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SVILUPPO ECONOMICO 2012 I DATI DELL’ECONOMIA REGIONALE IN CAMPANIA 2013

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SVILUPPO ECONOMICO 2012 I DATI DELL’ECONOMIA REGIONALE IN CAMPANIA

2013

Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in parti-colare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede na-zionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale.La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle conoscenze

Collana: Pubblicazioni Regionali

ISBN 978-88-8145-271-2

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2013

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SVILUPPO ECONOMICO 2012I DATI DELL’ECONOMIA REGIONALE IN CAMPANIA

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Il rapporto è stato finanziato dalla Regione Campania

AutoriCapitolo 1.1 (Roberta Iodice)Capitolo 1.2 (Vincenzo Verde)Capitolo 2 (Gabriella Romano)

Capitolo 3 (Smilka Guerra)Capitolo 4 (Enza Esposito)Capitolo 5 (Paolo Piatto)

Coordinamento editorialeBenedetto Venuto

Progetto grafico e realizzazioneUfficio grafico INEA (Jacopo Barone, Piero Cesarini, Fabio Lapiana, Sofia Mannozzi)

Segreteria di RedazioneRoberta Capretti

È possibile consultare la pubblicazione su Internet, al sito http://www.inea.it/pubbl/È consentita la riproduzione citando la fonte.

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INDICE

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capitolo 1LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

1.1. Demografia delle imprese 81.1.1. Quadro generale 81.1.2 Forme giuridiche 111.1.3 Le dinamiche per settore di attività 141.1.4 Imprese femminili, giovanili e straniere 191.2 Valore aggiunto comparto 231.2.1 Prodotto interno lordo a livello Nazionale 231.2.2 Valore aggiunto per settori produttivi 251.2.3 Depositi ed impieghi bancari 301.2.4 Il Commercio estero – Export 311.2.5 Il commercio estero – Import 35

capitolo 2LE IMPRESE IN CAMPANIA

2.1 I distretti industriali territoriali 402.2 I distretti produttivi 532.2.1 Il distretto orafo 532.2.2 Il distretto aerospaziale - aeronautico 55

capitolo 3IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

3.1 Occupazione in Campania 603.2 Politiche regionali di sviluppo 633.3 Occupazione femminile 673.4 Occupazione giovanile 683.5 Occupati per titolo di studio 693.6 Disoccupazione e inattività 713.7 Lavoro sommerso e ammortizzatori sociali 733.8 Politiche regionali di sviluppo 76

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5

capitolo 4LE INFRASTRUTTURE

4.1 Il trasporto su strada 804.2 Il trasporto ferroviario 844.3 Il trasporto aereo 874.4 Il trasporto portuale 894.5 Il trasporto di energia elettrica 93

capitolo 5SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

5.1 Il bilancio regionale 2012: uno strumento di analisi 100

5.1.1 gli stanziamenti e la tipologia delle risorse per lo sviluppo economico 102

5.1.2 La spesa regionale per lo sviluppo economico nel 2012 103

5.1.3 gli obiettivi programmatici nel bilancio 2012 1055.1.4 La spesa pubblica nello sviluppo economico

per tipologia di spesa 1065.1.5 Il dettaglio delle attività realizzate nel 2012 1085.1.6 Il patto di stabilità interno nel 2012 1115.2 La distribuzione del sostegno del settore

sviluppo economico 112

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CaPITOLO 1 LE DINaMICHE MaCrOECONOMICHE

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

1.1. Demografia delle imprese

1.1.1. Quadro generale Le imprese presenti nei registri camerali campani al 31 dicembre 2012 sono pari a 561.084, di queste risultano attive 471.890 imprese, che costituiscono il 9,0% delle 5.239.924 distribuite su tutto il territorio nazionale.Il numero di imprese attive campane è dimi-nuito rispetto al 2011 dello 0,1% (-636 uni-tà), diminuzione inferiore rispetto al trend registrato dalle regioni del Mezzogiorno (-0,7%) e di quello medio a livello nazionale (-0,6%). Si conferma l’andamento negativo iniziato nel 2010 che è stato preceduto da una fase di crescita nel quinquennio 2005-2009. Infatti, è nel 2009 (vedi Graf.1.1) che il numero di imprese attive raggiunge il valore numerico più alto (476.229).Le cause del calo del numero di imprese sono da ricercarsi nel crollo della domanda interna, che ha avuto ripercussioni severe sulla produzione e sui fatturati, nel sempre maggiore peso fiscale e nella difficoltà di ac-

Graf. 1.1 - Andamento delle imprese attive in Campania, (valori 000)

445.000

450.000

455.000

460.000

465.000

470.000

475.000

480.000

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

cesso al credito, che hanno limitato gli inve-stimenti, e nei lunghi tempi di attesa per i pagamenti della Pubblica Amministrazione.In particolare, la dinamica imprenditoriale continua a essere caratterizzata da una progressiva contrazione dei comparti tra-dizionali, quali l’agricoltura e l’industria manifatturiera, compensata solo in parte dal crescente peso del settore terziario. Quest’ultimo però non si fonda sui servizi

avanzati o ad alto valore aggiunto ma su quelli classici, come la piccola distribuzione commerciale, spesso poco competitivi, nati più che altro per sopperire all’assenza di opportunità occupazionali.Tuttavia per ridare vitalità al tessuto pro-duttivo campano sono state approvate una serie di misure governative quali l’istituzio-ne di fondi per favorire l’accesso al credito al fine di promuovere nuovi investimenti e

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favorire la crescita della produttività, e l’ap-provazione di interventi per la concessione di agevolazioni fiscali al fine di incoraggiare le nuove assunzioni da parte delle imprese.Nel 2012 la provincia di Napoli ospita il 47,8% del totale delle imprese attive campane (pari a 225.640 unità), il 21,6% opera nella provincia di Salerno (101.915 unità). Nella provincia di Caserta è ubica-to il 16,1% del totale delle imprese attive campane (75.750), seguono le province di Avellino e Benevento la cui quota di impre-se attive si è attestata rispettivamente al 8,0% e al 6,5% (in valori assoluti pari ri-spettivamente a 37.934 e 30.651 aziende).Ad eccezione della provincia di Caserta, che presenta un incremento del numero di imprese rispetto al 2011 dell’1,1% (851 in più), in tutte le restanti province della

regione si registra una flessione; in partico-lare in quelle di Benevento e Salerno si è ve-rificato un calo rispettivamente dello 0,9% (-267 unità) e dello 0,5% (-496 unità). Nelle province di Avellino e Napoli la diminuzione è stata più contenuta, rispettivamente dello 0,3% e dello 0,4% (in valori assoluti rispet-tivamente -577 e -147 imprese).Nel 2012 in Campania le iscrizioni nel regi-stro delle imprese risultano essere 35.901, -2,2% rispetto al 2011, mentre le imprese cessate, al netto delle cancellazioni di uf-ficio1, sono pari a 30.734, 100 in meno ri-spetto al precedente anno (-0,3%). Ne deri-va un saldo positivo, pari a 5.167 imprese, e un tasso di crescita2 del +0,9%, superiore a quello registrato nel Mezzogiorno (+0,5%) e in Italia (+0,3%). Va evidenziato però che il tasso di crescita è diminuito rispetto al

2011 (-12,3%); tale decremento è motivato da un calo del tasso di natalità3, sceso dal 6,6% del 2011 al 6,4%, valore più basso dal 2005 (vedi Graf. 1.2).Si conferma quindi la fase di rallentamento iniziata nel 2010 preceduta da una fase di recupero cominciata nel 2008, anno in cui il tasso di crescita ha raggiunto il valore minimo pari allo 0,3%, frutto di una frena-ta della natalità imprenditoriale (scesa al 6,7% dal 7,2% del 2007) a fronte di elevato tasso di mortalità4 (+6,4%).Nonostante la fase di rallentamento, nel 2012 la Campania si colloca per tasso di crescita al secondo posto della graduatoria nazionale preceduta dalla sola regione La-zio, il cui è tasso di crescita pari al +1,5%.Nel 2012 le aree del Centro e del Mezzo-giorno esprimono una dinamica di crescita

1 A partire dal 2005, in applicazione del D.P.R. n. 247 del 23/07/2004 e successiva circolare n. 3585/C del Ministero delle Attività Produttive, le Camere di Commercio possono procedere alla cancellazione d’ufficio dal Registro delle Imprese di aziende non più operative da almeno tre anni. Tale procedura comporta, per ogni periodo analizzato, un numero di cessazioni che deve essere attribuito a decisioni di intervento amministrativo finalizzate a regolarizzare la posizione di imprese non più operative: si tratta dunque di fenomeni di mortalità imprenditoriale che non sono intervenuti nel corso dell’intervallo temporale considerato, ma che risalgono ad almeno tre anni prima.2 Il tasso di crescita è dato dal rapporto percentuale tra il saldo tra iscrizioni e cessazioni rilevate nel periodo e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo considerato.3 Il tasso di natalità è dato dal rapporto percentuale tra le iscrizioni nel periodo e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo considerato.4 Il tasso di mortalità è dato dal rapporto percentuale tra le cessazioni nel periodo e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo considerato.

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

più sostenuta rispetto al Nord-Ovest e al Nord-Est, che si collocano sotto la media nazionale. Nel dettaglio, il Centro e il Sud presentano tassi di crescita (+0,8% e +0,5%) superio-ri al valore nazionale (+0,3 %), mentre il Nord-Ovest fa segnare un tasso inferiore (+0,2%), negativo invece il tasso di cre-scita che ha registrato il Nord-Est (-0,4%). Mentre al Centro e al Sud hanno superato il

tasso di crescita nazionale ben sei regioni, quali Lazio (+1,5%), Campania (+0,9 %), Calabria (+0,6%), Sicilia, Toscana e Abruz-zo (+0,4%), al Nord ci è riuscita solo la Lombardia (+0,6%) (vedi Graf. 1.3). Caserta si conferma la più vitale delle pro-vince campane registrando il più alto tasso di natalità (+7,9%) e il più alto tasso di cre-scita (+1,5%), collocandosi al terzo posto in ambito nazionale; segue la provincia

di Napoli che occupa la quinta posizione in ambito nazionale con tasso di crescita pari all’1,4%, frutto della differenza tra un tasso di natalità pari al +6,1% e un tasso di mortalità pari al +4,7%, il più basso tra quelli relativi a tutte le province campane. Le province di Salerno e Avellino registrano un tasso di crescita più contenuto rispetti-vamente del +0,3% e del +0,2% mentre la provincia di Benevento è l’unica a presen-

Graf. 1.2 - Andamento del tasso di Natalità , Mortalità e Crescita in Campania, (valori %)

Graf. 1.3 - Tasso di crescita delle imprese per regioni, 2012 (valori %)

Tasso di crescita Tasso di natalità Tasso di mortalità

7,2 7,3 7,2

5,3 5,4 5,6 5,5

0,6 0,3 0,81,3 1,3 1,1 0,9

1,9

6,0 5,96,5 6,4

6,7 6,7 6,7 6,6 6,4

012345678

2006 2007 2008 2009 2010 2011 20122005

-0,4

0,1

0,6

0,1 0,1

0,40,2

1,5

0,4

0,9

0,1

0,60,4

-0,6-0,8

-0,3-0,4

-0,2 -0,2-0,0

-0,9-0,6-0,30,00,30,60,91,21,5

PIE VAO

LOM TAA

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FVG LIG EMI

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ABR

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SIC

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Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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tare un tasso di crescita negativo (-0,6%) (vedi Tab.1.1).

1.1.2 Forme giuridiche Nel 2012 il tessuto imprenditoriale cam-pano rimane essenzialmente costituito da ditte individuali. Quelle attive ammontano a 297.220, rappresentando il 63,0% del

totale delle imprese attive, un’incidenza su-periore alla media nazionale (62,2%) e infe-riore alla media delle regioni del Mezzogior-no (70,7%). Va però rilevato che nel 2005 esse costituivano il 68,0% della compagine imprenditoriale (310.101 unità); tale quota è scesa al 63,4% nel 2009 (301.851) e poi al 63,1% nel 2011 (equivalente in termini

assoluti a 297.244 imprese).Si osserva che nel 2012 le ditte individuali fanno registrare non solo il più alto tasso di natalità (+7,6%) ma anche il più alto tasso di mortalità (+7,5%); ne consegue un tasso di nati-mortalità contenuto pari al +0,1%.(vedi Tab.1.2).Le società di capitali attive nel 2012 risul-

Tab.1.1 - Andamento demografico delle imprese in Campania, 2012 (valori in % e 000)

Registrate Attive Iscritte Cessate * var. Attive % 2012-2011

Tasso di crescita

Tasso di natalita’

Tasso di mortalita’

CASERTA 89.908 75.750 6.974 5.625 1,1 1,5 7,9 6,3

BENEVENTO 34.883 30.651 1.884 2.083 -0,9 -0,6 5,4 5,9

NAPOLI 271.287 225.640 16.240 12.618 -0,3 1,4 6,1 4,7

AVELLINO 44.076 37.934 2.569 2.499 -0,4 0,2 5,8 5,7

SALERNO 120.930 101.915 8.234 7.909 -0,5 0,3 6,8 6,5

CAMPANIA 561.084 471.890 35.901 30.734 -0,1 0,9 6,4 5,5

SUD ED ISOLE 2.002.855 1.705.173 127.676 118.322 -0,6 0,5 6,4 5,9

ITALIA 6.093.158 5.239.924 383.883 364.972 -0,7 0,3 6,3 6,0* Al netto delle cancellazioni di ufficio

Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

Tab.1.2 - Andamento demografico per forma giuridica di impresa in Campania, 2012 (valori in % e 000)

Registrate Attive Iscritte Cessate * var. Attive % 2012-2011

Tasso di crescita

Tasso di natalita’

Tasso di mortalita’

SOCIETA' DI CAPITALI 129.125 84.799 7.695 121.430 1,5 3,6 6,2 2,6

SOCIETA' DI PERSONE 102.285 76.044 3.749 3.852 -1,6 -0,1 3,6 3,7

DITTE INDIVIDUALI 305.430 297.220 23.274 22.915 -0,2 0,1 7,6 7,5

ALTRE FORME 24.244 13.827 1.183 712 0,3 1,9 4,8 2,9

TOTALE 561.084 471.890 35.901 30.734 -0,1 0,9 6,4 5,5* Al netto delle cancellazioni di ufficio

Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

tano essere il 18,0% delle imprese attive regionali, percentuale lievemente inferiore al valore medio nazionale (18,4%) ma de-cisamente superiore a quello del Mezzo-giorno (14,0%), raggiungendo il numero di 84.799. Esse rappresentano la seconda for-ma giuridica più diffusa in Campania in co-stante crescita negli anni, infatti nel 2005 erano meno del 13% del totale regionale e nel 2008 rappresentavano solo il 15,9% delle imprese attive (vedi Graf.1.4).Le società di capitali presentano nel 2012

il tasso di crescita più alto (+3,6%) dovu-to a un tasso di natalità pari al +6,2% e a un tasso di mortalità pari al +2,6% , il più basso tra quelli relativi a tutte le forme giuridiche di impresa (vedi Tab. 1.2).Il peso delle società di persona sul totale delle imprese attive è sceso al 16,1%; in-fatti si registra una diminuzione rispetto al 2011 di 1.251 unità (-1,6%). La quota di so-cietà di persona campane risulta inferiore a quella nazionale (16,9 %) ma superiore di quasi quattro punti percentuali rispet-

to a quella delle regioni del Mezzogiorno (12,4%). Le società di persona sono l’unica forma giuridica che nel 2012 registrano un tasso di crescita negativo (-0,1%), frutto di un basso tasso di natalità (+3,6%).L’aumento delle imprese di capitale a sca-pito delle forme giuridiche più elementa-ri, quali le ditte individuali e le società di persona, è frutto di un processo di rinno-vamento del tessuto produttivo volto a ga-rantire una maggiore competitività e una maggiore solidità alle imprese per facilitare

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l’accesso al credito e favorire una maggiore capacità di investimento.Meno diffuse le altre forme giuridiche5 che costituiscono appena il 2,9% del totale re-gionale (13.827 unità), valore superiore alla media nazionale (2,4%) ma in linea con quella delle regioni del Mezzogiorno (3,0%).

Va rilevato, però, che risultano aumentate rispetto al 2011 (+0,3%) invertendo così l’andamento negativo dell’anno precedente. Inoltre registrano un tasso di crescita più alto (+1,9%), grazie anche a un contenuto tasso di mortalità (+2,9 %).A livello provinciale si osserva che la pro-

vincia di Napoli è quella che presenta la più alta incidenza di società di capitali (21,8%) e di società di persone (21,7%) ed ha per-tanto una quota meno incisiva di ditte indi-viduali (53,6%). Nelle altre province più del 70% delle imprese sono ditte individuali e nel restante 30% prevalgono le società di capitali (vedi Tab. 1.3).Rispetto al 2011 le ditte individuali si sono ridotte in maniera marcata nelle province di Benevento (-2,2%), Salerno (-1,7%) e Avellino (-1,3%) mentre sono aumentate nelle province di Napoli e Caserta (+0,8%).Ad eccezione di Napoli, in cui le società di capitali sono calate dello 0,3%, in tutte le altre province si registra un incremento di tale tipologia di impresa: in particolare gli aumenti più significativi si osservano a Be-nevento (+5,3%) e Salerno (+4,7%). Per quanto riguarda le società di persone la riduzione più significativa si registra nel Napoletano, (-2,6%), una diminuzione

Graf.1.4 - Distribuzione delle imprese attive per forma giuridica in Campania

12,7

13,6

14,6

15,9

16,8

17,2

17,7

18,0

16,6

16,7

16,6

16,9

16,8

16,6

16,4

16,1

68,0

66,9

65,9

64,2

63,4

63,2

63,1

63,0

2,8

2,8

2,9

2,9

3,0

3,0

2,9

2,9

0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100%

2005

2006

2007

2008

2009

2010

2011

2012

SOCIETA' DI CAPITALI

SOCIETA' DI PERSONE

DITTE INDIVIDUALI

ALTRE FORME

Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

5 Il gruppo delle “altre forme giuridiche” comprende le imprese aventi forma giuridica diversa dalle ditte individuali, società di capitale e società di persona. Le tipologie più numerose sono costituite da cooperative, consorzi, consorzi con attività esterna, società consortili, società consortili per azioni o a responsabilità limitata e società costituite in basi a leggi di altro Stato.

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

più contenuta si osserva nel Beneventano (-0,3%), mentre lievi aumenti si registrano nelle restanti province. Infine le altre for-me giuridiche sono diminuite nella provin-cia di Napoli (-2,0%) e, in quella di Avellino (-1,5%), mentre nelle altre province si re-gistrano aumenti in un arco compreso tra il 2,4% di Caserta e il 5,6% di Benevento.

1.1.3 Le dinamiche per settore di attività L’analisi della demografia di impresa secon-do la classificazione dell’attività economica non può essere puntuale e precisa a cau-sa dell’alto numero di aziende non ancora classificate. Infatti, le imprese iscritte nel 2012 ai registri camerali campani e non classificate sono ben 15.425, pari al 43,0%

delle iscrizioni totali; queste potranno di-stribuirsi tra le varie sezioni d’attività solo al termine del processo di codifica dell’atti-vità economica.L’economia campana nell’ultimo ventennio è stata interessata da un intenso processo di terziarizzazione. La composizione del tessuto produttivo riflette questa caratte-

Tab.1.3 - Distribuzione imprese attive per forma giuridica, 2012 (valori in % e 000)

Società di capitale

Società di persone

Ditte individuali

Altre forme Società di capitale

Società di persone

Ditte individuali Altre forme

Valori assoluti Variazione % 2012-2011

Caserta 11.464 8.262 53.573 2.451 3,4 0,2 0,8 2,4

Benevento 4.322 2.360 23.270 699 5,3 -0,3 -2,2 5,6

Napoli 49.149 48.971 120.945 6.575 -0,3 -2,6 0,8 -2,0

Avellino 5.612 4.030 27.402 890 4,0 0,3 -1,3 -1,5

Salerno 14.252 12.421 72.030 3.212 4,7 0,2 -1,7 2,8

Campania 84.799 76.044 297.220 13.827 1,6 -1,6 -0,2 0,3

Sud-Italia 238.827 209.764 1.205.069 51.513 2,9 -1,0 -1,3 1,1

Italia 966.141 888.048 3.259.192 126.543 1,3 -1,3 -1,2 2,0Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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ristica in quanto il commercio rappresen-ta di gran lunga il principale comparto in termini di numerosità di aziende; infatti il 37,7% delle imprese attive , in valori asso-luti 177.876, opera nel suddetto settore, un valore più alto rispetto a quello nazionale pari al 27,1% .Il commercio rappresenta l’attività pre-valente nelle province di Napoli, Caserta e Salerno, con quote rispettivamente del 44,2%, 36,5% e 33,4%. Più marginale è il ruolo rivestito da questo ramo di attività nelle province di Avellino e Benevento con percentuale rispettivamente pari al 26,0% e al 21,7%. Rispetto al 2011 il comparto del commercio ha registrato in Campania se-gnali positivi, infatti, il numero di aziende è aumentato dello 0,7%. A livello provincia-le si osserva una variazione negativa solo nella provincia di Salerno (-0,2%) mentre nelle altre province il trend è positivo con Caserta (+ 2,6%) a fare da capofila (vedi Tab. 1.4). D’altra parte, i servizi a più alto valore ag-giunto, che costituiscono generalmente un

importante fattore attrattivo per gli inve-stimenti e un volano per la crescita, come i servizi di informazione e comunicazione, quelli professionali, tecnici e di ricerca e sviluppo, i servizi finanziari e di supporto alle imprese, risultano poco diffusi atte-standosi ciascuno al di sotto del 4,0% del totale. Tutti, però, presentano andamenti positivi rispetto al precedente anno ad ec-cezione delle attività finanziarie, che regi-strano una diminuzione dell’1,0%.Anche i servizi alla persona e alla comu-nità sono relativamente scarsi; tuttavia si registrano rispetto al 2011 variazioni posi-tive che vanno dallo’+ 0,3% dell’istruzione al’+1,9% delle attività artistiche e sportive.Infine i servizi di Ristorazione e Alloggio costituiscono il 6,9% del numero totale di aziende attive nel territorio campano, distribuiti per la maggior parte nelle pro-vincie di Napoli e Salerno (rispettivamente: 7,1% e 7,7%). La variazione positiva del Turismo (+2,9%) è da ricondursi a tutte le province in modo particolare a quelle di Sa-lerno e Caserta (rispettivamente: +5,3% e

+4,6%). Il comparto turistico rappresenta per la Campania una risorsa importante ma ancora sottoutilizzata, principalmente per la scarsa capacità di innovazione e di ade-guamento delle strutture ricettive e per le difficoltà nel valorizzare appieno le risorse naturali e umane.Un altro comparto molto importante del tes-suto produttivo campano è l’agricoltura che con 66.906 imprese attive ricopre il 14,2% del totale, valore di poco superiore al dato nazionale che è pari al 13,4%. Tale compar-to ha un ruolo preponderante nelle provin-ce di Benevento e di Avellino le cui quote si attestano rispettivamente al 40,6% e al 30,1%, mentre ha un peso relativamente più contenuto nel salernitano, con il 18,6% e nel casertano, con il 17,3%. Infine margi-nale è la quota delle imprese agricole nella provincia di Napoli, pari al 4,9%.L’agricoltura, pur confermandosi come un’attività di rilievo per l’economia cam-pana, si sta progressivamente ridimen-sionando, ed è il comparto che ha regi-strato rispetto al 2011 il calo del numero

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

Tab. 1.4a - Imprese attive per settori di attività economica in Campania, 2012 (valori in % e 000)

Rami di attività codifica ATeCo 2007

Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno Campania

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

1 Agricoltura, silvicoltura pesca 13.093 -3,5 12.440 -3,5 10.978 -4,2 11.417 -2,3 18.978 -5,0 66.906 -3,8

2 Estrazione di minerali da cave e miniere 77 -1,3 27 0,0 62 -4,6 31 10,7 41 2,5 238 0,0

3 Attività manifatturiere 5.667 1,4 2.204 -0,3 20.219 -1,8 3.604 -1,2 8.896 -0,7 40.590 -1,0

4 Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condiz. 42 31,3 25 38,9 194 -5,8 64 12,3 54 22,7 379 6,2

5 Fornitura di acqua; reti fogna-rie, attività di gestione 147 3,5 55 0,0 482 -2,8 55 -8,3 179 1,7 918 -1,2

6 Costruzioni 12.210 0,2 3.203 0,9 27.006 -0,8 4.685 -0,6 12.300 0,1 59.404 -0,3

7 Commercio all’ingrosso e al dettaglio 27.641 2,6 6.662 0,7 99.621 0,5 9.871 0,6 34.081 -0,2 177.876 0,7

8 Trasporto e magazzinaggio 1.639 3,0 527 0,8 7.865 -0,3 718 0,8 3.178 1,1 13.927 0,5

9 Attività dei servizi alloggio e ristorazione 4.736 4,6 1.627 1,6 15.948 1,5 2.154 2,7 7.878 5,3 32.343 2,9

10 Servizi di informazione e comunicazione 1.003 1,9 450 2,0 4.936 -0,1 483 2,1 1.778 3,3 8.650 1,0

11 Attività finanziarie e assicurative 1.127 -0,6 458 1,8 4.719 -1,8 615 -1,0 1.895 0,3 8.814 -1,0

TOTALE CATEGORIE 1 - 11 67.382 27.678 192.030 33.697 89.258 410.045 -1,2Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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Tab. 1.4.b - Imprese attive per settori di attività economica in Campania, 2012 (valori in % e 000)

Rami di attività codifica ATeCo 2007

Caserta Benevento Napoli Avellino Salerno Campania

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

AttiveVar. %

2012-2011Attive

Var. % 2012-2011

12 Attivita' immobiliari 845 -2,0 300 7,9 4.752 1,1 513 5,6 1.416 4,6 7.826 1,9

13 Attività professionali, scientifiche e tecniche 1.272 4,8 519 3,4 6.205 -0,4 760 2,3 2.052 2,5 10.808 1,1

14 Noleggio, agenzie di viaggio 1.426 4,1 482 1,3 6.798 -0,7 722 2,3 2.368 2,2 11.796 0,7

15 Amministrazione pubblica e difesa 1 0,0 0 0,0 8 0,0 0 0,0 0 0,0 9 0,0

16 Istruzione 539 3,3 125 5,9 1.381 -0,3 144 8,3 553 1,1 2.742 1,4

17 Sanita' e assistenza sociale 620 1,0 201 10,4 2.017 -1,3 261 1,2 657 1,4 3.756 0,3

18 Attività artistiche, sportive, di intrattenimento 778 6,6 263 5,2 3.180 0,7 337 -1,2 1.404 2,6 5.962 1,9

19 Altre attività di servizi 2.732 3,0 1.034 -0,8 8.809 -0,9 1.441 1,6 4.087 -0,2 18.103 0,0

20 Attiv. di famiglie e conviven-ze come datori di lavoro 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0 0 0,0

21 Organizzazioni ed organi-smi extraterritoriali 0 0,0 0 0,0 0 -100,0 0 0,0 0 0,0 0 -100,0

22 Imprese non classificate 155 0,6 49 -27,9 460 4,5 59 -27,2 120 -36,5 843 -9,5

TOTALE CATEGORIE 12 -22 8.368 2.973 33.610 4.237 12.657 61.845

TOTALE COMP. CATEGORIE 75.750 1,1 30.651 -0,9 225.640 -0,3 37.934 -0,4 101.915 -0,5 471.890 -0,1Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

di aziende più significativo (-3,8%). La numerosità imprenditoriale del settore primario ha registrato una diminuzione in tutto il territorio regionale in un arco compreso tra il 2,3% di Avellino e il 5,0% di Salerno.Le aziende impegnate nel ramo di attività delle costruzioni risultano essere il 12,6%, (59.404 unità), mentre le industrie mani-fatturiere costituiscono l’8,6% del totale regionale (40.590). Entrambi i dati sono inferiori ai valori medi nazionali, pari ri-spettivamente al 14,8% e al 10,1%.Le province in cui il manifatturiero ha la sua quota più rilevante sono quelle di Avelli-no (9,5%) Napoli (9,0%) e Salerno (8,7%), mentre la percentuale delle imprese edili è uniforme tra le varie provincie ad eccezio-ne di Caserta, dove il dato (16,1%) è addi-rittura superiore alla media regionale, e di Benevento dove il valore (10,6%) invece risulta essere inferiore.Il numero di attività nel comparto delle costruzioni è diminuito (-0,3%) rispetto al 2011 a causa di una consistente flessione

della domanda interna, sia nel comparto delle opere pubbliche che in quello dell’e-dilizia privata, con rilevanti ripercussioni sull’occupazione e sul livello degli investi-menti. In particolare le riduzioni delle im-prese si osservano nelle province di Avel-lino (-0,6%) e Napoli (-0,8%) mentre si registrano aumenti nelle altre province, in particolar modo a Benevento (+0,9%).Anche l’attività manifatturiera registra una diminuzione di aziende (-1,0%) rispet-to al 2011, confermando l’andamento nega-tivo degli anni precedenti accentuato dalla contrazione della domanda interna e dalla scarsa internazionalizzazione e innovazio-ne delle aziende. Tuttavia per rilanciare il settore industriale in Campania, e far si che si creino posti di lavoro e reddito, sono state destinate risorse pubbliche alle picco-le e medie imprese così da promuovere la ricerca tecnologica oltre che i processi di internazionalizzazione.Le imprese manifatturiere si riducono in tutte le province ad eccezione di Caserta, ove si registra un incremento pari all’1,4%.

Analizzando il comparto manifatturiero si evidenzia la decisa prevalenza delle impre-se di fabbricazione di prodotti di metallo (17,1%) fortemente presenti nelle econo-mie di tutte le province, delle imprese agro-alimentari (16,6%) prevalentemente nelle province di Benevento e Salerno, e di Con-fezioni di articoli di abbigliamento (11,5%). Quest’ultimo comparto si concentra soprat-tutto nella provincia di Napoli. Non margi-nale risulta il peso dell’industria del legno e dei prodotti derivati (7,8%) diffusa soprat-tutto nelle provincie di Salerno e Benevento e, del settore della fabbricazione di articoli in pelle (6,6%), diffuso prevalentemente nella provincia di Avellino.Nel 2012 tra i comparti principali solo l’industria alimentare ha subito, rispetto al precedente anno, una lieve variazione positiva in termini di numerosità di im-prese (+0,1%); in particolare si registrano aumenti nelle province di Caserta (+2,2%), Salerno (+0,8%), Benevento (+1,5%) e di-minuzioni nelle province di Napoli (- 0,7 %) e di Avellino ( -2,2 %).

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Al contrario, si riducono le imprese della fabbricazione di prodotti in metallo (-1,9%); le riduzioni si registrano in tutte le provin-cie ad eccezione della provincia di Avelli-no, che presenta una variazione positiva (+0,9%). Anche il comparto della confezione di ar-ticoli di abbigliamento registra rispetto al 2011 una diminuzione di aziende (-0,7%); in particolare, il calo più marcato si osser-va ad Avellino (-3,7%) mentre le province di Caserta e Benevento presentano andamen-ti positivi rispettivamente: +2,5% e +1,9%. Ha registrato un andamento negativo anche l’industria del legno (-2,3%), anda-mento che si ripercuote in tutte le province ad eccezione di Avellino che presenta una variazione positiva (+0,3%). Infine in diffi-coltà anche il comparto della fabbricazione di prodotti in pelle (-0,4%); da sottolineare però l’incremento del numero di aziende ri-spetto al 2011 pari al 6,9% registrato nella

provincia di Caserta.Si evidenzia che il comparto che nel 2012 ha registrato il maggiore incremento (+6,2%) è l’attività di fornitura di energia; tale andamento positivo è dovuto soprattut-to alla diffusione della produzione di ener-gie alternative, favorita dalla concessione di incentivi statali.

1.1.4 Imprese femminili, giovanili e stra-niere6

Nel 2012 le imprese attive guidate da don-ne sono 131.005 e costituiscono il 27,8% delle imprese totali attive in Campania, valore superiore a quello della media del Mezzogiorno (26,5%) e del paese (24,3%). Ne segue che la Campania si conferma tra le regioni leader quanto a concentrazione di imprese rosa nel tessuto imprenditoriale collocandosi in quarta posizione preceduta dal Molise, le cui imprese femminili costitu-iscono il 30,9% del totale regionale, Basili-

cata e Abruzzo, regioni in cui la quota rosa di imprese attive si è attestata rispettiva-mente al 29,1% e 28,6% (vedi Graf.1.5).La propensione all’imprenditorialità delle donne nel Mezzogiorno se da un lato si è originata come risposta alle minori op-portunità di lavoro, dall’altro lato è stata favorita da numerose norme nazionali e regionali, tra tutte la più conosciuta e im-portante è la Legge n. 215 del 1992 “Azioni positive per l’imprenditorialità femminile”.A sostegno della nascita e sviluppo delle im-prese femminili sono state previste agevo-lazioni soprattutto finanziarie, in particola-re contributi a fondo perduto e concessioni di prestiti a tassi di interesse nullo. Una spinta importante alle imprese rosa è arri-vata anche dalla creazione dei Comitati per lo sviluppo e la promozione imprenditoriale femminile, nati da un accordo tra Unionca-mere e Ministero dell’Industria. Il ruolo dei Comitati è quello di supportare e incenti-

6 Sono individuate come imprese femminili, giovanili o straniere le imprese la cui percentuale di partecipazione di donne, di giovani fino a 35 anni e di persone non nate in Italia è superiore al 50%. Il livello di partecipazione è misurato, in funzione della natura giuridica dell’impresa, in base alla quota di capitale sociale detenuta dalla classe di popolazione in esame e dalla percentuale presente tra gli amministratori/titolari/soci dell’impresa.

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

vare il rilancio e la qualificazione dell’im-prenditoria femminile creando una rete di servizi a supporto delle imprenditrici non solo nell’avvio dell’attività ma anche nelle fasi successive. Avellino è la provincia con la più alta con-centrazione di imprese femminili attive (33,9%), lievemente inferiore è la quota di imprese rosa nella provincia di Beneven-to (33,8%), segue la provincia di Caserta le cui imprese femminili costituiscono il 28,1% del totale delle attività del territorio. Infine, le imprese femminili che operano nelle province di Napoli e Salerno costitui-scono rispettivamente il 26,4% e il 26,2%. Rispetto al 2011 si osserva che il numero di aziende femminili in Campania è diminuito di circa l’1,0%. Tale flessione si ripercuote in tutte le province in particolar modo in quella di Avellino, che ha registrato un calo dell’1,3% (-176 unità), e nella provincia di Salerno dove si è avuto un decremento dell’1,4% (-391 imprese). Minore è la dimi-nuzione nelle province di Napoli e di Bene-vento, pari rispettivamente al -0,9% (-581

unità) e al -0,6% (-66 unità) (vedi Tab.1.5). Le imprese rosa sono particolarmente dif-fuse nel settore primario (circa il 37% del totale di questa categoria) e nel turismo (circa il 35%). A fine dicembre 2012 risultano attive in Campania 71.112 imprese giovanili, pari al 15,1% del totale delle imprese attive, una diffusione leggermente superiore a quella media del Mezzogiorno (14,2 %) e, decisamente maggiore di quella nazionale (11,5%); ne segue che la Campania si posi-ziona al secondo posto, in termini percen-tuali, per presenza giovanile nel sistema imprenditoriale preceduta dalla sola regio-ne Calabria (16,7%) (vedi Graf.1.5).L’elevata presenza di imprese giovanili è dovuta non solo ad un tasso di occupazio-ne giovanile regionale basso, che favorisce in generale un maggiore ricorso a forme di auto-impiego, ma anche alle numerose misure statali e regionali che prevedono la destinazione di risorse e la concessione di agevolazioni fiscali al fine di incentivare la nascita di nuove iniziative imprenditoriali,

la ricerca e lo sviluppo e favorire l’acces-so al credito. In particolare, si evidenzia che la Regione Campania, con le risorse del Fondo Sociale Europeo, ha istituito il Fondo Microcredito a sostegno dell’avvio e dell’investimento delle microimprese da parte di categorie di soggetti con difficol-tà di accesso al credito e in condizione di svantaggio: giovani, disoccupati e donne.La provincia che registra la quota percen-tuale maggiore di imprese attive guidate da giovani è Caserta (17,2%). Seguono le province di Napoli e Salerno le cui imprese giovanili sono rispettivamente il 15,0% e il 14,8% del totale. Il più basso tasso giova-nile si registra nelle province di Avellino e Benevento, dove la quota di aziende giova-nili si attesta rispettivamente al 13,7% e al 13%. Analizzando le variazioni rispetto al 2011 in Campania si osserva una di-minuzione del 3,5%. In tutte le province campane vi è stato un decremento e le riduzioni percentuali più rilevanti si sono realizzate nella provincia di Benevento -4,7% (-195 imprese) e in quella di Napoli

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-4,6% (-1.618 unità). Le imprese giovanili avellinesi e salernitane hanno mostrato una tenuta lievemente maggiore, infatti esse sono diminuite rispettivamente del

3,9 % (-210 unità) e del 2,8% (-426 unità) e infine la provincia di Caserta ha registra-to il minor calo, pari a -0,6% (-83 imprese) (vedi Tab.1.5).

A livello settoriale le imprese giovanili sono maggiormente distribuite nel settore turistico (quasi il 21% del comparto) e nel commercio (17,5% del totale).Le imprese attive straniere sono 25.606 (in aumento dell’8,7% rispetto al 2011), il 5,4% del totale regionale, un valore analo-go a quello medio delle regioni meridionali (5,7%), ma di gran lunga inferiore a quello nazionale che è uguale all’8,4%. Nel pano-rama nazionale la Campania si posiziona a ridosso delle regioni meno interessate al fenomeno, infatti solo tre di esse registra-no percentuali più contenute: Valle d’Aosta (5,3%), Puglia (4,4%) e Basilicata (3,2%) (vedi Graf.1.5). Tuttavia gli imprenditori stranieri sono aumentati in Campania ad un tasso medio annuo (+8,6%) decisamente più sostenuto di tutte le altre regioni italiane ad eccezio-ne del Lazio (+9,5%). Dalla disamina dei dati si osserva che ma-rocchini, cinesi, senegalesi e nigeriani sono le nazionalità più diffuse. La quota di impre-se guidate da cittadini stranieri risulta più

Graf. 1.5 - Distribuzione percentuale regionale delle imprese attive femminili, giovanili e stra-niere, 2012 (valori %)

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

PIE VAO LOM TAA VEN FVG LIG EMI TOS UMB MAR LAZ ABR MOL CAM PUG BAS CAL SIC SAR

IMPRESE FEMMINILI IMPRESE GIOVANILI IMPRESE STRANIERE

Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

elevata nella provincia di Caserta (9,2%), seguono le province di Avellino e Salerno le cui imprese straniere costituiscono rispet-tivamente il 5,6% e il 5,4% del totale delle imprese attive nel territorio. La più bassa concentrazione di attività straniere si regi-stra nelle province di Napoli, con il 4,3% e di

Benevento, con il 4,2%. In tutte le province si registrano tassi di variazioni positivi ri-spetto al 2011, in modo particolare le pro-vince di Napoli e Caserta evidenziano un au-mento rispettivamente del 12,6% (+1.096 imprese) e dell’11,7% (+725 imprese). Più contenuto l’incremento nelle restanti pro-

vince: il 3,5% (+183 unità ) nella provincia di Salerno, il 2,0% (+25 imprese) nella pro-vincia di Benevento e lo 0,5% in quella di Avellino (+10 aziende) (vedi Tab.1.5).La maggior parte delle imprese straniere opera nel settore del commercio, dove rap-presentano oltre il 10% del totale.

Tab. 1.5 - Distribuzione delle imprese attive femminili, giovanili e straniere, 2012 (valori in % e 000)

Imprese femminili

Imprese giovanili

Imprese straniere

Imprese femminili

Imprese giovanili

Imprese straniere

Valori assoluti Variazione % 2012-2011

Caserta 21.371 13.058 6.960 0,0 -0,6 11,7

Benevento 10.370 3.970 1.273 -0,6 -4,7 2,0

Napoli 59.650 33.831 9.775 -1,0 -4,6 12,6

Avellino 12.870 5.182 2.134 -1,3 -3,9 0,5

Salerno 26.744 15.071 5.464 -1,4 -2,8 3,5

Campania 131.005 71.112 25.606 -0,9 -3,5 8,7

Sud-Italia 451.433 242.595 96.893 -0,8 -3,9 5,7

Italia 1.270.752 604.067 438.360 -0,4 -4,1 4,6Fonte: elaborazione INEA su dati di INFOCAMERE

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1.2 valore aggiunto comparto

1.2.1 - Prodotto interno lordo a livello Na-zionale L’andamento recessivo internazionale ha visto l’Italia nel decennio 2002-2012 ave-re la terza decrescita a livello mondiale (prima a livello europeo) dopo lo Zimbabwe ed Haiti, con lo +0,4%7. Gli anni oggetto dell’analisi confermano il trend a cresci-ta zero, in alcuni casi di decrescita. La diminuzione del prodotto interno lordo si ripercuote sulle aree geografiche nazionali in maniera differente, acuendo le disugua-glianze produttive tra aree in maggiormen-te sviluppate e quelle più depresse. Il crollo di Prodotto Interno Lordo (PIL) del 2009 causato da congiunture economi-che negative a livello mondiale, ha visto l’area del Centro Nord non recuperare la perdita di PIL subita, assestando i propri livelli a quelli del 2009 (vedi Tab.1.6). Il Mezzogiorno, invece, ha continuato a perdere percentuali produttive, segno di un tessuto produttivo più fragile e meno

competitivo. Il dato del 2012 suggella un quadriennio di decrescita quasi croniciz-zata.Le performance generali del PIL potreb-bero rivedere il segno positivo nel 2013, con lo +0,8% a livello nazionale. Vedono il segno positivo le regioni del Mezzogiorno, Campania compresa, ma la crescita rap-presenta appena lo 0,1%. (vedi Graf.1.6).

Tab.1.6 - Variazione PIL (valori %)

2009 2010 2011 2012

Italia -6,1 0,8 0,4 -1,1

Centro-Nord -6,4 1,7 1,5 0,4

Mezzogiorno -5,3 -0,2 -0,4 -3,5

Campania -5,7 -1,0 -0,9 -2,3

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 1.6 – Variazioni PIL (valori %)

2005 20042003 2002 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Italia

Centro-Nord

Mezzogiorno

Campania

-8

-7

-6

-5

-4

-3

-2

-1

0

1

2

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

7 The Economist – Word Rankings 2012.

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

Analizzando l’andamento del PIL in va-lori assoluti nell’ultimo triennio, l’Italia aumenta il proprio rendimento di oltre 10 miliardi di euro rispetto al 2010, ma perde 17 miliardi se si allinea il dato tra 2011 e 2012. Andamento similare della perfor-mance per il Mezzogiorno, che guadagna 6 miliardi di euro tra il 2010 e il 2011, ma decresce di 13 miliardi nel 2012. Per le regioni del Centro e del Nord si registra un incremento del proprio PIL di circa 26 miliardi di Euro nel triennio 2010-2012 (vedi Tab.1.7).La notevole diminuzione di pil nel Mezzo-giorno, si riflette ancora di più sulla pro-duttività della Campania. Rispetto alle al-tre aree nazionali analizzate la Campania nel biennio 2010-2011 registra una perdita di 17 miliardi di euro, a cui vanno sommati altri due miliardi di PIL persi nell’ultimo anno, per una diminuzione complessiva di 19 miliardi di euro (vedi Graf.1.7).Ancora più lampanti le differenze nella produzione di ricchezza pro capite prodot-ta nel nostro paese, palesi le due diverse

Tab. 1.7 - Valore PIL Italia (valori in miliardi di euro)

PIL Italia Centro Nord Mezzogiorno Campania

2010 1.553 1.186 367 96

2011 1.580 1.207 373 79

2012 1.563 1.212 360 77

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 1.7 - Andamento PIL pro capite, 2010-2012 (valori in euro)

2010 2011 2012

ItaliaCentro-NordMezzogiornoCampania

0

5.000

10.000

15.000

20.000

25.000

30.000

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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velocità tra la realtà del Centro Nord, e quella del Mezzogiorno. La differenza, tra i due prodotti interni lordi, si aggira attorno al 38%, sintomo di evidenti gap produttivi ed occupazionali. Ancora più lontana dalla media nazionale e delle regioni a maggior capacità produttiva è la Campania, che risulta essere l’ultima regione italiana come produzione di valore aggiunto pro capite (vedi Tab.1.8).Nel triennio di riferimento il miglioramen-to del PIL campano è impalpabile, registra un lieve miglioramento nell’ultimo anno, ma non sufficiente a ravvisare un’effettiva crescita.La minor capacità di produzione di PIL pro capite a livello regionale fa si che le province campane siano tra le ultime nel-la graduatoria di PIL pro capite a livello nazionale. All’interno del PIL regionale emerge il forte ritardo della provincia di Caserta rispetto alla media delle altre quattro province, che si attestano su valo-ri che oscillano dai 14.500 ai 15.500 euro

pro capite.Nell’analisi del periodo si evince una calo percentuali di PIL pro capite generalizza-to, l’unico valore positivo è nella provincia di Napoli +0,2%. Negativo invece il -2% di Salerno che nel periodo oggetto dell’anali-si cala più di tutti. Appena dietro Salerno c’è la provincia di Caserta con un -1.9%. Più contenuti, ma ugualmente significa-tivi i cali di Avellino (-1.3%) e Benevento (-0.9%).

1.2.2 Valore aggiunto per settori produttivi L’andamento negativo in termini di PIL si ripercuote ovviamente anche nella capaci-tà produttiva di valore aggiunto nei settori presi in considerazione, ovvero agricol-tura, industria, e servizi. Assolutamente in linea l’andamento dei valori regionali rispetto al resto del Mezzogiorno. L’appor-to del settore primario al valore aggiunto dell’economia regionale nel 2011 è tenden-zialmente positivo, ma la crescita è più

Tab. 1.8 - PIL pro capite province campane (valori in euro)

2010 2011 2012 var. % 2012-2010

Caserta 13.327 13.075 13.184 -1,9

Benevento 14.946 14.815 15.057 -0,9

Napoli 14.702 14.726 15.065 0,2

Avellino 15.466 15.274 15.486 -1,3

Salerno 15.637 15.323 15.457 -2,0

Campania 14.732 14.624 14.872 -0,7

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

contenuta rispetto agli stessi dati del 2010 (vedi Tab.1.9).L’andamento del valore aggiunto del setto-re primario della regione è completamente inverso rispetto ai numeri del Mezzogior-no, il quale cresce poco nel 2010 (+0,6%) quando la performance campana è buona, mentre cresce del 3% il valore aggiunto

delle regioni del sud, quando la Campania decresce dello 0,4% rispetto al 2010. Il settore primario è un’attività di rilievo per l’economia campana. Principalmente nelle province di Benevento, Avellino e Salerno dalla vocazione più spiccatamente agricola ed agro-alimentare. Meno predo-minante, ma consistente rispetto alle pri-

me tre la produzione di valore aggiunto del settore per la provincia di Caserta. Margi-nale, valutando gli altri settori produttivi, l’incidenza del settore primario per la pro-vincia di Napoli. In Campania, come del resto in tutti i siste-mi produttivi avanzati, il peso dell’agricol-tura sull’economia locale va progressiva-mente diminuendo, sia in termini di valore aggiunto che di numerosità aziendale. Tut-tavia la progressiva diminuzione di valore aggiunto, dovuta ad una diversificazione produttiva, non coinvolge solo il settore primario, ma anche e soprattutto il settore industriale. Le perdite di valore aggiunto nei primi due settori dovute a cause diver-se, ma coincidenti nella risultante, somma-no una perdita troppo elevata per poter es-sere assorbita dalle capacità del terziario regionale (vedi Tab.1.10).Valutando le evoluzioni congiunturali ed una domanda interna ancora debole, l’andamento dell’agricoltura campana nel 2012 è rimasto poco favorevole: ordinativi (-15,4%), produzione (-15%) e fatturato

Tab. 1.9 - Andamento e media valore aggiunto (valori in milioni di euro)

2009 2010 2011 Var % 2009-2010

Var % 2010-2011

Agricoltura 2.226 2.249 2.262 1,0 0,6

Campania Industria 1.455 1.390 1.346 -2,9 -3,1

Servizi 68.321 68.588 69.308 0,4 1

Agricoltura 10.554 10.593 10.910 0,4 3

Mezzogiorno Industria 61.296 59.374 58.449 -3,1 -1,6

Servizi 250.111 253.012 256.781 1,2 1,5

Agricoltura 26.314 26.371 27.655 0,2 4,8

Italia Industria 342.008 349.042 349.413 2,0 0,1

Servizi 1.000.252 1.016.443 1.036.480 1,6 1,9

Fonte: elaborazioni INEA su dati Unioncamere ed Istituto Tagliacarne

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(-18,1%) sono in calo rispetto al rendimen-to dell’anno precedente. Un dato positivo arriva dagli investimenti, in aumento ten-denziale dell’1,3%; ma questo dato riguar-do solo il 9,2% delle aziende operanti in Campania. Il settore secondario è quello che maggior-mente ha risentito delle congiunture nega-tive nazionali, perdendo valore aggiunto. L’andamento negativo non è episodico, ma fotografa una deindustrializzazione pre-sente non solo in Campania, che nel trien-nio perde il 6%, ma dell’intero Mezzogior-no che nello stesso periodo di riferimento ha subito una perdita netta del 4,7%. Le contrazioni di produzione (-6,8%), fat-turato (-6,6%) e ordinativi (-5,6%), supe-riori alla media dei settori, confermano una tendenza alla decrescita. Nei comparti dell’industria in senso stretto il fatturato a prezzi costanti delle aziende campane con almeno 20 addetti è decresciuto dello 0,2 per cento rispetto all’anno precedente. Tendenza crescente per le aziende con al-meno i due terzi del fatturato esportato

(+3,4%) rispetto al 2011. Osservando i comparti manifatturieri si evince che il calo è dovuto principalmen-te alle imprese del legno mobilio (-16,9%), a quelle chimico-farmaceutiche (-15,1%), a quelle metallurgiche e meccaniche (-13,5%), tessile abbigliamento (-11,9%), e dei mezzi di trasporto (-12,8%). Meno gra-vosi i cali delle imprese estrattive e della gomma-plastica, che hanno sommato un (-2,7%).L’edilizia, all’interno del settore manifattu-riero ha visto negli anni indicatori tutti in flessione. In misura appena meno severa rispetto a quanto registrato nel 2011 per produzione (-10,2%), fatturato (-8,0%) e ordinativi (-8,2%). L’analisi dei numeri e delle dinamiche con-giunturali certificano la terziarizzazione dell’economia regionale. Il comparto del commercio è la realtà principale dell’econo-mia campana, come testimonia l’incidenza del settore sulla ricchezza complessiva-mente prodotta in regione (circa l’11%). Tuttavia l’ampia diffusione delle attività

commerciali si scontra con il calo della do-manda interna peggiorata negli ultimi anni a causa di bassi redditi medi per famiglie e alti tassi di disoccupazione. Di primaria importanza per l’economia del-la Campania è il turismo, sia in termini di valore aggiunto, che di diffusione impren-ditoriale. La formazione della domanda negli ultimi anni ha visto dei flussi più di natura domestica, rispetto agli stranieri anche se la regione nel 2011 ha contato in termini di arrivi turistici 4,3 milioni di unità (il 24,9% del Mezzogiorno ed il 4,5% dell’Italia). In termini di presenze turisti-che nella regione 17,9 milioni (24,2% del Mezzogiorno e 4,8% dell’Italia). La doman-da principale di turismo è per il prodotto balneare e culturale, che concentra oltre la metà degli arrivi regionali. In aumento la domanda di turismo enogastronomico.Il comparto turistico può rappresentare una leva importante per la ripresa dell’e-conomia regionale, con positive ricadute anche sul mercato del lavoro vista la natu-ra “ad alta intensità di mano d’opera” delle

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

CAMPANIA 2009 2010 2011

Agricoltura, silvicoltura e pesca 2.226 2.249 2.262

Industria 14.551 13.901 13.468

Industria in senso stretto 9.728 9.186 8.935

Industria estrattiva 60 57 ....

Industria manifatturiera 7.775 7.170 ....

Fornitura di energia elettrica, gas, vapore e aria condizionata 944 914 ....

Fornitura di acqua; reti fognarie, attività di trattamento dei rifiuti e risanamento 950 1.046 ....

Costruzioni 4.823 4.714 4.533

Servizi 68.321 68.588 69.308

Comm. all’ingrosso e al dettaglio, riparaz. autoveicoli e motocicli; trasporti e magaz.; servizi di alloggio e di ristoraz.; servizi di informaz. e comunicazione

21.885 22.009 22.718

Commercio all’ingrosso e al dettaglio; riparazione di autoveicoli e motocicli; trasporto e magazzinaggio; servizi di alloggio e di ristorazione

17.852 18.366 ....

Servizi di informazione e comunicazione 4.033 3.643 ....

Attività finanziarie e assicurative; attività immobiliari; attività professionali, scientifiche e tecniche; amministrazione e servizi di supporto

21.644 21.702 21.948

Attività finanziarie e assicurative 2.960 3.072 ....

Attività immobiliari 11.106 11.177 ....

Attività professionali, scientifiche e tecniche; anmmin. e servizi di supporto 7.578 7.453 ....Fonte: elaborazioni INEA su dati Unioncamere ed Istituto Tagliacarne

Tab.1.10 - Andamento Valore aggiunto Campania (valori 000 euro)

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attività turistiche. La mancata ripresa dei flussi turistici, è stata determinata due va-riabili: forti fluttuazioni stagionali e dete-rioramento dell’immagine (vedi Tab.1.11). Molti degli indicatori nel 2012 hanno se-gnato dati negativi, persino più severi del rendimento del 2011, con fatturato e porta-foglio ordini in calo del -7,8%, e il numero di occupati addirittura del -5,1%. Il contributo di tutto il settore terziario alla composizione del valore aggiunto dell’economia campana nel 2011 è stato dell’81%. Tale contributo mostra una ten-denza, seppur lenta, crescente nel tempo. Infatti, nel 2009 è stata del 79% e nel 2010 dell’80%. Principale polo produttivo del terziario regionale è la provincia di Napoli, che nel triennio preso in considerazione, produce ben oltre la metà del valore aggiunto cam-pano nel settore dei servizi. Discrete e sempre in crescita le performance delle al-tre province campane. Molto interessante la performance della provincia di Caserta che ha accresciuto la produzione di valore

Tab.1.11 - Andamento valore aggiunto per province e variazione percentuale (valori mln di euro)

Provincia Settore V.A. 2009 V.A. 2010 V.A. 2011 Var. % 2011-2009

Caserta

Agricoltura 526 590 617 5,0

Industria 2.424 2.510 2.005 -20,9

Servizi 9.243 9.783 9.415 1,8

Benevento

Agricoltura 195 229 322 39,4

Industria 805 770 603 -33,5

Servizi 3.205 3.388 3.225 0,6

Napoli

Agricoltura 460 519 480 4,2

Industria 7.271 6.781 6.808 -6,8

Servizi 35.344 36.611 38.007 7,0

Avellino

Agricoltura 211 237 216 2,3

Industria 1.494 1.538 1.299 -15,0

Servizi 4.975 5.126 4.961 -0,3

Salerno

Agricoltura 728 697 626 -16,3

Industria 3095 3.115 2.752 -12,5

Servizi 14014 13.982 13700 -2,3

Campania

Agricoltura 2.120 2.273 2.273 6,7

Industria 15.089 14.713 13.467 -12,0

Servizi 66.781 68.891 69.308 3,6

Fonte: elaborazioni INEA su dati Unioncamere ed Istituto Tagliacarne

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

aggiunto di quasi 670 milioni di Euro nel triennio 2009-2011. Crescono, ma a ritmo più blando, le province di Avellino e Bene-vento, che sono le uniche due province che hanno visto aumentare la produzione di valore aggiunto anche nel settore primario.

1.2.3 - Depositi ed impieghi bancariGli indicatori analizzati, fino a questo punto, fotografano in maniera impietosa perdite di prodotto interno lordo e valore aggiunto in tutti i settori regionali. Que-ste perdite si ripercuotono sia sul potere d’acquisto delle famiglie che sulla capaci-tà competitiva delle imprese. Non bisogna però sottovalutare anche le difficoltà dei tanti istituti bancari di medio e piccolo ca-botaggio, i quali risentono a loro volta delle difficoltà di clienti piccoli e medi. La diminuzione del potere d’acquisto delle famiglie italiane ha portato ad una notevo-le riduzione dei depositi accumulati negli istituti di credito (vedi Tab.1.12). La Campania ha risentito, in misura più ac-centuata, delle difficoltà finanziarie diffuse

nel Paese, che determinano una capacità di risparmio ancora più flebile di quella media nazionale. La provincia di Napoli, in particolare, evidenzia nel triennio preso in considerazione, la peggiore dinamica dei depositi con -143 milioni di euro ed una va-riazione di (-8,64%). Anche Salerno tra il 2010 ed il 2012 perde 45 milioni di depositi bancari, una variazione di (-7,12%). Non va diversamente per le province di Caserta e Benevento, che perdono rispet-tivamente 34 milioni (-8,37%) e 32 milioni

(-18,%) di euro a testa. Leggermente diver-so l’andamento per la provincia di Avellino, che perde “appena” diciassette milioni di euro di depositi bancari in tre anni con una variazione tra il 2010 ed il 2012 del -8,37%.Per quanto riguarda invece gli impieghi bancari (si intendono i finanziamenti con-cessi alla clientela ordinaria) i dati 2012 rispetto al 2010 sono incrementati sia a livello nazionale che a livello regionale, l’incremento degli impieghi è incidente al

Tab. 1.12 - Andamento e media depositi bancari per famiglie (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2012-2010

Caserta 3.837 4.109 4.000 4,2

Benevento 1.043 1.108 1.082 3,7

Napoli 17.353 18.198 17.730 2,1

Avellino 1.632 1.737 1.696 3,9

Salerno 5.463 5.757 5.605 2,6

Campania 29.328 30.909 30.113 2,6

Fonte: elaborazioni INEA su dati Banca d’Italia

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4.2% nella provincia di Caserta, sfiora il 4% (3.9%) in provincia di Avellino al 3.7%

nella provincia di Benevento. Al 2.1% l’in-cremento di impieghi bancari nella provin-

cia di Napoli, al 2.6% la provincia di Saler-no (vedi Tab.1.13). La diminuzione degli impieghi nel periodo analizzato è da ricercare nella stretta alle concessioni dei finanziamenti da parte de-gli istituti bancari che hanno avuto, a loro volta, difficoltà nel recupero dei finanzia-menti e diminuzione delle richieste di im-pieghi da parte delle famiglie, stante per molti nuclei la difficoltà di pagamento.

1.2.4 - Il Commercio estero - ExportIl settore regionale che ha tratto maggiori opportunità dai modificati assetti dell’e-conomia mondiale è il commercio con l’e-stero. Il dato del 2012 segna una generale crescita del commercio internazionale del nostro Paese, con un aumento tendenziale delle esportazioni. Le dimensioni degli scambi aumentano an-che in Campania (vedi Tab.1.14), dove le esportazioni crescono, ma a ritmi contenu-ti rispetto alla media nazionale. Le espor-tazioni regionali pongono la Campania al

Tab. 1.13 - Andamento e media impieghi bancari per famiglie (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2010-2012

Caserta 406 382 372 -8,3

Benevento 176 157 144 -18,1

Napoli 1.656 1.523 1.513 -8,6

Avellino 233 227 216 -7,3

Salerno 632 590 587 -7,1

Campania 3.103 2.879 2.832 -8,7

Fonte: elaborazioni INEA su dati Banca d’Italia

Tab.1.14 - Andamento e media export Italia (valori in mln di euro e %)

2010 % 2011 % 2012 %

Nord-centro 294.374 86,3 328.477 86,6 338.827 86,9

Mezzogiorno 38.956 11,1 43.075 10,9 46.426 10,7

Campania 8.938 2,6 9.443 2,5 9.400 2,4

ITALIA 337.346 100,0 375.904 100,0 389.725 100,0

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

nono posto della graduatoria delle regioni italiane maggiormente orientate all’export, nel triennio 2010-2012 l’incremento segna un positivo +5.6%. Lieve invece il calo tra 2011 e 2012 (-0,4%). L’andamento del commercio estero delle province campane è nel complesso positi-vo, con un trend di crescita tra il 2010 ed il 2012 (vedi Tab.1.15). Il rendimento mi-gliore è quello della provincia di Avellino, la quale in termini percentuali incrementa dell’13.2%, grazie soprattutto ai distretti manifatturieri di Solfora. Andamento positivo anche per Caserta e Salerno. La prima nel triennio incrementa dell’8.8%, positivo anche il 7.1% di Saler-no. Anche Benevento accresce le proprie esportazioni con una crescita nel triennio 2010-2012 quasi del 5%. Minima invece la crescita per la provincia di Napoli, che in-crementa la propria attività d’esportazio-ne di appena il 2,2%.La distribuzione dell’export per area di de-stinazione è mutata: tra il 2010 e il 2012 la

quota assorbita dai 27 paesi dell’UE è cre-sciuta di oltre cento milioni di euro (vedi Tab.1.16).Scendendo nel dettaglio provinciale ci si rende conto che Napoli e il proprio ag-glomerato hanno mantenuto competitivi-tà, perdendo però percentuali di export. Cresce la provincia di Salerno che nel triennio ottiene un’ottima performance, incrementando del 6.5% la propria capaci-tà di export. Molto positivo il trend della provincia di Benevento che cresce di oltre

il 10%. Negativa la performance della pro-vincia di Avellino che vede un decremento dell’1,8%. Positivo il risultato dell’export della provincia di Caserta. Nell’ultimo triennio l’indice delle espor-tazioni ha rilevato un calo nei comparti, automobilistico e diportistico, compensato però dall’espansione dell’export di altri set-tori quali: agro-alimentare, farmaceutico, aerospaziale. Segnali questi dell’esistenza di potenzialità industriali ancora in grado di esprimersi e di garantire una competiti-

Tab1.15 - Andamento e media export Campania (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2010-2012

Caserta 995 1.073 1.083 8,8

Benevento 121 126 127 4,9

Napoli 5.031 5.348 5.146 2,2

Avellino 878 950 994 13,2

Salerno 1.913 1.946 2.049 7,1

Campania 8.938 9.443 9.399 5,1

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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vità regionale (vedi Tab.1.17).Le composizioni merceologiche certifica-no la dipendenza regionale dal comparto manifatturiero. In pochi casi significativi i numeri di prodotti agricoli, silvicoltura e pesca (vedi Tab.1.18).Tra i diversi interlocutori dell’export spic-cano in particolare: le relazioni con la Sviz-zera per il comparto farmaceutico, i paesi del NAFTA8 per le vendite del comparto ae-ronautico, infine i paesi dell’Asia orientale per i prodotti agro-alimentari. Tuttavia, negli ultimi anni si assiste ad una graduale diversificazione degli scambi che vedono in aumento l’export verso econo-mie emergenti (es. India, Turchia, Emirati Arabi) che sono cresciuti a ritmi interes-santi anche durante la recessione. Tra le province campane, Benevento e Ca-serta hanno il profilo più tradizionalista, con una assoluta supremazia di scambio verso l’Europa, con alcune nicchie però sorprendenti: il polo delle ceramiche di

Tab.1.16 - Andamento e media export verso UE a 27 (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2010-2012

Caserta 763 791 780 2,2

Benevento 78 85 86 10,2

Napoli 1.850 1.910 1.867 0,9

Avellino 491 499 482 -1,8

Salerno 1.189 1.174 1.267 6,5

Campania 4.371 4.459 4.482 2,5

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Tab. 1.17 - Andamento e media export verso paesi extra UE a 27 (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2010-2012

Caserta 231 282 302 30,7

Benevento 43 38 41 -4,6

Napoli 3.140 3.399 3.246 3,3

Avellino 388 451 512 31,9

Salerno 723 770 781 8,0

Campania 4.525 4.940 4.882 7,8

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT8 North American Free Trade Agreement. Paesi componenti: Stati Uniti, Canada, Messico.

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

Cerreto Sannita e San Lorenzello ha nell’A-rabia Saudita un interlocutore di rilievo. L’export di Napoli e Avellino è invece piut-tosto diversificato. Maggiori esportazioni partenopee verso i mercati asiatici, pre-dominanza dell’export verso il Nord-Africa per la provincia di Avellino; Salerno, infine, presenta una composizione degli scambi in cui, oltre alla consistente quota europea, si segnalano rilevanti quote di esportazioni

verso l’Africa e l’Asia.La vocazione all’export dei territori, misu-rata dal valore delle vendite all’estero in rapporto agli abitanti o al numero di addet-ti industriali, è particolarmente elevata, ol-tre che a Torre del Greco, nei sistemi locali di Sarno, Nocera Inferiore e Sant’Angelo dei Lombardi (specializzati nell’export di prodotti alimentari), nel distretto concia-rio di Solofra.

Passando all’analisi della composizione dell’export verso i paesi extra dell’Unione Europea nel 2012 vediamo che l’unica pro-vincia con una composizione di export leg-germente più equilibrata è la provincia di Salerno che ha un significativo (31,7%) di prodotti agro alimentari ed oltre il 60% di prodotti manifatturieri. Export meno equi-librato anche per la provincia di Caserta che non arriva al 20% di export agricoli,

Tab. 1.18 - Composizione export verso UE a 27, 2012 (valori mln di euro e %)

Prodotti Agricoli

Silvicoltura e Pesca

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Attività Manifattu-

riere

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Servizi Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

ToTALe

Caserta 544 7,0 28,0 7.250 92,9 18,6 8 0,1 10,1 7.802

Benevento 398 4,6 20,5 8.190 95,3 21,0 7 0,1 8,9 8.595

Napoli 667 3,6 34,4 17.891 96,1 45,8 55 0,3 69,6 18.613

Avellino 188 3,9 9,7 4.600 96,1 11,8 1 0,0 1,3 4.789

Salerno 143 11,3 7,4 1.114 88,1 2,9 8 0,6 10,1 1.265

Campania 1.940 4,7 100,0 39.045 95,1 100,0 79 0,2 100,0 41.064

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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con oltre l’80% di export di manifattura. Ancora meno significative le percentuali di export non afferenti le attività mani-fatturiere per le restanti province (vedi Tab.1.19).

1.2.5 - Il commercio estero – ImportL’andamento dell’import dell’ultimo anno ha una generale tendenza alla diminuzione che riguarda tutto il paese.

Le “due Italia” si evidenziano anche per le dinamiche d’importazione. Molto più importatore che esportatore il Mezzogior-no, rispetto alle regioni del Centro Nord, in maggior misura autosufficienti a livello produttivo. La tendenza generale, che si adegua all’attualità, è di una decrescita dell’import che segnala una diminuzione dell’1% nel Mezzogiorno. La Campania dopo la tendenza positiva registrata tra il

2010 e il 2011 (+5,6%), ravvisa un calo verticale delle importazioni -8,6 % tra il 2011 ed il 2012, sommando nel triennio preso in esame un complessivo -2,4% (vedi Tab.1.20).La composizione delle importazioni tra le province rispecchia le proporzioni appena viste per l’export. Il 2011 per l’import, rispetto al 2010, è stato un anno di net-ta crescita per le province campane. Sono

Tab.1.19 - Composizione export verso paesi extra UE, 2012 (valori mln di euro e %)

Prodotti Agricoli

Silvicoltura e Pesca

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Attività Manifattu-

riere

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Servizi Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

ToTALe

Caserta 62 17,2 8,9 293 81,4 0,8 5 1,4 6,9 360

Benevento 122 3,0 17,5 3.962 96,8 10,6 7 0,2 9,7 4.091

Napoli 145 0,5 20,8 32.000 99,4 85,4 37 0,1 51,4 32.182

Avellino 16 3,1 2,3 494 95,7 1,3 6 1,2 8,3 516

Salerno 352 31,7 50,5 741 66,8 2,0 17 1,5 23,6 1.110

Campania 697 1,8 100,0 37.490 98,0 100,0 72 0,2 100,0 38.259

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

però evidenti i segni di una contrazione della domanda in maniera più decisa ri-spetto agli andamenti dell’export. Nel 2012 gli acquisti dall’estero hanno rallentato di quasi nove punti percentuali, dopo il forte incremento del 2011. Sensibilmente calate le importazioni di mezzi di trasporto e di prodotti elettronici. Perde oltre il ‘4% l’import della provincia di Napoli. Calano anche a Salerno le impor-tazioni, il dato segna quasi il -7,5%. Stessa china decrescente per Benevento. In con-trotendenza Avellino che segna un incre-mento dell’1%.Aumento del 10% per la provincia di Avel-lino tra il 2010 e il 2012 (vedi Tab.1.21).

La Cina si è confermata come principale paese di provenienza dell’import, nono-stante l’evidente calo rilevato nell’anno,

dovuto interamente alla riduzione degli acquisti di navi. Anche la Corea del Sud ha visto diminuire gli ordinativi di navi, man-tengono le importazioni di articoli conciari semilavorati dai paesi nordafricani (Ma-rocco, Tunisia). Raffrontando la composizione merceologi-ca come per l’export le attività manifat-turiere compongono la quasi totalità delle importazioni regionali. Significativo che quasi il 45% delle importazioni regionali del 2012 siano provenienti dai paesi dell’U-

Tab.1.20 – Andamento e media import Italia, 2010-2012 (valori mln euro e %)

2010 % 2011 % 2012 %

Nord-centro 291.125 79,2 316.188 78,8 293.092 77,4

Mezzogiorno 27.644 7,5 30.809 7,7 25.573 6,8

Campania 12.370 3,4 13.120 3,3 12.080 3,2

ITALIA 367.390 100,0 401.428 100,0 378.760 100,0

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Tab. 1.21- Andamento e media import Campania, 2010-2012 (valori mln euro e %)

Provincia 2010 2011 2012 Variazione % 2012-2010

Caserta 1.099 1.209 1.110 1,0

Benevento 354 320 342 -3,3

Napoli 7.328 7.720 7.026 -4,1

Avellino 1.654 1.872 1.812 9,5

Salerno 1.935 1.999 1.790 -7,4

Campania 12.370 13.120 12.080 -2,3

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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nione Europea a 27 (vedi Tab.1.22). La restante composizione dell’import vede soprattutto importazioni dai Paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud

Africa), di cui oltre la metà proveniente dalla Cina. Interessante risulta essere anche il contributo all’import proveniente dall’India e dal Brasile. Considerevole, ma

non paragonabile ai primi tre l’importa-zione di prodotti dalla Federazione Russa (vedi Tab.1.23).

Tab.1.22 - Composizione import da paesi UE a 27, 2012 (valori mln di euro e %)

Prodotti Agricoli

Silvicoltura e Pesca

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Attività Manifattu-

riere

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Servizi Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

ToTALe

Caserta 188 2,4 5,9 7.690 97,6 18,0 2 0,0 2,9 7.880

Benevento 37 3,9 1,2 917 96,0 2,1 1 0,1 1,4 955

Napoli 2.004 9,6 63,4 18.900 90,1 44,2 60 0,3 87,0 20.964

Avellino 427 4,9 13,5 8.260 95,1 19,3 1 0,0 1,4 8.688

Salerno 505 6,7 16,0 6.960 93,2 16,3 5 0,1 7,2 7.470

Campania 3.161 6,9 100,0 42.727 93,0 100,0 69 0,1 100,0 45.957

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 1 LE DINAMICHE MACROECONOMICHE

Tab. 1.23 – Composizione import da paesi extra UE a 27, 2012 (valori mln di euro e %)

Prodotti Agricoli

Silvicoltura e Pesca

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Attività Manifattu-

riere

Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

Servizi Composizione%

Incidenza percentuale sul settore

ToTALe

Caserta 110 4,3 2,0 2.435 95,5 4,3 6 0,2 12,0 2.551

Benevento 340 7,9 6,1 3.967 92,1 7,1 1 0,0 2,0 4.308

Napoli 3.635 9,3 65,2 35.294 90,6 63,0 23 0,1 46,0 38.952

Avellino 371 3,9 6,7 9.091 96,0 16,2 4 0,0 8,0 9.466

Salerno 1.120 17,7 20,1 5.197 82,1 9,3 16 0,3 32,0 6.333

Campania 5.576 9,1 100,0 55.984 90,9 100,0 50 0,1 100,0 61.610

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CaPITOLO 2 LE IMPrESE IN CaMPaNIa

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

Il patrimonio industriale della Regione Campania è rappresentato dalla presenza di grandi imprese, pubbliche e private e da imprese minori che, nel campo mani-fatturiero (settore tessile, abbigliamento, conciaria, calzaturiero, agroalimentare, meccanico), rappresentano un sistema produttivo in grado di sostenere un proces-so di sviluppo per la regione stessa.

2.1 I distretti industriali territoriali

La Regione Campania ha individuato i di-stretti industriali sulla base del dettato della Legge Nazionale n. 317 del 5 ottobre 1991 che, stabilisce le caratteristiche dei distretti e, demanda alle Regioni il compito di individuarli e costituirli sulla base dei parametri esposti dal Decreto del Ministe-ro dell’Industria del 21 aprile 1993. Con Delibera della Giunta Regionale n. 59 del 2 giugno 1997 avente ad oggetto la “Individuazione dei distretti industriali. Approvazione degli indirizzi, criteri e prio-rità per la promozione e la realizzazione

di Programmi dei distretti industriali”, la Regione Campania ha definito distretto “una concentrazione territoriale di piccole imprese, con accentuata specializzazione

nei settori manufatturieri, le quali, in virtù delle relazioni tra loro e del ruolo svolto dall’ambiente esterno nella trasmissione di know-how specifico e dei valori del lavoro

Fig. 2.1 - I distretti del settore tessile- abbigliamento in Campania, 2012

Fonte: Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali

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industriale, riescono a produrre in modo efficiente ed a competere sui mercati con imprese di maggiore dimensione” e ha pre-sentato una mappatura di 7 poli industriali (vedi Fig. 2.1).I sette distretti industriali individuati sono: 1) Solofra (AV), 2) Calitri (AV), 3) San Marco dei Cavoti (BN), 4) Sant’Agata dei Goti- Casapulla (BN), 5) Grumo Nevana – Aversa (CE), 6) San Giuseppe Vesuviano (NA), 7) Nocera Inferiore – Gragnano (SA).

Ogni distretto è legato ad un comparto produttivo: pelletteria - calzaturiero (2 di-stretti), tessile-abbigliamento (4 distretti), agro-alimentare (1 distretto) (vedi Tab. 2.1).I sette distretti industriali individuati dalla Regione Campania nel 1997 coprono un’area complessiva di 1.786 kmq, vale a dire circa il 13% dell’intera superficie re-gionale. In essi, sono compresi 100 comuni con una popolazione complessiva di poco

più di un milione di abitanti, rappresentan-te una quota percentuale della popolazione sul totale della regione di circa il 19% (vedi Tab. 2.2).Il distretto industriale di Solofra si estende su un territorio di circa 115 Kmq, nella zona sud occidentale della provincia di Avellino. Oltre al Comune da cui pren-de il nome il distretto, l’area distrettuale comprende altri 3 Comuni per un totale di 35.000 abitanti. Il punto di riferimento della produzione è il Comune di Solofra che viene definito “Città della Pelle” per un’articolata e qualificata concentrazione di imprese e di attività intorno a questo prodotto. Il distretto di Grumo Nevano - Aversa si sviluppa nella parte centrale della Campa-nia, si estende su una superficie territoria-le di 158 kmq e interessa una popolazione di circa 450 mila abitanti. Raggruppa 23 comuni di cui 8 della provincia di Napoli e 16 della provincia di Caserta. È specializ-zato nelle produzioni tessili e calzaturiere.

Tab.2.1 – Distretti industriali per comparto produttivo

Provincia Distretto Comparto produttivo

Avellino Solofra Pelletteria – Calzaturiero

Caserta Grumo Nevano – Aversa

Avellino Calitri

Tessile – AbbigliamentoNapoli San Giuseppe Vesuviano

Benevento Sant’Agata dei Goti-Casapulla

Benevento San Marco dei Cavoti Agro – Alimentare

Salerno Nocera Inferiore – Gragnano

Fonte: elaborazione INEA su dati Distretti Campani

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

Tab. 2.2 – Distretti industriali per provincia e comuni

N° Distretto Provincia Comune Territorio (Kmq) Popolazione1- Solofra Avellino Montoro Superiore, Montoro Inferiore, Serino, Solofra 115 34.482

2 - Calitri Avellino Andretta, Aquilonia, Bisaccia, Cairano, Calitri, Conza della Campania, Lacedonia, Montever-de, Sant’Andrea di Conza 494,73 24.809

3 - San Marco dei Cavoti Benevento

Baselice,Castelfranco in Miscano, Castel Vetere in Val Fortore, Foiano di Val Fortore, Fragneto l’Abate, Fragneto Monforte, Ginestra degli Schiavoni, Molinara, Montefalcone in Val Fortore, Pago Veiano, Pesco Sannita, Pietralcina, Reino, San Bartolomeo in Galdo, San Giorgio la Molara, San Marco dei Cavoti

454 39.739

4 - Sant’Agata dei Goti-Casapulla

Benevento Bucciano, Dugenta, Durazzano, Limatola, Sant’Agata dei Goti, Moiano, Arienzo, Casagiove, Casapulla

160,8 27.270Caserta

Caserta (frazioni S.Leucio e Briano), Castel Morrone, Curti, Macerata Campania, Portico di Caserta, Recale, San Felice a Cancello, San Nicola La Strada, San Prisco, Santa Maria a Vico, Santa Maria Capua Vetere

5 - Grumo-Nevano AversaNapoli Arzano, Casandrino, Casavatore, Casoria, Frattamaggiore, Grumo Nevano, Melito di Napoli,

Sant’Antimo158,24 450.566

Caserta Aversa, Cesa, Frignano, Lusciano, Orta di Atella, Parete, San Marcellino, San Tammaro, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola, Ducenta, Villa di Brianzo, Carinaro, Gricignano

6 - San Giuseppe Vesuviano Napoli Carbonara di Nola, Ottaviano, Palma Campania, Poggiomarino, San Gennaro Vesuviano, San Giuseppe Vesuviano, Striano, Terzigno 109,59 120.408

7 - Nocera Inferiore-GragnanoSalerno

Angri, Baronissi, Bracigliano, Castel San Giorgio, Corbara, Mercato San Severino, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, Scafati, Tramonti 293,96 377.895

Napoli Gragnano, Lettere,Santa Maria la Carità, Sant’Antonio Abate

Fonte: elaborazione INEA su dati Distretti Campani

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Il distretto industriale di Calitri occupa un’area di 495 Kmq, popolata da circa 25.000 abitanti e interessa 9 Comuni della provincia di Avellino. Definito spesso come “area della dorsale appenninica”, è situa-to in una posizione felice per una forte concentrazione imprenditoriale e per una marcata specializzazione soprattutto nel settore tessile-abbigliamento.Il distretto di San Giuseppe Vesuviano si estende su di una superficie di 109 Kmq per un totale complessivo di 120 mila abi-tanti e la sua attività è distribuita su 8 Co-muni della provincia di Napoli, localizzati sul versante ovest del Vesuvio. Rappresen-ta il più grande polo tessile partenopeo e del Mezzogiorno d’Italia.Il distretto di Sant’Agata dei Goti - Ca-sapulla, situato nella parte centrale della Campania, in una zona collinare prossima al Parco Regionale del Taburno, comprende 20 Comuni, 6 della provincia di Benevento e 14 della provincia di Caserta. L’area si

colloca su una superficie di 160 Kmq e una popolazione di circa 27.000 abitanti con-centrando le sue attività nel settore tessile - abbigliamento, in particolare nel compar-to del confezionamento di abbigliamento e, in misura più contenuta, nella fabbricazio-ne di macchine tessili.Il distretto di San Marco dei Cavoti si estende su una superficie territoriale di 454 Kmq con circa 40 mila abitanti. Rag-gruppa 16 Comuni in provincia di Beneven-to ed è caratterizzato da imprese attive nel-la produzione del tessile e abbigliamento.Il distretto industriale di Nocera Inferio-re - Gragnano si estende per una superficie composta da 20 Comuni di cui 16 dislocati nella provincia di Salerno e 4 in quella di Napoli, con una popolazione pari a circa 378.000 abitanti su una superficie territo-riale di 294 kmq. Le realtà produttive del Distretto sono multiple, dalla trasformazio-ne del pomodoro (il Pomodoro di San Mar-zano detto l’ORO ROSSO), alla realizzazione

delle conserve, alla produzione della Pasta di Gragnano IGP (Gragnano è nota come “Città della pasta”), al vino DOC (Lettere e Gragnano), al cipollotto Nocerino (DOP), all’olio (DOP), ecc.Analizzando i distretti per ambiti merce-ologici, numero di imprese e di addetti, si evidenzia che nel polo industriale di Solofra, nell’anno 2011, operano 1.111 im-prese attive delle quali 712 nell’attività di concia delle pelli (core business9), mentre completano la filiera imprese di confezio-namento, di prodotti chimici e di servizi. Si registra, rispetto all’anno 2010, un lieve calo dell’1,8 % nel core business rispetto ad una variazione positiva del 57.5% degli anni 2007-2011 e una diminuzione di 4,2 punti percentuali nell’intera filiera nell’an-no 2010-2011 (vedi Tab. 2.3).Nelle concerie, nell’anno 2010, il numero degli addetti (3.116) è cresciuto del 10,3% rispetto al 2009, registrando un calo ri-spetto al triennio 2007-2010 del 14,9% e

9 Il Core Business è l’insieme delle attività principali che contribuiscono maggiormente alla produzione del fatturato.

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

dell’1,5% nell’intero ambito merceologico (vedi Tab. 2.4).La produzione di pellame è destinata so-prattutto ai mercati esteri e per aumen-tarne la competitività si è fatto largamente ricorso all’introduzione di nuove soluzioni organizzative e a innovazioni nei processi

produttivi. A fronte di una notevole cresci-ta dell’export pellame nell’anno 2010, si è registrato una lieve flessione (-2%) nel 2011. Nel totale ambito merceologico del distret-to l’esportazione nell’anno 2011 ha rappre-sentato in termini economici un valore di

150 milioni di euro, andamento simile al 2010 (vedi Graf.2.1). Dai dati riscontrati, si evidenzia che il Distretto industriale di Solofra ha risentito della crisi che si sta verificando sul territorio regionale ma so-prattutto a livello nazionale.Il sistema produttivo del Distretto di Gru-

Tab. 2.3 - Numero imprese, (valori assoluti e in %)

Distretto di Solofra 2007 2008 2009 2010 2011 Var. % 2007-2011

Var. % 2010-2011

Core Business 452 438 750 725 712 57,5 -1,8

Totale ambiti merceologici 719 685 1.219 1.160 1.111 54,5 -4,2

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Tab. 2.4 - Numero addetti, (valori assoluti e in %)

Distretto di Solofra 2007 2008 2009 2010 Var. % 2007-2010

Var. % 2009-2010

Core Business 3.662 3.464 2.824 3.116 -14,9 10,3

Totale ambiti merceologici 4.701 4.438 3.924 3.864 -17,8 -1,5

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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mo Nevano – Aversa definisce un’area in-dustriale in cui prevalgono due tipologie produttive: abbigliamento e calzaturiero. Mentre la tradizione sartoriale grumese ha origini antiche, la lavorazione di calza-ture è più recente. Intorno agli anni set-tanta al sistema di aziende, già collaudato nel settore tessile/abbigliamento, si affian-carono i primi calzaturifici a conduzione familiare. Attualmente si producono calza-ture da uomo e da donna di qualità media e medio-alta. Nella provincia di Napoli sono presenti an-che altri settori quali il metalmeccanico, l’alimentare, il cartotecnico e quello della lavorazione del vetro e della ceramica. È un Distretto che ha risentito maggior-

Graf. 2.1 - Esportazioni delle imprese operanti nel distretto, (valori in mln di euro)

Core Business Totale ambiti merceologici

020406080

100120140160

2008 2009 2010 2011

Fonte: ISTAT - Statistiche del commercio con l’estero

Tab. 2.5 - Numero imprese, (valori assoluti e in %)

Distretto di Grumo Nevano - Aversa 2007 2008 2009 2010 2011 Var. %

2007-2011Var. %

2010-2011

Core Business 845 806 2.066 2.011 1.973 133,5 -1,9

Totale ambiti merceologici 3.955 3.889 7.688 7.453 7.255 83,4 -2,7

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

mente della crisi che sta colpendo la Regio-ne Campania in quanto si era verificato un notevole aumento delle imprese fino all’an-no 2009, ma poi nel 2011 è iniziato un calo (-1,9%) e una diminuzione del 2,7% nell’in-tera area produttiva (vedi Tab. 2.5).Si è registrato un trend negativo anche relativamente al numero degli addetti; si è passati, nel core business, da un numero di 6.900 nel 2007 a 5.691 nel 2010 (-17,5%) e nel totale ambito merceologico ad una dimi-nuzione del 18,5% (vedi Tab. 2.6).Viceversa, il Distretto ha dimostrato una graduale propensione all’esportazione; dal 2008 al 2011 si registra un trend di cresci-ta dell’export del 10,7% nel core business

Tab. 2.6 - Numero addetti (valori assoluti e in %)

Distretto di Grumo Nevano - Aversa 2007 2008 2009 2010 Var. % 2007-2010

Var. % 2009-2010

Core Business 6.900 6.805 6.215 5.691 -17,5 -8,4

Totale ambiti merceologici 19.391 19.371 17.566 15.795 -18,5 -10,1

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Graf.2.2 - Esportazioni delle imprese operanti nel distretto (valori in mln di euro)

Fonte: ISTAT - Statistiche del commercio con l’estero

Core Business Totale ambiti merceologici

0100200300400500600700

2008 2009 2010 2011

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e un aumento di 11,3% nell’intera area in-dustriale dato che le aziende riescono ad esportare all’estero, anche con un proprio marchio, principalmente verso gli Stati Uniti e l’Estremo Oriente (vedi Graf.2.2).Il Distretto partenopeo di San Giuseppe Vesuviano è una realtà industriale del tes-sile e dell’abbigliamento che si caratterizza maggiormente per l’attività manifatturie-ra. Si distingue per la presenza, accanto ad imprese di medie dimensioni, di piccole imprese, per lo più terziste, che lavorano per grandi società e famosi marchi e che producono abbigliamento, prodotti tessili, biancheria per la casa e per la persona e accessori per abbigliamento.

Analizzando il distretto per numero di im-prese, nell’attività tessile-abbigliamento, dal 2007 al 2009, si registra un trend di crescita (da 1.998 imprese a 3.493 impre-se), per poi avere un decremento del 3,1% nel 2011 rispetto al 2010, anche se la va-riazione percentuale del numero delle im-prese nell’arco temporale 2007-2011 risul-ta essere sempre positiva (vedi Tab. 2.7).La variazione percentuale del numero degli addetti nel triennio 2007-2010 rispecchia sostanzialmente il trend negativo, con un calo consistente dell’11% nel 2010 rispet-to al 2009 nel core business e una minore presenza di addetti, da 9.934 nell’anno 2007 a 8.319 nel 2010, relativamente al

totale ambiti merceologici del distretto (vedi Tab. 2.8).Nel distretto rilevante è la presenza di imprese che si qualificano come esportatri-ci, infatti la maggior parte di esse hanno rapporti con l’estero e circa il 70% svolge con buona regolarità attività di esporta-zione. Si registra, tranne per l’anno 2009, una crescita graduale dell’export (vedi Graf.2.3).Il Distretto di Sant’Agata dei Goti – Casa-pulla concentra la propria attività nel set-tore tessile- abbigliamento (in prevalenza capispalla e pantaloni, seguiti da maglieria, camiceria e confezioni in pelle a comple-tamento della filiera tessile di specializ-

Tab. 2.7 - Numero imprese, (valori assoluti e in %)

Distretto di San Giuseppe Vesuviano 2007 2008 2009 2010 2011 Var. %

2007-2011Var. %

2010-2011

Core Business 1.998 1.970 3.493 3.354 3.249 62,6 -3,1

Totale ambiti merceologici 2.506 2.486 4.462 4.291 4.159 66,0 -3,1

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

zazione), nell’offerta dei relativi servizi produttivi (taglio, cucito, confezioni, stiro ecc.), nel comparto del confezionamento di abbigliamento per conto di imprese terze o attraverso il sistema del façon (produ-zione legata a importanti griffe della moda italiana) e, in misura più contenuta, nella fabbricazione di macchine tessili. Nel settore tessile – abbigliamento, il nu-mero delle imprese del distretto, nell’anno 2011, sono aumentate dello 0,5% rispetto al 2009, mentre si è registrata, nello stes-so arco temporale, una flessione negativa dello 0,4% nell’attività dell’intera filiera (vedi Tab. 2.9).In netta controtendenza rispetto alle im-

Tab. 2.8 - Numero addetti (valori assoluti e in %)

Distretto di San Giuseppe Vesuviano 2007 2008 2009 2010 Var. % 2007-2010

Var. % 2009-2010

Core Business 8.442 8.510 7.767 6.906 -18,2 -11,1

Totale ambiti merceologici 9.934 10.081 9.275 8.319 -16,3 -10,3

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Graf.2.3 - Esportazioni delle imprese operanti nel distretto (valori in mln di euro)

Fonte: ISTAT - Statistiche del commercio con l’estero

Core Business Totale ambiti merceologici

050

100150200250300350400450

2008 2009 2010 2011

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prese, il numero degli addetti, negli anni 2007-2010, è diminuito notevolmente, re-gistrando una diminuzione del 17,5% nel core business e del 16,6% nel totale ambiti merceologici (vedi Tab. 2.10).Le aziende distrettuali del settore, con l’affermazione di marchi propri e proposte di design innovative, hanno fatto sì che i

prodotti venissero esportati e apprezzati in tutto il mondo. Dall’analisi della variazione 2008-2011 si rileva che l’export ha subito una crescita consistente del 73,7% nel settore tessile - abbigliamento e un aumento più graduale del 46,7% nel totale ambiti merceologici (vedi Graf.2.4).

Nel Distretto di Nocera Inferiore–Gragna-no si è costituita una vera e propria filiera agroalimentare, il cui cuore è rappresenta-to dalla coltivazione del pomodoro e dalla trasformazione industriale in conserve e derivati.Il comparto presenta nel biennio 2010-2011 un trend negativo in termini sia di

Tabella 2.9 - Numero imprese (valori assoluti e in %)

Distretto di Sant’Agata dei Goti – Casapulla 2007 2008 2009 2010 2011 Var. %

2007-2011Var. %

2010-2011

Core Business 370 364 749 777 781 111,1 0,5

Totale ambiti merceologici 542 547 1.032 1.053 1.049 93,5 -0,4

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Tab. 2.10 - Numero addetti (valori assoluti e in %)

Distretto di Sant’Agata dei Goti – Casapulla 2007 2008 2009 2010 Var. % 2007-2010

Var. % 2009-2010

Core Business 2.145 2.314 1.985 1.769 -17,5 -10,9

Totale ambiti merceologici 3.522 3.909 3.408 2.937 -16,6 -13,8

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

numero di imprese sia di numero di addet-ti. Nell’anno 2011 il numero delle imprese relative al core business si è ridimensiona-to rispetto al 2010 (-1,5%) e ugualmente nell’intera filiera agroalimentare (-0,5%), anche se, ampliando l’analisi al periodo temporale 2007–2011, le aziende hanno registrato complessivamente una crescita (+21%) (vedi Tab. 2.11).In controtendenza invece è il trend del numero degli addetti che subisce una fles-sione negativa nell’arco temporale 2007 - 2010 (-6,5% e -7,2%) (vedi Tab. 2.12).Anche le esportazioni presentano un an-damento negativo fino a raggiungere, nel periodo 2008 - 2011, un calo del 2,6% nel

Graf. 2.4 - Esportazioni delle imprese operanti nel distretto (valori in mln di euro)

Fonte: ISTAT - Statistiche del commercio con l’estero

Core Business Totale ambiti merceologici

05

101520253035404550

2008 2009 2010 2011

Tab. 2.11 - Numero imprese, (valori assoluti e in %)

Distretto di Nocera Inferiore - Gragnano 2007 2008 2009 2010 2011 Var. %

2007-2011Var. %

2010-2011

Core Business 319 334 606 609 600 88,1 -1,5

Totale ambiti merceologici 3.415 3.271 4.195 4.155 4.133 21,0 -0,5

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

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core business e del 2,1% in tutti i set-tori del settore agro-alimentare10 (vedi Graf.2.5).L’attuale crisi economica e finanziaria che ha colpito i diversi comparti merceologici, ha interessato le aree distrettuali coinvol-gendo le aziende e gli addetti. Rispetto alla dinamica della Regione Campania, a livel-lo occupazionale nelle aree distrettuali il numero degli addetti, nell’arco temporale 2009 - 2010, è diminuito dell’8,6 % ri-spetto ad una flessione dell’1,7% (27.940) registrata in Regione Campania. Ciò si traduce in 4.320 posti di lavoro persi con un’incidenza del 15,4% unità lavorative

Tab. 2.12 - Numero addetti (valori assoluti e in %)

Distretto di Nocera Inferiore - Gragnano 2007 2008 2009 2010 Var. % 2007-2010

Var. % 2009-2010

Core Business 7.121 7.522 7.338 6.660 -6,5 -9,2

Totale ambiti merceologici 16.115 16.638 16.010 14.948 -7,2 -6,6

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani

Graf. 2.5 - Esportazioni delle imprese operanti nel distretto (valori in mln di euro)

Fonte: ISTAT - Statistiche del commercio con l’estero

Core Business Totale ambiti merceologici

0200400600800

1000120014001600

2008 2009 2010 2011

10 Fonte: elaborazione INEA su dati Unioncamere.

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

in meno, tra il 2009 - 2010, in Campania (vedi Graf.2.6).Sempre nelle aree distrettuali, si è regi-strato un trend negativo anche relativa-mente al numero delle imprese; si è passati da 18.112 aziende nel 2010 a 17.707 nel 2011 con una perdita di 405 imprese e un’incidenza dell’1,3% sulle imprese ces-sate in Regione Campania (30.834). Nel biennio 2009-2010 il numero delle im-prese nei distretti sono diminuite del 2% rispetto ad un tasso di mortalità del 5,6% in Campania (vedi Graf.2.7).Attualmente i sette distretti individuati dalla Regione Campania, investiti dalla cri-si industriale e risentendo delle difficoltà occupazionali e sociali, pur continuando a mantenere una forma giuridica propria, non sono più funzionali a livello distret-tuale; soltanto il polo di Nocera Inferiore – Gragnano ha continuato la sua attività nel settore agro-alimentare mentre il distretto di San Giuseppe Vesuviano, nato come polo tessile, ha specializzato la sua attività nel

Graf. 2.6 - Variazioni posti di lavoro persi, 2009/2010 (valori in %)

Graf. 2.7 - Variazioni numero di imprese, 2009/2010 (valori in %)

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani e ISTAT

Fonte: elaborazione INEA su dati Osservatorio Nazionale Distretti Italiani e ISTAT

S. Agata dei GotiSolofraS.Giuseppe VesuvianoGrumo Nevano - AversaNocera Inferiore - GragnanoCAMPANIA

-15 -12 -9 -6 -3 0

S. Agata dei GotiSolofraS.Giuseppe VesuvianoGrumo Nevano - AversaNocera Inferiore - GragnanoCAMPANIA

-6 -5 -4 -3 -2 -1 0

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comparto dolciario.Per le aree investite da crisi industriale, sono stati previsti dei fondi all’interno del Piano di Azione e Coesione (PAC). Nelle mi-sure per le imprese contenute nella legge finanziaria regionale 2013, con gli emenda-menti approvati, sono stati inseriti gli stru-menti per sostenere una forte azione per lo sviluppo ed aiuto alle imprese campane.L’articolo 1, comma 81 della Legge Regiona-le n. 5 del 6 maggio 2013 (Legge finanziaria regionale 2013) prevede un’attività di mo-nitoraggio volta a verificare e misurare le attuali condizioni strutturali e congiuntu-rali dei distretti produttivi, compresi quelli industriali, per individuare le politiche più idonee a sostenere la capacità competitiva e la crescita economica delle imprese. Sulla base dei risultati dell’attività di monitorag-gio, sarà sviluppato un nuovo piano di svi-luppo dei distretti produttivi campani.Intanto sono stati previsti 5 milioni di euro, dal Piano di Azione e Coesione, per il polo calzaturiero di Caserta (Distretto di

Grumo Nevano – Aversa) coinvolgendo an-che il polo conciario di Solofra. Si dovrebbe attivare un sistema in rete tra il comparto calzaturiero e il polo conciario dando vita ad un discorso di filiera “Moda - pelle” in Campania, inteso come input per lo svi-luppo del territorio e del lavoro. Ciò con-sentirebbe un collegamento e una sinergia dell’area casertana con quella solofrana.

2.2 I distretti produttivi2.2.1 Il distretto orafoIl Distretto Orafo Campano comprende cir-ca 2.300 imprese tra produzione, ingrosso

e commercio, divise tra le aree di Napoli, Torre del Greco (NA) e Marcianise (CE). Il distretto è specializzato da un lato nella lavorazione dell’oro e dell’argento e dall’al-tro in quella del corallo e del cammeo. Core business è la realizzazione di prodotti di alta qualità con pietre preziose e gemme naturali, frutto in molti casi di una lavo-razione ancora fortemente artigianale. In tale distretto sono stati costituiti dei con-sorzi di aziende specializzate nell’attività orafa (vedi Tab. 2.13).Il Distretto di Napoli concentra l’attivi-tà orafa in una zona storica della città:

Tab. 2.13 - Distretti orafi campani, 2013

Distretto Consorzi N° aziende consorziate Comparto

Napoli Antico Borgo Orefici 350 Oro e argento

Torre del Greco (NA) Vulcano Pro. Art -Torre del Greco 400 Corallo e cammeo

Marcianise (CE)Tarì 370

Oro e coralloOromare 200

Fonte: elaborazione INEA su dati Distretti Campani

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

Il Borgo degli Orefici. Il comparto conta circa 350 aziende di cui la quasi totalità è riunita nel Consorzio “Antico Borgo Ore-fici” costituito nel marzo 2000. I maestri orafi operanti in tale comparto sono spe-cializzati nella realizzazione di prodotti di alta qualità: gioielli con pietre preziose e gemme naturali, frutto di lavorazione prin-cipalmente artigianale.Il distretto di Torre del Greco (NA) costi-tuisce un polo specializzato nell’attività della lavorazione del corallo che dà lavoro a circa 1.000 persone, con 400 aziende sul territorio. Le caratteristiche del comparto torrese sono: la produzione artigianale con lavorazioni a mano, una produzione di alta qualità e la dimensione ridotta delle impre-se, infatti sono pochissime quelle che supe-rano i 5 addetti.Nell’anno 2003 è stato costituito il Consor-zio “Vulcano Prom. Art – Torre del Greco” di cui fanno parte 30 aziende operanti nel-la lavorazione e nella commercializzazione di prodotti in cammei, corallo, gioielleria,

oreficeria, pietre preziose, argenteria e orologeria. A Marcianise (CE), nell’area di sviluppo industriale, si trovano i due con-sorzi “Tarì” e “Oromare”.Il Consorzio “Il Tarì” (dal nome di un’anti-ca moneta aurea napoletana) è stato costi-tuito nel 1989, conta oggi 370 aziende con-sorziate per un numero di 3.500 addetti ed una superficie di 135.000 mq. Ogni anno vengono organizzate tre manifestazioni fieristiche specializzate per il settore con oltre 26.000 presenze consolidate per ogni edizione e 100 espositori esterni. Il fattu-rato sfiora gli 850 milioni di euro all’anno ed il 30% del prodotto delle aziende è de-stinato all’export.Sempre nell’area industriale di Marcianise nell’anno 1998 è stato costituito il Con-sorzio “Oromare” che conta 200 aziende consorziate specializzate nella lavorazione di oro, corallo e nella creazione di cammei, con 1.300 addetti che coprono l’intera filie-ra produttiva. I prodotti del Distretto Orafo Campano

sono principalmente destinati al mercato nazionale – anche se molti laboratori lavo-rano su commissione di grandi gioiellieri italiani e internazionali – e a paesi esteri come gli Emirati Arabi, il Giappone e Isra-ele, specie per il prodotto corallo. Nel 2010 l’export campano del comparto è cresciu-Graf. 2.8 - Export campano del comparto ora-fo (valori in mln di euro)

Fonte: elaborazione INEA su dati Distretti Campani

Distretto orafo

54,6

47,6

20092010

0

10

20

30

40

50

60

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to del 14,7% rispetto al 2009, dato che, tradotto in valore, corrisponde a circa 7 milioni di euro in più rispetto all’anno pre-cedente (vedi Graf.2.8).

2.2.2 Il distretto aerospaziale - aeronauticoLa Regione Campania, insieme a Piemon-te, Lombardia, Lazio e Puglia, rappresenta uno dei più importanti poli aerospaziali na-zionali non solo per la quantità di imprese, fatturato e numero di occupati, ma anche per la presenza di un eccellente polo di ri-cerca scientifica e di alta formazione.Il settore ricomprende in prevalenza il comparto manifatturiero dell’aeronauti-ca, fabbricazione di aeromobili, di veicoli spaziali e dei relativi dispositivi, nonché alcune imprese orientate prevalentemente alla produzione di beni e servizi per l’in-dustria dello spazio, produzioni di apparec-chiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche, servizi delle telecomunicazioni, produzione di software, consulenza informatica e attività connes-

se e servizi d’informazione e altri servizi informatici. La Campania vanta storiche tradizioni nel settore aeronautico; da circa 100 anni han-no iniziato a svilupparsi tali competenze, favorite dal clima mite che permetteva la lavorazione all’esterno di grandi parti di aerei in legno e tela e ottime condizioni meteo per il volo.Il sistema aerospaziale campano può esse-re suddiviso in 4 differenti e specifici com-parti produttivi: 1. Aviazione Civile e militare;2. Aviazione Generale;3. Manutenzione;4. Spazio.Il comparto “Aviazione civile e militare” è riconducibile, in massima parte, alla progettazione e produzione di componenti strutturali di velivoli per aviazione civile e militare (aerei ed elicotteri). Il polo ae-ronautico campano è specializzato nella progettazione e costruzione delle compo-nenti complesse del velivolo (cellule e pro-

pulsori), nella subfornitura specializzata di parti e componenti e nella lavorazione e attrezzature. Tale comparto ruota in massima parte at-torno alla significativa presenza dell’Alenia Aermacchi (Gruppo Finmeccanica) in Cam-pania e la Dema S.p.A.. Il comparto “Aviazione generale” è compo-sto da imprese che producono, assemblano e commercializzano aerei leggeri (certifica-ti) e ultraleggeri. Si tratta di imprese capaci di arrivare alla produzione di un prodotto finito (velivolo) che viene interamente re-alizzato in Campania per la componente strutturale mentre i motori e l’avionica pro-vengono, in massima parte, dagli Stati Uni-ti. L’aereo viene, quindi, assemblato in loco e venduto nel mondo a marchio proprio.Il comparto in Campania ruota attorno alla presenza di tre aziende principali con una consolidata presenza sul mercato (Tecnam, Vulcan Air, Oma Sud) e di 2 ulte-riori aziende che in tale segmento si stan-no recentemente affacciando con specifici

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CAPITOLO 2 LE IMPRESE IN CAMPANIA

progetti industriali (la Magnaghi Aeronau-tica e la K4A).Il settore “Manutenzione aeronautica”, della costruzione di parti di ricambio rap-presenta uno degli ambiti strategici in cui si compone il complessivo sistema produt-tivo aerospaziale della Regione Campania. Sul territorio campano le quattro principali aziende presenti nel settore manutentivo aeronautico sono OAN (Modification), Ati-tech (Aircraft Heavy Maintenance e Line Maintenance), Avio (Engine Overhaul) e Magnaghi (Components). Inoltre, va evi-denziata la presenza di un significativo gruppo di piccole imprese subfornitrici specializzate in attività che riguardano la costruzione di attrezzature, la formazione e la logistica.Il segmento “spazio” rappresenta un 10% circa del fatturato complessivo ed è localiz-zato in misura prevalente nelle province di Napoli e Benevento.Il segmento è composto da imprese di mag-giori dimensioni quali MARS-Telespazio,

MBDA, la sede campana della Carlo Gavazzi Space (azienda lombarda) e Selex Sistemi Integrati. Si registra, inoltre, la presenza di un consorzio (Antares) e di un numero ridotto di piccole e medie imprese locali

orientate al mercato spaziale (Technosy-stem, Euro.Soft, Merlino Technology, ITS, Marotta AT, Geosystem). Inoltre, un ruolo significativo viene svolto dal Centro Ita-liano Ricerche Aerospaziali (CIRA), il più importante centro di ricerca nazionale spe-cializzato in campo aerospaziale.Il polo aeronautico campano, nell’anno 2011 ha fatto registrare esportazioni per un valore di 750 milioni di euro. Tale va-lore rappresenta il 19% circa dell’export complessivo dei poli tecnologici dell’ae-rospazio e la terza migliore performance dopo il distretto lombardo (1,3 miliardi di €) e il distretto piemontese (1,05 miliardi di €). La rilevanza del settore aerospazio in Campania trova conferma nella signi-ficativa rilevanza che le esportazioni del settore rappresentano, nell’anno 2011, il 14% delle complessive esportazioni della Provincia di Napoli (vedi Graf.2.9).Le esportazioni del comparto aeronautico campano hanno, tuttavia, fatto registrare una flessione negativa nel 2011 rispetto al

Graf. 2.9 - Export distretto aerospaziale anno 2011 (valori in %)

Fonte: Monitor di distretti

CampaniaLombardiaPiemontePuglia

19%

33%

21%

27%

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2010 del 6,2%, in chiara controtendenza rispetto al complesso dei principali poli ae-ronautici italiani (+1,4%) (vedi Graf.2.10).Il polo aerospaziale campano è stato rico-nosciuto e costituito come Distretto Tecno-logico Aerospaziale della Campania (DAC) il 30 maggio del 2012. Vi partecipano 30 soggetti: 8 grandi aziende, 11 PMI (di cui 8

consortili che raggruppano 124 aziende e centri di eccellenza), 11 Centri di Ricerca (tra cui 5 Atenei campani). Il Distretto si avvale di collaborazioni con le principali realtà produttive locali e na-zionali e con le più importanti Università e Centri di Ricerca internazionali che lavo-rano in ambito aerospaziale con l’obiettivo

di creare un’interconnessione tra il siste-ma della ricerca e il sistema delle imprese che possa consolidare pratiche e modalità di networking per lo sviluppo di progetti innovativi.Il DAC ha messo a punto uno studio di fat-tibilità fondato su 11 programmi strategici (ricerca, sviluppo e formazione) che pre-vedono un investimento di 145 milioni di euro da sviluppare sull’arco di un triennio. Questi progetti, con lo sguardo ai prodotti industriali del domani, rappresentano il percorso strategico che il DAC sta seguen-do, ossia il consolidamento e l’integrazione delle capacità di tutte le anime industriali del territorio della Campania: aviazione commerciale, aviazione generale, spazio e vettori, manutenzione e trasformazione (vedi Graf.2.11).

Graf. 2.10 - Variazioni % andamento settore aerospazio 2007-2011

Fonte: Monitor di distretti

Italia Campania Lineare (Campania)

-20

-10

0

10

20

30

40

Var. % 2007-2008 Var. % 2008-2009 Var. % 2009-2010 Var. % 2010-2011

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CaPITOLO 2 LE IMPrESE IN CaMPaNIa

Graf. 2.11 - Ripartizione del finanziamento tra i comparti dell’aerospazio campano

Fonte: elaborazione INEA su dati Distretto Aerospaziale della Campania

AeronauticaB&G AviationManutenzioneSpazio e Vettori

37%

16%

33%

14%

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CaPITOLO 3 IL MErCaTO DEL LaVOrO IN CaMPaNIa

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

La media annuale della popolazione resi-dente in Campania per l’anno 2012 è di cir-ca 5,7 milioni di abitanti, di cui 1,9 milioni rappresentano la forza lavoro. Il numero di occupati stimati nell’anno 2012 è di 1,5 mi-lioni, dei quali 226 mila (14,2%) lavorano a tempo parziale e 431 mila (27,6%) sono lavoratori indipendenti. Sono 378 mila i di-soccupati campani, mentre le persone atti-ve in cerca di prima occupazione sono 149 mila (vedi Tab. 3.1).

3.1 Occupazione in Campania

Il bilancio del mercato del lavoro in Cam-pania nel 2012 si è chiuso negativamente, consolidando la tendenza in atto sin dal 2005 ma, che si è andata ad accentuare notevolmente dal 2008.Dall’analisi dell’andamento del numero di occupati secondo la dimensione territoria-le, infatti, si osserva come continui senza interruzione la caduta dell’occupazione

nel Mezzogiorno, soprattutto in Campania (vedi Tab. 3.2).Analizzando l’occupazione sul territorio campano (vedi Graf. 3.1) con particolare ri-guardo alla popolazione in età compresa tra i 15 e i 64 anni, si evidenzia nel 2012 un calo del tasso di occupazione che risulta più consistente nella provincia di Napoli, con una variazione negativa rispetto al 2005 di circa il 5,2%, seguita dalla provincia di Benevento (-4,8%)11.

Tab. 3.1 - Quadro sinottico del lavoro in Campania, 2012 (valori assoluti e in %)

Terrritorio Pop. totale occupati Forze di lavoro Disoccupati Tasso di attività % Tasso occupaz. % Tasso di disocc. %

Avellino 429.157 138.608 163.524 24.916 43,3 47,2 15,2

Benevento 284.900 83.721 97.942 14.221 39,6 44,4 14,5

Caserta 904.921 247.107 287.251 40.145 37,5 39,3 14,0

Napoli 3.054.956 770.189 995.082 224.892 39,1 36,6 22,6

Salerno 1.092.876 347.573 421.983 74.410 44,6 46,1 17,6

CAMPANIA 5.766.810 1.587.198 1.965.782 378.584 49,6 40,0 19,3

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

11 Elaborazioni INEA su dati ISTAT

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Tab.3.2 – Numero di Occupati (valori in 000 e in %)

2008 2009 2010 2011 2012 Variazione 2008-2012

Campania 1.680,58 1.611,87 1.583,93 1.567,24 1.587,20 -5,6%

Mezzogiorno 6.481,60 6.287,79 6.201,18 6.215,70 6.180,33 -4,6%

Italia 23.404,69 23.024,99 22.872,33 22.967,24 22.898,73 -2,2%

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.1 - Tasso di occupazione per provincia (valori in %)

Fonte: Monitor di distretti

Avellino

Benevento

Caserta

Napoli

Salerno

30

35

40

45

50

55

60

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

Il tasso di disoccupazione riscontrato nello stesso anno in Campania (19,2%) è notevolmente più alto rispetto alla media nazionale (10,7%). Nella regione ci sono ol-tre 378 mila disoccupati, pari al 29,6% dei disoccupati presenti in tutto il Mezzogiorno (1.280.770 unità). Il tasso di disoccupa-

zione femminile risulta essere superiore a quello maschile, sia a livello regionale che nazionale (vedi Tab. 3.3).Dal 2005 ad oggi, in Campania sono anda-ti persi più di 139 mila posti di lavoro. Ad essere in diminuzione è soprattutto il lavo-ro dipendente, anche se dal 2011 si nota

una lieve ripresa nelle province di Caserta (+3%), di Napoli (+2%) e di Avellino (4%), benché il dato riguardi soprattutto i lavo-ratori dipendenti con contratto a termine.Analizzando il periodo 2005 - 2012, gli oc-cupati autonomi sono diminuiti del 10%, oltre 49 mila unità lavorative perse, di cui circa 48 mila nella sola provincia di Napo-li. Infatti, per quest’ultima risulta un calo dell’occupazione autonoma pari a circa il 20% (vedi Graf.3.2). La contrazione ha riguardato soprattutto gli imprenditori e i lavoratori in proprio, che hanno risentito in prima persona delle difficoltà che le im-prese hanno incontrato a causa della crisi, specialmente quelle di piccole dimensioni.Sono, infatti, diminuite le imprese napoleta-ne che avevano annunciato la disponibilità di assunzione. La condizione del mondo imprenditoriale campano è alquanto grave. Infatti, secondo una stima della Camera di Commercio di Napoli, in Campania sarebbe-ro ben 1.008 le imprese fallite nel 2011, di cui 687 nella sola provincia di Napoli. Ciò

Tab. 3.3 - Tasso di disoccupazione e numero di disoccupati (valori in 000 e in %)

2009 2010 2011 2012

% Valore % Valore % Valore % Valore

Campania

maschi 11,4 140,19 12,4 150,91 13,7 168,37 17,5 219,52

femmine 16,0 99,58 17,3 107,31 19,0 119,63 22,4 159,06

totale 13,0 239,76 14,0 258,22 15,5 288 19,3 378,59

Mezzogiorno

maschi 10,9 506,39 12,0 551,02 12,1 556,16 15,9 743,66

femmine 15,3 392,57 15,8 407,24 16,2 421,74 19,3 537,11

totale 12,5 898,96 13,4 958,26 13,6 977,9 17,2 1.280,77

Italia

maschi 6,8 1.000,38 7,6 1.113,68 7,6 1.114,32 9,9 1.468,92

femmine 9,3 944,51 9,7 988,71 9,6 993,46 11,9 1.274,71

totale 7,8 1.944,89 8,4 2.102,39 8,4 2.107,78 10,7 2.743,63

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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comporta perdite di posti di lavoro e minori disponibilità a nuove assunzioni e, di conse-guenza, una maggiore crescita del tasso di disoccupazione.Esaminando i dati a livello provinciale (vedi Graf. 3.3) si riscontra nella provincia di Na-poli un tasso di disoccupazione molto più alto (+22,6%) rispetto alla media nazionale (10,7%) per un totale di persone disoccupa-te pari a 224 mila individui (vedi Tab. 3.3).Nel biennio 2011-12 nelle province di Be-nevento, Napoli e Salerno il tasso di disoc-cupazione è aumentato di oltre il 4%. Più modesto risulta essere l’aumento nelle pro-vince di Avellino e Caserta.

3.2 Occupazione nei settori

Se si analizzano le variazioni dei livelli oc-cupazionali distinte per genere e settore di attività, si nota la rilevante caduta del tasso di occupazione maschile, soprattutto nel settore dell’industria in senso stretto e delle costruzioni (vedi Graf. 3.4)Ciò è dovuto al fatto che la crisi ha colpito

Graf. 3.2 - Occupati per posizione professionale in Campania, 2012 (valori in 000)

Graf. 3.3 - Tasso di disoccupazione in Campania per provincia (valori in %)

Fonte: Monitor di distretti

Fonte: Monitor di distretti

AutonomiDipendenti

Avellino

Benevento

Caserta

Napoli

Salerno0 100 200 300 400 500 600

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Avellino

Benevento

Caserta

Napoli

Salerno0

5

10

15

20

25

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

per lo più tali ambiti in cui le donne sono meno presenti. Infatti, il settore dell’indu-stria in senso stretto registra -40.000 mila unità lavorative rispetto al 2008, mentre il settore delle costruzioni ne registra -36.000 mila.Anche il settore primario ha subito una significativa contrazione del tasso occupa-zionale (-13%). In linea con un trend ormai consolidato che si fonda su diversi motivi, quali il fenomeno della stagionalità che rappresenta la componente più diffusa del lavoro agricolo, l’accentuata irregolarità o mancanza di contratti di lavoro, l’impiego di persone straniere con problemi connessi

Graf. 3.4 - Variazione % degli occupati per genere e settore in Campania 2008-2012

Tab. 3.4 - Occupati per genere e settore in Campania, 2012 (valori in 000)

occupati Agricoltura, silvicoltura e

pesca

Industria Totale industria escluse le costruzioni

Costruzioni Totale servizi Commercio, alberghi e ristoranti

Altre attività dei servizi

Campania

Totale 64 343 221 122 1.181 355 826

Maschi 37 299 183 116 698 238 460

Femmine 27 43 38 5 482 117 365Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Agricoltura, silvicoltura e pesca

Industria

Totale industria escluse le costruzioni

Costruzioni

Totale servizi

Commercio, alberghi e ristoranti

Altre attività dei servizi

Maschi Femmine

-25 -20 -15 -10 -5 0 5 10 15 20 25

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al permesso di soggiorno, che, oltretutto, per la loro condizione di irregolarità sono più facilmente soggetti al fenomeno del “caporalato”12. Il caporalato è spesso colle-gato ad organizzazioni malavitose e trova grande riscontro nelle fasce più deboli e di-sagiate della popolazione, ad esempio tra i

lavoratori immigrati (vedi Tab. 3.4).Gli unici settori che presentano una cresci-ta occupazionale sono il turismo, tenendo conto anche delle assunzioni dei lavoratori stagionali e i settori terziari che si occu-pano di Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (vedi Graf. 3.5).

Le opportunità di assunzione in Campania, secondo il sistema informatico Excelsior13, sono rivolte a figure professionali quali gli operai specializzati in edilizia e nella ma-nutenzione degli edifici (con 1.400 assun-zioni programmate), seguite dai cuochi, camerieri e professioni simili (con 1.380

12 Il caporalato è una pratica che esiste da decenni nelle aree agricole italiane. Si definisce caporale il soggetto che adesca manodopera giornaliera, di solito non specializzata, per farla lavorare abusivamente ed illegalmente.13 Sistema informativo per l’occupazione e la formazione realizzato nel 1997 dall’Unione Italiana delle Camere di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura, in collabora-zione con il Ministero del Lavoro e con l’Unione Europea.

Graf. 3.5 - Occupati per settore in Campania, 2008-2012 (valori in 000)

Agricoltura, silvicoltura e pesca

Industria

Totale industria escluse le costruzioni

Costruzioni

Totale servizi

Commercio, alberghi e ristoranti

Altre attività dei servizi-80 -70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

Tab. 3.5 - Previsione di assunzione e di uscita dal mercato del lavoro, per settore di attività e classe dimensionale, Campania 2012

Movimenti previsti nel 2012*valori assoluti

Tassi previsti nel 2012%

Entrate Uscite Saldo Entrate Uscite Saldo

TOTALE 46.210 54.560 -8.350 6,8 8,0 -1,2INDUSTRIA 16.240 21.030 - 4.790 6,4 8,3 -1,9di cui: Industria in senso stretto 8.820 10.610 - 1.790 5,7 6,9 -1,2 Costruzioni 6.970 9.630 - 2.660 8,7 12,0 -3,3 Public utilities (energia, gas, acqua, ambiente) 450 790 -340 2,4 4,2 -1,8SERVIZI 29.970 33.530 -3.560 7,0 7,8 -0,8CLASSE DIMENSIONALE1-9 dipendenti 21.370 24.140 - 2.770 9,4 10,6 -1,210-49 dipendenti 11.030 13.260 - 2.230 6,2 7,4 -1,350-249 dipendenti 5.390 6.980 - 1.590 5,2 6,7 -1,5250 dipendenti e oltre 8.420 10.170 - 1.750 4,9 6,0 -1,0ITALIA 631.340 761.850 - 130.510 5,5 6,7 -1,1

* I dati esposti nella presente tavola comprendono anche i flussi relativi ai lavoratori stagionali.

Fonte: Unioncamere – Ministero del lavoro, Sistema informativo Excelsior, 2012

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assunzioni). La situazione campana è molto simile a quella nazionale. L’analisi delle previsioni per l’anno 2012 evidenzia un aumento dei licenziamenti e una diminuzione di nuove assunzioni previste. Il saldo nazionale si presenta negativamente con una perdita prevista di oltre 130 mila unità lavorative, di cui il 6,4% sul territorio campano.Si riporta la tabella con le previsioni14 di as-sunzione e di uscita dal mercato del lavoro per settore di attività per l’anno 2012 in Campania (vedi Tab 3.5). 3.3 Occupazione femminileUno dei fattori che influenza l’occupazione femminile è l’incidenza della popolazione attiva straniera (vedi Tab. 3.6), che ha interessato professioni inerenti l’assi-stenza sociale, svolte per lo più da donne straniere. Infatti, la componente straniera ha registrato un incremento del numero

Tab. 3.6 - Numero di occupati classificati per cittadinanza e provincia, 2011 (valori in 000 e in %)

Province/Regioni

occupati italiani

occupati stranieri

occupati totale

% occupati italiani

% occupati stranieri

Avellino 127,2 6,9 134,1 94,9 5,1

Benevento 82,5 3,3 85,8 96,2 3,8

Caserta 226,4 9,0 235,4 96,2 3,8

Napoli 725,6 38,6 764,1 95 5

Salerno 322,3 28,7 351,0 91,8 8,2

CAMPANIA 1.484,0 86,4 1.570,4 94,5 5,5Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.6 - Occupati part-time in Campania (valori in 000)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

20052004 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

tempo parziale maschi

tempo parziale femmine

020406080

100120140160

14 Si indicano le previsioni perché allo stato attuale an-cora non esistono dati ufficiali sui flussi in entrata e in uscita dal mercato del lavoro.

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

di occupati e tale crescita ha riguardato prevalentemente le professioni non qua-lificate svolte dalla popolazione straniera femminile.Un altro fattore che incide sul lavoro del-le donne è l’impiego sempre più frequente di contratti part-time, che hanno dato un grande contributo al recente aumento della presenza femminile nel mercato del lavoro (vedi Graf. 3.6).

3.4 Occupazione giovanile

L’analisi dei dati disaggregati per classi di età indica dal 2005 un decremento occu-pazionale in tutte le classi, ad eccezione di quelle dai 45 anni in su (vedi Tab. 3.7). In Campania, come in tutta la nazione, a risen-tire maggiormente della crisi del mercato del lavoro sono i giovani (vedi Graf. 3.7), in quanto si è ridotta in misura sensibile la domanda di lavoratori rientranti in questa categoria, in particolare per quanto riguar-da quelli alla prima esperienza lavorativa.Inoltre, i giovani sono prevalentemente

Tab. 3.7 - Occupati per classe di età, 2012 (valori in 000)

15-24 anni 25-34 anni 35-44 anni 45-54 anni 55-64 anni oltre 65 anni

Campania maschi 56,05 198,55 308,33 292,68 162,57 16,26

femmine 32,49 116,15 153,92 163,78 82,19 4,23

totale 88,54 314,70 462,25 456,47 244,76 20,49

Mezzogiorno maschi 205,58 789,59 1.159,14 1.106,75 602,41 73,09

femmine 119,64 484,61 657,58 642,91 318,82 20,22

totale 325,22 1.274,19 1.816,73 1.749,66 921,23 93,30

Italia maschi 678,95 2.668,34 4.106,29 3.832,97 1.832,68 321,31

femmine 442,24 1.999,14 2.972,31 2.753,46 1.194,74 96,30

totale 1.121,19 4.667,48 7.078,60 6.586,43 3.027,42 417,61 Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.7 - Variazione % (2005-2012) degli occupati per classe di età in Campania

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

15-24 anni

25-34 anni

35-44 anni

45-54 anni

55-64 anni

65 anni e più

MaschiFemmineTotale

-40 -20 0 20 40 60 80 100 120

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occupati con contratti di lavoro a termine, ossia con quelle forme di lavoro che più age-volmente e con minori costi possono essere interrotte dalle imprese e che in periodo di recessione sono state le prime ad essere colpite.Si è anche accentuato negativamente il fenomeno dei Neet, Not in Education, Em-ployment nor Training, ovvero coloro che non risultano coinvolti nel mercato del lavoro ma che non stanno nemmeno impie-gando il proprio tempo in un processo di formazione. Con la crisi la condizione di Neet è di-ventata anche più persistente, giacché la probabilità di un giovane di restare nel-la condizione di disoccupato o inattivo è aumentata. La media dei Neet in tutto il Mezzogiorno è del 31,9%, mentre la media nazionale è pari al 22,7%. Le regioni meri-dionali in cui la situazione appare più gra-ve sono appunto la Sicilia e la Campania, dove il dato percentuale è rispettivamente del 35,7% e del 35,2%15.

3.5 Occupati per titolo di studioInteressante risulta anche l’analisi dei dati disaggregati per titolo di studio. Il tasso

di partecipazione al mercato del lavoro è strettamente legato all’organizzazione economica, sociale e territoriale ma anche

Tab. 3.8 - Tasso di occupazione per titolo di studio e sesso in Campania, 2012 (valori in %)

Licenza elementare, nessun titolo

Licenza media Diploma Laurea e post-laurea

maschi 36,1 45,6 58,7 74,6

femmine 10,9 16,2 33,6 61,1

Totale 20,3 32,1 46,1 67,0Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.8 - Variazione % del tasso di occupazione per titolo di studio e genere in Campania 2005-2012

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Licenza elementare, nessun titolo

Licenza media

Diploma

Laurea e post-laurea

Maschi Femmine

-20 -15 -10 -5 0

15 Dati rapporto Censis, 2012

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

all’età e al livello di istruzione. Come risulta dalla tabella 3.8 si evince come un titolo di studio elevato permetta una maggiore pro-babilità di ingresso nel mercato del lavoro. Emerge anche che le donne incontrano maggiori difficoltà rispetto agli uomini, in termini di inserimento occupaziona-le, a prescindere dal livello di istruzione considerato, anche se i tassi di parteci-pazione fra uomini e donne si riducono in corrispondenza di livelli di istruzione più

elevati.Nel 2012 si è verificata una riduzione occu-pazionale notevole per coloro che hanno un titolo di studio basso (licenza elementare o media), con 210 mila occupati in meno ri-spetto al 2005 (vedi Graf. 3.8).Sulla riduzione del tasso di occupazione dei giovani diplomati (-4,3%) hanno inciso mutamenti sia demografici che sociali: da una parte i giovani diplomati sono nume-ricamente inferiori rispetto a coloro che

vanno in pensione; dall’altra si è osservata una maggior propensione a proseguire gli studi rispetto agli anni passati e questo ha determinato una riduzione dell’offerta di lavoro da parte dei diplomati.Il calo dell’occupazione giovanile dei laurea-ti in Campania (-7,1%) è invece una novità ed è strettamente connessa alla congiuntu-ra economica attuale. In paesi come l’Italia, i laureati sembrano avere tempi di inseri-mento nel mondo del lavoro relativamente lunghi. I laureati che non trovano un’oc-cupazione in professioni specialistiche ri-schiano di restare disoccupati o di accetta-re lavori che richiedono livelli d’istruzione più bassi (fenomeno dell’overeducation) o tipologie contrattuali più flessibili. Il tasso di disoccupazione campano, esa-minato per titolo di studio, si attesta su valori prossimi alla media nazionale (vedi Graf. 3.9). Da quest’analisi è anche pos-sibile misurare la corrispondenza tra quanto il sistema scolastico produce e la domanda dei profili che il mercato del la-voro richiede.

Graf. 3.9 - Disoccupati per titolo di studio, 2012 (valori in %)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Italia Mezzogiorno Campania

Licenza elementare, nessun titoloLicenza mediaDiplomaLaurea e post-laurea

0

10

20

30

40

50

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3.6 Disoccupazione e inattivitàDal 2008 al 2010, nel Mezzogiorno, la crisi ha determinato un più frequente passaggio all’inattività (vedi Tab. 3.9) date anche le più difficili possibilità di ricollocazione per chi ha perso il lavoro. Infatti, le regioni meridionali hanno risentito dell’effetto scoraggiamento, dato dai tempi più lunghi di ricerca e di atte-sa, che porta alcune fasce della popolazione in età attiva, come i giovani (soprattutto se poco istruiti), le donne, le persone con bassi titoli di studio a smettere di cercare lavoro, venendo così classificati come inattivi e,

Tab. 3.9 – Numero di inattivi per provincia (valori in 000 e in %)

2008 2009 2010 2011 2012 Var. % 2012/2008

Var. % 2012/2011

Avellino 122,73 133,76 128,87 137,63 128,64 4,8 -6,5

Benevento 85,35 89,38 90,69 93,81 89,99 5,4 -4,1

Caserta 345,05 361,57 358,29 350,74 339,11 -1,7 -3,3

Napoli 1.118,40 1.152,47 1.168,59 1.159,41 1.090,79 -2,5 -5,9

Salerno 334,53 339,96 355,62 352,27 326,90 -2,3 -7,2

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.10 – Tasso di attività per ripartizione geografica, 2012 (valori in %)

Fonte: Monitor di distretti

Italia

Mezzogiorno

Campania

2012

2011

2010

2009

0 10 20 30 40 50 60 70

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

quindi, al di fuori del mercato del lavoro pur dichiarandosi disponibili a lavorare qualora si offrisse loro un’opportunità.Dal 2011, invece, si è registrata una ripresa del tasso di attività (vedi Graf. 3.10). Le continue difficoltà vissute da un numero crescente di famiglie e le tensioni cui sono stati sottoposti i bilanci familiari hanno spinto coloro che erano fuori dal mercato del lavoro a provare a rientrarvi.Il lieve aumento del numero delle persone

Tab. 3.10 - Disoccupati per condizione professionale in relazione allo stato precedente a quello di disoccupazione, 2012 (valori in 000)

Disoccupati ex-occupati Disoccupati ex-inattivi Disoccupati senza esperienza di lavoro

Campania

maschi 116,72 33,67 69,14

femmine 46,35 32,24 80,47

totale 163,07 65,91 149,61

Mezzogiorno

maschi 410,93 127,82 204,90

femmine 172,05 130,49 234,57

totale 582,98 258,31 439,47

Italia

maschi 867,60 261,45 339,87

femmine 514,36 358,47 401,88

totale 1381,96 619,92 741,74Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

Graf. 3.11 – Confronto dell’andamento del tasso di attività e del tasso di disoccupazione in Cam-pania (valori in %)

Fonte: Monitor di distretti

2009 2010 2011 2012

tasso di attività

tassi di disoccupazione

01020304050607080

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attive nella ricerca di un lavoro, registrato nell’ultimo anno, ha determinato un mag-gior incremento del tasso di disoccupazione (vedi Graf. 3.11).Nella tabella 3.10 è possibile analizzare il numero di disoccupati distinto in base allo stato in cui si trovavano precedentemente

allo stato di disoccupazione.Confrontando i dati contenuti nella Tabella 3.10 (relativi al 2012) con quelli del 2009 si evince un aumento dei disoccupati di circa il 30%. La categoria più colpita ri-guarda quella dei disoccupati ex - occupati (vedi Graf. 3.12).

3.7 Lavoro sommerso e ammortizzatori sociali

Per quanto riguarda il sommerso con rife-rimento al 2010, la quota di unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro rappresenta, in Italia, il 12,2% (vedi Fig. 3.1). Il Mezzogiorno registra l’incidenza del lavoro non regolare più elevata del Paese (20,2%), oltre il doppio rispetto a quella del Nord.Il peso degli irregolari, in Campania, nel settore dell’agricoltura, silvicoltura e pesca, è notevolmente alto rispetto alla media dei settori dell’industria e dei servizi. Analizzando i dati dall’anno 2000, per il settore dell’industria si ri-scontra una riduzione dell’incidenza de-gli irregolari di circa il 10%, mentre per il settore dei servizi e del 7,4% (vedi Tab. 3.11).Date le difficoltà di verificare l’effettiva sussistenza dei rapporti di lavoro irre-golari, si può determinare la possibilità

Graf. 3.12 - Andamento dei disoccupati per condizione professionale in relazione allo stato prece-dente a quello di disoccupazione in Campania (valori in 000)

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

2009 2010 2011 2012

Disoccupati ex-occupativoro Disoccupati ex-inattivi Disoccupati senza esperienza di lavoro

020406080

100120140160180

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

Fig. 3.1 - Quota di unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro in Italia, 2010

Fonte: Elaborazioni ISTAT su dati provenienti dai conti economici regionali  

Ripartizione Territoriale % Ula irregolari

Campania 18,6

Nord-ovest 9,1

Nord-est 8,5

Centro 10,5

Centro-Nord 9,3

Mezzogiorno 20,2

Italia 12,2

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per la quale lavoratori in nero risultino destinatari di forme di integrazione del reddito riservate, invece, a categorie qua-li i disoccupati. Ciò può, quindi, incidere potenzialmente nel sistema italiano degli ammortizzatori sociali che, si ricorda, prevede, oltre ai trattamenti di disoccupa-zione, anche le prestazioni di mobilità e la

Cassa Integrazione Guadagni.Con particolare riferimento a quest’ultima forma di sostegno, bisogna sottolineare che vale solo per i lavoratori dell’industria e dei servizi. I dati del 2012 confermano che l’industria in senso stretto è il settore che ha assorbito il maggior numero di ore autorizzate (vedi Tab. 3.12).

Le ore lavorate per occupato nel 2012 re-stano ancora inferiori al livello del 2007, perché l’effetto prodotto dall’aumento dei part-time involontari e l’incremento, registrato negli anni precedenti, del nu-mero di lavoratori in Cassa integrazione guadagni non sono ancora stati del tutto assorbiti.

Tab. 3.11 - Tasso di irregolarità per settore (valori in %)*

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009

Campania di cui 22,7 23,0 22,2 21,2 21,0 19,8 19,1 17,6 16,3 15,3

Agricoltura, silvicoltura e pesca 28,0 28,5 28,6 24,0 27,4 30,6 31,0 31,1 32,3 29,4

Industria: 19,4 18,8 17,8 16,2 15,9 14,7 13,8 11,7 10,3 9,9

Industria in senso stretto 14,6 13,6 14,3 13,3 13,8 13,0 11,7 10,3 9,2 8,9

Costruzioni 29,3 28,8 24,3 21,3 19,2 17,1 17,1 13,8 12,2 11,4

Totale servizi 23,2 23,8 22,9 22,5 21,9 20,3 19,7 18,3 16,7 15,8

Mezzogiorno 20,8 21,1 20,4 19,7 19,2 19,7 19,5 18,6 18,3 18,8

Italia 13,3 13,8 12,7 11,6 11,7 12,0 12,0 11,9 11,9 12,2

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

* Incidenza percentuale delle unità di lavoro non regolari sul totale delle unità di lavoro.

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CAPITOLO 3 IL MERCATO DEL LAVORO IN CAMPANIA

3.8 Politiche regionali di sviluppo

La Regione Campania promuove diverse attività volte a favorire l’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, così come anche il reinserimento e la stabilizzazione occupazionale.Attraverso il settore delle politiche giova-nili e del Forum regionale della gioventù, infatti, la Regione promuove misure per innalzare i livelli della formazione, favorire l’inserimento sociale e lavorativo dei giova-ni e incentivare lo sviluppo di forme di im-prenditorialità giovanile, in ottemperanza a quanto indicato dalla “Carta europea della partecipazione dei giovani alla vita comu-nale e regionale” (adottata dal Congresso dei poteri locali e regionali d’Europa il 07 Novembre 1990 e riveduta il 21 Maggio del 2003). In tale documento vengono definite delle linee direttrici destinate a facilitare la partecipazione dei giovani alle decisioni che li riguardano, quali: so-stenere le attività socio-culturali svolte da associazioni, organizzazioni giovanili,

Tab. 3.12 - Cassa Integrazione - totale ore autorizzate in Campania, 2012 (valori assoluti)

Tipo d’intervento Ramo di attività economica

ore autorizzate agli operai

ore autorizzate agli impiegati

Totale ore Autorizzate

Ordinaria Industria 7.667.104 1.290.773 8.957.877 Edilizia 4.733.593 136.809 4.870.402 Totale 12.400.697 1.427.582 13.828.279

Straordinaria

Industria 19.524.760 4.262.478 23.787.238 Edilizia 998.300 178.368 1.176.668 Artigianato - - -Commercio 3.743.821 2.045.184 5.789.005 Settori vari - - -Totale 24.266.881 6.486.030 30.752.911

Deroga

Industria 7.569.331 1.487.099 9.056.430 Edilizia 330.292 67.843 398.135 Artigianato 401.897 62.270 464.167 Commercio 4.391.343 2.383.664 6.775.007 Settori vari 77.587 35.064 112.651 Totale 12.770.450 4.035.940 16.806.390

Totale

Industria 34.761.195 7.040.350 41.801.545 Edilizia 6.062.185 383.020 6.445.205 Artigianato 401.897 62.270 464.167 Commercio 8.135.164 4.428.848 12.564.012 Settori vari 77.587 35.064 112.651 Totale 49.438.028 11.949.552 61.387.580

Fonte: elaborazioni INEA su dati ISTAT

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16 Il Mentoring è una metodologia di formazione che fa riferimento ad una relazione tra un soggetto con più esperienza, il mentor, e uno con meno esperienza, cioè un allievo, al fine di far sviluppare a quest’ultimo competenze in ambito lavorativo.

gruppi di giovani o da centri comunali; fa-vorire la mobilità dei giovani (lavoratori, studenti o volontari), mediante politiche di scambi in Europa; realizzare progetti ideati da giovani; sostenere le organiz-zazioni giovanili che realizzano attività e forniscono servizi; finanziare la realiz-zazione di strutture per la partecipazio-ne dei giovani alle decisioni e ai dibattiti che li riguardano (Forum dei giovani), promuovere esperienze di apprendimento interattivo e percorsi di Mentoring8. Con Decreto del Ministero della Gioven-tù del 18 ottobre 2010 (G.U. n.301 del 27/12/2010), in coerenza con quanto di-sposto in Conferenza Unificata, sono stati stanziati per la Regione Campania 5,4 milioni di euro provenienti per il 70% dal Fondo Nazionale per le Politiche Giovanili e per il restante 30% dalla quota di co-finanziamento regionale, per l’attuazione dei seguenti interventi:− la realizzazione di un sistema informa-

tivo integrato per i giovani (44,4%);

− l’aggiornamento e la formazione per l’avvicinamento dei giovani ad arti e mestieri della tradizione culturale loca-le (7,7%);

− la valorizzazione della creatività e dei talenti dei giovani (25,4%);

− la promozione della cittadinanza, della partecipazione e del protagonismo gio-vanile (9,2%);

− internazionalizzazione delle competen-ze e delle culture (13,3%).

Attraverso ARLAS (Agenzia della Campa-nia per il lavoro e l’istruzione), nel rispet-to della programmazione regionale e degli indirizzi approvati dalla Giunta regionale, vengono correntemente promossi e realiz-zati diversi progetti inerenti le Politiche di programmazione dell’intervento pubblico nel mercato del lavoro per favorire l’occu-pazione, quali: progetti per il re-impiego, rivolti agli inoccupati e disoccupati di lunga durata; programmi che prevedono incentivi alle imprese finalizzati alla sta-bilizzazione di unità lavorative titolari di

contratti atipici; progetti di concessione di incentivi per la stipula di contratti di ap-prendistato di cui all’art. 49 del D.Lgs. n. 276/2003. L’Agenzia realizza anche corsi di formazione professionale per elevare i livelli di istruzione e creare figure profes-sionali da inserire nel mercato del lavoro. Inoltre, la Regione Campania, con il co-finanziamento del FSE (Fondo Sociale Europeo), promuove l’alta formazione professionale dei laureati del territorio privi di occupazione. L’intervento mira a garantire le opportunità occupazionali di giovani e adulti, residenti nella regione, con voucher del valore unitario non supe-riore nel complesso a 6 mila euro, per fa-vorire l’accesso individuale a percorsi for-mativi di alta specializzazione finalizzati all’inserimento, al reinserimento lavorati-vo, nonché alla permanenza nel mercato del lavoro. Possono presentare domanda per l’assegnazione di un voucher i laure-ati residenti in Campania, disoccupati o inoccupati.

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CaPITOLO 4 LE INFraSTrUTTUrE

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

Le infrastrutture economiche compren-dono il trasporto di merci, di persone e di energia elettrica.

4.1 Il trasporto su strada

La rete autostradale nazionale è costituita da 24.954,67 Km, compresi svincoli e com-planari, di cui il 3,8% è affidata in gestione all’ANAS (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade) (Vedi Tab. 4.1).Dalla figura 4.1 notiamo che la rete auto-stradale in Italia è sviluppata soprattutto al nord, specialmente nella Pianura Pada-na, dove sono collocati molti distretti indu-striali, mentre al centro-sud vi sono interi territori non coperti da rete autostradale come ad esempio l’allacciamento con i due versanti.La società ANAS gestisce la rete stradale ed autostradale italiana di interesse na-zionale, mantenendo il controllo sul resto della rete autostradale che è stata data in concessione ad altre società.La Campania, come si evince dalla figura

4.2, presenta una fitta rete di collegamen-ti interni: da Napoli parte l’autostrada del Sole verso nord; la A3 verso sud e la A16 verso l’Adriatico. La tangenziale di Napo-li (ANAS), percorre la parte esterna della città e attraversa quasi tutti i quartieri con esclusione del centro storico. Tra le province di Napoli e Caserta, inoltre, sono presenti l’Asse mediano e l’Asse di suppor-to che tagliano orizzontalmente l’interno

collegando zone di più difficile accesso. Le città di Avellino e Benevento, invece, sono collegate all’autostrada dei Due Mari (la A16) con due raccordi. Benevento, inoltre, è collegata all’A1 tramite la Telesina, men-tre Caserta e Salerno sono collegate tra loro tramite l’A30.In Italia il trasporto di merci su strada continua a rivestire un ruolo primario, rispetto al trasporto ferroviario e navale. La prima regione italiana, per l’autotra-

Fig. 4.1 - Rete autostradale in ItaliaTab. 4.1 - Rete stradale ANAS (valori assoluti)

Strade/Autostrade Km

Autostrade in gestione diretta ANAS 937,748

Raccordi Autostradali 372,311

Strade Statali 19.233,280

Strade in corso di classifica o declassifica (NSA)

230,036

Svincoli e complanari 4.181,300

Totale 24.954,670NB: Dati aggiornati al 28/03/2013

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ANAS

Fonte ANAS

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sporto e la logistica con 28.571 imprese è la Lombardia, seguita dal Lazio con 18.178 imprese, dall’Emilia-Romagna (15.813) e dal Veneto con 14.250 imprese. La Campa-nia con le sue 13.842 imprese si posiziona al quinto posto tra le regioni per autotra-sporto e logistica. Analizzando la Tab. 4.2 appuriamo che la provincia di Caserta ha registrato il mag-gior aumento di imprese con un trend positivo dell’1,7%, seguita da Salerno (1,2%) e da Benevento (1,0%) mentre per

le province di Avellino e Napoli si constata una flessione rispettivamente dell’1,4% e dell’1,0%. Complessivamente la regione Campania, rispetto al 2011 ha subito un calo delle imprese dello 0,1%. In Italia le principali merci trasportate su strada sono: minerali grezzi o manufatti, cementi, calci, materiali da costruzione e prodotti metallurgici oltre che agricoli, der-rate alimentari e tessili.

I 24 gruppi merceologici definiti dall’ISTAT per titolo e tipo di trasporto si possono a loro volta ripartire in macro branche mer-ceologiche:• M-B 1: Prodotti agricoli e animali vivi,

derrate alimentari e foraggiere; • M-B 2: Petrolio greggio, combustibili e

minerali solidi, prodotti petroliferi;• M-B 3: Minerali ferrosi, prodotti metal-

lurgici, minerali grezzi o manufatti e

Fig. 4.2 - Rete autostradale in Campania

Fonte ANAS

Tab. 4.2 - Imprese del settore dell’autotrasporto e della logistica in Campania (valori assoluti e in %)

Province 2011 2012 Variaz. % 2011/2012

Avellino 716 706 -1,4

Benevento 519 524 1,0

Caserta 1.578 1.604 1,7

Napoli 7.909 7.834 -1,0

Salerno 3.135 3.174 1,2

Campania 13.857 13.842 -0,1

Fonte elaborazione INEA su dati CCIAA di Milano

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

materiali da costruzione;• M-B 4: Concimi, prodotti chimici, prodot-

ti carbochimici, cellulosa;• M-B 5: Macchine e attrezzature, veico-

li, cuoio, tessili e abbigliamento, merci diverse.

Da una analisi della tabella 4.3 è possibile fornire ulteriori statistiche sia sul traspor-tato che sulla ripartizione dello stesso per area geografica. Si conferma che i prodotti appartenenti alla macro branca 3 sono i più trasportati a livello nazionale. Infatti nell’anno 2009 hanno costituito il 65,5% dei trasporti totali, seguiti dalla macro branca 1 con una percentuale del 17,2%, dalla macro branca 5 con il 6,7% e dalla macro branca 2 (petrolio greggio, combu-stibili e minerali solidi, prodotti petroliferi) con il 6,6%.Per ultima rileviamo la macro branca 4 che costituisce il 3,9% dei trasporti totali per la quale si rileva, dal grafico 4.1, una im-portante concentrazione nel nord-centro del paese.

Il grafico 4.2 evidenzia che il trasportato di origine nazionale si concentra preva-lentemente in quattro regioni: Lombardia, Veneto, Emilia - Romagna, Piemonte. Que-ste stesse regioni, valutate per il tasso di incremento del trasportato di origine interna, mostrano rilevanti differenze con

incrementi sempre positivi.La Campania (Vedi Tab. 4.4) fa registra-re una media tra merci trasportate e Km percorsi del 104,3 di cui il 31,1 in conto proprio e il 137,9 per conto terzi.

Tab. 4.3 – Trasporti complessivi per ripartizione di origine e macro branca merceologica, 2009

RIPARTIZIoNe DI oRIGINe M-B 1 M-B 2 M-B 3 M-B 4 M-B 5

Tonnellate

Nord-Centro 152.376.394 47.786.065 567.239.507 33.613.476 66.277.225

Mezzogiorno 34.734.380 23.766.582 144.103.625 8.863.751 6.705.805

TOTALE 187.110.774 71.552.647 711.343.132 42.477.227 72.983.030

COMPOSIZIONI PERCENTUALI

Nord-Centro 14,0 4,4 52,3 3,1 6,1

Mezzogiorno 3,2 2,2 13,3 0,8 0,6

TOTALE 17,2 6,6 65,5 3,9 6,7

Fonte elaborazione dati INEA su dati ISTAT

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Graf. 4.1 - Trasporti complessivi per ripartizione di origine e macro branca merceologica, 2009

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Tab. 4.4 - Trasporti interni per titolo di trasporto e circoscrizione geografica, 2011Conto proprio Conto terzi

Tonnellate Tkm Km Tonnellate Tkm Km Tkm Km (migliaia) medi (migliaia) medi (migliaia) medi

Campania 15.377.935 478.235 31,1 33.489.034 4.617.447 137,9 5.095.682 104,3Mezzogiorno 78.149.563 3.104.020 39,7 144.445.892 20.985.275 145,3 24.089.295 108,2Centro 58.445.644 2.389.598 40,9 178.045.742 20.635.550 115,9 23.025.147 97,4Nord 224.773.185 8.061.146 35,9 630.722.667 72.566.769 115,1 80.627.916 94,2ITALIA 361.368.392 13.554.764 37,5 953.214.300 114.187.594 119,8 127.742.358 97,2

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Graf. 4.2 - Trasporti interni per titolo di trasporto e regione di origine, 2011

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Nord-centro Mezzogiorno

Macrobranca 1Macrobranca 2Macrobranca 3Macrobranca 4Macrobranca 5

0

10

20

30

40

50

60

Piemo

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ruzzo

Molise

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ania

Pugli

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silica

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labria

Sicilia

Sarde

gna

Milio

ni

0

50

100

150

200

250

300

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

4.2 Il trasporto ferroviario

La società che si occupa di gestire la rete ferroviaria in Italia (vedi Fig. 4.3) è la RFI (Rete Ferroviaria Italiana), responsabile di tutta la rete e degli impianti ferroviari, incluse le stazioni. La RFI si occupa della tecnologia dei materiali, dell’efficienza del-le linee, del controllo della navigazione, del servizio sanitario per l’ambiente e per il lavoro e dell’integrazione della rete ferro-viaria italiana con quella europea. Inoltre, si occupa della manutenzione e della messa

in sicurezza, del miglioramento tecnolo-gico e dell’investimento sull’Alta Velocità, della responsabilità sugli impianti e sulle stazioni ferroviarie, dell’offerta sui collega-menti via mare con le isole.Le linee ferroviarie si possono classificare in:− servizi passeggeri di lunga distanza,

con varie tipologie di servizi offerti che mirano maggiormente sulla velocità del trasporto; infatti negli ultimi anni si è avuto uno sviluppo di linee ad alta velo-

cità che collegano le principali città;− servizi locali, ovvero l’utenza pendola-

re (circa 50 km al massimo), con degli squilibri tra aree metropolitane, in cui i servizi sono spesso sovraffollati, ed aree rurali, dove si assiste ad un sottoutiliz-zo delle reti dato lo scarso traffico;

− servizi merci, formati da carri ferroviari distinti fra carri per trasporto generico chiusi o aperti, carri con sponde o piana-li e carri specializzati.

Dalla Tabella 4.5 si evince, nell’ultimo de-Tab. 4.5 - Traffico ferroviario della media/lunga percorrenza (valori assoluti e in %)

2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010Viaggiatori Mln 27.279 25.973 24.930 24.960 25.485 25.485 24.166 23.587 22.237 20.637

Viaggiatori trasportati Mln 70.099 68.046 67.725 69.349 72.461 74.497 72.146 70.282 66.067 65.024

Percorrenza media Km 389 382 368 359 352 347 335 336 337 316

Posti Mln 48.504 49.109 49.066 49.339 50.313 47.210 47.779 46.915 45.460 40.567

Treni Km Mgl 82.473 82.550 82.574 82.946 83.975 84.686 83.276 80.957 80.056 78.097

Treni arrivati fra 0 e 15' di ritardo % 87 88 89 90 85 86 89 90 90 91

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

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cennio, un decremento generico relativo a tutti i valori con picchi nella voce Viaggia-tori (24,3%) e in quella della percorrenza media (18,8%).Interventi considerevoli per il sud Italia, sono in fase di progettazione o realizzazio-ne e potranno essere concretizzati attra-verso l’utilizzo di fondi europei. A gennaio 2012 il CIPE (Comitato Internazionale per

la Programmazione Economica) ha stan-ziato complessivamente € 11,7 mld, di cui € 5,59 mld alla Campania, € 1,5 mld alla Puglia, € 3,5 mln alla Sicilia, € 765 mln alla Calabria e € 260 mln alla Sardegna mentre i fondi statali, tra il 2002 e il 2010, messi a disposizione per il sistema delle infrastrut-ture di trasporto (reti stradali/autostrada-li, ferroviarie e metropolitane), tra il 2002 e il 2010, sono stati pari a € 50,7 mld, di cui solo il 14% per investimenti nel settore ferroviario. (Vedi Graf. 4.3)La maggior parte della rete ferroviaria della Campania è gestita da Ferrovie del-lo Stato, che cura i collegamenti nazio-nali e regionali, mentre i servizi locali sono gestiti da altre società quali: la Cir-cumvesuviana, Metrocampania Nordest e Metropolitana di Napoli. I treni della Cir-cumvesuviana, da Napoli-Corso Garibaldi, si spostano verso sud ed est, collegando il capoluogo con le province di Salerno ed Avellino, raggiungendo i comuni vesuviani, l’area del nolano, la penisola sorrentina

Fig. 4.3 - Rete ferroviaria in Italia

Fonte: Rete Ferroviaria Italiana

Graf. 4.3 - Fondi Europei per la rete di tra-sporto, 2012

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

CalabriaCampaniaPugliaSardegnaSicilia

68,8%

9,4%3,2%

18,5%

0,1%

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

e Pompei. Metrocampania Nordest srl ge-stisce la metropolitana regionale congiun-gendo Napoli con le province di Caserta e Benevento attraverso tre linee ferroviarie: la linea Napoli-Caserta-Piedimonte Matese, con circa 42 Km, serve 10 comuni; la li-nea Napoli-Cancello-Benevento, con 49 Km, serve 14 comuni; la linea Napoli-Giugliano-Aversa serve 4 comuni. Metronapoli S.p.A, gestisce il trasporto metropolitano nel ca-poluogo campano.Purtroppo nel 2012, come nel 2011, molte Regioni hanno dovuto operare considere-voli tagli sui servizi, diminuendo le corse dei treni e contemporaneamente aumen-tando le tariffe dei biglietti e degli abbona-menti. In Campania risulta bloccato il 90% dei treni sulla tratta Napoli– Avellino e il 40% dei treni della Circumvesuviana.(Vedi Tab. 4.6)I fondi europei destinati alla Campania sono stati investiti per la creazione di una Metropolitana regionale; grazie a questo progetto, il sistema ferroviario della Cam-

pania avrà 170 km di linee e 83 stazioni in più, collegando in un’unica grande rete tutta la città di Napoli e il territorio delle cinque province. Inoltre sono previsti, an-che 28 parcheggi e 21 nodi di interscambio treno/bus. Dal 2001 al 2010 sono stati completati 54 km di linee e 39 stazioni. Purtroppo dal 2010 si è visto un grande rallentamento nei lavori a causa della stra-tigrafia del territorio.Il numero di viaggiatori giornalieri cam-pani e di 395.000, di cui circa 300mila

si dirigono nel capoluogo. Due delle tratte più utilizzate in Campania, sono la Saler-no- Cava de’ Tirreni- Napoli e la Caserta – Aversa - Napoli, dove i pendolari lamentano la mancanza di coincidenze, l’usura e l’af-follamento dei treni. Le principali aziende di trasporto passeg-geri della Regione hanno fondato il consor-zio Unico Campania, con l’obiettivo princi-pale di semplificare il sistema del trasporto pubblico, permettendo con un unico bigliet-to lo spostamento nelle principali città e

Tab. 4.6 - Riduzione servivi e tagli corse, 2011

Tratta ferroviaria Lunghezza Km

Numero di stazione

Velocità media (Km)

Problemi della linea

Circumvesuviana Napoli Garibaldi-Sarno 38 25 37 Tagli alle corse e sovraffollamento

Napoli Centrale-Benevento-Avellino 99 17 40 Tagli alle corse

Salerno-Cava de’ Tirreni –Napoli Garibaldi 55 13 46 Soppressioni e ritardi

Benevento-Napoli Garibaldi 71 13 47 Tagli alle corse e treni vecchi

Fonte: elaborazione INEA su dati Legambiente

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comuni regionali, della fascia prescelta, sia con i treni che con i mezzi di trasporto su gomma. Il Consorzio pone la Campania, con i suoi 200.000 abbonamenti tra mensili ed annuali, al primo posto in Italia.

4.3 Il trasporto aereo

Il traffico aereo registrato nel 2010 ha se-gnalato un leggero aumento rispetto agli anni 2008-2009 (in cui si è riscontrata una forte crisi), nonostante sia ancora inferiore del 6,3% rispetto al 2007 (vedi Graf. 4.4). L’Italia, si colloca al quinto posto nell’Unio-ne Europea con una percentuale nel tra-sporto passeggeri pari al 9,6%, dopo Regno Unito (16,5%), Germania (14,5%), Spagna (13,5%) e Francia (10,9%). Le regioni con maggior affluenza sono Lazio (42,1 milioni) e Lombardia (36,6 milioni), che insieme rappresentano oltre la metà del trasporto passeggeri in Italia. Al terzo e quarto posto si collocano Sicilia

(13,5 milioni) e Veneto (quasi 13 milioni). L’aeroporto italiano con il maggior flusso di passeggeri nel 2011 è Roma-Fiumicino con il 25,3%, seguito dai due aeroporti di Milano (Malpensa con il 12,9% e Linate con il 6,1%). La Campania è dotata di due aeroporti: l’in-ternazionale di Capodichino a Napoli, e l’al-

tro più a Sud a Pontecagnano in provincia di Salerno, con collegamenti principalmen-te verso destinazioni nazionali.L’Aeroporto di Napoli Capodichino è il principale aeroporto del Mezzogiorno19. Negli ultimi anni, con l’aumento delle rot-te internazionali, il traffico passeggeri è notevolmente cresciuto. Sul fronte del tra-

Graf. 4.4 - Traffico aereo (valori in %)

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

-5-3-113579

20082007 2009 2010 2011

19 Fonte ISTAT

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

sporto merci nel 2003 è stato attivato il nuovo Cargo Terminal gestito dalla Società di Handling GH Napoli. Inoltre è stato sti-pulato un accordo con l’Interporto di Nola per la costituzione di Hub Air Cargo per la gestione delle merci destinate all’aeropor-to di Capodichino.Tra le prime dieci destinazioni europee raggiunte dai passeggeri in partenza dall’a-eroporto di Napoli, la Gran Bretagna e la Germania occupano i primi due posti.(Vedi Graf. 4.5).Dalla Tabella 4.7 appuriamo che le prime tre tratte nazionali per numero di passeg-geri da e per Napoli sono le seguenti: Mila-no Linate, Milano Malpensa e Torino.Con la successiva tabella 4.8 rileviamo che anche l’aeroporto di Capodichino ha subito l’effetto della crisi negli anni 2008 -2009; infatti il traffico aeroportuale al 2012 ha avuto, con riferimento ai dati 2007, un de-cremento del 13,7%, mentre per il traspor-to passeggeri si riscontra un incremento dello 0,7%.

Graf. 4.5 - Aeroporto Napoli principali destinazioni (valori in 000)

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Gran

Breta

gna

Germ

ania

Franc

ia

Spag

na

Grec

ia

Oland

a

Roma

nia

Repu

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Ceca

Belgi

o

Irland

a0

100.000

200.000

300.000

400.000

500.000

600.000

Tab. 4.7 - Napoli Capodichino Traffico commerciale (arrivi + partenze)

CoLLeGAMeNTI NAZIoNALI - 2009 Tratta di origine Destinazione PasseggeriNapoli Milano Linate 369.802Milano Linate Napoli 358.697Milano Malpensa Napoli 287.887Napoli Milano Malpensa 284.766Napoli Torino 162.748Torino Napoli 159.052

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Enac

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Il trasporto merci e poste nell’ultimo anno ha avuto una ripresa del 12,6%, rispetto al 2011 ma seppure in ripresa il dato indica ancora una percentuale negativa rispetto al 2007 (-29,3%).L’aeroporto di Salerno – Pontecagnano è intitolato Costa d’Amalfi. Adibito esclusiva-mente al traffico militare e per le scuole di volo, solo a partire dal 2008 viene uti-lizzato anche per i voli di linea. Da dicem-bre 2010 hanno avuto inizio le attività di Alitalia sullo scalo con collegamenti attivi attualmente su Milano Malpensa e Roma Fiumicino. Dopo la crescita registrata nel 2011 sia per i movimenti merci che per i passeggeri, nel 2012 la diminuzione è stata drastica (-64,3% per i passeggeri) al pun-to che si sta valutando una sua eventuale chiusura visto che i costi di gestione sono superiori alle entrate. (Vedi Tab. 4.9)

4.4 il trasporto portuale

Per un Paese come l’Italia, con 534 porti commerciali e turistici dislocati lungo le

Tab. 4.8 - Napoli Capodichino traffico (valori assoluti e in %)

Anno Movimenti (N.)

Variazione anno prec.

(%)

Passeggeri (N.)

Variazione anno prec.

(%)

Cargo (Tonn.)

Variazione anno prec.

(%)2007 62.774 19,4 5.720.260 13,1 4.881 -3,4

2008 60.448 -3,7 5.594.043 -2,2 3.619 -25,9

2009 57.055 -5,6 5.279.388 -5,6 3.233 -10,7

2010 55.914 -2,0 5.535.984 4,9 3.119 -3,5

2011 55.028 -1,6 5.725.033 3,4 3.064 -1,8

2012 54.155 -1,6 5.757.879 0,6 3.450 12,6

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Tab. 4.9 - Salerno Pontecagnano traffico (valori assoluti e in 5)

Anno Movimenti (N.) Variazione anno prec. (%) Passeggeri (N.) Variazione anno

prec. (%)2007 0 0,0 0 0,0

2008 588 0,0 18.067 0,0

2009 469 -20,2 3.968 -78,0

2010 1.049 123,7 5.163 30,1

2011 5.644 438,0 24.631 377,1

2012 1.553 -72,5 8.797 -64,3

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

coste italiane, la presenza di un sistema portuale efficiente rappresenta un elemen-to cruciale per la competitività e la cresci-ta. Le dinamiche e le caratteristiche degli operatori e del naviglio impiegato, cambia-no in misura sostanziale al mutare della ti-pologia delle merci che si trasportano. Nel 2010, il volume di merci complessivamente movimentato ha superato i 470 milioni di tonnellate.Il trasporto merci dei minerali, del carbo-ne, del legname e delle granaglie rappre-senta il 40% delle merci movimentate a livello nazionale ed è la quota più significa-tiva del traffico marittimo. Il traffico che comprende la movimenta-zione di petrolio e derivati, di gas naturale liquefatto e di prodotti chimici rappresen-ta il 16% del traffico marittimo nel nostro paese, mentre il trasporto di container e casse mobili all’interno dei quali vengono trasportate merci eterogenee, prevalente-mente semilavorati e prodotti finiti, in ter-mini di tonnellate rappresenta una quota

Graf. 4.6 - Trasporto portuale, 2010

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

trasporto mineralitrasporto petroliotrasporto container e casse trasporto altre merci

16%

40%

6%

38%

Tab. 4.10 - Traffico di merci in Italia per tipologia (valori in mln di t)

Rifuse Merci Varieanni Liquide Solide In Contenitori Ro-Ro Altre Merci2005 203,3 93,1 88,9 74,8 32,82006 203,1 95,8 90 76,6 40,22007 199,2 90,9 98,8 81,3 39,32008 196,7 89,6 101,1 85 35,22009 181,8 64,5 94,3 75,2 20,72010 190,7 75,7 100,7 80,5 25,7

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Assoporti

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Rifuse Merci Varie

Porti Italiani Liquide Solide In Conte-nitori Ro-Ro Altre

Merci

Genova 19.697 4.608 17.656 8.059 683

Trieste 36.210 1.635 3.022 5.649 902

Cagliari-Sarroch 25.716 386 7.118 2.597 57

Taranto 6.572 18.138 3.750 - 6.389

Gioia Tauro 524 19 29.685 172 -

Livorno 9.280 844 7.332 10.379 2.463

Augusta 28.455 960 - - -

Venezia 11.938 6.409 3.957 1.787 2.277

Messina- Milazzo 16.382 91 - 6.595 -

Napoli 5.552 4.419 5.883 6.069 -

Ravenna 4.940 9.763 2.209 899 4.104

La Spezia 2.281 1.746 13.466 - 456

Savona Vado 5.986 3.071 1.985 105 890

Olbia -G.A. 1.564 1.410 - 7.463 6

Brindisi 2.727 6.006 10 1.324 50

Salerno - 44 2.874 5.931 992

Rifuse Merci Varie

Porti Italiani Liquide Solide In Conte-nitori Ro-Ro Altre

Merci

Civitavecchia 406 4.347 235 4.181 4

Ancona 4.464 811 843 2.401 -

Palermo 803 249 317 6.508 -

Piombino 45 4.640 - 1.308 562

Catania 5 314 218 4.131 685

Bari 3 1.918 3 3.324 54

Fiumicino 5.204 - 120 - -

Marina di Carrara 6 317 - 1.529 1.370

Monfalcone - 984 - 110 1.994

Gaeta 1.554 484 - 2 67

Chioggia - 1.269 - - 563

Porto Nogaro - 85 - - 1.119

Barletta 286 550 - - 53

Monopoli 123 170 - - 4

TOTALE 190.723 75.687 100.683 80.523 25.744

Tab. 4.11 - Merci movimentate nei principali porti Italiani, 2010 (valori in 000 di t)

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Assoporti

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

relativamente più contenuta del traffico totale (38%). (Vedi Graf. 4.6)Come negli altri settori del trasporto anche quello portuale ha risentito della crisi del 2009, segnando un calo del 14% dei volumi movimentati rispetto all’anno precedente, per poi registrare i primi segnali di ripresa nel 2010. (Vedi Tab. 4.10)Osservando la tabella 4.11 notiamo che Genova è il principale porto italiano ed è uno dei più grandi scali del mediterraneo, seguito dal porto di Trieste. La Campania con il porto di Napoli (4,9%) è al decimo posto per il trasporto di merci.Il porto di Napoli, tabella 4.12, ha un traf-fico passeggeri di grande rilievo, difatti nel 2011 si colloca al secondo posto in Italia con oltre 7,8 milioni di persone.Il traffico passeggeri si divide in traffico croceristico e di persone che si dirigono verso le isole e le località del golfo di Napo-li. (Vedi Tab. 4.13)Il Grafico 4.7 evidenzia che i dati relativi al movimento passeggeri nel porto di Napoli

sono altalenanti nel biennio 2008 – 2009; per effetto della crisi è diminuito per poi avere una notevole ripresa nel 2010. Nel

2011 ha subito nuovamente un leggero calo. Un altro porto della Campania molto im-portante è lo scalo di Salerno, fondamen-

Tab. 4.12 - Passeggeri nel complesso della navigazione per porto di sbarco e imbarco, 2011 (valori in 000)

PASSeGGeRI PoRTI Sbarchi Imbarchi Totale

Messina 4.065 3.994 8.060

Napoli 3.923 3.936 7.859

Reggio Di Calabria 3.817 3.887 7.704

Genova 1.259 1.314 2.573

Civitavecchia 1.261 1.213 2.474

Palermo 875 894 1.770

Bari 833 764 1.597

Ancona 707 744 1.451

Venezia 656 665 1.321

Salerno 310 306 615

Brindisi 262 230 492

Cagliari 129 103 232

TOTALE 14.032 14.056 28.088

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Assoporti

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talmente per il trasporto merci, servito da navi portacontainer e “Roll-on/Roll-off” (Nave traghetto in grado di imbarcare ca-mion e autoveicoli direttamente dalla ban-china alla stiva).Altri porti campani sono: il porto di Ischia dove attraccano la maggior parte dei tra-ghetti ed aliscafi provenienti dai principali scali turistici del litorale campano; il porto

di Sorrento importante centro turistico, i visitatori si possono dirigere in tutto il gol-fo di Napoli; il porto di Capri composto da due grandi moli: l’area orientale destinata al porto turistico, mentre l’area occidenta-le usata per il traffico commerciale e l’ap-prodo di aliscafi e traghetti; quello di Ca-stellammare di Stabia porto turistico con una struttura sempre in crescita; Marina

di Camerota è un scalo prettamente turi-stico; mentre Vico Equense e Seiano sono piccoli scali marittimi.

4.5 Il trasporto di energia elettrica

La produzione di energia elettrica in Italia viene principalmente distribuita da Terna che possiede 63.500 Km di linee di alta tensione.

Tab. 4.13 - Passeggeri imbarcati e sbarcati dal porto di Napoli (valori in 000)

Anno Sbarchi Imbarchi Totale2005 3.019 3.065 6.084

2006 3.419 3.385 6.804

2007 3.231 3.367 6.598

2008 3.153 3.033 6.185

2009 3.496 3.436 6.932

2010 4.431 3.926 8.356

2011 3.923 3.936 7.859

Fonte: elaborazione dati INEA su dati ISTAT

Graf. 4.7 - Passeggeri nel complesso della navigazione dal porto di Napoli sbarco e imbarco

Fonte: elaborazione dati INEA su dati i ISTAT

Imbarchi Sbarchi

0500

100015002000250030003500400045005000

2008200720062005 2009 2010 2011

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CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

Terna nel 2011 ha coperto l’86,3% della richiesta di energia elettrica in Italia, regi-strando un aumento dello 0,9% rispetto al 2010. (Vedi Tab. 4.14)Analizzando nel dettaglio (Vedi Tab. 4.15) sulla produzione netta ed i consumi, si evi-denzia che le fonti rinnovabili ricoprono un ruolo di primaria importanza; princi-palmente il fotovoltaico che nel 2011 ha avuto un incremento del 469,1%, seguito dall’energia eolica (+8,0%) e da quella geo-termica (+5,3%). L’energia idrica e l’ener-gia termica hanno subito un diminuzione rispettivamente del 12,3% e dell’1,1%. Per quanto riguarda i consumi si è avuto una crescita dell’1,3% rispetto al 2010 e il maggior aumento si è registrato nel setto-re agricolo con il 5,3%.Un analisi più approfondita è rivolta al grande incremento del fotovoltaico, che as-sume un ruolo sempre più preponderante. In pochi anni si è sviluppato un sistema composto soprattutto da piccoli e medi impianti rinnovabili, infatti, almeno uno

di questi è presente nel 95% dei comuni italiani. Il nostro paese si colloca nel 2011 al secondo posto nel mondo per capacità fotovoltaica, subito dopo la Germania. È la conseguenza di uno sviluppo che dal 2008 con 32.018 apparati, ha visto il numero degli impianti raddoppiato di anno in anno fino agli oltre 330 mila del 2011. (Vedi Graf. 4.8)Tra le regioni che hanno avuto un incre-

mento notevole, rispetto al 2010, troviamo la Campania che dal 2,6% sul totale degli impianti passa al 3,1% nel 2011 e la Sicilia (+0,9% rispetto al 2010). In diminuzione solo il Trentino Alto Adige con un inciden-za che scende dal 5,8% nel 2010 al 4,5% del 2011. (Vedi Graf. 4.9)In Campania sono presenti 1.393 km di li-nee elettriche che la configurano come ter-za regione per concentrazione di reti elet-

Tab. 4.14 - Bilancio dell’energia elettrica in Italia (valori in GWh, 1 GWh = 1 milione di KWh)

2010 2011 2010/2011

Produzione netta 290.747,7 291.445,8 0,2%

Destinata ai pompaggi 4.453,6 2.538,6 -43,0%

Produzione destinata ai consumi 286.294,1 288.907,2 0,9%

Energia elettrica importata 45.986,9 47.519,6 3,3%

Energia elettrica esportata 1.826,5 1.787,3 -2,1%

Richiesta 330.454,5 334.639,5 1,3%

Perdite di rete 20.570,0 20.847,5 1,3%

Consumi 309.884,5 313.792,1 1,3%

TOTALE 1.292.227,8 1.303.488,6 0,9%

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Terna

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triche sul territorio nazionale; nonostante ciò presenta un deficit della produzione ri-spetto al fabbisogno pari al 47,7%. Proprio per far fronte a queste criticità, Terna (il principale proprietario della rete elettrica nazionale) nel Piano di Sviluppo della rete di trasmissione Nazionale, ha previsto la realizzazione di nuove stazioni di trasfor-

mazioni e opere di potenziamento. (Vedi Tab. 4.16)Analizzando i dati provinciali, inseriti nelle Tabella 4.17, si evince che Napoli con il 46,5% ha il maggior consumo della Regione, determinato dal fatto che la mag-gioranza della popolazione è residente del territorio capoluogo campano, seguita da

Salerno con il 21,6%, Caserta 18,7%, Avel-lino 8,7% e Benevento 4,6%.

Tab. 4.15 - Bilancio dell’energia elettrica in Italia (valori in GWh, 1 GWh = 1 milione di Kwh)

2010 2011 2010/2011idrica 53.795,2 47.202,1 -12,3%

termica 220.984,0 218.486,1 -1,1%

geotermica 5.046,5 5.315,2 5,3%

eolica 9.047,7 9.774,4 8,0%

fotovoltaica 1.874,4 10.668,0 469,1%

Produzione netta 290.747,7 291.445,8 0,2%

Agricoltura 5.610,3 5.907,0 5,3%

Industria 138.439,3 140.039,6 1,2%

TERZIARIO 96.284,5 97.705,1 1,5%

Domestico 69.550,5 70.140,4 0,8%

Consumi 309.884,5 313.792,1 1,3%

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Terna

Graf. 4.8 – realizzazione impianti fotovoltaici (valori in 000)

Fonte: elaborazione dati INEA su dati GSE

2008 2009 2010 2011

32.018

71.2886

155.977

330.196

0

50.000

100.000

150.000

200.000

250.000

300.000

350.000

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96

CAPITOLO 4 LE INFRASTRUTTURE

Graf. 4.9 -Suddivisione percentuale del numero di impianti fotovoltaici per regione

Fonte: elaborazione dati INEA su dati GSE

0,0% 2,0% 4,0% 6,0% 8,0% 10,0% 12,0% 14,0% 16,0%Lombardia

VenetoEmilia Romagna

PiemontePugliaSiciliaLazio

ToscanaFriuli Venezia GiuliaTrentino Alto Adige

SardegnaMarche

CampaniaCalabriaUmbria

AbruzzoBasilicata

LiguriaMolise

Valle d'Aosta

Impianti 2010

Impianti 2011

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Tab. 4.16 - Opere di sviluppo potenziamento e nuove stazioni nel corso del 2011

Interventi piano di Sviluppo operaRiassetto rete 220 Kv città di Napoli El. Cavo 220 Kv "Fratta - Secondigliano"

Direttrici 150 Kv per produzione eolica

Potenziamento el.150 Kv "Benevento II - Benevento Ind."Potenziamento el.150 Kv "Bisaccia - Calitri"Potenziamento el.150 Kv "Bisaccia - Lacedonia"Potenziamento el.150 Kv "Scampitella -Lacedonia"Potenziamento el.150 Kv "Calabritto - Contursi"Potenziamento el.150 Kv "Calabritto - Castelnuovo"Potenziamento el.150 Kv "Castelnuovo - Contursi"Potenziamento el.150 Kv "Flumeri - Vallesaccarda"Potenziamento el.150 Kv "Campagna - Montecorvino"Nuova Stazione a 150 Kv e relativi raccordi in entrata - esce alla linea 150 Kv

Stazione 150 Kv Castelpagano Cercemaggiore- Colle SannitaSE 150 Kv Ginestra degli Schiavoni "Celle S.Vito - Montefalcone

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Terna

Tab. 4.17 - Consumi per categoria di utilizzatori e provincia, 2011 (valori GWH e in %)

Agricoltura Industria Terziario Domestico Totale %Avellino 11,5 695,4 406,4 385,7 1.499,0 8,7Benevento 24,4 229,2 273,2 266,2 793,0 4,6Caserta 93,7 1.212,1 960,0 971,3 3.237,1 18,7Napoli 52,5 1.590,4 3.228,0 3.161,1 8.032,0 46,5Salerno 102,9 1.351,5 1.192,5 1.078,9 3.725,8 21,6Campania 285,0 5.078,7 6.060,1 5.863,2 17.287,0 100,0

Fonte: elaborazione dati INEA su dati Terna

In dettaglio si rileva che le percentua-li finali sono in linea con tre dei quattro settori di utilizzo (industria, terziario e domestico) con picchi di consumo per la provincia di Napoli nel terziario e domesti-co; per quanto riguarda, invece, il settore dell’agricoltura, il maggior consumo si è re-gistrato nella provincia di Salerno seguita da quella di Caserta.Nel computo totale dei consumi si eviden-zia un maggior utilizzo di energia elettrica nel settore terziario seguito da quello do-mestico e dall’industria mentre scarsa rile-vanza sembra rivestire in questo campo il settore agricolo.

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CaPITOLO 5 SPESa PUbbLICa E POLITICHE DI SVILUPPO

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100

CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

5.1 il bilancio regionale 2012: uno stru-mento di analisi

Il Bilancio Finanziario delle Regione Cam-pania per l’anno 2012 si è assestato a poco oltre i 23 miliardi di euro. Nel bien-nio 2010 - 2011 le risorse stanziate hanno subito una diminuzione (vedi Graf. 5.1). Nel 2012, invece, le risorse appostate su-perano addirittura quelle del 2009, anno in cui per la prima volta gli stanziamenti di competenza superavano i 20 miliardi di euro. Rispetto al 2011, invece, l’aumento è stato del 27%. Quasi la totalità della competenza del bi-lancio regionale è destinato alle spese sa-nitarie (45,8%), con circa 10,4 miliardi di euro, seguita dalle risorse destinate alla Ragioneria regionale (40,6%). La restante parte è suddivisa tra le risorse assegnate all’Area Rapporti con gli Organi nazionali e internazionali (950 milioni di euro, pari al 4,1%), all’Area dei Trasporti (637 milioni di euro, ovvero il 2,8%) e alle

Politiche di coesione (220 milioni di euro, cioè l’1,5%) e il 5,7% alle rimanenti Aree (vedi Graf. 5.2).Dal 2011 sono stata stanziate sempre meno risorse per lo sviluppo economico e tale riduzione è confermata anche nel 2012 (vedi Tab. 5.1). Le risorse relative al Piano di Azione per lo Sviluppo Economico Regionale (PASER),

che nel biennio 2009-2010 erano state molto cospicue, non ha visto negli anni seguenti un rifinanziamento. L’incidenza delle risorse destinate allo sviluppo economico sul bilancio regiona-le a partire dal 2011 è scesa al di sotto dell’1%. Nel 2012 le risorse assegnate, circa 5,8 milioni di euro, raggiungono il minimo sto-

Graf. 5.1 - Gli stanziamenti di competenza della Regione Campania (valori in milioni di euro)

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

12.500

15.000

17.500

20.000

22.500

25.000

20082007 20122009 2010 2011

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Graf. 5.3 - Incidenza del settore sviluppo economico sull’intero bilancio regionale (valori in %)

Graf.5.2 - Gli stanziamenti di competenza del-la Regione Campania per Area, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione CampaniaFonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

0,00

0,28

0,56

0,84

1,12

1,40

20082007 20122009 2010 2011

SanitàRagioneria e TributiRapporti Organi Nazionali e Intern.TrasportoEcologiaPolitiche di coesione Agricoltura

1,0%

45,8%

0,3%1,5%

4,1%2,8%

40,6%

Tab. 5.1 - Stanziamenti per i capitoli della spesa (valori in milioni di euro e in %)

Anno

Stanziamenti per i capitoli di spesa Incidenza %

(b/a)Bilancio Regione Campania (a)

Stanziamenti assegnati per lo Sviluppo economico

(b)2007 15.334 113 0,74

2008 19.147 68 0,36

2009 20.516 240 1,17

2010 18.838 205 1,09

2011 18.230 6,5 0,04

2012 23.160 5,8 0,03

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

rico del periodo preso in considerazione, con un’incidenza pari ad appena lo 0,03% (vedi Graf. 5.3).

5.1.1 Gli stanziamenti e la tipologia delle risorse per lo sviluppo economicoL’ammontare delle risorse previste nel bilancio gestionale dell’anno finanziario 2012, cosi come accennato prima, è di cir-ca 5,8 milioni di euro (vedi Tab.5.2).Le risorse regionali rappresentano il 79% degli stanziamenti totali. Tra le attività finanziate vi sono i progetti per la realiz-zazione di distretti industriali, i contributi sui mutui contratti da enti locali per la re-alizzazione di opere pubbliche, i contribu-iti a istituti di ricerca per la realizzazione di studi e progetti di analisi, i fondi per le attività di vigilanza e controllo in mate-ria di classificazione ed etichettatura dei prodotti alimentari e le risorse destinate alle attività valutative e ai servizi di assi-stenza tecnica sugli interventi oggetto di

agevolazioni.Il restante 21% degli stanziamenti è co-stituito da risorse statali. Tra le attività finanziate dal Ministero dello Sviluppo economico si evidenziano gli interventi volti a favorire la realizzazione d’iniziati-ve a vantaggio dei consumatori come ad esempio l’assistenza offerta in materia di pratiche commerciali scorrette o il raffor-zamento della tutela del consumatore in materia di telemarketing e l’istituzione di numeri verdi gratuiti informativi (vedi Graf.5.4).

Tab. 5.2 - Bilancio Sviluppo Economico per tipologia di risorse (valori in euro e in percentuale)

Tipo di Risorsa Stanziamenti Gestionale Ripartizione in %

Fondi Comunitari 0,00 0,0

Fondi Statali 1.231.166,87 21,0

Fondi Regionali 4.630.202,55 79,0

Totale Stanziamenti 2012 5.861.369,42 100,0

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

Graf. 5.4 - Spese Bilancio Gestionale Sviluppo Economico, 2012 (valori in percentuale)

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

Fondi StataliFondi Regionali

21%

79%

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5.1.2 La spesa regionale per lo sviluppo eco-nomico nel 2012Nell’anno 2012 sono stati destinati a favo-re dell’Area Sviluppo Economico circa 20,5 milioni di euro di stanziamenti di compe-tenza, di cui 5,8 milioni di euro dal Bilan-cio Gestionale 2012 e 14,7 milioni di euro provenienti da re-iscrizioni di economie realizzate in anni precedenti, cioè somme non spese impegnate nei bilanci preceden-ti e messe nuovamente a disposizione, e da variazioni di bilancio avvenute nel cor-so dell’anno. Gli stanziamenti definitivi di cassa sono stati pari a circa 98,3 milioni di euro (vedi Graf. 5.5).Gli impegni assunti al 31 dicembre 2012 sono di circa 16,4 milioni di euro mentre le liquidazioni si sono attestate a circa 24 milioni di euro, di cui il 68,4% relative ad impegni assunti negli anni precedenti.La situazione complessiva degli impegni assunti nel 2012 evidenzia che la capacità di impegno risulta essere pari all’80%.Confrontando i dati con quelli relativi al 2011 si evidenzia un incremento della ca-

Graf. 5.6 - Confronto competenza, impegni, capacità di impegno, 2011-2012 (valori in milioni di euro e in %)

Graf. 5.5 - Dati della competenza, degli impegni e la capacità di impegno, 2012 (valori in milioni di euro e in %)

Competenza Impegni Capacità d'impegno

20,5 mil.16,4 mil.

80%

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Capacità d'impegnoImpegniCompetenza

13,6 mil.20,5 mil. 16,4 mil.

10,1 mil.

80%

20112012

74%

0102030405060708090

100

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

pacità di impegno. Infatti, dal 74% dello scorso anno si passa all’80% del 2012. Anche il valore assoluto del totale degli impegni assunti è aumentato passando dai 10,1 milioni di euro circa del 2011 ai 16,4 milioni di euro del 2012 (vedi Graf.5.6).La capacità di spesa effettiva si attesta al 22,9%. Bisogna comunque evidenziare che nonostante una cassa potenziale di circa 104 milioni di euro, il limite del patto di stabilità consente pagamenti per soli 30 milioni di euro. Anche per questo la capaci-tà di spesa risulta essere cosi bassa (vedi Graf.5.7).Ciò non ha comportato una evidente ridu-zione della capacità di spesa, che si atte-sta su un valore a quello dello scorso anno (-0,1%). In valore assoluto il totale delle liquidazioni è invece diminuito del 22,5%, passando dai 30,7 milioni di euro del 2011 ai 23,8 milioni del 2012 (vedi Graf.5.8).

Graf. 5.8 - Confronto competenza, impegni, capacità di impegno, 2011-2012 (valori in milioni di euro e in %)

Graf. 5.7 - I dati della cassa, delle liquidazioni e la capacità di spesa, 2012 (valori in milioni di euro e in %)

20,5 mil.23,8 mil.

104 mil.

22,9%

0

20

40

60

80

100

120

Competenza Impegni Capacità d'impegno

Capacità d'impegnoLiquidazioniCassa

23,8 mil.30,7 mil.

104,6 mil.

133,5 mil.

22,9%

20112012

23%

0

30

60

90

120

150

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

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5.1.3 Gli obiettivi programmatici nel bilan-cio 2012L’analisi della strategia di intervento della distribuzione degli stanziamenti può esse-re suddivisa in un serie di obiettivi pro-grammatici identificabili nei cinque settori di spesa:1. Programmazione e monitoraggio eco-

nomico-finanziario;2. Sostegno alle imprese e sviluppo degli

insediamenti produttivi;3. Promozione e internazionalizzazione

del sistema produttivo;4. Regolazione del sistema produttivo e

distributivo;5. Settore 00 – Mutui e Perenzione.Osservando la distribuzione degli stan-ziamenti nel 2012 (vedi Graf. 5.9) si evidenzia il peso delle risorse stanziate per il pagamento delle somme colpite da perenzione amministrativa e i contributi sui mutui contratti dagli enti locali per la realizzazione di opere pubbliche (37,3%) e

per il sostegno dello sviluppo e innovazio-ne delle imprese (35,9%).Seguono gli interventi per la regolazione dei mercati (11,4%), le attività di pro-mozione e ed internazionalizzazione del sistema produttivo (10,7%) e, infine, gli interventi previsti per la programmazione finanziaria e il controllo economico con il

4,7% degli stanziamenti totali. Quasi la metà degli impegni (45,1%) sono stati assunti con decreti colpiti da peren-zione amministrativa20 e per i contributi ai Comuni sui mutui (vedi Graf. 5.10). I restanti impegni sono stati assunti per il sostegno e lo sviluppo delle imprese cam-pane (37,3%), per gli interventi di regola-

Graf. 5.9 - La distribuzione degli stanziamenti per obiettivi programmatici, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

Programmazione e monitoraggio economico-finanziarioSostegno alle imprese e sviluppo degli insediamenti produttiviPromozione ed internazionalizzazione del sistema produttivoRegolazione del sistema produttivo e distributivoSettore 00 – Mutui e Perenzione -

35,9%

4,7

11,4%

37,3%

10,7%

20 Si parla di fondi perenti quando le somme stanziate nel bilancio regionale e impegnate, in seguito a gara pubblica, non vengono spese dall’amministrazione entro un certo periodo di tempo.

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

zione dei mercati (12,8%) e per i progetti di monitoraggio e programmazione per lo sviluppo economico (4,9%).Oltre la metà dei trasferimenti riguardano i finanziamenti a sostegno delle imprese e per lo sviluppo degli insediamenti produt-tivi (51,0%). Il 32,2% delle liquidazioni totali è rappre-sentato da pagamenti delle somme colpite da perenzione amministrativa e dai con-tributi agli enti locali sui mutui, mentre il 10% e destinato per gli interventi nel settore di programmazione e monitoraggio economico – finanziario (vedi Graf. 5.11).Infine, il 4,5% interessa i finanziamenti per le attività di promozione e internazio-nalizzazione del sistema produttivo e il rimanente 2,4% per gli interventi di rego-lazione dei mercati.

5.1.4 La spesa pubblica nello sviluppo eco-nomico per tipologia di spesaAnalizzando le diverse tipologie di spesa (spesa corrente, spesa investimento), in

Graf. 5.10 - La distribuzione degli impegni per obiettivi programmatici, 2012

Graf. 5.11 - La distribuzione delle liquidazioni per obiettivi programmatici, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

Fonte: elaborazioni INEA su dati Bilancio Gestionale Regione Campania

Programmazione e monitoraggio economico-finanziarioSostegno alle imprese e sviluppo degli insediamenti produttiviPromozione ed internazionalizzazione del sistema produttivoRegolazione del sistema produttivo e distributivoSettore 00 – Mutui e Perenzione -

37,3%

4,9%

12,8%

45,0%

0%

Programmazione e monitoraggio economico-finanziarioSostegno alle imprese e sviluppo degli insediamenti produttiviPromozione ed internazionalizzazione del sistema produttivoRegolazione del sistema produttivo e distributivoSettore 00 – Mutui e Perenzione -

51,0%

10,0%

2,4%

32,1%

4,5%

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Tab. 5.3 - La spesa pubblica per lo sviluppo economico classificata per tipologia di spesa, 2012

obiettivi programmaticiCapitoli Stanziamenti

di Competenza Impegni Liquidazioni

Nr. mln € mln € % sul totale mln € % sul totale

Programmazione e monitoraggio economico-finanziario 14 0,9 0,8 4,9 0,5 2,1

Sostegno alle imprese e sviluppo degli insediamenti produttivi 12 0,03 0,03 0,2 0 0,0

Promozione ed internazionalizzazione del sistema produttivo 11 2,2 0 0,0 0 0,0

Regolazione del sistema produttivo e distributivo 12 2,3 2 12,2 0,5 2,1

Mutui e Perenzione 4 0,2 0,2 1,2 0,4 1,7

Spese correnti - Titolo I 53 5,6 3,0 18,4 1,4 5,9

Programmazione e monitoraggio economico-finanziario 8 0 0 0,0 1,8 7,6

Sostegno alle imprese e sviluppo degli insediamenti produttivi 63 7,4 6,2 37,7 12,2 51,3

Promozione ed internazionalizzazione del sistema produttivo 32 0 0 0,0 1,1 4,6

Regolazione del sistema produttivo e distributivo 5 0 0 0,0 0 0,0

Mutui e Perenzione 4 7,8 7,2 43,8 7,3 30,7

Spese Investimenti - Titolo II 112 15,2 13,4 81,6 22,4 94,1

Totale spesa 165 20,8 16,4 100 23,8 100

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

termini di impegni e di liquidazioni, si nota che l’86,1% degli impegni e il 94,1% delle liquidazioni appartengono alla cate-goria delle spese in conto capitale (vedi Tab. 5.3).I pagamenti delle somme colpite da peren-zione amministrativa e i contributi agli enti locali sui mutui realizzano la maggio-re movimentazione per quanto riguarda gli impegni (7,2 milioni di euro), mentre il sostegno alle imprese e lo sviluppo degli insediamenti produttivi realizzano la mag-giore movimentazione per quanto riguar-da i pagamenti (12,2 milioni di euro).I contributi per la regolazione del siste-ma produttivo e distributivo assorbono la parte più consistente delle spese correnti (66% degli impegni assunti e 36% dei pa-gamenti effettuati).

5.1.5 Il dettaglio delle attività realizzate nel 2012Nella politica di programmazione e moni-toraggio economico le attività prevalente-

mente realizzate nel 2012 riguardano gli interventi di assistenza e supporto alla programmazione e al monitoraggio del PA-SER (54,4%). Non marginali anche gli interventi per favorire il rilancio industriale ed occupa-zionale delle aree di crisi Stabiese-Torrese (22,1%) e il sostegno agli istituti di studi e ricerca (21%). Il restante 2,5% delle risorse rappresen-tano compensi al personale e spese per servizi tecnici e di supporto per le attività valutative per la concessione di agevola-zioni alle imprese (vedi Graf. 5.12).In particolare nell’ambito del programma di interventi per la reindustrializzazione e lo sviluppo occupazionale dall’area Torre-se – Stabiese, sono stati finanziati contri-buti per le attività di monitoraggio e pro-mozione di iniziative per la realizzazione di iniziative dirette alla realizzazione di nuove attività produttive e alla riconver-sione dell’apparato produttivo esistente, nonché per gli interventi previsti a favore

della reindustrializzazione dei siti ex ME-TALFER (azienda di carpenteria mecca-nica, che chiuse i battenti per fallimento nell’ottobre del 2005) di Torre Annunziata ed AVIS (officine per la riparazione sia di treni che di autobus) di Castellammare di Stabia e per la ricollocazione dei lavorato-ri in mobilità.Nella politica per il sostegno alle imprese e lo sviluppo insediamenti produttivi le at-tività preminenti sono costituite da incen-tivi alle imprese nell’ambito della politica per l’attuazione del PASER (54,4%). In particolare si evidenziano le azioni a sostegno dello sviluppo e innovazione del-le imprese artigiane, le agevolazioni a co-operative di produzione - lavoro e sociali o loro consorzi, gli incentivi per il consolida-mento della passività e infine gli incentivi a favore dello sviluppo dell’imprenditoria e del lavoro autonomo delle donne (vedi Graf. 5.13).Il 22,4% delle risorse è impiegato per finanziare interventi infrastrutturali

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nell’ambito dell’accordo di programma quadro Sviluppo locale – Industria, men-tre il 14,1% dei fondi è stato destinato al finanziamento delle associazioni di catego-ria delle piccole e medie imprese. Infine si evidenziano gli interventi a so-stegno delle amministrazioni comunali per lo sviluppo dei centri commerciali naturali (7,3%) e i finanziamenti per la le attivi-tà dei Distretti Produttivi Campani nel processo di sviluppo di “reti di imprese” (1,8%).Nella politica di promozione e internazio-nalizzazione del sistema produttivo (vedi Graf. 5.14), le attività prevalentemente finanziate sono costituite da iniziative di promozione e valorizzazione dei prodotti dell’industria e dell’artigianato campani tramite campagne di comunicazione e par-tecipazione delle imprese e delle istituzio-ni regionali ad iniziative e manifestazioni nazionali ed estere quali il Salone Nautico di Barcellona e l’“Aerospace & Defence” di Torino (87,7%).

Graf. 5.12 - Distribuzione del tipo di interventi realizzati nella categoria. Programmazione e monitoraggio economico – finanziario, 2012 (valori in %)

Graf.5.13 - Distribuzione del tipo di interventi per la categoria per il sostegno alle imprese e sviluppo insediamenti produttivi, 2012 (valori in %)

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Compensi al personale Interventi di riqualificazione aree produttiveAttività di analisi ed assistenza a supportodella programzione e gestione del PaserSostegno agli istituti di ricerca

22,1%

2,5%

54,4%

21,0%

Incentivi alle imprese Interventi infrastrutturali Finanziamenti ai Distretti Produttivi campaniContributi alle associazioni di categoria delle PMISviluppo Centri Commerciali Naturali

54,4%

7,3%

22,4%

1,8%

14,1%

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

Graf. 5.14 - Distribuzione del tipo di interventi nella categoria Promozione ed internazionaliz-zazione del sistema produttivo, 2012 (valori in %)

Graf. 5.15 - Distribuzione del tipo di interventi nella categoria “Regolazione del sistema produt-tivo e distributivo”, 2012 (valori in %)

Graf. 5.15 - Distribuzione del tipo di interven-ti nella categoria “Mutui e Pagamenti”, 2012 (valori in %)

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati SviluppowebFonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

promozione e valorizzazione del sistema produttivo regionaleprogrammi europei della cooperazione allo sviluppo

87,7%

12,3%

rimborsi spese al personale iniziative a vantaggio dei consumatori rimborsi spese alle Camere di Commercio

7,4%3,1%

89,5%

Pagamento di sommecolpite da perenzioneContributi sui mutuiPagamento debiti fuoribilancio-Accordi bonari

13,6%2,8%

83,6%

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Le restanti risorse (12,3%) sono servite per finanziare la partecipazione a pro-grammi europei di cooperazione interna-zionale e territoriale.Gli interventi principali realizzati nell’am-bito della politica di regolazione del siste-ma produttivo e distributivo (vedi Graf. 5.15) sono rappresentati dai rimborsi spe-se sostenute dalle camere di commercio per la tenuta dell’albo delle imprese arti-giane e per il funzionamento delle commis-sioni provinciali per l’artigianato (89,5%).Il 7,4% è destinato alla realizzazione di iniziative a vantaggio dei consumatori. Infine, il 3,1% delle spese è costituito dai rimborsi spese al personale per attività di controllo in materia di energia e di classi-ficazione dei prodotti alimentari.Considerevoli sono le risorse impiegate (vedi Graf.5.16) per il pagamento di som-me colpite da perenzione amministrativa (83,6%). Seguono i contributi sui mutui contratti dagli enti locali per la realizza-zione di opere pubbliche (13,6%).

5.1.6 Il patto di stabilità interno nel 2012In Italia, nel quadro del federalismo fisca-le, l’art. 28 della legge n.448 del 23 dicem-bre 1998 (Misure di finanza pubblica per la stabilizzazione e lo sviluppo), ha chia-mato le Regioni e enti locali a concorrere al risanamento della finanza pubblica e al rispetto del Patto di Stabilità e Crescita sancito a livello comunitario.Con il patto di stabilità interno gli enti territoriali, quindi, si sono impegnati a ridurre progressivamente il finanziamen-to in disavanzo delle spese e a ridurre il rapporto tra il proprio debito ed il prodotto interno lordo. È importante sottolineare che in caso di sanzione comminata all’Italia per deficit eccessivo, la sanzione stessa è a carico degli enti territoriali che non hanno re-alizzato gli obiettivi per la quota a loro imputata. In data 29 maggio 2013 la Com-missione Europea ha chiesto l’abrogazione delle procedure per deficit eccessivo aper-ta a carico di cinque Stati membri, tra cui

l’Italia; la direttiva dovrebbe essere appro-vata nel secondo semestre del 2013.Con la delibera di Giunta Regionale n. 156 del 28 marzo 2012 (Patto di stabilità in-terno 2012 – Determinazioni), la Regione Campania ha stabilito i tetti programma-tici di spesa assegnati alle singole Aree e Settori. Al di là del monitoraggio stabilito per legge, la Regione Campania si è attiva-ta nel monitorare i dati relativi al patto di stabilità (sia per gli impegni che per i pagamenti). Per il 2012 è stato fissato il tetto program-matico della spesa soggetta al patto di sta-bilità interno alla media delle corrispon-denti spese finali del triennio 2007 - 2009 ridotte del 14,6%, per quanto riguarda gli impegni e, del 16,3% per quanto riguarda i pagamenti (vedi Tab. 5.4). Inoltre il complesso delle spese finali in termini di impegni così come sopra calco-late deve essere ulteriormente ridotto di circa 98 milioni di euro mentre il comples-so delle spese finali in termini di pagamen-

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ti così come sopra calcolate deve essere ulteriormente ridotto di circa 89 milioni di euro.La tabella seguente indica che per l’Area Sviluppo Economico è stato raggiunto l’o-biettivo di non superare il limite del patto di stabilità interno, sia per gli impegni che per i pagamenti.

5.2 la distribuzione del sostegno del set-tore sviluppo economicoL’analisi della suddivisione della spesa nell’anno 2012 evidenzia che alla pro-vincia di Napoli viene destinata la quota maggiore della spesa totale (oltre il 43%) pari a circa 9,2 milioni di euro. Invece, nel 2011 il sostegno giunto al settore della

provincia di Napoli era il 26,3%. Si è, per-tanto, registrato un incremento di circa il 17% (vedi Graf.5.17).Anche per la provincia di Benevento, se si considera l’estensione provinciale, si registra un aumento dei finanziamenti regionali (+5,6%), mentre per le provin-ce di Caserta e Salerno si riscontra una

Tab.5.4 - Il Patto di Stabilità dell’Area Sviluppo Economico, 2011-2012 (valori in milioni di euro)

Anno

Impegni Media delle corrispondenti

spese finali del triennio 2007-2009

ridotte del 12,3% (decurtato del 4,82% per

quote interessi mutui)

Pagamenti Media delle corrispondenti

spese finali del triennio 2007-2009

ridotte del 13,6% (decurtato del 8,67% per

quote interessi mutui)

Impegni 2011 Liquidazioni 2011Differenza Media

Impegni 2007/09 - Impegni 2011

Differenza Media Pagamenti

2007/09 - Cassa 2011

2011 70,9 39,8 10,1 30,7 + 60,8 +9,5

Anno

Impegni Media delle corrispondenti

spese finali del triennio 2007-2009

ridotte del 14,6%

Pagamenti Media delle corrispondenti

spese finali del triennio 2007-2009

ridotte del 16,3%

Impegni 2012 Liquidazioni 2012Differenza Media

Impegni 2007/09 - Impegni 2012

Differenza Media Pagamenti

2007/09 - Cassa 2012

2012 50 35,6 16,4 23,8 +33,5 +11,8

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

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diminuzione tangibile rispettivamente del 6% e del 3,7%, stabile infine la provincia di Avellino.La distribuzione degli interventi extra - regionali (nella categoria “Altro” è stata inserita la parte di spesa che si riferisce ad impegni erogati a beneficiari localizzati al di fuori del territorio campano) registra un calo del 13% circa. Nel 2011, la spesa del settore per gli inter-venti fuori regione era di circa il 24.1%

del totale investito dall’area dello sviluppo economico, mentre nel 2012 è stato evi-dente lo sforzo dell’amministrazione di concentrare esclusivamente sul territorio campano l’utilizzo delle risorse (vedi Graf. 5.18). Come detto in precedenza, la provincia di Napoli ha beneficiato della percentuale maggiore di sostegno allo sviluppo econo-mico. Il 29% delle risorse è rivolto a supporto

Graf. 5.17 - Distribuzione degli interventi re-gionali, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

AvellinoBeneventoCasertaNapoliSalernoAltro

14,5%

10,8% 7,7%

19,6%

4,6%

42,7%

Graf. 5.18 - Distribuzione interventi per provincia, 2011-2012

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Napoli Salerno Altro

20122011

CasertaBeneventoAvellino05

101520253035404550

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

di interventi destinati agli enti pubblici, quali: opere pubbliche, i Progetti Integrati Territoriali, sviluppo di alcune aree della provincia, come ad esempio l’area torrese-stabiese, e contributi sui mutui contratti dai Comuni. Il 28% degli stanziamenti è utilizzato per interventi di sostegno alle imprese (vedi Graf. 5.19). Il 16% è indirizzato ai con-sorzi e alle cooperative per le iniziative destinate ad ambiti che concretamente si adoperano per il sostegno e l’inclusione sociale.La distribuzione delle risorse per lo svi-luppo economico per ciò che concerne la provincia di Salerno è meno articolata ri-spetto al capoluogo (vedi Graf. 5.20). Il sostegno destinato alle attività delle co-operative e iniziative delle “aziende socia-li” è la voce maggiore con il 45%, seguita dalle somme destinate al pagamento dei mutui contratti dai comuni per la realiz-zazione di opere pubbliche e interventi infrastrutturali (30%).Infine, il sostegno alle imprese incide per

Graf. 5.19 - Distribuzione delle risorse nella provincia di Napoli, 2012

Graf. 5.20 - Distribuzione delle risorse nella provincia di Salerno, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Sostegno alle impreseEnti PubbliciCoop e ConsorziSostegno turismoAssitenza tecnica29%

28%

24%

3%

16%

Sostegno alle impreseEnti PubbliciCoop e Consorzi

30%

25%45%

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il 25%. All’interno di questa percentuale, risultano significativi gli interventi attua-ti attraverso il PASER e linee di finanzia-mento destinate all’internazionalizzazio-ne delle imprese artigiane, conserviere e portuali.Nella provincia di Benevento risultano dominanti gli interventi infrastrutturali (vedi Graf. 5.21). Rilevanti sulla spesa sono state anche le operazioni previste da accordi di programma nell’ambito del-le opere pubbliche in diversi comuni della provincia nonché i contributi sui mutui contratti dai comuni oggetto degli inter-venti (62%).Nettamente inferiore rispetto alle altre province è la spesa destinata al sostegno alle imprese, le quali hanno beneficiato di finanziamenti provenienti dalla linea di fi-nanziamento del PASER per il 33%. La provincia di Caserta assorbe circa il 5% dei finanziamenti regionali per la re-alizzazione degli interventi nel 2012 (vedi Graf. 5.22).Per quanto riguarda il sostegno alle im-

Graf. 5.21 - Distribuzione delle risorse nella provincia di Benevento, 2012

Graf. 5.22 - Distribuzione delle risorse nella provincia di Caserta, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Sostegno alle impreseEnti PubbliciCoop e Consorzi

62%

33%

5%

Sostegno alle impreseCoop e ConsorziEnti Pubblici

29%61%

10%

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CAPITOLO 5 SPESA PUBBLICA E POLITICHE DI SVILUPPO

prese, gli interventi sulla linea di finan-ziamento del PASER risultano essere pre-dominanti (61%), comprendendo anche il sostegno alle realtà aerospaziali.Seguono il finanziamento per le attività cooperative e consortili (29%) e le risorse destinate a supporto di interventi rivolti ad enti pubblici (10%).Gli interventi in provincia di Avellino han-no una distribuzione maggiormente com-plessa della spesa, facendo in modo che tutti i settori d’intervento siano adeguata-mente supportati (vedi Graf. 5.23). Le imprese della provincia di Avellino hanno ricevuto il 45% delle somme totali investite. La quasi totalità degli interventi è stata finanziata con i fondi del PASER.Non marginali risultano essere le risorse destinate alle cooperative e alle realtà con-sortili al fine di favorire la sostenibilità de-gli interventi ed inclusione sociale (29%). Gli interventi a sostegno degli enti pubbli-ci totalizzano il 26%, i finanziamenti han-no interessato le tre principali voci d’inve-

Graf. 5.23 - Distribuzione delle risorse nella provincia di Avellino, 2012

Graf. 5.24 - Distribuzione delle risorse nell’ambito extra regionale, 2012

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Fonte: elaborazioni INEA su Banca Dati Sviluppoweb

Sostegno alle impreseEnti PubbliciCoop e Consorzi

26%45%

29%

IC&TEnti PubbliciCoop e ConsorziIstituti di CreditoIstituti di RicercaImprese

0,2%

22%

8%1%0,3%

68,5%

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stimento previste per comuni e province: PIT, contribuiti per i mutui contratti dai Comuni e opere pubbliche e varianti infra-strutturali.Nella voce “Altro” predominante sono

gli interventi verso il settore del credito (68,5%). Gli istituti di credito sono in-tervenuti in maniera considerevole per garantire sostegno alle imprese regionali che hanno avuto accesso ai finanziamenti

del PASER (vedi Graf. 5.24). Cooperative e consorzi mettono insieme il 22% degli interventi. Gli Istituti di ricerca otten-gono l’8% della spesa totale del settore sviluppo.

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NOTE

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Finito di stampare nel mese di novembre 2013da CSR Centro Stampa e Riproduzione srl

Via di Pietralata, 157 – 00158 Roma

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SVILUPPO ECONOMICO 2012 I DATI DELL’ECONOMIA REGIONALE IN CAMPANIA

2013

Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli altri enti locali, in parti-colare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la realizzazione di indagini condotte dalla sede na-zionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale.La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle conoscenze

Collana: Pubblicazioni Regionali

ISBN 978-88-8145-271-2

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