SUPPLEMENTO AL NUMERO 1 DEL GIORNALE SCOLASTICO · IL LUPO E I CANI RANDAGI Un giorno,un ......

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ANNO SCOLASTICO

2015/2016

LA REDAZIONE

ISTITUTO COMPRENSIVO DI SIANO

Addio scuola Con gran dispiacere

è giunto il momento

di lasciare questa scuola di studio e

divertimento.

Ben cinque anni sono trascorsi

di studio e di percorsi

di questa avventura non resteranno

solo libri e quaderni

ma dei momenti davvero eterni.

Grazie a te maestra Rosanna

Che con te in classe regna la calma

Un bacio a te maestra Luisa

che con i numeri sei davvero decisa

Thank you maestra Marisa

che ora l’ inglese conosciamo di più

Un grazie anche a te maestra Chia-

ra

che con la religione sei molto cara.

Un grazie maestre dal profondo del

cuore

A voi maestre che ci avete cresciuti

con amore.

Davide Tuberosa

I CINQUE SENSI

Con gli occhi guardo le rime

Con le dita mi immergo nel mare

Odo pensieri leggeri

che ci rendono fieri

Annuso parole d’ amore

come il profumo delle viole

Assaporo parole fragranti,

come se fossero canti.

Cristiana Fimiani

LE NUVOLE

Nelle nuvole ho visto un cavallo ,

che faceva un ballo ,

ma quando smise di ballare

il cielo iniziò a lacrimare .

Il mio viso si rattristò ,

perché il cielo nero diventò.

Cristiana Fimiani

CHIEDO … PREGO … CREDO

Chiedo,

un Mondo migliore

dove la libertà faccia da padrone

Prego,

affinchè le barriere

che dividono l’ umanità

possiamo abbattere

uniti nella solidarietà

Credo,

che l’ amore

stroncherà il grido di orrore

IL LUPO E I CANI RANDAGI

Un giorno,un lupo stanco di cacciare facilmente i poveri agnelli innocenti, deci-

se di recarsi in città e di diventare il leader dei cani randagi. Il lupo sicuro di

sé, arrivato nel covo dei randagi chiese di incontrare il re e di sfidarlo. Il lupo

poi” Sono sicuro di essere più scaltro e più forte di te,voglio essere il re e per-

ciò ti sfido,decidi tu in cosa”. Il re dei randagi accolse la sua sfida e gli propo-

se:” Catturare in due ore cento gatti ed io sarò felice di darti la mia corona”. Il

lupo accettò la sua sfida e iniziò la sua caccia per le strade della città, ma i

gatti erano spariti. Non riusciva a muoversi tra i vicoli, tra le macchine, per non

parlare delle persone che nel vederlo avevano iniziato a gridare e a chiamare i

guardiani dello zoo per farlo catturare. Il lupo impaurito decise di non ritor-

nare nel covo dei cani randagi per non essere deriso, ma riprese la strada che

l’ aveva condotto in città e pensò di ritornare alla vita solita e solitaria, e a cat-

turare i poveri agnellini indifesi. Ognuno deve dedicarsi a ciò che sa fare me-

glio, e non presumere di saper fare tutto.

Immacolata Fimiani .

UN FRUTTO TIPICO DEL MIO PAESE :LA CILIEGIA

Il prossimo mese, nelle campagne del mio bel paese saranno pronti per la rac-

colta gli alberi di ciliegio. Basta guardarsi intorno e capire che siamo circondati

da questi frutti deliziosi, tipici della nostra terra .Questa raccolta impegna

molte persone, non solo per prendere il frutto dagli alberi ma anche per la fase

successiva del confezionamento per portare il prodotto sul mercato per la ven-

dita. Nel nostro territorio, in particolare, c'è una varietà di ciliege molto rino-

mata:"la sciazza" frutto caratterizzato dal suo aspetto rosso acceso, dolcissi-

mo e di consistenza molto dura . Durante il periodo della raccolta ,che va dai

primi di maggio fino alla metà di giugno, le nostre campagne prendono vita : è

una festa per intere famiglie che si impegnano per promuovere questo delizioso

frutto. Basti pensare che nel 1999 è per molti anni a seguire era stata istituita

una festa ai primi di giugno dove non solo si vendevano cassettine di ciliegie, ma

anche confetture, dolci, e addirittura, gelati al gusto di ciliege. La festa era

così coinvolgente che venivano da tutti i paesi vicini per assaggiare queste ci-

liege prelibate e dal sapore dolcissimo.

L’ ABBANDONO DEI CANI

Avere un cane è molto impegnativo. Però siccome è una nostra scelta averne uno, una volta preso, non bisogna abbandonarlo. Ci sono molti cani per strada abbandonati, e quasi tutti

sono bravi e amichevoli e da questo comportamento si capisce che sono cani addomesticati. Un cane non è un oggetto, ma quasi sempre viene trattato come tale. Un cane si tiene per

compagnia in una famiglia che sappia volerlo bene. Un cane è un membro della famiglia. Come non si abbandona un figlio non si abbandona un

cane .

RUSSO ALESSIA

RAZZISMO Il razzismo è un problema molto presente nella nostra società.

A volte pensiamo di aver capito il nostro comportamento attraverso i nostri errori, ma nonostante

ciò ci chiudiamo a riccio nei confronti delle persone che consideriamo “DIVERSE”.

Il nostro cervello non pensa alle conseguenze delle nostre azioni che spingono gli altri a compiere

atti estremi o a isolarsi.

Anche tra i banchi di scuola accadono atti di razzismo che coincidono anche a volte con il bullismo

per esempio, in America un ragazzo è stato accusato di bullismo e la madre addirittura ha scritto

una lettera resa pubblica dove non proteggeva il figlio come qualsiasi madre, ma diceva il giusto

agendo come una persona estranea.

Ma sono anche molti altri esempi di razzismo per esempio ultimamente a Pisa una ragazza nera

veniva insultata attraverso biglietti anonimi in cui cera scritto “il colore della tua pelle non può

coincidere con una ragazza intelligente”, ma lei ha dimostrato che una ragazza di colore non è

inferiore e che può essere anche lei la prima della classe.

Noi pensiamo che una persona non può essere decifrata in priori dal colore della sulla pelle ma per

le sue azioni.

Antonietta Rufino Immacolata Fimiani

LA SOLITUDINE La solitudine è un tipico fenomeno della nostra società, e si ripete da sempre nella vita dell’uomo. La solitudine è l’isolamento degli altri per mancanza di sostegno fisico e psicolo-gico, una condizione inadatta per l’uomo. Le persone che non riescono come gli altri, si sen-tono escluse e si isolano da tutti per rifugiarsi nella solitudine. La persona che non ha più uno scopo per vivere si sente abbandonata dalla famiglia e si rifugia nella solitudine. Un gio-vane che non è stato ascoltato dalla famiglia e anche dagli amici, che cerca di assomigliare a altri ma capisce di non riuscirci, si rifugia nella solitudine a causa dell’angoscia. Quindi il termine solitudine dal latino solus= solo, è una condizione per cui l’individuo è isolato; ha origine perché non vengono soddisfatte due importanti esigenze: la necessità di affetto e la

necessità di vivere in un ambiente ricco di stimoli.

Antonio Caiazza

LE BARRIERE ARCHITETTONICHE

La definizione normativa di barriere architettoniche è contenuta nell'articolo 1,

comma 2, del D.P.R. 503/1996, che definisce le "barriere architettoniche" come:

a) gli ostacoli fisici che sono fonte di disagio per la mobilità di chiunque ed in particolare

di coloro che, per qualsiasi causa, hanno una capacità motoria ridotta o impedita in forma

permanente o temporanea;

b) gli ostacoli che limitano o impediscono a chiunque la comoda e sicura utilizzazione di

spazi, attrezzature o componenti;

c) la mancanza di accorgimenti e segnalazioni che permettono l'orientamento e la ricono-

scibilità dei luoghi e delle fonti di pericolo per chiunque e in particolare per i non vedenti,

per gli ipovedenti e per i sordi.

Per quanto riguarda gli edifici, gli spazi e i servizi pubblici la disciplina vigente (contenuta

nel D.P.R. 503/1996) prevede determinati requisiti per la costruzione degli edifici e l'ac-

cessibilità agli spazi. In particolare, i requisiti e le caratteristiche riguardano: i parcheg-

gi, l'arredo urbano, la costruzione di scale e rampe, gli attraversamenti pedonali e i sema-

fori, nonché i marciapiedi. Specifiche disposizioni sono, altresì, previste per la definizione

di spazi riservati e la fruizione dei servizi di pubblica utilità (treni, stazioni, servizi di na-

vigazione, ecc…).

Con specifico riferimento agli edifici scolastici le caratteristiche e i requisiti necessari

per l'eliminazione delle barriere architettoniche devono interessare non solamente le

strutture interne ed esterne, ma anche l'arredamento, i sussidi e le attrezzature neces-

sarie per assicurare lo svolgimento delle attività didattiche, che devono avere caratteri-

stiche particolari per ogni caso di invalidità (banchi, sedie, macchine da scrivere, materia-

le Braille, spogliatoi, ecc..); specifiche previsioni vengono dettate per edifici a più piani

non dotati di ascensori, che devono necessariamente disporre di aule al pianterreno rag-

giungibili mediante un percorso continuo orizzontale o raccordato con rampe (art. 23 del

D.P.R. 503/9)

In Italia esistono numerose normative che dovrebbero aiutare queste persone, ma a volte

le priorità sono altre.

Spesso non è solo la mancanza di scivoli, rampe o ascensori che rende difficile la mobilità ;

ma è anche il cittadino che contribuisce a questo disagio comportandosi in maniera scor-

retta, per esempio, parcheggiando le proprie auto sugli scivoli o addirittura sui marciapie-

di. Se i sindaci si mettessero nei panni delle persone sorde, delle persone cieche o sem-

plicemente nei panni di una mamma con un passeggino, forse ci sarebbe da parte di tutte

le amministrazioni comunali un po’ di comprensione in più.

Certo, anche i finanziamenti che a volte mancano, sono un ostacolo grande ma io credo

che con un po’ di buona volontà si possa abbattere questo muro che ormai da anni è moti-

vo di disagio per coloro che sono affetti da impedimenti fisici.

Tutto ciò è un esempio di non integrazione che non è presente solo in grandi metropoli ma

anche in piccoli paesi come quello in cui abito.

Immacolata Fimiani

LA STRAGE DIMENTICATA:LE FOIBE Prima della seconda Guerra Mondiale all’Italia appartenevano anche alcuni territori che oggi

sono croati e sloveni, l’Istria e la Dalmazia. Così il dittatore Tito per avere indietro questi

territori fece una vera e propria strage. A scuola abbiamo appena studiato questa strage subita

da noi italiani ma che purtroppo fino a pochi anni fa era stata dimenticata perché le vittime

erano per lo più fascisti. Infatti la commemorazione è stata introdotta con la Legge 92 del 30

marzo 2004 che stabilisce nella giornata del 10 febbraio di ogni anno il "Giorno del ricordo", in

memoria delle vittime delle foibe Questa strage è chiamata “Il massacro delle foibe” Tito pre-

se un numero elevato di italiani che furono gettati nelle foibe del carso. Le foibe erano cavi-

tà, fosse strette e lunghe, in ogni foiba c’era una specie di pozzo con a fianco una specie di

caverna. Gli italiani venivano legati con una pietra che pesava anche 20 chili così quando cade-

vano nella specie di pozzo affondavano, però i Titini per non lasciare superstiti lanciavano

nelle foibe una granata che così uccideva tutte le persone rimaste in vita. Pochissime persone

si sono salvate dalla strage delle foibe e le persone che sono sopravvissute sono state davvero

fortunate

BASTA UN GESTO Era una giornata come tutte le altre e Anna, come sempre, viveva tranquilla la sua mattinata scolastica. Ascoltava la lezione, prestando attenzione alle maestre anche se non mancavano i piccoli momenti di distrazione per qualche parola o gesto simpatico dei suoi amici. Aveva il suo gruppo di amici con cui parlava e si divertiva e dava per scontato tutti gli altri con la convin-zione che nella classe fossero spensierati come lei. Durante la ricreazione, però, un fatto ina-spettato attirò la sua attenzione. C’era un bambino in classe, Roberto che se ne stava sempre solo, aveva difficoltà nell’apprendimento e anche parlare del più e del meno diventava per lui un problema, almeno così pensava Anna. Quel giorno Roberto vinse la sua timi dezza e si avvi-cinò al gruppetto di Anna, ma fu bruscamente allontanato. Cosa era successo? Perché quel ge-sto di derisione la colpiva tanto? Anna non lo capiva, in fondo anche lei lo aveva sempre igno-rato. All’improvviso quel bambino era entrato nel suo mondo e non poteva più respingerlo. Le sembrò così naturale avvicinarsi e chiedergli scusa. Incominciarono a parlare e, pian piano An-na si accorse che l’espressione di quel bambino diventava sempre meno cupa e triste fino ad essere sorridente. Non era affatto diverso, anzi era molto meno noioso degli amici con cui pas-sava il tempo di solito. Dietro alla sua insicurezza si nascondeva una persona interessante. An-na incominciò a parlargli sempre più spesso, curiosa di sapere la sua vita oltre la scuola sco-prendo di avere tanti interessi in comune. Era bastato, per Anna, superare i pregiudizi e l’indifferenza per avvicinarsi e il suo gesto si rivelò col tempo contagioso. Non c’erano più

gruppi, e tutti ridevano e si divertivano insieme.

NOEMI RUFINO

LA VIOLENZA SULLE DONNE

Con il termine violenza sule donne intendiamo qualsiasi forma di aggressione , maltrattamen-to , minaccia , ricatto , persecuzione da parte di un uomo nei confronti di una donna . Distinguiamo diversi tipi di violenza : violenza fisica , violenza psicologica ( insulto , derisio-ne , denigrazione , isolamento ) , violenza economica (limitare o negare l’ accesso alle finanze familiari ), stalking ( persecuzione ripetuta nel tempo, commessa ai danni di una persona at-traverso telefonate, messaggi, minacce, molestie di varia natura ) . Pochissime sono le donne che denunciano di aver subito violenza , purtroppo. Molte donne arrivano a convincersi che i maltrattamenti siano parte della propria vita di cop-pia. Fin dall’ antichità , la donna è stata sempre considerata un essere inferiore ed è subordinata all’ uomo. Nel mondo islamico, l’ uomo che ha il totale potere sulla moglie, molte volte la picchia e la maltratta fino ad ucciderla. Amare qualcuna fino al punto di ucciderla non significa volere bene. Lo stalking è un amore malato che si verifica quando un uomo non accetta il fatto che la propria donna lo abbia la-sciato e la perseguita fino a distruggerla psicologicamente. I causi di violenza aumentano a dismisura e moltissimi vengono sepolti sotto l’ombra del silen-zio, per un senso di paura, pudore e speranza che le cose migliorino in futuro. L’ uomo non ha il diritto di alzare le mani sulla donna per nessun motivo . Esiste la giornata mondiale contro la violenza sulle donne che non è un evento del calendario ma è la giornata nella quale si deve combattere per migliorare in seguito. Due sono le parole che bisogna sempre ricordare: prevenzione e coraggio. “La donna è come un di cui non si toccano i petali.”

ANGELO DI FILIPPO

PAOLO DI FILIPPO.

Sono ritornati i mostri Da piccolo, quando andavo a letto era sempre una tragedia perché pensavo che

all’ improvviso apparissero dei mostri cattivi per farmi del male.

Crescendo questa paura sembrava scomparsa fino a quel bruttissimo giorno: 13

novembre, giorno dell’attentato a Parigi e successivamente quello a Bruxelles.

Da quel momento sono ritornati i mostri cattivi, dall’ ora non riesco a dimenti-care quelle immagini crudeli: quelle grida di paura, sangue, ordigni, bombe, ho avuto la stessa sensazione di quando ero piccolo, cioè la paura che in qualsiasi momento qualcuno crudele e senza scrupoli possa fare del male a tante perso-

ne e bambini innocenti.

Ogni volta che vedo qualcuno estraneo, lo guardo con diffidenza e ho paura

che possa trasformarsi in mostro.

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LA GUERRA DELL’ ISIS

Sono molti mesi che quando accendiamo la televisione vediamo immagini di guerra. I fondamentalisti islamici hanno costituito un loro stato islamico arruolando anche molti giovani europei convertiti all’ islamismo che si sono recati nei territori controllati dai mi-liziani dell’ ISIS per combattere al loro fian-co. I miliziani hanno occupato parte dei ter-ritori di alcuni paesi tra cui la Siria e la Libia imponendo, con la violenza, la legge islami-ca e la dottrina del Corano. Usano la violen-za e fanno attentati non solo contro le fazio-ni avverse, ma anche contro obbiettivi civili in paesi del Medio Oriente, in Africa e anche in Europa. Infatti, alcuni mesi fa, hanno compiuto un primo attentato in Francia dove

sono morte decine di per-sone innocenti, tra cui una giovane italiana di nome Valeria Solesin.Poi di re-cente hanno attaccato un aeroporto a Bruxelles, e anche in questo caso sono state molte vittime inno-centi .Una cosa che ci ha colpito molto è stata ve-dere la distruzione parzia-le del sito archeologico della città di PALMIRA di-chiarata dall’UNESCO pa-

trimonio dell’umanità. Io mi sono impressio-nata molto nel vedere, per televisione, i KA-MIKAZE imbottiti di bombe,farsi esplodere in nome di Allah. Per noi bambini è brutto ve-dere queste immagini,perché speriamo in un mondo nuovo senza guerra, odio e discrimi-nazione dove tutti i popoli possono convive-re insieme democraticamente rispettando le leggi e soprattutto rispettando la dignità di

ogni singola persona.

MIRYAM GUERRASIO

LA PACE E LA GUERRA

Noi la pace vogliamo e contro la guerra lottiamo no al terrorismo!

Basta integralismo!

E non diamo la colpa agli immigrati per i disastrosi attentati siamo noi occidentali

a procurarci tanti mali

Abbiamo portato guerra e distruzione Nelle terre che non volevano l’occupazione Ora portiamo loro armi, povertà e distruzione

E poi ci meravigliamo della loro reazione

Bisogna dare un forte segnale Facendo Un cambiamento radicale diamo pace

Le tricolore Parigi dai mille colori

Parigi che canta gli amori

Parigi si tinge di rosso

Dell’ ira funesta del colosso

Ma il popolo è fiero del tricolore

Che espone sprezzante dall’ orrore

Un popolo vero è quello che grida

Vogliamo la pace, non questa violenza omicida

LA FRANCIA FERITA Ebbene sì! Come si temeva, ecco il terrorismo col-pire il cuore dell’Europa! Tra le vittime, giovani innocenti, feriti a morte mentre erano seduti al bar o a godersi un concerto o ad assistere ad una partita. E così, dove scorreva la vita in pace e tranquillità, all’ improvviso è divampata la fiamma del terrore. Il 13 novembre 2015, in un venerdì co-me tanti altri, la storia di Parigi è cambiata. Nella tranquilla e spensierata capitale francese si è sca-tenato il caos: dalle 21:30 alle 22:30 una serie di quattro esplosioni ha provocato la morte di 132 persone, fatte saltare in aria in vari punti della città. Con il fine settimana alle porte, giovani cop-pie e studenti,come la ricercatrice italiana Valeria Solesin, stavano assaporando il piacere del relax nei locali del centro cittadino. Poi arriva la notizia delle esplosioni avvenute nei pressi dello “Stade de France”, seguite a catena da quelle dei caffè e, infine, da quella drammatica del “Bataclan”. Qui infatti sono morte ben 93 persone,affluite per as-sistere ad un concerto rock. I terroristi hanno fatto irruzione nel locale e con una carneficina hanno abbattuto gran parte del pubblico presente. All’ una di notte l’ Isis ha ufficialmente rivendicato gli attentati minacciando di colpire altre grandi capi-tali, tra cui Roma. Nello stesso momento le luci della torre Eiffel si spegnevano in segno di lutto, mentre la “Marsigliese”, intonata allo stadio, ha fatto il giro del mondo ed è diventata simbolo del-la solidarietà contro l’attentato. Contemporanea-mente si è scatenata la caccia all’uomo, alla ricer-ca dei terroristi superstiti. Le ricerche hanno con-dotto ad una cellula terroristica presente a Bruxel-les. Ma chi sono in realtà i terroristi ? Per lo più foreign fighters, cioè soldati di ritorno, cittadini europei, figli di immigrati, cresciuti nelle nostre città, ma che si addestrano nella guerra in Siria e poi tornano in Europa, plagiati dall’integralismo religioso. Ecco perché subito i Francesi si sono attivati per rafforzare i controlli alle frontiere ed impedire che costoro le attraver-sino indisturbati. Certo il problema non si può risolvere solo in que-sto modo, ma bisogna far sì che gli immigrati, una volta arrivati nelle nostre città, siano realmente integrati e non costretti all’ emarginazione. E, an-cor di più, si rende necessario il dialogo interreli-gioso, che faccia emergere il lato pacifista di ogni religione.

EMANUEL DI FILIPPO

ATTENTATI A BRUXELLES

Gli attentati a Bruxelles sono co-minciati all’incirca alle ore 8.00 del 22 marzo 2016. L' attentato è stato fatto in tre parti diverse della cit-

tà, due degli attacchi ci sono stati all' ae-roporto e uno alla stazione di Maalbeek. L' ISIS per sferrare l'attacco ha usato delle bombe, per rendere queste bombe più le-tali in modo da fare fuori più persone sono riusciti a metterci dentro (non si sa come) dei chiodi. I resti delle bombe ritrovati sul luogo hanno fatto pensare che sono lo stesso tipo usato nell' attentato a Parigi il 15 novembre 2015. Nell' esplosione sono morte diverse persone e tantissimi danni ingenti alle strutture che ancora in ripara-zione. Dopo l'esplosione il governo del Bel-gio ha istituto il più alto livello d'allerta nazionale, l'aeroporto è stato chiuso e tutti i voli sono stati cancellati. La terza esplosione ha avuto luogo alla stazione di Maalbeek alle ore 9:11 circa e anche in questo caso tutti i viaggi sono stati cancel-lati. Tutti questi attentati contro l’Europa, in così pochi mesi e dove vengono uccise tante persone innocenti, mi fanno preoc-cupare talmente tanto che spesso di notte mi vengono degli incubi e non riesco a chiudere occhio.

Leo Sabato

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LA TERRA DEI FUOCHI

Tra Indifferenza e Coraggio

La “Terra dei fuochi” comprende un territorio di 1076 km2 e coinvolge 57 comuni: tutta la provincia di Napoli e la parte meridionale e sud-occidentale della provincia di Caserta. Circa 2 milioni e mezzi di abitanti “vivono” dentro e intorno quello che viene definito il Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano. Ma come e quando tutto è cominciato? Si ritiene che già dal 1970 incominciarono nelle campagne della Campania gli sversamenti

di rifiuti tossici e nucleari anche se i primi sospetti sull’attività illegale dello smaltimento dei rifiuti tossici da parte della camorra e in particolare del clan dei Casalesi furono eviden-ziati solo nella prima metà degl’anni ’90 da un’indagine della Polizia di Stato condotta dall’ispettore della Criminalpol Roberto Mancini. Nel 2015 nel comune di Calvi risorta, il Corpo Forestale dello Stato ha scoperto un’area di sversamento dei rifiuti clandestini ritenu-ta la più grande discarica sotterranea di rifiuti tossici d’Europa. Nel corso di questi ultimi 30 anni che cosa si è fatto per trovare una soluzione? Molto poco. Nell’indifferenza di politica e istituzioni da anni si consuma il massacro conti-

nuo di adulti e bambini a causa di malattie tumorali di ogni genere. Proprio le indagini di Roberto Mancini e le dichiarazioni dei pentiti di Camorra, Carmine Schiavone e Gaetano Vas-sallo hanno dimostrato come la Campania era destinata a diventare una discarica a cielo a-perto: materiali tossici, tra cui piombo, scorie nucleari e materiale acido hanno inquinato le falde acquifere campane e le coste. Solo nel 2002 oltre 300.000 tonnellate di rifiuti prove-nienti dalle aziende del nord sono stati interrati. In particolare il PCB (poloclorobifenile) u-na sostanza oleosa utilizzata per le condutture elettriche dell’alta tensione e altamente cancerogena è stata riversata a tonnellate nelle campagne campane. I camion di Gomorra Spa percorrevano la statale 162 da Acerra al litorale Domizio e di nascosto sversavano. E’ qui che si concentra il maggior numero di discariche abusive. Mentre si combatteva contro il traffico di rifiuti, incominciarono i roghi che divennero più frequenti tra il 2007 e il 2008 du-rante la “Crisi dei rifiuti in Campania”. Cumuli di rifiuti urbani ma anche residui industriali (scarti di tessuti, pellami, pneumatici, residui edili, plastiche e polistirolo delle aziende a-gricole) furono dati alle fiamme e il loro fumo denso cominciò a diffondersi nell’atmosfera con il suo terribile carico di diossina. Per mesi, di giorno e di notte, la tv ci ha trasmesso le immagini di quei muri di fuoco e delle colonne di fumo velenoso. Nonostante tutto, in queste terre ferite, ci sono persone come Don Aniello Manganiello

dell’Associazione “Ultimi per la Legalità” che a Scampia cerca di strappare i ragazzi alla cri-minalità organizzata o la Ds Eugenia Carfora del I.C. “Papa Giovanni-Raffaele Viviani” di Caivano che lotta per il recupero scolastico di bambini e ragazzi offrendo loro un’oasi felice e molti altri. Si tratta di uomini e donne eccezionali perché hanno deciso di non girarsi dall’altra parte, ma di continuare ad essere madri, padri, parroci, poliziotti, sindaci, inse-gnanti, dirigenti scolastici, ragazzi, imprenditori onesti in una terra una volta felice e ferti-le e ora trasformata in uno strumento di morte ed emarginazione. Basta alle parole gettate al vento e alla logica dell’opportunismo. Siamo tutti colpevoli, vittime e carnefici al tempo stesso finché non ci renderemo conto che il seme della “Terra dei fuochi” è pronto a “ ger-mogliare” ogni volta che residui di amianto vengono abbandonati nelle nostre compagne e cumuli di rifiuti indifferenziati gettati con leggerezza lungo le strade o nei terreni incolti…Quanto passerà prima che in quel terreno umiliato qualcuno decida di interrarci qualcosa di più tossico e letale?

Antonietta Rufino

I MIGRANTI DEL TERZO MILLENNIO

La Questione dei migranti tra venti di guerra, solidarietà e costruzione di muri

Nel corso di questi mesi i viaggi nel Mediterraneo, con gommoni stracolmi di gente disperata spesso destinati a capovolgersi, sono continuati e i telegiornali ce ne hanno dato notizia giorno per giorno. Così riguardo ai naufragi delle ultime settimane si è parlato di “Strage degli innocenti” perché sono soprattutto i bambini e i neonati ad annegare tra le onde. Lo stesso mare che è per loro l’unica via di salvezza ne diventa la tomba. Mentre questa gente cerca di raggiungere l’Europa del Nord dai Balcani o dalle coste di Italia, Grecia e Spagna attraversando il mare e andando in contro al proprio destino, i politici e i governanti di molti Stati litigano rifiutando i migranti che a loro spettano sulla base di un accordo Europeo e Paesi come l’Austria e il Belgio rimettono i soldati a sorvegliare i confini o innalzano muri per bloccare il passaggio. La Francia poi, distrugge la “Giungla di Calais”, cioè un insieme di baracche costruite dagli stessi migranti una volta che è stato loro impedito l’accesso in Inghilterra. Dopo Serbia e Croazia anche l’Ungheria chiude le frontiere. Lo stesso fa la Macedonia che blocca così definitivamente il passaggio alle migliaia di migranti lasciati a loro stessi nei tanti campi profughi come quello di Idomeni lungo il confine greco. Le immagini di questi luoghi terribili dove gente distrutta dalla sofferenza “vive” immersa nel fango, lottando ogni giorno anche solo per una tenda e decine di bambini e ragazzi spariscono nel nulla, ci colpiscono come macigni. Per non parlare dei tanti minorenni, poco più che bambini, costretti dai trafficanti di uomini a prendere il timone di questi barconi e una volta sbarcati sulle nostre coste sani e salvi vengono messi in prigione perché hanno commesso un reato. Ma anche in questi giorni bui c’è una luce di speranza. Infatti il 29 Febbraio a Fiumicino, è atterrato un aereo che ha portato in Italia un centinaio di profughi siriani provenienti dai campi profughi del Libano. In tutto 93 persone (24 famiglie) di cui 41 bambini. Si prevede in due anni l’arrivo nel nostro Paese di mille persone grazie a un accordo raggiunto a metà dicembre tra il Governo italiano, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e la Tavola Valdese. Questo corridoio umanitario consentirà di salvare molti profughi anche dal Marocco e dall’Etiopia. Si tratta di una goccia nel mare, ma se continuerà magari con il coinvolgimento di altri stati europei, sottrarrà migliaia di persone innocenti alla crudele morte in mare e ostacolerà i piani dei trafficanti di uomini.

Noemi Rufino

LA TERRA DIMENTICATA

Vedo una terra avvelenata

senza vita

e i cuori duri

delle persone che

per interesse

ammazzano

Vedo tanti bambini

negli ospedali

con il capo nudo

che non cresceranno mai

Vedo una società indifferente

cieca

Vedo la mia terra morire

la mia Campania

terra dimenticata

Ma tra roghi e fumo

c’è un fiore

il fiore della speranza

che può sbocciare

anche dove c’è morte

se si continua a credere

e a lottare per la vita

Antonietta Rufino

IL CINEMA

Un sogno lungo più di un secolo tra tradizione e innovazione

Il cinema è una delle più straordinarie invenzioni umane, che racconta storie attraverso la proiezione di immagini in movimento. E’ il 23 dicembre 1885 quando a Parigi, i fratelli Louis e Auguste Lumiere inventano il cinematografo. I due fratelli, figli di un fotografo, già da picco-li, nei giorni di vacanza, si chiudevano in una grotta che utilizzavano come camera oscura per le lastre fotografiche. Negli anni, con passione, lavoro e continua ricerca riuscirono a mettere a punto un apparecchio capace di proiettare su uno schermo immagini in movimento, fino ad arrivare alla produzione del loro primo film: “L’innaffiatore innaffiato” della durata di 8 mi-nuti. Da quel famoso 23 dicembre è partita la storia del cinema che, in una lunga e inarresta-bile evoluzione, è arrivata ai giorni nostri. Oggi che siamo abituati ad assistere a film ricchi di effetti speciali ormai realizzati con l’utilizzo di strumenti altamente tecnologici soprattutto il computer, quelle semplici immagini del cinema muto ci sembrano così lontane, ma senza il contributo di quegli uomini che hanno creduto a un sogno e lo hanno realizzato, forse adesso non potremmo vivere le emozioni che i film ci trasmettono. Il cinema risponde a un bisogno di rappresentare il mondo circostante e di fissare nel tempo eventi, storie, racconti, un bisogno che l’uomo ha sentito fin dai tempi più antichi. Così è probabilmente nelle grotte riscaldate dal primo fuoco che l’uomo vedendo, proiettate sulle pareti strane immagini, ha inconsape-volmente realizzato il primitivo teatro delle ombre. Circa 1000 anni fa i cinesi scoprirono che la luce penetrando attraverso un foro proiettava all’interno di una camera buia un’immagine capovolta dell’esterno. Cinque secoli dopo il matematico italiano Gerolamo Cardano inserì nel foro una lente e inventò la lanterna magica. Lo stesso Tomas Edison, inventore della lam-padina, nel 1891 presentò al pubblico il cinetoscopio: incollando l’occhio ad un foro praticato in una scatola illuminata si poteva vedere dall’altra parte scorrere una pellicola. La parola inglese film significa proprio pellicola, cioè nastro trasparente su cui sono state impressionate fotograficamente immagini dette fotogrammi che scorrendo rapidamente danno ai nostri oc-chi l’impressione del movimento. La pellicola può avere varie lunghezze, da pochi metri a du-e o tre chilometri e, a seconda della durata della proiezione, possiamo avere un cortometrag-gio, un mediometraggio o un lungometraggio. Poco importa se dal Gennaio 2014 in tutta Euro-pa le nuove uscite sono distribuite nei cinema solo in formato digitale. La pellicola che facil-mente si rovinava è stata sostituita dai file dei computer, ma la parola “ FILM” è insostituibi-le. Vedere un film significa assistere a uno spettacolo che racconta una storia usando il lin-guaggio delle immagini. Ognuno di noi vede proiettati sullo schermo i propri sogni, paure, speranze attraverso storie che ci appaiono assolutamente verosimili, possibili, realistiche an-

che se sono assolutamente illusorie. Il cinema è spettacolo e spettacolarizzazione della re-altà dove ogni emozione ogni comportamento sono vissuti a mille. Ne è l’esempio più illuminante l’88 edizione della cerimonia degli Oscar che si è te-nuta al Dolby Theatre di Los Angeles il 28 febbraio del 2016. Il film che si è ag-giudicato il maggior numero di Oscar è stato “Mad Max, Fury Road” con 6 premy a fronte delle 10 candidature ricevute, seguito da Revenant “Redivivo” con tre statuette tra cui quella per il miglio r attore protagonista vinto da Leonardo Di Caprio. L’Oscar al miglior film è andato invece a “Il caso Spootlight” che ha rice-vuto anche quello per la migliore sceneggiatura originale. Per noi Italiani la not-te degli Oscar è stato speciale soprattutto per l’Oscar dato per la migliore co-lonna sonora ad Ennio Morricone che ha curato le Musiche di “The Hateful

eight”, un film scritto e diretto da Quentin Tarantino.

Noemi Rufino Natalina Botta

La musica A chi non piace la musica? Chi di noi non associa un momento piacevole della propria vita ad un brano musicale? Musica: una parola che vuole dire tante cose e tutte piacevoli. Sì, perché la musica ha in sé l’idea dell’armonia, che deriva dalla sequenza ordinata delle note. E proprio da questo na-sce la sensazione di piacevolezza e benessere che ci invade. Certo, in senso stretto, per “musica” s’intende l’arte dei suoni, cioè lo studio dei suoni e dei movimenti coordinati, effettuati con naturalezza, necessari per utilizzare gli strumenti musicali. Ma, per gli antichi Greci, la musica era l’arte che comprendeva tutte le altre: la poesia, la danza, la pittura… Infatti la parola “musica” deriva dal termine greco “Muse”, le nove divinità protettrici delle arti. Questo perché la musica dà un senso di pienezza e si può considerare la forma d’arte più nobile poiché riesce ad esprimere sempre il nostro stato d’animo. Infatti, se siamo felici, ci piace ascoltare una musica allegra, mentre, se siamo giù di mora-le, ci immedesimiamo in melodie più malinconiche. In millenni di storia, la musica si è sviluppata in tante forme: dalla classica e dalla lirica a quella da camera, per arrivare a quelle contemporanee come il jazz, il blues, il rock, il folk, il pop. Oggi spopola tra i giovani il rap, che si appoggia più alle parole che alla musica. Ma il “parlato” del rap è sempre ritmato. La lunga strada percorsa dalla musica si affianca allo sviluppo tecnologico, per cui oggi gli strumenti musicali, per lo più elettronici, si fanno sem-pre più sofisticati. Anche la Nostra Scuola è al passo con i tempi! Infatti riscuote molto successo l’indirizzo mu-sicale. Ogni anno tanti studenti delle classi quinte della Scuola Primaria chiedono di iscri-versi al corso musicale e quelli che accedono dopo un provino vivono un’ esperienza indi-menticabile. Tra esercitazioni collettive ed individuali, prove d’orchestra e concerti le note riempiono le aule della scuola e rallegrano i nostri cuori. Se la musica è armonia, allora “fare musica” significa star bene con sé stessi e con gli altri.

Emanuel Di Filippo

I burattini A chi non sono mai piaciuti i burattini ?chi non ha visto uno spettacolo dove loro erano prota-

gonisti? Chi non ha mai amato un burattino?

Per i bambini piccoli i burattini sono idoli che non potranno mai più essere dimenticati. Ogni

luogo ha il proprio burattino che rappresenta le caratteristiche locali.

Lo spettacolo dei burattini è generalmente rappresentato all'interno di un casotto di legno, detto castello. In Italia i burattini sono tanti, nel sud molto popolare è Pulcinella poiché è sta-to inventato a Napoli e rispecchia al meglio le condizioni del sud,cioè povertà e disperazio-ne,oltre all’ ignoranza che incombe nelle nostre case. Però nel resto d’Italia vi sono altri bu-rattini che, come Pulcinella, rispecchiano le caratteristiche popolari,come Arlecchino, Balan-

zone e Colombina.

In poche parole i burattini sono speciali,unici ed importantissimi per ogni bambino.

EMANUEL DI FILIPPO

LA REDAZIONE

Bello Tommaso

Botta Alfonso

Botta Natalina

Celentano Maria Carmela

Di Filippo Angelo

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Di Filippo Maria Chiara

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Fimiani Cristiana

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