GIOVEDÌ 5 MARZO 2015 L’inchiesta Pompei, sequestrati 6 ... · ni randagi «perché erano...

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la Repubblica 18 GIOVEDÌ 5 MARZO 2015 CRONACA L’inchiesta Pompei, sequestrati 6 milioni all’ex commissario agli scavi “Con i soldi dell’emergenza costruite opere stravaganti” La Corte dei conti contro Fiori, ora leader dei Club di Forza Silvio Dopo l’inizio dell’indagine aveva intestato i beni ai suoi parenti IRENE DE ARCANGELIS NAPOLI. Prima la scure penale, con il processo per abuso d’ufficio. Ma Pompei riserva all’ex commissario per l’emergenza Marcello Fiori — oggi coordinatore nazionale dei club di Forza Silvio voluti proprio da Berlusconi — un’altra brutta sorpresa. Arriva ieri, con il sequestro conservativo di beni per sei milioni di euro (per l’esattezza 5.778.939,5 copia) chiesto dalla Procura campana della Corte dei conti alla fine delle indagini della Guardia di Finanza e approvata dalla presidenza della sezione giurisdizionale. Sei milioni da reperire tra i beni immobili di Fiori, ma intanto l’ex commissario ha già donato le proprietà di maggior valore — a Roma e provincia — a moglie, ex moglie e figlio. Così i sigilli vengono messi solo ad alcuni terreni nelle Marche per un ammontare di 30 mila euro e ai conti correnti che sono ora in via di valutazione. Quel denaro pubblico per l’accusa è stato speso dal commissario per l’emergenza nominato nel 2009 per lavori di restauro e non, come previsto dal decreto della Presidenza del consiglio dei ministri, per la messa in sicurezza dell’area archeologica dove si susseguono crolli e cedimenti. Fiori, grazie a una «variante radicale», ha infatti stanziato sei milioni per il restauro del Teatro Grande, con tanto di palcoscenico in tavolato di legno pregiato e punti di ristoro, marmo sulle scalinate. Tutto con l’avallo della commissione generale di indirizzo. I componenti sono stati tutti invitati a dedurre, in pratica a difendersi. Nomi illustri. Nell’elenco: il Capo di gabinetto del ministero Salvatore Nastasi; l’ex Soprintendente per i Beni archeologici di Napoli e Caserta e direttore generale per le Antichità del ministero Stefano De Caro; la funzionaria della Direzione antichità Jeannette Papadopoulos; l’avvocato dello Stato Raffaele Tamiozzo; il capo di gabinetto della Regione Campania Maria Grazia Falciatore; Giuseppe Proietti e poi Roberto Cecchi in qualità di segretari generali del ministero; i delegati dal capo di gabinetto della regione Bruno De Maria e Maria Pezzullo. Durissimo il sostituto procuratore della Corte dei Conti Donato Luciano, che in riferimento a Fiori parla di «interventi destinati a finalità stravaganti ed esorbitanti rispetto ai compiti assegnati», e «gestione fraudolenta e un sistema di potere clientelare consolidati e diffusi. Gli episodi di reato sono infatti accomunati da un modus operandi assolutamente irriverente per la sua protervia e significativo di un assoluto senso di disprezzo per le regole». A poche ore dal provvedimento arriva la convocazione di una conferenza stampa in tandem Fiori e Renato Brunetta. Dice Fiori: «Non sono stato condannato da nessun giudice e trovo abnorme che si proceda a tale provvedimento». Brunetta definisce invece «una bufala» il sequestro. Non si ferma intanto il lavoro della magistratura. Secondo quanto rivelato dall’Espresso la procura di Torre Annunziata indaga ora anche sui nuovi appalti: due funzionari che gestiscono il piano europeo per salvare il tesoro archeologico avrebbero già ricevuto un avviso di garanzia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Da Legambiente alla corte di Berlusconi la parabola del manager sedotto dal potere QUELLA di Marcello Fiori è la paradigmatica storia italiana del promettente manager di Stato corrotto dalla politica, un destino di ma- la pianta pubblica maledettamente simile a Luca Odevaine, quello che «ancora adesso non riesco a crederci» disse Veltroni. Fiori e Odevaine hanno infatti la stessa bella origine da Legambiente. E fu capo di gabinetto di Vel- troni l’Odevaine; e capo di gabinetto di Ru- telli il Marcello Fiori. L’uno è finito in mafia ca- pitale. L’altro è un rovinatore di rovine, con un solo grande rimpianto, a Pompei avrebbe voluto spendere di più: «È uno scandalo che l’insieme dei siti archeologi italiani incassi appena il dieci per cento di quanto da solo in- cassa da solo il Louvre». Mannaggia! Di sé dice, ed è vero: «Sono figlio di un mu- ratore e di una mondina». Ma è invece rac- contato come la macchietta degli sprechi questo fondatore dei crepuscolari club “For- za Silvio”. Infatti la Finanza gli vorrebbe se- questrare la casa (intestata al figlio), oltre ai conti correnti e la macchina perché secondo la Corte dei conti deve risarcire almeno 6 mi- lioni di euro alla martoriata Pompei. Ma Fio- ri, per la verità, fa una vita modesta, non gli si conoscono lussi privati, né aragoste né club massaggi, ha sposato una segretaria e ha un figlio di 17 anni. E del suo maestro Bertolaso ha preso l’idea che solo i proconsoli risolvono le emergenze nazionali e che i codici vanno az- zerati perché «in Italia a volte ci vuole un’in- telligenza militare» ripete. Ma di Bertolaso non ha la comicità di tutti quei giubbotti, scarponcini, cappellini da baseball, caschetti di plastica dura, insomma la muta dell’ope- raio di Junger, la divisa del milite della fatica. E dunque Fiori ha sicuramente sperperato i soldi ma per cementificare il teatro di Pom- pei dove poi si esibì un virtuosissimo Riccar- do Muti con la quinta sinfonia. E spese addi- rittura dieci milioni per gli impianti telefoni- ci, centomila euro per spostare 19 pali della luce, 90mila per accogliere Berlusconi che neppure venne, centomila per cacciare 55 ca- ni randagi «perché erano rabbiosi». E dieci- mila per autocelebrarsi con un libro a tiratu- ra limitata: 50 copie. E ora «rifarei tutto» dice. La spavalderia è come si vede, quella del «pulisco Napoli in die- nizzati per Berlusconi. Finché un giorno Gio- vanni Minoli a Radio 24 gli chiese: qual è il di- fetto di Berlusconi? «È troppo buono» rispose lasciando allibiti quelli che lo avevano cono- sciuto da ragazzo. Io stesso lo ricordo giovane cronista a Mon- tecitorio, preciso e stimato collaboratore del- la Dire, l’agenzia fondata da Antonio Tatò, il segretario di Berlinguer. Veniva da Legam- biente appunto, nemico di quelle discariche di cui sarebbe diventato il Signore. Ricciolu- to, occhi chiari, belloccio, il suo intercalare in escalation romanesca era ed è ancora: «cic- cio, ti dico che se fa così. Fidate!» Il mondo era quello di Mattioli e Scalia, Chicco Testa, Er- mete Realacci, Enzo Tiezzi, Giovanna Melan- dri con Odevaine al seguito, Michele Anzaldi, Renata Ingrao. Qualcuno dice che aiutò Vale- rio Calzolaio a scrivere la legge sull’inquina- mento acustico, di sicuro Renato Strada gli passava i documenti della commissione Am- biente. Fiori si occupava di consumatori. Ed era amico di Della Seta e di Francesco Fer- rante. Dunque nessuno si meravigliò quando il sindaco Rutelli gli chiese di aiutarlo nel resti- tuire il “decoro urbano” a Roma. Tutti lo ri- cordano «informatissimo, sempre attivo, l’uomo dei dati, delle carte, delle leggi, della soluzione geniale ai problemi disperati». Sul decoro urbano disse subito: «C’è un rapporto tra la bruttezza e il malaffare e l’indecenza estetica è la forza d’urto di interessi organiz- zati». Poi si mise al lavoro e sfornò uno studio articolato di bonifica, quartiere per quartie- re, piazza per piazza: insegne, bancarelle, LA GIOR NA TA I NUMERI 79 mln LE RISORSE Sono 79 i milioni stanziati nel 2008 per la messa in sicurezza dell’area archeologica di Pompei 6 mln L’ECCEDENZA Sei milioni 131 mila euro sono stati stanziati da Fiori per ulteriori spese eccedenti i fondi 5,7 mln IL SEQUESTRO La procura della Corte dei conti chiede il sequestro di beni di Fiori per 5 milioni 778 mila 939 euro 9 I DIRIGENTI NEL MIRINO Per nove dirigenti del Mibact e della Regione Campania invito a dedurre della Corte dei conti FRANCESCO MERLO L’AREA ARCHEOLOGICA Pompei, nel mirino dei pm l’uso dei fondi per il sito ci giorni», del «fatemi intervenire prima che ci scappi il morto», e ancora «a Pompei sto fa- cendo miracoli». La stessa sbruffoneria ap- punto di Bertolaso che è «il modello della mia vita, il più grande e straordinario manager che l’Italia abbia mai avuto nella gestione del- la cosa pubblica, il servitore dello stato che ha unito efficienza, velocità e umanità». E inve- ce l’Italia ricorda Bertolaso come l’imperato- re di tutti gli appalti sporchi, lo sciacallo della protezione incivile che imponeva costi mag- giorati e senza controllo e si affidava a impre- se che lucravano in nome della fretta e della furia. Un passo dietro lui, il mite e discreto Fio- ri ad ogni uscita si esibiva un po’ di più sulle macerie dell’Aquila mentre organizzavano il G8. Finché come Bertolaso si mise a parlare da guerrigliero geologico, da capitano corag- gioso: «Non ho paura dei tribunali. Venissero loro a lavorare». Il diavolo piegava la testa e seguiva il suo comandante. Era un profilo, una sagoma, un esecutore d’ombra che di- ventava a poco a poco un altro uomo, un altro Bertolaso. Per 12 anni Fiori è rimasto alla Pro- tezione civile dei Grandi Eventi e dei disastri, delle risate degli speculatori e dello strazio delle vittime, degli show sulla morte orga- Il percorso è lo stesso di Odevaine. Ma il modello è Bertolaso e la sua idea che i problemi si risolvono azzerando i codici .

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la Repubblica18 GIOVEDÌ 5 MARZO 2015CRONACA

L’inchiesta

Pompei, sequestrati 6 milioniall’ex commissario agli scavi“Con i soldi dell’emergenzacostruite opere stravaganti”La Corte dei conti contro Fiori, ora leader dei Club di Forza SilvioDopo l’inizio dell’indagine aveva intestato i beni ai suoi parenti

IRENE DE ARCANGELIS

NAPOLI. Prima la scure penale, con il processo per abuso d’ufficio. MaPompei riserva all’ex commissario per l’emergenza Marcello Fiori —oggi coordinatore nazionale dei club di Forza Silvio voluti proprio daBerlusconi — un’altra brutta sorpresa. Arriva ieri, con il sequestroconservativo di beni per sei milioni di euro (per l’esattezza5.778.939,5 copia) chiesto dalla Procura campana della Corte deiconti alla fine delle indagini della Guardia di Finanza e approvatadalla presidenza della sezione giurisdizionale. Sei milioni da reperiretra i beni immobili di Fiori, ma intanto l’ex commissario ha giàdonato le proprietà di maggior valore — a Roma e provincia — amoglie, ex moglie e figlio. Così i sigilli vengono messi solo ad alcuniterreni nelle Marche per un ammontare di 30 mila euro e ai conticorrenti che sono ora in via di valutazione. Quel denaro pubblico perl’accusa è stato speso dal commissario per l’emergenza nominatonel 2009 per lavori di restauro e non, come previsto dal decreto dellaPresidenza del consiglio dei ministri, per la messa in sicurezzadell’area archeologica dove si susseguono crolli e cedimenti. Fiori, grazie a una «variante radicale», ha infatti stanziato sei milioniper il restauro del Teatro Grande, con tanto di palcoscenico intavolato di legno pregiato e punti di ristoro, marmo sulle scalinate.Tutto con l’avallo della commissione generale di indirizzo. Icomponenti sono stati tutti invitati a dedurre, in pratica a difendersi.Nomi illustri. Nell’elenco: il Capo di gabinetto del ministeroSalvatore Nastasi; l’ex Soprintendente per i Beni archeologici di

Napoli e Caserta e direttore generale per le Antichità del ministeroStefano De Caro; la funzionaria della Direzione antichità JeannettePapadopoulos; l’avvocato dello Stato Raffaele Tamiozzo; il capo digabinetto della Regione Campania Maria Grazia Falciatore;Giuseppe Proietti e poi Roberto Cecchi in qualità di segretarigenerali del ministero; i delegati dal capo di gabinetto della regioneBruno De Maria e Maria Pezzullo. Durissimo il sostituto procuratoredella Corte dei Conti Donato Luciano, che in riferimento a Fiori parladi «interventi destinati a finalità stravaganti ed esorbitanti rispetto

ai compiti assegnati», e «gestione fraudolenta e unsistema di potere clientelare consolidati e diffusi.Gli episodi di reato sono infatti accomunati da unmodus operandi assolutamente irriverente per lasua protervia e significativo di un assoluto senso didisprezzo per le regole». A poche ore dalprovvedimento arriva la convocazione di unaconferenza stampa in tandem Fiori e Renato

Brunetta. Dice Fiori: «Non sono stato condannato da nessun giudicee trovo abnorme che si proceda a tale provvedimento». Brunettadefinisce invece «una bufala» il sequestro.Non si ferma intanto il lavoro della magistratura. Secondo quantorivelato dall’Espresso la procura di Torre Annunziata indaga oraanche sui nuovi appalti: due funzionari che gestiscono il pianoeuropeo per salvare il tesoro archeologico avrebbero già ricevuto unavviso di garanzia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Da Legambiente alla corte di Berlusconila parabola del manager sedotto dal potereQUELLA di Marcello Fiori è la paradigmaticastoria italiana del promettente manager diStato corrotto dalla politica, un destino di ma-la pianta pubblica maledettamente simile aLuca Odevaine, quello che «ancora adessonon riesco a crederci» disse Veltroni. Fiori eOdevaine hanno infatti la stessa bella origineda Legambiente. E fu capo di gabinetto di Vel-troni l’Odevaine; e capo di gabinetto di Ru-telli il Marcello Fiori. L’uno è finito in mafia ca-pitale. L’altro è un rovinatore di rovine, conun solo grande rimpianto, a Pompei avrebbevoluto spendere di più: «È uno scandalo chel’insieme dei siti archeologi italiani incassiappena il dieci per cento di quanto da solo in-cassa da solo il Louvre». Mannaggia!

Di sé dice, ed è vero: «Sono figlio di un mu-ratore e di una mondina». Ma è invece rac-contato come la macchietta degli sprechiquesto fondatore dei crepuscolari club “For-za Silvio”. Infatti la Finanza gli vorrebbe se-questrare la casa (intestata al figlio), oltre aiconti correnti e la macchina perché secondola Corte dei conti deve risarcire almeno 6 mi-lioni di euro alla martoriata Pompei. Ma Fio-ri, per la verità, fa una vita modesta, non gli siconoscono lussi privati, né aragoste né clubmassaggi, ha sposato una segretaria e ha unfiglio di 17 anni. E del suo maestro Bertolasoha preso l’idea che solo i proconsoli risolvonole emergenze nazionali e che i codici vanno az-zerati perché «in Italia a volte ci vuole un’in-telligenza militare» ripete. Ma di Bertolasonon ha la comicità di tutti quei giubbotti,

scarponcini, cappellini da baseball, caschettidi plastica dura, insomma la muta dell’ope-raio di Junger, la divisa del milite della fatica.

E dunque Fiori ha sicuramente sperperatoi soldi ma per cementificare il teatro di Pom-pei dove poi si esibì un virtuosissimo Riccar-do Muti con la quinta sinfonia. E spese addi-rittura dieci milioni per gli impianti telefoni-ci, centomila euro per spostare 19 pali dellaluce, 90mila per accogliere Berlusconi cheneppure venne, centomila per cacciare 55 ca-ni randagi «perché erano rabbiosi». E dieci-mila per autocelebrarsi con un libro a tiratu-ra limitata: 50 copie.

E ora «rifarei tutto» dice. La spavalderia ècome si vede, quella del «pulisco Napoli in die-

nizzati per Berlusconi. Finché un giorno Gio-vanni Minoli a Radio 24 gli chiese: qual è il di-fetto di Berlusconi? «È troppo buono» risposelasciando allibiti quelli che lo avevano cono-sciuto da ragazzo.

Io stesso lo ricordo giovane cronista a Mon-tecitorio, preciso e stimato collaboratore del-la Dire, l’agenzia fondata da Antonio Tatò, ilsegretario di Berlinguer. Veniva da Legam-biente appunto, nemico di quelle discarichedi cui sarebbe diventato il Signore. Ricciolu-to, occhi chiari, belloccio, il suo intercalare inescalation romanesca era ed è ancora: «cic-cio, ti dico che se fa così. Fidate!» Il mondo eraquello di Mattioli e Scalia, Chicco Testa, Er-mete Realacci, Enzo Tiezzi, Giovanna Melan-dri con Odevaine al seguito, Michele Anzaldi,Renata Ingrao. Qualcuno dice che aiutò Vale-rio Calzolaio a scrivere la legge sull’inquina-mento acustico, di sicuro Renato Strada glipassava i documenti della commissione Am-biente. Fiori si occupava di consumatori. Edera amico di Della Seta e di Francesco Fer-rante.

Dunque nessuno si meravigliò quando ilsindaco Rutelli gli chiese di aiutarlo nel resti-tuire il “decoro urbano” a Roma. Tutti lo ri-cordano «informatissimo, sempre attivo,l’uomo dei dati, delle carte, delle leggi, dellasoluzione geniale ai problemi disperati». Suldecoro urbano disse subito: «C’è un rapportotra la bruttezza e il malaffare e l’indecenzaestetica è la forza d’urto di interessi organiz-zati». Poi si mise al lavoro e sfornò uno studioarticolato di bonifica, quartiere per quartie-re, piazza per piazza: insegne, bancarelle,

LAGIOR

NATA

I NUMERI

79 mlnLE RISORSESono 79 i milionistanziati nel 2008 perla messa in sicurezzadell’area archeologicadi Pompei

6 mlnL’ECCEDENZASei milioni 131 milaeuro sono statistanziati da Fiori perulteriori speseeccedenti i fondi

5,7 mln IL SEQUESTROLa procura della Cortedei conti chiede ilsequestro di beni diFiori per 5 milioni 778mila 939 euro

9 I DIRIGENTI NEL MIRINOPer nove dirigenti delMibact e dellaRegione Campaniainvito a dedurre dellaCorte dei conti

FRANCESCO MERLO

L’AREA ARCHEOLOGICAPompei, nel mirino dei pml’uso dei fondi per il sito

ci giorni», del «fatemi intervenire prima checi scappi il morto», e ancora «a Pompei sto fa-cendo miracoli». La stessa sbruffoneria ap-punto di Bertolaso che è «il modello della miavita, il più grande e straordinario managerche l’Italia abbia mai avuto nella gestione del-la cosa pubblica, il servitore dello stato che haunito efficienza, velocità e umanità». E inve-ce l’Italia ricorda Bertolaso come l’imperato-re di tutti gli appalti sporchi, lo sciacallo dellaprotezione incivile che imponeva costi mag-giorati e senza controllo e si affidava a impre-se che lucravano in nome della fretta e dellafuria. Un passo dietro lui, il mite e discreto Fio-ri ad ogni uscita si esibiva un po’ di più sullemacerie dell’Aquila mentre organizzavano il

G8. Finché come Bertolaso si mise a parlareda guerrigliero geologico, da capitano corag-gioso: «Non ho paura dei tribunali. Venisseroloro a lavorare». Il diavolo piegava la testa eseguiva il suo comandante. Era un profilo,una sagoma, un esecutore d’ombra che di-ventava a poco a poco un altro uomo, un altroBertolaso. Per 12 anni Fiori è rimasto alla Pro-tezione civile dei Grandi Eventi e dei disastri,delle risate degli speculatori e dello straziodelle vittime, degli show sulla morte orga-

Il percorso è lo stesso di Odevaine.Ma il modello è Bertolasoe la sua idea che i problemisi risolvono azzerando i codici

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la Repubblica 19GIOVEDÌ 5 MARZO 2015

PER SAPERNE DI PIÙwww.pompeiisites.orgwww.repubblica.it

“Indagato dal pmdel caso Tortoraessere accusato da luiper me è un orgoglio”

L’INTERVISTA / MARCELLO FIORI

CARMELO LOPAPA

ROMA.«Ma come si fa a procedere a un sequestro senzache un solo giudice mi abbia condannato? È tutto unabufala, una enormità. Io sono un funzionario della Pro-tezione civile. Quest’accusa legata al denaro mi umilia,mi offende sotto il profilo umano, prima ancora che po-litico. Della solidarietà e del volontariato io faccio un cre-do di vita, anche adesso nella mia qualità di coordina-tore dei club Forza Silvio, come in passato da uomo del-lo Stato. E uomo dello Stato resto». Marcello Fiori, 55 an-ni, dirigente generale della Protezione civile, è in aspet-tativa dal 2013 per guidare la nuova creatura politicaideata da Silvio Berlusconi. Alle 19.30 appare come unuomo provato, dietro la scrivania del suo studio al pri-mo piano della sede di Forza Italia di San Lorenzo in Lu-cina. Maniche della camicia arrotolate, cravatta allen-tata, al termine di una giornata da tritacarne, comin-ciata con gli agenti della Finanza che hanno bussato al-le porte di casa alle 6.40. «Ho temuto subito fosse suc-cesso qualcosa a mio figlio, sono stati istanti di panico,non che dopo, quando ho saputo, sia andata meglio...».È stato commissario straordinario agli scavi di Pompeidal marzo 2009 al giugno2010, presidente del Consi-glio era Berlusconi, ministrodei Beni culturali Sandro Bon-di.

Partiamo da quei sei mi-lioni di euro, dottor Fio-ri?«Ma chi li ha mai visti? È la

cifra del presunto danno era-riale quantificato dalla solaaccusa nel processo penaleper presunto abuso d’ufficio.Inchiesta iniziata nel lontano2010, vorrei ricordare, e aper-ta da Diego Marmo, lo stessopm che accusò ingiustamenteEnzo Tortora. Per me l’avvisodi garanzia a sua firma, per-ché poi lo hanno fatto ancheprocuratore a Torre Annun-ziata, è un punto d’orgoglio».

Intanto, l’inchiesta si èconclusa e lei è stata rin-viato a giudizio.«Per abuso d’ufficio, ripeto.

Il processo è già iniziato. Mi di-fenderò in tutte le sedi».

Dicevamo dei sei milioni.«È un falso incredibile che

mi siano stati sequestrati. LaFinanza è riuscita a trovare ebloccare solo il conto correnteintestato a mia moglie da27.600 euro e si può immagi-nare come lei l’abbia presa.Ah no, ecco. Bloccano ancheun quinto del mio stipendio dafunzionario, da 5.600 euro.Una vera ingiustizia, una li-mitazione alla mia libertàpersonale».

Risulta che lei abbia alie-nato dei beni per sottrar-li al rischio sequestro.«Ho ceduto il 50 per cento della casa che avevo a mio

figlio. Dopo una sentenza di divorzio. Lo scriva però, eh.Ed è avvenuto ben due anni fa. E in più, ho ceduto il di-ritto di abitazione della stessa casa alla mia attuale mo-glie. Parliamo di questo?»

Da commissario lei avrebbe speso per valorizza-re il teatro antico e renderlo fruibile con spetta-coli, più che per i restauri.«Ecco, guardi l’ordinanza del presidente del Consi-

glio del 2010 (Berlusconi, ndr), all’articolo 1 parla di va-lorizzazione del patrimonio archeologico, non solo di re-stauro. Io mi sono avvalso dei poteri che competono aun commissario».

Non è andato oltre? Avrebbe affidato appaltisenza gara.«No. I poteri di affidamento senza gara competono al

commissario, che per sua natura deroga alle norme. Al-trimenti si dica che si deve procedere per vie ordinarie».

Ha sentito Berlusconi? Cosa le ha detto?«Certo che l’ho sentito. E gli ho rassegnato le mie di-

missioni da coordinatore dei club. Mi ha risposto “nonscherziamo” e mi ha incoraggiato, invitandomi ad an-dare avanti. Mi basta».

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marciapiedi. Quando fu eletto Sergio Matta-rella, Rutelli, non solo per vanità, elencò i suoiragazzi:, Renzi, Gentiloni, Giachetti, France-schini, Filippo Sensi, Linda Lanzillotta… Epoi: «Sono affezionato a Marcello Fiori cheguida i club di Forza Italia». Adesso infatti Fio-ri vuole rifondare il berlusconismo «nel nomedi Einaudi, Benedetto Croce, John StuartMill, ma anche Borges, Vittorini, Calvino eLeopardi». E ha lasciato il ruolo di dirigentedello Stato per intrupparsi con gli irriducibilidi Salò, come un Toti qualsiasi.

Dunque Fiori è lo Smeagol del Signore de-gli Anelli, un hobitt che, inserito nello Stato,anno dopo anno si è lasciato guastare dall’a-nello della Forza. E come nell’Epica diTolkien, gli si annerivano i denti mentre con-tava i miliardi del Giubileo accanto a RobertoGiachetti che, — come nel caso di Odevaine,— «ancora non riesco a crederci». Poi mentreseguiva Bertolaso tra i disgraziati dell’Aqui-la gli esplosero i ponfi e le pustole del potere.E ovviamente, prima di mostrificarsi defini-tivamente nel Gollom, passò per Sandro Bon-di che lo spedì Commissario a Pompei, ma so-prattutto divenne, anche lui, un cocco diGianni Letta, come Bertolaso appunto, e co-me Scelli e Bisignani.

Letta è anche il referente politico della cric-ca, di Angelo Balducci ma è soprattutto il ca-po, anzi l’amico composto di quella brutta Ita-lia che, come nel caso di Fiori, ogni tanto an-cora viene fuori da quel Vaticano dei corridoiche è il mondo dei funzionari, dei dirigenti,dei soprintendenti e dei Commissari Supere-roi con pieni poteri. C’è ancora in Italia un ber-tolasismo diffuso che pervade tutto, come unblob che attraversa le fessure e si impossessadei grandi eventi, delle feste nazionali, delleristrutturazioni, delle ricostruzioni, dei rifa-cimenti, degli ammodernamenti, da Pompeisino all’Expo. Abbiamo un commissario per-sino all’anticorruzione. Dunque quella di Fio-ri non è solo la storia drammatica di una gran-de speranza del management pubblico rovi-nata dalla politica. È anche il sintomo di unabrutta infezione della democrazia italiana.

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I CROLLI

GLI STUCCHIIl 13 dicembredel 2013 cadonoin frantumigli stucchi dalsoffitto di unretrobottegadella Regio V

I GLADIATORINel novembre 2010crolla la “Domusdei gladiatori” (nellafoto sotto), unadelle più importantidi Pompei. La notiziafa il giro del mondo

IL COSTONEIl 3 marzo 2014a causa pioggiacrolla un costonesul retro di unabottega nella Regio V (nella fotosotto)

LA DOMUSIl 20 marzo 2014crolla un muroall’internodi una domus,sempre nellazona Regio Vdi Pompei

LA BOTTEGAIl 26 giugno 2014due diversicedimenti nellastessa botteganella Regio VII,insula 3, in attesa direstauro

LA CASA DI SEVERUSIl 4 febbraio diquest’anno èancora il maltempoa far crollarePompei: cedeil muro della Casadi Severus

Non ho tuttoquel denaro. Mihanno perfinobloccato unquinto dellostipendio:5600 euro.Una veraingiustizia

NELLA BUFERAMarcello Fiori, 55 anni,forzista e funzionariosotto inchiesta dellaProtezione civile

IL TEATRO

Nella foto, il Teatro Grandedi Pompei: sono stati isei milioni di euro spesiimpropriamente per la suaristrutturazione a farscattare l’inchiesta su Fiori

La moglie Rita e i figli Carlo, Renato e Lu-ca, con le famiglie, annunciano con dolo-re la scomparsa dell’

ArchitettoGiovanni Quadarella

Roma, 5 marzo 2015Si è ricongiunto con l’adorato padre e lasua diletta moglie il

Rag.Angelo Veneziano

uomo giusto e buono. È morto con dignitàe coraggio. Ne danno il triste annuncio i fi-gli Franca e Gaio insieme ai nipoti. CheDio l’accolga in pace.Roma, 5 marzo 2015Caro Massimiliano, siamo vicini al tuo do-lore per la perdita del tuo caro papà. I col-leghi dell’Ufficio Legale-Societario, Am-ministrazione e Controllo di Gestione.Roma, 5 marzo 2015Caro Massimiliano, sappiamo che le pa-role servono poco perché il dolore per laperdita di un genitore è troppo forte masappi che ti siamo vicini. Antonella, Pina, Sabrina, Donato, Lucia-no e Monica.Roma, 5 marzo 2015

A GuidoGuido Ghisolfi

Caro Guido, da amico ti ricorderò sempreper il tuo entusiasmo, per la tua voglia diessere un imprenditore coraggioso, one-sto e lungimirante e un padre di famigliadedito ai suoi cari. Prego il Signore per-ché riconosca i tuoi meriti: come in cielo,così in terra. Un forte abbraccio. Davide SerraMilano, 5 marzo 2015Claudio De Vincenti partecipa al doloreper la scomparsa di

Guido Ghisolfigrande imprenditore dell’innovazione,industriale, interlocutore franco e appas-sionato del proprio lavoro.Roma, 5 marzo 2015Il primo marzo 2015 è mancato il

Prof.Giampietro Garioni

Un saluto in suo omaggio verrà celebratooggi presso l’ospedale Borgo Trento alleore 15.Verona, 5 marzo 2015

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