Sugli italianismi nell'opera di Juan Sedeño

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GIUSEPPE MAZZOCCHI Università di Udine Sugli italianismi nell'opera di Juan Sedeño Lo studio degli italianismi nello spagnolo cinquecentesco si è tradi- zionalmente mosso secondo una duplice direttiva: da un lato la raccolta ordinata, la schedatura (per certi versi acritica, sebbene sempre proble- matica) dei materiali: da questo punto di vista il noto saggio di Ter- lingen ', del 1943, resta (pur nelle deficienze di metodo rilevate dal Co- rominas nella recensione che risale al 1948 2 ) insuperato, e costituisce di certo un repertorio tuttora utilissimo. D'altro canto un'attenzione di certo più attenta alla semantica, e ai termini che non rimandano alla cultura materiale è stata prestata da chi si occupa di traduzioni (penso in particolare ai lavori esemplari di Margherita Morreale sulle versioni del Cortegiano e del Galateo 0 , e a quelli di Joaquín Arce sul Tasso in Spagna 4 ). In questi ultimi anni, mi sembra, si sono moltiplicate le ri- cerche di comparatistica su linee che fanno propri i risultati della scuola storica ma accentuano un'analisi lato sensu semiotica dei contatti; si tratta di lavori (penso ad esempio a quelli di tema teatrale) utilissimi anche per il problema che ci occupa in quanto ricostruiscono il terreno in cui si verificó lo scambio linguistico. Mi sembra invece che stiano se- gnando il passo le analisi propriamente dedicate all'interferenza lingui- stica fra le due lingue. 1 Johannes Hermanus Terlingen, Los italianismos en español desde la formación del idioma hasta principios del siglo XVII, Amsterdam, N. V. Noord-Hollandsche Uit- gevers Maatschappij, 1943. 2 In «Symposium», II, 1948, pp. 106-119. 3 Castiglione y Boscán: el ideal cortesano en el Renacimiento español, Madrid, Anejos del Boletín de la Real Academia Española, 1959, 2 voli.; Gradan Dantisco, Galateo, Madrid, CSIC, 1968. 4 Tasso y la poesía española, Barcelona, Planeta, 1973.

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GIUSEPPE MAZZOCCHIUniversità di Udine

Sugli italianisminell'opera di Juan Sedeño

Lo studio degli italianismi nello spagnolo cinquecentesco si è tradi-zionalmente mosso secondo una duplice direttiva: da un lato la raccoltaordinata, la schedatura (per certi versi acritica, sebbene sempre proble-matica) dei materiali: da questo punto di vista il noto saggio di Ter-lingen ', del 1943, resta (pur nelle deficienze di metodo rilevate dal Co-rominas nella recensione che risale al 1948 2) insuperato, e costituiscedi certo un repertorio tuttora utilissimo. D'altro canto un'attenzione dicerto più attenta alla semantica, e ai termini che non rimandano allacultura materiale è stata prestata da chi si occupa di traduzioni (penso inparticolare ai lavori esemplari di Margherita Morreale sulle versioni delCortegiano e del Galateo0, e a quelli di Joaquín Arce sul Tasso inSpagna4). In questi ultimi anni, mi sembra, si sono moltiplicate le ri-cerche di comparatistica su linee che fanno propri i risultati della scuolastorica ma accentuano un'analisi lato sensu semiotica dei contatti; sitratta di lavori (penso ad esempio a quelli di tema teatrale) utilissimianche per il problema che ci occupa in quanto ricostruiscono il terrenoin cui si verificó lo scambio linguistico. Mi sembra invece che stiano se-gnando il passo le analisi propriamente dedicate all'interferenza lingui-stica fra le due lingue.

1 Johannes Hermanus Terlingen, Los italianismos en español desde la formacióndel idioma hasta principios del siglo XVII, Amsterdam, N. V. Noord-Hollandsche Uit-gevers Maatschappij, 1943.

2 In «Symposium», II, 1948, pp. 106-119.3 Castiglione y Boscán: el ideal cortesano en el Renacimiento español, Madrid,

Anejos del Boletín de la Real Academia Española, 1959, 2 voli.; Gradan Dantisco,Galateo, Madrid, CSIC, 1968.

4 Tasso y la poesía española, Barcelona, Planeta, 1973.

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Quelli che intendo presentare qui sono i materiali che ha fruttatola caccia degli italianismi nell'opera di Juan Sedeño, accompagnati daalcune osservazioni generali, forse di qualche utilità. L'attività impor-tante di traduttore di letteratura italiana (Sannazaro, Tansillo e Tor-quato Tasso) di questo poeta spagnolo di metà '500 ci riporterebbe al-l'ambito sopra indicato dei traduttori; mentre il fatto che fu anche unbuon poeta in proprio ci offre un utile riscontro mediante la compara-zione fra attività traduttoria e libera attività poetica; infine le vicendedella biografia (con un lunghissimo soggiorno in Italia, ad Alessandria)dovranno essere tenute presenti5. Gli elementi in gioco sono, schemati-camente, i seguenti:

a)l'uso italianeggiarne della propria lingua da parte di uno spa-gnolo che per anni vive fra noi, in un piccolo centro in cui inevitabil-mente dovette stringere rapporti con i letterati locali;

b)il calco dell'italiano nelle traduzioni: e caso per caso, piuttostoche scandalizzarsi (come facevano i letterati ottocenteschi6) bisogneràconsiderare quanto tale scelta sia segno di imperizia di traduttore (mas-sime nel caso di testi in versi, con il peso evidente della griglia metrica) opiuttosto di accoglimento di termini comunque ammessi (o, in ognicaso, percepiti dallo scrittore come ammissibili) in spagnolo (riscontrodel'italianismo inconsueto nella poesia originale);

c)il rilievo della teoria della imitano: anche tradurre è, in un'otticarinascimentale, un'imitazione, un riappropriarsi creativamente di untesto; inoltre un modello codificato come XArcadia del Sannazaro fainevitabilmente sentire il suo peso sullo spagnolo italianisant che scriveegloghe, specialmente se il capolavoro italiano ha cercato di renderenella propria lingua;

d)in ogni caso si nota che le traduzioni (in cui Sedeño si concedeampia libertà di ricreazione dell'originale) solo sporadicamente presen-tano il calco;

5 Per una prima informazione su Juan Sedeño, si può vedere la premessa allasua Poesia originale completa (Pavia, Croci, 1992), di cui sto preparando una nuovaedizione, ampliata specialmente nella parte storico-biografica.

6 Così il Gallardo né\'Ensayo de una biblioteca española de libros raros y cu-riosos, Madrid, Tello, IV, 1889, coli. 563-564.

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e)La tradizione dei testi su cui si fonda il nostro sondaggio è (ainostri fini) abbastanza sicura: un manoscritto di mano italiana (BNM,Mss. 7716) che è testimone unico della versione dell'Arcadia e dellequattro egloghe e della canzone opera dello scrittore; una stampa cin-quecentesca della traduzione del poema tassesco (Madrid, Pedro Ma-drigal, 1587); un codice (il trivulziano 1107), pure d'area italiana (masenza la patina grafica italianeggiante dell'altro), con la versione delleLacrime di San Pietro del Tansillo e alcuni testi religiosi minori (le La-crime della Maddalena di Erasmo Valvassone e un capitolo sul crocifissodi Angelo Grillo) che spesso accompagnano nelle stampe il poemettopiù celebre. Pare indiscutibile che i tratti grafici vistosamente italiani delcodice madrileño non siano qui da studiare; mentre gli elementi italia-neggiami della stampa paiono meno sospetti, e potrebbero più facil-mente esprimere l'usus scribendi dell'autore; precisazioni intermedie fraquesti due estremi si faranno man mano 7.

Va poi anticipato che la delimitazione dello studio dell'italianismoal lessico non lascia in ombra grandi zone. La sintassi, tolta una predile-zione vistosa per il participio presente 8, non presenta fenomeni ricor-

7 Si tenga presente che nel seguito per le egloghe e la canzone si cita dall'ed.sopra ricordata, per le traduzioni dalla stampa e dai due codici con minimi interventi.Un numero romano seguito da cifra araba rimanda rispettivamente al canto e all'ot-tava della versione della Liberata; la sigla A alla versione dell'Arcadia contenuta nelmanoscritto madrileño; quella T al codice della Trivulziana. Le citazioni del poematassesco sono conformi all'ed. di Lanfranco Caretti, Milano, Mondadori, «Oscargrandi classici», 1992; quelle dell'Arcadia all'edizione di Francesco Esparmer, Milano,Mursia, 1990. Le sigle utilizzate per i lessici sono quelle consuete: DCE per il Coro-minas-Pascual, AUT per il Diccionario de Autoridades, EDI per XEnciclopedia delidioma di Martín Alonso, DHLE per il Diccionario Histórico de la lengua española dellaReal Academia. Di un termine si indicano normalmente tutti i luoghi in cui ricorrefino a un massimo di tre.

8 Cf. Arce, op. cit, pp. 189-191, e, in generale, Félix Fernández Murga, Elparticipio presente en italiano y en español, «Filología Moderna», XV, 1975, pp. 345-366. Tra i casi più interessanti (ma si sottolinea la limitatezza del campione che qui sioffre) si vedano: manante (III, 56); instante (V, 13); radiante (V, 79); intricantes (VII,2); julminante (VII, 38); pungente (VII, 55; T e. 24 r); torreante (XV, 42); cediente(XVI, 29); suspendiente (XIX, 42); ventilantes (XIX, 58); litigante (A e. 35r); nadante (Ae. 64v); picante (A e. 65r); apartante (A e. 148r); respondiente (A e. I49r).

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renti chiaramente etichettabili come italianismi. Si segnali qualche usoprepositivo o partitivo particolare: «si ve el maestro tiene del recelo»(Vili, 83) (ed è uso piuttosto comune nello spagnolo del '5009);«quando de solo Solimán ha buelto» (in Tasso «ei solo»). L'uso del fu-turo indicativo in condizionali o temporali dipendenti rientra nelle pos-sibilità della sintassi dello spagnolo coevo (XII, 9; XVII, 37; XVII,49) 10. Per la morfologia basterà indicare i metaplasmi di genere che sisono avuti per influsso dell'italiano: sono infatti usati al femminile ánsar(A e. 61r) e valle (III, 55; IX, 95; XX, 123) "; e al maschile cárcer (T e.116v «en las escuras cárceres cerrados») n; corriente (III, 8; XVII, 72; maè anche usato al femminile: ad es. in XVII, 72), costumbre (XVII, 57),labor (T e. 125v); lumbre (A e. 7r) 13; pendiente ('pendio' III, 55); señal(XIX, 88); serpiente (XII, 28; T e. 33r e T e. 126v) 14; sierpe (Cane. v.71; XV, 47; XVIII, 16) 15; simiente ( T e l i Ir, per influsso dell'ir, seme).O ancora l'articolo determinativo la per sostantivi inizianti per a-,anche tonica: lagua (VII, 10), la hambre (VII, 106); la ansia (XIX, 110)ecc. A livello fonetico, certe semplificazioni dei nessi colti (ato,circu-stante, otener, ostar, receto, sorreir) si saranno prodotte per influsso ita-liano, ma secondo una tendenza propria di ogni epoca dello spagnolo.Mentre le mancate dittongazioni (aparenciaVll, 31; XIII, 37 e XIX, 53;

9 Terlingen, op. cit., p. 365.10 Hayward Keniston, The Syntax of Castilian Prose. The Sixteenth Century,

Chicago, The University of Chicago Press, 1937, 31.25: «It will be observed that thèphrase si querrá is especially common and that in two other cases thè concept is one ofpossibility» (ed è questa infatti la struttura del primo e secondo luogo citato); si ha in-vece una temporale in XVII, 49 (cf. Keniston, op. cit., 32. 6333).

" Ma è molto comune per valle anche il m. (X, 28; XI, 11; XIII, 2 ecc; A cc.28v e 122r.).

12 Spiegabile la meccanica attribuzione dell'articolo femminile, ma il genere, èreso certo da «ferrados» in rima. Si osservi anche -rper -/documentato solo nel XIII se-colo. In it. il f. è raro, e comunque limitato al singolare.

13 Non è comunque del tutto ignoto quest'uso di lumbre al m.: cf. MargheritaMorreale, 'Las dento diez divinas consideraciones' de Juan de Valdés entre el italiano y elespañol: apostillas a una reciente edición, «Filología», XVII-XVIII, 1976-1977, pp. 207-223 (alia p. 217).

14 Ma è anche f.: ad es. in T c. 77r.15 Ma è f. in A cc. 115v e 130r.

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correspondentes XIX, 65) sono troppo rare per essere significative; e cosìe converso le dittongazioni ipercorrette (XIV, 46 aprienda, T e. 47vaprienden). Certi cambi vocalici o consonantici, infine, sono ammessinella realtà ancora oscillante dello spagnolo cinquecentesco: cibo (VII,4; Vili, 42; XI, 17; T e. 23v ecc), pregaría (XIII, 72; T e. I6r), lacri-moso (XII, 96; T e. 18v) — in cui si aggiunge l'influsso del latino —, in-fluso (XVIII, 86) — con scambio fra sibilanti.

Trattiamo quindi specialmente di parole. E bisogna dire subito, al-lora, che gli italianismi non registrati sinora costituiscono un gruppominoritario, che qui si da in ordine alfabetico, per offrire un riscontro asuccessive ricerche, e che, in ogni caso, non è comodamente riducibileall'etichetta di calco:

alenar (IX, 97 per anelare dell' it.; XVII, 22 e XX, 33 nel senso di'addestrare', senza corrispondenza nel testo italiano). DCE registra ilcat. alenar (=cast. alentar); EDI da il termine nel senso di 'ansimare' masenza esempi né datazione. L'unico esempio del DHLE (dalla Milicia,discurso y regla di Eguiluz, 1592) presenta aleñados (ritenuto errata peralentados); ma il senso mi sembra proprio quello dell'italiano 'resi-stente'; notevole che anche in Sedeño gli ultimi due esempi siano riferitiai cavalli. Cf. anche infra lena.

amenazoso (T e. 93r «Quando será que vibre amenazoso»). Nellavariane menazoso in VI, 23 («sobervio y menazoso en el sembiante»): cf.il doppione amenazar! menazar.

aquisto (I, 1; IV, 21; V, 48 ecc.) in corrispondenza dell'italiano ac-quisto o — IX,9 — del verbo acquistare. Anche in T e. 44r.

biundo (A e. 30v «biundo i finissimo oro», in it. «forbito e finitis-simo oro»).

brico (XV, 55 «que cae entre dos bricos relevados»; XVI, 9 «som-brosos valles, bricos convezinos»; A c. 1 lv «porque en los bricos va ha-ziendo daños»; A c. I46v «y a aquel brico corriendo ve a llamarlo»,senza corrispondenza nei versi italiani dove si leggono «sassi», «aprichecollinette», «contrade» e «limite» rispettivamente). Termine vistosa-mente settentrionale, e ignoto alla lingua letteraria italiana, Sedeño loassorbe dal suo italiano d'uso.

cavalla (VII, 76 «que amor en las cavallas encendido»; senza corri-spondenza nel testo italiano). Forma di femminile di caballo che non sodocumentare in sp.

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ciudadino (XVIII, 94 «las almas ciudadinas ya del cielo»).conombre (I, 41; it. cognome). È medievale il verbo conombrar

(EDI).débito (XVI, 73 «al no débito oficio ha reduzido», in it. «non debiti

ufici». Si noti l'accentazione sdrucciola, supponibile per analogia con ilsostantivo débito (DCE), pure di derivazione italiana; debido è altri-menti la forma corrente nello scrittore.

esbarra (XIX, 49 «Rompe la esbarra, y con la puerta cierra», in it.sbarra).

espingir (II, 41; V, 26, VI, 28 ecc; T e. 84v e 132v in ìt.spingere,sospingere, pungere). Appare in particolare per l'azione di 'spronare ilcavallo'.

esponsalicio (T e. 4Qv: «hecho el esponsalicio y el contrato»). Ènota solo la registrazione accademica ottocentesca come aggettivo.

estringir (V, 26; VI, 90 ; VII, 38 ecc, in it. stringere o i suoi com-posti; A e. 7r, senza corrispondenza nel testo italiano; T e . 15recc).

fìbia (VII, 102 «de un cinto, que la fibia le divide»; XI, 4 «ligado elpecho con las fibias de oro»; in it. «si congiungon le fibbie e le divide» e«s'affibia al petto» rispettivamente).

fomigio (XIV, 42 «ni quiera Dios que yo con su fomigio»; in it. ilpi. «suffumigi»).

ligame (VI, 5; VII, 33; X, 51; XIX, 3; XX, 34; in it. legame, manon nella prima e nell'ultima occorrenza; anche in T cc 98r e 165r.ecc).

níspola (A e. 137v «ven, busca en este níspolo otras cosas»). «Aut.cita níspola como nombre de fruto» (DCE; non documentato quellodell'albero).

piva (A e 34v: «un son como de piva y de chapas»).posesso (sost. I, 42 «a esto que posesso era materno», in it. retaggio;

XVIII, 26 «tornar del mundo el natural posesso», senza corrispondenzain it.).

privo (IX, 41; X, 50; XIX, 40; solo in X, 50 corrisponde all'ita-liano; è anche nella poesia originale: Cane. v. 121: «Yo bivo estoy, yestoy de vida privo»; e in T e. 4v e 15r ecc). Tutte le occorrenze inrima.

rebombo (XIII, 21). Deverbale di rebombar (v. infra).

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reduto (XX, 60 «hasta llegar a su reduta yema»). È participio fortedi reducir, senza corrispondenza nell'originale 1S.

reperir (T e. 155r «En regio y grave estado reherida»).río (agg., T e. 169r «Te aparejó tu pueblo crudo y río»)sobreveste (XVIII, 11; XIX, 89 ecc). Registrazione accademica solo

nel 1851; sono invece più diffusi sobrevesta e veste (DCE).sotoponer (XVII, 4; e nella Alegoría, e. 340v). Oltre a non essere at-

testata la forma, è pure poco produttivo in sp. il prefisso soto-.suspeso (T e. 138r «y quien un peso tal lleva suspeso»). Sedeño usa

anche suspenso (ad es. XVI, 30).wíofvuoto'; «Y de esperanca y de contento vota» nella dodicesima

delle Estancias del mesmo Juan Sedeño a imitación de otras de LorencoFrigoli, stampate nei preliminari della versione della Liberata).

Poco importanti gli italianismi nei nomi propri: Campidolio (Vili,44); Colombo (XV, 32); Enrico (XVII, 76); Gulielmo (XI, 3; XI, 5; XI,14 ecc.) ecc.

Molto interessate un gruppetto di italianismi semantici il cui signi-ficato si distingue nettamente da quello normale in spagnolo:

aventarse (XI, 55; XX, 45, in corrispondenza dell'italiano aventarsisolo nel secondo caso; T e . 17r ecc). L'accezione dell'italiano non è do-cumentabile in spagnolo. Cf. Arce, op. cit., p. 18 (Jáuregui evita ilcalco).

badil (T e. I64v). come attrezzo agricolo e non 'pala per il foco-lare', senso quest'ultimo con cui è usato in sp.

caldo (T e. 58v. «que si hombre, mientras vive al caldo y yelo»): ar-caico come aggettivo, non è registrato dai lessici come 'calore'.

credencia (T e. 2r. «mas tenga cada qual firme credencia»). In sp. èattestato solo nel senso concreto di 'mobile' (pure italianismo).

descuerno (Vili, 64 «mil años por desdén y por descuerno»; XX,111 «buelve a la guerra aquel quel gran descuerno»; T e. 133v «lo quetuvieron todos por descuerno»). Nel significato, chiaramente, di'scorno' che compare in entrambi i passi nell'originale («scherno» invecenel Tansillo), e non in quelli propri della gemianía in cui è in uso inspagnolo 17.

16 I participi forti (altri se ne vedranno nel seguito) sono un elemento tipico diitalianismo (cf. ad es. Morreale, 'Las dento diez cit., passim).

17 José Luis Alonso Hernández (Léxico del marginalismo en el Siglo de Oro, Sa-

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irreparado (XVIII, 65 «dexando el otro cavo irreparado», senzacorrispondenza nell'originale»). Il senso di 'difendere, proteggere' non èdocumentato, né lo è la forma con in- negativo assimilato.

procinto (XIV, 39; XIV, 76; XVII, 67 sempre in rima e senza corri-spondenza nel Tasso) nel primo caso nel significato di 'momento, at-timo' cui è ben documentabile in italiano; nella seconda e nella terza oc-correnza nella locuzione al procinto (='aH'intorno') derivata dall'it. pro-£7«?0='cinta muraria' e simili. In sp. è registrato solo come «el estado in-mediato y próximo de ejecutarse alguna cosa» di AUT.

quiete (XV, 17 in rima). Nello spagnolo secentesco è probabile la-tinismo perché è registrato solo come 'ricreazione dei religiosi'.

risco (V, 7; VI, 63; VII, 30 ecc, perlopiù in corrispondenza di riscoit.). Nell'accezione di 'rischio' che non è dello sp., ma è favorita dal ca-stizo arriscar ('rischiare').

Molto più numeroso il gruppo degli italianismi già registrati dailessici, spesso d'uso se non frequente comune negli autori del Sigio deOro. Eccoli in ordine alfabetico:

albergo (VII, 45; IX, 59; XI, 84; T e. 23v ecc); aquistar (1,45; II,3; II, 66; T e. 48r ecc); ascolta (III, 74; V, 87; VII, 31; T e. 1 lv ecc.) 18;asedio ( A e. 72v); asediar (XIII, 27), asoldar (XVII, 35); avecinarse (VI,76; VII, 23; Vili, 27 ecc; A e 138v); ay me (IV, 72; XIX, 40) "; befa(T e I68v); ¿*/(égl. Ili, 397; III, 30; Di, 81; XV, 54 ecc; A e. 7r; eI46r; T e 125v)20; bustoQGV, 53); cadàvero (T e. 35r); cargar (T eI6lv); caro (V, 51; XII, 96; XIII, 62; A 67v; T e 72r ecc.)21; carta

lamanca, Universidad de Salamanca, 1987), registra in Francisco del Rosai anche il si-

gnificato di 'injuria , che tuttavia sembra poco diffuso e non pienamente sovrapponi-

bile alle sfumature dell'italiano.18 Variante sempre preferita da Sedeño rispetto al più comune escolta; anche

ascolta è comunque documentato (DHLE).19 Cf. DCE (e anche Miguel de Cervantes Saavedra, Viaje del Parnaso, ed. di

Francisco Rodríguez Marín, Madrid, Bermejo, 1935, p. LVIII; Terlingen, op. cit., p.

357).20 Cf. Rodríguez Marín, op. cit., p. LIX. L'uso propriamente spagnolo non

procede oltre Juan Ruiz: altra rivitalizzazione di termine medievale.21 Terlingen, op. cit., p. 299; Arce, op. cit., p. 200. Sulla discutibile natura di

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('materiale per scrivere', T e. I49v); contraseño (IX, 14)21; convecino(VI, 96; XV, 24; A e. 5r e e. 36v) M; ¿«ra¿nV (I, 75)24; ¿a/ígíír (Vili,34; IX, 40; A c.lOlv); disjunto (IX, 67; X, 36; XV, 16; XX, 34)25;emboscada (VI, 112); esmarrido (VI, 81; VI, 112; XVIII, 16; T c.4lrecc.) M; J&c/w* (XI, 34)27; #«ft&&r (I, 75)28; # w * (T e. 95r); lasso (VI,27; VII, 38; XI, 35 ecc); leñame (XIII, 1; T e. I44r)2>; ¿>w* (VI, 35; IX,92; XX, 115; T e. 94r); magaña (A e. 12v)30; manejartXVll, 34); mira(VII, 102 e nella Alegoría della Liberata a e. 34Ir della stampa); />#»('pettorale, VI, 31; Vili, 16); pistar (IX, 48; XX, 38; XX, 49); pomo(VII, 95; VII, 96)31; primo ('primero', A e. 21v); prisión ('prigioniero'

italianismo dell'accezione cf. il glossario dell'ed. Morreale del Galateo di Gracián Dan-tisco (p. 273).

22 Nel senso di 'parola d'ordine'.In sp. è molto più comune contraseña, ma con-traseño è nelle Guerras de Granada di Hurtado de Mendoza. Le attestazioni italianesono di qualche decennio più antiche, e non mi pare improbabile — come per moltialtri termini miltari — che si tratti di italianismo.

23 Coincide sempre con it. convicino in A, mai nella Liberata. AUT da soloesempi secenteschi, mentre in it. è ben documentato dal '400.

24 Nel senso di 'perlustrare', già proprio dell'it. 400-500esco, e presente nell'o-riginale {scoprire). L'accezione in sp. è documentata, ma posteriormente, e in modosporadico.

25 Dijunto in IX, 67 (ma non si dimentichi la pronuncia prepalatale della )).Per altro la grafia di Sedeño (di contro a disyunto di AUT ecc.) produce la coincidenzacon l'it. disgiunto.

26 Sempre aggettivo, e con riferimento psicologico, contrariamente agli scarsiesempi spagnoli (Terlingen, op. cit., p. 361)

27 Termine militare, proprio della tecnica dell'assedio. In Tasso «i fasci».28 È in Berceo nell'accezione militare, ma pare molto più diffuso in italiano. Si

tratta di una probabile ripresa italianeggiarne dell'uso medievale.29 Nota, sinora, solo la registrazione accademica (1817), per cui Corominas

pensa ad una possibile derivazione, oltre che dall'it., dal catalano.30 Nell'accezione di difetto (fisico), e non in quella tecnica che secondo DCE è

l'unica in uso in spagnolo: «y nunca están los nuestros sin magagna», con riferimentoalla malattia degli agnelli, e senza corrispondena nell'originale). La si trova anche nellapoesia originale in senso morale, égl. II, 173: «la ceguedad del mundo, y la ma-gaña».

31 Secondo DCE catalanismo più che italianismo; ma è significativa la nostraretrodatazione, e in contesto culturale italiano, rispetto alle prime documentazioni si-nora registrate (tutte secentesche).

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V, 87; XIX, 71; XX, 68)32; rebombar (I, 74; IV, 3; IV, 8; T c. 132vecc.)33; recamar (VI, 90; VI, 106; XII, 64); reducto (nella forma ra/«í0,T c. 170r); retaguardia (XX, 11); ri¿w (A c. 103r; T c. 39r), rotó ('scon-fitta' IX, 24); rustiqueza (A ce. 4lr, 81v, 89v ecc; T c. 31v); selvaje (Ace. 28v, 51v e 62r; ecc); selvático (XVIII, 27; A ce 17v, 33v, 90recc.)34; sólito (V, 89; VII, 52; VII, 87 ecc.)35; sucintoQU, 58; XI, 78;XVI, 48); tempesta (I, 43; VII, 116; X, 3 ecc.) ^tramontar (A c. 30r; Tce. 65r e 151v); tremar (IX, 26; IX, 33; IX, 69 ecc; A c. 102v; T c135v)37; tremolar (V, 28; XVII, 97; T, c I48v); vecino (A c 131v);vulto (II, 24; A c 23r).

Come si vede, si tratta in vari casi di vocaboli in uso nel linguaggiomilitare (che per ragioni professionali Sedeño doveva conoscere bene); otermini dell'italianismo vezzoso, usati cioè nella percezione della loroitalianità (ay me ne è un esempio indicativo). Talora ci troviamo difronte ad arcaismi italianeggiami38: voci d'uso medievale sporadico, ocomunque ben delimitato cronologicamente, che rinascono per influsso

32 Secondo AUT «Se halla tal vez usado por lo mismo que prisionero; pero eneste sentido no tiene uso» (ed è infatti di 'area' italiana l'unico esempio addotto, dallaVida de San Pio V di Fuenmayor).

33 Di scarsa documentazione. Si veda comunque Carvajal, Poesie, ed. di EmmaScoles, Roma, Edizioni del'Ateneo, 1967, p. 202 (XLVII, 15): «por cuyos fechos lafama rebumba».

34 Compare anche nella versione toledana del 1547 dell'Arcadia: cf. RogelioReyes Cano, La 'Arcadia'de Sannazaro en España, Sevilla, Universidad de Sevilla, 1973,p. 130.

35 E anche insólito (VI, 69; VII, 7; IX, 24 ecc.). Sólito, più che cultismo come aCoraminas, pare anche a me italianismo: Terlingen, op. cit.,pp. 362-363; RodríguezMarín, comm. al Quijote (Madrid, Atlas, 1947-1949), V, p. 59.

36 Non sempre corrispondente a tempesta dell'originale. È anche nella poesiaoriginale (égl. Ili, 949). Lo utilizzano i medievali (Berceo, Alixandré) o scrittori dilingua catalana, come Gii Polo {Diana enamorada, ed. di Francisco López Estrada,Madrid, Castalia, 1987, p. 106).

37 Sempre nella forma del participio presente tranne che nel luogo indicato diA: «mas ay, que en un momento sudo y tremo» (identico nela versione del 1547 del-XArcadia: Reyes Cano, op. cit., p. 130). La prima persona tremo potrebbe essere peròvoce del verbo tremer, a quest'altezzza cronologica da considerare comunque come ita-lianismo (DCE).

38 Margherita Morreale, Bisoño de Frojolón; a propósito de una redente edición

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dell'italiano (così bel, carta, gastador, greve, lasso, riba, tempesta, vulto).La nostra registrazione in Sedeño consente in certi casi una significativaretrodatazione rispetto alla prima documentazione sinora nota {disjunto,leñame, pistar, pomo, retaguardia, sordina), talora limitata ai dizionariaccademici sette-ottocenteschi.

Permangono, come si già si è visto in alcuni casi, problemi di di-stinzione fra possibili influssi (catalano, latino). Essi appaiono partico-larmente seri per il francese. Qui si tratta, credo, al di là dell'etimologiaremota di un termine, di valutare come esso fosse sentito dallo scrit-tore.

Corsier (Vili, 47 «sustento de corsieres y bagajes»; in Tasso corsier)viene certo dal fr. ant. corsier, ma attraverso l'italiano; in sp., infatti, ènoto solo cosser, corser del Cancionero de Estúñiga è solo cattiva letturadegli editori39.

Joyel (III, 30; XVII, 35) è, in assoluto, francesismo, ma fu in usospecialmente nel Quattrocento e il nostro doveva percepirlo piuttostocome italianismo40.

Fianco è francesismo, ma non lo è fianco come parte dello schiera-mento (XX, 11 «y acudirá por fianco y retaguardia»; in it. fianchi).

E analoghe osservazioni sentirei di fare per fogoso (XIII, 26, ancheper DCE «italianismo-galicismo»),^«fez«d (A cc. 64r, 85v, 104r; DCElo suppone francesismo in Santillana, ma italianismo nel Sigio deOro)41, surtida (III, 13, «uscita» nel Tasso nel senso di 'uscita di for-tezza' che può essere calco del fr. sortie, ma attraverso l'it. dove in questosenso è ben documentato, anche se solo dal '500).

Di più ampio spettro, anche se di più difficile soluzione, il pro-

de la 'Locana andaluza'-, «Boletín de la Biblioteca Menéndez Pelayo», LV, 1979, pp.323-342 (a p. 336).

39 Cf. Cancionero de Estúñiga, ed. di Nicasio Salvador de Miguel, Madrid,Alhambra, 1987, p. 411.

40 Com'è noto, di contro a Terlingen (op. cit. p. 36) che sosteneva l'origineitaliana, Corominas (pp. I l i e 113 della recensione cit., e poi DCE) opta decisamenteper il francesismo, anche in considerazione della terminazione,

41 Cf. Arce, op. cit., p. 200; e Reyes Cano, op. cit., p. 128 (compare anchenella versione del 1547 AeW Arcadia).

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blema dei latinismi. Abbiamo, nelle opere di Sedeño, un gruppo consi-stente di termini che si possono classificare come latinismi, ma in cui ri-sulta perlomeno sospetta la coincidenza fra it. (dove rispetto allo sp.sono di norma più diffusi e più anticamente attestati) e lat. (che può es-sere stato caso per caso un forte stimolo al loro assorbimento 42). Alcuni(la cui natura di italianismo appare più marcata) si sono visti già in pre-cedenza. Si aggiungano (con il loro accentuato carattere di latinismo) iseguenti: àdito (XVIII, 78; XIX, 35); adusto (XIII, 61; XIII, 65; T e.63v); amaestrar (IX, 95; A e. 58v); ansia (XIX, 110); áspide (A e. I42v;T e. 63v); cadente (XII, 1); clareza (A e. 62r); concento (T cc. 69v e163r); confuso (IV, 5; XIV, 40; IX, 22; ecc); competo (XII, 27)43; dea (Acc. I42v.e.l43r); dubio (agg., II, 65; IV, 65; V, 1; T e. 97r ecc.)44; espe-lunca (XV, 43); espirar (III, 5; IX, 67; IX, 86 ecc; A e. 127r); estaño('specchio d'acqua', A e. 77r); estipendio (XX, 12); femíneo (VI, 69; XII,21; XX, 32); feminil(W, 27; VI, 95; XI, 44 ecc.) Sfinir (XX, 82); flébil(XVIII, 18); ignoto (XV, 27); infido (XVII, 70; XVIII, 48; XVIII, 86; Te. 54v ecc); instable (XIV, 34; XV, 27; XVII, 21; T e. 28r ccc.);insti-mabU (A e. 6lv) «; irresoluto (XVIII, 72); matutino (XIX, 57); milite (I,37; III, 2; VII, 107 ecc); montuoso (XV, 46; XV, 52; XVIII, 63); ner-voso (III, 47; III, 63; XI, 79 ecc); noto (XI, 23; XVII, 69; XIX, 57; T e91v); nutrimento (XIV, 48; XIV, 49); onda (XIV, 32; XIV, 75; XV, 24ecc; A cc. 8r e 107r); ovil (T e. 70v); palustre (VI, 95; XI, 34); presago(T cc. 6r e 21v); procela (II, 79; VII, 118; IX, 22 ecc); proceloso (VII120)47; pungir (T e 91r); reciproco (XVI, 19; XX, 98); restringir (IX, 30;XVI, 51; XX, 114); reverberar (III, 9; III, 30; XVI, 21 ecc; A e 30v);rivai (V, 8; V, 12; V, 79 ecc); rutilar (Vili, 20; XII, 37; XIV, 39 ecc;T e. 78v); sapiente (Vili, 27; XI, 1).

42 Sul problema v. Arce, op. cit., pp. 198-199 (esemplificazione per Jáuregui); eMorreale, Bisoño de Frijolón cit., pp. 336-338.

43 È termine che Boscán evita nella traduzione del Cortegiano (II, p. 170 dellamonografia cit. della Morreale).

44 Sedeño utilizza anche dudoso (VII, 27; VII, 53; VII, 59 ecc).45 Sedeño utilizza anche femenino (VI, 96; XII, 100 ecc).46 Sicuramente italiana la forma, di contro al consueto inestimable.47 Come il precedente nel glossario negativo della versione boscaniana del

Cortegiano.

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La lista è volutamente selettiva, e per ovvi motivi sacrifica special-mente i latinismi dell'Arcadiais. Sono termini, nella maggioranza deicasi, documentati sporadicamente nel '400, e quindi dal maturo '500 inpoi; o (spesso) solo rinascimentali; molti, piuttosto rari. Significativa-mente, diversi compaiono nella lista negativa data da Margherita Mor-reale nel suo studio sulla traduzione boscaniana del Cortegiancr, segnoevidente (l'ammissione molto più generosa di latinismi, specie se auto-rizzati dall'italiano) del cambiamento profondo del gusto.

Vanno assimilati a questo stesso gruppo quei cultismi registratisemplicemente come antiquati in DCE, e documentati solo dalle edi-zioni tardo settecentesche e ottocentesche del Diccionario accademico:estrepitoso (VII, 57; XIII, 26; XX, 30); fabro (XI, 86; XVIII, 42); sepulto(II, 5; II, 86; A e. 98v)49; suspición (I, 84; A e. 105v).

E lo scambio fra latino e italiano appare come dato significativodella cultura del nostro scrittore, se teniamo conto che gli italianismipiù crudi diventano assimilabili facendo loro assumere una leggera pa-tina latina:

consensu (IV, 78; XIV, 25). Consenso è registrato solo nel XIX sec.dal dizionario accademico. Si ricordino gli ablativi in -« della quarta diuso stereotipato (iussu, duetu ecc).

moto (XII, 63; XIV, 43; T e. 33r). Nel secondo passo non coinci-dente con l'it. Cf. il lat. motus.

restauro (X, 14; XVII, 96; XX, 111; T e. 75r). È l'it. ristoro (nell'o-riginale) ma ripreso con il dittongo latino.

restivo (XVII, 17 «a la fatiga y armas es restiva»; «vulgo a l'arme re-stio» in it.). pseudolatinismo costruito per analogia su estioìestivo50.

visu ('vista', T e. 103r «el visu de mortales admirado»).vita (VI, 107 «ningún vitu tuviessen de estrangeros»). Si noti che

vito {victo) è in sp., ma non in it., di uso sporadico.

48 Su di essi in rapporto alle versioni spagnole cf. Reyes Cano, op. cit., pp.113-125.

49 Anche nella versione toledana del 1547 dell'Arcadia (Reyes Cano, op. cit., p.121).

50 Ma non si può escludere che Sedeño leggesse restivo in it., e così pure restauroper ristoro. Avremmo allora semplice calco.

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Nell'ambito della composizione delle parole i fenomeni da segna-lare (tutti ben noti) sono i seguenti:

-eto come suffisso per il diminutivo 51, in forme come isleta " (XIV,10; XIV, 69); montañeta (A e. 97v; e. 129r) "; pobretto (A e. 6v)54; so-letto (A 103r).

-l'abbondante ricorso al prefisso iterativo re- ". Fra gli altri: rebatir(XIX, 15); rebufar (III, 49; VII, 111; X, 23 ecc.)56; recudir (XX, 95); re-quistar{=reaquistar\W, 63; IX, 10; XX, 25); reserenar (IX, 58; XIX, 82);retentar (XIII, 50). Sono tutti poco (o più spesso punto) documen-tati.

-la -e come uscita ambigenere del singolare degli aggettivi. Inquesto caso l'alternanza felizlfelice autorizza in Sedeño gli italianeggiamiatroce (XIX, 29; fXX, 127); audace (IV, 78; IX, 51 "); fitlace (VI, 66);fugace (X, 50); vivace (X, 73); vorace (VI, 73; XV, 50). Molto insicure leregistrazioni (presenti solo per atroce, falace, vorace), mentre in nessuncaso si ha la posizione in rima; anzi, in X, 73 la forma con -e è prosodi-camente equivalente a quella usuale, vista la sinalefe («pensamiento, yvivace y puro zelo»). Si noti anche violentemente, per violentamente, inXV, 3.

51 Fernando González Olle, Los sufijos diminutivos en castellano medieval-, Ma-drid, Anejos de la Revista de Filología Española, 1962, pp. 313-314.

52 Italianismo non del tutto sicuro (DCE; Arce, op. cit., p. 200).53 Reyes Cano, op. cit., p. 137 (e in generale si vedano le pp. 131-139 sulla resa

nella versione spagnola del 1547 dei diminutivi sannazariani).54 Ben studiato dal Gillet: Bartolomé de Torres Naharro, Propalladia and

Other Works. Ili Notes, Bryn Mawr, s. e., 1951., pp. 387-388.55 Arce, op. cit., pp. 231-234.56 Italianeggiarne anche la chiusura della pretonica del per altro raro re-

botar.57 Nella forma avverbiale audacemente per audazmente.