SULLA FELIITA’ paesaggi elettroacustici, che sono la sua firma sonora, a elementi di musica...
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SULLA FELICITA’ Teatro Argentina 13| 14 giugno 2017
ore 21.00
ideazione coreografica e direzione artistica: Giorgio Rossi autori e danz/attori: Mariella Celia, Eleonora Chiocchini, Olimpia Fortuni, Gennaro
Lauro, Francesco Manenti, Daria Menichetti, Fabio Pagano, Valerio Sirna, Cinzia Sità,
Cecilia Ventriglia
Disegno luci: Andrea Margarolo
Tecnico luci: Marco Oliani
produzione: Associazione Sosta Palmizi
Durata: 75 minuti
Dieci interpreti selezionati tra i giovani allievi di Giorgio Rossi e Raffaella Giordano nonché Artisti Associati
di Sosta Palmizi, per uno spettacolo dedicato alla felicità.
Un lavoro di confronto aperto su questo tema ha generato un percorso tra visioni personali e collettive di
cosa potrebbe essere la felicità oggi. Confidando nell’espressività della danza, della musica e della parola, lo
spettacolo con poesia e ironia, restituisce il senso di una felicità minacciata dalle logiche del consumo e del
possesso.
La felicità, considerata dall’autore e dagli interpreti come uno stato d’animo, può scaturire dal sentire la
vita istante per istante in una dimensione corporea consensuale da opporre a una dimensione virtuale e
fittizia legata al materiale.
La nostra condizione di esseri umani ci porta alla spasmodica ricerca della felicità. Siamo colti continuamente dal
desiderio di esserci, da una volontà di partecipare ad un ordine più ampio. L’aspirazione, la contraddittorietà dell’uomo
e la sua volubilità lo distinguono dal regno animale, lo spingono a confrontarsi costantemente con i propri limiti.
Lo spettacolo è frutto di uno studio in più tappe in cui sono emerse due istanze essenziali: condividere e accettare i
nostri limiti con ironia. Semplicemente danzare, creando la possibilità di dare a sé stessi e agli altri qualcosa che si avvicini alla
felicità, pur non avendo la pretesa di darne una rappresentazione esaustiva. Giorgio Rossi
BHINNA VINYASA Teatro Argentina 17 | 18 giugno 2017
ore 21.00
direzione artistica: Jayachandran Palazhy
coreografia: Jayachandran Palazhy e ATTAKKALARI REPERTORY COMPANY
danza: Meghna Nambiar, Sylvester Mardi, Hema Bharathi Palani, Parth Bharadwaj, Anindita Ghosh, Snigdha
Prabhakar
dramaturg: Andrés Morte Terés
musica dal vivo e sound design: Martin Lutz
digital design: Luca Brinchi
collaborazioni musicali: K.R.V Pulkeshi, Balasubramanya Sharma, P. Janardhana
disegno luci: Shymon Chelad / Andrea Narese
supporto tecnico: Niranjan Gokhale, TransMedia Technologies
rehearsal direction: Hema Bharathy Palani
costumi: Aloka Gloria D’souza
coproduzione: Attakkalari Centre for Movement Arts Bangalore, Fondazione Fabbrica Europa
in collaborazione con Teatro della Toscana / CSRT Teatro Era, Pontedera
con il sostegno di: Ministero della Cultura (Governo dell’India), Goethe Institut/Max Mueller Bhavan Bangalore, TNQ
Pvt. Ltd., Norwegian Ministry of Foreign Affairs Norwegian Embassy (New Delhi)
con il patrocinio dell’Ambasciata dell’India a Roma
Durata: 60 minuti
Bhinna Vinyasa, coprodotto da Attakkalari Centre for Movement Arts di Bangalore, TNQ e Fabbrica Europa è una
creazione del coreografo indiano Jayachandran Palazhy per gli straordinari danzatori dell’Attakkalari Repertory
Company.
Mappando frammenti di sogni, desideri, speranze, realtà difficili, mutazioni ambientali, migrazioni, Bhinna Vinyasa
conduce lo spettatore attraverso un'esperienza intensa. Facendo riferimento agli antichi concetti dell'ātman (anima
individuale) e del paramātman (anima universale) e ai rapporti che germinano in un "futuro post-umanistico, in cui il
mondo si è arricchito di una molteplicità di agenti non umani", lo spettacolo esplora l'idea del sé attraverso un
continuo divenire e dissolversi in cui le coordinate di spazio e tempo si mostrano duttili.
Bhinna Vinyasa può essere descritto come un 'regno di configurazioni mutevoli'. Esplora viaggi metafisici indotti da
forze interne ed esterne che conducono a cambiamenti profondi nella vita dei singoli e delle comunità. Immagini
dall'arte e dalla letteratura si fondono con ricordi di esperienze vissute in cui gli archetipi, il quotidiano e l'immaginario
si amalgamano in un'esperienza immersiva.
Mixando paesaggi elettroacustici, che sono la sua firma sonora, a elementi di musica carnatica dell'India meridionale,
il compositore tedesco Martin Lutz ha creato una partitura sonora stratificata, provocatoria e al tempo stesso
affascinante. Il dramaturg Andrés Morte ha lavorato sul piano narrativo in rapporto al linguaggio performativo e sui
riferimenti interculturali per rendere questa creazione comprensibile anche a un pubblico non indiano. Il media artist
Luca Brinchi e il light designer Shymon Chelad hanno creato un paesaggio di immagini evocative, suggestive e in
continua metamorfosi.
Gli elementi sonori e quelli visivi esplorano una sorta di immobilità che evoca un silenzio e una chiarezza potenti. Gli artisti rompono
definitivamente ogni barriera di forma e genere, per una performance di grande bellezza. Deccan Herald
TWISTER Teatro India 22|23 giugno 2017
ore 21.00
ideazione, coreografia e regia: Salvo Lombardo
ottimizzazione: Lucia Cammalleri e Daria Greco
interpreti: Lucia Cammalleri, Mei Chen, Abel Hernández González, Daria Greco, Oksana Griaznova, Evgenii Kalachev
sound design: Fabrizio Alviti
light design: Luca Giovagnoli
costume design: Kristina Sviderskaitė
organizzazione: Eglė Marčiulaitytė
produzione: Fabbrica Europa Festival (Firenze), Aura Dance Theatre (Kaunas)
con il sostegno di: Anghiari Dance Hub, Kilowatt Festival, Le Murate / Progetti Arte Contemporanea
coordinamento alla produzione: Giedre Bagdziunaite
si ringrazia per la collaborazione: Lithuanian Culture Institute, Consolato Onorario della Repubblica di Lituania
Durata: 40 minuti
Twister nasce nell’ambito di un progetto produttivo condiviso tra Fabbrica Europa Festival e la compagnia Aura
Dance Theatre, che ha favorito l’incontro tra Chiasma, il gruppo di lavoro di Salvo Lombardo e la compagnia lituana.
Il lavoro trae spunto dall’omonimo gioco di società che in modo del tutto trans-generazionale e trans-culturale ha
determinato un pretesto di rivisitazione del concetto stesso di fisicità e di prossemica, a partire dal gioco.
La performance indaga dunque la fisicità e, per estensione, il corpo come territorio di relazione, e utilizza il linguaggio
coreografico come collante di un’esperienza di socialità che dia luogo alla formazione di una comunità provvisoria
dove i corpi sono un prolungamento delle relazioni umane, delle dinamiche sociali, dei prodotti culturali e del vissuto
di ciascun performer.
Salvo Lombardo, partendo da una serie di partite a Twister tra due gruppi, tenta di imbastire un affresco coreografico
basato sull’insieme delle connessioni e delle micro-narrazioni deducibili da tale esperienza, favorendo uno sharing di
memorie personali dei performer, sia motorie che biografiche, la cui riproposizione è situata tra il doppio livello
dell’estemporaneità e della ripetizione.
PRÉLUDE Teatro India 4|5 luglio 2017
ore 21.00
concept e coreografia: Cristina Kristal Rizzo
danza: Annamaria Ajmone, Marta Bellu, Vera Borghini,
Tiana Hemlock-Yensen, Leonardo Maietto, Alice Raffaelli,
Cristina Kristal Rizzo, Charlie Laban Trier
ricerca musicale: Simone Bertuzzi / Palm Wine
luci e direzione tecnica: Giulia Pastore
costumi: Caned Icoda
relazioni esterne: Stefania Donnini
produzione: CAB008 con il supporto di Marche Teatro / Inteatro Festival
in collaborazione con Fabbrica Europa e Santarcangelo Festival Internazionale del Teatro in Piazza
con il sostegno di Regione Toscana e MiBACT
Durata: 75 minuti
La nuova creazione PRÉLUDE si porta verso un’essenza e una purezza della danza.
La visione di un ensemble, nel suo gesto primario, è apparsa come una pratica in cui poter far emergere
quelle forze invisibili che scandiscono l’energia in continua trasformazione di un atto comunitario, quel
principio di uguaglianza che governa la legge universale della natura.
I corpi danzanti seguono il proprio istinto nella semplice bellezza della forma, amplificando, nel
movimento dello spazio e nell’impersonale della danza, un’intimità più ampia, estesa e dilatata in un
continuum musicale, immaginato come total sound system a partire dal lavoro della figura eclettica di
Sun Ra, jazzista sperimentale e pioniere del movimento Afro Futurista, ed elaborato in un’ampia play list
dalle ricerche sonore di Palm Wine.
Un preludio è un’apertura a qualcosa che ancora deve compiersi, nella terminologia musicale descrive una
breve composizione a sé stante, usualmente eseguita prima dell’Opera principale e naturalmente
elaborata su elementi improvvisativi. Riappropriarsi del tempo di un inizio amplifica la possibilità di
lavorare su una partitura aperta, senza un vero inizio e senza una vera fine, nel tentativo di liberare il
desiderio da un’idea puramente produttiva e celebrare il potenziale di un’azione emancipata dal proprio
svolgersi.
La danza di PRÉLUDE come metabolismo concreto tra gli oggetti del fuori e le intensità del dentro, aderisce
ogni volta, in modo unico e originale, allo spazio che la accoglie e, di conseguenza, ristabilisce le sue
coordinate coreografiche, la durata dell'apparizione e il tono affettivo della condivisione con il pubblico,
creando nuove appartenenze e una nuova idea di ospitalità.
SKIES Teatro India 6 luglio ore 21.00 | 7 luglio ore 20.00
Dal testo originale Le Baccanti di Euripide
direzione, messa in scena e scrittura: João Garcia Miguel
coreografia e Interpretazione: Lara Guidetti
musiche originali: Sara Ribeiro
light design: João Garcia Miguel
produzione italiana: Fabio Ferretti
produzione portoghese: Raquel Matos
fotografia e video: Tyrone Ormsby
produzione: Cia. JGM e Sanpapié
con il contributo di Governo de Portugal - Direção Geral das Artes, Mibact - Direzione Generale Spettacolo dal Vivo
co produzione: Teatro-Cine de Torres Vedras, Teatro Ibérico, Centro Cultural Vila Flor, Centro Cultural de Ílhavo
Joao Garcia Miguel ha creato, per Lara Guidetti, un assolo sulla morte e sulla rinascita del divino che vive in ogni
essere umano. Un approccio alle Baccanti dal punto di vista di chi danza. Il divino che può ispirare, liberare e svegliare
ogni uomo e ogni donna, che si muove e si manifesta attraverso quattro diverse forme: la donna, l’acqua, l’uccello e il
cielo.
Lara Guidetti danza dunque le metamorfosi della divinità e il corpo della danzatrice permette di accedere al simbolo,
alla profondità della trasformazione. Ci avviciniamo così al presente chiuso nella sua indecifrabilità, attraverso le
metafore architettate dal corpo: un corpo che diviene un Dio a molte facce grazie ai propri attributi narrativi eccentrici
e alle sue molteplici possibilità; un corpo che detiene quella singolare capacità narrativa che connette direttamente
l’osso, il muscolo, l’impulso nervoso, obbligando a confrontarsi con un’architettura di realtà che si supera e si
contraddice a sua volta. Il centro del testo di Euripide è l’interdizione del corpo, il suo diniego e al tempo stesso il suo
illimitato potere di trasporre lo spazio e di accendere grandi fuochi.
Investigare questo processo creativo porta l’occhio di chi guarda a confrontarsi con questo grande potere incendiario
del corpo e con la grande chiarezza con cui sostiene la sua stessa ricerca.
In SKIES il corpo diviene testo, una pagina da far leggere ad altri corpi.
MASH Teatro India 7|8 luglio 2017
ore 21.00
di e con: Annamaria Ajmone e Marcela Santander Corvalán
ricerca sonora e mix: Federica Zamboni
disegno luci e direzione tecnica: Giulia Pastore
produzione: CAB 008 & FABRIK CASSIOPÉE
in collaborazione con: LE QUARTZ / SCÈNE NATIONALE DE BREST (FR), DANAE FESTIVAL (IT)
con il sostegno di: ARMUNIA/FESTIVAL INEQUILIBRIO/CENTRO DI RESIDENZA, MOSAICODANZA - INTERPLAY
FESTIVAL (IT) e FONDAZIONE PIEMONTE DAL VIVO (IT)
RESIDENZA NAOCREA / ARIELLA VIDACH-AIEP (IT) e RESIDENZA GRANER/MERCAT DE LES FLORS (ES)
con il sostegno di: PROGETTO DE.MO/Movin’up II sessione 2016 a cura del Ministero dei Beni e delle Attività
Culturali e del Turismo e GAI – Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani
Durata: 55 minuti
A questo proposito voglio che tu sappia anche che, quando i corpi cadono dritti
attraverso il vuoto per il loro peso, in qualche tempo e luogo non definiti deviano
per un poco, tanto che appena può dirsi modificato il loro percorso.
SULLA NATURA (II,216-219) LUCREZIO
Con il termine MashUp, in ambito musicale si indica una composizione realizzata miscelando fra
loro due o più samples, in modo libero, attraverso l’appropriazione e la manipolazione degli
elementi. MASH applica, in parte, lo stesso processo nel territorio coreografico, per creare una
nuova dimensione relazionale ibrida, dinamica, in cui nessuna delle due parti si cancella, anzi gli
scambi tra di esse sono continui.
Il cabaret di inizio ’900, le prime performance shock rock anni ’60, i format televisivi e gli
insospettabili tutorial di danza ante litteram dei primi anni ’90 – riferimenti di provenienza
geografica e di genere diversi – costituiscono il mondo da cui abbiamo attinto per realizzare un
archivio visivo e concettuale comune, dove tutto è stato mescolato.
Contaminazione è la parola chiave: l’attenzione non si focalizza sullo studio filologico o sulla
riproduzioni dei materiali messi in campo, ma sulla dinamica che scatta quando i frammenti si
concatenano tra loro generando qualcosa di totalmente nuovo, ricco di significati inediti.
La scena che abitiamo, in costante mutazione, diventa così un luogo di coesistenza che ci
appartiene e al contempo ci disorienta, costringendoci ad acclimatarci senza sosta.
La continua dinamica di scambio alla base della performance, una sorta di processo di traduzione
simultanea l’una dell’altra, nel suo essere centrifuga separa ciò che si rivela superfluo- e che viene
eliminato- dai segni, dai gesti e dalle espressioni inscritte indelebilmente nel nostro alfabeto
corporeo.
Nasce così un’interforma, composta da una commistione di linguaggi dei quali ciascuna è
portatrice, linguaggi che non hanno bisogno di affermarsi, ma, al contrario, nel non imporsi creano
i presupposti per accogliere e tradurre l'altro, unica possibilità per generare un incontro vero.
(Annamaria Ajmone e Marcela Santander Corválan)
ALFA - appunti sulla questione maschile
Teatro India 11|12 luglio 2017
ore 21.00
di Roberto Castello
in collaborazione con: Alessandra Moretti, Mariano Nieddu, Ilenia Romano, Francesca Zaccaria
e con la riflessiva collaborazione di Andrea Cosentino, Carlotta Cossutta, Giacomo Verde, Stefano Questorio
interpreti: Roberto Castello, Alessandra Moretti, Mariano Nieddu, Ilenia Romano, Francesca Zaccaria
testi, coreografie e musiche: Roberto Castello
scene: Daniele Spisa
consulenza musicale: Marco Zanotti
realizzazione scena: Paolo Morelli
realizzazione costumi: Csilla Evinger
fonica: Michele Giunta
tecnica: Diego Cinelli
produzione: ALDES, con il sostegno dell’Associazione Culturale Dello Scompiglio
con il sostegno di MIBACT/Direzione Generale Spettacolo dal vivo, REGIONE TOSCANA/Sistema Regionale dello
Spettacolo
Durata: 60 minuti
ALFA - appunti sulla questione maschile è uno spettacolo in cui, all'interno di una scenografia che rimanda ad un
teatro di regia di altri tempi, parola, vocalità, gesto, movimento e musica live si fondono in una forma spettacolare
non riducibile alle categorie tradizionali, ma riconducibile solo ad un termine più ampio ed inclusivo come quello di
teatro.
Il tema sono l'identità maschile e le dinamiche della formazione del ruolo dominante, quindi il potere e la sua
trasmissione intergenerazionale, in cui il ruolo femminile non ha certamente una funzione marginale.
“Guardandosi intorno viene spontaneo pensare che essere un ultra cinquantenne maschio eterosessuale bianco
europeo, di religione cristiana, ragionevolmente sano, sportivo, istruito, con prole sana e adulta, professionalmente
piuttosto realizzato e senza eccessivi problemi economici, non sia esattamente una condizione svantaggiata,
soprattutto se si considera la quantità di rotture di coglioni, discriminazioni, vessazioni e violenze che rischiano, e
spesso subiscono, ad opera della mia categoria sociale tutti quelli che non corrispondono anche solo ad uno dei
requisiti di cui sopra.
Ma corrispondere ad uno standard esclusivo comporta appunto il corrispondere ad uno standard – il che per
definizione è una condizione innaturale. Insomma, almeno per quanto mi riguarda, l'essere riuscito ad essere un
maschio eterosessuale bianco europeo, di religione cristiana, ragionevolmente sano, sportivo, istruito, con prole sana e
adulta, professionalmente piuttosto realizzato e senza eccessivi problemi economici è il frutto di un processo
spontaneo e naturale quanto quello della riduzione del piede delle concubine cinesi del IXX secolo. Nutro insomma il
sospetto di avere imparato col tempo, ed un paziente autoapprendimento, a sembrare qualcosa di diverso da me
stesso in modo talmente convincente, da non accorgermene praticamente più neppure io. *...+” (estratto dal testo di
scena)
CHE NE RESTA DI NOI? Teatro Argentina 12 luglio 2017
ore 21.00
in scena: Armand Albrahimi, Carlo Bussetti, Antonio De Salve, Vincenzo D'alfonso, Bruno Nocito, Paola Manfredini,
Salvatore Piscitelli
disegno luci: Michelina Capato Sartore
elementi scenografici: Maddalena Ferraresi
costumi: Lapi Lou
coordinamento registico: Michelina Capato Sartore
coordinamento drammaturgico: Renato Gabrielli
coordinamento coreografico: Claudia Casolaro
produzione: Estia Cooperativa Sociale Onlus
Durata: 60 minuti
In questo spettacolo senza parole c’è una domanda che incombe sul pubblico e sugli attori – sei figure umane in
perenne, inquieto movimento su una scalinata che non porta, in alto, ad alcun cielo. Che ne resta di loro, una volta
sottratti la fame di sesso e potere, la solitudine che si riflette nella ripetizione ossessiva dei gesti, l’attaccamento
disperato ad abitudini e oggetti? Che ne resta di noi che li osserviamo, quando si dissolve la presunzione di essere
diversi da loro, migliori?
Che ne resta di noi? cerca una risposta attraverso i corpi, mettendo in scena una partitura fisica maturata durante un
lungo processo di improvvisazioni del gruppo di lavoro guidato, oltre che dalla regista Michelina Capato, dalla
coreografa Claudia Casolaro e dall’allenatrice del “senso teatrale” Matilde Facheris. La drammaturgia, che non segue
un filo narrativo ma procede per associazioni poetico/musicali, è curata da Michelina Capato con la collaborazione di
Renato Gabrielli. I costumi sono di Lapi Lou e la scenografia di Maddalena Ferraresi.
Temporaneo Tempobeat Teatro India 14|15 luglio 2017
ore 21.00
idea e regia: Claudio Prati e Ariella Vidach
coreografia: Ariella Vidach in collaborazione con i danzatori
danzatori: Chiara Ameglio, Giovanfrancesco Giannini, Manolo Perazzi, Stefano Roveda, Alessio Scandale
composizione vocale: Marco Sambataro
programmazione audio max/msp: Paolo Solcia
scenografia ed elementi visivi: Claudio Prati
costumi: AiEP
produzione: Ariella Vidach - AiEP
con il sostegno di: MIBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali / Roma; Next / Regione Lombardia;
Comune di Milano; DAC Comune di Lugano; DECS Divisione Cultura Cantone Ticino /Swisslos
Durata: 55 minuti
Temporaneo Tempobeat è una performance mobile, leggera e transitoria, che focalizza la ricerca sul rapporto tra
movimento e suono. Il lavoro indaga la vocalità come estensione dell’azione esplorando il gesto nella sua sintesi,
asciugato, incisivo e drastico.
La performance coniuga danza contemporanea, tecnologia wireless portatile e il beat boxing, una tecnica che consiste
nel riprodurre i suoni di una batteria e di altri strumenti attraverso l'utilizzo della bocca e della voce.
La coreografia, realizzata in collaborazione con i danzatori, crea un tessuto coreografico contrappuntato da fonemi e
beat vocali che fondono in un unico corpo tutti gli elementi performativi. Lo spettacolo diventa un vero happening
coinvolgente ed empatico che consente uno scambio continuo di ruoli tra gli interpreti, abbinando in una forma
innovativa skills vocali e di movimento.
EUFORIA Teatro India 19 settembre 2017
ore 21.00
ideazione e regia: Silvia Rampelli
danza: Alessandra Cristiani, Eleonora Chiocchini, Valerio Sirna
luce: Gianni Staropoli
musica: Tiago Felicetti, Charlie Pitts
quadrifonia: Daniel Bacalov
produzione: Habillé d’eau, Fabbrica Europa
sostegno: Short Theatre, Angelo Mai, Armunia/ Festival Inequilibrio – Castiglioncello Company Blu / Sesto TRAM -
Teatro di Residenza Artistica Multipla
Sulla scena di Euforia le “parole” si allontanano dal “fatto”. Il “fatto” diventa il “corpo”, costrutto assoluto e
asserragliato nella materia, dove ogni gesto dei tre performer, che si tratti della partitura di movimenti involontari di
Eleonora Chiocchini, della metamorfosi corporea di Alessandra Cristiani mentre striscia a terra sulla schiena o del
commovente silenzio iconico di Valerio Sirna, è dettato dalla necessità tanto fatale quanto imperscrutabile di un
dramma
senza narrazione. Silvia Rampelli cerca un passaggio logico ed esistenziale che l’esperienza sollecita e che nella
riflessione filosofica incontra una possibilità. Il tema della situatività, dell’essere gettati, della caduta nel tempo trova
un rudimentale parallelo nel dispositivo teatrale, artificio volto a ricreare la condizione di apertura, fondamento di
ogni sentire. A danzare è lo spazio che si trasforma nella fusione tra movimento, suono, immagine, mentre la voce che
irrompe a un tratto è una ferita che non spiega, non commenta, ma suggella uno spettacolo che può essere letto solo
come viene vissuto.
Vorrei allontanare le parole dal fatto.
Il fatto è il corpo, costrutto assoluto, asserragliato nella materia, materia,
autoevidente, interrogante,
in assenza di cognizione, di intenzione, di veglia, manifesto,
sembianza, simulacro.
Da alcuni anni cerco un passaggio logico ed esistenziale che l’esperienza sollecita e che nella riflessione filosofica
incontra una possibilità. Il tema della situatività, dell’essere gettati, della caduta nel tempo trova un rudimentale
parallelo nel dispositivo teatrale, artificio volto a ricreare – attraverso l’ordigno dell’esposizione al Mondo – la
condizione di apertura, fondamento di ogni sentire. Silvia Rampelli
THANKS FOR HURTING ME Kafka. Un tributo postumo
Teatro India 26|27 settembre 2017
ore 21.00
regia, coreografia, scene e costumi: Enzo Cosimi
interpretazione e collaborazione alla coreografia: Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli, video Stefano
Galanti
disegno luci: Gianni Staropoli
musica a cura di: Enzo Cosimi e Stefano Galanti
scultura di: Daniela Dal Cin
organizzazione: Anita Bartolini
produzione: Compagnia Enzo Cosimi, MIBACT
in collaborazione con: Festival Orizzonti
con il sostegno per la residenza di: artedanzae20/DanceHaus e di Festival Quartieri dell’Arte di Viterbo
La creazione rappresenta la terza tappa della trilogia “Sulle passioni dell’anima”.
La terza tranche del progetto Sulle passione dell'anima é dedicato all'esperienza emozionale e sensoriale del dolore. Il
dolore - processo di purificazione che permette di santificare l'uomo, di allontanarlo dalla vita - permette di aprirsi ai
segreti del mondo.
L'avvento del nichilismo ha annullato ogni valore metafisico in un sistema votato al dominio planetario della
tecnologia e della scienza. Quindi il dolore viene estirpato dalla vita perché non abita più persone ma strumenti. Dal
mutato rapporto col Dolore sorge una nuova koinè del pensiero che celebra il mondo virtuale, la velocità e la narcosi,
in una sola parola, la fuga.
La drammaturgia del lavoro si serve come complice dell’universo Kafkiano attraverso visioni, viaggi della mente
necessari per imbastire una scrittura del corpo sincretica dove il dolore insegna ad ascoltare e a trasmettere l'unicità
dell'essere umano.