Suore Francescane Missionarie · Sr. M. Beatrice De Benedittis ... La musica è, infatti, il...

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Suore Francescane Missionarie del Cuore Immacolato di Maria

www.francescane.netNoi, Suore Francescane Missionarie del Cuore Im-macolato di Maria, siamo donne chiamate da Cristo a vivere nella Chiesa un servizio damore, guardando a Maria, come a modello di donna consacrata, sulle orme di S. Francesco dAssisi. La nostra origine: Cairo dEgitto, 14 settembre 1859 per lintuizione profetica di Caterina Troiani (1813-

aprile 1985).Siamo presenti in

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Se vuoi conoscerci, vieni a vivere con noi unesperien-za di preghiera, silenzio e ricerca vocazionale a: 06038 Assisi Casa Madre Caterinavia Cristofani, 15/b. Tel.0758674402.e-mail: [email protected] Spello Casa Piccolo S. Damiano, via Fontevecchia 22. Tel. e Fax 0742651182.e-mail: [email protected] Roma, Casa Quo vadis?, (Centro giovanile), via L. Capucci, 4. Tel. 0651605207.e-mail90129 Palermo, Casa Maria di Nazareth, via Cappuccini 107-109. Tel. 0916523524.www.casamariadinazareth.blogspot.com83020 S. Lucia di Serino (AV), Centro di spiritualit. Tel. 0825512805; Fax 0825512825. e-mail: [email protected]

In copertina:

Anno 84 - n. 3

Direttore responsabile: Iole Carraro

Redazione:

Collaboratori: Nicola Antonazzo, Immacolata

Sarra.

Direzione, Redazione, Amministrazione:via Caterina Troiani, 9000144 Romacc p. 37440005tel. 0652205472fax 0652279888e-mail: [email protected]

n. 1537 del 6.5.1950P. Alvaro Cacciotti o. f. m. - Rev. Delegato

Nel rispetto della legge n. 675/96 i dati personali dei lettori in possesso della rivi-

Sommario

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Case dipendenti dalla Curia

60th anniversary suor M. Bianca Camilleri

Grazia su graziaSr. M. Lydia e Sr. M. Bernice

Da Glassboro

provinCia santa Chiara

Eccoci, Signore, siamo qui insieme per Te!Sr. Mariam Badr

provinCia Ges BaMBino

Profeti e profetismoSr. M. Alaa

provinCia san FranCesCo

Sao Jos, o Pai da providnciaTamires Fernanda Silva (novia)

provinCia Beata Madre Caterina

Noi non possiamotacereAzzolini Susanna (ex alunna del CSR)

Una piccola scuolaFranca Cassani - coordinatrice

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La Redazione

Non possiamo tacere Sr. M. Shereen Abbassi

Salmo 45 (44), 11-18Madre M. Roberta Malgrati

La Chiesa Popolo di Dio Sr. M. Telesphora Pavlou

Non a parole, ma con i fatti e nella verit: le Virt Cardinali - La PrudenzaImmacolata Bontempo

LAnnunciata di Antonello da MessinaValerio Ciarocchi

Ermanno Dossetti (1915-2008)Andrea Fedeli

Generazione digitale e new media Nicola Antonazzo

SINODO 2018La Chiesa cresce per attrazione

150 anniversario dellistituto

RICORDA: lOpera di questo Istituto di Dio!Madre Maria Tita

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Dalle fraternit...Per riflettere...

In terza di copertinaAgosto

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Una presenza straordinariaDalla Scuola di via Garegnano - Milano

Ma chi questuomo?Dalla Scuola di Via Garegnano - Milano

Una tesi finalmente conclusaSuor Solange Aparecida Novaes

150 Anniversario di FondazionedellIstituto della Beata MadreCaterina di Santa Rosadi Alberto F. Covello (2aB)

PROVINCIA SAN GIUSEPPE

Lodate con me il SignoreSr. M. Beatrice De Benedittis

Nessun vento possa strapparti dallaffetto dei tuoi cariSr. M. Beatrice De Benedittis

NECROLOGI

SOLIDARIET

Per riflettere

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Cari amici,

lestate arrivata e anche il periodo di meritato riposo per tutti i nostri alunni e i nostri insegnanti. stato un anno ricco a livello scolastico e, in questo numero, troviamo alcune testimonianze da parte di studenti di alcune scuole del nostro Istituto.Un grande traguardo stato rag-giunto anche dalla nostra carissima suor M. Solange Aparecida Novaes che ha discusso la sua tesi sul tema: Dono di s: maturazione affettiva e morale per lautotrascendenza teo-centrica e che nellarticolo presen-te in questo numero ci racconta il duro lavoro svolto e la gioia di aver-lo portato a termine. Complimenti cara suor Solange!Grazie ai nostri collaboratori per gli articoli preziosi che, sempre, ci dan-

no spunti di riflessione e alle suore delle missioni di tutto il mondo che, attraverso gli scritti e le foto che ci inviano e che pubblichiamo, ci per-mettono di conoscere il lavoro svol-to nei vari Istituti delle suore France-scane del Cuore Immacolato di Ma-ria, presenti in tutto il mondo.

Vi auguriamo un sereno periodo di riposo estivo, tempo non solo per ricaricarci in vista del nuovo anno scolastico e lavorativo, ma anche tempo per meditare e pregare pro-prio come diceva nellAngelus del 9 luglio dello scorso anno, Papa Fran-cesco: Mentre nei mesi estivi cer-cheremo un po di riposo da ci che affatica il corpo, non dimentichia-mo di trovare il ristoro vero nel Si-gnore.

La Redazione

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Non possiamo tacere

Sr. M. Shereen Abbassi

ci che abbiamo visto e ascoltato

La fede cristiana si nutre e si rinvigorisce dallascolto quotidia-no della Parola, il cui ambiente vitale stare con Cristo crocifisso, contemplarlo e amarlo. Nessuno pu donare Cristo, se prima non si dona totalmente a Lui; nessuno Lo pu annunciare, se prima non si lascia evangelizzare da Lui; lurgenza dellannuncio nasce proprio dal fascino di averlo conosciuto. Lautentico ascolto vederlo, fare esperienza di Lui ed essere al tempo stesso portatori di ci che abbiamo ascoltato e visto.Andate e fate discepoli un compito e un diritto, che scaturi-sce dal mandato di Ges, nessuno escluso; nessuno pu tacere, come afferma lapostolo Paolo: Guai a me se non annunciassi il Vangelo. Il dovere di annunciarlo non deve essere in funzione di qualcosa, ma un testimoniare personalmente e comunitariamente Qualcuno che ci ha chiamati a stare con Lui.La Comunit il primo ambiente fondamentale dove lannuncio si trasfigura e la testimonianza di vita diventa carne e rende ragione della speranza che in noi. Le nostre parole sono credibili e la gente pu darci ascolto, se sia-mo veramente costruttori di fraternit. Lautenticit della fede na-sce dalla vita, anche fuori dalla chiesa dove, ci che abbiamo visto e ascoltato, deve irradiare e animare la vita fraterna. Domandiamoci: lascolto del Vangelo, nella nostra vita, cambia qualcosa? Se noi, che annunciamo la sua Parola non siamo capa-ci di dilatare la fratellanza, come possiamo essere credibili fuori di essa ?

Per riflettere

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Salmo 45 (44), 11-18Il re invaghito della tua bellezza

Madre M. Roberta Malgrati

Per riflettere sul Salmo, alla luce del-la sua struttura, ci situiamo prima nel corpo dello stesso salmo (vv. 11-16), dove troneggia la figura della regina e poi nella sua conclusione (vv. 17-18), dove il poeta si ripresenta asso-ciando a s lintera assemblea e in cui udiamo unaltra acclamazione con-clusiva, che riprende il motivo della benedizione attraverso il segno della discendenza.La figura della regina racchiusa tra due fondali al centro di questa scena:

in apertura: la casa del padre, il palazzo del passato, da cui si snoda la processione nuziale;

al centro: la regina, figura elegante ritratta nello splendore del suo abbigliamento;in chiusura: il palazzo del re, di cui la regina sta prendendo possesso. La regina colma di bellezza ed avvolta dalla gloria, cio da un bagliore della luce divi-na e della gloria. Questo splen-dore estetico-somatico ha il suo parallelo nella simbologia della veste, che unoggettivazio-ne della bellezza e del fascino personali.Labbigliamento della regi-na nuziale ed affascinan-te soprattutto per labbondan-za delloro; si ricorda anche la

qualit pi pregiata, loro di Ofir.Si evoca anche lo splendore dei ricami, broccati preziosi, tipici dei tessuti orientali, carichi di colori e di intrecci.Sullo sfondo si snoda intanto la pro-cessione nuziale con damigelle, doni e musiche. La musica , infatti, il sot-tofondo della scena, mentre la corni-ce animata dalla dissolvenza dei pa-lazzi, da quello di Tiro, casa dorigine della sposa a quello di Samaria, evo-cato con la caratteristica menzione degli avori. Lavorio segno di estre-mo lusso.

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Come nel Cantico dei Cantici, oltre che con i metalli e le pietre preziose, il fascino estetico e lebbrezza della-more, sono espressi anche attraverso il simbolo dei profumi che compon-gono questo quadro di fasto, di colo-ri orientali, di folklore, in un clima di eccitazione e di abbandono.Il salmo si conclude, come linizio (vv. 2-3), in uninclusione (vv, 17-18); si le-va ora la voce del solista con unaccla-mazione-benedizione, a cui fa segui-

to una presentazione del poeta stes-so e dellassemblea. Questo voto finale non tanto colle-gato alla regina e alla sua discenden-za, quanto piuttosto al protagonista dellatto nuziale, il re. Si concentrano nellaugurio i motivi classici della be-nedizione: la discendenza, il dominio di tutta la terra, il nome-fama segno di immortalit attraverso le genera-zioni.

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struttura

Corpo: IL MEDAGLIONE DEDICATO ALLA REGINA

11 Ascolta, figlia, guarda, porgi lorecchio: dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; dal palazzo del padre12 il re invaghito della tua bellezza. lui il tuo signore: rendigli omaggio.

13 Gli abitanti di Tiro portano doni, i pi ricchi del popolo cercano il tuo favore. 14 Entra la figlia del re: tutta splendore, tessuto doro il suo vestito. il corteo nuziale15 condotta al re in broccati preziosi; dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presentate;

16 condotte in gioia ed esultanza, sono presentate nel palazzo del re. al palazzo del re

CorniCe: LO SCRIBA E LA BENEDIzIONE

17 Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; acclamazione-benedizione

li farai principi di tutta la terra.

18 Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni; autopresentazione dello cos i popoli ti loderanno in eterno, scriba con lassemblea per sempre.

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AnalisiAscolta, figlia, guarda, porgi lorec-chio: dimentica il tuo popolo e la ca-sa di tuo padre; Un appello vigoroso apre una serie di imperativi di tono didattico-sapien-ziale: ascolta, guarda, . In una ri-lettura spirituale era facile usare que-sti verbi, come appelli alladesione al-la legge ed a Jhwh: ascolta! infatti il ritornello nellesortazione deutero-nomica (Dt 6,4-9).La sposa, secondo la simbologia te-ologica nuziale, diventava il segno dellIsraele peccatore, invitato ora ad abbandonare il suo passato peccami-noso. Il significato di questo appello a dimenticare il passato, il popolo e la casa di tuo padre invece, nel sal-mo ben pi concreto. Non solo per-ch col matrimonio si abbandonano padre e madre e si diventa una sola carne; il verbo dimenticare ha una connotazione religiosa, era necessa-ria labiura dalla propria religione e la conversione a quella javista, come fe-ce Rut evitando un matrimonio legal-mente impuro, superando un sincre-tismo religioso.

il re invaghito della tua bellezza. lui il tuo signore: rendigli omag-gio.La bellezza della regina ora al centro del ritratto. La don-na, come Ester davanti ad Assuero, sta prostrando-si davanti al suo signore, il re-marito, nellatto tipico orientale della sottomissio-ne, propria della concezione matrimoniale antica. A que-sto punto il poeta sposta la sua attenzione sul corteo che ha ac-compagnato la sposa fin dalla sua terra.

Gli abitanti di Tiro portano doni, i pi ricchi del popolo cercano il tuo favo-re. Una vera e propria carovana, con tut-ta la collezione di regali e della dote nuziale, accompagna la sposa defini-ta figlia di Tiro; unespressione che pu significare sia la citt di Tiro sia la popolazione di Tiro che accompa-gna la regina che sta emigrando. Di questa figura collettiva sono state da-te svariate interpretazioni, ma lidea del corteo confermata dal quadro che il salmista dipinge e dalla presen-za corale dei pi ricchi del popolo, che stanno contemplando la bellezza radiosa della novella sposa. Con la rilettura messianica, il corteo sar visto alla luce di Is 60 e, come annota la Bibbia di Gerusalemme, si trasformer nellomaggio dei popoli pagani promesso nei tempi messianici.Entra la figlia del re: tutta splendore, tessuto doro il suo vestito. condotta al re in broccati preziosi; Lattenzione ritorna sulla figura della regina che appare tutta splendore,

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ornata da una luce simile a quella che accompagna la gloria divina; infatti ella figlia di re e sposa di un re, ed ora irradiazione di splendore den-tro il palazzo reale; in mezzo al corteo ha varcato le soglie del palazzo.Lapparizione della regina quasi una teofania e si verifica proprio durante lingresso nuziale nel palazzo davorio dello sposo.Tutta questa magnificenza provoca-ta anche dallabbigliamento, tutto in-tessuto doro, che crea quasi unaura di riflessi luminosi.Non dobbiamo dimenticare che a causa del suo simbolismo, il vestito di cerimonia o rituale in tutte le cultu-re un segnale di realt pi profonde e permette alla poesia di ab-bandonarsi ad immaginazioni e simbolismi (Sir 50). Atanasio commenta cos questo verset-to: i vestiti preziosi della regi-na sono la fede, la speranza e la carit.

dietro a lei le vergini, sue compagne, a te sono presen-tate; condotte in gioia ed esul-tanza, sono presentate nel pa-lazzo del re.Dalla figura della regina ecco-ci di nuovo al corteo nuziale. Stiamo assistendo dal vivo al-la solenne sfilata che, con la tecnica delleffetto ritardante, ripresa visivamente ancora dallesterno, mentre sta lenta-mente penetrando nel palaz-zo reale.La regina viene presentata so-lennemente al re col suo ab-bigliamento prezioso di broc-cati. questo il momento cen-trale del rito nuziale, lintrodu-zione nel palazzo del marito.

La Bibbia ha numerose descrizioni di questi cortei nuziali che sfociano nellincontro-matrimonio (Ct 3,6-11) ed ovvio che, nelle riletture spiritua-li successive ad esse, si trasformava-no in un canto dellincontro tra Jhwh e Sion, o il popolo di Israele.Il corteo composto anche da vergi-ni compagne, che con lei sono con-dotte a te, al re interpellato ora di-rettamente. lui, infatti, la meta di questa processione che seguita an-che a livello sonoro nelle sue grida di gioia e di esultanza.La scena, piena di colori, suoni, evo-cazioni folkloristiche ed allusioni re-ligiose, ha fatto da spunto poetico a celebri raffigurazioni.

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Si chiude cos questo dittico meravi-glioso in cui rito, poesia, mito, simbo-lo e teologia, sono profondamente connessi in un unico tessuto.

Ai tuoi padri succederanno i tuoi figli; li farai principi di tutta la terra. Il tuo nome voglio far ricordare per tutte le generazioni; Come allinizio del poema, il solista eleva unacclamazione-benedizione unendo a s lassemblea. Questo au-gurio finale collegato al protagoni-sta dellatto nuziale, il re.Nellaugurio i motivi della benedi-zione: la discendenza, il dominio della terra, il nome-fama, attraverso le generazioni. Il poeta aggiunge il suo augurio personale espresso con vocabola-rio eucaristico degli in-ni: far ricordare il tuo nome per tutte le gene-razioni. convinto che la fama del re e il carme possano sfidare i seco-li, attribuendo al nome, cio alla persona del sovrano, uneternit si-mile a quella del nome divino. La lode prepara linterpretazione mes-sianica, che tenter di vedere in questo salmo il destino intramontabi-le del regno del messia.

cos i popoli ti loderanno in eterno, per sempre.Alla voce del poeta si associa il co-ro dei popoli in una lode sinfonica. molto probabile che questa lode fi-nale cosmico-eterna sia unaggiunta liturgica, quando il salmo cantava Dio

e il suo messia nelle celebrazioni del tempio. La dossologia sigillerebbe, quindi, una diversa interpretazione del salmo. Non ci deve stupire que-sto trapasso tra la circoscritta concre-tezza di un testo e del suo autore e la libert delle riprese, delle interpreta-zioni.In questo senso il nostro salmo pu ri-suonare nella liturgia cristiana in una veste nuova, messianica ed ecclesio-logica, senza per questo smarrire la sua anima iniziale di canto damore e di gioia nuziale. Quellamore e quella gioia che si ripetono ogni volta che

un uomo trova la sua donna ed escla-ma: Essa carne dalla mia carne, os-so dalla mie ossa! (Gn 2,23).

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La Chiesa Popolo di Dio Sr. M. Telesphora Pavlou

II. La Chiesa nel Piano della Salvezza

3. Re, Profeti e Sacerdoti La Chiesa, nuovo popolo di Dio, sa-cramento di salvezza, anche un po-polo regale, profetico e sacerdotale (cf Ap 1,6; 5,9-10). Esprime il suo tri-plice munus nella sua duplice forma: ministeriale e comune attraverso le-sercizio della carit (cf LG 10-11). La

Chiesa, po- polo regale, profetico e sacerdotale, unto dallo Spirito Santo e arricchito dai suoi carismi, e soprat-tutto dal soprannaturale senso della fede, non pu sbagliarsi nel credere (cf LG 12). La Chiesa, popolo regale, destinata ad espandersi in tutto lu-niverso per tutti i secoli (LG 13ss) at-traverso lannuncio kerygmatico, che ha come oggetto, o meglio soggetto, lo stesso Cristo Ges con la sua pas-sione, morte e risurrezione (cf CCC 783-786).

NellAntico Testamento, Dio offre al popolo Mos, come mediatore. A Mos succedono rispettivamente Giosu, il figlio di Nun, poi i giudici e infine i re come luogotenenti di Dio. Il ruolo di questi mediatori non con-siste tanto nel rappresentare Israele presso Dio, ma nel guidare il popolo in nome di Dio, di riferire e di ricor-dare le sue parole e i suoi comandi. I luogotenenti di Dio succedono lu-no allaltro con una imposizione del-le mani del predecessore, a volte con lunzione dellolio, che ha come risul-tato la trasformazione del mediatore in un uomo nuovo, pieno di spirito e di saggezza (cf Dt 34,9). Dalla sua fe-delt a Iahv, dipender la salvaguar-dia, la protezione e la prolificazione del popolo con un successo clamoro-

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so in tutte le sue opere (cf Gn 28,13-15 e Gn 35,10-12). Nel grande mistero della Chiesa, nel nuovo popolo salvifico, si ha una real-t simile a quella dellAntico Popolo. Gli apostoli impongono le mani a chi ritengono sia degno di entrare nella successione, allo scopo di annuncia-re il vangelo, di consacrare, di ammo-nire, di guidare altri fratelli e di custo-dire il buon deposito della Divina Ri-velazione (cf At 14,23; 2Cor 8,12; 1 Tim 6,20; 2 Tim 1,12-14). Nella Chie-sa continua da tanti secoli questa successione apostolica proprio attra-verso limposizione delle mani, chei-rotonia (ceirotoniva), e lunzione dellolio crisma dello Spirito Santo, trasformando semplici uomini in mi-nistri servi ed amministratori dei mi-steri di Dio, secondo i doni ricevuti (cf 1 Cor 4,2ss; Gal 4,2ss.1 Pt 4,10ss). Come nellAntico Popolo Dio offre a Mos, in aiuto, il suo fratello Aronne, cos ora a Cristo, la Parola fatta carne, lo Spirito Santo offre uninfinit di fra-telli, di amici, di santi, pronti ad acco-glierlo nella loro vita e ad espan-dere, a costo di ogni sacrificio, il soave odore della cono-scenza del Vange-lo al mondo inte-ro, cos come te-stimonia laposto-lo San Paolo: Ma grazie siano rese a Dio che sempre ci fa trionfare in Cri-sto e che per mez-zo nostro spande dappertutto il pro-fumo della sua co-noscenza(2 Cor 2,14; cf Ef 5,2; Fil 4,18). La Chiesa primi-tiva ha sempre avuto coscienza della

sua identit di nuovo popolo di Dio; essa consapevole sin dagli inizi di essere il partner di Dio e quindi della sua definitiva alleanza; sin dallinizio essa si crede depositaria degli stru-menti di salvezza, sacramento, myste-rion (musthvrion) e luogo di salvez-za per tutti.

4. Il nuovo Israele Il popolo di Dio, la Chiesa, e rimane il popolo delle dodici trib. Infatti, es-sa rappresentata dai dodici aposto-li e pensa di essere la continuazione delle dodici trib dellAn- tico Popo-lo. Infatti la Chiesa si considera e si co-stituisce come il nuovo dodekafylon (dwde- kavfulon), il Nuovo Popolo, distinto in dodici trib (cf At 26,6s; Gal 6,16; Ap 21,12.14, Gc 1,1). Il fon-damento storico delle dodici trib la loro origine nomade. I nomadi non solo non possono formare uno Sta-to, anzi! Perfino per muoversi de-vono dividersi in picco-li gruppi e lo

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fanno in base alla parentela e alla stir-pe. Per questo tra loro c anche una certa omogeneit. Ci evidente nella Celebrazione della Pasqua. Per analogia, la Chiesa del NT si incarna nelle diverse comunit familiari, do-ve viene celebrata leucaristia, vinco-lo di unione e di comunione frater-na, luogo dove si consumano i nuo-vi pani azzimi che attualizzano il mi-stero di Cristo, nostra Pasqua, nostra vera e definitiva Pa-squa, che ci fa pas-sare dalla morte alla vita eterna. Nel pensiero anti-co il numero dodici aveva un significato cosmico, era il nu-mero dello zodiaco, il numero dei mesi dellanno e il nume-ro rotondo della to-talit; ecco perch le trib di Israele so-no dodici. Il nume-ro dodici rappresentava la totalit di Israele, che aveva per padre comune Giacobbe-Israele, che era zoppo per la lotta nella notte (tra la sua umanit peccaminosa e la santit di Dio) con un uomo misterioso. Prima di passare il torrente abbiamo un susseguirsi di eventi: benedizione, mutamento del nome, slogamento dellanca, da cui la zoppia, richiesta del nome, cam-biamento del nome e modifica delli-dentit di vita (cf Gn 32,27-92). Anche se la madre non era la stessa per tutte le trib nate da Giacobbe-Israele (Lia madre di: Ruben, Simeone, Levi, Giu-da, Issakar, Zabulon; Rachele madre di: Giuseppe, Beniamino; Zilfa madre di: Gad, Aser e Bilha madre di: Dan, Neftali), tuttavia le dodici trib erano

alleate tra loro, a causa della loro pa-rentela genealogica e a causa del ri-conoscimento di un unico Dio, cos come veniva proclamato e professato dal padre comune, Giacobbe-Israele. Lunione delle dodici trib tra di lo-ro si chiama anfizionia proprio per il riferimento comune del culto in un santuario che, nel caso di Israele, era il santuario che conservava lar-

ca dellalleanza. Con il passar del tempo la co-munit di fede divent una comunit guerriera, il cui centro era costitu-ito dallarca dellallean-za. Israele, che etimolo-gicamente significa Dio combatte, lalleanza delle dodici trib guer-riere che combattono per Iahv. Il legame ge-nealogico diventa lega-me religioso; per analo-gia tutto questo passa al nuovo Israele, alla Chie-

sa, il nuovo popolo salvato dalle ac-que della morte nelle acque del bat-tesimo. Unico il santuario, il santo dei santi, il santo cibario, tabernacolo dove si conserva il Santo dei Santi, il Verbo fatto carne e cibo per la nostra

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salvezza, durante questo nostro pel-legrinaggio terreno. Israele non rappresenta tanto una realt empirica, quanto piuttosto una realt ideale, una realt spiritua-le. Israele, il nuovo Israele, il resto santo (cf 2 Re 19,4; Ez 9,8; Is 4,3ss; 46,3; Rom 9,27), il piccolo gregge (cf Lc 12,32: ), che ha accolto nella fede Ges come il ve-ro Messia, inviato nella pienezza dei tempi da Dio Padre. Il resto rappre-senta quella parte di Israele che ri-masta fedele alla volont di Dio e che, proprio a causa della sua fedel-t, destinata ad essere lerede del-le promesse, della rivelazione e del piano salvifico di Dio. Ad esso appar-tengono Maria, San Giuseppe, il vec-chio Simeone e Anna, gli apostoli e i discepoli che hanno seguito Ges. Il resto costituito, allora, dellinsieme degli scampati e dei salvati dIsraele, in virt dellamore benevolo di Dio e a motivo della loro fedelt. Dio rimane sempre un padre e/o ma-dre con un cuore che si commuove

dentro di s, con un intimo che fre-me di compassione (cf Os. 11,1-11). Il Signore supera la tenerezza di ogni padre o di ogni madre nei confronti del suo popolo, del piccolo resto (cf Is 49,14-17). La Chiesa questo resto, il piccolo gregge dei salvati a causa della loro fede in Cristo (cf Rom cc 9-11; Lc 12,32). Il Signore, come un Padre / Madre, nel far comprendere al suo popolo la sua tenerezza lo in-vita insistentemente alla conversione e al superamento di ogni formalismo religioso puramente cultuale ed este-riore. ancora possibile una nuova alleanza con la parte del popolo che accoglie linvito alla conversione, il piccolo resto, appunto (cf Ez 11,17; Is11,11ss). Lessenziale tornare alla purificazione della fede, circoncidere il cuore, la parte pi interiore ed im-portante delluomo dove nasce e si sviluppa la vera fede. Il sacramento della penitenza aiuta il nuovo Popolo a purificare e a sviluppare in maniera pi coerente e pi autentica la fede in Cristo Ges.

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Riflettiamo insieme sulla Prudenza.

Per cominciare Debolezza o prudenza?Per debolezza sintende lincapacit di reagire o di resistere, per mancan-za di energia, di forza morale. Per prudenza sintende latteggia-mento cauto ed equilibrato di chi simpegna nellevitare che dalle pro-prie scelte o comportamenti o deci-sioni possano derivare pericoli e/o danni per s o per gli altri.

Nel Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) scritto: 1806 La prudenza la virt che

dispone la ragione pratica a di-scernere in ogni circostanza il no-stro vero bene e a scegliere i mez-zi adeguati per compierlo. Luo-mo accorto controlla i suoi passi (Pr 14,15). Siate moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera (1Pt 4,7). La prudenza la retta nor-ma dellazione, scrive san Tom-maso sulla scia di Aristotele. Essa non si confonde con la timidezza o la paura, n con la doppiezza o la dissimulazione. detta auriga vir-tutum, cocchiere delle virt: essa dirige le altre virt indicando loro regola e misura. la prudenza che

guida immediatamente il giudizio di coscienza. Luomo prudente de-cide e ordina la propria condotta seguendo questo giudizio. Grazie alla virt della prudenza applichia-

Non a parole, ma con i fatti e nella verit:

le Virt Cardinali - La PrudenzaImmacolata Bontempo

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mo i principi morali ai casi partico-lari senza sbagliare e superiamo i dubbi sul bene da compiere e sul male da evitare.

1835 La prudenza dispone la ra-gione pratica a discernere, in ogni circostanza, il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per at-tuarlo.

Tutto molto semplice e chiaro per cui sottolineo soltanto alcuni concetti ri-spetto ai quali interrogarci nel segre-to del nostro cuore per poter poi pi facilmente passare dalle parole ai fatti nella verit:Cosa la prudenza e cosa la pru-denza cristiana? La prudenza una virt umana, propria, per esempio, di una persona che prima di fare del-le spese calcola bene le sue possibi-lit economiche oppure prima di par-tire riflette su tutto ci che pu esse-re utile portare con s per evitare di trovarsene sprovvisto. La prudenza si pu definire, invece, una virt cristia-na, quando viene usata dal cristiano come criterio in base al quale egli, in ogni circostanza, simpegna davanti a Dio prima a discernere il fine (come vero bene) che vuole perseguire e poi a valutare la bont dei mezzi da usare per raggiungerlo. Nella Bibbia scritto: Qo 5,1-2: Non essere preci-pitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferire parole davanti a Dio, perch Dio in cielo e tu sei sul-la terra; perci siano poche le tue pa-role. Infatti, dalle molte preoccupa-zioni vengono i sogni, e dalle molte chiacchiere il discorso dello stolto; Sir 4,23: Non astenerti dal parlare quando necessario e non nascon-dere la tua sapienza per bellezza; Sir 5,9: non camminare su qualsiasi sentiero. Domandiamoci: chiediamo

mai a Dio di farci crescere in pruden-za cristiana?Se, come dice il CCC, la prudenza ci deve aiutare in ogni circostanza a di-scernere il nostro vero bene e i mezzi adeguati per compierlo, allora, di fat-to, essa implicata in pressoch tut-ti i nostri comportamenti, in tutte le nostre piccole o grandi scelte quoti-diane. Scegliere, decidere, prendere posizione: questo lambito in cui la prudenza deve essere la virt che ci guida verso la santit cristiana ricor-dando che se certamente deleterio evitare di scegliere, decidere, pren-dere posizione per paura di sbaglia-re, lasciando che siano gli altri a deci-dere secondo i loro criteri, pu esse-re ancora pi deleterio decidere, sce-gliere o prendere posizione in modo non conforme a ci che Dio ci chiede. per questo che la Bibbia sottolinea fortemente la necessit della pruden-za illuminata dalla fede. Come, allo-ra, diventare esperti di prudenza cri-stiana? Occorre quasi sempre cam-minare contemporaneamente lungo diverse strade: 1) la strada della preghiera per ave-

re la luce da Dio (Sal 24,4: Fam-mi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri; Sir 39,7: Il Signo-re diriger il consiglio del saggio; Sap 7,7: Pregai e mi fu elargita la prudenza);

2) la strada della intelligenza per ca-pire, per esempio, quali persone ci possono aiutare nel nostro di-scernimento (Sir 6,6: Siano molti a vivere in pace con te, ma i tuoi consiglieri uno su mille; Sir 27,11: Non consigliarti con una don-na sulla sua rivale, con un pauro-so sulla guerra, con un mercante sul commercio non dipendere da costoro per nessun consiglio;

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Sir 37,7: Ogni consigliere sugge-risce consigli, ma c chi consiglia a proprio vantaggio);

3) la strada della docilit per valuta-re umilmente i consigli o i sugge-rimenti che ci vengono dati (Sir 13,10: La sapienza si trova presso coloro che prendono consiglio; Qo 4,13: Meglio un ragazzo po-vero ma accorto che un re vecchio e stolto che non sa ascoltare i con-sigli);

4) la strada dellesperienza, come memoria del passato che ci aiuta a comprendere il presente e a co-struire il futuro (Pr 8,5: Imparate, inesperti, la prudenza e voi, stolti, fatevi assennati);

5) la strada del coraggio per deci-dere di decidere, di scegliere, di

prendere posizione (Mt 7,21: Non chi dice Signore, Signore );

6) la strada del silenzio per ascolta-re umilmente quanto lo Spirito ci suggerisce e cos arricchire di buoni motivi le nostre scelte (Qo 3,7: C un tempo per parlare e un tempo per tacere; Bar 3,9: porgi lorecchio per conoscere la prudenza);

7) la strada dellattesa per avere pi tempo per riflettere, decidere, agi-re (Pr 19,2: Chi va a passi frettolo-si inciampa);

8) la strada della responsabilit lungo la quale ci si assume il carico de-gli effetti delle proprie azioni (Mt 10,28-29: E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere la-nima; temete piuttosto colui che

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ha il potere di far perire e lanima e il corpo nella Geenna. Due pas-seri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di es-si cadr a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, per-fino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete pi di molti pas-seri!); e, infine,

9) la strada dellamore per Dio e, di conseguenza, per i fratelli (tutto il Vangelo indica questa strada!) co-me unica e vera motivazione che ci aiuter a superare timori, con-suetudini, moda, conformismo, opinione pubblica, riluttanza, ecc., tutte cose, queste, che potrebbero indurci ad essere uomini che non si esprimono su nulla e che, dun-que, non testimoniano nulla Oc-corre, dunque, fare molta atten-zione a non chiamare prudenza ci che, in realt, soltanto falsa prudenza, che nulla ha in comune con la prudenza cristiana ma che, di fatto, come dice il CCC, debo-lezza, o timidezza, o insicurezza, o paura, o indifferenza, o superficia-lit, o passivit, o doppiezza, o, ad-dirittura, simulazione. In Mt 25,26 il Signore definisce malvagio e pi-gro il servo che al suo padrone di-ce: Ho avuto paura e sono anda-to a nascondere il tuo talento sotto terra. Dunque anche nei confronti della prudenza occorre avere pru-denza!

Credo sia importante, infine, riflettere bene su quanto sia importante valu-tare la bont dei mezzi che si usano per raggiungere il fine che si ci pro-posti: spesso si sente dire che il fi-ne giustifica i mezzi. Ne siamo sicuri? Domandiamoci davanti a Dio: ha sen-so non pagare le tasse e generosa-

mente offrire quel denaro (rubato) a un povero? Oppure ha senso non pa-gare il dovuto a un dipendente e poi mostrarsi sensibili e caritatevoli so-stenendo una Onlus (in realt non il dipendente che, sebbene a sua insa-puta, la sta sostenendo?!)

Per aiutare testa e cuore Sofocle (496 a.C.- 406 a.C.): Per agi-re con prudenza, bisogna sapere ascoltare.Simon de Bignicourt (1709-1755): La debolezza, nelle circostanze de-licate, si traveste sotto il nome della prudenza. Franois de La Rochefoucauld (1613-1680): La prudenza e lamore non sono fatti luna per laltro; via via che cresce lamore, la prudenza diminui-sce. Jean de La Fontaine (1621-1695): Amore, amore, quando tu ci possie-di, si pu ben dire: Addio prudenza. Guillaume-Chrtien de Lamoignon de Malesherbes (1721-1794): Biso-gna avere locchio ben addestrato per vedere la linea che separa la pru-denza dalla simulazione. Alessandro Manzoni (1785-1873): Que prudenti che sadombrano del-le virt come de vizi, predicano sem-pre che la perfezione sta nel mezzo; e il mezzo lo fissan giusto in quel punto dovessi sono arrivati, e ci stanno co-modi. Madre Caterina Troiani. Silenzio, pre-ghiera, tranquillit, prudenza.

Proposito Se ci impegnassimo attivamente nel trasformare la nostra naturale pru-denza in vera prudenza cristiana?

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Formare cristianamen-te attraverso larte, ri-flettendo sul dato di fe-de tramite la contem-plazione del bello, at-tualizzando nella pro-pria vita un contenuto specifico. Una sfida, un percorso di cresci-ta non solo per i gio-vani ma anche per gli animatori, una strada da condividere, una ri-scoperta delle opere darte presenti in chie-se e santuari (ma non solo, anche in musei e pinacoteche), con una rilettura non solo pura-mente estetica ma pro-priamente catechetica e catechistica. In questi mesi si proporranno al-cune piste di approfon-dimento che ciascun lettore potr approfon-dire secondo la propria sensibilit e, a sua vol-ta, proporre nel suo ambito pastora-le, altri itinerari pi congeniali al pro-prio contesto sociale, culturale ed ec-clesiale.

Perch lAnnunciata di Antonello da Messina?Perch il suo S un momento topico di tutta la Storia della Salvezza. Per-ch il suo S modello del S di ogni cristiano.

Percorso di catechesi con i giovani attraverso larte (1)

LAnnunciata di Antonello da Messina

Valerio Ciarocchi

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Pi precisamente si parla dellAnnun-ciata di Palermo, esposta nel palermi-tano Palazzo Abatellis. Rispetto ad al-tre Annunciazioni, questa ha delle ca-ratteristiche alquanto uniche ed ori-ginali.1 La Vergine ci viene presentata frontalmente, non presente lange-lo. Tre elementi importanti: il volto e le mani di Maria, il leggio postole di-nanzi.

Il volto di Maria Il volto della Vergine ammantato da un velo di colore blu cobalto, che si evidenzia ancor di pi sullo sfondo scuro e maggiormente per la luce, penetrante da una nicchia, solo im-maginabile, che ne evidenzia i tratti e li fa emergere gradatamente. Ver-so quella luce ella rivolge lo sguardo, verso destra. In questo dialogo pro-fondo con langelo, che si immagina nella stessa posizione dello spettato-re, la Madre di Dio assume unespres-sione pensosa, ma non grave n se-riosa. Le labbra ne evidenziano la se-renit e la seriet del suo Fiat.

Le mani di MariaLazione immortalata percepita dal movimento delle mani della Vergine: la destra sollevata a mezzaria quasi ad eco del suo Fiat, pegno di ade-

sione alla Volont di Dio. Il gesto rive-la una qualche significativa intenzio-ne: la mano sembra volere, in qual-che modo, prendere tempo per capi-re cosa le proposto realmente. Con la sinistra Maria tira il velo e lo stringe per unire delicatamente i suoi lembi sul petto, a coprire quello spazio cos intimo, dando lidea del raccoglimen-to dinanzi alla gratuit dellofferta di Dio a cui corrisponde la gratuit della libera adesione di Maria al progetto di Dio, sul quale ella sempre medite-r, custodendole nel suo cuore.2

Il leggio dinanzi a MariaPer molto tempo gli studiosi si sono chiesti cosa leggesse Maria nel mo-mento dellAnnunciazione, o meglio, cosa Antonello ha voluto che noi indi-viduassimo nel suo dipinto. Si ritiene di individuare un Magnificat, il foglio in movimento rappresenta lo Spirito Santo sotto forma di vento: le pagi-ne sono sollevate come da un soffio, che altro non sarebbe che una nuova rappresentazione dello Spirito Santo in forma di vento.

Una vita che ha ancora qualcosa da direLopera trasmette lidea di unAnnun-ciazione gi data dallAngelo. Non

1 Antonello di Giovanni de Antonio (1429/1430-1479) fu, nella seconda met del Quattrocen-to, uno dei pochi artisti, insieme a Piero e Giovanni Bellini, ad intendere completamente il rin-novamento artistico della scuola fiamminga e ad assimilarlo, coniugandolo con quella sintesi prospettica e formale propriamente italiana, arricchite dalla sua cultura squisitamente meridio-nale. In questa sua opera si nota una felice sintesi dei vari elementi stilistici che lo identificano. Per approfondimenti si legga: G. BarBera, Antonello da Messina, Electa, Milano 1998; P. Biscotti-ni, Antonello da Messina: lAnnunciata, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo (Mi) 2007; P. De Vec-chi, Antonello da Messina, in: P. De Vecchi G. raBoni (edd.), La nuova enciclopedia dellarte, Gar-zanti, Milano 1991; M. naro, Le Vergini annunciate. La teologia dipinta di Antonello da Messina, Sguardi, EDB, Bologna 2017; L. pericolo, The invisible presence: cut-in, close-up and off-scene in Antonello da Messinas Palermo Annunciates, in: Representations 107 (2009) 1, 1-29; T. pu-gliatti, Antonello da Messina: rigore ed emozione, Kals, Palermo 2008.2 Cfr. Lc 2, 18-21.

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si vede stupore attonito nello sguar-do della Vergine, piuttosto si osser-va la netta percezione di quel Fiat gi detto allAngelo e fatto proprio da Maria. La mano che tiene stretto il ve-lo sembra dire limportanza dellan-nuncio, del S di Maria, quasi ad es-sere custodito nellanimo della Madre di Dio. La mano protesa a chi guar-da pu essere intesa come un con-tatto tra la Vergine che accetta il suo compito e noi stessi, chiamati a dire il nostro Fiat. Le labbra chiuse della Vergine non sono mutismo sopraffat-to dallevento, ma custodia dellinno Magnificat che ella esprimer.

Per fare incontri significativi: a confronto con il modello di Maria ed attualit della sceltaIl tema : il S di Maria. Lobiettivo questo: il S di Maria il modello del S di ogni cristiano. Il percorso pu essere: vedere, ascoltare, dialogare, condividere, agire. contemplare lAn-nunciata di Antonello da Messina, osservando la pacatezza e la misura dellopera, la circolarit del dipinto, la geometria dei dettagli, i colori, utiliz-zati, lo sguardo di Maria, cosa fanno

le mani, lo scrittoio ed il suo spigo-lo. Quindi ascoltare: porsi in ascol-to attento del brano evangelico, far risuonare, nella meditazione perso-nale e nella preghiera, quanto que-sto episodio suscita in ciascuno di noi. dialogare e condividere: anzitut-to dialogare interiormente sia nella contemplazione del dipinto che nel-la preghiera silenziosa. Dunque con-dividere, confrontandosi in un dialo-go aperto fra pari. Infine agire: porre in essere atti concreti, dentro e fuori il gruppo, la comunit, per dare sen-so fattivo al momento di formazione e concretezza al proprio S, da subi-to, con azioni che siano mai slegate ma ben coordinate nellazione pasto-rale pi ampia della propria comuni-t dappartenenza (impegno nei va-ri ambiti pastorali, rinnovato slancio nelle proprie attivit, non solo eccle-siali, impronta cristiana nelle scelte quotidiane), che ognuno praticher secondo carismi propri e necessit comunitarie.

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1. PremessaMentre preparo queste note, mancano pochi giorni alla riunione del-le Camere della XVIII le-gislatura repubblicana.

Gli organi di informa-zione fanno rimbalzare nomi e formule, ipotesi di alleanze e previsioni programmatiche, quasi che la politica e le mas-sime istituzioni del paese fossero un puzzle da comporre, smontare e ri-comporre con una rapidit forsenna-ta e convulsa.

Da una parte e dallaltra, si ricono-scono novit, si plaude a disconti-nuit, come se il paese sia riuscito in passato a superare situazioni diffici-li rottamando il vecchio. E si dimen-tica che la faticosa costruzione della democrazia italiana ebbe s tanti gio-vani protagonisti in Assemblea costi-tuente, ma ognuno poggiava su soli-de tradizioni culturali e politiche e su guide che avevano sofferto sulla pro-pria pelle lunghi anni di solitudine, di esilio, di carcere, di umiliazioni. Oscar Luigi Scalfaro amava parlare del-la grande emozione provata nel suo primo intervento allAssemblea costi-tuente, proprio a testimoniare lalto

senso del dovere avverti-to dalla giovanissima leva di politici del dopoguerra.

2. Dallinsegnamento alla politicaFratello minore di Giusep-pe, di cui abbiamo parlato pi volte, Ermanno Dos-setti fa parte di quella ge-nerazione che si affaccia allet adulta fra il baratro della guerra e il disastro

morale, culturale e civile lasciato dal ventennio fascista.

L8 settembre del 1943 con lo sfascio delle nostre forze armate, la sua ca-sa a Cavriago in provincia di Reggio Emilia diventa punto di ritrovo degli antifascisti cattolici, ma solo il primo passo per la partecipazione attiva alla Resistenza nelle file delle formazioni cattoliche delle Fiamme verdi.

Finita la guerra, Ermanno non segue il fratello nellagone politico. Riman-gono contatti strettissimi fra il giova-nissimo canonista e costituente e il fratello minore, ma per questultimo si apre un cammino diverso: linse-gnamento di greco e latino al liceo, la presidenza della sua scuola, lim-pegno nelle istituzioni assistenziali locali. La politica con la p maiusco-

Ermanno Dossetti (1915-2008)il dovere e il servizio

nelle istituzioni della Repubblica

Andrea Fedeli

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la, i centri del potere sembrano re-stargli lontani. Forse diventano an-cor pi lontani quando il fratello Giu-seppe nel 1952 lascia il Parlamento e, pochi anni dopo, la politica attiva per avviare il suo profetico percorso di monaco.

Eppure la storia segue sentieri impre-vedibili e getta alluomo interrogati-vi improvvisi. Nel 1963, le autorit ec-clesiastiche locali e i vertici della De-mocrazia cristiana chiedono a Erman-no Dossetti di candidarsi alle elezioni della Camera dei deputati. la figu-ra giusta per parlare in Emilia Roma-gna a un elettorato che si rivolge tra-dizionalmente al Pci, ma soprattutto tira un vento nuovo nel paese. Si cer-cano nuove maggioranze politiche. Con i primi televisori entra nelle case italiane il volto assorto e determinato di Aldo Moro.

Il Concilio Vaticano II ha poi aperto una nuova primavera e tutto diventa pi fluido e pi incerto. Questo mi-te professore di provincia resiste al-le richieste che gli vengono fatte, sa che la sua strada linsegnamento. Le pressioni aumentano e Ermanno Dossetti finisce per accettare la can-didatura alla Camera.

Non per travolto da accese pas-sioni politiche, n solleva crociate, non lo spinge leco della campagna anticomunista del 1948. In punta di piedi, con profondo senso del dove-re che certo non sbandiera ai quattro venti, lascia linsegnamento e accetta di servire il Paese in un posto che non la sua cattedra di liceo e viene elet-to nella circoscrizione di Parma.

3. La IV Legislatura della Repubblica italiana (1963-1968): fermezza e mitezza Dal 1963 al 1968, Ermanno Dossetti interviene sei volte nellaula di Mon-tecitorio, pi volte nelle Commissioni parlamentari, segno del suo interes-se a costruire le norme giuridiche con umilt e in silenzio pi che ad appari-re sotto i riflettori.

Eppure quando c da porre un pun-to fermo Ermanno Dossetti non si ri-trae. Importantissimo rimane un suo intervento in Aula del 1967 sulla guerra del Viet Nam, in cui richiama le virt della prudenza e della costan-za per lasciare aperti canali diploma-tici di dialogo fra le parti in conflitto.

Nel 1964 firma la proposta di legge n.1156, per quellepoca straordina-riamente innovativa: Riconoscimen-to giuridico dellobiezione di coscien-za [dal servizio militare obbligatorio]. Accanto alla sua firma, ci sono nomi che ricompaiono nellalbum di fami-glia della democrazia italiana: Pistelli, Maria Eletta Martini, De Zan, Cossiga e tanti altri.

Come si legge nella relazione intro-duttiva, si vuole porre fine a quelle dolorose condanne per renitenza al-la leva che coinvolsero anche padre Ernesto Balducci e che sollevarono lira profetica di don Milani, definen-do terreni di impegno aperti a tanti giovani disposti a servire con moda-lit che non sono quelle della difesa armata. Da quella proposta sono ve-nuti, anni dopo, la legge sul servizio civile e, soprattutto, linsegnamento della Corte costituzionale secondo cui il sacro dovere di difendere la Pa-

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tria, sancito dallarticolo 52 della Co-stituzione, non riguarda solo la difesa armata e richiama tutti, uomini e don-ne, ad adempiere i doveri inderoga-bili di solidariet fissati dallarticolo 2 della Costituzione.

4. Il ritorno a casaNel clima incandescente del 1968 gli italiani tornano a votare: chi meglio di un professore che ha lavorato in Parlamento, con tenacia e discrezio-ne, pu intercettare tanta protesta e tanto malessere diffusi nellelettorato giovanile?

Come nel 1963, forse pi che nel 1963, ricominciano le pressioni su Er-manno Dossetti per una sua ricandi-

datura: autorit ecclesiastiche, verti-ci locali della Democrazia cristiana, lo stesso Aldo Moro. Ma questa volta Dossetti irremovibile: il suo rifiuto non una fuga sdegnosa, tantomeno uno sbattere la porta.

Dossetti solo consapevole che il suo servizio nelle assemblee rappre-sentative del popolo sovrano termi-nato. Vuole tornare allinsegnamen-to e allimpegno civile nella sua citt. Ci piace immaginarlo nei giorni caldi del giugno 1968, mentre a Roma in-tento a raccogliere carte e libri in una borsa, alzare lo sguardo su Aldo Mo-ro, sorridergli dicendogli: No grazie, ho deciso. Torno a casa. Da l vi conti-nuer a sostenere.

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Generazione digitale e new media

Nicola Antonazzo

Le forme di educazione contempora-nea, forse pi di quelle delle epoche passate, sono sempre pi strettamen-te legate alla comunicazione. Non esi-ste una buona pratica educativa che possa dirsi tale senza una buona pra-tica comunicativa. Essendo essenzial-mente una relazione, quella educativa legata in modo imprescindibile con la comunicazione: si educa comuni-cando.1 Una comunicazione che ha mantenuto, fino a pochi decenni ad-dietro, la parola (parlata e/o scritta) come strumento e la materialit/ter-ritorialit come luogo delle relazio-ni. I progressi tecnologici che hanno contraddistinto il secolo XX hanno au-mentato gli strumenti e ampliato gli spazi della comunicazione. Alcune in-venzioni, che col tempo hanno inizia-to ad occupare spazio e risorse nella nostra quotidianit, hanno permesso alla pratica comunicativa di andare al di l dei margini territoriali allinterno dei quali era solita realizzarsi ed esau-rirsi. Ci stato possibile, per esem-pio, con il telefono e con i suoi deri-

vati, lultimo dei quali, lo smartphone, ha incrementato leredit del suo an-tenato andando ben oltre la semplice funzione per il quale era stato pensa-to (telefonare) integrandosi con altri strumenti che ne hanno fatto un ibri-do tecnologico.2Quando unintera generazione, quel-la nata nel secondo dopo guerra, si era appena adattata alle innovazio-ni introdotte dalla prima rivoluzione tecno-comunicativa ed era riuscita a accogliere nel proprio vissuto espe-rienziale una buona dose di tali tra-sformazioni3, ecco giungere una se-conda generazione di strumenti e di esperienze di comunicazione: i new media. Un termine che al momento non facilmente inquadrabile e defi-nibile nei suoi contorni, vista e consi-derata la continua mutabilit alla qua-le esposto. Al pi possibile indivi-duare alcuni tratti che sembrano pre-sentarsi in maniera pi o meno co-stante: la pervasivit allinterno della vita personale; linterattivit; la condi-visione.4

1 Cfr. comitato progetto culturale cei, La sfida educativa, Editori Laterza, 2009, 144.2 Basti pensare al mercato delle fotocamere digitali che ormai non ha quasi pi ragion desse-re nel momento in cui possibile realizzare e modificare foto, anche di buona qualit, con un semplice cellulare. 3 Non questa la sede per approfondire ma immediato il rimando al ruolo che televisione ( soprattutto dagli anni 70-80 in poi) ha avuto nella vita di milioni di persone condizionandone lo stile di vita, sia sul versante dei consumi sia su quello delle relazioni private. 4 Cfr. comitato progetto culturale cei, La sfida educativa, 157.

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A coglierne le possibilit e, al contempo a subirne pi di altri i rischi sono proprio i giovani di quella genera-zione che si appresta a vive-re da protagonista il prossi-mo Sinodo e che stata va-riamente etichettata per lu-so, diremmo quasi natura-le, delle pi avanzate forme di tecnologia. Gi Benedetto XVI nel 2009, scrivendo per la Giornata Mondiale del-le Comunicazioni Sociali, in-dicava i giovani come i protagonisti di una vera e propria rivoluzione an-tropologica: le nuove tecnologie di-gitali stanno determinando cambia-menti fondamentali nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Questi cambiamenti sono particolar-mente evidenti tra i giovani che sono cresciuti in stretto contatto con queste nuove tecniche di comunicazione e si sentono quindi a loro agio in un mon-do digitale che spesso sembra invece estraneo a quanti di noi, adulti, hanno dovuto imparare a capire ed apprez-zare le opportunit che esso offre per la comunicazione.5 proprio il caratterizzante rapporto tra questa generazione e i new me-dia a rendere necessaria una presen-za educativa pi performante allin-terno di questi luoghi digitali. Par-liamo, non a caso di luoghi e non di strumenti. La rete a tutti gli effetti un luogo, un ambiente di comunica-zione, allinterno del quale si fondo-no dimensione formativa e informati-va. In quanto ambiente determina sti-

li di pensiero e crea nuove forme di relazione e, quindi, di educazione.6 Un nuovo ambiente, nuovi linguaggi, nuove forme di relazione che impon-gono agli adulti-educatori un nuo-vo approccio, lontano da vecchie ed inutili forme di demonizzazione ma attento, piuttosto, a forme originali di presenza e di accompagnamento. Le opportunit che il vissuto allinter-no della rete e lutilizzo dei nuovi me-dia offre sicuramente una conqui-sta di carattere epocale. Oggi, come stato possibile solo in poche altre occasioni della storia, alla portata di molti (ancora non di tutti) la pos-sibilit di abbattere muri e distanze incolmabili. La rete permette forme di relazioni basate sulla condivisio-ne del proprio vissuto quotidiano. La rete viene a configurarsi come un al-tro piano dellesistenza, che cammina su binari trasparenti e invisibili, il pi delle volte integrato con quello che cammina sulle strade pi o meno pol-verose e fracassate del nostro quoti-diano.

5 BeneDetto XVi, Messaggio per la XLIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 24 mag-gio 2009. 6 Cfr. a. spaDaro, Web 2.0. Perch internet una grande occasione di relazione, San Paolo, Mi-lano 2009, 15.

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I new media aprono scenari fino ad oggi solo immaginati in alcune narra-zioni7 e allo stesso tempo offrono op-portunit in tutti (o quasi) i campi del sapere. La stessa idea di conoscenza cambiata e con essa diminuita la carica di autorevolezza di chi in pas-sato era custode di tale conoscenza. Non si pi fruitori di notizie ma ge-neratori di news.Aumenta il numero delle relazio-ni, ma non sempre ci influisce sulla qualit di queste relazioni, dove per qualit decliniamo una serie di termi-ni come sincerit, trasparenza Il nu-mero di amici nella propria lista allinterno di un social network non sempre corri-sponde al concetto di ami-cizia fino ad oggi conosciu-to e condiviso. Sia che si tratti di seguaci (follower) sia che si tratti di pi gene-rici contatti la rete tende a creare il falso mito della ri-uscita (successo) personale dal conteggio dei contatti e/o dellapprovazione delle proprie idee ed esperienze (quanti like sono necessari per rendere un post importante?).I rischi presenti in rete assumono for-me simili a quelli di qualunque espo-sizione sociale non protetta e non ac-compagnata. Nessuno si sognerebbe di lasciare in mezzo ad una piazza il proprio figlio, eppure quanti genito-ri vigilano sulla presenza e la vita dei propri figli in rete?La distorsione relazionale dietro langolo e si presenta sotto forme an-

tiche ma sempre nuove: narcisismo ed esibizionismo, creazione di false identit, fuga dalla realt. Levoluzione che i new media han-no imposto sul piano antropologico richiede una nuova presenza: della famiglia, della Chiesa, delle agenzie educative in genere, di ogni adulto che abbia a cuore il futuro dei giova-ni. Non esistono soluzioni pre-confe-zionate: levoluzione dei new media cos veloce che il fenomeno di oggi tra un anno avr assunto connotati e dimensioni diversi e le soluzioni che oggi sembrano adatte e funzionan-

ti non lo saranno pi al mutare della stagione. La rete non va combattuta ma vissuta, nutrita di verit,8 di con-tenuti e di esperienze. Una presen-za attiva che prescinda dalla sempli-ce esplorazione ma che si converta in una presenza che permetta di esse-re accanto ai nostri ragazzi, di essere connessi con loro e sostenere la con-nessione dei loro desideri con la re-alt.

7 Una fra tutte: il Big Brother profetizzato da George Orwell quando nel 1949 pubblicava uno dei suoi pi celebri romanzi: 1984 (Nineteen Eighty-Four).8 Cfr. aa. VV., Educare ai tempi di Internet. Imparare, proporre e crescere nella rete, Editrice El-ledici, Leumann (TO) 2010, 76.

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Domande sul Sinodo dei giovani in dialogo con Giacomo DAlessan-dro, animatore di un centro al servi-zio dei poveri presente nella chiesa di San Pietro in Banchi a Genova

Da quattro anni provo a fare vita co-munitaria con altri ragazzi nei locali di una chiesa nel centro storico di Geno-va. Un luogo deputato da 35 anni al dialogo tra culture e religioni, a per-corsi di ricerca esistenziale e rete so-ciale. Di mio sono una sorta di vian-dante: il movimento lento, lincontro, la narrazione caratterizzano un po

tutte le mie attivit. Quelle di comuni-catore, quelle di camminatore, quelle di musicista. Si definisce cos Giaco-mo poco sopra i venticinque anni ani-matore di questo centro straordinario di condivisione, reciprocit, ricerca di cammino vocazionale per giovani che vogliono impegnarsi seriamente a servizio del Vangelo.Laboratorio privilegiato e appassio-nante di proposte maturate tra giova-ni che vogliono fare della loro qual-cosa di bello per loro stessi e per gli altri. Ho una passione per il Vangelo e la Chiesa che da 10 anni mi portano

a documentarmi, scrive-re e organizzare even-ti di approfondimen-to critico. Ho provato a smettere, ma niente. C troppo di buono da valorizzare, spesso offu-scato da troppo di mal-sano da denunciare e rimuovere. Molte cene-ri sopra le braci arden-

SINODO 2018

La Chiesa cresce per attrazione

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ti, come diceva Martini. E in un mon-do cos complesso, abbiamo bisogno di tornare alla radicalit limpida delle braci originarie.

A Giacomo domandiamo: un gio-vane della chiesa di Genova, cosa si aspetta dal Sinodo dedicato ai giovani?Se permetti la battuta, un giovane della chiesa di Genova non sa nem-meno che ci sar un Sinodo, nel no-stro feudo pur-troppo la chiesa di papa Francesco ancora non arri-va. Personalmen-te, dal Sinodo mi aspetto un cam-bio di approccio da parte della ge-rarchia ecclesia-stica (perch ricordiamo che questi consessi non li conduce il Popolo di Dio che la Chiesa, ma la gerarchia che una piccola parte uniforme di Chiesa). Mi aspetto quello che si stan-no impegnando a fare con tanta buo-na volont: mettersi in ascolto delle voci libere di tanti giovani diversi, cre-denti e non credenti, per ricevere da loro una lettura della realt globale, locale, e della chiesa stessa. Mi aspet-to la capacit di non starsene dei con-tributi giovanili clericali (rischiano di essere i pi), ma che sappiano capire da dove arrivano i contributi pi origi-nali e rappresentativi, le intuizioni pi qualitativamente sensate per rispon-dere ai segni dei tempi. Mi aspetto in-fine che si abbia il coraggio di sbloc-care alcune riforme attese da troppi anni, penso al diaconato femminile (che ricchezza libererebbe nella chie-sa mondiale!), la fine dei seminari su

modello tridentino, percorsi vocazio-nali in grado di valorizzare davvero i diversi carismi espressi dai giova-ni nel mondo, non soltanto quei ca-rismi che rientrano negli stretti para-metri dellinquadramento ecclesiasti-co. Non vero che sono calate le vo-cazioni, sono calate questo tipo di vocazioni pre-confezionate, che non impattano pi sulla vita e sulla realt delle persone.

Secondo la tua esperienza, la Chie-sa nelle sue forme, strutture e litur-gie ancora attraente per un gio-vane?So che per alcuni queste saranno pa-role insopportabili, ma bisogna accet-tare che molti giovani credono no-nostante le forme, strutture e liturgie della Chiesa. Da tempo queste co-se sono, di fatto, controproducenti a percorsi di fede adulta. Non per nien-te negli ambienti ecclesiali la qualit delle persone si drasticamente ab-bassata, rispetto agli anni post-con-ciliari. Lossessione dellomologazio-ne (scambiata per comunione) unita allimmobilismo pachidermico (che fa restare in maniera crescente fuo-ri dal tempo) ha tolto alla chiesa le energie migliori. I giovani pi sve-gli sono i primi ad andare altrove ad esprimere i loro talenti, piuttosto che rimanere invischiati in ambienti stan-

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tii, dove per smuovere un centimetro devi lottare contro frotte di anziani formati a linguaggi incomprensibili e a strumenti decisionali anti-democra-tici. Quello che ancora attraente per i giovani limpegno radicale e civi-le di tanti credenti che agiscono nella societ, a partire dal Vangelo, in Cri-sto per lUomo. Molti giovani sono in cerca di senso forte per la loro vita, di mission valide in cui tradurre le lo-ro grandi capacit ed esperienze.

Il Sinodo alle porte: un giovane che vuole seguire Ges cosa do-manda alla chiesa oggi? difficile dirlo, dal momento che mai lo si chiede. A questo pu servire il Si-nodo: capire quali domande porre ai giovani, nella speranza di ottene-re delle risposte utili a migliorare gli ambienti educativi. Nella mia limitata esperienza vedo che molti giovani re-agiscono bene in situazioni esperien-ziali forti: il viaggio, il cammino, la mis-sione, il volontariato, la vita comunita-ria Ci sono giovani che hanno fat-to tutti i percorsi parrocchiali dispo-nibili, e da adulti si accorgono di non aver mai fatto un percorso di qualit per comprendere i Vangeli. Altri si ac-corgono di aver fatto tante parole sui valori, ma di non sapere da che parte cominciare per metterli in pratica. Al-

tri ancora hanno bisogno di strumen-ti per fare discernimento, ma la for-mazione per essere accompagnatori equilibrati, magari su modello igna-ziano, non certo di tutti i preti e re-ligiosi. Le nuove generazioni general-mente vogliono partire dal fare. An-che perch hanno ben altre preoccu-pazioni che fare salotto o retorica va-loriale. Se la fede che si presenta loro credi o non credi in Dio, allora non interessa pi a nessuno, perch non ha nulla a che fare con la vita vera. De-vono studiare, trovare lavori, aumen-tare curriculum, capire chi sono, do-ve vanno, quali stimoli siano distrazio-ni, quali desideri siano sopiti, dove va il mondo, come incidere su una realt complessa, come far fronte a esigenze materiali che paiono insormontabili e angoscianti Si chiedono se sia anco-ra possibile appartenere a qualcosa, o se sia doveroso andarsene, sperimen-tare laltrove, e come tenere insieme percorsi individualistici pur cercando relazioni forti, un ambiente in cui sen-tirsi a casa. Le esigenze si sono indivi-dualizzate e moltiplicate. Per questo la vecchia parrocchia o il vecchio parro-co oberato di liturgie non possono ri-spondere se non a un pugno di gio-vani. Servono team pastorali con una rete di proposte di qualit pi affida-bile, il cui fine non sia portare i gio-vani in parrocchia, ma fare strada ac-canto a loro ovunque siano, offrendo stimoli e spunti di crescita interiore ed esistenziale. E sul livello adulti e famiglie, ricostru-ire delle comunit domestiche, fuori dal tempio, dove si condivida la vi-ta, si trasmetta il Vangelo, si facciano scelte coraggiose insieme per essere lievito nella pasta.

Fonte: Citt nuova

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RICORDA: lOpera di questo Istituto di Dio!

Madre Maria Tita

Dal seme ai germogliIl giorno 14 di Settembre Mercole-d, giorno dellesaltazione della SSma Croce, partirono dAlessandria pel Gran Cairo, o Cairo nuovo ove felice-mente giunsero in tal d circa le ore 4 pomeridiane1. C un giorno, unora che segna in modo profondo la vita dei discepo-li del Signore, come pure delle sue opere. Cos avviene per le Religiose Francescane (Missionarie). Dentro questo tempo abitato dalla presenza dellAltissimo si situano gli inizi della missione in un Paese co-smopolita, in unarea geografica cli-maticamente, socialmente e religio-samente diversa da Ferentino.Primo segno della loro operosit laccoglienza di una fanciulla adottata da famiglia cattolica fin dalla nascita, e affidata loro per renderla da Musul-mana cattolica2; subito dopo danno principio alle Scuole con pochissime Scolare3. Assecondano il desiderio di famiglie del Cairo Vecchio che chie-dono di aprire col una scuola. Di vi-tale importanza lapertura a giova-ni che vogliono iniziare il cammino di sequela. E tutto va progredendo.

Appena un anno dopo, un grup-po di Moret-te sono invia-te al Mona-stero di Clot Bey Cairo - da parte del Missio-nario Don Bia-gio Verri addetto a salvare ed a riscat-tare i bimbi e le bimbe

nere. Sono le prime pietre fondamen-tali di unopera4 che risposta ai bi-sogni del tempo e del luogo. Sar la messe ubertosa particolarmente ac-colta e teneramente amata. Inizia cos unintensa e viva collaborazione per il Riscatto durata fino alla morte di don Verri (1886).

1 Suor Maria Caterina di Santa Rosa, Narrazione dellapertura del Monastero di S. Giuseppe nel Gran Cairo (1859-1887), (a cura di sr. M. Teresa Todaro), Grottaferrata (RM) 1994, p. 20.2 cfr Narrazione, p. 23.3 cfr Narrazione, p. 25.4 cfr Narrazione, p. 26.

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Insegnamento, accoglienza, ospitali-t, riscatto, formazione, con aper-tura a tutti, senza alcuna differenza di razza, religione, ragione sociale e con particolare attenzione riservata agli ultimi, ai pi poveri: sono i ger-mogli del seme deposto in Ferentino (1835), sono i tratti che vanno deline-ando il volto missionario delle Reli-giose.

Loltremare ora ha un nome: Egit-to, e la forza dirompente dei virgulti spacca la corteccia dellalbero di Fe-rentino per generarne uno nuovo.

Suor M. Caterina parte per la missione come semplice Re-ligiosa, come una del grup-po. In verit lei custode e portatrice del carisma che il Signore, a suo tempo, le fece intendere. Levento di Malta d gi ragione della sua ma-ternit, in Egitto tale mistero e ministero si compie attra-verso la Chiesa. per espres-sa volont del Vicario Apo-stolico, Mons. Pasquale Vui-

cic, che nel 1862 Suor M. Caterina nominata Presidente, ossia Superiora locale; nel 1863, a seguito dello Scru-tinio, ordinato sempre da lui, viene eletta Badessa5, Nel Gen.ro del 1863 ebbi il vero dispiacere di essere fatta Badessa, che fui costretta ad accettar-lo per S. obbedienza dal detto Vicario Apostolico Vuicic dicendomi che era volont di Dio6.

Il timone della barca nel-le sue mani e spetta a lei ge-stire anche i rapporti con le sorelle di Ferentino. Per va-ri motivi le relazioni diventa-no sempre pi difficili. Non giovano, a tale proposito, i contatti personali mediati in parte dallex Badessa Ca-stelli. Purtroppo, la questio-ne dovuta soprattutto alle divergenze tra Vicario Apo-stolico e Vescovo di Feren-tino. Una diatriba che apre

la via alla separazione tra Religiose di Ferentino e Missionarie del Cairo. La vicenda seguita dalla Congregazio-ne di Propaganda Fide, che molto so-stiene queste ultime attraverso il me-

5 cfr Narrazione pp 34-35.6 Suor Maria Caterina di Santa Rosa, Lettere e Propositi (a cura di sr. M. Teresa Todaro), S. Maria degli Angeli Assisi (PG) 1992, n. 296, p. 348

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desimo Prefetto, cardinale Alessan-dro Barnab. Con questi e con altre personalit di Propaganda Madre M. Caterina intrattiene buoni rapporti e segue umilmente e saggiamente le indicazioni della Madre Chiesa.

Questa situazione motivo di grande dolore e di tanta sofferenza, specie per Madre Caterina. Nel momento in cui le Religiose di Ferentino rinuncia-no liberamente e definitivamente alla missione di Egitto, le altre sono chia-mate a decidere se lasciare per sem-pre tale missione oppure continuare e quindi separarsene. Davvero grande lo stato di coster-nazione! Ma in tutto questo c un preciso progetto che Dio stesso por-ter a compimento. I germogli di ca-rit fioriti in questi anni di presenza ir-rompono verso la vita di un nuovo al-bero che sar piantato lungo le rive del Nilo. Colei che porta in seno il Dono a lei affidato, cos legge e contempla la nuova missione:La popolazione ci vede di buon oc-chio e ci ama, dopo dunque una fati-ca inesprimibile di anni 6, tante pene, stenti e sudori, ora che si sta racco-gliendo il frutto lasciare lopera di Dio cos? no davvero!... Ma se le Mona-che di Ferentino, mie amatissime So-relle, vogliono la divisione, io per par-te mia, e le altre Consorelle con me non la vogliamo decisamente e per-ch troppo amore portiamo a quella casa di Dio (si riferisce al monastero di Ferentino) dove ricevemmo il Sacro Abito Religioso7.

Lo sguardo umano - sapienziale di Madre M. Caterina anche profeti-co: che lE.mo Prefetto accordi que-sta divisione ad tempus, perch dalla poca esperienza che ho, veggo che le cose presto cambiano di faccia8.

Ed ecco, il consumarsi di una appa-rente lacerazione e contraddizione diviene il momento pi alto di fecon-dit e novit, perch condurr alla nascita del nuovo Istituto.

Dai nuovi germogli il nuovo alberoLiter ecclesiale per il riconoscimento del nuovo Istituto giunge alla sua fase ultima e decisiva.

7 Lett 56, p. 72.8 Lett 56, p. 72. Madre M. Caterina stata proprio profetica, infatti il 19 giugno 1896 avviene lunificazione con le religiose di Ferentino.

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Nella riunione generale di Propaganda Fide, avuta il 30 giugno 1868 stabilisco-no: poich le Monache del Monastero di Ferentino di S. Chiara della Carit nuo-vamente dichiarano di non voler pi attendere alla Mis-sione dEgitto, alla quale, se-condo la risoluzione capito-lare del 15 febbraio 1859, alcune loro sorelle furono inviate, e poich quelle che andarono in Egitto espressero il pro-posito di continuare la loro buona opera a favore della predetta missio-ne e di non lasciarla, gli Eminentissi-mi Padri stabiliscono che le predette monache si separino vicendevolmen-te e il Reverendissimo Padre Ministro Generale di tutto lordine di S. France-sco, raccolti i pareri del Vicario Apo-stolico dEgitto, proceda allistituzio-ne canonica della predetta famiglia, permettendo che essa si governi, co-me esperimento per un sessennio, se-condo le regole, approvate nella riu-nione generale del 30 luglio 1866 dal-la S. Congregazione per le suore Terziarie di Glasgow, appor-tandovi quelle mo-difiche che si riter-ranno necessarie per la diversit dei luo-ghi, Cos Alessandro Cardinale Barnab Prefetto e Relatore. Dalludienza papale avuta il 5 luglio1868.

S. S. Pio IX, approv benignamen-te in ogni sua parte le sopradette riso-luzioni degli Eminentissimi Cardinali9.

Finalmente i germogli irrompono a nuova vita. Un nuovo albero pian-tato lungo le rive del Nilo, un nuovo dono dato alla Chiesa:

lIstituto delle Francescane Terziarie del Cairo,

5 luglio 1868

(continua)

9 Monumenta Historica II, (a cura di Sr. M. Teresa Todaro), Citt Nuova, 2000, doc. 272, pp. 417-418. Narrazione, p. 69

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My 60th anniversary as a Franciscan Missionary of the I.H.M.: not a minu-te of regret.My 60th anniversary as a spouse of Christ, was celebrated on Sunday April 15. It was such an uplifting ce-lebration and I owe it all to my great communi-ty. In sickness and in health they all worked together to make this oc-casion a very spe-cial one for me. My relatives came from different sta-tes to celebrate with me, to make the day even mo-re joyous. The fact that the Bishop was there made it very exceptio-nal and his special words at the ceremony were admi-rable. His quote of the Holy Father Pope Frances that we and all the religious sisters are to mother the Worlds Children were very impor-tant in todays world.The combined choirs in which I sing enhanced the liturgy with their singing and orchestra. The Color Guards ( the Knights of Columbus ) escorted the bishop to the altar and out of church. The entire liturgical

celebration was an uplifting expe-rience for all.The festivities continued at the re-staurant with a dinner which was a great witness for us sisters that cap-tured the attention of everybody.

I thank Almighty God with t h e words of St. Ignatius of Loyola:

Take My Heart O Lord.Take my hopes and dreams.

Take my mind with all its plans and Schemes.

Give me nothing more than Your Love and grace.

These alone are enough for me.

60th Anniversary Sister M. Bianca Camilleri

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60mo anniversario di professione co-me Suora Francescana Missionaria del Cuore Immacolato di Maria: non un mi-nuto da rimpiangere.Lanniversario del mio 60mo come sposa di Ges Cristo stato celebra-to il 15 aprile 2018. stato un avveni-mento molto edificante e tutto que-sto lo devo alla mia comunit. Nel-la malattia e nella salute tutte han-no lavorato assie-me per preparare questa ricorrenza speciale per me.I miei cugini han-no viaggiato dalla California e Michi-gan, due Stati lon-tani, per venire a celebrare con me e rendere la cele-brazione pi gio-iosa.Il Vescovo ha pre-sieduto la Cele-brazione Eucaristica, fatto ecceziona-le e le sue parole alla fine della mes-sa sono state le stesse che il Santo Padre, Papa Francesco, ha detto: Le religiose dovranno essere mamme ai bambini di oggi. Parole molto im-portanti specialmente nel mondo di oggi.Le due corali, alle quali io prendo par-te, hanno cantato assieme con lor-chestra e hanno arricchito la Liturgia.

The Knights of Columbus (le Guardie che sempre scortano il vescovo) han-no accompagnato il vescovo allaltare e fuori della Chiesa. Tutta la Liturgia stata speciale. La festa continuata col pranzo. stata una grande testimonianza per tutti, una celebrazione che ha attirato lattenzione di tutti.

Io ringrazio il Signore con le parole di SantIgnazio di Loyola:

Prendi il mio cuore Signore.Prendi le mie speranze e i miei sogni.

Prendi la mia mente con tutti i miei piani.

Donami niente pi fuor che il Tuo Amore e la tua grazia.

Questi soltanto mi bastano.

60mo Anniversario Suor M. Bianca Camilleri

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Gioia suona nei nostril cuori, Ges ci ha fatto cantare cosi. Veramente que-sto il giorno che il Signore ha pre-parato e santificato per sposarci e ac-coglierci tra le sue predilette. Il 6 Maggio 2018, in occasione della festa della nostra Beata Madre M. Ca-terina Troiani, giorno special per lIsti-tuto, abbiamo avuto il privilegio di di-re con gioia il nostro S allo Sposo Ges Crocifisso nudo e abbandonato sulla croce. Questo evento special si svolto in casa generale a Roma. Eravamo cir-

condate da parecchie suore prove-nienti dalle communit vicine e tan-ti amici venuti a condividere la no-stra gioia. Hanno concelebrato sei sacerdoti di cui due del Ghana, frate Joseph Blay e padre David Amakye. Ha presieduto la celebrazione padre Mario Micallef maltese, religioso dei Missionari di San Paolo. Davanti allassemblea ci siamo senti-te con il cuore pieno di gioia, I nostril volti erano luminosi e i nostri occhi lu-centi come non mai per pronunciare le nostre parole tanto desiderate: CI

Grazia su grazia Sr. M. Lydia e Sr. M. Bernice

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HAI CHIAMATO, ECCOCI, SIGNO-RE!.Inimmaginabile quanto il nostro cuore fosse gonfio damore per il Si-gnore! Eravamo pronte per pronun-ciare il nostro S al Signore pubbli-camente. Siamo di Cristo, Lui la nostra ra-gione di essere, ogni nostra speran-za, il sogno che abbiamo desiderato di abbracciare per tutta la nostra vi-ta. Non importa cosa succeder, ab-biamo detto S a Colui che il no-stro pi grande desiderio e restere-mo sempre sue.

Lunico desiderio dei nostri cuori dire S. S al nostro Amore e Sposo della nostra vita. Lunico sogno che eve-vamo si realizzato. Abbiamo pronuncia-to S al nostro Amore, non c spazio per un altro amore. S, non c nessun altro amore nei nostril cuori. Signore, dacci la grazia di essere sottomesse e obbedienti alla tua Divina Volont.

Questo il nostro canto di gratitu-dine allOnnipotente che ci ha chia-mate nella sua vigna e lavorare per la salvezza delle anime. La nostra pre-ghiera che possiamo seguire sem-pre Lui, sullesempio di San France-sco, nostro Padre Serafico e imitare la nostra Fondatrice, la Beata M. Cateri-na, madre dei poveri e dei bisognosi. Vogliamo vivere proprio come ci stato detto dal celebrante nellome-lia: Non siamo pi chiamate serve ma amici del Signore, che ci ha scelte

e chiamate per andare e portare frutti duraturi. E ancora, accogliendo il co-mandamento che il Signore ci ha da-to: AMATEVI GLI UNI GLI ALTRI CO-ME IO HO AMATO VOI (Jh 15;19-17). Infine ci ha ricordato che la no-stra vita deve essere di Spose, Madri, Sorelle e Apostole, seguendo le or-me di Madre Caterina.

Abbiamo pronunciato il nostro S per sempre, siamo in cammino, quin-di chiediamo la preghiere di tutti. La

grazia di Dio sia abbondante nel no-stro cammino per essere fedeli a Lui e allIstituto finch riceviamo la croce dello sposo.

Che la gloria di Dio brilli sul nostro Istituto per rendere tutte le sorelle pi pure e fedeli a Lui. LUNGA VITA AL NOSTRO ISTITUTO!!!.

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ia Vogliamo esprimere la nostra gratitu-dine allex-superiora generale Madre M. Anna Muscat che durante il suo mandato ci ha concesso di soddisfa-re il nostro desiderio di scelte di vita. A Madre Maria Tita, superiora gene-rale, la ringraziamo di cuore per tut-to quello che fatto nel preparaci a di-re liberamente il nostro S allo Spo-so. Il nostro grazie va alla maestro, Sr. M. Bernarda Ribeiro che si dedicata come una madre nellaiutarci ad an-dare incontro al nostro Sposo. A Sr. M. Paola Fortunio e a Sr. Maria Jos Junqueira diciamo un grazie specia-le per lentusiasmo e lo zelo nel dar-

ci il meglio di loro per essere buone spose. Non possiamo dimenticare Sr. M. Stacie Gagnon che ci ha insegna-to la musica, Dio la benedica e le dia tanta forza. Grazie alle sorelle della-fraternit.

Siamo molto grate e ringraziamo tut-te per averci formato con esempi di vita concreta. Niente pu esprime-re la nostra sentita gratitudine a tutte voi. Diciamo di cuore:

Dio vi benedica.

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6 maggio:

abbiamo celebrato il Tran-sito di Madre M. Cateri-na col nostro grupp degli Amici di Madre Caterina. stato un pomeriggio col-mo della presenza spiri-tuale della Madre.

Glassboro: Celebrating the passing of Mother Catherine with our group, Friends of BCT. It was an afternoon filled with the spiritual presence of our be-loved Mother.

Da Glassboro USA

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a Eccoci, Signore, siamo qui insieme per Te!

Sr. Mariam Badr

In occasione della festa della nostra Beata Madre Fondatrice, ho avuto la grazia di trovarmi in Cairo, a Clot-Bey, dove ero appena ritornata da tre giorni, dopo due anni di missione in Guinea Bissau. E stato un momento di grande gioia anche perch assie-me alle sorelle di Clot-Bey erano con-venute, nella casa madre, le consorel-le delle fraternit vicine, di Kasr el Nil e di Beni Suef.

Dopo esserci scambiati gli auguri ab-biamo partecipato alla solenne con-celebrazione eucaristica presieduta dal Vicario apostolico, Mons. Adel Za-ki, e concelebrata dal Nunzio aposto-lico, Mons. Bruno Musar, il suo se-

gretario, Mons. John Tomas, e il no-stro cappellano, padre Vincenzo Ian-nelli ofm. Il vescovo, nella sua omelia, ci ha esortate a seguire le orme delle nostra Beata Madre in un cammino di santit, suggerito da Papa Francesco, cammino fatto di Preghiera, Pover-t e Pazienza. La celebrazione sta-ta animata dai canti delle suore e del-le novizie, guidate da Sr. M. Eleonora. La cappella rinnovata e adorna di fio-ri era molto bella.

Ho sperimentato, in questa occasio-ne, quale grande dono ci ha fatto il Signore chiamandoci a vivere in fra-ternit. Veramente Dio ci ama tanto, ma noi non sempre riusciamo a com-

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Provincia Santa Chiaraprendere questo amore e i tantissimi doni con cui ci arricchisce; tra questi il dono della vita fraterna! Per que-sto con immensa gioia ho detto a me stessa, con il salmista: Com bello che i fratelli vivano insieme (Sl 131,1).

Dopo lEucaristia ci siamo ritrovati tutti insieme in refettorio a condivi-dere unagape fraterna preparata con tanto amore dalle sorelle di Clot-Bey e dalle novizie con la loro formatrice. La gioia era visibile nel volto di cia-scuna sorella e ho goduto nel ritro-varmi in mezzo a loro. In me cre-

sciuta una gratitudine immensa e un senso di profonda comunione. Prima di lasciare Clot-Bey, Mons. Musar si fermato alquanto tra noi ed sta-ta fatta una foto ricordo di questo bel giorno.

Ti ringraziamo, Signore, per il dono della vita fraterna. Donaci la capacit di viverla ogni giorno di pi, seguen-do lesempio del nostro Padre S. Fran-cesco e della nostra Beata Madre Ca-terina affinch possiamo realizzare la tua volont in ogni nostra fraternit.

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Sono state giornate di conoscenza e approfondimento quelle trascorse tra il 3-6 aprile, in auditorium IMMA-COLATA presso il convento di san Salvatore in Gerusalemme.

Un appuntamen-to che si rinnova ogni anno -nella settimana dellot-tava di Pasqua- offerto dallo STU-DIUM BIBLICUM F R A N C I S C A -NUM, e nel quale vengono tratta-ti vari argomen-ti biblici. Lobiet-tivo curare la-spetto scientifico e pastorale. Gli argomenti vengono presentati da specialisti in Sacra Scrit-tura provenienti dallo Studium Bi-blicum Franciscanum in Gerusalem-me e dallItalia, e le tematiche ven-

gono presentate in modo semplice. Questanno il tema era PROFETI E PROFETISMO. Inoltre ogni giorno il corso offriva una visita guidata in vari luoghi nella Citt Santa.

Il corso stato terminato con una escursione in Sa-maria dove in ogni luogo veniva letto il brano spe-cifico dalla Sacra Scrittura che ricorda il luogo dando lavvio alla nostra imma-ginazione che ci metteva una volta tra Ges e la sa-maritana l presso il pozzo di Giacobbe unaltra vol-ta stendeva una scala tra il cielo e la terra sopra un mucchio di pietra in Bet-El chi sa forse una di quel-

le pietre potrebbe essere quella che Giacobbe ha usato come guanciale per dormire.

Profeti e profetismoSr. M. Alaa

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Provincia San Francesco

Nossa vida deve ser movida pela sen-sibilidade voz de Deus, que nem sempre condiz com os projetos que criamos a partir de ns. Possivelmen-te, o plano de Jos era de se casar com Maria e com ela constituir uma famlia, mas, justamente neste mo-mento Deus intervm na histria da humanidade, decide mandar seu Fil-ho ao mundo atravs da famlia de nazar.Jos certamente no compreendeu o mistrio da encarnao de Deus por meio de Maria, mas em sua sensi-bilidade soube ouvir a voz do Senhor por meio do anjo que lhe aparecera em sonho, no hesitando em tornar-se ento o protetor do to esperado cumprimento da Promessa de Deus.Quo bela deve ter sido a convivn-cia entre ambos! Um Deus que se faz criana, deixando-se ser instrudo por Jos, e Jos por sua vez, se pleni-fica de graa, da doura de um Deus que se entrega aos seus cuidados. Do mesmo modo que Jesus crescia em idade e graa, Jos crescia em virtudes! Depois de Maria, ningum esteve to perto de Jesus como ele. At voltar para junto daquele que tambm estivera com ele na terra, Jo-s se consume at a ltima gota para cuidar de Jesus e Maria e no deixa faltar-lhes nada! Por isso conhecido como o santo da providncia.

Madre Catarina tinha uma grande confiana em So Jos. Considerava-o o superior, o patro da casa, o te-soureiro, o guardio... E mais de uma vez aconteceu que a bolsinha da pro-vidncia que foi por ela pendura-da, com confiana, no pescoo e no brao deste seu amigo e protetor, de manh, continha o dinheiro de que precisava... A casa de Clot-Bey era de-dicada a ele. Procurava-se um quadro

So Jos, o Pai da ProvidnciaTamires Fernanda Silva (novia)

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itde So Jos para pr na Igreja, mas, no Egito, era impossvel encontr-lo, seria preciso mandar vir da Itlia. De repente, chegou um pacote. Quem mandou? O que contm? Perma-neceu alguns dias espera de que algum o reclamasse e, finalmente, as irms decidiram abri-lo. Continha um grande quadro que representa-va a morte de So Jos. Nunca nin-gum soube quem o mandara.Estavam todas mesa. A Madre, depois da bno diz: Filhin-has, no temos po, somos pobres como So Franci-sco, porm no temais por-que So Francisco e So Jos pensaro em ns... Depois de meia hora che-garam duas cestas de po.O Cairo foi agitado por um grande terremoto. As casas em

torno da comunidade de Clot-Bey ruram, a parede do noviciado se abriu de tal modo que se podia en-trever o cu. As irms estavam ater-rorizadas. Veio Madre Catarina com toda a sua calma, trazendo na mo medalhas de So Jos. Disse: Ficai calmas, So Jos pensar nisso tam-bm. E coloca as medalhas nas bre-chas das paredes que, logo em se-guida, se fecharam...

Faamos como Madre Catari-na, que tinha tanta confiana

na providncia de So Jo-s, que nunca foi desam-parada por ele.Por fim, aprendamos com So Jos: Ele foi guardio

de Cristo na terra, sejamos tambm guardis do Cristo

que habita em ns.

La nostra vita deve essere mossa dal-la sensibilit alla voce di Dio, che non sempre va daccordo con i proget-ti che creiamo a partire da noi stessi. Possibilmente, il piano di Giuseppe era di sposarsi con Maria e con essa costituire una famiglia, ma, proprio in questo momento Dio interviene nella storia dellumanit, decide di manda-re il suo Figlio nel mondo mediante la famiglia di Nazareth Giuseppe certamente non ha capito il mistero dellincarnazione di Dio per

mezzo di Maria, ma nella sua sensibi-lit ha saputo ascoltare la voce del Si-gnore tramite langelo che gli appare in sogno. Giuseppe allora non ha esi-tato di essere il protettore del tanto aspettato compimento della Promes-sa di Dio. Quanto bella deve essere stata la convivenza tra i due! Un Dio che si fa bambino, lasciandosi istruire da Giu-seppe, e Giuseppe a sua volta, si ri-empie della grazia, della dolcezza di un Dio che si consegna alle sue cure.

San Giuseppe, il Padre della Provvidenza

Tamires Fernanda Silva (novizia)

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Provincia San FrancescoAllo stesso modo in cui Ges cresce-va in et e grazia, Giuseppe cresceva in virt! Dopo Maria, nessuno stato cos vicino a Ges come lui. Fino a ri-tornare presso Colui che era con lui vissuto in terra, Giuseppe si consuma fino allultima goccia per curare Ge-s e Maria e non lasciare mancargli niente! Per questo conosciuto co-me il santo della provvidenza.Madre Caterina aveva grande fidu-cia in San Giuseppe. Lo considerava il superiore, il padrone della casa, il tesoriere, il guardia-no... E pi di una volta suc-cesso che il sacchetto della provvidenza appeso al collo di questo suo amico e pro-tettore, di mattina, contene-va i soldi di cui aveva biso-gno.La casa di Clot-Bey era dedi-cata a lui. Si cercava di otte-nere un dipinto di San Giu-seppe per la Chiesa, ma, in Egitto, era impossibile tro-varlo, era necessario farlo ve-nire dallItalia. Nel frattem-po arrivato un pacco. Chi lo aveva inviato? Cosa con-teneva? Per alcuni giorni si aspettato che qualcuno lo ri-chiedesse ma, finalmente, le suore hanno deciso di aprir-lo. Conteneva un grande quadro che rappresentava la morte di San Giuseppe. Mai nessuno ha saputo chi laveva mandato. Erano tutte a tavola. La Madre, do-po la benedizione dice: Figliole, non abbiamo pane, siamo povere come San Francesco, per non avete pau-ra perch San Giuseppe ci penser... Dopo mezzora sono arrivate due ce-ste di pane.

Il Cairo fu agitato da un grande terre-moto. Le case attorno della comunit di Clot-Bey crollarono, la parete del noviziato si aperta in tal modo che si poteva intravedere il cielo. Le suore erano terrorizzate. Madre Caterina venuta con tutta la sua calma, portan-do delle medaglie di San Giuseppe. Dice: State tranquille, San Giuseppe penser anche a questo. E mettendo le medaglie nelle fenditure delle pa-reti di seguito si sono chiuse...

Facciamo come Madre Caterina, che aveva tanta fiducia nella provvidenza di San Giuseppe, che mai fu abban-donata da lui. Finalmente, impariamo con San Giuseppe: Lui fu il custode di Cristo in terra, siamo anche noi custo-di del Cristo che ci abita.

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itNoi non possiamo

tacereAzzolini Susanna (ex alunna del CSR)

La Via Crucis organizzata dalla scuo-la Caterina di Santa Rosa di Via del-le Sette Chiese a Roma un momen-to molto importante e tanto atteso, dai pi grandi ai pi piccini, che ogni anno prima della Santa Pasqua si tra-scorre insieme e coin-volge lintera scuola. Tutti vi partecipano, sia nei preparativi, sia nello svolgimento ve-ro e proprio della pre-ghiera. Le classi della scuola dellinfanzia e della scuola primaria si occupano di pre-parare le varie tappe della Via Crucis, fa-cendo i disegni e co-lorandoli, con dei car-

telloni raffiguranti le 14 stazioni della pas-sione di Ges. I ragaz-zi della scuola secon-daria, suddivisi in pic-coli gruppi, leggono le preghiere delle va-rie stazioni che sono dislocate lungo il giar-dino della scuola. An-che i genitori vengo-no coinvolti, sia nelle letture dei brani evan-gelici sia dei vari com-

menti scelti per meglio comprendere il valore di ogni sosta. Questanno tutto ha avuto inizio allin-gresso della scuola, alla presenza di don Luigi, uno dei cappellani sale-

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Dalle Fraternit

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Provincia Beata Madre Caterinasiani delle suore, il quale ha condot-to la Via Crucis dando particolare at-tenzione ai piccoli. Una volta iniziata nel Nome del Signore, ci si diret-ti nel campetto, passando dalla grotta con la sta-tua della Madon-na, e continuan-do il giro attor-no alla scuola e al convento, fino ad arrivare alla por-ta dingresso del-la fraternit, dove si trovava lultima stazione, colloca-ta sotto la statua di S. Francesco. Tutto il percorso stato accompagnato da canti e cano-ni animati dal meraviglioso coro della scuola, composto da alcuni genitori e insegnanti.Alla via Crucis partecipano tutti: bam-bini (anche appena nati), genitori, nonni, insegnanti, la comunit religio-sa e anche la gente del quartiere. In-sieme si ripercorr