SULLA FELIITA’ paesaggi elettroacustici, che sono la sua firma sonora, a elementi di musica...

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SULLA FELICITA’ Teatro Argentina 13| 14 giugno 2017 ore 21.00 ideazione coreografica e direzione artistica: Giorgio Rossi autori e danz/attori: Mariella Celia, Eleonora Chiocchini, Olimpia Fortuni, Gennaro Lauro, Francesco Manenti, Daria Menichetti, Fabio Pagano, Valerio Sirna, Cinzia Sità, Cecilia Ventriglia Disegno luci: Andrea Margarolo Tecnico luci: Marco Oliani produzione: Associazione Sosta Palmizi Durata: 75 minuti Dieci interpreti selezionati tra i giovani allievi di Giorgio Rossi e Raffaella Giordano nonché Artisti Associati di Sosta Palmizi, per uno spettacolo dedicato alla felicità. Un lavoro di confronto aperto su questo tema ha generato un percorso tra visioni personali e collettive di cosa potrebbe essere la felicità oggi. Confidando nell’espressività della danza, della musica e della parola, lo spettacolo con poesia e ironia, restituisce il senso di una felicità minacciata dalle logiche del consumo e del possesso. La felicità, considerata dall’autore e dagli interpreti come uno stato d’animo, può scaturire dal sentire la vita istante per istante in una dimensione corporea consensuale da opporre a una dimensione virtuale e fittizia legata al materiale. La nostra condizione di esseri umani ci porta alla spasmodica ricerca della felicità. Siamo colti continuamente dal desiderio di esserci, da una volontà di partecipare ad un ordine più ampio. L’aspirazione, la contraddittorietà dell’uomo e la sua volubilità lo distinguono dal regno animale, lo spingono a confrontarsi costantemente con i propri limiti. Lo spettacolo è frutto di uno studio in più tappe in cui sono emerse due istanze essenziali: condividere e accettare i nostri limiti con ironia. Semplicemente danzare, creando la possibilità di dare a sé stessi e agli altri qualcosa che si avvicini alla felicità, pur non avendo la pretesa di darne una rappresentazione esaustiva. Giorgio Rossi

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SULLA FELICITA’ Teatro Argentina 13| 14 giugno 2017

ore 21.00

ideazione coreografica e direzione artistica: Giorgio Rossi autori e danz/attori: Mariella Celia, Eleonora Chiocchini, Olimpia Fortuni, Gennaro

Lauro, Francesco Manenti, Daria Menichetti, Fabio Pagano, Valerio Sirna, Cinzia Sità,

Cecilia Ventriglia

Disegno luci: Andrea Margarolo

Tecnico luci: Marco Oliani

produzione: Associazione Sosta Palmizi

Durata: 75 minuti

Dieci interpreti selezionati tra i giovani allievi di Giorgio Rossi e Raffaella Giordano nonché Artisti Associati

di Sosta Palmizi, per uno spettacolo dedicato alla felicità.

Un lavoro di confronto aperto su questo tema ha generato un percorso tra visioni personali e collettive di

cosa potrebbe essere la felicità oggi. Confidando nell’espressività della danza, della musica e della parola, lo

spettacolo con poesia e ironia, restituisce il senso di una felicità minacciata dalle logiche del consumo e del

possesso.

La felicità, considerata dall’autore e dagli interpreti come uno stato d’animo, può scaturire dal sentire la

vita istante per istante in una dimensione corporea consensuale da opporre a una dimensione virtuale e

fittizia legata al materiale.

La nostra condizione di esseri umani ci porta alla spasmodica ricerca della felicità. Siamo colti continuamente dal

desiderio di esserci, da una volontà di partecipare ad un ordine più ampio. L’aspirazione, la contraddittorietà dell’uomo

e la sua volubilità lo distinguono dal regno animale, lo spingono a confrontarsi costantemente con i propri limiti.

Lo spettacolo è frutto di uno studio in più tappe in cui sono emerse due istanze essenziali: condividere e accettare i

nostri limiti con ironia. Semplicemente danzare, creando la possibilità di dare a sé stessi e agli altri qualcosa che si avvicini alla

felicità, pur non avendo la pretesa di darne una rappresentazione esaustiva. Giorgio Rossi

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BHINNA VINYASA Teatro Argentina 17 | 18 giugno 2017

ore 21.00

direzione artistica: Jayachandran Palazhy

coreografia: Jayachandran Palazhy e ATTAKKALARI REPERTORY COMPANY

danza: Meghna Nambiar, Sylvester Mardi, Hema Bharathi Palani, Parth Bharadwaj, Anindita Ghosh, Snigdha

Prabhakar

dramaturg: Andrés Morte Terés

musica dal vivo e sound design: Martin Lutz

digital design: Luca Brinchi

collaborazioni musicali: K.R.V Pulkeshi, Balasubramanya Sharma, P. Janardhana

disegno luci: Shymon Chelad / Andrea Narese

supporto tecnico: Niranjan Gokhale, TransMedia Technologies

rehearsal direction: Hema Bharathy Palani

costumi: Aloka Gloria D’souza

coproduzione: Attakkalari Centre for Movement Arts Bangalore, Fondazione Fabbrica Europa

in collaborazione con Teatro della Toscana / CSRT Teatro Era, Pontedera

con il sostegno di: Ministero della Cultura (Governo dell’India), Goethe Institut/Max Mueller Bhavan Bangalore, TNQ

Pvt. Ltd., Norwegian Ministry of Foreign Affairs Norwegian Embassy (New Delhi)

con il patrocinio dell’Ambasciata dell’India a Roma

Durata: 60 minuti

Bhinna Vinyasa, coprodotto da Attakkalari Centre for Movement Arts di Bangalore, TNQ e Fabbrica Europa è una

creazione del coreografo indiano Jayachandran Palazhy per gli straordinari danzatori dell’Attakkalari Repertory

Company.

Mappando frammenti di sogni, desideri, speranze, realtà difficili, mutazioni ambientali, migrazioni, Bhinna Vinyasa

conduce lo spettatore attraverso un'esperienza intensa. Facendo riferimento agli antichi concetti dell'ātman (anima

individuale) e del paramātman (anima universale) e ai rapporti che germinano in un "futuro post-umanistico, in cui il

mondo si è arricchito di una molteplicità di agenti non umani", lo spettacolo esplora l'idea del sé attraverso un

continuo divenire e dissolversi in cui le coordinate di spazio e tempo si mostrano duttili.

Bhinna Vinyasa può essere descritto come un 'regno di configurazioni mutevoli'. Esplora viaggi metafisici indotti da

forze interne ed esterne che conducono a cambiamenti profondi nella vita dei singoli e delle comunità. Immagini

dall'arte e dalla letteratura si fondono con ricordi di esperienze vissute in cui gli archetipi, il quotidiano e l'immaginario

si amalgamano in un'esperienza immersiva.

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Mixando paesaggi elettroacustici, che sono la sua firma sonora, a elementi di musica carnatica dell'India meridionale,

il compositore tedesco Martin Lutz ha creato una partitura sonora stratificata, provocatoria e al tempo stesso

affascinante. Il dramaturg Andrés Morte ha lavorato sul piano narrativo in rapporto al linguaggio performativo e sui

riferimenti interculturali per rendere questa creazione comprensibile anche a un pubblico non indiano. Il media artist

Luca Brinchi e il light designer Shymon Chelad hanno creato un paesaggio di immagini evocative, suggestive e in

continua metamorfosi.

Gli elementi sonori e quelli visivi esplorano una sorta di immobilità che evoca un silenzio e una chiarezza potenti. Gli artisti rompono

definitivamente ogni barriera di forma e genere, per una performance di grande bellezza. Deccan Herald

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TWISTER Teatro India 22|23 giugno 2017

ore 21.00

ideazione, coreografia e regia: Salvo Lombardo

ottimizzazione: Lucia Cammalleri e Daria Greco

interpreti: Lucia Cammalleri, Mei Chen, Abel Hernández González, Daria Greco, Oksana Griaznova, Evgenii Kalachev

sound design: Fabrizio Alviti

light design: Luca Giovagnoli

costume design: Kristina Sviderskaitė

organizzazione: Eglė Marčiulaitytė

produzione: Fabbrica Europa Festival (Firenze), Aura Dance Theatre (Kaunas)

con il sostegno di: Anghiari Dance Hub, Kilowatt Festival, Le Murate / Progetti Arte Contemporanea

coordinamento alla produzione: Giedre Bagdziunaite

si ringrazia per la collaborazione: Lithuanian Culture Institute, Consolato Onorario della Repubblica di Lituania

Durata: 40 minuti

Twister nasce nell’ambito di un progetto produttivo condiviso tra Fabbrica Europa Festival e la compagnia Aura

Dance Theatre, che ha favorito l’incontro tra Chiasma, il gruppo di lavoro di Salvo Lombardo e la compagnia lituana.

Il lavoro trae spunto dall’omonimo gioco di società che in modo del tutto trans-generazionale e trans-culturale ha

determinato un pretesto di rivisitazione del concetto stesso di fisicità e di prossemica, a partire dal gioco.

La performance indaga dunque la fisicità e, per estensione, il corpo come territorio di relazione, e utilizza il linguaggio

coreografico come collante di un’esperienza di socialità che dia luogo alla formazione di una comunità provvisoria

dove i corpi sono un prolungamento delle relazioni umane, delle dinamiche sociali, dei prodotti culturali e del vissuto

di ciascun performer.

Salvo Lombardo, partendo da una serie di partite a Twister tra due gruppi, tenta di imbastire un affresco coreografico

basato sull’insieme delle connessioni e delle micro-narrazioni deducibili da tale esperienza, favorendo uno sharing di

memorie personali dei performer, sia motorie che biografiche, la cui riproposizione è situata tra il doppio livello

dell’estemporaneità e della ripetizione.

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PRÉLUDE Teatro India 4|5 luglio 2017

ore 21.00

concept e coreografia: Cristina Kristal Rizzo

danza: Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Vera Borghini,

Tiana Hemlock-Yensen, Leonardo Maietto, Alice Raffaelli,

Cristina Kristal Rizzo, Charlie Laban Trier

ricerca musicale: Simone Bertuzzi / Palm Wine

luci e direzione tecnica: Giulia Pastore

costumi: Caned Icoda

relazioni esterne: Stefania Donnini

produzione: CAB008 con il supporto di Marche Teatro / Inteatro Festival

in collaborazione con Fabbrica Europa e Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza

con il sostegno di Regione Toscana e MiBACT

Durata: 75 minuti

La nuova creazione PRÉLUDE si porta verso un’essenza e una purezza della danza.

La visione di un ensemble, nel suo gesto primario, è apparsa come una pratica in cui poter far emergere

quelle forze invisibili che scandiscono l’energia in continua trasformazione di un atto comunitario, quel

principio di uguaglianza che governa la legge universale della natura.

I corpi danzanti seguono il proprio istinto nella semplice bellezza della forma, amplificando, nel

movimento dello spazio e nell’impersonale della danza, un’intimità più ampia, estesa e dilatata in un

continuum musicale, immaginato come total sound system a partire dal lavoro della figura eclettica di

Sun Ra, jazzista sperimentale e pioniere del movimento Afro Futurista, ed elaborato in un’ampia play list

dalle ricerche sonore di Palm Wine.

Un preludio è un’apertura a qualcosa che ancora deve compiersi, nella terminologia musicale descrive una

breve composizione a sé stante, usualmente eseguita prima dell’Opera principale e naturalmente

elaborata su elementi improvvisativi. Riappropriarsi del tempo di un inizio amplifica la possibilità di

lavorare su una partitura aperta, senza un vero inizio e senza una vera fine, nel tentativo di liberare il

desiderio da un’idea puramente produttiva e celebrare il potenziale di un’azione emancipata dal proprio

svolgersi.

La danza di PRÉLUDE come metabolismo concreto tra gli oggetti del fuori e le intensità del dentro, aderisce

ogni volta, in modo unico e originale, allo spazio che la accoglie e, di conseguenza, ristabilisce le sue

coordinate coreografiche, la durata dell'apparizione e il tono affettivo della condivisione con il pubblico,

creando nuove appartenenze e una nuova idea di ospitalità.

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SKIES Teatro India 6 luglio ore 21.00 | 7 luglio ore 20.00

Dal testo originale Le Baccanti di Euripide

direzione, messa in scena e scrittura: João Garcia Miguel

coreografia e Interpretazione: Lara Guidetti

musiche originali: Sara Ribeiro

light design: João Garcia Miguel

produzione italiana: Fabio Ferretti

produzione portoghese: Raquel Matos

fotografia e video: Tyrone Ormsby

produzione: Cia. JGM e Sanpapié

con il contributo di Governo de Portugal - Direção Geral das Artes, Mibact - Direzione Generale Spettacolo dal Vivo

co produzione: Teatro-Cine de Torres Vedras, Teatro Ibérico, Centro Cultural Vila Flor, Centro Cultural de Ílhavo

Joao Garcia Miguel ha creato, per Lara Guidetti, un assolo sulla morte e sulla rinascita del divino che vive in ogni

essere umano. Un approccio alle Baccanti dal punto di vista di chi danza. Il divino che può ispirare, liberare e svegliare

ogni uomo e ogni donna, che si muove e si manifesta attraverso quattro diverse forme: la donna, l’acqua, l’uccello e il

cielo.

Lara Guidetti danza dunque le metamorfosi della divinità e il corpo della danzatrice permette di accedere al simbolo,

alla profondità della trasformazione. Ci avviciniamo così al presente chiuso nella sua indecifrabilità, attraverso le

metafore architettate dal corpo: un corpo che diviene un Dio a molte facce grazie ai propri attributi narrativi eccentrici

e alle sue molteplici possibilità; un corpo che detiene quella singolare capacità narrativa che connette direttamente

l’osso, il muscolo, l’impulso nervoso, obbligando a confrontarsi con un’architettura di realtà che si supera e si

contraddice a sua volta. Il centro del testo di Euripide è l’interdizione del corpo, il suo diniego e al tempo stesso il suo

illimitato potere di trasporre lo spazio e di accendere grandi fuochi.

Investigare questo processo creativo porta l’occhio di chi guarda a confrontarsi con questo grande potere incendiario

del corpo e con la grande chiarezza con cui sostiene la sua stessa ricerca.

In SKIES il corpo diviene testo, una pagina da far leggere ad altri corpi.

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MASH Teatro India 7|8 luglio 2017

ore 21.00

di e con: Annamaria Ajmone e Marcela Santander Corvalán

ricerca sonora e mix: Federica Zamboni

disegno luci e direzione tecnica: Giulia Pastore

produzione: CAB 008 & FABRIK CASSIOPÉE

in collaborazione con: LE QUARTZ / SCÈNE NATIONALE DE BREST (FR), DANAE FESTIVAL (IT)

con il sostegno di: ARMUNIA/FESTIVAL INEQUILIBRIO/CENTRO DI RESIDENZA, MOSAICODANZA - INTERPLAY

FESTIVAL (IT) e FONDAZIONE PIEMONTE DAL VIVO (IT)

RESIDENZA NAOCREA / ARIELLA VIDACH-AIEP (IT) e RESIDENZA GRANER/MERCAT DE LES FLORS (ES)

con il sostegno di: PROGETTO DE.MO/Movin’up II sessione 2016 a cura del Ministero dei Beni e delle Attività

Culturali e del Turismo e GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani

Durata: 55 minuti

A questo proposito voglio che tu sappia anche che, quando i corpi cadono dritti

attraverso il vuoto per il loro peso, in qualche tempo e luogo non definiti deviano

per un poco, tanto che appena può dirsi modificato il loro percorso.

SULLA NATURA (II,216-219) LUCREZIO

Con il termine MashUp, in ambito musicale si indica una composizione realizzata miscelando fra

loro due o più samples, in modo libero, attraverso l’appropriazione e la manipolazione degli

elementi. MASH applica, in parte, lo stesso processo nel territorio coreografico, per creare una

nuova dimensione relazionale ibrida, dinamica, in cui nessuna delle due parti si cancella, anzi gli

scambi tra di esse sono continui.

Il cabaret di inizio ’900, le prime performance shock rock anni ’60, i format televisivi e gli

insospettabili tutorial di danza ante litteram dei primi anni ’90 – riferimenti di provenienza

geografica e di genere diversi – costituiscono il mondo da cui abbiamo attinto per realizzare un

archivio visivo e concettuale comune, dove tutto è stato mescolato.

Contaminazione è la parola chiave: l’attenzione non si focalizza sullo studio filologico o sulla

riproduzioni dei materiali messi in campo, ma sulla dinamica che scatta quando i frammenti si

concatenano tra loro generando qualcosa di totalmente nuovo, ricco di significati inediti.

La scena che abitiamo, in costante mutazione, diventa così un luogo di coesistenza che ci

appartiene e al contempo ci disorienta, costringendoci ad acclimatarci senza sosta.

La continua dinamica di scambio alla base della performance, una sorta di processo di traduzione

simultanea l’una dell’altra, nel suo essere centrifuga separa ciò che si rivela superfluo- e che viene

eliminato- dai segni, dai gesti e dalle espressioni inscritte indelebilmente nel nostro alfabeto

corporeo.

Nasce così un’interforma, composta da una commistione di linguaggi dei quali ciascuna è

portatrice, linguaggi che non hanno bisogno di affermarsi, ma, al contrario, nel non imporsi creano

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i presupposti per accogliere e tradurre l'altro, unica possibilità per generare un incontro vero.

(Annamaria Ajmone e Marcela Santander Corválan)

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ALFA - appunti sulla questione maschile

Teatro India 11|12 luglio 2017

ore 21.00

di Roberto Castello

in collaborazione con: Alessandra Moretti, Mariano Nieddu, Ilenia Romano, Francesca Zaccaria

e con la riflessiva collaborazione di Andrea Cosentino, Carlotta Cossutta, Giacomo Verde, Stefano Questorio

interpreti: Roberto Castello, Alessandra Moretti, Mariano Nieddu, Ilenia Romano, Francesca Zaccaria

testi, coreografie e musiche: Roberto Castello

scene: Daniele Spisa

consulenza musicale: Marco Zanotti

realizzazione scena: Paolo Morelli

realizzazione costumi: Csilla Evinger

fonica: Michele Giunta

tecnica: Diego Cinelli

produzione: ALDES, con il sostegno dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio

con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema Regionale dello

Spettacolo

Durata: 60 minuti

ALFA - appunti sulla questione maschile è uno spettacolo in cui, all'interno di una scenografia che rimanda ad un

teatro di regia di altri tempi, parola, vocalità, gesto, movimento e musica live si fondono in una forma spettacolare

non riducibile alle categorie tradizionali, ma riconducibile solo ad un termine più ampio ed inclusivo come quello di

teatro.

Il tema sono l'identità maschile e le dinamiche della formazione del ruolo dominante, quindi il potere e la sua

trasmissione intergenerazionale, in cui il ruolo femminile non ha certamente una funzione marginale.

“Guardandosi intorno viene spontaneo pensare che essere un ultra cinquantenne maschio eterosessuale bianco

europeo, di religione cristiana, ragionevolmente sano, sportivo, istruito, con prole sana e adulta, professionalmente

piuttosto realizzato e senza eccessivi problemi economici, non sia esattamente una condizione svantaggiata,

soprattutto se si considera la quantità di rotture di coglioni, discriminazioni, vessazioni e violenze che rischiano, e

spesso subiscono, ad opera della mia categoria sociale tutti quelli che non corrispondono anche solo ad uno dei

requisiti di cui sopra.

Ma corrispondere ad uno standard esclusivo comporta appunto il corrispondere ad uno standard – il che per

definizione è una condizione innaturale. Insomma, almeno per quanto mi riguarda, l'essere riuscito ad essere un

maschio eterosessuale bianco europeo, di religione cristiana, ragionevolmente sano, sportivo, istruito, con prole sana e

adulta, professionalmente piuttosto realizzato e senza eccessivi problemi economici è il frutto di un processo

spontaneo e naturale quanto quello della riduzione del piede delle concubine cinesi del IXX secolo. Nutro insomma il

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sospetto di avere imparato col tempo, ed un paziente autoapprendimento, a sembrare qualcosa di diverso da me

stesso in modo talmente convincente, da non accorgermene praticamente più neppure io. *...+” (estratto dal testo di

scena)

CHE NE RESTA DI NOI? Teatro Argentina 12 luglio 2017

ore 21.00

in scena: Armand Albrahimi, Carlo Bussetti, Antonio De Salve, Vincenzo D'alfonso, Bruno Nocito, Paola Manfredini,

Salvatore Piscitelli

disegno luci: Michelina Capato Sartore

elementi scenografici: Maddalena Ferraresi

costumi: Lapi Lou

coordinamento registico: Michelina Capato Sartore

coordinamento drammaturgico: Renato Gabrielli

coordinamento coreografico: Claudia Casolaro

produzione: Estia Cooperativa Sociale Onlus

Durata: 60 minuti

In questo spettacolo senza parole c’è una domanda che incombe sul pubblico e sugli attori – sei figure umane in

perenne, inquieto movimento su una scalinata che non porta, in alto, ad alcun cielo. Che ne resta di loro, una volta

sottratti la fame di sesso e potere, la solitudine che si riflette nella ripetizione ossessiva dei gesti, l’attaccamento

disperato ad abitudini e oggetti? Che ne resta di noi che li osserviamo, quando si dissolve la presunzione di essere

diversi da loro, migliori?

Che ne resta di noi? cerca una risposta attraverso i corpi, mettendo in scena una partitura fisica maturata durante un

lungo processo di improvvisazioni del gruppo di lavoro guidato, oltre che dalla regista Michelina Capato, dalla

coreografa Claudia Casolaro e dall’allenatrice del “senso teatrale” Matilde Facheris. La drammaturgia, che non segue

un filo narrativo ma procede per associazioni poetico/musicali, è curata da Michelina Capato con la collaborazione di

Renato Gabrielli. I costumi sono di Lapi Lou e la scenografia di Maddalena Ferraresi.

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Temporaneo Tempobeat Teatro India 14|15 luglio 2017

ore 21.00

idea e regia: Claudio Prati e Ariella Vidach

coreografia: Ariella Vidach in collaborazione con i danzatori

danzatori: Chiara Ameglio, Giovanfrancesco Giannini, Manolo Perazzi, Stefano Roveda, Alessio Scandale

composizione vocale: Marco Sambataro

programmazione audio max/msp: Paolo Solcia

scenografia ed elementi visivi: Claudio Prati

costumi: AiEP

produzione: Ariella Vidach - AiEP

con il sostegno di: MIBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Roma; Next / Regione Lombardia;

Comune di Milano; DAC Comune di Lugano; DECS Divisione Cultura Cantone Ticino /Swisslos

Durata: 55 minuti

Temporaneo Tempobeat è una performance mobile, leggera e transitoria, che focalizza la ricerca sul rapporto tra

movimento e suono. Il lavoro indaga la vocalità come estensione dell’azione esplorando il gesto nella sua sintesi,

asciugato, incisivo e drastico.

La performance coniuga danza contemporanea, tecnologia wireless portatile e il beat boxing, una tecnica che consiste

nel riprodurre i suoni di una batteria e di altri strumenti attraverso l'utilizzo della bocca e della voce.

La coreografia, realizzata in collaborazione con i danzatori, crea un tessuto coreografico contrappuntato da fonemi e

beat vocali che fondono in un unico corpo tutti gli elementi performativi. Lo spettacolo diventa un vero happening

coinvolgente ed empatico che consente uno scambio continuo di ruoli tra gli interpreti, abbinando in una forma

innovativa skills vocali e di movimento.

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EUFORIA Teatro India 19 settembre 2017

ore 21.00

ideazione e regia: Silvia Rampelli

danza: Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna

luce: Gianni Staropoli

musica: Tiago Felicetti, Charlie Pitts

quadrifonia: Daniel Bacalov

produzione: Habillé d’eau, Fabbrica Europa

sostegno: Short Theatre, Angelo Mai, Armunia/ Festival Inequilibrio – Castiglioncello Company Blu / Sesto TRAM -

Teatro di Residenza Artistica Multipla

Sulla scena di Euforia le “parole” si allontanano dal “fatto”. Il “fatto” diventa il “corpo”, costrutto assoluto e

asserragliato nella materia, dove ogni gesto dei tre performer, che si tratti della partitura di movimenti involontari di

Eleonora Chiocchini, della metamorfosi corporea di Alessandra Cristiani mentre striscia a terra sulla schiena o del

commovente silenzio iconico di Valerio Sirna, è dettato dalla necessità tanto fatale quanto imperscrutabile di un

dramma

senza narrazione. Silvia Rampelli cerca un passaggio logico ed esistenziale che l’esperienza sollecita e che nella

riflessione filosofica incontra una possibilità. Il tema della situatività, dell’essere gettati, della caduta nel tempo trova

un rudimentale parallelo nel dispositivo teatrale, artificio volto a ricreare la condizione di apertura, fondamento di

ogni sentire. A danzare è lo spazio che si trasforma nella fusione tra movimento, suono, immagine, mentre la voce che

irrompe a un tratto è una ferita che non spiega, non commenta, ma suggella uno spettacolo che può essere letto solo

come viene vissuto.

Vorrei allontanare le parole dal fatto.

Il fatto è il corpo, costrutto assoluto, asserragliato nella materia, materia,

autoevidente, interrogante,

in assenza di cognizione, di intenzione, di veglia, manifesto,

sembianza, simulacro.

Da alcuni anni cerco un passaggio logico ed esistenziale che l’esperienza sollecita e che nella riflessione filosofica

incontra una possibilità. Il tema della situatività, dell’essere gettati, della caduta nel tempo trova un rudimentale

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parallelo nel dispositivo teatrale, artificio volto a ricreare – attraverso l’ordigno dell’esposizione al Mondo – la

condizione di apertura, fondamento di ogni sentire. Silvia Rampelli

THANKS FOR HURTING ME Kafka. Un tributo postumo

Teatro India 26|27 settembre 2017

ore 21.00

regia, coreografia, scene e costumi: Enzo Cosimi

interpretazione e collaborazione alla coreografia: Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli, video Stefano

Galanti

disegno luci: Gianni Staropoli

musica a cura di: Enzo Cosimi e Stefano Galanti

scultura di: Daniela Dal Cin

organizzazione: Anita Bartolini

produzione: Compagnia Enzo Cosimi, MIBACT

in collaborazione con: Festival Orizzonti

con il sostegno per la residenza di: artedanzae20/DanceHaus e di Festival Quartieri dell’Arte di Viterbo

La creazione rappresenta la terza tappa della trilogia “Sulle passioni dell’anima”.

La terza tranche del progetto Sulle passione dell'anima é dedicato all'esperienza emozionale e sensoriale del dolore. Il

dolore - processo di purificazione che permette di santificare l'uomo, di allontanarlo dalla vita - permette di aprirsi ai

segreti del mondo.

L'avvento del nichilismo ha annullato ogni valore metafisico in un sistema votato al dominio planetario della

tecnologia e della scienza. Quindi il dolore viene estirpato dalla vita perché non abita più persone ma strumenti. Dal

mutato rapporto col Dolore sorge una nuova koinè del pensiero che celebra il mondo virtuale, la velocità e la narcosi,

in una sola parola, la fuga.

La drammaturgia del lavoro si serve come complice dell’universo Kafkiano attraverso visioni, viaggi della mente

necessari per imbastire una scrittura del corpo sincretica dove il dolore insegna ad ascoltare e a trasmettere l'unicità

dell'essere umano.