaia di migliaia sonocome uno tsunami che tra-volge e rende impotenti gliattuali organi di controllo,inadeguati e lenti nel rispon-dere alle minacce di unmondo che sempre più velo-cemente sta andando versoun’anarchia tecnologica cherenderà i singoli utenti bu-rattini di chi li controlla sen-za alcun freno.

A breve si diffonderà unnuovo sistema di pagamentotramite il sistema l’NFC: trale varie possibilità, si potràpagare portando il telefono a4 cm dall’apparecchio dedi-cato. Sempre di più gli apparecchimobili saranno la nostra me-moria permanente di quantoviviamo. Una grande como-dità ma anche un pericoloabnorme che senza un con-trollo capillare e asfissianteda parte di chi è prepostoporterà l’utente a non averepiù una vita privata, oggettodi predoni che non si dedi-cano al furto del denaro maa qualcosa che potrebbe es-sere molto più redditizio perchi propone prodotti al det-taglio.Un famosissimo politico ita-liano diceva che per averepotere era sufficiente avereun grande archivio. Quantidiscepoli in questo mondo.

Gabriele Polagr

In un attimo si è diffusa la notizia, speriamo che ne rimanga traccia a lungo

Carrier IQ e la privacy violata