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    Sulla punta della lingua pag. 3

    Il francese, non solo per orgoglio pag. 5

    Contributi della Francia allAlliance franaise pag. 11

    Stati in cui il francese lingua ufficiale pag. 13

    Francofonia pag. 15

    Sulla lingua francese pag. 17

    Linglese, lingua regina senza pi corona pag. 21

    Contributi della Gran Bretagna al British Council pag. 25

    Stati in cui linglese lingua ufficiale pag. 27

    Commonwealth pag. 29

    Linglese dei non inglesi pag. 31

    Il portoghese, la lingua come unavventura pag. 33

    C t ib ti d l P t ll llI tit t C 39

    INDICE

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    Promozione della lingua portoghese pag. 45

    Lo spagnolo, la lunga marcia pag. 47

    Contributi della Spagna allInstituto Cervantes pag. 53

    Stati in cui lo spagnolo lingua ufficiale pag. 55

    Diritti e doveri della lingua spagnola pag. 57

    Congresso Internazionale della lingua spagnola pag. 59

    Il tedesco, la carica dei 101 pag. 61

    Contributi della Germania al Goethe Institut pag. 67

    Stati in cui il tedesco lingua ufficiale pag. 69

    Capitali in cui presente il Goethe Institut pag. 71

    La pi bella parola tedesca, concorso internazionale pag. 73

    Il mondo in italiano, litaliano nel mondo pag. 77

    C t ib ti d llIt li l li it li ll t 83

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    Stati in cui sono radicate comunit italiane consistenti e conclusioni pag. 89

    Cittadini dorigine italiana nei Paesi di maggiore presenza pag. 91

    Numero di parlamentari dorigine italiana nel mondo pag. 93

    Classifica della lingua italiana nel mondo pag. 95

    La rete italiana nel mondo pag. 97

    Litaliano in Europa pag. 99

    Il futuro della memoria pag. 101

    Alla lingua italiana pag. 103

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    E stato il mio primo direttore.

    Alla memoria di Indro Montanelli, maestro

    di lingua e di libert. Con nostalgia.

    Federico Guiglia

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    S U L L A P U N T A

    D E L L A L I N G U A

    Quando, da bambino, non volevo farmi capire dai compagni di gioco in

    Uruguay, dove sono nato e cresciuto, cambiavo lingua allimprovviso e pas-

    savo dallo spagnolo allitaliano: ma quelli capivano lo stesso.

    Linfanzia mi ha cos insegnato che la lingua non mai un rifugio dellanimo. Al

    contrario, la parola apre la porta, la parola tende la mano. Negli anni ho perci impa-

    rato a coltivare linglese con gli inglesi a Londra e il tedesco coi tedeschi a Berlino.

    E a rinverdire quel po di francese scolastico per cogliere certe sfumature di Parigi.

    E a risentire leco del portoghese per tornare, almeno con la mente, alla mia terra lati-

    no-americana tutta intera.

    Con questa confessione voglio solo rivelare una cosa al lettore: ho provato piace-

    re, prima ancora che curiosit, nello scrivere di lingue, di queste mie lingue. E mi

    auguro dessere riuscito a trasmetterlo, il piacere della conoscenza. Scavando fra dati

    e date, interpellando i responsabili di tutti i principali istituti culturali in Europa,

    cercando di comprendere in che modo vengano oggi valorizzate cinque tra le pi dif-

    fuse lingue nel mondo, io sto, in realt, scuotendo la lingua italiana. Svegliati!, sto

    dicendo alla Bella Lingua, perch altrove tutti si danno un gran daffare per accom-

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    Sognare pi importante che polemizzare. Ed arrivato, credo, il momento di discu-

    tere dove sar e quale sar la nuova frontiera per la lingua di Dante. Le ragioni di

    domani prevalgono sui torti di ieri.Il lettore trover anche -ma mi stava scappando persino-, quanti soldi ogni

    Paese spende in un anno per diffondere la sua lingua allestero. Vuole essere un

    bagno di umile realismo. Come mostrano le esperienze della Francia, della

    Germania, della Gran Bretagna, del Portogallo e della Spagna, la strategia culturale

    non pu fare a meno di investimenti. Anche lItalia, daltronde, lo sa bene. La rete

    mondiale della lingua, che si estende lungo centinaia di sedi della Societ DanteAlighieri e degli Istituti Italiani di Cultura, e che in patria gode del sostegno

    dellAccademia della Crusca, ha ormai acquisito da tempo un ruolo istituzionale, e

    non soltanto una tradizione organizzativa.

    Ma la lingua italiana dovrebbe essere considerata lespressione pi importante

    del made in Italy, il primo biglietto da visita della Nazione, comunicativo per

    espressione e definizione. Invece cos non . Voglio dire: della lingua italiana dovreb-bero occuparsi e preoccuparsi prima di tutto i suoi distratti parlanti. Invece sembra

    suscitare pi interesse in chi a lei savvicina da straniero, piuttosto che in quanti, da

    italiani, la maltrattano. Welfare State: ma si pu?

    Guardando a quello che hanno combinato gli altri europei, le previsioni sono,

    comunque, incoraggianti. Prima o poi anche noi assisteremo a qualche bel dibattito

    in tv sulla lingua italiana, semplicemente. Prima o poi anche gli intellettuali dItaliaincroceranno le loro penne sui giornali in nome della lingua, di quale lingua affida-

    re al mondo che ce la richiede. Prima o poi anche la classe dirigente italiana saccor-

    ger di quanto triste sarebbe il pianeta senza la lingua che dice, felicemente, di s.

    Nellattesa forse vale la pena di ascoltare il punto di vista di chi dibatte da

    tempo. Cos parlano i francesi, gli inglesi, i portoghesi, gli spagnoli e i tedeschi col

    resto delluniverso. Io ho solo raccolto le loro testimonianze. Se qualche dato pusembrare eccessivo, per esempio il numero dei parlanti -essendo ovvio che ogni isti-

    tuto tenda a magnificare le potenzialit della propria lingua-, leccesso rigorosa-

    l i M h ll

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    IL FRANCESE, NON

    SOLO PER ORGOGLIO

    Oui, jai une patrie: la langue franaise.*

    Se le lingue hanno una funzione, il francese s dato anche una missione: favo-rire la diversit culturale fra i popoli. Compito ambizioso, in un mondo chetende al globale, cio alla lingua unica, e insieme al locale, ossia alla Babele delle

    parlate. Ma il punto di vista da cui il proposito prende le mosse, orgoglioso e anti-

    co al tempo stesso.

    Lo testimoniano i 123 compleanni dellAlliance franaise, anno di nascita 1883:la prima fra le associazioni europee sorte, nei decenni, per diffondere la lingua del

    proprio Paese anche fuori. Un punto di vista antico e moderno, sostenuto vigorosa-

    mente da una nazione consapevole dessere tale. Ma anche conscia del fatto che il

    ruolo internazionale di oggi non pu pi essere quello di ieri.

    Alla forza della lingua la Francia crede da sempre. Gi nel secondo articolo dellasua Costituzione scritto: La lingua della Repubblica il francese. Nel 1994

    stata approvata una legge sulluso della lingua nazionale, detta legge-Toubon dal

    d ll ll Mi i d ll C l h li i ( i fi i i i

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    lingue, senza sciovinismi. Aprirsi invece che chiudersi.

    Cos si spiega liniziativa delle biblioteche franco-tedesche che sorgono ovunque

    possibile. Oppure la collaborazione culturale che Francia e Germania hanno avviatonelle sede lontana di La Paz (Bolivia), in quella vicina di Palermo (Italia) o signifi-

    cativa di Ramalla (Cisgiordania): un direttore francese e uno tedesco, e che listituto

    in condominio lavori.

    Del resto, negli organismi internazionali il francese ha un ruolo riconosciuto. E

    una delle lingue ufficiali delle Nazioni unite, dellUnione europea, dellUnesco, della

    Fao e dei Giochi olimpici. E lo anche di organizzazioni non governative comeMedici senza frontiere ed Emergency.

    Ma lautentico e fresco bacino a cui attingere costituito dai 53 Paesi -49 effet-

    tivi pi 4 associati; altri 10 sono osservatori- che compongono lOrganizzazione

    internazionale della francofonia, e che in maggioranza si trovano in Africa, il

    Continente linguistico di riferimento. Di fatto, la lingua francese accarezza un quar-

    to degli Stati del pianeta.Lingua, peraltro, dalla consolidata radice europea, se si pensa che tre dei sei

    Paesi fondatori dellUnione parlano francese: oltre alla Francia, il Belgio e il

    Lussemburgo.

    Secondo i dati delle istituzioni preposte alla diffusione della lingua nel mondo,

    circa 180 milioni di persone parlano il francese come lingua-madre o seconda lingua.

    Fra questi e in aggiunta a questi sono moltissimi i giovani che lo seguono come lin-gua di studio: ottantadue milioni nel complesso.

    Ma tutto comincia e finisce a Parigi, dove sorgono le due piramidi dellidentit:

    quella trasparente davanti allevocativo museo del Louvre e la meno conosciuta che

    svetta, invisibile, al Ministero degli Esteri, direzione generale per la cooperazione. Se

    la lingua un motore, la chiave per avviarlo si trova e si gira qui.

    La previsione per il 2006, che peraltro non si discosta dagli stanziamenti dei treanni precedenti, indica la cifra di 1 miliardo e 420 milioni di euro destinati alla pro-

    mozione allestero. Spulciando il capitolo di bilancio per voci: cooperazione cultura-

    l li f 334 ili i ( i il 25 d l l ) li i l f

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    getti specifici e cos via.

    In sostanza, i tre quarti dellimporto complessivo sono stati investiti per sostene-

    re specificamente la lingua in tutti i suoi aspetti, culturali, scolastici, comunicativi edi ricerca, mentre buona parte del rimanente ne ha comunque fornito un appoggio

    indiretto e complementare.

    Altrettanto significativa la scelta dinvestimento. Oltre la met delle risorse

    stata impiegata nellAfrica sub-sahariana (46 per cento) e nel Magreb (12 per cento),

    mentre nellEuropa orientale andato l11 per cento degli stanziamenti.

    E poi, a scalare, il 7 per cento nellAsia del Sud e del Sudest, di nuovo il 7nellAmerica meridionale, il 6 nel Medio e lontano Oriente, il 5 fra lEuropa del Nord

    e dOccidente, il 4 nellEstremo Oriente e in Oceania e appena il 2 per cento

    nellAmerica del Nord.

    Ben pi di un Oceano, allora, la distanza che separa lAfrica dagli Stati Uniti,

    il mondo delle lacrime da quello dei consumi: nella valorizzazione della sua lingua,

    la Francia prevede per lAfrica uno sforzo trenta volte superiore rispetto a quello pro-fuso per lAmerica. E forse anche in questa opzione sintravede un po della strategia

    adottata per favorire la diversit culturale.

    Una strategia che si fonda su delle campagne culturali piuttosto mirate. Il

    piano pluriennale lanciato nel 2004 si prefigge di conquistare un pubblico nuovo,

    facendo leva sulla storica area di diffusione del francese con tre priorit geografiche:

    lEuropa delle molte lingue, nella quale la Francia punta al bilinguismo col francesenel ruolo di seconda lingua (contando sul fatto che una delle due ufficiali

    dellUnione a Bruxelles). Poi c il mondo arabo con lipotesi del trilinguismo

    arabo/francese/inglese. Questipotesi ha un trampolino tutto per s, offerto dalle aree

    in cui il francese si lancia da tempo (Libano, Siria, Giordania, Egitto, Paesi del

    Magreb).

    Infine lobiettivo dellAmerica latina puntando, pi che alla difficile divulgazio-ne linguistica fra le popolazioni, alla formazione culturale delle loro classi dirigenti

    con allettanti borse di studio e periodi di specializzazione in Francia (previsti anche

    i d i di f i S d A i )

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    lintenzione.

    LAlliance ha avuto un aiutino istituzionale pure nel passato, essendo stata fon-

    data da ambasciatori francesi e concepita come associazione nazionale per la diffu-sione della lingua francese nelle colonie e allestero. Sera, allora, negli ultimi ven-

    tanni dellOttocento, e la politica internazionale gi sapeva di forte connotato nazio-

    nale: la lingua proiettava pure una certa idea della Francia nel mondo.

    Oggi lAlliance franaise unassociazione autonoma senza fini di lucro e con-

    venzionata con il Ministero degli Esteri. Secondo i dati resi pubblici, ai suoi corsi s

    registrato un aumento complessivo fra il cinque e il sei per cento di iscritti lanno perognuno degli ultimi due.

    Gli studenti sono 420.708 al mondo, di cui 128.434 in America latina (il massi-

    mo) e 9.529 in Oceania (il minimo). Ma lincremento in percentuale pi basso s

    avuto alle Antille, mentre le sorprese pi alte si sono viste fra Canada e Stati Uniti.

    Una paradossale controtendenza rispetto ai pochi fondi che la Francia destina, in

    proporzione, allAmerica del Nord.Le ragioni dello studio da parte dei giovani sono riassumibili in tre verbi: cono-

    scere (la Francia e la sua cultura), lavorare (in ambiti specializzati) e viaggiare.

    Le prime dieci sedi per numero di iscritti si trovano a Parigi, Lima, Bogot, Citt del

    Messico, Bruxelles, San Paolo, Toronto, Antanarivo, Hong Kong e Rio de Janeiro. Di

    nuovo affiora una curiosit: met delle citt classificate appartiene allAmerica latina,

    che pure non rappresenta lobiettivo linguistico-istituzionale prioritario per i francesi.Solo una piccolissima parte dei direttori dellIstituito proviene dalla Francia:

    allincirca il dieci per cento. Gli altri sono quasi sempre dirigenti che si sono forma-

    ti sul posto.

    Il Presidente della Repubblica in Francia il presidente onorario dellAlliance

    franaise a Parigi. Ma il presidente operativo -per esempio- un belga. Una tradizio-

    ne che peraltro rispecchia o forse addirittura deriva da quella in voga presso laComunit dei 53 Paesi francofoni: un turno di guida tocc, si ricorder, pure al diplo-

    matico egiziano Boutros Boutros-Gahli, gi segretario generale dellOnu. Francesi

    l i l fil fi l

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    per affinit di lingua e di cultura.

    Da l sar un susseguirsi di nascite, anno dopo anno, di associazioni internazio-

    nali di Universit, di parlamentari, di ministri uniti tutti dalla lingua francese. Finoal battesimo del primo organismo inter-governativo della francofonia nel 1970. Un

    cammino molto lungo e molto lento, come si vede, e che sfocer nel primo vertice a

    Parigi del 1986. Vi partecipano quarantuno Paesi e governi; si gettano le basi del-

    listituzione e degli incontri a cadenza biennale.

    Nellordine, gli appuntamenti della svolta si svolgeranno in Canada (Quebec),

    nel Senegal (Dakar), di nuovo a Parigi, allisola Maurizio (Grande Baia), nel Benin(Cotonou), in Vietnam (Hanoi), ancora in Canada (Moncton), nel Libano (Beirut) e,

    lultimo, nel Burkina Faso (Ouagadougou, un paio danni fa). Dieci riunioni per

    discutere di politica e di comunicazione, di cooperazione Nord-Sud e di giovani, di

    dialogo multi-culturale e di sviluppo solidale. Ma al centro c sempre la Francia.

    Perch non c lingua senza nazione e non c nazione senza lingua. Di nuovo

    lispirata Costituzione ci aiuta a comprendere lo spirito con cui la Francia di oggiaffronta il suo futuro. Nellarticolo che stabilisce il primato della lingua, sono indica-

    ti altri quattro emblemi sovrani: la bandiera nazionale, il tricolore blu, bianco e

    rosso, linno nazionale, che la Marsigliese, il motto della Repubblica che

    libert, eguaglianza e fraternit e il principio fondante del governo del popolo, dal

    popolo e per il popolo.

    La lingua, dunque, appare come lo strumento comunicativo di questi valori chesono a un tempo francesi e internazionali. Valori di ieri e di sempre, valori esibiti con

    ogni mezzo. Al punto che perfino sul lato nazionale della moneta da 2 euro coniata

    dalla Francia compare la scritta libert, galit, fraternit. Quasi una sintesi tra

    lidealismo dellistituzione e lespressione della lingua.

    Come se la storia dovesse vivere di presente e non viceversa. Come se la lingua

    fosse il lascito pi rivoluzionario del 1789.

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    CONTRIBUTI DELLA

    FRANCIAALLALLIANCEF R A N A I S E

    2004 10,6 milioni di euro 68,1 milioni di euro 78,7 milioni di euro -5%

    2003 10,9 72 82,9 + 1,4 %2002 11,8 70 81,8 + 1,8 %

    2001 11,4 69 80,4 -2,6 %

    2000 11,6 71 82,6

    Anno Alliance franaise Istituti e centri culturali francesi Totale Percentuale

    (270 sedi) (148 sedi) (418 sedi) (rispetto anno prima)

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    STATI IN CUI SI PARLA ANCHE IL FRANCESE

    Andorra PrincipatoCambogiaDominicaLibanoMaroccoMaurizio

    Saint LuciaSeychellesTunisia

    Totale: 9

    di cui, Africa 4

    America Centrale 2

    Asia 2

    Europa 1

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    F R A N C O F O N I A

    Stati e governi membri (49)

    Belgio

    Comunit francese del BelgioBeninBulgariaBurkina FasoBurundiCambogia

    CamerunCanadaNouveau-Brunswick (Canada)Qubec (Canada)Capo VerdeCiad

    ComoreCongoRepubblica democratica del Congo

    Haiti

    LaosLibanoLussemburgoMadagascarMaliMarocco

    MauritaniaMaurizioMoldaviaMonacoNigerRepubblica Centrafricana

    RomaniaRuandaSaint Lucia

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    Stati associati (4)

    Stati osservatori (10)

    Albania

    Andorra

    Grecia

    Macedonia

    Armenia

    Austria

    Croazia

    Georgia

    Lituania

    Polonia

    Repubblica Ceca

    Repubblica Slovacca

    Slovenia

    Ungheria

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    S U L L A L I N G U A

    F R A N C E S EGIOCO TEST PER MISURARE LA FRAN-

    COFONIA DELL AMICO STRANIERO

    1) Perch ha imparato il francese? (ammesse pi risposte).

    a) per essere chic;b) per trovare un impiego;c) per leggere i classici della letteratura francese nelloriginale;d) per insegnare;e) per venire a vivere a Parigi;f) per viaggiare in Francia e nei Paesi francofoni;g) per viaggiare nel mondo;h) per tradizione familiare;i) per amore delle lingue;

    j) per amore della lingua francese.

    2) Come ha imparato il francese?

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    3) La Francia :

    a) il Paese dei mille formaggi, della baguette e della ptanque(caratteristico gioco delle bocce nda);

    b) il Paese dei diritti dellUomo e dei grandi uomini;c) tv 5;d) il Paese natale della nonna o del nonno; o del padre; o della madre;

    o di un parente;

    e) Parigi, la capitale della moda e del lusso;f) un mercato per la sua impresa;g) Saint-Germain-des-Prs e zazous (fenomeno anticonformista nato

    negli anni Quaranta nda);h) il festival di Cannes (o dAvignone, o il Salone dellagricoltura o la

    Fiac -Fiera internazionale darte contemporanea nda).

    4) E gi stato in Francia o in un Paese francofono. Se s, perch?

    S.a) per i miei studi;b) per soggiorno turistico;

    c) nel quadro del mio lavoro;d) per cercare di incontrare Catherine Deneuve o Johnny Hallyday

    o Julien Lepers o Jacques Derrida;e) per far pratica di francese coi nativi;f) per altre ragioni (da precisare)

    No.

    5) Quale di queste formule le sembrano meglio corrispondere alla sua per

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    6) A parte il francese, quante altre lingue materne e straniere parla?

    a) una (la mia lingua materna);b) due (la mia lingua materna e unaltra straniera);c) tre e pi. Quali?

    7) Pu citare i nomi di cinque cantanti o registi o film, francesio francofoni attuali? Se s, quali?

    S.

    No.

    8) Pu precisare se ha facile accesso a uno o a pi media francofoni? Ses, quali?

    S.a) libri e manuali;b) giornali;c) televisione/radio;d) cinema.

    No.

    Il risultato, che si ottiene sommando una maggioranza di rettangoli rossi o di palliniverdi o di triangoli azzurri a seconda delle risposte date e il cui meccanismo qui non stato riportato, delinea tre identikit: quello del francofono convinto, quello dellinna-morato della lingua francese (che per la trascura un po) e quello di chi la studia per

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    LINGLESE, LINGUA

    R E G I N A S E N Z AP I U C O R O N A

    The English language is nobodys special property. It is the property of the immagi-

    nation: it is the property of the language itself . *

    E la lingua numero uno per tutti, perch la lingua numero due per molti: almondo ci sono pi persone che parlano inglese come seconda lingua che noncome madre-lingua.

    Ma il fatto che sia tanto diffusa, non la mette al riparo da alcune insidie. Linglese, percominciare, ha ormai perso la sua originalit.

    Linglese di Cambridge non lo stesso di Canberra, n quello che si pu ascoltare aMombasa risuonerebbe lungo Ocean Drive, la pi celebrata strada-passeggio di Miami Beach.

    A volte lingua aulica e antica, pi spesso lingua tagliata, quasi da sigla e da slo-gan. Inglese uno e plurimo. Anche la lingua scolastica, che sapprende in tanti Paesi, risen-

    te del grande cambiamento dovuto alla grande espansione, e perci si presenta diversa perpronuncia, per accentazione, per vocabolario. A ciascuno il suo inglese: non c un inse-gnamento uguale per tutti.

    U lt i hi l t lli ibil d ll i S l li i li l

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    liniziativa era il dar vita o il migliorare le relazioni con altri Paesi. Settantanni dopo, lobiet-tivo non cambiato, per diventato pi esteso: ai governanti dei Paesi sono subentrati i loro

    cittadini come interlocutori prediletti.Oggi lente un organismo indipendente e senza fine di lucro (not-for-profit organisa-tion), unorganizzazione non governativa che opera come servizio pubblico. Tant che rice-ve un contributo annuale dal Ministero degli Esteri per promuovere la cultura britannica,cominciando dalla lingua, nelle 220 citt dei 110 Paesi in cui presente.

    Per lannata 2005/2006 limporto stato stabilito in 188,1 milioni di sterline (intorno ai274 milioni di euro). Una cifra di poco inferiore (164 milioni di sterline, cio 239 di euro)

    arriver e si sommer dallattivit svolta, e che consiste in corsi ed esami, nellutilizzo dellebiblioteche, nella realizzazione di progetti particolari. Circa met dallo Stato, quindi, e metda se stessi: lIstituto si finanzia cos.

    Ma negli ultimi nove anni e nonostante i tagli che hanno riguardato istituzioni come laBbc, i fondi pubblici per il British sono aumentati costantemente e mediamente del 9 percento di anno in anno (con punte massime del 31,9 e minime del 3,3 per cento). Investire

    nella lingua, cio nel dialogo, sembra anche una risposta alla sfida fondamentalista del nostrotempo. Raro il sostegno economico dei privati. E quando lIstituto ricorre allaiuto dellosponsor per lappoggio a una sua iniziativa, di solito punta allazienda britannica o con parte-cipazione britannica (partnership) nel Paese in cui s ideata la manifestazione.

    La regina Elisabetta e suo figlio Carlo, principe di Galles, sono i patrocinatori onoraridellorganizzazione. Un paio di rappresentanti del Ministero degli Esteri fanno parte delConsiglio direttivo, che per agisce come istituzione autonoma dalla politica partitica, e con

    criteri manageriali. I suoi membri restano in carica tre anni.Arte e letteratura, scienza e spettacolo, musica, teatro: lIstituto si occupa di tutto un po.

    Ma evidente che al British si rivolge soprattutto chi cerca il passaporto della lingua. Tantche a Londra e a Manchester gli uffici pubblici preposti al controllo della qualit sullinse-gnamento scolastico dellinglese spesso ricorrono a questente certificatore. Ispezionato dalBritish Council considerato un marchio di garanzia linguistica. E tutto lascia pensare chetali funzione e compito saranno destinati a svilupparsi per accertare la conoscenza dellingle-se dei molti stranieri residenti nel Regno Unito.

    Si coniuga, cos, uno stile old fashion, da vecchia Inghilterra fiera della sua linguacome del t, con la societ aperta del presente. Gi oggi si parlano pi lingue a Londra -oltre

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    In pi, altri 750 milioni di persone la parlano come lingua straniera. In sostanza, un cit-tadino su quattro del pianeta, in media, avrebbe una qualche conoscenza -elementare, discre-

    ta, buona o eccellente- della lingua inglese (e uno su due nella sola Unione europea, mentrefra gli europei non parlanti linglese due su tre sarebbero interessati a conoscerlo).Intendiamoci, non facile, in realt, stabilire che cosa significhi conoscere la lingua.

    C ormai una fascia molto estesa di cittadini capace di usare delle espressioni di base, e chepertanto fa numero e statistica. Ma chiedere uninformazione al passante, magari agitandoanche la guida turistica, oltre che le mani, non conversare in inglese.

    Stando alle stime del British risalenti al 2000, pi di un miliardo di persone si dedica-

    va, poco o tanto, allo studio della lingua. Fra questi, oltre 130 mila nei soli centri dellIstituto.Ma il dato un dato senza tempo, nel senso che 130 mila sono sempre, mediamente, gli inte-ressati ai corsi del British secondo i programmi e i periodi di studio previsti. Gli iscritti inItalia sono quasi il dodici per cento del totale, 15 mila studenti fra i quattro centri di Roma,Milano, Napoli e Bologna. Sede, questultima, in chiusura, perch lIstituto ha deciso di inve-stire un po di pi nei Paesi in via di sviluppo e un po meno in quelli gi sviluppati.

    Ogni anno, inoltre, almeno 700 mila persone vanno in Gran Bretagna per imparare lin-glese. Il che procura unentrata economica per il Paese valutata in oltre 800 milioni di sterli-ne allanno (circa 1168 milioni di euro). Senza dimenticare i benefici a lungo termine e divalore inestimabile: per tutta la vita molti di quegli studenti vorranno poi mantenere rap-porti umani, culturali ed economici con la nazione che ha dato loro la (nuova) lingua.

    Sono diverse le motivazioni che spingono i non inglesi ad avvicinarsi allidioma degliinglesi. Ma su tutte prevarrebbe il desiderio della pura e semplice conoscenza sia a livello

    minimo che intensivo. Linglese infatti la lingua pi usata tanto dai giornali -dunque linguapopolare-, quanto dalle pubblicazioni scientifiche, e pertanto lingua di specializzazione: dueterzi degli studiosi legge in inglese, e il 35 per cento di chi usa internet, ricorre a questalingua per esprimersi. Di nuovo alta comunicazione da una parte e divulgazione dallaltra: lin-gua dlite e lingua di massa. Del resto, tecnologia e diplomazia, sport e musica pop, pubbli-cit e affari (business), accademie e aeroporti, finanza: molti e molto differenti sono gliambiti in cui linglese esercita il ruolo del principe. Poi ci sono le ragioni, per cos dire, indotte.

    Con linglese, il turista incoraggiato a viaggiare di pi, limprenditore a investireallestero, lappassionato di spettacolo a guardare film e tv, insomma Hollywood e Cnn (o lal-tra americana Fox o la britannica Bbc) senza mediazioni n traduzioni.

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    penetrare in un sistema cos chiuso e in un territorio cos ampio. Difficile anche poter con-tare sulleventuale aiuto linguistico dei britannici allestero, i quali risultano essere solo

    13.155.540. Compresi i circa tre milioni di cittadini di Hong Kong.Dalla sua, comunque, la lingua ha il baluardo geo-politico del Commonwealth, la tradi-zionale associazione intercontinentale di Paesi anglofoni raccolti sotto la corona britannica.Sono 53 nazioni, nove delle quali neppure abitate da cittadini di madre-lingua inglese, adimostrazione dellammodernamento dellistituzione, che oggi si batte per lo sviluppo, lademocrazia e la pace. Si va da nazioni minuscole come lo Stato del Tuvalu (Oceania) con isuoi scarsi diecimila residenti a quelle sovrappopolate tipo lIndia con pi di un miliardo di

    persone.E una Comunit di comuni interessi, passi il bisticcio. I vincoli sono informali, preva-

    lentemente economici e culturali, comunque molto autonomi rispetto al tipo di rapporto chela Gran Bretagna aveva instaurato coi suoi Paesi nel primo dopoguerra. Anche se una dellepi importanti misure, il cosiddetto regime tariffario preferenziale fra questi Stati, era succes-siva, risalendo al 1932. Quel rapporto di scambi nel frattempo molto mutato. Ma ha per-messo ai britannici di conservare delle relazioni dirette e utili con le loro ex colonie. Linglese,cos, li mette semplicemente in comunicazione. Ma semplicemente non sminuisca la novi-t: forse la comunicazione non tutto nellera globale?

    In ciascuno di questi Stati sovrani c un ufficio di collegamento con la Gran Bretagna.E non a caso il Ministero degli Esteri britannico fin dalla sua denominazione lascia intrave-dere il compito che si preposto: Foreign and Commonwealth Office. Tuttavia, nessunalegge o norma si preoccupa di sostenere la lingua. Pi che limpulso alla diffusione, che

    naturale, il problema degli ultimi anni quello di salvaguardare la qualit della lingua. Unaqualit sempre pi differenziata, oltretutto, perch nella stessa Gran Bretagna ormai esiste uninglese anche letterario che attinge al patrimonio di autori stranieri od originariamente stra-nieri che si sono fermati, formati e affermati nel Paese.

    E poi c la grande scommessa della nostra epoca, che pu dare allinglese lultimamodulazione per interpretare la sintonia del tempo: lingua della pace. Nelle missioni inter-nazionali delle Nazioni Unite, della Nato e dellUnione europea linglese mette a contatto sol-

    dati di tutto il mondo con popolazioni di tutto il mondo. Da dieci anni il British coinvoltonel progetto di un linguaggio internazionale per il mantenimento della pace.

    Risvolti umanitari e a volte solo umani, umanissimi, com successo in occasione del set-

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    CONTRIBUTI DELLA

    GRAN BRETAGNAAL BRITISH COUNCIL

    Dal 2005/2006 al 1996/1995

    (la tabella in sterline; cambio: 1 sterlina = 1,46 euro circa)

    Anno Totale Differenza annata precedente

    2005/2006 188,1 milioni + 9,3%

    2004/2005 172,1 milioni + 3,4%

    2003/2004 166,4 milioni + 8,3%

    2002/2003 153,7 milioni + 6%

    2001/2002 145,0 milioni + 5,3%

    2000/2001 137,7 milioni + 3,3%1999/2000 133,3 milioni + 5,1%

    1998/1999 126,9 milioni + 31,9%

    1997/1998 96 2 ili i 6%

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    S T A T I I N C U I

    L I N G L E S E E LINGUA UFFICIALE

    Antigua e BarbudaAustraliaBahamaBarbadosBelize (parlato anche spagnolo)BotswanaBrunei (con malese e cinese)Camerun (con francese)Canada (con francese)DominicaFigi IsoleGambia

    GhanaGiamaicaGran BretagnaG d

    Namibia (con tedesco e africaans)Nauru (con naurano)Nuova Zelanda (con maori)NigeriaPakistan (con urdu)Papua Nuova GuineaSaint Cristopher e NevisSaint LuciaSaint Vincent e GrenadineSalomone IsoleSamoa (con samoano)Sierra Leone (con idiomi sudanesi

    locali e krio)Singapore (con malese, cinese e tamil)Stati UnitiS d f i ( f i idi i

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    Totale: 45

    di cui, Africa 15Oceania 11

    America centrale 10

    Asia 3

    America del Nord 3

    America del Sud 2

    Europa 2

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    COMMONWEALTH

    Stati membri (53)

    Antigua e BarbudaAustraliaBahamaBangladeshBarbadosBelizeBotswana

    BruneiCamerunCanadaCiproDominicaFigi Isole

    GambiaGhanaGiamaicaG B

    MaurizioMozambicoNamibiaNauruNuova ZelandaNigeriaPakistan

    Papua Nuova GuineaSaint Cristopher e NevisSaint LuciaSaint Vincent e GrenadineSamoaSeychelles

    Sierra LeoneSingaporeSalomone IsoleS i L k

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    LINGLESE DEI NON

    I N G L E S I( C A R O A M I C O T I S C R I V O . . . )

    Wael, il giordano della JuveConosco Wael da dieci anni. Lho incontrato in riva al mare a Maratea durante le

    mie vacanze estive. Wael lavora in spiaggia come barman. Viene dalla Giordania ed

    un tipico medio-orientale. Trentenne, piuttosto alto e un po robusto. Non molto

    ambizioso; vuole solo sposare la fidanzata e continuare a fare lo stesso lavoro nello

    stesso luogo. Ci piace il calcio e tifiamo Juventus. Spesso giochiamo cinque contro

    cinque. Di solito lui fa lattaccante, ma io sono un buon portiere e cos quando gio-

    chiamo luno contro laltro lui non fa molti gol. (Antonio)

    Tania, la russa corre sul filo (del telefono)

    La mia migliore amica Tania. Lho incontrata quando vivevo a Mosca. Ha tren-

    tanni ed laureata in legge. Lho incontrata quando cercavo un appartamento e ne

    abbiamo condiviso uno per due anni. Amiamo la stessa musica, film e scrittori. Tre

    i f t t bbi d t i Il it d tt

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    mente italiano. Passiamo tutto il tempo ad ascoltare ogni genere di musica, e ci piace

    andare in discoteca e nei pub. Le voglio veramente bene. (Giselda)

    Jossy, il danese in festa

    Vorrei parlare di Jossy, il mio buon amico danese. Lho incontrato a casa mia

    quando ho dato una festa per i miei venticinque anni. Charlie, amico di entrambi, e

    che era stato invitato, lo port con s. Jossy nato a Copenaghen nel 75 e l vissu-

    to per la maggior parte della vita. La sua famiglia viene dallArgentina e per questo

    parlano tra loro in spagnolo. E piuttosto piccolo e magro, ha capelli biondi, corti eondulati e occhi azzurri. E ambizioso, competitivo e grande lavoratore, ma sa anche

    essere molto amorevole e socievole. E avvocato. Purtroppo ci vediamo una volta ogni

    quattro mesi, ma restiamo continuamente in contatto per telefono e per e-mail.

    (Michaela)

    Sara, la spagnola unicaLa mia amica Sara spagnola ed nata a Madrid nel 1982. E vissuta a Roma

    dal 94 e ci conosciamo da nove anni. Lho incontrata il primo giorno di liceo, perch

    era in classe con me. Ha occhi scuri e un viso molto particolare, perch somiglia alla

    nonna, che etiope. Non per niente aggressiva o prepotente, ma molto gelosa del

    suo ragazzo. Sara figlia unica e credo che questo rappresenti un problema per lei,

    perch non molto indipendente. Il sabato sera ci piace andare a ballare o a cenarecon amici. A volte andiamo alle mostre darte, perch lei studia arte allUniversit.

    (Chiara)

    Kayo, la giapponese che sembra una giapponese

    Amo viaggiare allestero e ogni volta incontro gente nuova. Per i miei studi sono

    stata due volte in Giappone e la prima ho incontrato una persona che una delle miepi care amiche: Kayo. Ci conosciamo da tre anni e ci siamo incontrati per caso in

    un Kissaten (tipico bar giapponese) dovero andata per bere il t. Le ho chiesto

    d ll i f i i l lib E l il

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    IL PORTOGHESE,

    LA LINGUA COMEUN AVVENTURA

    Da minha lngua v-se o mar*.

    Per presentarsi alla curiosit del mondo, la lingua portoghese ha pescato dalCinquecento il suo pi celebre poeta: Lus Vaz de Cames. A lui sintitola maanche si richiama listituto nato nel 1992 per dare un respiro internazionale alla terza

    lingua europea, dopo linglese e lo spagnolo, pi diffusa fuori dEuropa. ComeCames, emblema della diaspora, anche il portoghese ha lasciato la nazione madre

    per navigare verso lAfrica e lIndia, e poi anche Macao, dove il letterato e allepoca

    uomo darmi sbarc. Per poi tornare in patria e lasciare stampato per sempre il suo

    capolavoro, I Lusiadi (1572), che canta lepopea di Vasco Da Gama - il primo ad

    aver compiuto il periplo dellAfrica -, e decanta il coraggio dei portoghesi.

    Con lo stesso spirito davventura, la lingua portoghese continua a circumnaviga-re la modernit. Non mancano gli incoraggiamenti, non mancano le difficolt. Il por-

    toghese lingua ufficiale in otto Paesi ed parlato da centottanta milioni di persone;

    li i d l P ll l B il l M bi l C V d ll G i

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    Santiago de Compostela (Spagna) con delle cattedre allUniversit. Le ultime e

    meglio distribuite organizzazioni a cui lIstituto spesso ricorre si chiamano Centri

    culturali del Portogallo e Centri di lingua portoghese. Oggi il Cames diventato ilpunto di riferimento dello Stato, contribuendo o coordinando lapprendimento del

    portoghese in cinquantacinque Paesi e con quasi duecento istituzioni, per la maggior

    parte, ancora, universitarie. Dunque, lIstituto ha fatto una scelta precisa e strategi-

    ca: non quella dessere presente massicciamente con sedi proprie allestero, ma din-

    centivare e favorire linsegnamento appoggiandosi ad altre strutture e scommettendo

    soprattutto sul livello pi alto possibile di approfondimento. Sovrintende, cos, a unarete di lettorati e di cattedre in rinomate Universit straniere. Il perfezionismo con-

    siderato quasi un volano per la popolarit.

    Per valorizzare la lingua, il Portogallo punta, allora, sugli accordi bilaterali: pro-

    getti di cooperazione con i ministeri e gli enti interessati degli altri Paesi e intese con

    le associazioni dellemigrazione. La dipendenza dal Ministero degli Affari esteri ma

    lautonomia amministrativa e patrimoniale di cui gode, consentono al Cames, chegiuridicamente parlando un soggetto collettivo di diritto pubblico, di muoversi allo

    stesso tempo in modo incisivo e flessibile. Sono ben cinque i dicasteri coinvolti nel-

    lattivit: quelli dellEducazione, della Scienza, della Tecnologia e Insegnamento

    Superiore e della Cultura, oltre agli Esteri.

    A Lisbona, la capitale, si trova la sede dellIstituto che suddiviso in tre ambiti

    dintervento: promozione e insegnamento della lingua portoghese, promozione cultu-rale e gestione delle risorse (umane e finanziarie). Un presidente, due vice e tre diret-

    tori generali -uno per ogni area- ne assicurano lindirizzo unitario.

    Anche i privati e le imprese private possono, in astratto, sostenere questistitu-

    zione. Ma il loro un contributo ancora da definire rispetto a quello quasi totale e

    comunque decisivo che viene dallo Stato e solo dallo Stato, non da altri enti minori o

    decentrati. Ogni anno, da dieci anni, il denaro pubblico destinato allIstituto di tre-dici milioni deuro. E il fatto che limporto sia rimasto sostanzialmente invariato nel

    corso del tempo, rivela la continuit dello sforzo istituzionale, prescindendo dalle

    di i i i h d l Pi h i i b f di

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    stultimo si batte anche per ottenere un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza

    delle Nazioni Unite.

    LAustralia rappresenta invece larea pi difficile per lespansione della lingua.Ma che cosa rappresenta, oggi, per i portoghesi la lingua-madre?

    Prima di tutto costituisce un valore fondante e fondamentale dellidentit. E poi

    una risorsa nella comunicazione. Secondo il Cames, la forza del portoghese sta nel

    fatto dessere lingua della diplomazia, del diritto, della scienza, del lavoro e della

    multi-culturalit negli otto Paesi che la coltivano. Lingua per parlare e per parlarsi.

    Diverse sono le motivazioni per gli stranieri, che la scelgono a volte per pratici-t, a volte per amore. Pratico il desiderio di intendersi e di lavorare nellarea delle

    nazioni in cui diffusa. Politicamente, inoltre, il Portogallo cerca di promuovere la

    sua lingua come lingua del dialogo fra Nord e Sud, fra Occidente e Oriente.

    Viceversa, sono di gran lunga sentimentali le ragioni che animano la seconda e terza

    generazione di oriundi portoghesi nel mondo. I quali si rivolgono alla lingua per affer-

    mare con lei una diversit culturale: il portoghese come lingua delle memorie, comemezzo per recuperare unidentit lontana. Unoperazione-nostalgia che pu tuttavia

    approdare, e spesso approda, anche sul terreno squisitamente letterario e artistico,

    portando alla scoperta dei tanti autori e scrittori portoghesi. Questo sanno i cinquan-

    tamila studenti delle superiori che sapplicano alla lingua nel contesto della rete stra-

    niera di docenti coordinata dallIstituto.

    A met fra le ragioni della concretezza e quella dellaffetto si colloca la comuni-t di quasi cinque milioni di portoghesi allestero. A cui bisogna aggiungere i brasi-

    liani, i mozambicani e gli altri abitanti dei Paesi di lingua portoghese che non vivo-

    no pi in patria. E che alimentano, da emigranti di ultima generazione, la necessit

    di mantenere in uso la lingua anche in ambienti che non lo richiederebbero.

    Probabilmente si deve a questa realt a due facce -la convenienza e la convin-

    zione nellavvicinarsi al mondo portoghese; chi lo fa perch deve e chi lo fa perchvuole,- la nascita della Comunit dei Paesi di Lingua Portoghese (detta Cplp). E

    unorganizzazione internazionale relativamente giovane, essendo sorta il 17 luglio

    1996 L d Li b P li l il i li i

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    Basta sfogliare la moderna Costituzione del Portogallo (1976) per accorgersi del-

    limportanza attribuita, oggi, alla lingua. Nei principi fondamentali, larticolo 9 elen-

    ca i compiti basilari dello Stato. Tra i quali figura lassicurare linsegnamento e lavalorizzazione permanente, difendere luso e promuovere la diffusione internaziona-

    le della Lingua Portoghese. Non il primo n il solo riferimento esplicito. Gi allar-

    ticolo 7 nellambito dei rapporti internazionali, la Costituzione precisa: Il Portogallo

    mantiene vincoli privilegiati di amicizia e cooperazione con i Paesi di lingua porto-

    ghese. E ancora allarticolo 78, nel quale si stabilisce che dovere dello Stato svi-

    luppare le relazioni culturali con tutti i popoli, specialmente quelli di lingua porto-ghese, e assicurare la difesa e la promozione della cultura portoghese allestero. Si

    notino il taglio e la prospettiva sempre internazionale delle prescrizioni. La legisla-

    zione non si occupa n preoccupa di tutelare luso della lingua in patria, contando sul

    fatto che il portoghese identifica lintera nazione: soltanto in una piccola zona del

    Nord-est si parla anche il mirandese, lingua minoritaria. Esiste, per, un organo con-

    sultivo del governo per i problemi posti dalla lingua nazionale: lAccademia delleScienze. E lortografia regolata perfino da un trattato, il Trattato del Brasile firmato

    nel 1945: il portoghese non appartiene al Portogallo ma al mondo lusitano.

    Non a caso ogni due anni si tengono dei congressi internazionali sulla lingua che

    coinvolgono associazioni e personalit impegnate nella sua diffusione attraverso la

    Comunit preposta e oltre. Tuttavia non stato codificato n un modo n un metodo

    per insegnare il portoghese. Si calcola che per un apprendimento minimo occorranofra le centottanta e duecento ore di corso. E per raggiungere il livello massimo, otte-

    nendo il relativo Certificato internazionale di portoghese lingua straniera, sono

    necessarie pi di settecento ore di lezione. Tra la prima e lultima fascia esistono altri

    e differenti gradi di studio e diplomi coordinati e concessi sia dallUniversit di

    Lisbona sia dallo stesso Cames.

    Nei prossimi anni lattivit dellIstituto sintegrer pi di ieri con quella di ana-

    loghe associazioni di altre nazioni. In particolare col Cervantes e con le Accademie

    delle lingue basca, galiziana, catalana e valenziana della vicina Spagna, assieme ai

    li l C d ll li ib i h d llU i i di Al l di

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    CONTRIBUTI DEL

    PORTOGALLO ALLINSTITUTO CAMES

    Dal 2005 al 1996 *

    2005: 13 milioni di euro

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    STATI IN CUI IL

    PORTOGHESE ELINGUA UFFICIALE

    Angola

    Brasile

    Capo Verde

    Guinea Bissau

    Mozambico

    Portogallo

    So Tom e Prncipe

    Timor Est (con tetum)

    Totale: 8

    di cui, Africa 5

    Europa 1

    America del Sud 1

    Asia 1

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    COMUNITA PAESI

    LINGUA PORTOGHESE(CPLP)

    Stati menbri

    Aree non aderenti ma di tradizionale influsso portoghese

    Angola

    Brasile

    Capo Verde

    Guinea Bissau

    Mozambico

    Portogallo

    So Tom e Prncipe

    Timor Est

    Cabinda (enclave tra il Congo e la

    Repubblica del Congo)

    Casamance (Senegal)

    Galizia (Spagna)

    Macao (Cina)

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    PROMOZIONI DELLA

    LINGUA PORTOGHESE(I SEDICI COMANDAMENTI DEL CAMES)

    1. Sviluppare programmi adeguati alla diffusione della lingua e della cultura portoghesi;

    2. Promuovere il portoghese come lingua di comunicazione internazionale;

    3. Ideare, sviluppare e gestire la rete di formatori e lettori di lingua e di cultura por-

    toghesi;

    4. Sviluppare iniziative culturali, dintesa con gli altri servizi esterni del Ministero

    degli Affari esteri;

    5. Promuovere e sostenere la partecipazione portoghese in iniziative culturali

    allestero;

    6. Diffondere allestero iniziative culturali promosse in Portogallo, cooperando col

    Ministero della Cultura;

    7. Sovrintendere allattivit dei Centri Culturali Portoghesi allestero, in collabora-

    zione con altri servizi esterni del Ministero degli Affari esteri;

    8. Preparare incontri internazionali con lo scopo dellinsegnamento della lingua e la

    diffusione della cultura portoghesi;

    9 P di il i di di di i

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    L O S P A G N O L O,

    LA LUNGA MARCIA

    La lengua espaola, por su riqueza, sonoridad y flexibilidad, es en s misma como una

    especie de verso libre.*

    Pu capitare che al torneo di tennis Roland Garros, Parigi, i discorsi della pre-miazione non si facciano in francese (o in inglese) ma in spagnolo. E capi-tato. Nell edizione 2005 i due finalisti erano Rafael Nadal, il vincitore, e Mariano

    Puerta, lo sconfitto: Spagna contro Argentina. Al momento della pubblica intervista

    di rito ai giocatori dopo la partita, la madre-lingua in campo diventata lingua inter-nazionale in mondovisione. In Francia, il francese era lingua di traduzione delle

    risposte date in spagnolo, a turno, da Nadal e da Puerta. Per la gioia di Re Juan

    Carlos, presente e gongolante in tribuna, e per il divertito stupore degli spettatori.

    Dieci anni fa non sarebbe successo: era impossibile sentire la lingua spagnola in

    Europa fuori della Spagna. Ventanni fa non sarebbe accaduto neanche in America

    del Nord, dove lemigrazione latino-americana non aveva ancora dato vita al fenome-

    no dei latinos. Ma dove oggi siede alla Casa Bianca lultimo presidente non bilin-

    gue degli Stati Uniti, George W. Bush. Il prossimo dovr masticare anche un po di

    due frontiere della timidezza: quelle della Spagna in Europa e dellAmerica latina nel

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    due frontiere della timidezza: quelle della Spagna in Europa e dell America latina nel

    pianeta.

    Basti un dato singolare e significativo: ormai si parla pi spagnolo negli Stati

    Uniti che non in Spagna. E in Messico, Colombia e Argentina lo spagnolo oggi

    pi diffuso per quantit di abitanti/parlanti che non, di nuovo, in Spagna dove la

    lingua nata. Cinquecento anni dopo la scoperta dellAmerica questa lunica

    conquista pacifica e condivisa che resista. Lunica che si rivolga al futuro inve-

    ce che al passato.

    Con la stessa ambizione di guardare al domani, senza torcicolli, sorto lIstituto

    Cervantes nel 1991; tra i pi giovani di tutti gli analoghi istituti dEuropa. Sorge alla

    vigilia di importanti appuntamenti mondiali, e non per caso: le Olimpiadi di

    Barcellona, lEsposizione Universale di Siviglia, la proclamazione di Madrid capita-

    le culturale dEuropa per lanno e le celebrazioni per il mezzo millennio dello sbar-

    co di Cristoforo Colombo (Cristbal Coln) in America, il 12 ottobre 1492. Part

    da Palos con i suoi marinai, la Santa Mara, la Nia e la Pinta. Attraversarono per la

    prima volta lOceano. E videro lalba del Nuovo Mondo.

    La sfida impone al Paese di mostrarsi agli altri in modo nuovo, pronto a riflette-

    re sul suo passato, avendo nel frattempo chiuso i conti dellisolamento provocato

    dalla dittatura di Francisco Franco (1938-75).

    Per rinascere, la Spagna moderna punta dunque sulla lingua, lelemento pi

    adatto per congiungere memoria e avvenire, e per associare il Paese al resto del-

    luniverso; tanto pi che, sulla base delle prime ricerche, si scopre che allestero si

    richiede lo spagnolo come mai era successo in precedenza. Promuovere e insegna-

    re la lingua e diffondere la cultura della Spagna e dei Paesi di lingua spagnola, sar

    pertanto la finalit. Il Cervantes lemblema della nazione che vuole rinnovarsi. La

    sede centrale si trova a Madrid, la capitale, e nella citt madrilena di nascita dello

    scrittore Miguel de Cervantes: Alcal de Henares. Simboli, appunto.

    Allinizio lIstituto cerca di conglobare o coordinare i molti, a volte piccoli e

    f i i h i di li l l l l b

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    aumentando del sette per cento lo stanziamento che aveva previsto lanno prece-

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    aumentando del sette per cento lo stanziamento che aveva previsto l anno prece

    dente. Ma rispetto allanno della fondazione il finanziamento, quattordici anni

    dopo, triplicato.

    Una parte dellimporto, che pu oscillare tra il venti e il trenta per cento, deriva

    dagli introiti incamerati per i corsi di lingua e per lattivit svolta dai centri. A volte

    lauto-finanziamento copre la met delle spese locali. Il sessanta per cento dellim-

    porto totale destinato al mantenimento del personale: 745 donne e uomini che lavo-

    rano, in gran parte, nelle sedi allestero. E a cui saggiunge la collaborazione di altro

    personale, costituito soprattutto da docenti.

    Nelle lezioni si segue un piano di studi (plan curricular) e ai docenti si chie-

    de una certa omogeneit nellorganizzazione dellinsegnamento, secondo le linee-

    guida che riguardano le maggiori lingue europee. Ma poi in ogni Paese il metodo

    subisce delle varianti, e non soltanto sulla base del grado di conoscenza che il corso

    offre agli interessati. I quali sono stati 81.980 nellultimo anno analizzato. Forse pi

    indicativo il numero degli insegnanti formati al Cervantes, e che sono stati 11.067

    nello stesso periodo.

    Questo secondo aspetto, linsegnare agli insegnanti, una caratteristica alla

    quale lIstituto tiene molto, perch rende pi facile e penetrante la diffusione della

    lingua. Potenzialmente 11.067 professori sarebbero in grado di raddoppiare il nume-

    ro degli studenti iscritti, se ognuno di essi -essi professori, non studenti- diventasse

    un nuovo alfiere della rete internazionale del Cervantes. Il problema diventato

    molto attuale in Brasile, dove a fronte di una notevole domanda di spagnolo per poter

    comunicare, cio lavorare con tutti i Paesi limitrofi, scarseggiano gli insegnanti. Di

    pi: non si trovano proprio.

    Della qualit della lingua discutono, da pi di dieci anni, degli appositi congres-

    si internazionali. Lultimo s svolto nel 2004 a Rosario (Argentina), il primo a

    Zacatecas (Messico). Tra luno e laltro stato il turno di Valladolid (Spagna) e il pros-

    simo toccher organizzarlo alla Colombia. Lidea di dare alle relazioni della politica

    anche il conforto della lingua era venuta al vertice dei Paesi ibero-americani che si

    Si i li l 1992 P h d fi h

    tutto su come renderla universale, con quali strumenti tecnologici e con quali aspi-

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    , q g q prazioni culturali. Lo spagnolo internazionale e linternazionalizzazione dello spagno-lo, Identit linguistica e globalizzazione sono due dei temi affrontati alle ultimeassisi, riservate a centosessanta studiosi (n poteva mancare lapprofondimento suLidentit e la lingua nella creazione letteraria). Ai congressi, che offrono alte eforti motivazioni alla strategia per diffondere lo spagnolo, saccompagnano iniziativepubbliche e popolari, come la celebrazione del giorno della lingua (il 12 ottobre, festanazionale non solo in Spagna per la scoperta dellAmerica).

    E poi c la consegna del premio letterario Cervantes, che un po il Nobel inlingua spagnola nato trentanni fa, dunque ben prima dellomonimo Istituto. I premia-ti acquisiscono anche il diritto dentrare a far parte dellIstituto alla stregua di veri epropri patrocinatori accanto agli accademici e ai rappresentanti di istituzioni chevengono eletti e/o nominati: una trentina di componenti in tutto.

    Basta sfogliare lelenco dei personaggi insigniti per capire leffetto della scelta:Ernesto Sabato, Carlos Fuentes, Augusto Roa Bastos, Francisco Ayala, MiguelDelibes, Mario Vargas Llosa, Guillermo Cabrera Infante, Jorge Edwards, FranciscoUmbral, lvaro Mutis, Jos Jimnez Lozano. Tutti diventano del Cervantes, e ilCervantes pu mostrare quel fiore, e che fiore, allocchiello.

    Del resto, anche questa una delle ragioni del perch i non spagnoli desiderinoconoscere lo spagnolo, lingua colta e allo stesso tempo alla moda, la lingua di GabrielGarca Mrquez e di Pedro Almodvar, di Federico Garca Lorca e di FernandoAlonso. E insomma una lingua che per molti esprime il sentimento del nostro tempo,dai ritmi del Caribe ai sogni infranti del Che, ai palleggi di Maradona. Lo spagnoloesiste senza che abbiamo fatto nulla perch ci accadesse. Oggi potrebbe dirlochiunque.

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    Stati in cui si parla anche spagnolo per la presenza di comunitdi li l di i i

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    di lingua spagnola o per tradizione storica

    FilippineStati Uniti

    Totale: 2

    di cui, America del Nord 1Asia 1

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    DIRITTI E DOVERI

    D E L L A L I N G U AS P A G N O L A

    Il castigliano la lingua spagnola ufficiale dello Stato. Tutti gli spagnoli hannoil dovere di conoscerla e il diritto di usarla. Le altre lingue spagnole saranno anche

    ufficiali nelle relative Comunit autonome, secondo i loro statuti. La ricchezza delle

    diverse espressioni linguistiche della Spagna un patrimonio culturale che sar ogget-

    to di speciale rispetto e protezione.

    (Articolo 3 della Costituzione della Spagna)

    Rapporti con lAmerica latina*

    Lo Stato potr stipulare trattati di doppia nazionalit con i Paesi iberoamerica-

    ni o con quelli che abbiano avuto o abbiano un vincolo particolare con la Spagna. In

    questi stessi Paesi, anche quando non riconoscano ai loro cittadini un diritto recipro-

    co, gli spagnoli potranno naturalizzarsi senza perdere la loro nazionalit dorigine.(Dallarticolo 11 della Costituzione della Spagna).

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    C O N G R E S S O

    INTERNAZIONALED E L L A L I N G U AS P A G N O L A(OTTOBRE 2001, VALLADOLID, SPAGNA)

    P residenti onorari: il Re di Spagna e i Presidenti del Messico e dellArgentina,ossia dei Paesi promotori dei congressi precedente (1997) e successivo(2004).

    Organizzazione: Istituto Cervantes e Reale Accademia Spagnola dintesa col

    segretariato dellEducazione Pubblica in Messico e delle 21 Accademie della lingua

    in America latina, Stati Uniti e Filippine.

    Patrocinio: Iberia, Telefnica e Caja Duero (pi altri).

    Segretario generale: direttore accademico dellIstituto Cervantes.

    Comitato scientifico: tutti i direttori delle Accademie della lingua spagnola, dellescuole e degli istituti partecipanti.

    Inaugurazione: presenti i sovrani di Spagna quattro presidenti di Repubblica un

    lo; c) la televisione in spagnolo; d) internet e lo spagnolo; e) la stampa in spagnolo.

    Terza (nuove frontiere): a) La traduzione in spagnolo; b) lo spagnolo della scien-

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    Terza (nuove frontiere): a) La traduzione in spagnolo; b) lo spagnolo della scien-

    za e della tecnica; c) lUniversit e le nuove tecnologie; d) tre decadi di redazione:

    lingua e scrittura in internet.

    Quarta (unit e diversit): a) Lo spagnolo a contatto con altre lingue; b) lo spa-

    gnolo in America; c) la regola ispanica; d) lo spagnolo negli Stati Uniti; e) spagnolo

    e portoghese: elementi culturali e socio-economici.

    Note: ai quattro giorni del congresso (dal 16 al 19 ottobre) sono intervenuti pi

    di trecento esperti, tra cui imprenditori, editori, traduttori, professori e artisti prove-

    nienti sia da Paesi di lingua spagnola che non. Sono state anche allestite delle mostresul tema.

    Pi di 450 sono stati i giornalisti accreditati per seguire i lavori, trasmessi in

    tempo reale su internet e con ampi e ripetuti servizi radio-televisivi delle principali

    emittenti nazionali e internazionali della Spagna (oltre che di altri Paesi).

    Antecedente curioso: nel 1892 sempre in Spagna, a Madrid, sera svolto un

    Congresso Letterario Ispanoamericano col compito di dar vita a una confederazionefra tutti i popoli che al di qua e al di l dei mari parlano il castigliano.

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    I L T E D E S C O ,

    LA CARICA DEI 101

    Die deutsche Sprache ist die Orgel unter den Sprachen.*

    E la prima economia dEuropa e la terza del pianeta. Ha il conforto di un Papa(Joseph Ratzinger) e la consacrazione di un Mondiale di calcio. Ma tra sacroe profano alla potenza industriale della Germania manca una cosa per farsi capire dalmondo: la lingua. Perch la sua antica e possente, ma non universale.

    Il compito di diffonderla cresciuto solo negli ultimi anni. Un tempo il Goethe-Institut, che ha superato il mezzo secolo di vita -essendo stato fondato nel 1951-, si

    limitava a formare gli insegnanti di tedesco non residenti nel Paese. Adesso ha comescopo la diffusione della lingua tedesca allestero e la promozione degli scambi cul-turali internazionali. Adesso il Goethe diventato il punto di riferimento per quan-ti aspirano a imparare una lingua non pi ostica, come veniva percepita in passato danon pochi stranieri: anche il mondo, oggi, vuole capire la Germania. La modernaGermania riunificata dal 1989.

    Il giovane Istituto in realt la pi vecchia organizzazione dello Stato nellinse-gnamento della lingua. Svolge pure la funzione di ente certificatore riconosciuto

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    un milione e seicentomila studenti vi si applicano), dalla Repubblica Ceca e daiPaesi Bassi. Mezzo milione e oltre sono coloro che hanno scelto di imparare la lingua

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    p gnegli Stati Uniti.

    Curiosa, in Africa, leccezione della Namibia, unica nazione che fino a quindicianni fa riconoscesse al tedesco un ruolo ufficiale. E il frutto di una presenza che risa-le ai primi dellOttocento, quando dei missionari tedeschi si trasferirono da quelleparti. E ancora oggi, duecento anni dopo, la lingua viene insegnata in pi di trentascuole a oltre quarantamila allievi. Ma da lingua del ricordo diventata lingua dellasperanza; la speranza per tanti giovani africani di trovare un altro futuro in Germania.

    Anche nel campo dellattivit commerciale conoscere il tedesco vuol dire parte-cipare in modo attivo alle importanti fiere internazionali che si svolgono a Berlino,Amburgo, Francoforte e dintorni. E in quello tecnologico di internet significa piaz-zarsi al secondo posto tra le pagine in rete largamente dominate dallinglese.

    Unaltra spinta verso il tedesco arriva dallambiente pi esclusivo della scienza.Dalla filosofia alla medicina, dalla sociologia allarcheologia, alla scienza politica,lapporto della lingua al patrimonio occidentale innegabile. Basterebbe ricordare

    che quasi ottanta degli oltre novanta premi Nobel assegnati a tedeschi sono stati rico-nosciuti in tre materie: chimica, fisica e medicina. Insomma, per leggere in origina-le i lavori di Einstein e di Freud o i testi di Marx e di Nietzsche il tedesco indispen-sabile. Lingua dei moderni classici. Ma ancora oggi una non trascurabile percentua-le di opere scientifiche, per esempio nel campo della filologia, pubblicata in tede-sco. Per quantit di libri il tedesco figurerebbe come terza lingua molto dopo lingle-

    se e alle spalle del cinese.Non meno attuale il contributo nellambito della musica e della letteratura,testimoniato dalla semplice citazione di pochi nomi, da Mozart a Beethoven, daGoethe a Thomas Mann. Non devessere un caso se, per centanni, met di coloro chefrequentava unUniversit allestero, la sceglieva tedesca. Un po per tradizione, se sipensa che a Heidelberg lateneo pi antico stato fondato nel 1386. Un po per leopportunit che lo studiare in Germania finiva e finisce per offrire agli allievi stra-

    nieri, suggestionati dai grandi pensatori tedeschi del passato e spinti dalla ricerca diun lavoro dopo gli studi. Tutto ci, coniugato al proverbiale spirito organizzativo deitedeschi ha prodotto una struttura del sapere competitiva ai pi alti livelli di specia

    denti. Sulla base dellesperienza acquisita si va da un minimo di otto settimane diintense lezioni a sei mesi per avvicinarsi almeno un po alla lingua tedesca. Ma a

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    quale lingua?

    Dopo dieci anni di discussioni ormai dovrebbe essere in vigore la controversariforma decisa da una commissione formata da esperti dei Paesi interessati (con rap-presentanti di minoranze di lingua tedesca in Europa) per rendere lortografia pisimile alla pronuncia. Non si dovrebbe pi scrivere spaghetti, allitaliana, ma spa-getti secondo la neo-invenzione, dato che in tedesco la g non ha bisogno dellhper suonare gutturale.

    Ma le innovazioni puriste e talora comiche hanno spaccato i linguisti, diviso igiornali, scaldato lopinione pubblica e fatto infuriare persino i Lnder, due dei quali,e popolosissimi -la Baviera e la Renania-Westfalia- ne hanno contestata lapplicazio-ne: da loro la riforma non partita quando sarebbe dovuta partire. Un bel pasticcioche a suo modo rispecchia il carattere linguistico dei tedeschi, sempre alla ricer-ca della perfezione, macerandosi. Un pasticcio che molto probabilmente provocherlopposto del cervellotico obiettivo prefisso: alla fine ognuno scriver come vuole. Lo

    stesso Goethe si barcamena fra lautorevolezza delle vecchie regole e lautoritarismodelle novit.

    Del resto, i conoscitori della lingua tedesca sono rimasti ancorati al fascino del-lantico. Il concorso internazionale sulla pi bella parola tedesca (das schnste deut-sche Wort) coordinato dallIstituto, in soli tre mesi ha prodotto 22.838 proposte arri-vate da 111 Paesi. Ma la prescelta stata Habseligkeiten, che diventato un voca-

    bolo triste e sorprendente, perch quasi in disuso e intraducibile: gli averi di pococonto, significherebbe, le poche cose possedute. Oggi evoca, non senza un pizzicodironia o auto-ironia, gli ultimi averi (Hab, appunto) a cui si pu essere legati in unmodo particolare (Seligkeit vuol dire beatitudine). Un termine composto e quinditipicamente tedesco, con parole paradossalmente dallopposto concetto -lavere ter-reno e il sentimento celestiale di felicit-, e il cui senso risulterebbe incomprensibi-le per chi non conoscesse la lingua a dovere. Come se i partecipanti al gioco avesse-

    ro voluto trovare un rifugio linguistico tutto per s, a costo di dar valore a beni di scar-sa o nessuna importanza.

    Nella classifica sulla parola regina seguono nellordine altri termini meno rom

    punto da prevedere riunioni congiunte dei Consigli dei ministri.Ma perfino la collaborazione a due pu rivelarsi insufficiente nellera senza con-

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    fini. Tant che, su proposta della direzione dellIstituto in Italia, gi quattro anni fa

    nata a Roma unassociazione che raccoglie diversi enti culturali del Continente.Con ci lasciando intravedere qual forse il sogno di questa lingua: far parlare unaGermania un po pi europea con unEuropa un po pi tedesca.

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    CONTRIBUTI DELLAG E R M A N I A A LGOETHE INSTITUT

    Dal 2005 al 1994 (euro)

    Anno Totale Di cui: spese di gestione Investimenti Programmi partic. Suanno prec.

    2005 153 milioni 758 mila 111 milioni 288 2 milioni 328 40 milioni 142 - 7,2 %

    2004 165 milioni 705 mila 111 milioni 946 2 milioni 303 51 milioni 456 - 1,9 %

    2003 168 milioni 966 mila 116 milioni 465 2 milioni 672 49 milioni 829 - 4,6 %2002 177 milioni 024 mila 118 milioni 689 2 milioni 748 55 milioni 587 + 3,2 %

    2001 171 milioni 592 mila 115 milioni 278 2 milioni 219 54 milioni 095 + 10,8 %

    2000 154 milioni 876 mila 113 milioni 800 2 milioni 331 38 milioni 745 - 1,1 %

    1999 156 milioni 523 mila 120 milioni 784 2 milioni 454 33 milioni 285 + 1,9 %

    1998 153 milioni 580 mila 121 milioni 106 2 milioni 454 30 milioni 020 - 0,9 %

    1997 155 milioni 055 mila 121 milioni 385 2 milioni 433 31 milioni 237 - 1,3 %

    1996 157 milioni 044 mila 121 milioni 679 2 milioni 697 32 milioni 668 + 0,7 %

    1995 155 milioni 961 mila 119 milioni 983 1 milione 764 34 milioni 214 + 1 2 %

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    S T A T I I N C U II L T E D E S C O E LINGUA UFFICIALE

    Stati in cui si parla pure tedesco in parti, anche piccole, di territori

    GermaniaAustria

    Liechtenstein

    Svizzera (col francese, italiano e romancio)

    Lussemburgo (col lussemburghese e francese)

    Totale: 5

    di cui, Europa 5

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    CITT IN CUI E

    P R E S E N T E I LGOETHE INSTITUT(SOLO CAPITALI)

    Abidjan (Costa dAvorio)Accra (Ghana)Addis Abeba (Etiopia)Algeri (Algeria)

    Amman (Giordania)Amsterdam (Olanda)Ankara (Turchia)Antananaribo (Madagascar)Asuncin (Paraguay)Atene (Grecia)

    Bangkok (Thailandia)Beirut (Libano)Belgrado (Serbia e Montenegro)

    Citt del Messico (Messico)Colombo (Sri Lanka)Copenhagen (Danimarca)Dakar (Senegal)

    Damasco (Siria)Dhaka (Bangladesh)Dublino (Irlanda)Giakarta (Indonesia)Hanoi (Vietnam)Harare (Zimbabwe)

    Helsinki (Finlandia)Il Cairo (Egitto)Kabul (Afghanistan)

    Madrid (Spagna)Manila (Filippine)Minsk (Bielorussia)

    Sarajevo (Bosnia-Erzegovina)Seul (Corea del Sud)Singapore (Singapore)

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    Minsk (Bielorussia)

    Montevideo (Uruguay)Mosca (Russia)Nairobi (Kenia)Nuova Delhi (India)Oslo (Norvegia)Ottawa (Canada)

    Parigi (Francia)Pechino (Cina)Praga (Repubblica Ceca)Quito (Ecuador)Rabat (Marocco)Reykjavik (Islanda)

    Riga (Lettonia)Roma (Italia)Santiago del Cile (Cile)

    Singapore (Singapore)

    Sofia (Bulgaria)Stoccolma (Svezia)Taipei (Taiwan)Tallin (Estonia)Taskent (Uzbekistan)Tbilisi (Georgia)

    Tel Aviv (Israele)Tokio (Giappone)Tunisi (Tunisia)Vilnius (Lituania)Varsavia (Polonia)Washington (Stati Uniti)

    Windhoek (Namibia)Yaound (Camerun)Zagabria (Croazia)

    Totale Capitali 82

    di cui, Europa 31Asia 23

    Africa 15

    America Latina 11

    Nord America 2

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    LA PIU BELLA PAROLA

    TEDESCA, CONCORSOINTERNAZIONALE(ESEMPI DEI VOCABOLI SEGNALATI

    DA TUTTO IL MONDO)

    Kunterbunt (alla rinfusa). Suona bene. Quando lascolto, non ho pi paura del

    caos. Alexander Hickox, Stati Uniti.

    Heimat (terra natia). La terra natia un dono. La terra natia fortuna! E fortuna(Glck nda) la mia seconda parola pi bella. Wolfgang Joop, stilista, Germania.

    Dankeschn (grazie). Ha tutto ci di cui ha bisogno una parola tedesca: compo-

    sta (danke e schn nda) e ha due punti erotici. (si riferisce all Umlaut, cio

    ai due punti sulla o nda). Thomas Busse, Germania.

    Himmelszelt (volta celeste). Suscita un sentimento di protezione. Pia Kottwitz,

    S d f i

    nochmal (ancora una volta). Quando si dice ancora una volta, il pap pu leggere

    ancora una volta una storia. Alena Kappe, 11 anni, Germania.

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    ancora una volta una storia . Alena Kappe, 11 anni, Germania.

    Streichholzschaechtelchen (scatoletta di fiammiferi). Quando la si pu pronuncia-

    re da straniero, allora si pu pronunciare tutto. Amelia Hartney, Australia.

    wahrscheinlich (probabilmente). Perch nella nostra vita niente assolutamente

    inequivocabile. Ludmilla Seikowa, Russia.

    Libelle (libellula). E la parola pi amichevole che io conosca. Sylwan Wiese, 9

    anni, Germania.

    oder (oppure). E la mia pi bella, perch si ha sempre unalternativa. Falk

    Mlle, Germania.

    Geborgenheit (sicurezza, senso di protezione). Nella mia lingua (io vengo dalla

    Slovacchia) non si pu rendere con una parola il senso della sicurezza. Annamaria

    Musakowa, Repubblica Slovacca.

    doch (pure). Rispecchia tutta una filosofia: non un semplice s. Anke Reiss,

    Kenia.

    akkommodabel (accomodabile). Io non sono accomodabile: come suona bene.

    Brbel Ziegler, Austria.

    Mensch (uomo, essere umano). Solo il tedesco ha il calore, la flessibilit, la ver-

    satilit e la neutralit di questa parola. E un monumento alla lingua. Paul Holmes,Germania.

    Wehmut (malinconia). La parola suona molto dolce. Turja Turenius, Finlandia.

    und (e). Offre e non chiude prospettive, continuazione, dalla base delle cose

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    ( ) p p , ,

    passate guarda al futuro. Teresa Jonathan, Austria.

    Unendlichkeit (infinito). Ha solo tredici lettere, ma non finisce mai!. Bettina

    Kehle, Germania.

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    I L M O N D O I N

    ITALIANO, LITALIANON E L M O N D O

    del bel paese l dove l s suona .*

    Pu sembrar strano, ma di tutti i suoi beni tanto amati nel mondo, lItalia nons mai curata desportarne il pi prezioso e leggero: il bene della lingua. Nelcorso dei decenni -e dei secoli- ad accompagnare navigatori ed emigranti, artisti ed

    esuli, imprenditori e lavoratori sono stati la cucina e la cultura italiane, la moda e lo

    spirito dintraprendenza italiani, il culto della famiglia e, per molti, perfino quellodella religione. Mai, per, la compagnia della lingua, che rimasta in Italia accan-

    to ai ricordi e ai rimpianti dei tanti che partivano: non stata preservata, non stata

    diffusa allestero.

    Succede ancora oggi ma, a pensarci, succedeva gi cinquecento anni fa. Che si

    parli di Cristoforo Colombo o dellultimo, cio del prossimo, ricercatore italiano

    negli Stati Uniti, nessuno di loro lascer scolpito in lingua italiana le pur straordi-narie scoperte fatte nel mondo. Il risultato del paradosso che, a fronte degli ottan-

    ili i ( l ) di i di i di d i d i li i i P i di i

    allItalia, cio un bacino in cui la nostra lingua spesso capita o perfino parlata gra-

    zie anche alle trasmissioni della Rai e alle pi moderne forme di comunicazione che

    lhanno resa popolare, rappresenta un totale di quasi duecentocinquanta milioni di

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    persone. Un numero altissimo di potenziali interessati dallAlbania alla Tunisia pas-sando per Malta, pi altri quattordici Stati dellarea. Fosse anche e soltanto un citta-

    dino su dieci il discreto conoscitore della bella lingua, se ne ricaverebbe una cifra

    tre volte superiore a quella della conoscenza media degli italiani e oriundi italiani

    sparsi per il pianeta.

    Questo per dire che ormai la lingua italiana non pi monopolio esclusivo degli

    italiani n dei loro figli allestero, ma ha una possibilit di estensione internazionalecome mai lha avuta in passato. Litaliano ha finalmente loccasione di diventare una

    vera e propria lingua franca per far parlare popoli diversi, ma accomunati da un

    interesse economico, geografico, storico o politico nei confronti dellItalia, lattratti-

    vo denominatore comune.

    A questa fresca novit si somma quella pi antica degli italianisti, che danno qua-

    lit alla quantit. In maggioranza stranieri e in gran parte affascinati dallItalia, a cui sisono avvicinati e che frequentano per le opere darte, di storia e di letteratura, essi

    costituiscono il ponte pi solido -perch ponte damore-, fra le ragioni culturali di ieri

    e quelle comunicative di oggi. Il ponte ideale per contribuire al respiro internazionale

    della lingua nazionale: dalla cultura alla coltura, la semina dellitaliano nel mondo.

    Si prendano, allora, per spiegare con un esempio, i governi dellUnione europea,

    ossia una delle pi rilevanti e pubbliche espressioni della classe dirigente di unPaese, oltre che della sua volont popolare. Ebbene, in ogni esecutivo dEuropa si

    trover almeno un presidente, un ministro, un sottosegretario capace di parlare ita-

    liano. Spesso un eccellente e forbito italiano, perch appreso per scelta. Magari la

    libera scelta di una specializzazione in Italia negli anni giovanili. Oppure di un corso

    ditaliano per colta passione nel tempo della maturit. O di viaggi lungo la Penisola,

    dove trascorrere lunghi o ripetuti periodi di istruttiva vacanza. Non sarebbe difficiledare forma istituzionale e peso organizzativo a questo italianismo che si nasconde al

    i d li S i i l i bi li i B bb i l

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    cesi, spagnoli che si riconoscono in una pi vasta solidariet anglofona, francofona o

    ispanica, la possibilit di dare fisionomia a una soggettivit di lingua e di cultura.

    Alimentata dalla fiducia, dal rispetto, dalla solidariet, proseguiva Ciampi, lita-

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    lianit, perch di questo si tratta, costituisce e si dimostrer uno straordinario patri-monio umano e sociale, capace di aggregare e arricchire le collettivit italiane nel

    mondo, capaci sempre pi di diffondere la nostra civilt e la nostra cultura.

    E nel marzo successivo, parlando allaffollato teatro Coliseo di Buenos Aires

    (Argentina) in occasione dei 140 anni dellunit politica dItalia, Ciampi tornava

    sulla necessit distituire una sorta di Comunit Italiana nel mondo. Penso che sia

    ormai tempo di dare sistematicit maggiore a questa presenza italiana nellAmericalatina, che comunit di cultura, comunit di lingua, intreccio di interessi economi-

    ci, sottolineava. Occorre rendere visibile e operare una rete aperta a tutti coloro,

    italiani e non, che si riconoscono nella cultura, nello stile, nel modello di vita italia-

    no. Una comunit fondata sulla consapevolezza che la cultura, loperosit, i valori

    della libert e della democrazia, il senso della famiglia, sono la principale ricchezza

    della nostra Nazione. Anche la conclusione del presidente della Repubblica insiste-va sullimportanza del nuovo corso: Noi non abbiamo ceneri dimperi da ravvivare;

    abbiamo per una cultura che affascina non solo coloro che hanno legami di sangue,

    ma tutti quelli che avvertono con il nostro Paese una consonanza, unaffinit elettiva

    nei modi di concepire lesistenza, di realizzare le relazioni fra le genti, di sentire e

    praticare i valori che danno dignit allessere umano.

    Siamo, dunque, allo spartiacque. Di qua c il volontarismo dei singoli e delletante private associazioni, che nel corso di oltre un secolo con le scuole da loro fon-

    date, con i corsi da loro tenuti, con le migliaia e migliaia di iniziative da loro promos-

    se in ogni parte del pianeta, hanno consentito che non si spegnesse la lingua di

    Dante. Ma di l non manchi la professionalit con cui listituzione pubblica deve oggi

    intervenire per riaccendere il grande progetto dellitaliano come seconda o terza lin-

    gua della societ globale. Intervenire sia per dare conforto allimpegno, quasi sempresilenzioso e quasi mai riconosciuto, dei volontari ditalianit, sia per costruire e

    di il diff i i hi l li i l N

    liano nel mondo. Anche qui pu aiutare lesperienza altrui: tutti i principali istituti

    di lingua in Europa sono presieduti, a volte simbolicamente, a volte anche operativa-

    mente, dal primo cittadino del Paese.

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    I numeri, poi, e non solo i precedenti sperimentati con successo dalle altre lin-gue da tempo in movimento, indicano quanto sia realistico il disegno della

    Comunit Italiana . A parte i piccoli Stati -Svizzera e San Marino- e il piccolo gran-

    de come il Vaticano nei quali litaliano di casa, e con lItalia fanno quattro, in altri

    diciotto la nostra lingua diffusa o gode di alta considerazione comunicativa, perch

    percepita come utile o addirittura necessaria: vedi lAlbania o Malta. Inoltre, in altri

    diciassette Stati risiedono forti e integrate comunit italiane e dorigine italiana. Unarisorsa che nessun altro grande Paese ha a disposizione in queste proporzioni.

    Unopportunit per trasmettere litaliano che, se valorizzata con competenza e lungi-

    miranza, pu rivelarsi straordinaria: vedi lArgentina o gli Stati Uniti.

    Complessivamente, quindi, esistono almeno trentanove Paesi nel mondo di pre-

    minente interesse italiano, e distribuiti in tutti i continenti: venti in Europa, dieci

    nelle Americhe, sette in Africa, uno in Asia e uno nellOceania. Si tratta, fra laltro,di nazioni molto diverse fra loro, che vanno dal ricco Canada, dove vive una consi-

    stente e inserita comunit italiana, alla povera Eritrea, nella quale il ruolo dellItalia,

    come in altri Paesi del Corno dAfrica, addirittura sollecitato. Storia e geografia

    ormai parlano al presente.

    Anche sotto il profilo della quantit di cittadini parlanti, che un profilo decisi-

    vo per capire la possibile portata della rete edificabile, le previsioni sono solo inco-raggianti. Fra i duecento milioni di cittadini attirati dal mondo in italiano -per

    restare a una stima accettata e attendibile-, ci sono due pilastri della lingua: i quasi

    sessanta milioni di italiani dItalia, ovviamente, e che fanno del Paese il secondo per

    numero di parlanti una madre-lingua dellintera Unione europea, a pari merito con la

    Francia e la Gran Bretagna (e dietro la Germania riunificata).

    Laltra colonna costituita dagli almeno ottanta milioni di italiani dorigine cherisiedono in undici Paesi; cinque dei quali, oltretutto, facenti parte del gruppo del

    G8 E h il di i i di h di i

    nere luso della lingua nella nuova patria -anche perch spesso conosceva solo o

    soprattutto il dialetto, e comunque doveva e voleva integrarsi dimenticando il pi

    in fretta possibile la povert dellorigine-, se una volta, si diceva, era molto difficile

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    continuare a parlare italiano allestero, oggi la prospettiva dei discendenti s rove-sciata.

    Litaliano visto come lingua in aggiunta alla propria, come il marchio della

    quinta o sesta economia del pianeta, come il logo della nazione col pi vasto patri-

    monio storico e artistico dellumanit. Ma pure -perch no?- come lidioma dei cam-

    pioni del mondo di calcio, parola italiana e universale. In tanti anni il notevole

    apporto di stelle straniere al torneo nazionale ha contribuito a creare una novit bellae importante: litaliano diventato lingua di comunicazione internazionale nello sport

    pi popolare del pianeta. Non cera squadra al Mondiale tedesco 2006 che non aves-

    se giocatori, allenatori o tecnici capaci di esprimersi benissimo in italiano.

    E tutto ci rende le ragioni del recupero della lingua da parte di milioni di oriundi

    molto simili, ormai, a quelle di riavvicinamento da parte di milioni di stranieri, cre-

    ando unoccasione unica e probabilmente irripetibile per consentire allItalia divalorizzare il suo tesoro pi lucente e trascurato: la lingua italiana nel mondo.

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    C O N T R I B U T IDELLITALIA PERLA LINGUA ITALIA-NA ALL ESTERO( INSEGNAMENTO E PROMOZIONE)

    Anno 2006: 117 milioni di euro

    La cifra comprende stanziamenti per:

    a) Gli istituti scolastici pubblici e privati, il trattamento economico degli

    insegnanti e dei lettori presso le Universit, il costo del personale preposto

    presso il Ministero degli Esteri. Il tutto rappresenta l80,5 per cento circa

    del totale (94.132.000)

    b) lattivit degli Istituti Italiani di Cultura, circa il 15 per cento del bilancio

    previsto (17 642 000);

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    S T A T I I N C U IL I TA L I A N O E LINGUA UFFICIALE

    ItaliaSvizzera (con tedesco, francese e romancio)San MarinoCitt del Vaticano

    Totale: 4

    di cui, Europa 4

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    STATI IN CUI LITALIANOE D I F F U S O OC O N S I D E R A T OUTILE / NECESSARIO

    Albania

    Bosnia

    Croazia

    Egitto

    EritreaEtiopia

    Israele

    Libia

    Liechtenstein

    Lussemburgo

    Malta

    Montenegro

    Polonia

    RomaniaSerbia

    Slovenia

    Somalia

    Tunisia

    Totale: 18

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    STATI IN CUI SONORADICATE COMUNITAITALIANE CONSISTENTI

    ArgentinaAustralia

    Belgio

    Brasile

    Canada

    Cile

    ColombiaFrancia

    Germania

    Gran BretagnaPer

    Principato di Monaco

    Repubblica Dominicana

    Stati Uniti

    Sudafrica

    UruguayVenezuela

    Totale: 17

    di cui, America Latina 8Europa 5

    CONCLUSIONI:

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    Stati in cui litaliano lingua ufficiale 4Stati in cui litaliano diffuso o considerato utile/necessario 18

    Stati in cui sono radicate comunit italiane consistenti 17

    Totale Stati di preminente interesse italiano 39

    di cui, Europa 20

    Americhe 10

    Africa 7

    Oceania 1

    Asia 1

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    CITTADINI DORIGINE

    I T A L I A N A(STIME NEI PAESI DI MAGGIORE PRESENZA)

    Argentina 18.000.000Australia 2.000.000

    Belgio 350.000

    Brasile 25.000.000

    Canada 1.500.000

    Francia 4.000.000

    Germania 700.000Gran Bretagna 200.000

    Stati Uniti 25.000.000

    Uruguay 1.300.000

    Venezuela 1.500.000

    Totale: 79.550.000

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    N U M E R O D I

    P A R L A M E N T A R IDORIGINE ITALIANAN E L M O N D O( P R I M A I N D A G I N E , A N N O 2 0 0 0 ) *

    Argentina 84

    Australia 5

    Belgio 2Bolivia 2

    Brasile 38

    Canada 18

    Cile 20

    Cipro 1

    Colombia 14

    Croazia 2

    C b 1

    Repubblica Dominicana 1

    Romania 1

    Slovenia 3

    Stati Uniti 31S i 5

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    Svizzera 5

    Uruguay 44

    Venezuela 12

    Totale Parlamentari 342

    Totale Paesi: 27

    di cui, America Latina 14Europa 10America del Nord 2Oceania 1

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    CLASSIFICA DELLA

    LINGUA ITALIANAN E L M O N D O(STIME)

    P er milioni di parlanti:

    Al quattordicesimo posto (dopo cinese, inglese, hindi, spagnolo, arabo, bengalese,

    portoghese, francese, russo, giapponese, tedesco, coreano e vietnamita).

    Per uso nei rapporti economici:

    Al nono posto (dopo inglese, giapponese, tedesco, russo, spagnolo, francese, cinese,

    arabo).

    Per uso nelle relazioni commerciali:Al settimo posto (dopo inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo, portoghese).

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    LA RETE ITALIANAN E L M O N D O(ISTITUTI PI DIFFUSI E/O CON COMPITIISTITUZIONALI; IN ESTREMA SINTESI)

    Societ Dante Alighieri

    Anno di nascita: 1889

    Finalit: Tutelare e diffondere la lingua e la cultura italiane nel mondo, rav-vivando i legami spirituali dei connazionali allestero con la madre patria ealimentando tra gli stranieri lamore e il culto per la civilt italiana.Organizzazione: pi di 500 comitati, di cui 400 allestero fra Europa, America,

    Africa, Asia e Oceania. Sede centrale a Roma. Attivit: corsi di lingua con certifica-

    zione Plida -Progetto Lingua Italiana Dante Alighieri- secondo i parametri europei e

    col riconoscimento del Ministero degli Esteri. Eventi culturali, istituzione e sussidiodi scuole, biblioteche e circoli allestero.

    Accademia della Crusca

    Anno di nascita: 1583

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    Finalit: La salvaguardia e lo studio della lingua italiana.

    Organizzazione: la sede a Firenze.

    Attivit: ricerca di carattere linguistico, informazione bibliotecaria e con archi-

    vio anche digitale, collaborazione culturale con gli istituti affini allestero e con le

    principali Universit in Italia e nel mondo.

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    L I T A L I A N OI N E U R O P A(QUANDO LA LINGUA NON UGUALE PER TUTTI)

    NellUnione europea dovrebbe valere il pr