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Osservatorio Quotidiani“ Carlo Lombardi ”
sull’industria dei quotidiani in Italia
RAPPORTO 2016
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sull’industria dei quotidiani in Italia
Rapporto 2016
Osservatorio Quotidiani“ Carlo Lombardi ”
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Il Rapporto 2016 sull’industria dei quotidiani è stato realizzato da ASIG per l’Osservatorio tecnico “Carlo Lombardi” per i quotidiani e le agenzie di informazione.
Salvatore Curiale ha coordinato il progetto ed ha curato la stesura dei testi, delle tabelle e dei grafici di corredo
Luca Michelli ha collaborato alla raccolta dei dati sugli stabilimenti di stampa
Elga Mauro ha curato l’aggiornamento della Banca Dati dell’Industria editoriale italiana
Le foto sono di Chris Beckett, Shivapat, Mark Belokopytov (1a di copertina, da sinistra), Michael Davis-Burchat, Elvin, Mo Riza (4a di copertina, da sinistra) e sono pubblicate sotto licenza Creative Commons
Osservatorio Tecnico “Carlo Lombardi” per i quotidiani e le agenzie di informazioneVia Sardegna 139 - 00187 Roma - tel. 064885026 - fax [email protected]
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La fusione tra le società editrici di La Repubblica e La Stampa, annunciata qualche mese fa e destinata a realizzarsi all’inizio del 2017, ha riportato al centro dell’attenzione generale il settore edito-riale, che da qualche tempo ormai vive una fase di grandi cambiamenti, magari poco avvertiti dall’opinione pubblica ma che non sono passati inosservati agli ad-detti ai lavori più attenti. Le edizioni del nostro Rapporto segnalano da almeno una decina d’anni tanti lenti e costanti bradi-sismi che precedevano scosse di maggiore intensità, come quella annunciata da De Benedetti ed Elkann. Ed è altrettanto facile prevedere che ce ne saranno altre nei mesi ed anni a venire. Il fenomeno, beninteso, non è solo italiano: basti pen-sare alla enorme concentrazione di media cartacei e televisivi in capo al gruppo di Rupert Murdoch, o all’acquisizione del Washington Post da parte del gigante del commercio on line Amazon.
Al di là delle opinioni che ciascuno può farsi su quanto avvenuto sull’asse Roma-Torino, tutte legittime e rispettabi-li, vorremmo provare ad andare oltre la sterile retorica della libertà di stampa mi-nacciata dalla concentrazione delle testa-te quotidiane, tesi tanto più risibile in un Paese come il nostro, dove la metà delle risorse pubblicitarie, carburante essenzia-le di ogni attività editoriale, è sostanzial-mente nelle mani di due-tre player. Non conosciamo ovviamente i dettagli dell’ac-cordo Espresso-Itedi, ma ci sembra chiaro che esso risponda alla logica di tutti i settori industriali maturi, nei quali il calo dei margini rende necessari gli accor-pamenti per aumentare la massa critica
dell’azienda, ridurre l’incidenza dei costi fissi, creare sinergie ed efficienze. Nel caso del settore editoriale, a complicare il quadro c’è il progressivo spostamento dei clienti verso stili di vita e di consumo dove l’utilizzo di prodotti e servizi digi-tali ha acquisito un ruolo preminente. E purtroppo nessun editore, né in Italia né nel resto del mondo, ha ancora trovato la formula magica per guadagnare con il di-gitale: tanti esperimenti, qualche storia di successo, ma nessun modello di business consolidato e replicabile.
Concentrazione ed aumento delle di-mensioni dell’azienda, sinergie e riduzio-ne dei costi, ricerca dell’efficienza: sono e saranno questi, nei prossimi anni, i trend inevitabili del nostro settore, le dinamiche che aiutano a capire operazioni come “Stampubblica”, nonché altri eventi meno noti all’opinione pubblica ma certamente ben presenti agli addetti ai lavori, come gli annunciati processi di ristrutturazione di alcuni gruppi editoriali, che prevedono organizzazioni operativa per aree funzio-nali e non più su base territoriale, con il conferimento di alcune attività a società diverse, che potrebbero essere collocate al di fuori dal perimetro del contratto poli-grafico.
* * *Ci sembra tuttavia opportuno, prima
di tornare su questi temi in sede di con-clusioni, fornire qualche dato che aiuta a capire le dimensioni dei fenomeni ai quali il settore si trova costretto a reagire. La filiera della carta stampata italiana, i cui dati sono stati presentati il 16 marzo scorso dalle associazioni imprenditoriali che la compongono, ha vissuto nell’ultimo
PREMESSA
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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decennio ad oggi una brusca contrazione del volume di fatturato: i 41,4 miliardi di euro del 2007 sono diventati 30,6 nel 2015, con un calo percentuale del 26%. Se restringiamo l’osservazione al solo consu-mo interno il calo è ancora più evidente: dai 38,8 miliardi del 2007 siamo passati ai 26,8 del 2015, con una contrazione supe-riore al 30% e una incidenza del consumo di libri e giornali sul Prodotto Interno Lordo scesa dall’1,4% del 2007 allo 0,9% del 2015. I dati indicano insomma che gli italiani, già non molto inclini ai consumi culturali, a partire dal 2008, in coinciden-za con la crisi economica, hanno ulte-riormente penalizzato l’acquisto di libri e giornali rispetto ad altre categorie di beni giudicati più necessari.
Il quadro non cambia, anzi si fa an-cora più fosco, se ci concentriamo sol-tanto sul settore dell’editoria quotidiana. Il fatturato complessivo del settore, che nel 2007 sfiorava i 3,9 miliardi di euro, nel 2015 si è praticamente dimezzato, attestandosi appena sotto i due miliardi. Ancora nel 2007 la diffusione media gior-naliera dei quotidiani era di 5,4 milioni di copie, alle quali andavano aggiunti circa quattro-cinque milioni di copie giornaliere di quotidiani gratuiti. Il 2015 si è chiuso con una media di diffusione giornaliera dei quotidiani di 2,9 milioni di copie, e con una produzione di free-press ormai residuale. Sono cresciute le copie digitali, superando il mezzo milione giornaliero, ma in misura assolutamente insufficiente ad arginare il calo delle copie cartacee: basti pensare che nel 2015, a fronte di un incremento della diffusione digitale media di 30mila copie rispetto al 2014, la diffusione cartacea si è ridotta di quasi 300mila copie: in pratica, per ogni copia digitale in più ce ne sono dieci cartacee in meno.
I dati che arrivano dal mercato pub-blicitario non autorizzano certo all’otti-mismo; se infatti il mercato complessivo della pubblicità tra il 2007 e il 2015 ha assistito ad una contrazione complessiva del 32,4% (da 9,0 a 6,1 miliardi di euro), l’andamento degli investimenti pubblici-tari sulla stampa (quotidiani e periodici) è risultato ancora più critico: tra il 2007 e il 2015, gli investimenti in comunicazio-ne pubblicitaria su quotidiani e periodici sono calati infatti del 61,5% (da 2,8 a 1,1 miliardi di euro), con la conseguenza di quasi dimezzare la loro incidenza sul totale del mercato pubblicitario italiano, passata dal 31,0 al 17,6%. Ed anche se nel 2015 il mercato pubblicitario complessivo è rimasto sostanzialmente stabile (-0,5% il dato finale), è invece continuata la crisi della stampa: i quotidiani sono arretrati del 6,6%, i periodici del 3,9%.
* * *Fin qui i numeri, non certo entusia-
smanti. Numeri che ci dicono che la con-trazione del business editoriale, date le sue dimensioni, non è destinata a rientra-re alla fine della crisi; no, la crisi ha agito come acceleratore di un trend in essere già da prima: la progressiva marginaliz-zazione e perdita di rilevanza della carta stampata nella società digitale di oggi. Il modello di business tradizionale, con il lettore che acquista la copia e l’inserzio-nista che acquista il contatto con i lettori, e con l’editore che regola e gestisce la produzione e la diffusione delle notizie, è entrato in una crisi forse irreversibile: da un lato infatti i lettori possono ricevere le notizie sullo smartphone in maniera immediata e, soprattutto, sono sempre meno propensi ad attribuire un valore economico alla notizia che ricevono, visto che le fonti disponibili gratuitamente si sono moltiplicate a dismisura; dall’altro,
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gli inserzionisti hanno molti più strumenti per raggiungere i propri potenziali clienti, compreso il diventare editori di se stessi tramite il web e i social network. Il nuovo campo da gioco è delimitato dai giganti della tecnologia come Apple, Samsung o Huawei, e dai proprietari delle nuo-ve piattaforme digitali con centinaia di milioni di utenti, come Google, Facebo-ok, Twitter, Instagram, che gestiscono e regolano la diffusione dell’informazione digitale. In questo nuovo paradigma, dove le notizie non scendono più dall’alto verso il basso come nelle strutture giornalistiche del passato, ma circolano e vengono rilan-ciate, commentate, approvate o criticate dagli utenti dei social network, gli editori tradizionali faticano sempre più a trovare il loro ruolo. Il brand e la credibilità delle organizzazioni giornalistiche continuano e continueranno ad avere importanza, ma la capacità di costruire valore economico su questi asset sarà molto più difficile che in passato.
* * *Se torniamo adesso al nostro piccolo
mondo editoriale italiano, possiamo rileg-gere i dati della crisi alla luce di questa certezza: occorre costruire nuovi modelli economici sostenibili che affianchino quello tradizionale, che soffre maledetta-mente ma che riesce ancora a garantire lo stipendio a fine mese ai giornalisti e poligrafici delle aziende editrici e stam-patrici del nostro Paese. I bilanci 2015 delle aziende editoriali italiane quotate in Borsa hanno fatto registrare un margine operativo lordo (cioè, in soldoni, la diffe-renza tra i ricavi e i costi operativi) pari al 5% circa del fatturato, un risultato non disprezzabile. A fronte di questa conso-lazione, tuttavia, ci sono due problemi non da poco: il primo è che il fatturato continua a scendere (-4,3% nel 2015 sul
2014), e con un trend simile per mantene-re positivo il margine operativo occorrerà continuare a tagliare i costi, operazione sempre più difficile da fare senza compro-mettere la qualità del prodotto e la cor-rettezza delle procedure e delle relazioni industriali; il secondo problema è che sul settore grava ancora il peso degli ingenti investimenti effettuati nel primo decen-nio degli anni duemila, che impiombano i conti delle aziende: e infatti, l’esercizio 2015 delle succitate aziende si è chiuso con una perdita complessiva superiore ai duecento milioni di euro.
Il calo delle vendite e del fatturato pubblicitario, così bruschi nell’ultimo de-cennio, hanno causato uno stress fortissi-mo alle strutture di produzione e logistica dei giornali, tarati su un volume di pro-dotto più che doppio rispetto a quello at-tuale. La nostra anagrafe ha testimoniato, nell’arco degli ultimi anni, la progressiva contrazione del numero e della capacità di produzione degli impianti di stampa italiani, ma la novità è che, nell’ultimo anno, questi valori sono rimasti pressoché inalterati rispetto all’anno passato, segno forse che il sistema è giunto ad un livello al di sotto del quale, se non si interviene in un’ottica di filiera integrata tra tutte le componenti del sistema – redazione, produzione, logistica - risulterà inevita-bilmente compromessa la capacità stessa di rifornire in maniera tempestiva i punti vendita di tutto il territorio nazionale.
Che si sia giunti alla soglia del punto di rottura del sistema è testimoniato an-che dall’andamento dei dati occupazionali e retributivi degli addetti del settore, in special modo dei lavoratori delle aziende che stampano su commessa, i cosiddetti “stampatori puri”. Negli anni compresi tra il 2007 e il 2015 il numero di queste azien-de è sceso da 36 a 13, e il numero degli
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saaddetti è passato da 1.234 a 370, con un calo del 70%, ben superiore a quello fatto registrare dal settore nel suo complesso (-46%). Va notato, per inciso, che alcune di queste aziende non sono sparite, ma sono semplicemente uscite dal perimetro del contratto poligrafico pur continuando a stampare giornali quotidiani. Ancora più significativo il fatto che la retribuzio-ne media dei lavoratori di questa catego-ria di aziende è passata dai 37.000 euro del 2007 ai 33.000 del 2015, con un calo dell’11% che diventa del 21% se si tie-ne conto dell’inflazione del periodo. Per fare un confronto, nello stesso periodo la retribuzione media di un lavoratore di una azienda stampatrice controllata da un gruppo editoriale è passata da 45.000 a 46.000 euro.
* * *Quali, in conclusione, i riflessi di que-
sta situazione sul sistema delle relazioni industriali del settore? Dopo aver perso la metà del fatturato e la metà degli addetti poligrafici, oggi scesi sotto le 4.000 unità, ha ancora senso parlare di un settore in-dustriale? Siamo certi che l’attuale con-tratto di lavoro poligrafico, ormai scaduto da anni, sia ancora lo strumento migliore per gestire una fase di trasformazione come quella che stiamo vivendo? Di certo è necessario accelerare le trattative in corso e giungere ad un risultato accettabi-
le per tutti, che consenta di avere un qua-dro di riferimento più adeguato al conte-sto che stiamo vivendo; ma probabilmente sarà opportuno allargare quanto prima il panorama di riferimento contrattuale e creare collegamenti e accorpamenti: da una parte, per quanto riguarda la creazio-ne ed organizzazione dei contenuti, con il contratto giornalistico, e dall’altra, per gli aspetti più strettamente industriali, con il contratto grafico. Sarà facile? Certa-mente no, così come è certo che dovranno essere valutate e studiate le opportune misure per evitare contraccolpi al Fondo di Previdenza del settore, i cui conti negli ultimi anni sono stati messi in sicurezza, con grande senso di responsabilità delle parti costitutive e con il non indifferente contributo dei lavoratori attivi e pensio-nati. Quel che è certo è che il processo di cambiamento deve essere governato dalle Parti, evitando fughe laterali e soluzio-ni improvvisate che rischiano di creare pericolosi precedenti e rotture insanabili in un settore che negli ultimi trentacinque anni ha sempre affrontato le crisi azien-dali – spesso risolvendole in maniera non traumatica - con il confronto ed il dialogo tra le parti.
Il Consiglio DirettivoMaggio 2016
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SOMMARIO
IL MERCATO DEI LETTORI ........................................................................................................... 12NoN si arresta il treNd Negativo .........................................................................................12la readership: uN bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieNo? ..................................................13i quotidiaNi italiaNi e fraNcesi a coNfroNto .......................................................................14
IL MERCATO PUBBLICITARIO ..................................................................................................... 17la caduta si è arrestata (ma NoN per tutti) ......................................................................17la doppia crisi della carta stampata ..................................................................................18margiNi iN calo .....................................................................................................................19il coNfroNto coN la fraNcia ................................................................................................20
IL PANORAMA INTERNAZIONALE ............................................................................................. 22uN mercato aNcora iN crescita ............................................................................................22il sorpasso della diffusioNe sulla pubblicità ....................................................................23le Nuove abitudiNi di coNsumo .............................................................................................24
LA RETE PRODUTTIVA ................................................................................................................ 26uN sistema immobile .............................................................................................................26le iNefficieNze della filiera ..............................................................................................27le difficoltà delle azieNde stampatrici ............................................................................27
OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI POLIGRAFICHE ...................................................................... 29dati occupazioNali e retributivi complessivi ......................................................................29dati occupazioNali e retributivi suddivisi per tipologia di azieNda .................................34
ANAGRAFE DELL’INDUSTRIA EDITORIALE ............................................................................... 40le testate quotidiaNe ...........................................................................................................41le società editrici ................................................................................................................61le ageNzie di iNformazioNe ..................................................................................................70le coNcessioNarie di pubblicità ...........................................................................................75gli stabilimeNti di produzioNe .............................................................................................82
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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IL MERCATO DEI LETTORIaNdameNto della diffusioNe cartacea e digitale 2014-2015 ............................................12volumi produttivi aNNui 2012-2015 ....................................................................................13aNdameNto della readership dei quotidiaNi iN italia 2010-2015 .....................................14quotidiaNi italiaNi 2014-2015: tiratura, diffusioNe cartacea, diffusioNe digitale ........15suddivisioNe produzioNe complessiva 2015: italia .............................................................16suddivisioNe produzioNe complessiva 2015: fraNcia ..........................................................16
IL MERCATO PUBBLICITARIOil mercato pubblicitario italiaNo 2009-2015 .....................................................................17quote del mercato pubblicitario italiaNo 2009-2015 .......................................................17evoluzioNe del mercato pubblicitario italiaNo 2009-2015 (2009=100) ..........................18pubblicità sui quotidiaNi italiaNi 2009-2015 a valori costaNti 2015 ...............................19aNdameNto di spazi e fatturati pubblicitari sui quotidiaNi 2009-2015 (2009=100) .......20fatturato pubblicitario dei quotidiaNi 2014-2015 ............................................................20fatturato medio per modulo pubblicitario 2009-2015 a valori costaNti 2015 ...............21il mercato pubblicitario fraNcese 2014-2015 ....................................................................21
IL PANORAMA INTERNAZIONALE lettori di quotidiaNi Nel giorNo medio, 2014 ....................................................................22treNd di diffusioNe dei quotidiaNi stampati, 2010-2014 ....................................................23suddivisioNe dei ricavi, mercato moNdiale dei quotidiaNi, 2014 .......................................23il mercato moNdiale della pubblicità, 2015-2018 .............................................................24diffusioNe dei collegameNti a baNda larga, 2014 .............................................................25
LA RETE PRODUTTIVAetà del parco rotative iNstallato (% della capacità produttiva) ...................................26stabilimeNti, impiaNti, capacità produttiva 2011-2016 ......................................................26occupazioNe poligrafica 2011-2015 per tipologia di azieNda ...........................................27iNquadrameNto: coNtratto poligrafico e altri iNquadrameNti .........................................28aNdameNto retribuzioNe lorde 2011-2015 dei lavoratori poligrafici per tipologia di azieNda ...............................................................................................................................28
OCCUPAZIONE E RETRIBUZIONI POLIGRAFICHE
Dati occupazionali e retributivi complessivi ............................................................................. 29occupazioNe poligrafica 2000-2015 ....................................................................................29occupazioNe poligrafica 2000-2015: variazioNe % su aNNo precedeNte ...........................29addetti 2014-2015 per livello di iNquadrameNto .............................................................30suddivisioNe % dei dipeNdeNti per sesso e qualifica, 2015 ................................................30suddivisioNe dei dipeNdeNti 2014-2015 per gruppi di livelli di iNquadrameNto ..............30media retribuzioNi complessive aNNue 2014-2015 per livello di iNquadrameNto ...........31media retribuzioNi ordiNarie aNNue 2014-2015 per livello di iNquadrameNto ...............31media retribuzioNi straordiNarie aNNue 2014-2015 per livello di iNquadrameNto ........31media retribuzioNi complessive 2015 per sesso e livello di iNquadrameNto ...................32retribuzioNi medie 2005-2015 a valori costaNti 2015 .......................................................32totale ore lavorate, 2005-2015 .........................................................................................32aNdameNto % delle ore lavorate e del moNte retributivo, 2005-2015 ..........................33foNdo casella: coNtributi, prestazioNi, aliquote coNtributive 1995-2015 .....................33
Dati occupazionali e retributivi suddivisi per tipologia di azienda .......................................... 34suddivisioNe delle azieNde per tipologia, 2008-2015 ........................................................34suddivisioNe dei dipeNdeNti Nelle diverse tipologia di azieNda, 2008-2015 ....................34
INDICE DELLE TABELLE E DEI GRAFICI
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suddivisioNe % dei dipeNdeNti 2015 per tipologia di azieNda ...........................................35Numero di addetti 2015 per sesso e tipologia di azieNda .................................................35suddivisioNe % dei dipeNdeNti 2015 per gruppi di livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda ..............................................................................................................36addetti 2014-2015 per livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda ........................36addetti 2015 per livello di iNquadrameNto, sesso e tipologia di azieNda .......................36media retribuzioNe complessiva aNNua 2014-2015: suddivisioNe per tipologia di azieNda ...................................................................................................................................37media retribuzioNi complessive aNNue 2015 per sesso e tipologia di azieNda .................37media retribuzioNe ordiNaria aNNua 2014-2015: suddivisioNe per tipologia di azieNda .38media retribuzioNe complessiva aNNua 2014-2015: suddivisioNe per livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda .................................................................................38media retribuzioNe complessiva aNNua 2015: suddivisioNe per sesso, livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda .................................................................................38media retribuzioNe ordiNaria aNNua 2014-2015: suddivisioNe per livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda .................................................................................38media retribuzioNe straordiNaria aNNua 2014-2015: suddivisioNe per tipologia di azieNda ...................................................................................................................................39media retribuzioNe straordiNaria aNNua 2014-2015: suddivisioNe per livello di iNquadrameNto e tipologia di azieNda .................................................................................39media ore di straordiNario pro capite lavorate, 2010-2015: suddivisioNe per tipologia di azieNda ..............................................................................................................39
ANAGRAFE DELL’INDUSTRIA EDITORIALE
Dati di riepilogo ........................................................................................................................... 40testate quotidiaNe, per regioNe ..........................................................................................40società editrici, per regioNe e tipologia ............................................................................40stabilimeNti di produzioNe, per regioNe e tipologia ..........................................................40coNcessioNarie di pubblicità, per regioNe e tipologia .......................................................40ageNzie di iNformazioNe, per regioNe e periodicità ..........................................................40
Gli stabilimenti di produzione in Italia: quadro di insieme ....................................................... 82
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Le elaborazioni contenute in questo rapporto di ricerca sono state realizzate sulla base dei dati provenienti da diver-se fonti italiane ed estere, tra cui le più importanti sono:•Ads(Accertamentodiffusionestampa):
diffusione e vendite dei quotidiani car-tacei e digitali.
•Audipress:readershipdeiquotidiani.•NielsenMediaResearch:andamento
del mercato pubblicitario italiano.•FederazionedelleConcessionariedi
Pubblicità (FCP): andamento del fattu-rato pubblicitario dei giornali.
•FondoNazionalediprevidenzaperilavoratori dei giornali quotidiani “Fio-renzo Casella”: dati occupazionali e retributivi.
•Istat:andamentodelcostodellavita.•OJD:datisullediffusioniinFrancia.•IREP:datisulmercatopubblicitarioin
Francia.•WAN-IFRA:datisulmercatodeiquoti-
diani nel mondo.•ZenithOptimedia:datisulmercato
mondiale della pubblicità. Riteniamo opportuno fornire alcuni
chiarimenti circa le elaborazioni che sono state effettuate sui dati sopra esposti e che sono state rese necessarie dalle esi-genze alle quali la presente pubblicazione è tenuta a rispondere.
Tirature e diffusione. Spesso a propo-sito dei prodotti editoriali si tende a fare confusione tra “diffusione” e “vendita”. In questa pubblicazione ci siamo attenuti ai criteri seguiti dall’Ads, in base ai quali la diffusione è costituita dal totale delle co-pie che vengono cedute, non importa se a titolo oneroso o gratuito. Ciò che rimane
della tiratura dopo la diffusione costitui-sce la resa. All’interno delle copie diffuse Ads distingue tra diffusione pagata (a sua volta suddivisa in vendita delle singole copie e abbonamenti pagati), vendite in blocco (ovvero la vendita di lotti di copie ad aziende, enti, associazioni e simili, con una percentuale di sconto concor-data), diffusione gratuita (abbonamenti, omaggi, coupon), altro (vendite all’estero, altri usi, etc.). A partire da gennaio 2013 Ads censisce anche le copie digitali, de-finite come “una replica esatta e non ri-formattata dell’edizione cartacea in tutte le sue pagine, pubblicità inclusa, fruibile su diversi dispositivi digitali e distribuita elettronicamente come unità inscindibile ed esclusiva”.
Inflazione. Il parametro di riferimen-to è l’indice nazionale Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (Foi), al netto dei consumi di tabacchi.
Retribuzioni poligrafiche. I dati presentati si riferiscono alla retribu-zione lorda effettivamente erogata dalle aziende ai dipendenti poligrafici. I dati forniti dal “Fondo Casella” riportano, suddivisi per livello di inquadramento, il numero di lavoratori che hanno prestato attività nel corso dell’anno, l’importo complessivo delle retribuzioni ordinarie erogate, il numero di giorni lavorativi retribuiti, l’importo complessivo delle retribuzioni straordinarie erogate, il nu-mero complessivo di ore di straordinario prestate. Per il calcolo delle retribuzioni ordinarie, la media annua è stata otte-nuta dividendo la retribuzione totale degli addetti per il numero di giorni comples-
NOTA METODOLOGICA
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sivamente retribuiti, e moltiplicando il totale ottenuto per 312, numero di giorni contrattualmente retribuiti nell’arco dell’anno solare. Per le retribuzioni stra-ordinarie, il dato medio annuo è stato ottenuto dividendo il numero delle ore di straordinario, e la relativa retribuzione, per il numero dei poligrafici.
I dati medi delle retribuzioni, calcolati col criterio sopra esposto, possono diffe-rire dai dati rilevati sui bilanci annui del Fondo Casella, in considerazione del fatto che il Fondo si basa sulle retribuzioni che hanno dato luogo ad effettivo versamento contributivo.
Anagrafe dell’industria dei quotidiani. I dati relativi a testate, società editrici e concessionarie di pubblicità sono ricavati dalle gerenze pubblicate nelle testate.
La definizione di “testata quotidia-na”, nella sua apparente univocità, può prestarsi a diverse interpretazioni e ad equivoci; da una parte, infatti, occorrere distinguere tra “testata” ed “edizione”, di-stinzione spesso non agevole, soprattutto nel caso sempre più frequente di pub-blicazioni realizzate con organizzazioni redazionali e produttive sinergiche e che condividono larga parte dei contenuti.
Per i fini che si propone questo rap-porto, abbiamo ritenuto di considerare “testata quotidiana”: una pubblicazione di contenuto giornalistico univocamente distinta sulla base del nome, che venga
pubblicata almeno quattro volte a setti-mana.
Per le agenzie di informazione, il dato di partenza è costituito dagli elenchi che, sino a qualche anno fa, venivano pubbli-cati dalla Presidenza del consiglio. Si è quindi verificata l’effettiva attività svolta (molte di queste agenzie esistevano solo sulla carta) attraverso l’invio periodico di questionari per il rilevamento dei dati.
Centri Stampa. I dati anagrafici e relativi alle testate stampate in ciascu-no stabilimento sono anch’essi ricavati dalle gerenze dei giornali quotidiani. Per ciascuno stabilimento L’Osservatorio ha inoltre curato l’aggiornamento dei dati relativi alle installazioni tecniche, suddi-vise tra formatura, stampa e spedizione.
* * *L’aggiornamento dei dati, sia per
quanto riguarda le testate giornalistiche ed i dati collegati, che per quanto riguar-da le agenzie di informazione, viene effet-tuato attraverso un costante monitoraggio della stampa specializzata, dei rispettivi siti internet e, laddove necessario, tra-mite contatti diretti con le aziende. Data l’estrema fluidità del settore, è possibi-le che alcuni dei dati riportati possano risultare superati nel momento in cui questo rapporto giungerà nelle mani dei lettori; ce ne scusiamo sin d’ora con gli interessati, invitandoli a segnalarci errori ed omissioni.
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IL MERCATO DEI LETTORI
Non si arresta il trend negativoI dati del grafico di questa pagina
certificano, per il biennio 2014-2015, una continua ed apparentemente inarrestabi-le discesa delle tirature e delle diffusioni di copie cartacee. In base ai dati Ads, la produzione giornaliera è passata dai 4,8 milioni di copie giornaliere del gennaio 2014 ai 4 milioni del dicembre 2015, con un calo di poco inferiore al 16%, men-tre la diffusione è scesa del 17%, da 3,4 milioni a 2,8 milioni di copie giornaliere. La resa, di conseguenza, è passata da 1,4 a 1,2 milioni di copie giornaliere, con un calo percentuale del 13%
Crescono invece, ad un ritmo promet-tente, le copie digitali, quelle che Ads definisce come “una replica esatta e non riformattata dell’edizione cartacea in tutte le sue pagine, pubblicità inclusa, fruibile su diversi dispositivi digitali e distribuita elettronicamente come unità inscindibile ed esclusiva”. Queste copie sono complessivamente cresciute del
23%, passando dalle 430mila copie gior-naliere del gennaio 2014 alle 530mila del dicembre 2015.
L’aumento delle vendite digitali, pur significativo, non riesce a compensare il calo della diffusione cartacea, né in quantità, visto che al calo diffusionale cartaceo di 800mila copie giornaliere ha fatto riscontro un incremento di 100mila copie digitali, né in valore, dal momen-to che le copie digitali sono solitamente vendute a prezzi inferiori rispetto a quel-le cartacee,
Nei primi mesi del 2016 il trend diffusionale si conferma negativo: i dati al mese di marzo 2016, ultimo mese disponibile al momento della chiusura di questo Rapporto, vedono una diffusione scesa sotto le 2,7 milioni di copie carta-cee giornaliere contro le 2,8 milioni di copie di fine 2015, con le copie cartacee in lieve flessione appena sotto le 500mila copie.
Nella tabella in questa pagina abbia-
Andamento della diffusione cartacea e digitale 2014-2015
0
500.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
3.000.000
3.500.000
4.000.000
4.500.000
5.000.000
copie digitali resa diffusione tiratura
22,51%
-13,23%
-16,87%
-15,78%
4.784.311
4.029.2803.361.161
2.794.187
1.409.896
1.223.336434.393
532.186
Elaborazione Asig su dati Ads
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mo riepilogato i dati più signifcativi del quadriennio 2012-2015. Nel complesso, le copie prodotte sono diminuite di un quar-to, pari ad oltre cinquecento milioni di copie annue, la resa è diminuita del 21%, pari a poco più di cento milioni di copie annue. Le vendite tradizionali (edicola e abbonamento) hanno perso nel complesso poco meno di 400 milioni di copie annue, mentre le altre diffusioni si sono ridotte di oltre un terzo, da circa 70 a poco più di 45 milioni di copie annue.
La readership: un bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?Tra il 2010 e il 2015 la popolazione
italiana è rimasta sostanzialmente stabile, passando da 52,2 a 53 milioni di persone di età superiore ai 14 anni; tra questi, in base agli ultimi rilevamenti condotti da Audipress, quelli che leggono in maniera costante i giornali quotidiani (i cosid-detti “lettori del giorno medio”) sono 18,7 milioni, in calo del 22% rispetto ai valori di cinque anni prima, anche se va sottolineato che i dati sono difficilmente confrontabili tra loro dal momento che la società di rilevamento ha modificato qual-che anno fa la metodologia dell’indagine.
In buona sostanza, solo un italiano su tre (o poco più) ha l’abitudine di sfogliare almeno un quotidiano ogni giorno.
Va notato tuttavia come la riduzione dei lettori abituali sia di gran lunga infe-riore al calo delle copie diffuse in Italia nello stesso periodo: nel 2010, infatti la diffusione media giornaliera era di 4,6 milioni di copie, passate a fine 2015, come si è detto, a 2,8 milioni, con una riduzione percentuale che sfiora il 40%. Questo dato, oltre a confermarci che nel nostro Paese per ogni copia di quotidiano che si vende ci sono cinque-sei persone che la leggono, ci dice che il calo della vendita dei quotidiani è molto più legato alla crisi economica ed al calo dei con-sumi generali innescatosi dopo il 2008 che non al venir meno dell’appeal del quotidiano come mezzo di informazione: lo dimostra il fatto che, sempre in base ai dati Audipress di fine 2015, i lettori di quotidiani negli ultimi tre mesi sono i tre quarti della popolazione adulta, 39 milio-ni su 53, mentre i “non lettori assoluti” sono 14 milioni, un numero certamente ragguardevole ma tutto sommato inevi-tabile in un Paese dove meno della metà della popolazione adulta ha completato
Volumi produttivi annui 2012-20152012* 2013 2014 2015 ±% 14/15 ±% 12/15
copie vendute 1.274.428.289 1.141.822.736 1.008.765.865 920.420.473 -8,8% -27,8%abbonamenti pagati 123.403.579 110.805.616 97.274.672 91.518.646 -5,9% -25,8%copie gratuite 30.060.134 24.884.854 23.200.162 20.511.405 -11,6% -31,8%altro (vendite in blocco, abbonamenti gratuiti, diffusione estero, etc.)
39.426.375 33.805.181 31.469.343 25.409.343 -19,3% -35,6%
resa 594.162.861 557.646.813 510.318.775 471.139.051 -7,7% -20,7%tiratura complessiva 2.061.481.238 1.868.965.200 1.671.028.817 1.528.998.918 -8,5% -25,8%
diffusione digitale 107.616.928 169.525.557 180.455.367 6,4%* Sino al mese di marzo 2012 i dati ADS venivano rilevati come media mobile dei dodici mesi precedenti, mentre a partire dall’aprile 2012 vengono rilevati mensilmente. I valori 2012 sono pertanto una proiezione sull’intero anno del periodo aprile-dicembre Elaborazione Asig su dati Ads.
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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le scuole superiori, e quasi 9 milioni si sono fermati prima della licenza media inferiore. Tra questi ultimi, ovviamente, la percentuale di lettori dei quotidiani negli ultimi tre mesi supera di poco il 50%, mentre tra i diplomati sfiora l’80% e tra i laureati sfiora l’85%. E ad ulteriore conferma del fatto che sono le difficoltà economiche delle famiglie italiane la pri-ma ragione del calo dei consumi culturali in generale e di quotidiani nello specifico, va rilevato come la percentuale di rea-dership nell’ultimo trimestre si mantenga su valori intorno all’80% al Nord ed al Centro, mentre al Sud e nelle Isole, dove i livelli di reddito sono storicamente più bassi, questo valore scenda sotto il 65%.
I quotidiani italiani e francesi a confrontoNella tabella riportata alla pagina se-
guente abbiamo riportato il trend di tira-tura e diffusione cartacea e digitale delle testate quotidiane certificate da Ads. Solo
quattro testate sulle 56 complessive han-no fatto registrare un aumento diffusiona-le del 2015 sul 2014, mentre ben 12 hanno fatto registrare cali diffusionali a due cifre. Di contro, il digitale è in crescita abbastanza uniforme e sostenuta, anche se in 17 testate il numero di copie digitali diffuso nel 2015 è stato inferiore al valore del 2014. Solo in un caso - Il Sole 24 Ore - il numero di copie digitali supera quello delle copie cartacee, mentre per altre 6 testate il numero di copie digitali giorna-liere supera le 10.000 copie. Il quotidiano con la diffusione combinata maggiore (carta + digitale) è il Corriere della Sera con poco meno di 390mila copie.
Come già nell’edizione passata del Rapporto, abbiamo ritenuto utile forni-re qualche elemento di confronto con la Francia, Paese per molti aspetti simile al nostro. Il primo dato da sottolineare è che nel 2015 la diffusione media giornaliera in Francia è stata di 5,8 milioni di copie
Andamento della readership dei quotidiani in Italia 2010-2015
0
10.000.000
20.000.000
30.000.000
40.000.000
50.000.000
60.000.000
24.108.000
18.713.000
52.179.000
52.993.000
lettori totali popolazione adulta
-22,4%
1,6%
Lettori nel giorno medio. Dati Audipress
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Quotidiani italiani 2014-2015: tiratura, diffusione cartacea, diffusione digitaleTestata tiratura media diffusione cartacea media diffusione digitale media2015 2014 ± % 2015 2014 ± % 2015 2014 ± %
Adige (l') 26.501 27.117 -2,27% 21.323 21.909 -2,68% 1.906 1.698 12,25%Altoadige/Trentino 24.250 25.431 -4,65% 18.271 19.290 -5,28% 1.415 1.335 6,01%Arena (l') 45.276 47.879 -5,43% 35.927 37.866 -5,12% 1.414 1.323 6,87%Avvenire 144.935 147.896 -2,00% 109.169 108.999 0,16% 7.636 5.283 44,55%Centro (il) 21.652 23.517 -7,93% 15.635 17.437 -10,33% 671 634 5,83%Corriere Adriatico 17.305 18.406 -5,98% 12.618 13.654 -7,58% 803 672 19,58%Corriere della sera 407.157 443.939 -8,29% 307.579 335.365 -8,29% 81.707 88.097 -7,25%Corriere delle alpi 6.874 7.187 -4,34% 5.291 5.538 -4,46% 267 267 0,04%Corriere dello sport - stadio 226.868 247.359 -8,28% 109.113 120.787 -9,66% 1.608 1.713 -6,13%Corriere umbria/vt/ri/sabina/ar/si 22.347 23.912 -6,55% 11.153 12.839 -13,14% 224 240 -6,47%Dolomiten 48.397 50.054 -3,31% 44.022 45.288 -2,80% 766 795 -3,66%Eco di Bergamo (l') 47.213 49.662 -4,93% 39.635 41.782 -5,14% 1.262 1.061 18,89%Fatto quotidiano (il) 91.298 95.261 -4,16% 39.664 43.568 -8,96% 10.069 12.331 -18,35%Gazzetta del mezzogiorno (la) 34.214 37.874 -9,66% 24.541 27.213 -9,82% 647 559 15,83%Gazzetta del sud 41.020 45.389 -9,63% 27.447 31.730 -13,50% 762 817 -6,70%Gazzetta di Mantova 26.292 28.240 -6,90% 22.651 24.193 -6,37% 852 823 3,59%Gazzetta di Modena nuova 11.042 11.547 -4,37% 8.204 8.574 -4,32% 288 269 7,15%Gazzetta di Parma 39.316 41.538 -5,35% 31.561 33.387 -5,47% 1.241 922 34,66%Gazzetta di Reggio 12.547 13.234 -5,19% 9.907 10.460 -5,28% 248 226 9,71%Gazzetta dello sport 291.568 321.218 -9,23% 199.153 222.145 -10,35% 13.258 17.157 -22,72%Gazzettino (il) 78.634 84.485 -6,93% 59.360 64.732 -8,30% 6.455 6.292 2,60%Giornale (il) 151.357 175.752 -13,88% 82.948 97.657 -15,06% 2.006 2.239 -10,37%Giornale di Brescia 41.221 44.226 -6,79% 30.974 33.660 -7,98% 1.787 1.708 4,64%Giornale di Sicilia 33.970 38.949 -12,78% 24.273 28.489 -14,80% 568 520 9,09%Giornale di Vicenza (il) 41.621 42.363 -1,75% 32.992 33.892 -2,66% 1.223 1.091 12,11%Italia oggi 80.891 80.281 0,76% 41.200 39.955 3,12% 17.638 21.946 -19,63%Libero 102.125 119.506 -14,54% 50.665 63.053 -19,65% 1.322 1.232 7,29%Libertà 29.122 30.233 -3,68% 22.823 23.922 -4,59% 686 642 6,87%Manifesto (il) 40.729 39.961 1,92% 10.678 11.083 -3,66% 1.239 1.325 -6,50%Mattino (il) 62.743 67.916 -7,62% 45.578 49.510 -7,94% 2.866 2.757 3,97%Mattino di Padova (il) 26.478 28.562 -7,30% 21.230 22.814 -6,94% 650 696 -6,63%Messaggero (il) 170.722 192.843 -11,47% 126.519 137.546 -8,02% 7.236 7.702 -6,05%Messaggero veneto 51.675 53.036 -2,57% 43.001 44.267 -2,86% 1.709 1.586 7,78%Nuova di Venezia e Mestre (La) 17.995 19.505 -7,74% 13.198 14.451 -8,67% 399 384 4,00%Nuova Ferrara (la) 9.622 10.384 -7,34% 7.304 7.796 -6,31% 223 205 8,65%Nuova Sardegna (la) 47.308 51.838 -8,74% 38.823 42.298 -8,22% 1.349 1.311 2,92%Nuovo quotidiano di Puglia 17.549 18.912 -7,21% 13.266 14.375 -7,72% 543 459 18,48%Piccolo (il) 31.345 33.780 -7,21% 26.634 28.804 -7,53% 1.788 1.667 7,26%Provincia (co-lc-so) (la) 33.644 35.835 -6,11% 26.606 28.482 -6,59% 1.037 606 71,10%Provincia di cremona (la) 21.467 23.074 -6,97% 16.965 18.195 -6,76% 665 658 1,01%Provincia pavese (la) 18.550 19.924 -6,89% 14.543 15.700 -7,37% 471 450 4,71%Qn-il giorno 72.387 72.668 -0,39% 48.786 47.858 1,94% 799 887 -9,94%Qn-il resto del carlino 146.566 156.667 -6,45% 112.058 118.595 -5,51% 3.512 3.371 4,18%Qn-la nazione 119.169 128.837 -7,50% 87.488 93.838 -6,77% 2.141 2.421 -11,57%Quotidiano del sud 16.337 0 7.732 0 212 0Quotidiano di Sicilia 14.293 15.842 -9,78% 13.006 14.607 -10,96% 1.078 56 1840,77%Repubblica (la) 396.690 433.892 -8,57% 275.268 305.627 -9,93% 60.106 65.817 -8,68%Secolo xix (il) 67.765 73.051 -7,24% 49.693 53.652 -7,38% 1.767 1.626 8,70%Sicilia (la) 35.176 37.520 -6,25% 22.714 25.476 -10,84% 338 0Sole 24 ore (il) 212.671 239.643 -11,25% 157.111 183.592 -14,42% 220.534 183.719 20,04%Stampa (la) 263.215 287.684 -8,51% 183.648 202.890 -9,48% 30.464 20.471 48,81%Tempo (il) 41.589 53.190 -21,81% 24.972 34.275 -27,14% 552 406 36,18%Tirreno (il) 62.965 70.569 -10,78% 48.584 54.651 -11,10% 1.471 1.584 -7,13%Tribuna di Treviso (la) 16.223 17.372 -6,62% 12.463 13.388 -6,91% 458 446 2,69%Tuttosport 151.833 152.197 -0,24% 68.576 67.920 0,96% 1.429 1.256 13,71%Unione sarda (l') 53.301 56.819 -6,19% 44.564 47.745 -6,66% 7.930 7.956 -0,33%Elaborazione Asig su dati Ads.
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cartacee, ben oltre il doppio di quella italiana, mentre quella digitale ha supera-to di poco le 200milia copie, molto meno
della metà dei valori del nostro Paese.Una seconda peculiarità del mercato
francese dei quotidiani risiede nel fatto che, mentre i quotidiani nazio-nali - Le Figaro o Le Monde per citare i due maggiori - hanno numeri diffusionali allineati con quelli dei nostri quotidiani nazionali, i quotidiani regionali hanno dimensioni nettamente maggiori rispetto ai nostri: Ou-est France con le sue 700mila copie è fuori concorso, ma vi sono almeno una quindicina di testate regionali che superano la diffusione media di 100mila copie, cifra che in Italia è rag-giunta da 9 testate, delle quali soltanto una è classificabile come regionale.
La terza e più significativa peculiarità del mercato france-se sta nella struttura produttiva e distributiva assai più efficien-te di quella italiana. Grazie alla base di abbonati pari a quasi la metà della produzione (contro il 6% dell’Italia), le copie conse-gnate alle edicole francesi sono in media 2,8 milioni ogni giorno contro i 3,6 milioni di copie del nostro Paese. Ciò consente di limitare la percentuale di resa, ed i costi ad essa associati: le 900mila copie giornaliere di resa in Francia rappresentano infatti appena il 14% della pro-duzione, contro gli 1,1 milioni di copie - e il 31% del tirato - del nostro Paese.
Suddivisione produzione complessiva 2015: Francia
vendite27%
abbonamenti pagati47%
copie gratuite2%
altro10%
resa14%
ElaborazioniAsigsudatiOJD
Suddivisione produzione complessiva 2015: Italia
vendite60%
abbonamenti pagati6%
copie gratuite1%
altro 2%
resa31%
Elaborazioni Asig su dati Ads
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IL MERCATO PUBBLICITARIO
La caduta si è arrestata (ma non per tutti)I dati di consuntivo del mercato pub-
blicitario italiano, elaborati da Nielsen, vedono una sostanziale tenuta del mercato rispetto ai valori del 2014. Il calo dello 0,5% del valore complessivo nel 2015, infatti, si azzera quasi completamente se si tiene conto della deflazione dell’anno 2015, che ha visto l’indice dei prezzi scen-dere dello 0,1%.
Se andiamo ad analizzare i dati più in profondità, tuttavia, ci accorgiamo di come a questo risultato si sia giunti a seguito di un comportamento molto differenziato tra i vari media: da una parte mezzi che crescono in maniera anche soste-nuta, come la radio e le affissioni, altri, come la tv e internet, che rimangono sostan-zialmente sui livelli dell’anno precedente, ed infine altri, come purtroppo quotidiani
e periodici, che hanno fatto registrare un ennesimo calo del fatturato. Tra il 2009 e il 2015 la stampa nel suo complesso ha perso quasi il 50% del proprio fatturato, contro un mercato pubblicitario che ha ridotto di un quarto il proprio valore. Ne consegue che il peso della stampa sul totale degli investimenti pubblicitari continua ad assottigliarsi: da poco meno del 30% del 2009 a poco più del 20% nel
Il mercato pubblicitario italiano 2009-20152009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 ± % 14/15
± % 09/15
Totale stampa 2.391.689 2.297.858 2.209.204 1.811.104 1.426.564 1.304.403 1.230.639 -5,7% -48,5%quotidiani 1.514.119 1.459.740 1.356.676 1.115.917 897.690 809.212 755.558 -6,6% -50,1%periodici 877.569 829.852 852.528 695.187 528.874 495.191 475.081 -4,1% -45,9%televisione 4.358.936 4.619.295 4.624.308 3.917.531 3.526.821 3.625.009 3.649.531 0,7% -16,3%radio 436.304 469.960 433.183 389.057 352.915 343.589 373.788 8,8% -14,3%affissioni 135.097 136.926 117.032 94.659 79.327 81.874 84.590 3,3% -37,4%cinema 55.750 62.544 46.575 37.861 29.376 24.030 23.056 -4,1% -58,6%internet 302.235 362.993 631.182 510.677 464.542 466.876 463.403 -0,7% 53,3%Direct mail 503.782 555.631 512.043 419.888 365.184 348.949 320.036 -8,3% -36,5%altro 125.172 126.408 109.605 124.013 114.757 109.751 126.512 15,3% 1,1%Totale 8.308.964 8.623.349 8.683.132 7.304.790 6.359.486 6.304.481 6.271.555 -0,5% -24,5%Dati Nielsen Media research. Valori in migliaia di euro
IL MERCATO PUBBLICITARIO
Quote del mercato pubblicitario italiano 2009-2015
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
2009
2015
18,2%
12,0%
10,6%
7,6%
52,5%
58,2%
5,3%
6,0%
1,6%
1,3%
0,7%
0,4% 3,6%
7,4%
6,1% 5,1%
1,5% 2,0%
quotidiani periodici televisione
radio affissioni cinema
internet Direct mail altro
Elaborazioni Asig su Dati Nielsen Media Research
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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2015. E i dati relativi all’anno 2016 sem-brano confermare questo trend: nel primo trimestre, infatti, il mercato pubblicitario complessivo è tornato a crescere, ma la stampa continua ad arretrare: -4,6% per i quotidiani, -3,9% per i periodici. Facendo pari a 100 il valore del mercato pubblici-tario nel 2009, anno peraltro pienamente colpito dalla crisi innescatasi sul finire del 2008, il valore complessivo del mer-cato nel 2015 è sceso a meno di 70. Tele-visione, radio e internet hanno battuto il mercato, accrescendo quindi la propria quota sul totale, mentre gli altri mezzi sono cresciuti meno del mercato. I quoti-diani si trovano a quota 46, davanti soltan-to al cinema.
La doppia crisi della carta stampataNel 2000, l’anno d’oro del mercato
pubblicitario italiano, il mercato della pubblicità in Italia valeva 10,4 miliardi a valori attuali; sempre nel 2000, la stampa nel suo complesso raccoglieva 4,2 miliar-di. Quindici anni dopo, nel 2015, il mer-cato pubblicitario complessivo ha perso quasi il 40% del proprio valore; quello della carta stampata si è ridotto del 70%! Solo negli ultimi sei anni, come evidenzia il grafico in questa pagina, il fatturato pubblicitario dei quotidiani è passato da 1,65 a 0,76 miliardi di euro.
I dati ci dicono, con tutta evidenza, che alla crisi complessiva dei consumi, che si è naturalmente riverberata negli investimenti pubblicitari delle aziende,
Evoluzione del mercato pubblicitario italiano 2009-2015 (2009=100)
45,949,8
77,0
57,6
38,0
141,0
58,4
69,4
109,6
100,078,8
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
quotidiani periodici
televisione radio
affissioni cinema
internet Direct mail
totale inflazione
Elaborazioni Asig su Dati Nielsen Media Research e Istat
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per i quotidiani e la carta stampata si è aggiunto un ulteriore fattore di crisi, lo stesso - in ultima analisi - che ha portato i quotidiani a perdere così tante copie di diffusione in pochi anni: i giornali, più di altri consumi culturali, stanno lentamente uscendo - e forse non tanto lentamente - dalle abitudini di consumo degli italiani.
Il rischio concreto, in definitiva, è che la carta stampata diventi sempre più marginale sino a divenire un mercato di nicchia, quasi come una carrozza a cavalli nell’era delle automobili.
Margini in caloLe difficoltà crescenti della carta stam-
pata ad intercettare i clienti pubblicitari sono testimoniate anche dall’incrocio dei
dati, raccolti da FCP, su spazi pubblicitari e fatturati dei quotidiani. Nel 2015 le pagi-ne di pubblicità sui quotidiani sono au-mentate di mezzo punto percentuale: sono cresciute tutte le tipologie di annunci ad eccezione di quella rubricata, per la quale internet, con siti di annunci di tutti i tipi, ebay o subito.it a autoscout24 per citarne solo alcuni, è ormai una alternativa dif-ficilmente superabile. A fronte di questo aumento degli spazi dedicati agli annunci - che, ricordiamolo, richiede carta, in-chiostro, stampa, forza lavoro - il 2015 ha visto un calo del fatturato del 6,6%.
Dal 2009 a oggi, anni nei quali il fatturato pubblicitario dei quotidiani si è più che dimezzato, gli spazi pubblicita-ri sui giornali sono diminuiti “soltanto”
Pubblicità sui quotidiani italiani 2009-2015 a valori costanti 2015
0
200.000
400.000
600.000
800.000
1.000.000
1.200.000
1.400.000
1.600.000
1.800.000
20092010
20112012
20132014
2015
1.64
6.81
0
1.56
3.38
2
1.41
4.80
0
1.12
9.62
9
898.
529
808.
457
755.
558
Migliaia di euro. Elaborazione Asig su dati Nielsen e Istat
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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del 30%, deter-minando una spirale continua di aumento dei costi e riduzione dei ricavi che si traduce in una continua com-pressione dei margini. Nel 2015 il prezzo di vendita medio di un modulo di pubbli-cità sui quotidiani italiani è stato di 15 euro, uno in meno dell’anno precedente e ben 8 in meno del 2009. Se teniamo conto dell’inflazione, possiamo stimare che oggi una pagina di pubblicità venga venduta ad un prezzo che è circa un quarto di quan-to veniva venduta quella stessa pagina nell’anno 2000.
Il confronto con la FranciaLa crisi del quotidiano come medium
pubblicitario non è certamente solo ita-liana. Anche in Francia, Paese simile al nostro per tanti aspetti, il 2015 si è chiuso con una sostanziale tenuta del merca-
to pubblicitario, che ha perso poco più dell’1%. E come in Italia, la carta stampa-ta è stato il mezzo che ha sofferto mag-giormente, con un calo del 6%, a fronte della tv che ha leggermente ritoccato il proprio fatturato.
Queste le somiglianze tra i due merca-ti; e le differenze? La prima e più macro-scopica è costituita dalle dimensioni del mercato pubblicitario complessivo: quello francese infatti vale quasi il doppio di quello italiano. Altra differenza significa-tiva riguarda la performance del mezzo internet, che mentre in Italia ha segnato il passo (-0,7% sul 2014), in Francia ha fatto registrare un robusto incremento del 6%.
La differenza più macroscopica tra i due mercati tuttavia, come già segnalato nella passata edizione di questo Rapporto, è costituita dal diffe-rente peso che han-no nei due Paesi le quote di mercato dei singoli mezzi. Peso che è tutto sommato simile - intorno al 20% - per la carta stampata, con l’unico detta-glio che Oltralpe il
Fatturato pubblicitario dei quotidiani 2014-2015
Tipo di pubblicitàSpazi
(in Pagine)Fatturato Netto
(in migliaia di euro)2014 2015 Diff. % 2014 2015 Diff. %
Commerciale nazionale 79.590 81.540 2,4% 328.738 303.090 -7,8%
Di servizio 18.583 19.464 4,7% 120.657 114.189 -5,4%Rubricata 14.560 12.789 -12,2% 65.767 63.469 -3,5%Commerciale locale 312.121 313.765 0,5% 227.488 213.230 -6,3%
Totale 424.854 427.558 0,6% 742.650 693.978 -6,6%Dati Osservatorio Stampa Fcp
Andamento di spazi e fatturati pubblicitari sui quotidiani 2009-2015 (2009=100)
9195
87
7671 71
96
91
75
61
5551
40
50
60
70
80
90
100
110
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
spazifatturati
Elaborazione Asig su dati Osservatorio Stampa Fcp e Istat
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peso dei periodici è quasi doppio rispetto ai quoti-diani, esattamente l’inverso di quanto avviene in Italia. Ben diverso è il caso della televisio-ne, che in Francia, pur essendo leader di mercato con il 25% circa del mercato complessi-vo, è assai lontana dal clamoroso 58% che quota il mezzo televisivo su mer-cato complessivo in Italia.
Siamo quindi di fronte a due merca-ti molto diversi: in uno le risorse sono suddivise in maniera fisiologica tra i vari mezzi, nell’altro vi è la posizione domi-nante della tv su tutti gli altri media, con evidenti distorsioni acuite dal fatto che i player significativi del mercato televisivo italiano si possono contare sulle dita di una mano.
Forse allora non è un caso se il merca-to pubblicitario francese vale il doppio di quello italiano, pur essendo espressio-ne di una economia che non è altrettanto superiore alla nostra; e forse non è un caso che la pubblicità su internet nel nostro Paese rappresenti solo il 7% degli investimenti complessivi, contro il 20% della Francia.
Forse quindi dobbiamo concludere che la tv, che negli anni Ottanta è stato un formidabile fattore di cambiamento e di modernizzazione del mercato pub-blicitario italiano, oggi rappresenta un
ostacolo per lo sviluppo di un mercato pubblicitario più moderno, che neces-sariamente dovrà andare verso i nuovi mezzi mobili e digitali, e che richiederà grande attenzione da parte del potere politico in due direzioni: lo sviluppo dei collegamenti a banda larga e la vigilanza contro le concentrazioni delle risorse pub-blicitarie online nelle mani di pochissimi giganti multinazionali.
Fatturato medio per modulo pubblicitario 2009-2015 a valori costanti 2015
2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
22,9023,81
21,14
18,47
16,7716,11
15,03
Elaborazione Asig su dati Osservatorio Stampa Fcp e Istat
Il mercato pubblicitario francese 2014-20152014 2015 ± % 2014-15
totale stampa 2.683 2.525 -5,9%
quotidiani 942 893 -5,2%
periodici 1.741 1.632 -6,3%
televisione 3.222 3.242 0,6%
radio 726 720 -0,8%
affissioni 1.174 1.168 -0,5%
cinema 81 82 1,2%
internet 2.488 2.636 5,9%
direct mail 1.754 1.669 -4,8%
elenchi telefonici 843 784 -7,0%
Totale 12.971 12.826 -1,1%
Dati IREP. Valori in migliaia di euro
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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Per poter meglio valutare la situazione italiana, riteniamo utile fornire qualche dato riguardante il mercato mondiale dei quotidiani, utilizzando a tal fine l’edizio-ne 2015 di World Press Trends, la pubblicazione realizzata ogni anno da WAN-IFRA, che contiene i dati più aggiornati sull’industria dei quotidiani di più di 70 paesi, che rappresentano oltre il 90% del valore complessivo di questo settore industriale.
Un mercato ancora in crescitaLa gente in tutto il mondo
continua a leggere i giornali quo-tidiani. Nei paesi più sviluppati, i dati combinati della lettura su carta e digitale indicano valori anche superiori all’80% di adulti che leggono un quotidiano alme-no una volta al mese. A livello mondiale, i lettori regolari di quotidiani stampati 2,7 miliardi, pari al 45% della popolazione adulta, mentre i quotidiani digi-tali sono letti ogni giorno da 800 milioni di persone, pari al 42% degli utenti di internet.
Potrà sembrare strano, ma la diffusione dei quotidiani è in con-tinua crescita: nel quinquennio 2010-2014 il numero delle copie stampate giornalmente è cresciu-to da 589 a 686 milioni di copie, con un incremento complessi-vo del 16%. Assai più marcata la crescita delle copie digitali, com’è logico dal momento che si tratta di un mercato appena nato: dalle 788mila copie giornaliere del 2010 si è passati infatti a qua-
si 12 milioni nel 2014.Naturalmente il trend è assai differen-
te nelle varie aree geografiche del piane-ta. Il grafico evidenzia come la diffusione
IL PANORAMA INTERNAZIONALE
Lettori di quotidiani nel giorno medio, 2014
% penetrazione popolazione adulta (x1.000)Japan 83,2% 110.646
Guatemala 78,3% 9.506
Switzerland 75,1% 6.986
Costa Rica 72,3% 3.797
Kuwait 69,4% 2.622
Austria 69,2% 7.301
United Arab Emirates 68,2% 7.959
Germany 67,4% 70.364
Sweden 67,0% 8.029
Finland 66,0% 4.564
Hong Kong 63,9% 6.394
Saudi Arabia 63,8% 20.960
Chile 63,2% 14.074
Qatar 62,4% 1.958
Bahrain 61,2% 1.057
Belarus 60,9% 8.001
Singapore 60,1% 4.612
Israel 59,0% 5.925
Norway 58,0% 4.181
Malaysia 56,7% 22.430
Netherlands 53,3% 13.993
Ireland 52,6% 3.616
Denmark 51,5% 4.657
France 47,9% 54.179
United Kingdom 46,5% 53.174
Oman 45,2% 3.038
Australia 41,7% 19.001
Egypt 41,6% 57.549
Siovenia 40,4% 1.766
Poland 39,9% 32.291
China 39,8% 1.117.331
Hungary 39,2% 8.408
Canada 39,0% 29.689
Serbia 37,9% 5.986
Italy 36,6% 52.718
Dati WAN-IFRA World Press Trends
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Trend di diffusione dei quotidiani stampati, 2010-2014
-21,3%
32,7%
-8,7%
3,7%
2,9%
-22,3%
-4,5%
9,8%
-1,3%
1,2%
0,6%
-5,3%
-30,0% -20,0% -10,0% 0,0% 10,0% 20,0% 30,0% 40,0%
Europa
Asia
Nord America
Africa e Medio Oriente
America Latina
Australia e Oceania1 anno
5 anni
Dati WAN-IFRA World Press Trends
dei quotidiani stampati sia in crescita in Asia, Africa e America Latina, mentre in Europa ed Oceania negli ultimi cinque anni si è perso più del 20% delle copie. Anche nel mercato più avanzato, quello nord-americano, l’andamento delle copie è in calo, ma assai meno pronunciato: solo l’1% in meno nell’ultimo anno, -9% nel quinquennio: segno, forse, che le previsioni di chi pensava ad una totale estinzione del quotidiano stampato erano un po’ esagerate.
Il sorpasso della diffusione sulla pubblicitàPer la prima volta nel 21° secolo,
nel 2014 i ricavi diffusionali sono stati superiori, a livello mondiale, rispetto ai ricavi pubblicitari. Il fatturato complessivo dell’industria dei quotidiani nel 2014 è stato infat-ti pari a 179 miliardi di dollari, dei quali 92,4 da diffusione e 86,9 da pubblicità.
Il 93% dei ricavi vengono ancora dalle edizioni su carta (89,9 miliardi dalla diffusione, 77,4 dalla pubblicità), mentre dei 12 miliardi complessivi di ricavi digitali, pari al 7% del totale, 9,5 miliardi vengono dalla pubblicità e i restanti 2,5 dalla diffusione.
La carta continua quindi ad essere la spina dorsale del si-stema, ma non c’è dubbio che, a livello globale, il mercato della pubblicità stia cambiando profon-damente, seguendo l’evoluzione della società. La pubblicazione trimestrale Advertising expen-diture forecast, realizzata dalla Zenith Optimedia, società con-
trollata dalla multinazionale francese della pubblicità Publicis, ci permette di seguire questa evoluzione.
Nel 2015 il mercato mondiale della pubblicità ha superato i 550 miliardi di dollari di valore complessivo, in cresci-
Suddivisione dei ricavi, mercato mondiale dei quotidiani, 2014
carta-diffusione$89,950%
carta-pubblicità$77,443%
digitale-diffusione$2,52%
digitale-pubblicità$9,55%
Valori espressi in miliardi di dollari. Dati WAN-IFRA World Press Trends
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ta del 3,9% rispetto al 2014, con la tv che assorbe la quota maggiore (37,2%), seguita da internet desktop (20,2%) e dai quotidiani (12,8%), e con internet mobile appena sopra il 9% del mercato comples-sivo. Per il 2018, Zenith Optimedia stima un valore complessivo di mercato intorno ai 630 miliardi di dollari, con la televisio-ne al 34,1%, la quota di mercato di inter-net mobile praticamente identica a quella di internet desktop (18,7% contro 19%), e con i quotidiani appena sotto al 10%. Nel complesso, nel 2018 Internet sarà il primo mezzo pubblicitario mondiale con quasi il 38% del totale, e la carta stampa-ta avrà una quota di mercato complessiva del 15%, contro l’attuale 19,3%.
Se si confrontano questi dati con quelli del mercato italiano in una visione di prospettiva, è ragionevole attendersi nei prossimi anni una sensibile riduzione della quota pubblicitaria della televisio-ne, un assestamento della carta stampata sui valori attuali (o leggermente inferio-ri) ed un progressivo incremento della
quota pubblicitaria di internet.
Le nuove abitudini di consumoI dati ci indicano insomma che una
quota consistente degli investimenti pub-blicitari verranno smobilizzati dai media tradizionali - televisione e carta stampata - e dirottati su internet, soprattutto sul mobile. D’altra parte questo trend della spesa pubblicitaria asseconda le mutate abitudini di consumo dei media, che ve-dono una crescita esponenziale dei media digitali e, in particolare, dei dispositivi mobili. A livello globale, in base ai dati di inMobi e globalwebindex, i consuma-tori trascorrono in media due ore e 14 minuti al giorno su dispositivi mobili, contro gli 81 minuti della televisione, i 70 minuti dei computer desktop, i 44 minuti della radio e i 33 minuti del quotidiano.
È inoltre interessante notare come il 79% dei possessori di smarphone consul-tino il loro terminale entro 15 minuti dal risveglio. Sembra insomma che il caro vecchio rito della lettura mattutina del
Il mercato mondiale della pubblicità, 2015-2018
37,2%
20,2%
9,2%
12,8%
6,5%
6,6%
6,9%
0,6%
2015
televisioneInternet desktopInternet mobilequotidianiperiodiciradioaffissionicinema
34,1%
19,0%
18,7%
9,9%
5,0%
6,0%
6,6%
0,7%
2018
DatiZenithOptimedia
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quotidiano, quella che Hegel definiva “la preghiera dell’uomo moderno”, si vada trasferendo dal foglio di carta allo schermo dello smartphone.
In base ai dati della società di ri-cerche comScore, i principali editori di news vedono arrivare il 30% delle loro audience da piattaforme mobili, e negli Stati Uniti quasi la metà degli utenti di smartphone usano applicazioni di news.
Il trend sembra chiaro: gli editori di quotidiani, che ricavano ancora oltre il 90% del loro fatturato dal prodotto tra-dizionale cartaceo, devono prepararsi a “trasferire” i propri utenti, o gran parte di essi, sulle piattaforme mobili.
Questo scenario si realizzerà anche nel nostro Paese, visto anche che l’Italia è tra i paesi con una maggiore diffusio-ne di smartphone? È probabile, anche se rimangono due grossi punti interro-gativi che non possiamo sottovalutare: un mercato pubblicitario dove si rischia di scivolare dall’oligopolio televisivo al monopolio di Google, ed una diffusione ancora insufficiente di collegamenti internet a banda larga, per i quali il nostro Paese è al ventottesimo posto al mondo e al ventesimo in Europa.
Diffusione dei collegamenti a banda larga, 2014
collegamenti a banda larga (x 1.000)
% su popolazione adulta
Switzerland 3.750 53,7%Denmark 2.334 50,1%Netherlands 6.893 49,3%France 25.970 47,9%Norway 1.942 46,4%United Kingdom 23.730 44,6%Germany 29.573 42,0%Canada 12.428 41,9%Sweden 3.293 41,0%Finland 1.759 38,5%New Zealand 1.386 38,5%USA 97.981 38,2%Lithuania 946 38,1%Hong Kong 2.269 35,5%Ireland 1.259 34,8%Israel 2.048 34,6%Japan 37.255 33,7%Belarus 2.684 33,5%Czech Republic 2.969 33,3%Singapore 1.533 33,2%Spain 12.834 32,7%Hungary 2.716 32,3%Austria 2.349 32,2%Australia 6.086 32,0%Slovenia 551 31,2%Latvia 505 29,9%Poland 9.108 28,2%Italy 14.370 27,3%Dati WAN-IFRA World Press Trends
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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Un sistema immobileCome appare
evidente nel gra-fico pubblicato in questa pagina, nel 2015-2016 vi sono state poche e poco rilevan-ti modifiche nel numero di stabilimenti che stampano gior-nali quotidiani e nel parco mac-chine in esse installato. Il numero degli impianti è rimasto invariato a 66, mentre le linee di produzione sono diminuite di una sola unità, scendendo da 116 a 115, con una riduzione della capacità produt-tiva da 3,88 a 3,85 milioni di giri cilin-dro/ora.
Se consideriamo che la tiratura me-
dia giornaliera del mercato italiano (dati Ads Marzo 2016) è di circa 3,86 milioni di copie giornaliere, possiamo stimare che, al netto di fermi macchina, cambi di edizione, imprevisti vari, gli impianti vengono mediamente utilizzati, nelle sei ore di turno, a poco più del 20% delle loro potenzialità.
Oltre il 60% della capacità produttiva è rappresentata da impianti installati in meno di un quinquennio, tra il 2004 e il 2007, mentre solo il 6% della capacità produttiva fa capo a linee di produzione installate dopo il 2007; per contro, oltre un quarto della produzione viene realizzata su impianti installati tra il 1998 e il 2003. Nel complesso, l’età media del parco produt-tivo italiano è di tredici anni.
La regione col maggior numero di impianti è la Lombardia (28 linee di pro-duzione, 1,045 milioni di giri cilindro/ora), seguita dal La-zio con 15 impianti e 530mila
LA RETE PRODUTTIVA
Età del parco rotative installato (% della capacità produttiva)
prima del 19903%
1990–19971%
1998–200326%
2004–200763%
dopo il 20076% non specificato
1%
Dati Asig
Stabilimenti, impianti, capacità produttiva 2011-2016
9283
7772
66 66
152
139134
123116 115
4.660.000
4.312.5004.195.070
3.960.000 3.880.000 3.850.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
2.500.000
3.000.000
3.500.000
4.000.000
4.500.000
5.000.000
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
2011 2012 2013 2014 2015 2016
Cap
acità
giri
cili
ndro
/ora
stab
ilim
enti/
impi
anti
stabilimenti impianti capacità produttiva
Dati Asig
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Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
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giri/ora; seguono Veneto, Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia e Sardegna. Oltre l’85% degli impianti utilizza-no la tecnologia offset, 18 la fles-sografia, e sono presenti quattro linee di produzione digitale installa-te tra il 2012 e il 2015.
Le inefficienze della filiera I dati sugli sta-
bilimenti produtti-vi sembrerebbero dunque indicare che nell’ultimo anno poco o nulla sia cambiato per quanto riguarda il pa-norama industriale italiano; se proviamo tuttavia a scavare sotto la superficie, ci rendiamo conto di come, paradossalmen-te, l’immobilità (apparente) del sistema non sia altro che una ulteriore conferma della gravità della crisi in corso.
Il fatto che il numero delle linee di produzione non diminuisca nonostante continui il declino delle copie stampa-te (-8% tra marzo 2015 e marzo 2016 in base ai dati Ads) può essere spiegato anche con argomentazioni contabili: molte aziende si troverebbero in difficol-tà a spegnere impianti che hanno ancora un consistente valore da ammortizzare in bilancio. In realtà, tuttavia, la ragione primaria per la quale il numero degli impianti non diminuisce risiede nel fatto che il sistema logistico di produzione e
distribuzione delle copie, così come si è venuto modificando nel corso degli ultimi anni, ha enormemente compresso i tempi di produzione: da una parte infatti la re-dazione tende naturalmente a ritardare la chiusura delle edizioni, per inseguire le ultime notizie; dall’altra il sistema della distribuzione, anch’esso messo in crisi negli ultimi anni dal ridotto volume delle copie trasportate, ha visto una notevole riduzione e concentrazione delle imprese di distribuzione locale, col risultato che spesso le copie devono fare molti più chi-lometri (ed hanno bisogno di molto più tempo) per giungere alle edicole.
Le difficoltà delle aziende stampatrici Lo stampatore si trova così ad essere
il vaso di coccio tra esigenze in conflitto tra loro: realizzare la produzione in tem-
Occupazione poligrafica 2011-2015 per tipologia di azienda2011 2012 2013 2014 2015 ± % 2010/15
aziende editrici 3.273 3.102 2.902 2.525 2.422 -26,0%agenzie di informazione 360 344 323 306 304 -15,6%stampatori ibridi 765 718 621 649 623 -18,6%stampatori puri 829 737 640 485 323 -61,0%altre aziende 262 171 160 140 99 -62,2%
aziende editrici
agenzie di informazione
stampatori ibridistampatori puri
altre aziende
2011 2012 2013 2014 2015
Elaborazione ASIG su dati Fondo Casella
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a
pi sempre più ridotti impedisce infatti di razionalizzare gli impianti chiudendo quelli più inefficienti; la riduzione dei volumi stampati incide solo sui costi va-riabili (inchiostro, lastre) che rappresen-tano circa il 25% dei costi complessivi,
mentre i costi fissi ed il costo del lavoro rimangono inalterati; il tutto, non va dimenticato, in un contesto nel quale gli editori, stretti a loro volta dalle difficoltà che derivano dal calo delle vendite e dei ricavi pubblicitari, tendono a rinegoziare al ribasso i contratti di stampa.
Si tratta, in conclusione, di un model-lo ormai insostenibile, che sta mettendo fuori mercato molte aziende di stampa, specie quelle che non hanno una proprie-tà riconducibile ad un gruppo editoriale. Nell’ultimo quinquennio il numero dei dipendenti delle aziende stampatrici cosiddette “pure” è diminuito di oltre il 60%, e le retribuzioni dei lavoratori dipendenti da queste aziende sono dimi-nuite in media del 18%; nello stesso arco temporale, i dipendenti delle aziende di stampa “ibride” sono diminuiti soltanto del 19%, e le loro retribuzioni sono rima-ste quasi inalterate.
Inquadramento: contratto poligrafico e altri inquadramenti
Quotidiani 88%
Quotidiani (stimato)1%
Altro inquadramento 9%
Altro inquadramento (stimato)
2%
Dati Asig e Fondo Casella
Andamento retribuzione lorde 2011-2015 dei lavoratori poligrafici per tipologia di azienda
98,4
96,5
91,4 88,9
97,9
97,3 99,5 99,3 98,5
94,6
91,7
82,5
100
103 104,2 104,4 104,3
80
82
84
86
88
90
92
94
96
98
100
102
104
106
2011 2012 2013 2014 2015
società editrici centri stampa controllati da società editrici
centri stampa autonomi costo della vita
Elaborazione Asig su dati Fondo Casella
-
DATI OCCUPAZIONALI E RETRIBUTIVI COMPLESSIVI
-0,63%
-4,62%-3,83%
-3,03%
-1,14%
-1,91%
-0,81%
-3,36%
-5,01% -5,19%-6,02%
-7,26%-7,72%
-8,27%
-11,64%
-8,14%
-12,00%
-10,00%
-8,00%
-6,00%
-4,00%
-2,00%
0,00%
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
Occupazione poligrafica 2000-2015: variazione % su anno precedente
3.50
5
3.35
2
3.28
5
3.15
0
3.11
4
3.03
6
3.01
2
2.92
7
2.78
7
2.67
1
2.51
2
2.29
8
2.13
2
1.97
6
1.70
0
1.48
5
4.95
3
4.71
5
4.47
3
4.37
3
4.32
3
4.25
9
4.22
4
4.06
6
3.85
6
3.62
7
3.40
7
3.19
1
2.93
3
2.67
0
2.40
5
2.28
6
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.000
8.000
9.000
10.000
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
operai impiegati
Occupazione poligrafica 2000-2015
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
29
-
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10°
20 8
89
185
448
1.10
1
1.23
6
985
328
246
20 3
76 164
372
925
1.11
3
900
283
213
livelli di inquadramento
addetti 2014
addetti 2015
0,00% -62,50%-14,61%
-11,35%
-16,96%
-15,99%
-9,95%
-8,63%
-13,72%-13,41%
Addetti 2014-2015 per livello di inquadramento
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
2014 2015livelli 9-10 574 496livelli 6-7-8 3.322 2.938livelli 3-4-5 722 612livelli 1-2 28 23
0,6% 0,6%15,5% 15,0%
71,5% 72,2%
12,4% 12,2%
Suddivisione dei dipendenti 2014-2015 per gruppi di livelli di inquadramento
operai maschi35%
operaie femmine4%
impiegati maschi36%
impiegate femmine25%
Suddivisione % dei dipendenti per sesso e qualifica, 2015
30
Occ
up
azi
one
e re
trib
uzi
oni
-
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° media
31.4
27,8
8
12.7
03,3
3
23.4
45,4
5
30.8
70,4
7
35.4
69,2
2
38.2
25,4
4
41.4
83,8
2
46.0
06,0
9
48.6
05,5
2
60.9
06,0
8
41.9
96,1
7
29.4
87,9
1
12.0
47,3
4
23.9
24,3
9
30.3
50,4
4
33.7
80,9
3
37.3
57,2
4
39.7
39,3
1
43.9
06,9
3
47.2
27,0
3 62.
160,
24
40.7
99,1
6
livelli di inquadramento
2014 2015
-6,17%
-5,16%
2,04%
-1,68%
-4,76%-2,27%
-4,21%
-4,56%-2,84%
2,06%
-2,85%
Media retribuzioni complessive annue 2014-2015 per livello di inquadramento
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° media
31.1
04,0
8
12.7
03,3
3
23.2
17,8
7
30.2
09,5
3
34.6
54,7
7
37.3
49,9
8
40.2
14,7
6
44.4
26,5
9
48.2
57,6
7 60.8
32,5
3
40.9
77,1
6
29.1
81,0
6
12.0
47,3
4
23.6
92,3
3
29.7
18,1
4
32.8
28,3
8
36.2
30,6
7
38.3
85,5
2
42.1
39,0
9
46.7
57,8
5
62.0
86,0
4
39.6
26,8
1
LIvelli di inquadramento
2014 2015
-6,2%
-5,2%
2,0%
-1,6%
-5,3%-3,0%
-4,5%
-5,1%-3,1%
2,1%
-3,3%
Media retribuzioni ordinarie annue 2014-2015 per livello di inquadramento
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° media
323,
80
227,
58 660
,94
814,
45
875,
46 1.26
9,05 1.57
9,51
347,
84
73,5
6
1.01
9,01
306,
85
232,
07 632,
30 952
,55
1.12
6,57
1.35
3,78 1.
767,
84
469,
18
74,2
0
1.17
2,35
livelli di inquadramento
2014 2015
-4,33%
16,96%28,68%
6,68%
11,92%
34,88%
0,88%
15,05%
-5,23% 1,97%
Media retribuzioni straordinarie annue 2014-2015 per livello di inquadramento
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
31
da
ti c
omp
less
ivi
-
1° 2° 3° 4° 5° 6° 7° 8° 9° 10° media
32.0
80,3
0
11.7
04,1
1
24.8
63,0
3
32.3
30,1
7
35.4
52,1
0
39.5
58,3
6
42.6
63,8
3
46.0
09,5
8
50.1
43,1
5 62.5
71,8
9
42.8
39,8
9
21.7
37,8
5
12.1
38,5
5
19.9
82,8
9
21.8
04,6
5
24.2
12,4
7
30.8
58,9
9
34.4
69,4
2
39.4
28,7
9
41.4
40,4
9
60.8
38,2
6
35.8
29,9
0
livelli di inquadramento
uomini donne
-32,2%
3,7%
-19,6%
-32,6%-31,7%
-22,0%-19,2%
-14,3%
-17,4%
-2,8%
-16,4%
Media retribuzioni complessive 2015 per sesso e livello di inquadramento
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015ore straordinario 810.702 974.136 973.765 765.987 794.761 518.400 286.554 526.344 333.259 196.144 196.092ore ordinario 12.992.472 13.084.482 12.819.936 12.164.472 11.010.150 10.506.582 10.074.288 9.059.358 8.497.434 8.084.964 6.553.416
13.803.174 14.058.618 13.793.70112.930.459
11.804.91111.024.982
10.360.8429.585.702
8.830.6938.281.108
6.749.508
Totale ore lavorate, 2005-2015
36.000
38.000
40.000
42.000
44.000
46.000
48.000
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
46.
580
46.
210
46.
349
46.
921
47.
085
47.
600
46.
471
44.
578
43.
314
41.
957
40.
799
Retribuzioni medie 2005-2015 a valori costanti 2015
32
Occ
up
azi
one
e re
trib
uzi
oni
-
Andamento % delle ore lavorate e del monte retributivo, 2005-2015
-4,7%
1,9%
-1,9%
-6,3%
-8,7%-6,6% -6,0% -7,5%
-7,9%-6,2%
-18,5%
-2,3%
2,1%
-0,1%-0,9%
-8,4%
-2,2%
-4,1%
-10,7%
-8,1% -7,9%
-21,0%
-25,0%
-20,0%
-15,0%
-10,0%
-5,0%
0,0%
5,0%
2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015
ore lavoratemonte retributivo
42.9
97.7
75
43.1
28.9
42
43.9
09.0
74
46.9
43.0
12
49.4
61.8
88
49.1
55.4
19
51.8
39.6
66
51.8
47.6
52
46.4
89.5
57
46.1
07.6
25 54
.185
.248
61.4
10.7
81
60.9
01.2
00 69
.778
.655
65.9
29.1
91
71.0
06.8
44
66.6
40.8
01
58.4
18.2
47
56.0
30.8
36
49.8
23.6
34
36.6
95.4
56
54.6
59.9
28
54.8
16.5
74
59.4
62.9
88
59.3
30.8
62
60.3
71.8
75
62.1
96.1
18
54.8
81.2
87 63
.011
.983
64.7
48.7
18
64.4
13.9
18
63.5
66.6
77
64.6
34.0
98
63.8
54.2
93
65.7
64.0
88
61.6
36.0
70
60.6
98.2
42
63.2
85.0
32
61.5
82.6
63
62.5
24.7
26
46.3
17.0
76
33.1
12.6
56
10,8
0%
10,8
0%
11,8
0%
12,3
0%
13,2
4%
14,5
5%
15,5
5%
16,5
5%
17,1
3%
18,1
3%
19,2
2% 21,3
8%
22,5
5%
23,3
0%
24,3
0%
25,0
5%
25,5
5%
25,5
5%
25,5
5%
25,5
5%
25,5
5%
-20,00%
-12,50%
-5,00%
2,50%
10,00%
17,50%
25,00%
20.000.000
30.000.000
40.000.000
50.000.000
60.000.000
70.000.000
80.000.000
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
contributi prestazioni aliquota
Fondo Casella: contributi, prestazioni, aliquote contributive 1995-2015
Nota: I dati su contributi, bilanci e accantonamenti sono estratti dai bilanci del Fondo. Il valore della colonna “contributi” comprende i versamenti per le quote di solidarietà e l’importo delle riserve matematiche versate per i prepensionamenti, ed esclude le quote a capitalizzazione individuale (3,80% della retribuzione lorda) accumulate da ogni lavoratore attivo dal 1995. Il valore della colonna “prestazioni” comprende tutte le prestazioni erogate con il sistema a ripar-tizione, relative cioè ai periodi di contribuzione anteriori al 1995.Le aliquote comprendono la quota del 3,80%, di cui lo 0,50% a carico del lavoratore, che viene accumulata sui conti individuali dei lavoratori. Tale aliquota è rimasta fissa dal 1995 sino a tutt’oggi. I valori degli anni anteriori al 2002 sono stati convertiti in euro al tasso ufficiale di 1.936,27 lire per 1 euro.
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
33
da
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less
ivi
-
DATI OCCUPAZIONALI E RETRIBUTIVI SUDDIVISI PER TIPOLOGIA DI AZIENDA
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015ALTRE AZIENDE 32 30 33 35 28 24 23 18AGENZIE DI INFORMAZIONE 12 11 11 11 10 10 10 10CENTRI STAMPA IBRIDI 18 18 17 17 16 15 16 15CENTRI STAMPA PURI 33 32 33 32 30 26 19 12SOCIETÀ EDITRICI 89 89 80 88 84 83 79 75
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
200184
180174
183168
158147
130
2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015ALTRE AZIENDE 336 305 272 262 171 160 140 99AGENZIE DI INFORMAZIONE 442 385 369 360 344 323 306 304CENTRI STAMPA IBRIDI 894 851 812 765 715 621 649 623CENTRI STAMPA PURI 1.038 981 898 829 734 640 485 323SOCIETÀ EDITRICI 3.933 3.776 3.568 3.273 3.101 2.902 2.525 2.422
0
1.000
2.000
3.000
4.000
5.000
6.000
7.0006.643
6.2985.919
5.489
5.0654.646
4.1053.771
Suddivisione delle aziende per tipologia, 2008-2015
Suddivisione dei dipendenti nelle diverse tipologia di azienda, 2008-2015
34
-
Società editrici64%
Centri stampa puri9%
Centri stampa ibridi16%
Agenzie8%
Altri3%
Suddivisione % dei dipendenti 2015 per tipologia di azienda
0
200
400
600
800
1.000
1.200
1.400
1.600
Società editriciCentri stampa puri
Centri stampa ibridiAgenzie di
informazione Altre società
1.581
283
587
160
64
841
4036 144
35
uomini donne
Numero di addetti 2015 per sesso e tipologia di azienda
Rapporto 2016 sull’industria italiana dei quotidiani
35
da
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er t
ipol
ogia
di
azi
end
a
-
EditoriCentri stampa
puri Centri stampa ibridi Agenzie Altri
media nazionale
0,2%
0,8%
1,1%
1,0%
3,1%
0,6%
12,4
%
36,2
%
17,4
%
5,8%
17,3
%
15,0
%
74,7
%
57,6
%