Sushi nr.1

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Il primo numero di Sushi Magazine.

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numeroUNO

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SUSHI Supplemento mensile della testataControradio News.2010 – Mediaeuro Srl. Sede legale: ViaGaetano Latilla 13, Bari. RegistrazioneTribunale di Bari n. 1209 del 21/02/1995.

Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte diquesto periodico può essere riprodotta.

Ogni violazione sarà perseguita a norma dilegge. I manoscritti inviati e non pubblicatinon saranno restituiti. Il materiale fotografi-co non altrimenti accreditato è stato pubbli-cato per gentile concessione degli uffici stam-pa degli artisti e dei personaggi intervistati.

(C) 2010 COPYRIGHT MEDIAEURO SRL.

Sushi Editorialep. 9

Antonio CassanoSenza rete pp. 10-11

Afterhours Il paese è teatrale pp. 12-14

Après La ClasseLa patchanka salentina pp. 16-17

Simone CristicchiIl portiere di nottepp . 18-19

Riccardo ScamarcioHo deciso che faccio l’attorepp. 20-21

CinemaSpeciale Pugliapp. 22-23

Emilio SolfrizziTutti pazzi per mepp. 26-27

Sushi Travelpp. 28-31

DossierNuclearepp. 32-33

Sandwich ClubErbette in fascip. 34

Sushi TechIpadp. 35

Rossella BresciaVieni a ballare in Pugliap. 37

FigurineLeonardo Bonuccip. 39

AmmodotuoI taralli di Pasquapp. 40-41

Ipse dixitEmanuele Filiberto p.42

SommarioDIRETTORE RESPONSABILENicola Morisco

CAPOREDATTORECorrado Minervini

REDAZIONESimona ArditoAdele Meccariello

ART DIRECTION Microbati Artisti Associati

PROGETTO GRAFICORaffaele Depergola

CONTRIBUTORSRosa BarcaCarlo ChiccoRoberta GenghiMarco GrecoDaniele LeuzziIlaria LopezOrnella MirelliMicol TortoraSilvia ViterboGiuseppe Vitucci

PHOTOSFederica Agamennoni (p. 12) Simona Ardito (pp. 40-41)Gaia Giannini (p. 14)Giulio Mazzi (pp. 24-25)Angelo Trani (pp. 18-19)

SEGRETERIA DI PRODUZIONELoredana Laera Gianluca Silvestri

CONTATTI:[email protected] Tel: 0805227296

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Quello di eccellenza è un concetto chenegli ultimi anni in Puglia è stato un po’abusato. Un principio che ha confuso, tal-volta, la professionalità con la straordina-rietà. Questa convinzione non ci impedi-sce però di ricordare chi, di recente ocomunque nell’ultimo ventennio, ha fattodella nostra regione una fucina certamen-te di idee e, in parte, di talenti. Talenti che,peraltro, in Puglia sono sempre esistiti, sepensiamo che questa regione partorì ilgenio teatrale di Carmelo Bene e quellomusicale di Domenico Modugno. Mafino a qualche decennio fa la pugliesitànon era sotto i riflettori, passava in secon-do piano e a volte si tendeva addirittura anascondere le proprie origini. Da qualche anno, invece, l’orgoglio diessere pugliese è venuto fuori con tutta lasua forza sotto il profilo economico-indu-striale (ivi compreso lo sviluppo ecocom-patibile all’avanguardia nel Paese) ed èemerso nell’accoglienza e solidarietà, non-ché nel campo artistico tout court. Il merito maggiore di questa metamorfosiva dato soprattutto ai cittadini pugliesi chein più occasioni hanno dimostrato quantoquesta terra sia aperta all’altro, perdendoogni tipo di sudditanza a livello nazionalee internazionale. E di eccellenza fu la reazione della città diBari e dell’intero territorio all’arrivo dei

primi profughi albanesi, al punto da can-didare la Puglia al Nobel per la Pace.Eccellente è stato quanto accadde duranteil Gay Pride del 2004 a Bari: una rivoluzio-ne vera e propria per chi ricordava e imma-ginava questa città come chiusa, un po’gretta, dichiaratamente a destra e piuttostoprovinciale.Se vogliamo pensare a quelle persone chehanno portato e portano la nostra bandie-ra in giro per il mondo, un primo pensie-ro va al giornalista Paolo Longo, inviatodella Rai nelle zone più calde del globo, daiBalcani degli anni ’90 a Gerusalemme e alLibano. Venendo ai giorni nostri c’è poichi, in forme diverse, sta facendo risuona-re il nome della nostra regione in tanteforme. Pensiamo a giovani scrittori comeNicola Lagioia e Mario Desiati o ai giova-ni talenti del cinema come Pippo Mez-zapesa, senza dimenticare i noti e già affer-mati registi e attori pugliesi, o musicisticome il geniale trombonista GianlucaPetrella, Caparezza, Nicola Conte. Per loro l’eccellenza è già una realtà. Per altri, invece, il cammino è già iniziato.Vi racconteremo, in questo numero, leloro storie.Parola di Sushi.

Nicola MoriscoDirettore Responsabile

PulpRiflessioni a crudo del Direttore

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“Se urli, gesticoli, vivi per strada e non resisti a calciare un pallone che ti passaaccanto, forse non lo sai, ma sei nato a Bari Vecchia”.

(Antonio Cassano, aforisma n. 319)

È una mattina di primavera. I bambini bravi sono a scuola. Ma fuori c’è il sole e bisognaessere davvero molto bravi per stare dietro a un banco per imparare una poesia o salmo-diare una tabellina. Tra i bambini che non sono così bravi, ce n’è uno che ha preferito godersi la giornata disole: è giù in strada e rincorre un pallone che sembra incollato ai suoi scarpini. Quel pal-lone è mezzo sgonfio, sudicio di polvere, massacrato da tutti i calci che ha preso nella suabreve storia. Eppur si muove, rotola, sembra seguire traiettorie disegnate dagli occhi vispidi quel uagnone fiero come un dio che tiene il mondo ai suoi piedi. Il bambino corre a petto nudo per le vie della sua Bari Vecchia, dribbla tutti gli avversari,anche quelli più grandi di lui, con una finta – sempre la stessa – li mette a sedere, ride infaccia all’ultimo “nemico” rimasto col culo per terra e poi corre da solo verso la portaimmaginaria, contro un muro, senza rete. Gol. Antonio Cassano ha fatto gol. Quella scena si ripete dieci, cento, mille volte.Il bambino cresce, diventa uomo. Gli offrono un campo vero per inseguire quel pallone,gli permettono di indossare una maglietta coi colori della sua città: bianco e rosso. Antonio continua a fare gol. Indossa maglie sempre più importanti fino alla più amata,quella azzurra. E gioca e vive con la gioiosa incoscienza di chi è cresciuto senza rete, pagan-do per i suoi sbagli e sbagliando ogni volta in modo diverso e più creativo. Ha persoqualche buona occasione e rinunciato a qualche maglia prestigiosa. Ma non ha smesso didivertirsi. In un mondo bacchettone come quello del calcio, in cui “il mister ha sempreragione”, si è ribellato all’autorità, prendendo in giro il “mister”, perdendo il posto incampo, rischiando la tristezza della panchina pur di non perdere l’occasione di farsi unarisata. E quando lo fanno giocare continua a fare gol, mette a sedere i critici e gli avver-sari con una finta – sempre la stessa, prevedibile per tutti, fuorché per chi se lo ritrova difronte – e conquista l’affetto del pubblico, anche quello che non conosce le regole delgioco. Lo applaude il pubblico di Sanremo, lo stesso che riserva fischi al C.t. campionedel mondo che gli ha negato la maglia azzurra, lo guardano con tenerezza le mamme nostalgiche di quei figlioli discoli. E lo adorano quelli che dicono di aver visto quel bam-bino giocare (o si inventano aneddoti e vangeli apocrifi pallonari) e che lo hanno accoltoper la prima volta da avversario il 24 marzo 2010. Quel giorno Cassano ha regalato ai bambini di Bari Vecchia una possibilità in più percrescere e giocare, finanziando il Mus-e, un progetto educativo per i bambini delle ScuoleElementari di Bari Vecchia E quella notte Bari ha riabbracciato il suo figlio prediletto e il suo feno-meno sociologicopiù rilevante: il simbolo di un riscatto gioioso partito dalle strade di Bari vecchia. La sociologia? Lassaperd! Mò, giochiamo!

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Gli Afterhours sono, fin dagli anni ’90, una delle band più rappre-sentative della scena underground italiana. Oltre ad aver scanditoi passaggi salienti della musica indipendente nazionale, hannocondizionato intere generazioni di giovani e musicisti, trascinati daun Manuel Agnelli ispirato e carismatico. Dopo l’esperienza del ToraTora (un festival itinerante andato in scena una decade fa), il leaderdella band è tornato a supportare le produzioni musicali nazionali,dapprima con una nuova avventura denominata Il Paese è Realeper poi cimentarsi, proprio in questi giorni, con un tour teatrale.

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Sono accadute tante cose in questi anni:cambiamenti, evoluzioni, progetti. Maprovando a guardare agli esordi, qualetraccia avete lasciato nella undergrounditaliana a partire dagli anni ‘90?

Non credo di essere la persona giusta perrispondere a una cosa che ci riguarda cosìdirettamente. Sicuramente abbiamo fattola prima parte della nostra strada con tantialtri gruppi e progetti che hanno cercatouna propria dimensione e hanno contri-buito a diffondere l’idea di una musicadiversa da quella che veniva ascoltata suinetwork. Nel decennio successivo abbia-mo cercato di fare degli album – a partireda Quello che non c’è – che fossero piùcompatti musicalmente.

E arriviamo a Il Paese è Reale: oltre ad aver-vi portati a Sanremo un anno fa, il proget-to è diventato qualcosa di più grande: undisco, un tour e infine un DVD pubblica-to pochi giorni fa. Una nuova sfida?

Dopo oltre vent’anni di percorso abbiamoaccettato di esibirci sul palco di Sanremo,al di là di ogni stupida barriera estetica estilistica, sicuri di poter essere noi stessianche all’interno di un mondo distante dalnostro. Indipendenti dalle major e indi-pendenti dalle indipendenti, senza barrie-re, ghetti e imposizioni da parte di nessu-no. Per far conoscere a un pubblico piùvasto l’esistenza di una scena fertile e ric-chissima di talento. È nata così l’idea di unalbum che portasse questo nome dove, perla prima volta nella storia della produzione

discografica legata al festival, i protagonistinon hanno proposto un disco a proprionome ma un album di brani inediti, con-diviso in ugual misura da una rosa di 19artisti diversi, una raccolta unica nel suogenere.

Come mai avete scelto questo titolo per ilprogetto?

L’Italia non ha ancora l’abitudine di consi-derarsi una nazione. E lo dico nella miglio-re delle accezioni; non parlo del concettodi bandiera o di nazionalismo ma di unanazione intesa come identità comune.Credo che in Italia non sia una cosa sem-plice. Lo Stato è sempre stato visto comeun nemico e in alcune mie canzoni cercodi sviscerare questo pensiero, dando la miaversione dei fatti.

Scrivere rappresenta per te un modo perdare libero sfogo all’ego?

Assolutamente sì. L’ego ha sempre avutoun’accezione negativa in Italia. Certo, glieccessi sono negativi, però non c’è nientedi male nell’ego. Mi fanno ridere quellepersone che dicono che bisogna essereumili come artisti: è una contraddizione intermini! L’artista deve avere la libertà dipotersi esprimere al cento per cento con lamaggior sincerità e potenza possibile. Ilconcetto di umiltà, in Italia, è sempre statousato in maniera cattolica; non parlo direligione ma proprio di questo sentirsicome formiche che devono stare al loroposto e non devono osare più di tanto. Equesta cosa, soprattutto artisticamente, ha

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limitato la crescita dei talenti in questopaese. È una peste da sradicare in tutti imodi: dobbiamo essere orgogliosi di quel-lo che facciamo, dobbiamo portarlo avan-ti con convinzione ed essere abbastanzaegocentrici da godercela, questa situazione.

State affrontando un tour anomalo chesuona, fin dal nome, come una nuovaavventura. Cosa si intende per “Il teatrodegli Afterhours”? Cosa dobbiamo aspet-tarci?

Il Teatro degli Afterhours è un tour inseritoin un contesto anomalo, nel quale sarannopresenti ingredienti del tutto diversi dalsolito. Non sarà un tour più quieto in

quanto acustico, anzi: sarà un mix comple-to tra canzoni, letteratura e teatro con ospi-ti provenienti dai più svariati ambiti, nelquale l’ossatura del progetto sarà natural-mente la musica degli Afterhours, ma connumerose novità. Le nostre performancesvedranno alternarsi sul palco alcuni perso-naggi del mondo della musica come VascoBrondi (Le Luci della Centrale Elettrica),Emidio Clementi (Massimo Volume), gliGnu Quartet, Xabier Iriondo (già compo-nente degli Afterhours) ed artisti proveve-nienti da altri mondi come ClaudiaPandolfi e Antonio Rezza. Il 15 approde-remo a Bari per chiudere il tour in unTeatro glorioso che ha una storia impor-tante alle spalle.

Gli Afterhours concluderanno illoro tour nel Teatro Petruzzelli diBari il 15 aprile in un evento firma-to da Cube e Controradio e inseri-to nel programma del FriendsFestival. Tra gli ospiti d’eccezionedi questa data sono già confer-mati gli attori Antonio Rezza eFlavia Mastrella e lo Gnu Quartet.

Info e tickets:www.voglioilbiglietto.it

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Divertirsi sul palco e nella vita, con lo spirito dei girovaghi e l’artedei musicanti. Mescolare suoni e influenze fondendo insieme isapori e i colori del Salento con aromi provenienti dai Sud delmondo e un beat elettronico. Questa è la formula degli Après LaClasse. Con un ingrediente in più: l’entusiasmo. “All’interno dei no-stri camerini si respira aria di festa e vogliamo condividerla con lagente. Chi viene ai nostri concerti si aspetta soprattutto questo”. Eriaprono il loro Luna Park a primavera con un nuovo album:Mammalitaliani!

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Avete debuttato con una cover di unbrano di Pappalardo in versione ska. Oratornate con un nuovo disco... Ricomin-ciamo?Cesko: Era ora!Valerio: Lo facciamo dopo un anno emezzo di pausa, con lo stesso entusiasmocon cui abbiamo messo a punto il nostroprimo album nel lontano 2002. Molti fantemevano che ci fossimo sciolti per viadella nostra momentanea scomparsa dallescene. In realtà abbiamo lavorato tantoperché intendevamo dare il massimo conil nostro nuovo disco.Le novità di Mammalitaliani?C: Non posso dirti nulla. Aspettiamoanche noi l’uscita del disco. Sicuramentec’è stata un’evoluzione dal primo disco adoggi. Sentirete più che mai l’influenza dellanostra terra salentina: lu sule, lu mare e lujentu hanno vissuto e vivranno sempreall’interno dei nostri dischi. Avete all’attivo collaborazioni con altripugliesi eccellenti come Caparezza e i SudSound System. Con chi vi piacerebbelavorare?V: Le nostre collaborazioni nascono sem-pre in maniera molto naturale, nel sensoche sia a Caparezza che ai Sud è piaciuta lanostra musica ed è sorta spontaneamenteuna splendida collaborazione. Ci piacelavorare così, mettendoci alla prova sia conil ragazzo che suona nel suo scantinato dicasa, sia con grandi artisti già affermati. Sul palco dimostrate grande affiatamento.Cosa combinate prima di un live? Avetequalche rituale scaramantico?C: All’interno dei camerini c’è un’aria difesta e ci rilassiamo per salire sul palco sem-

pre col sorriso sulle labbra. Dobbiamodivertirci e far divertire oltre che, ovvia-mente, suonare. Perché chi viene ai nostriconcerti si aspetta soprattutto questo.Se diamo uno sguardo ai fatti della nostrapolitica, viene da pensare che ci vorrebbedavvero un Miracolo, come cantavatequalche anno fa?C: I politici, di qualsiasi partito o colore,dovrebbero cercare di mantenere quelloche vendono nella campagna elettorale etrasformarlo in fatti. Nel nuovo album c’èun pezzo che sarà un po’ espressione delnostro pensiero sulla politica di oggi.V: Non solo un miracolo, ma anche un belpo’ di palle. A volte mi sembra di leggeremolta indifferenza sui volti a proposito digrandi problemi come la questione delnucleare. Ognuno di noi può fare qualco-sa nel suo piccolo per migliorare lo statodelle cose.

Il 24 Aprile gli Après La Classe inaugu-reranno al Demodè (Modugno) il loronuovo tour in un evento inserito nelcalendario del Friends Festival. Il con-certo sarà un’occasione per assaggia-re i brani del nuovo album della bandsalentina e per riascoltare i loro caval-li di battaglia.

Info: www.voglioilbiglietto.it

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Il Fabbricante Di Canzoni è tornato con un nuovo disco e le chiavi di un albergo immagi-nario, il Grand Hotel Cristicchi. Lo abbiamo incontrato per conoscere da vicino gli abitantidelle sue stanze di vita quotidiana e per scoprire i segreti di un cantautore geniale e gentileche guarda l’umanità dalla cima di una montagna.

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A Sanremo, con Meno Male, hai provoca-to quasi un incidente diplomatico conCarla Bruni. Per la seconda volta nella tuacarriera, dopo Vorrei Cantare Come Biagio,qualcuno ti ha frainteso. Ammettilo, ciprovi gusto…

Mi diverto quando le persone cercano diinterpretare i miei brani. Vuol dire chesmuovono un pensiero, una riflessione. Lacosa curiosa è che alcune persone ci rica-mano su. È il caso della defezione daSanremo di Carla Bruni. Ovviamente non

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era colpa mia, ma è stato bello farlo crede-re…Gli Skiantos dicevano che “In Italia nonc’è gusto a essere intelligenti”. Ti ci ritrovi?Mi ci ritrovo molto. Un’altra frase moltobella di Woody Allen dice che il vantaggiodi essere intelligenti è che si può far finta diessere imbecilli mentre il contrario èimpossibile.Parliamo del tuo nuovo album, GrandHotel Cristicchi. Quali sono gli ospiti privi-legiati del tuo albergo immaginario?Ho costruito il disco come fosse un alber-go e ogni storia è strutturata come unastanza completamente diversa dalle altre. Eil racconto comincia dalle fognature, quin-di il primo a parlare è una creatura che siritrova a nuotare in un mare di melma, ilPesce Amareggiato. Poi ci sono canzoni cheriguardano l’attualità come Genova Brucia,il racconto del G8 di Genova dal punto divista di un celerino fascista picchiatore.Come sempre ci sono momenti di dolcez-za, amarezza e ironia, spesso nella stessa

canzone. Ti senti più ospite, direttore o portierenotturno del tuo Grand Hotel?Il portiere notturno ha tante ore da passa-re in solitudine. Io sono un po’ così: sonoandato via dalla città per vivere in cima auna montagna. E lì ho trovato il tempoper osservare da lontano quello che accade.Proprio come un portiere di notte che siritrova a guardare un film da solo alle cin-que del mattino e trae le sue considerazio-ni in totale libertà…Tra i personaggi del tuo primo disco c’erala Studentessa Universitaria, diventata nelsecondo album Laureata Precaria. Chefine ha fatto?Avevo pensato a un nuovo capitolo per lasua storia. Per questo album non ce l’hofatta ma ho già pronto il sequel; laLaureata Precaria col passare degli anni sitrasforma inevitabilmente in unaPensionata Incendiaria incazzata colmondo.

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Simone Cristicchi descrive così il suoshow teatrale, in scena a Bari il 26/4 alTeatro Nuovo Palazzo: “Presenterò ilmio repertorio in chiave inedita. Saràmusica da camera. E ‘da camera’saranno i blocchi del concerto; le can-zoni saranno divise in stanze, ognunacon la sua atmosfera, degli oggetti sulpalco, dei costumi e delle luci. È unconcerto divertente, ricco di gag esituazioni improvvisate”.

Info: www.voglioilbiglietto.it

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Parlaci un po’ di Tommaso... Sono molto felice e orgoglioso di averinterpretato questo personaggio. Lo amomolto, perchè mi piacerebbe essere un po’come lui. Quello di Tommaso è un perso-naggio veramente solido, che ha una spic-cata capacità di osservazione; un po’ per-ché vuole fare lo scrittore, ma anche per-ché è naturalmente votato ad occuparsidegli altri, a guardare gli altri, ad osservare,ad ascoltare. E questa secondo me è unagrande qualità del personaggio, difficileper me da rendere, perché sono una perso-na molto impulsiva e mi piacerebbe avereun po’ più di quella capacità di stare fermi,di osservare, di stare anche zitti, a volte. Equindi su questo mi taccio, non aggiungoaltro. Tommaso è l’unico che parte per romperei ponti con la sua famiglia e finisce perrestare. Quello che vuole davvero lo rivelasolo alla fine, quando tutto è già successo,e le sue parole vengono accolte quasi senzanessuno stupore.Come giustamente noti anche tu,Tommaso è un personaggio anomalorispetto agli altri: torna a casa deciso a vive-re la sua vita alla luce del sole e si ritrovacostretto a nascondersi. Ma non è unaquestione di vigliaccheria, piuttosto dicoraggio. Tommaso non si manifesta com-pletamente, ma sacrifica i propri bisogni,un po’ perché pensa che i suoi non capi-rebbero e quindi preferisce tacere, un po’

anche perché non vuole ferire ulterior-mente altre persone, come suo padre e suamadre. È l’unico che non è una mina vagante inrealtà...In qualche modo sì, l’unico “non minavagante” è Tommaso. È il personaggio chein qualche modo ha più solidità, che è piùcalmo, riesce ad osservare, fare un passoindietro e dire: “Ok, vuoi parlare tu? Parlatu, bene”. E questa è una cosa molto belladel personaggio. Proviamo a farti uscire dal personaggio.Hai cominciato col cinema a poco più divent’anni e adesso che ne hai trenta sei unodegli attori più richiesti e amati del cinemaitaliano. Hai sempre voluto fare l’attorenella vita?Io ho sempre voluto fare l’attore, dalmomento in cui ho deciso di voler farequalcosa. Prima non volevo fare niente.Ma da quando ho deciso di voler fare qual-cosa nella vita, ho deciso che faccio l’attore.

È uscito il 12 marzo il nuovo film di Ferzan Ozpetek Mine Vaganti, completamente girato inPuglia con la collaborazione dell’Apulia Film Commission. Siamo stati all’anteprima per voi,e dopo abbiamo sgomitato tra le ragazzine per riuscire a strappare qualche domanda alprotagonista, il pugliesissimo Riccardo Scamarcio.

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Andar dall’Adriatico allo Ionio, lungo1500 chilometri di coste da sfiorare comeuna carezza per godere di ogni scorcio dibellezza. Fermarsi giù nel Salento sboccon-cellando la puccia con le olive a ritmo dipizzica, a piedi nudi sulla terra riarsa. E poirisalire su, fino al Gargano, e fare un tuffodove l’acqua è più blu. Ridiscendere a follevelocità fin dentro al cuore antico e primi-tivo della regione, tra trulli e gravine. Ap-prodare a Bari, infine, in un innovativo Ci-neporto.La Puglia è (davvero) tutta da girare. Cone senza cinepresa.

Flashback. Bianco e Nero. È il 2007 quando finalmente, con un“ooh” di stupore di quelli che si sentono

soltanto al cinema, nel tacco dello stivalenasce l’Apulia Film Commission. Unastruttura giovane, fortemente motivata epronta a partire da zero per dare una rispo-sta alla domanda di cinema e al flusso diinteresse nei confronti di questa regione.Perché, dichiara Oscar Iarussi, presidentedell’AFC e, prima ancora, appassionatocritico cinematografico, “Questo è primadi tutto il ruolo tradizionale di una filmcommission: farsi mediatore tra il mercatocinematografico, televisivo, pubblicitario,audiovisivo e un territorio di riferimento,che in questo caso è la Puglia”. Questo l’in-tento sulla carta, nei regolamenti e neglistatuti, in una parola nella forma. Nellasostanza, invece, l’AFC è andata oltre, tra-sformando una regione in un set in conti-

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nuo movimento, distendendo sulle stradepugliesi un red carpet immaginario, masoprattutto riaccendendo i riflettori su unazona d’Italia talvolta dimenticata.

Ritorno al presente. Technicolor. È il 2010 e tra qualche mese l’AFC spe-gnerà la terza candelina. L’Italia, nel frat-tempo, sembra aver (ri)scoperto la Puglia.Lo ha fatto, ad esempio, nel dicembre2009, quando il pubblico e la criticahanno decretato il successo di due pellico-le finanziate e sostenute dall’AFC, Cadodalle Nubi di Gennaro Nunziante eL’uomo nero di Sergio Rubini: gli unici duefilm italiani in grado di tener testa alla tri-vialità cinepanettonara e alla tridimensio-nalità hollywoodiana. L’Italia ha iniziato agirare la Puglia. Dalla meravigliosaPolignano del terrone sognatore Checcoalla Taranto avvelenata dove Tiziano, ilprotagonista di “Mar Piccolo” sogna lafuga nonostante il futuro apparentementesegnato. O forse è la Puglia che non ha maismesso di girare l’Italia e il mondo, espor-tando ovunque, da Venezia a Berlino, l’i-dentità e la storia di questa regione. È quel-lo che fa il Progetto Memoria, a cui Iarussiè particolarmente affezionato: “Con que-sto progetto, prossimo alla seconda edizio-ne, i giovani talenti pugliesi raccontano lastoria e l’identità del ’900 in Puglia, attra-verso dei personaggi e delle storie, unendola memoria del passato con i talenti delfuturo”.

Fast forward. Alta definizione. Un nuovo cinema che guarda al tempoche verrà. E che concede spazio concreto ai

giovani. Sembra essere questa, la filosofiadell’Apulia Film Commission e del suodirettore, Silvio Maselli. 34 anni, allievo diquella “Scuola di cinema indipendente”che è la Fandango del barese DomenicoProcacci, un produttore cinematograficoche ha rivoluzionato il mercato ed esporta-to un nuovo modo di fare cinema. Masellicommenta così il cambiamento del cine-ma in Puglia: “Insieme alle produzioni cheabbiamo portato in Puglia, stanno nascen-do e crescendo i talenti pugliesi. E questoè meraviglioso”. Ed è agli stessi talentipugliesi che sognano il mondo del cinemache Maselli consiglia: “Non perdete mail’umiltà e siate tutti delle mine vaganti”.Una scelta che fa riferimento all’ultimagrande produzione firmata da AFC ediretta da un maestro del nuovo cinemaitaliano, Ferzan Ozpetek. Sarebbe il momento giusto per il “TheEnd” finale. Ma la storia del cinema in Puglia è solo aititoli di testa. Il resto è ancora tutto da gira-re. Ciak.

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Emilio Solfrizzi è un attore dai due volti. Alla toccante e drammatica interpretazione di Otto Frank nel tv-movie di Rai Uno diretto da Alberto Negrin Mi ricordo di Anna Frank, l’attore barese contrappone il

ruolo brillante di Paolo in Tutti pazzi per amore 2. E tra Emilio e il pubblico è scoppiato di nuovo l’amore.

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Il 21 marzo è tornata sul piccolo schermoTutti pazzi per amore 2, la fiction senti-mental-musicale diretta da RiccardoMilani e sceneggiata da Ivan Cotroneo chevede in Emilio Solfrizzi l’indiscusso matta-tore.Tra conferme e nuovi entrati, il sequel pre-senta un cast di rilievo a iniziare dalla cop-pia costituita da Emilio e Antonia Liskova(che ha sostituito Stefania Rocca) e com-pletata da un cast di attori di talento:Alessio Boni, Carlotta Natoli, Sonia Ber-gamasco, Francesca Inaudi, Irene Ferri. Adessi si aggiunge il gruppo delle partecipa-zioni speciali con “special guest” già notiagli aficionados: Neri Marcorè, Pietro Ta-ricone, Piera Degli Esposti, GiuseppeBattiston e Carla Signoris. Quali sono le novità più importanti dellanuova serie?La grande novità, come si è già notatodalla prima puntata, è la presenza di An-tonia Liskova che ha sostituito StefaniaRocca nel ruolo di Laura. Ma non sarà l’u-nica sorpresa…Il tema principale di questa nuova seriesarà sempre l’amore?Sì. Le vicende hanno come tema l’amoreche non riguarda solo il rapporto tra l’uo-mo e la donna, ma anche dei genitori ver-so i figli. In questa nuova serie saremo alle

prese coi nostri figli impegnati per lamaturità, quindi un momento crucialedella loro crescita e fondamentale per lavita delle due famiglie, ormai integrate.Ovviamente accadono eventi che conti-nuano a unirli e a separarli e questo com-porta nuovi posizionamenti tra figli e geni-tori. E poi c’è la scoperta dell’amore ancheda parte dei figli, con tutte le turbe che neconseguono.Anche questa volta ti cimenterai nel canto?Quest’anno ancora di più, perché l’ottan-ta per cento delle canzoni le canteremonoi. Sia io che gli altri attori siamo entusia-sti del risultato raggiunto, tant’è che la pro-duzione sta pensando di pubblicare undisco con tutti i brani che canteremo.Nella prima serie sono stati affrontatianche temi forti come la droga, l’omoses-sualità e l’alcolismo giovanile. Cosa ciriserva questa serie?L’anno scorso gli autori sono stati moltoabili nell’addomesticare temi molto forti.Anche in questo caso saranno toccatetematiche importanti, come nel caso dellaperdita di un affetto: un amore negato. Poici sono tanti altri temi molto attuali, cheperò eviterei di dire, altrimenti sveliamoalcuni passaggi importanti della fiction.vrete ventisei puntate per scoprirli tutti.

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“Quando un uomo è stanco di Londra, è stanco della vita, perché aLondra si trova tutto ciò che la vita può offrire.” – Samuel Johnson

Dire Londra, nell’immaginario comune,equivale quasi sempre a dire pioggia, neb-bia e quell’humour caratterizzato dalleproverbiali freddure. Nonostante il geloevocato dalle prime impressioni, qualcosascalda l’anima, quando si parla della capi-tale del Regno Unito. Nei cuori più ro-mantici, Londra è associata al film NottingHill, ambientato nell’omonimo quartiereresidenziale della West London, e a lunghepasseggiate lungo il fiume Tamigi scanditedai rintocchi del Big Ben. Inutile dilungar-si in dettagli su Portobello Road, PiccadillyCircus e Oxford Circus: la loro fama li pre-

cede e sono le tappe obbligatorie del primogiorno di permanenza. Discorso a partevale per i magaz-zini Harrods, situati inKnightsbridge, nel quartiere di SouthKensington. Il motto di questi ultimi è,non a caso, “All things for all people every-where”: all’interno è presente perfino unreparto completamente dedicato al Natale,rifornito per tutto l’anno (nel caso qual-cuno dovesse avere una crisi d’astinenza daSanta Claus in pieno luglio...). Altra me-taimprescindibile è Camden, quartiere diNorth London che brulica di mercatinidecisamente alternativi dove si può trovare

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davvero di tutto: dagli accessori-modaoriginali in rigoroso stile hippy (un para-diso in terra per gli ultimi fricchettoni) airivenditori, più o meno autorizzati, dilecca-lecca al popper e altre delizie pergente a caccia di emozioni estreme. Anchein campo antropologico c’è di che stupirsi:accanto a personaggi che con sostanze pe-ricolose hanno avuto parecchio a che fare(senza essere troppo espliciti, qualcuno checomincia per ‘K’ e finisce per ‘ate Moss’)troverete “etnie culturali” che si credevano

estinte: new romantics, mods e perfino gliultimi esemplari di punk in eccellentestato di conservazione. Un solo avverti-mento: occhio al portafogli. Non è uninvito a stare in guardia da eventualiborseggiatori ma un consiglio a fare atten-zione al cambio Euro-Sterlina e a noncommettere l’errore fatale di considerarlo1:1. Nel caso, non perdete di vista la più vicinaagenzia di trasferimento-valute.

Mary Poppins (1964)Regia di Robert Stevenson

Blow Up (1966)Regia di Michelangelo Antonioni

Fumo di Londra (1966)Regia di Alberto SordiQuadrophenia (1979)

Regia di Franc RoddamNotting Hill (1999)

Regia di Roger Michell

Waterloo sunsetThe KinksPanic in the streets of LondonThe SmithsLondon callingThe Clash Werewolves of LondonWarren Zevon Carnaby StreetThe Jam

IL BIGLIETTOBari-London Stansted, volo a/r (ryanair.com) a partire da 47,98 € (tasse incluse)

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...e su un gazebo, un velo di tulle.

Un vero e proprio itinerario attraverso i filidella memoria fino a toccare le radici di unfelice rapporto madre-figlia. Lucia , Teresa,ed una casa di villeggiatura ottocentesca frai boschi. Un racconto visuale, scandito dallungo viale che ti porta alla costruzionebassa di colore rosa, dopo avere girato alungo per viottoli scoscesi a Santa Cate-rina, nella zona di Cenate Vecchie.

Ma “Cenate” perché? Forse perché zona diville prestigiose, dove gli antichi casati sifermano a cenare nella gioiosa comunica-zione del convivio, o forse per un tipod’uva della zona, chiamata “acenata”.Quando cammini lungo il viale con i vec-chi alberi che ombreggiano tutto, le pigneper terra ed i rumori del bosco, quella pic-cola casa in fondo in quella tinta allegra espumeggiante ti sembra una chimera einfonde, alla sola vista, un’aria intima.Accanto c’è il vecchio pozzo e due appar-tamenti dove trascorrere una vacanza danon dimenticare. Nel corpo centrale,B&B di affettuosa accoglienza, con unaprima colazione speciale con le marmella-te fatte in casa, i biscottini ancora caldi e letazze di porcellana; come se fossi un amicodi vecchia data, Lucia ti accoglie gioiosa eaggiunge: “Non ho mai ospitato clienti aVilla Teresa, solo persone care”. Celebritào persone qualsiasi, artisti o giornalisti,famiglie o viaggiatori solitari, perché nonpuoi essere niente altro che un amico veroquando vai via e quando ritorni per seder-ti a guardare la natura, stordito dal friniredegli insetti, o per dondolarti la notte suldivanetto di cotone azzurro. Puoi avervoglia di una vacanza serena o mondana,tranquilla o piena di ritmo. C’è soltanto davolgere lo sguardo.

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Vicino c’è Porto Selvaggio con una sceno-grafia irraccontabile, un parco sul mare edil Litos con arte, suoni e cinema su un trat-to di mare impossibile da narrare. Lesplendide spiagge di Gallipoli, fra cui lamolto cool Samsara, con i divani sullaspiaggia e le notti piene di musica, la can-dida Zen con l’happy hour al tramonto, ovicino a Punta la Suina il Makò, lidomolto elegante con pedane di legno sulmare che diventano piccoli salotti apparta-ti. E il rientro nelle camere fresche solorestaurate, dove c’è ancora il pavimentoantico, le volte a stella, il letto in ferro conle lenzuola ricamate a mano, ti riporta inun tempo diverso nei ricordi e nei pensie-ri. In un angolo del giardino una signoramolto bella sbatte le frange degli asciuga-mani sul bordo di una sedia, per pettinar-

le come le hanno insegnato le ave; unapiscina ampia e con gli ombrelloni candi-di ti attende sul retro. E poi… in un ango-lo, fra i fichi d’india, un gazebo ricopertodal tulle come un abito da sposa ti guarda,e immagini i ricevimenti, i matrimoni, lefeste in questa atmosfera antica e surreale.

INFO

Villa Teresa B&BVia Taverna, 14 , Località CenateVecchie, Nardò (LE)Info e prenotazioni: [email protected]

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Nelle ultime settimane è diventato di scot-tante attualità il problema del nucleare, inseguito alla proposta del Governo dicostruire alcune centrali sul territorio ita-liano. La questione ci riguarda da vicino,visto che alcuni tra i siti proposti sonoanche in Puglia e Basilicata. Quali sarebbe-ro gli svantaggi, e quali i benefici? L'indubbio vantaggio rispetto ai combu-stibili tradizionali è nella resa: una minimaquantità di uranio produce elevati quanti-tativi di energia. Tutti gli oggetti espostialle radiazioni nel corso del processo

diventano però scorie nocive per l’uomo;questo è il primo problema creato dall’e-nergia nucleare. Ad oggi non sono notimetodi di smaltimento sicuri e si può pro-cedere solo con lo stoccaggio in depositipredisposti, fino all’esaurimento dellaradioattività; un processo che, per quantone sappiamo, può durare migliaia di anni.L’individuazione di siti per lo stoccaggio èuna delle questioni principali; nel 2003,ben prima che in Italia venisse proposto ilritorno alla produzione di energia nuclea-re, l’Unione Europea aveva già individua-

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to una località a due passi da casa nostra, lacava di Scanzano Jonico. All'epoca l'interaregione si rivoltò, e l'Europa ritornò suisuoi passi: ma non esiste garanzia che in unfuturo più o meno prossimo la questionenon si riproponga.L'altro punto su cui verte il dibattito è lalocalizzazione delle centrali: la necessità disfruttare le acque di fiumi o mari per gliimpianti di raffreddamento restringe lepossibilità alle zone costiere, con inevitabi-li ripercussioni sul turismo. E se è pur veroche gli impianti devono superare severissi-mi controlli da parte dell'Agenzia Nucle-are Europea, ciò allunga i tempi senza,peraltro, escludere la possibilità di inciden-ti. Nel 1986 la centrale di Chernobyl, inUcraina, esplose causando una nube tossi-ca che si propagò su tutta l'Europa: il fattodi non ospitare centrali sul territorio nonmette dunque al riparo gli italiani, consi-derato che in Europa sono al momentooperative 439 centrali, di cui una decina alconfine con l'Italia. Se la proposta del governo dovesse diven-

tare realtà, ci vorrebbero comunque nonmeno di dieci anni prima che le centralisiano operative: un lasso di tempo chepotrebbe essere, forse, impiegato meglioper lo sviluppo delle energie biosostenibili,per cui la nostra regione è già naturalmen-te predisposta.

COSA NE PENSANO GLI ITALIANI

La popolazione italiana si è giàespressa contro il nucleare nei trereferendum del Novembre 1987 perl'abolizione delle norme sulla loca-lizzazione, realizzazione e gestionedelle centrali in Italia: l'80,6% si e-spresse a favore della cessazionedell'attività nucleare sul territorio,contro il 19,4% di contrari. In questivent’anni pare che gli italiani nonabbiano cambiato idea: un recentesondaggio, condotto dall'Ipr Mar-keting per conto dei Verdi e pubbli-cato da Repubblica, vede contrarioalla costruzione di nuove centrali il56% del campione, mentre favore-vole è il 38%. Ancora più nettamen-te si esprimono gli interrogati sulladisponibilità ad accogliere un nuo-va centrale nei pressi del loro comu-ne di residenza: in questo caso i nosalgono al 70%, contro un risicato25% di favorevoli.

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Io me lo ricordo, quando midicevano che il mio vicino dicasa dopo un incidente erarimasto handicappato, e nes-suno storceva il naso. Poi, a uncerto punto, ho dovuto dire“diversamente  abile”. Ma hopensato: alla fine non siamotutti almeno un po’ diversa-mente abili? Ho un amico cheriesce a toccarsi il naso con la lingua: èsicuramente un’abilità diversa anche quel-la. Non importa se sia seduto su una sediaa rotelle o su un divano, mentre lo fa.Spesso si riduce tutto ad una mera que-stione di termini, e si presta più attenzionea come definire qualcuno, che non a ga-rantirgli di poter scendere dal marciapiedesenza fare seicento metri in più alla ricercadella prima rampa non occupata da un’au-tomobile parcheggiata da qualcuno che sipuò chiamare, senza equivoci, un imbe-cille. Così come si presta più attenzione atutelare gli “-ismi”, che non i diritti veri epropri di chi dentro gli “-ismi” si rifugia.Una difesa così cieca che viene voglia dimandare a quel paese tutto il pacchettosenza neppure guardare cosa c’è dentro. Lefemministe glitterate che festeggiano la vit-

toriadi pagare meno al cinema il lunedì sera,ignorando la sconfitta di essere pagatemeno in ufficio. O quelle scongelate dalSessantotto, che rifiutano che gli si offra lacena, anzi, rifiutano a prescindere: nientedi meglio per perdere definitivamente ilcontatto con la realtà ed essere buttate nelcalderone degli “-ismi” ai quali toglierel’audio. Le etichette, ahinoi, sono un ris-chio, il più delle volte frutto di una pigraipocrisia e di valutazioni approssimative.“Ho tanti a-mici gay: sono delle personefantastiche!”. Essere gay è una questione digusti, eppure non ho mai sentito nessunodire: “Ho tanti amici a cui piace il gelato alpistacchio: sono tutti delle persone fantas-tiche!”.

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Pare proprio che Gene Roddenberry, l’in-ventore di Star Trek, avesse la dote dipredire il futuro o di fornire spunti di ispi-razione: dal primo cellulare, che chiama-vano “comunicatore” (il design era quellodi un antenato del primo MotorolaStartac) al primo space shuttle della NASAdenominato, non a caso, Enterprise, finoal teletrasporto di materia, esperimentoche nel 2008 è avvenuto con successo inun laboratorio del Regno Unito. E, a guardar bene le videocassette delleprime serie di quel telefilm, anche lo stru-mento usato dal comandante Jean-LucPicard e chiamato “pad” pare il progeni-tore dell’ultimo nato della famiglia Apple,chiamato, non a caso, iPad. Per i pochi che ancora fossero all’oscuro diquesto nuovo oggetto del desiderio dei te-cnomaniaci, illustriamo le caratteristiche

princi-pali. Sit r a t t a

di una via di mezzotra il famosissimoiPhone e un com-puter portatile, le cuidimensioni costitui-ranno un nuovostandard: più grandedi un libro, più pic-colo di un quotidiano. Il prezzo partirà da499 dollari: una somma tutto sommatoaccessibile, che farà gola ad una fascia dimercato che va dai teenagers smanettoniagli adulti che non provano panico di-nanzi a un touch screen e che non inor-ridiscono al pensiero di dover leggere unlibro che non sia fatto di carta.E l’iPad manderà in sollucchero anche chivive di musica. Sarà possibile, infatti, in-serire tutte le applicazioni tipiche del-l’iPhone e dell’iPod, ma soprattutto i pro-dotti e i software per chi fa musica: uno sututti, il Pro-tools, fondamentale per chiun-que voglia suonare nel ventunesimo seco-

lo. Insomma... se questesono le premesse, te-netevi pronti: po-trebbe quasi esserearrivato il tempo deiviaggi intergalattici.

iPad: dall’Enterprise a casa tua

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È uno dei personaggi più simpatici e poliedrici della TV italiana. Ballerina classica,conduttrice divertente e divertita tra i comici di Colorado Cafè, ma anche sexy eprovocante come nello spot di una nota marca di orologi. Qualunque cosa faccia,Rossella Brescia dà prova di un talento autentico e di una gran voglia di mettersiin gioco. L'abbiamo incontrata a Bari, in una soleggiata mattina di primavera,nelle vesti di madrina di una Maratona a favore della ricerca.

Il lavoro ti ha portata lontano dalla tuaterra. Cosa ti manca della tua regione?Torno in Puglia una volta al mese, ancheperché qui ho una scuola di danza a Martina

Franca. A parte gli affetti, quello che mimanca di più è il fatto di poter andare a fareuna spesa sana al mercato: mi mancano isapori genuini e gli odori di quell’ambiente.

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Quanto tempo dedichi alla tua scuola didanza?Parecchio. Ormai sono diventati i mieiragazzi, cerco sempre di dedicare del tempoa loro e alle loro esperienze. Abbiamo inizia-to dieci anni fa, ma dieci anni non sonomolti per una scuola di danza, tenendo pre-sente che ci vogliono otto anni per diplo-marsi. Sto ottenendo grandi risultati, ci so-no molti ragazzi che lavorano in compagnieteatrali o sono entrati nelle accademie. Hai esordito in TV come ballerina. Com’èavvenuto il passaggio a conduttrice di Co-lorado Cafè ? Di provini ne ho fatti tanti, ma ColoradoCafè è stato l’unico programma per cui nonl’ho fatto: mi hanno scelta gli autori e ildirettore di Italia 1, Luca Tiraboschi.A chi ti ispiri? Quale personaggio della TVguardavi da piccola ?Guardavo un programma che si chiamavaMaratona d’Estate: è lì che è nata la mia pas-sione per la danza. C’erano dei balletti me-ravigliosi di enti lirici, come La Scala,l’Opera di Roma e anche il Bolshoi. Da que-sta ispirazione folle per la danza è partitotutto.Ogni mattina la tua voce fa compagnia amilioni di italiani attraverso la radio. Cherapporto hai con questo mezzo?Mi piace ascoltare le chiacchierate interes-

santi. In macchina ascolto sempre la radio, icd mi annoiano. L’ho sempre ascoltata equindi non ho avuto nessun problema alavorarci. Con la radio bisogna essere il piùpossibile spontanei, anche perché la gente sene accorge se stai fingendo.Quando viaggi cosa non può mancare nellatua valigia?Beh… non possono mancare mai le cremeidratanti. Lo ammetto, sono un po’ come laLecciso, che all’Isola dei Famosi si è portatal’olio per capelli.Quale programma televisivo ti piacerebbecondurre ? Mi piacerebbe condurre un programmafatto di interviste, però sempre in manieracomica, come se fosse una chiacchierata traamici.Colorado Cafè sembra una gabbia di matti.Un aneddoto divertente da raccontare ?Tutti dicono che i comici nella vita privatasono malinconici ma io non ne ho ancoraconosciuto uno. Quelli che fanno Coloradosono dei matti scalmanati, sia dietro le quin-te che sulla scena. Posso dirti solo che quan-do mi vedono arrivare mi chiamano tutti“nasona”...Cosa vuoi fare da grande?Non lo so ancora, però mi piacerebbe faresempre cose di qualità, questa è la cosa chemi auguro di più al mondo.

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Leonardo Bonucci nato a Viterbo il 1° maggio 1987 è un prede-stinato. Buttato nella mischia da Venturanella prima giornata di campionato contro icampioni d'Italia dell'Inter (la squadra in cuiaveva esordito da ragazzino nel 2006) il gio-vane difensore del Bari ha stupito tutti, tifosie addetti ai lavori. In questa intervista esclu-siva Bonucci si racconta come giocatorema anche come uomo. Conosciamolomeglio...

Sogni di andare in Sudafrica? Ci crediancora?Sì, magari... in vacanza!A marzo hai esordito in azzurro contro ilCamerun. Speri in una chiamata di Lippiper il mondiale?Vediamo. La strada è ancora lunga, sia peril Mondiale che per il prossimoanno.Quanti meriti ha Ventura in quanto dibuono state facendo?Tanti; ci insegna delle cose che fino ad unanno fa per me e sei mesi per gli altri mieicompagni erano cose impensabili. Hacarisma e una gran voglia di migliorarsi.Il Bari è stato la rivelazione della stagione.Ti aspettavi una stagione così?Ci credevamo tutti fin dall’inizio, certomagari siamo andati un po’ oltregli obiettivi, pensando anche ai puntilasciati per strada, però siamoconsapevoli delle nostre forze.

Un difetto da migliorare e, invece, un pre-gio di cui sei orgoglioso?Il difetto penso la reattività. Per quantoriguarda il pregio, credo sia la personalità.Il tuo posto preferito per trascorrere iltempo a Bari?A casa, con la mia fidanzata.Com’è la serie A? Ha trovato difficoltà adambientarti?Penso che parlino i risultati. Non per esse-re presuntuoso, ma fin dalla primapartita penso di essermi fatto trovare pron-to e all’altezza di grandi palcoscenici.Come sono i tifosi baresi?Molto, molto calorosi.Cosa ti piace della cucina barese?Adoro le orecchiette. Come trovi le donne baresi?Possiamo parlare della tipica donna medi-terranea, mora e formosa. A Bari ci sonodavvero belle ragazze.

Micol Tortora

Un anno fa il Bari tornava in serie A dopo dieci anni di purgatorio sportivo. Queigiorni sono diventati un film: U megghie paìse – i quattro mesi in cui Bariimpazzì, uscito nelle sale il 27 marzo e diretto da Vanni Bramati. Un film docu-mento sul Bari e sui baresi, su una città sospesa tra vanità e autocritica, fatalismoe voglia di riscatto. Da non perdere.

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Ingredienti:

Per lo sciroppo di fragole:succo di 1 aranciasucco di 1 limone5 tbsp di zucchero5 fragole mature

Per l'impasto:500 g. di farina 0080 g. di olio extra vergined'oliva*2 uova5-6 tbsp colmi di zucchero1 cup di sciroppo di fragole1 bustina di lievito per dolci1/2 bacca di vaniglia o uncucchiaino di estratto

Per la glassa:zucchero a velo q.b.sciroppo di fragole q.b.

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Se Parigi fosse una piccola Bari, questi lichiameremmo Taralli en rose, e li guste-remmo sulla rive gauche ascoltando EdithPiaf.Potremmo sostenere a giusta ragione che ilsostantivo “tarallo” deriva dal francese anti-co danal, (pain rond, ‘pane rotondo’) o datoral (‘essiccatoio’), piuttosto che dal grecodaratos (una sorta di pane), o dal latino tor-rére (‘abbrustolire’).Ah, se Parigi avesse il mare...

Per prima cosa preparate lo sciroppo, met-tendo a macerare per 4-5 ore le fragole,tagliate a pezzettoni, con lo zucchero, ilsucco d’arancia e di limone, filtrando poi illiquido.Preparate l’impasto per i taralli lavorandobene sulla spianatoia tutti gli ingredienti eunendo a poco a poco lo sciroppo di fra-gole. Fate riposare il tutto in frigo per circa

mezz’ora e procedete a formare i taralli,ricavando da pezzi d’impasto dei bastonci-ni che richiuderete a ciambella.Deponeteli sulla placca rivestita di cartaforno avendo l’accortezza di distanziarli traloro, ed infornateli a 180°-200° per 20-25minuti, o comunque fino a che sarannodorati. Lasciate raffreddare i taralli su unagratella e nel frattempo preparate la glassarosa, mescolando allo zucchero a veloqualche cucchiaino di sciroppo di fragole.Ricoprite con la glassa rosa e fate asciugarebene all’aria. Potete decorare con grossipois di glassa bianca all’acqua, fatta con lostesso procedimento.

* L’olio deve essere naturalmente un extravergine d’oliva pugliese! Io ne uso uno dalgusto fruttato, con un leggero sentore di man-dorla, prodotto artigianalmente a Toritto, inprovincia di Bari.

*Le delizie per gli occhi e per il palato di que-sta rubrica sono tutte sul blog:

http://ammodomio.blogspot.com

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La notizia di essere aiutati dalle idee del DiSavoia fu accolta inizialmente con terroredalle persone in difficoltà, che furono peròsuccessivamente rassicurate dall’epistolaItalia Amore Mio, nella quale il Di Savoiadichiarava il proprio amore incondiziona-to alla Patria. Anche se la patria non erasua: la politica del principe era incentratainfatti sullo slancio di generosità e diamore casuale verso ogni tricolore che glicapitasse di incontrare. Uno slancio cosìforte che, nonostante nella citata epistola

egli si dichiarasse ateo convinto sostenen-do “io credo nella mia cultura”, fu elettonuovamente Principe nel 2010, quandol’Italia tornò ad essere una monarchia aseguito di un televoto plebiscitario.

Prof.ssa Adele Meccariello

Ordinaria della cattedra di Storia dellaStoria dall’Ottocento a Oggi presso la PiaUniversità di Uppsala.

“Voglio sostenere l'iden-tità italiana: tutelare il ter-ritorio, l'artigianato, l'agri-coltura, il turismo e aiutarele persone in difficoltà.

Ho tante idee.”

Emanuele Filiberto di Savoia, principe.

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CALIBRO 35Teatro Kismet Opera –Bari

ITALIA WAVE 2010BARIDemodè – Modugno

Doppio evento

LA FAME DI CAMILLA+BARI HIP HOP ME-TRO

Demodè – Modugno

Pop, Funk & Dance liveVilla Camilla - Bari

DEMODE’ ROCKS +SELEZIONI ITALIAWAVE 2010 BARIDemodè – Modugno

BARI-ROMAStadio San Nicola Bari

FESTIVAL FREQUEN-ZE MISTEKitch Club – Altamura

PASQUETTA ALPARCO GONDARGallipoli

EXPOLIBRO 2010Fiera del Levante – Bari(Fino all’11 aprile)

IL SALONE DEL CAL-CIOFiera del Levante – Bari(Fino all’11 aprile)

FESTIVAL FUORI DALCOMUNEDemodè – Modugno

ULTRAVIOLET liveExpolibro 2010Fiera del Levante - Bari

AFRICA UNITE(FRIENDS FESTIVAL) Demodè – Modugno

Classici internazionalied italiani dal vivoVilla Camilla - Bari

Africa Unite10 Aprile

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