Per non tradire l’Europa - Missionarie Secolari Comboniane · conferimento del premio Carlo...

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gennaio-febbraio 2012 anno XLIII 1 animazione missionaria MISSIONARIE SECOLARI COMBONIANE Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen- to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza In caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani- mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO 4 luglio-settembre 2016 anno XLVII N on c’è chi non sia rimasto sconvolto dalle im- magini del corpicino senza vita di Aylan Kurdi gettato dal mare sulla spiaggia di Boudrum in Tur- chia. Questo ridestarsi delle coscienze è durato poco più di un attimo. E si tornano ad alzare muri, si ri- prende a parlare di respingimenti, di centri di de- tenzione, di collaborazione con i più feroci dittatori del mondo, nominandoli di fatto “guardiani” contro l’immigrazione verso l’Europa. Controllori dei con- fini del Nord del mondo, esternalizzati e spostati sempre più a sud perché nessuno possa vedere cosa accade su quella lontana frontiera. Ma alzare muri equivale a non capire che cosa significa in realtà “Europa”. Il presidente dell’Ungheria è arrivato a di- re di aver innalzato il suo muro per difenderla, l’Eu- ropa. Lo stesso ha dichiarato nei giorni successivi quello dell’Estonia. Non si rendono conto di essere all’esatto opposto dell’idea e dello spirito che hanno guidato i padri fondatori dell’Europa federale. Loro non volevano un’Europa chiusa, una fortezza impe- netrabile: sognavano un’Europa libera, democratica solidale, aperta a tutti, decisa a sostenere come prin- cipio base la difesa dei diritti fondamentali. Troppo spesso questi principi vengono dimenticati, rimossi. Forse per una forma di cattiva coscienza. Perché l’Europa e l’Occidente non possono non sa- pere che buona parte dei “punti di crisi” da cui fug- gono i profughi sono causati proprio dalle politiche da loro stessi condotte nel Sud del mondo. Si po- trebbero citare decine di casi. Mi limito a tre, i più attuali e tra i più gravi. Fermo restando le enormi, pesantissime responsabilità del presidente Assad, l’Occidente ha fornito milioni di dollari in arma- menti e addestramenti ai ribelli, spesso senza alcun reale controllo, per cercare di abbattere il regime si- riano. Una strategia che, finora, non ha dato risultati, mentre il paese è piombato nel caos di una guerra di tutti contro tutti. Come stupirsi, allora, che ci sia- no milioni di profughi? La mia Eritrea vive sotto l’in- cubo di una delle più feroci dittature del mondo. Non è un mio giudizio: mi limito a riferire i risultati del recente rapporto della Commissione d’inchiesta Onu sui diritti umani. L’Europa non può non saper- lo. Eppure si ostina a trattare e ad inviare finanzia- menti a Isaias Afewerki, il dittatore che per giudizio unanime ha ridotto il paese a uno Stato-prigione. Come stupirsi allora se i giovani eritrei scelgono di fuggire? Afghanistan. È una guerra infinita, la più lunga degli ultimi tempi. Solo l’ultima fase, quella dell’intervento diretto degli Stati Uniti e dei suoi al- leati, dura dal 2003. Più volte ne è stata annunciata la fine, asserendo che il paese era ormai stabilizzato. La realtà è tutt’altra. A confermarlo è il numero cre- scente di profughi afghani costretti a fuggire. Quale può essere allora la soluzione? Intervenire anche a costo di provocare una nuova guerra? No: la chiave è un cambio radicale della politica con- dotta dal Nord del mondo nei confronti del Sud. Il punto è avere il coraggio di cambiare nel rispetto reciproco. Ci vuole tempo? È difficile? Ma è una sfida da accettare senza esitazioni perché sono in gioco i diritti fondamentali. Oggi tocca in particolare ai pro- fughi e ai migrati. E domani? Don Mussiè Zerai Presidente dell’Agenzia Habeshia Dall’intervento al Convegno internazionale Aifo la forte provocazione del sacerdote eritreo Mussiè Zerai, a non tradire il sogno di un’Europa libera, democratica, solidale, aperta a tutti. Sogno un’Europa capace di essere ancora madre «La creatività, l’ingegno, la capacità di rialzarsi e di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europa. Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all’umanità che un nuovo inizio era possibile: dopo anni di tragici scontri, culminati nella guerra più terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia. Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell’altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune, rinunciando per sempre a fronteggiarsi. Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita, perché rispetta la vita e offre speranze di vita». Dal discorso di Papa Francesco in occasione del conferimento del premio Carlo Magno, 6 maggio 2016 Per non tradire l’Europa

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gennaio-febbraio 2012anno XLIII1animazione missionaria

MISSIONARIESECOLARICOMBONIANE

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamen-to Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004n. 46) art. 1, comma 2, DCB VicenzaIn caso di mancato recapito rinviare al mittente: “Ani-mazione Missionaria”, 36100 Vicenza CPO

4luglio-settembre 2016 anno XLVII

Non c’è chi non sia rimasto sconvolto dalle im-magini del corpicino senza vita di Aylan Kurdi

gettato dal mare sulla spiaggia di Boudrum in Tur-chia. Questo ridestarsi delle coscienze è durato pocopiù di un attimo. E si tornano ad alzare muri, si ri-prende a parlare di respingimenti, di centri di de-tenzione, di collaborazione con i più feroci dittatoridel mondo, nominandoli di fatto “guardiani” control’immigrazione verso l’Europa. Controllori dei con-fini del Nord del mondo, esternalizzati e spostatisempre più a sud perché nessuno possa vedere cosaaccade su quella lontana frontiera. Ma alzare muriequivale a non capire che cosa significa in realtà“Europa”. Il presidente dell’Ungheria è arrivato a di-re di aver innalzato il suo muro per difenderla, l’Eu-ropa. Lo stesso ha dichiarato nei giorni successiviquello dell’Estonia. Non si rendono conto di essereall’esatto opposto dell’idea e dello spirito che hannoguidato i padri fondatori dell’Europa federale. Loronon volevano un’Europa chiusa, una fortezza impe-

netrabile: sognavano un’Europa libera, democraticasolidale, aperta a tutti, decisa a sostenere come prin-cipio base la difesa dei diritti fondamentali.Troppo spesso questi principi vengono dimenticati,rimossi. Forse per una forma di cattiva coscienza.Perché l’Europa e l’Occidente non possono non sa-pere che buona parte dei “punti di crisi” da cui fug-gono i profughi sono causati proprio dalle politicheda loro stessi condotte nel Sud del mondo. Si po-trebbero citare decine di casi. Mi limito a tre, i piùattuali e tra i più gravi. Fermo restando le enormi,pesantissime responsabilità del presidente Assad,l’Occidente ha fornito milioni di dollari in arma-menti e addestramenti ai ribelli, spesso senza alcunreale controllo, per cercare di abbattere il regime si-riano. Una strategia che, finora, non ha dato risultati,mentre il paese è piombato nel caos di una guerradi tutti contro tutti. Come stupirsi, allora, che ci sia-no milioni di profughi? La mia Eritrea vive sotto l’in-cubo di una delle più feroci dittature del mondo.Non è un mio giudizio: mi limito a riferire i risultatidel recente rapporto della Commissione d’inchiestaOnu sui diritti umani. L’Europa non può non saper-lo. Eppure si ostina a trattare e ad inviare finanzia-menti a Isaias Afewerki, il dittatore che per giudiziounanime ha ridotto il paese a uno Stato-prigione.Come stupirsi allora se i giovani eritrei scelgono difuggire? Afghanistan. È una guerra infinita, la piùlunga degli ultimi tempi. Solo l’ultima fase, quelladell’intervento diretto degli Stati Uniti e dei suoi al-leati, dura dal 2003. Più volte ne è stata annunciatala fine, asserendo che il paese era ormai stabilizzato.La realtà è tutt’altra. A confermarlo è il numero cre-scente di profughi afghani costretti a fuggire. Qualepuò essere allora la soluzione? Intervenire anche acosto di provocare una nuova guerra?No: la chiave è un cambio radicale della politica con-dotta dal Nord del mondo nei confronti del Sud. Ilpunto è avere il coraggio di cambiare nel rispettoreciproco. Ci vuole tempo? È difficile? Ma è una sfidada accettare senza esitazioni perché sono in gioco idiritti fondamentali. Oggi tocca in particolare ai pro-fughi e ai migrati. E domani?

Don Mussiè ZeraiPresidente dell’Agenzia Habeshia

Dall’intervento al Convegnointernazionale Aifo la forteprovocazione del sacerdoteeritreo Mussiè Zerai, a nontradire il sogno di un’Europalibera, democratica, solidale,aperta a tutti.

Sogno un’Europa capace di essereancora madre «La creatività, l’ingegno,la capacità di rialzarsie di uscire dai propri limiti appartengono all’anima dell’Europa.Nel secolo scorso, essa ha testimoniato all’umanitàche un nuovo inizio era possibile:dopo anni di tragici scontri,culminati nella guerrapiù terribile che si ricordi, è sorta, con la grazia di Dio, una novità senza precedenti nella storia.Le ceneri delle macerie non poterono estinguere la speranza e la ricerca dell’altro, che arsero nel cuore dei Padri fondatori del progetto europeo. Essi gettarono le fondamenta di un baluardo di pace, di un edificio costruito da Stati che non si sono uniti per imposizione, ma per la libera scelta del bene comune,rinunciando per sempre a fronteggiarsi.Sogno un’Europa giovane, capace di essere ancora madre: una madre che abbia vita,perché rispetta la vita e offre speranze di vita».Dal discorso di Papa Francesco in occasione del conferimento del premio Carlo Magno, 6 maggio 2016

Per non tradirel’Europa

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Intenzioni di preghiera

approfondimentianimazionemissionaria

turale italiano, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la scolariz-zazione dei minori ed altre iniziative. In questa prospettiva viene loro con-segnata una copia della Costituzione italiana tradotta nella loro lingua. Per tutti questi motivi i corridoi umanitari si propongono come un modelloreplicabile dagli Stati dell’area Schengen e non solo dalle associazioni o daprivati. La selezione e il rilascio dei visti umanitari avviene su questa base:le associazioni proponenti, attraverso contatti diretti nei paesi interessatidal progetto o segnalazioni fornite da attori locali (Ong locali, associazioni,organismi internazionali, Chiese e organismi ecumenici ecc.) predispongonouna lista di potenziali beneficiari. Ogni segnalazione viene verificata prima

dai responsabili delle associazioni, poi dalle au-torità italiane. L’azione umanitaria si rivolge atutte le persone in condizioni di vulnerabilità,indipendentemente dalla loro appartenenza re-ligiosa o etnica. Le liste dei potenziali beneficiarivengono trasmesse alle autorità consolari italia-ne dei Paesi coinvolti per permettere il controlloda parte del Ministero dell’Interno. I consolatiitaliani nei paesi interessati rilasciano infine deiVisti con Validità Territoriale Limitata, ai sensidell’art. 25 del Regolamento visti (CE), che preve-de per uno Stato membro la possibilità di emetteredei visti per motivi umanitari o di interesse nazio-nale o in virtù di obblighi internazionali.

Comunità di Sant’Egidio

Icorridoi umanitari sono frutto di un Protocollo d’intesa sottoscritto da:Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Dire-

zione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie, Ministerodell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione, Comunitàdi Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Tavola Valdese. Si tratta di un progetto-pilota, il primo di questo genere in Europa, e ha co-me principali obiettivi: evitare i viaggi con i barconi nel Mediterraneo, chehanno già provocato un numero altissimo di morti, tra cui molti bambini;impedire lo sfruttamento dei trafficanti di uomini che fanno affari con chifugge dalle guerre; concedere a persone in “condizioni di vulnerabilità” uningresso legale sul territorio italiano con visto umanitario e la possibilità dipresentare successivamente domanda di asilo; consentire di entrare in Italiain modo sicuro per sé e per tutti, perché il rilascio dei visti umanitariprevede i necessari controlli da parte delle autorità italiane. I corridoi umanitari prevedono l’arrivo nel nostro Paese, nell’arco di dueanni, di mille profughi dal Libano (per lo più siriani fuggiti dalla guerra),dal Marocco (dove approda gran parte di chi proviene dai Paesi subsaharianiinteressati da guerre civili e violenza diffusa) e dall’Etiopia (eritrei, somalie sudanesi). L’iniziativa è totalmente autofinanziata dalle organizzazioni che lo hannopromosso, grazie all’otto per mille dellaChiesa Valdese e ad altre raccolte di fondi.Non pesa quindi in alcun modo sullo Stato.La stessa Comunità di Sant’Egidio, la Fede-razione delle Chiese evangeliche nell’ambitodel progetto Mediterranean Hope e la Tavolavaldese per il tramite della Commissione Si-nodale per la Diaconia (CSD), provvedonoalle spese per l’ospitalità dei profughi. Alcuneassociazioni, come ad esempio la ComunitàPapa Giovanni XXIII, presente da mesi nelcampo libanese di Tel Abbas, hanno facilitato,con il loro generoso impegno, la realizza-zione del progetto. Una volta arrivati in Italia i profughi nonsolo sono accolti, ma viene loro offertaun’integrazione nel tessuto sociale e cul-

Dall’Italia un segnale di speranza per l’Europa.Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chieseevangeliche in Italia e Tavola Valdese, insieme per un progetto ecumenico nel Giubileo dellaMisericordia che coniuga accoglienza e sicurezza.

Partono i corridoi umanitari

Perché i cristiani in Europa siano fermento di un nuovo umanesimo basato sullacapacità di integrare, di dialogare di generare; siano annunciatori credibili delVangelo andando incontro alle ferite dell’uomo, portando la presenza forte esemplice di Gesù, la sua misericordia consolante e incoraggiante.(Cfr. Discorso di Papa Francesco in occasione del conferimento del premio Carlo Magno)

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animazionemissionaria

La crisi economica che ha colpito il nostroPaese, insieme ad altri, in questi anni ha

messo in ginocchio numerose imprese e famiglieche spesso si sono trovate a fare i conti con unreddito insufficiente. In questa situazione di precarietà dilagante, un grup-po di cristiani della mia parrocchia, volendo rispon-dere in qualche misura a questa situazione, ha datovita al Centro di Ascolto. Anch’io mi sono impegnatanell’organizzazione e nell’avviamento di questa atti-vità pensando che poteva diventare un’occasioneper vivere più concretamente la solidarietà con chisi trovava a lottare con problemi che spesso tolgonola serenità nel quotidiano vivere.Le persone che si avvicinano al Centro di Ascoltoper manifestare le loro difficoltà e i loro bisognisono per la maggioranza immigrati, ma non mancaanche qualche italiano che ha perso il lavoro e nonsa come tirare avanti. Noi cerchiamo di ascoltarecon cuore libero, senza pregiudizi, per conoscerela realtà e per capire quale può essere il modo piùrispettoso per iniziare una relazione di aiuto.Per evitare di cadere nell’assistenzialismo abbia-mo cercato di “inventare” il lavoro, in particolareci occupiamo di micropulizia di tre o quattro zo-ne verdi del quartiere, oppure svolgiamo lavoridi manutenzione di strutture pubbliche come laludoteca e la biblioteca comunale, ecc., oltre chepiccoli lavori presso privati che ci chiamano e cichiedono mano d’opera. I guadagni che offriamo non coprono il fabbiso-gno delle famiglie, sono solo piccoli interventiche danno un po’ di ossigeno per aiutare a pa-gare una bolletta o sostenere qualche spesa or-dinaria, ma ciò che conta è che così cerchiamodi ridare dignità alle persone e le aiutiamo a com-

prendere che il loro lavoro è prezioso perchécontribuisce ad abbellire il quartiere, per cui netraggono beneficio tutti i cittadini. È così che sisentono un po’ protagonisti di un mondo piùbello e sperimentano cosa significa curare e cu-stodire la nostra casa comune. Si genera ancheun processo positivo di scambio: nessuno è cosìpovero da dover ricevere solo, ma diventa capace

di mettere in atto la sua creatività e di sentirsipartecipe della vita della comunità umana e civileche lo accoglie.Un’attività importante è anche la coltivazionedell’”orto solidale” in cui lavorano tre o quattropersone. Ognuna di loro coltiva un pezzetto di ter-ra per la propria famiglia; i prodotti in eccedenzavengono condivisi con altre famiglie nel bisogno.Come missionaria secolare comboniana ho sem-pre cercato di interrogarmi per capire come at-tualizzare nell’oggi la mia vocazione. Mi sembrache oggi queste persone che ho conosciuto alCentro di Ascolto siano “gli ultimi”, i più biso-gnosi, gli emarginati che maggiormente chiedo-no la nostra attenzione sull’esempio di S. DanieleComboni che ha dedicato la sua vita alla Nigriziache era la più povera e abbandonata. L’incontrocon loro per me è una ricchezza e uno stimoloche continuamente mette in discussione il miostile di vita e la mia capacità di condivisione.Quando non so proprio come rispondere alleloro esigenze perché superano enormemente lemie possibilità, penso all’episodio della molti-plicazione dei pani in cui Gesù dice ai discepoli:“Date loro voi stessi da mangiare”, aiutandoli acapire che essi stessi dovevano farsi pane spez-zato per quella folla affamata e anch’io dono ilmio tempo e resto semplicemente in ascolto…nella consapevolezza che un peso condiviso di-venta un po’ più leggero.Porto nel cuore le loro storie, i loro volti, le lorofatiche e i loro sogni che diventano un po’ anchemiei, soprattutto quando mi trovo a presentarlial Signore nella preghiera.

Mariella Galli

testimonianze

“Date loro voi stessi da mangiare”

Cerchiamo di ascoltare con cuore libero, senzapregiudizi, le persone che siavvicinano per manifestarele loro difficoltà e i lorobisogni, per conoscere larealtà e per capire qualepuò essere il modo piùrispettoso per iniziare una relazione di aiuto

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RECENSIONI

Consolaregli afflittiLa promessa della beatitudine

Consolare chi soffre è uno deigesti più rivoluzionari che la fe-de cristiana richiede. Ci doman-da di mobilitarci tutti per lottarecontro ogni ingiustizia. La verasolidarietà si vede anche nellelacrime.Autore: MARCELO BARROS Mo-naco benedettino e biblista, èpriore del Monastero dell’An-nunciazione a Goiás, in Brasile.Già segretario di dom Hélder Câmara, oggi è con-sigliere della Commissione pastorale della terra.Ha pubblicato con EMI Il baule dello scriba e IlVangelo che libera.Editrice: EMICollana: Fare misericordia, Euro 7,00

Le Missionarie secolari combonianesono un Istituto secolare di dirittopontificio e vivono la spiritualità di San Daniele Comboni.Il loro fine specifico è la cooperazionemissionaria nell’animazione dellaChiesa locale e nel servizio in missione.

Sede centrale: 55012 Carraia (Lu), Via di Carraia 192, tel. 0583.980158e-mail: [email protected]

Sono presenti in Europa, America Latina, Africa.

Pubblicazione dell’Istituto SecolareMissionarie Comboniane. “Animazione Missionaria” c.p. 15136016 Thiene (VI), ccp 10681369

Direttore responsabile: Danilo Restiglian

Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 268 del 14/5/1971Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Vicenza

Stampa: La Grafica e Stampa via dell’Economia 78 - 36100 VicenzaGrafica: Orione. Cultura, lavoro e comunicazioneVia Soldini 4 - 25124 Brescia

animazionemissionaria dal mondo

«In sintonia con la Campagna “L’Italia sonoanch’io”, sostenuta da numerose organizza-

zioni della società civile, noi missionari, missionariee membri di associazioni per i diritti umani chie-diamo al Parlamento italiano di portare a terminesenza ulteriori dilazioni l’iter di riforma della leggeche estende il diritto di cittadinanza agli stranierinati nel territorio italiano. In modo particolare cirivolgiamo alla Presidente della Commissione affaricostituzionali, Anna Finocchiaro, affinché stabiliscaquanto prima la data per presentare al Senato il di-segno di legge, già approvato in prima lettura allaCamera dei deputati il 13 ottobre 2015, per la suadefinitiva approvazione. La vigente legislazione,fondata su legami di sangue, garantisce il diritto dicittadinanza a nipoti di un nonno o nonna italiani,anche senza mai aver messo piede in Italia. A maggior ragione riteniamogiusto e doveroso che lo stesso diritto venga riconosciuto agli immigrati diseconda generazione, nati e cresciuti nel nostro Paese, che oggi sono costrettiad attendere fino all’età di 18 anni prima di poter ottenere la cittadinanza.A tale obiettivo mira la riforma della legge 91 del 1992 che assicura ai figli

di immigrati nati in territorio italiano (ius soli) o aseguito di un percorso scolastico (ius culturæ), ildiritto a diventare cittadini.L’approvazione della nuova legge – ne siamo certi– darà un segnale importante a oltre 1 milione digiovani di origine straniera che vivono in uno statodi precarietà esistenziale, che si sentono italiani difatto, ma non lo sono per la legge. Grazie a questanormativa più della metà di costoro, con un geni-tore in possesso di un permesso di lungo soggior-no, potrebbero già beneficiare della riforma.L’accesso alla cittadinanza è l’unica via in grado diconsentire ai figli di immigrati di essere consideratialla pari, nei diritti e nei doveri, rispetto ai lorocoetanei, figli di italiani.Come cittadini e cittadine italiane riteniamo, l’ap-

provazione della nuova legge sulla cittadinanza agli stranieri, un atto di giu-stizia che il nostro Parlamento è chiamato a compiere per rimediare a unadiscriminazione che penalizza i nostri fratelli e sorelle immigrati di secondagenerazione.

Riviste Missionarie, 20 maggio 2016

ITALIA

Da missionari, missionarie e membri di associazioni per i diritti umani, un appello a sostegno della legge Jus Soli

ASIA/PAKISTANUniversitari cristiani e musulmani si impegnano per i bambini di comunità emarginate

Promuovere tolleranza e benevolenza, colmare il divario che distanzia i giovani piùpoveri da quelli benestanti; abbattere le barriere di religione e casta fra comunità

diverse nella società; attivare un cambiamento sociale: queste le finalità di un progetto cheha visto protagonisti gli studenti universitari della facoltà di Scienze manageriali dell’Univer-sità di Lahore, in collaborazione con la “Cecil Chaudhry & Iris Foundation”. L’iniziativa, de-nominata “Progetto Youhanabad”, dal nome del quartiere di Lahore dove si tiene, ha coinvoltogli studenti universitari musulmani e cristiani e i bambini cristiani di Youhanabad, area po-polata quasi unicamente da famiglie cristiane. Come racconta a Fides la cattolica Michelle Chaudhry, responsabile della “Cecil Chaudhry& Iris Foundation”, «il Progetto si concentra su una vasta gamma di discipline come la storia,rappresentazione teatrale, narrazione, arte, responsabilità civica. I giovani volontari hannocreato un legame speciale con i bambini appartenenti a comunità emarginate, per aiutarli asentirsi come parte integrante della più ampia comunità sociale del Pakistan. È una bellissimainiziativa per raggiungere i bambini appartenenti a comunità emarginate; questi bambinidevono affrontare numerose sfide a causa della loro fede e della intolleranza religiosa nellasocietà. Il Progetto li aiuta ad affrontare l'impatto emotivo e psicologico».I giovani volontari hanno lavorato diligentemente per instillare un senso di fiducia, amoree speranza, tra questi bambini svantaggiati ed emarginati: «Questo è un impegno concretoper la costruzione di un Pakistan che va oltre la discriminazione sociale e religiosa, l’estre-mismo religioso e l’abuso dei diritti che violano la dignità umana», ha concluso Chaudhry.La Fondazione continua a impegnarsi per sradicare l’ingiustizia nella società, promuovendolo sviluppo e l’emancipazione dei gruppi svantaggiati ed emarginati, soprattutto appartenentialle minoranze religiose. (Agenzia Fides)

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