Su la strade di Glemone DAL NUOVO ARCIPRETE: Camminare … · che si incrocia con tutte le persone....

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«... e il Signor, cuant che al vùl Lui, ti fâs cambiâ strade!». Nella sapiente con- siderazione di un sacerdote anziano, ascoltata tanti anni fa, sta il destino, o meglio, l’amore provvidenziale di Dio, che si incrocia con tutte le persone. Tutti sperimentano, nella loro vita, que- sta conduzione invisibile di Dio: quan- do si raggiunge un traguardo scolasti- co, quando si cambia lavoro, quando si costruisce famiglia, quando una perso- na cara ci lascia... E questo succede anche ai preti, che, improvvisamente, vengono chiamati a camminare su un altro sentiero all’in- terno della grande strada del Progetto di Dio che è il mondo. Ecco, adesso, a 60 anni, la nuova destinazione nella comunità parrocchiale di Gemona. Francamente, mi sento un po’ intimori- to. Per diversi motivi: la grande tradi- zione storica, culturale e civile della città; la lunga tradizione di parroci generosi e illustri che hanno animato la Pieve; il disastroso sisma del 1976, che 1 Camminare e costruire insieme ANNO LXXIX - N. 3 OTTOBRE 2011 Camminare e costruire insieme Caro monsignor Valentino, la comunità cristiana di Gemona, assieme alle comu- nità di Campolessi e Ospedaletto e a tutte le comunità della nostra Forania, ti dà il benvenuto più caloroso. Ti attendiamo con tanta impazienza e con un pizzico di curiosità. Questi sei mesi dalla morte di don Gastone sono stati intensi, impegnativi e faticosi. La comu- nità di Gemona ha sofferto per la perdita di un pastore molto amato e ha sperimentato le difficoltà della vacanza pastorale, con tutti gli imprevisti, le urgenze e i disagi che una tale situazione comporta. La risposta della parrocchia è stata molto bella e matura: ciascuno si è preso le pro- prie responsabilità e ha cercato di far sì che la vita comunitaria si svolgesse nel miglio- re dei modi. Tuttavia desideriamo forte- mente riprendere il nostro cammino par- rocchiale nella normalità. Certo occorre dire due parole su questa normalità. Forse è la prima volta nella sto- ria recente della parrocchia di Gemona che un parroco arriva senza un cappellano. In canonica troverai due preti, don Alan – che speriamo possa fermarsi tra noi ancora per qualche tempo – e don Federico, che ha la responsabilità delle altre due parrocchie del comune –Campolessi e Ospe da letto – e l’impegno dell’insegnamento della teolo- gia in Seminario e all’Istituto di Scienze religiose. Danno una mano preziosa don Antonio, don Bruno, i padri francescani e gli stim- matini, ma anche loro sentono il peso del- l’età e dei molti impegni. Ci sono anche due giovani – don Bogus, novello diacono, prete fra poco meno di un anno e Alberto, seminarista al quinto anno – che stanno facendo il loro apprendistato pastoral; ma non è detto che una volta preti rimangano in parrocchia. Ci sarà ancora a Gemona un cappellano a tempo pieno? Forse no. Eppure questa era la normalità fino a non molti anni orsono. Quindi anche la nostra idea di normalità forse dovrà cambiare! I nostri gruppi par- rocchiali infatti trovano normale che ci sia sempre un prete a dirigerli, a seguirli, a dirimere le divergenze e a prendere anche le decisioni più banali. Forse fra non molto sarà necessario un salto di qualità verso una maggiore responsabilità e maturità nella comunione e nella condivisione. Queste riflessioni, che non vogliono essere pessimistiche ma semplicemente realisti- che, non devono scoraggiarci, ma aiutarci a leggere e capire meglio il nostro oggi. Ma soprattutto devono farci sentire ancora più grati nei tuoi confronti per aver detto sì di fronte all’impegno formidabile di essere parroco di una comunità grande e com- plessa come Gemona e vicario foraneo di un territorio vasto e molto diversificato. Il lavoro non ti mancherà, ma tutti noi, preti e laici, ti diciamo fin d’ora la nostra disponibilità e il nostro entusiasmo a cam- minare e a costruire con te. Stai per entrare in una comunità e in una terra splendide, ricche di storia e di cultu- ra, abitate da gente buona, intelligente e fiera, che ti aspetta e ti vuole già bene. Ci prepariamo ad accoglierti con gioia e tre- pidazione e desideriamo che tu ti trovi bene fra noi fin dal primo momento. Benvignût, pre Valantin! Tal disìn vera- mentri di cûr! don Federico Grosso amministratore parrocchiale DAL NUOVO ARCIPRETE: Su la strade di Glemone Su la strade di Glemone FOTO ALBERTO SORAVITO monsignor Valentino Costante (segue a pagina 2, prima colonna ) Monsignor Valentino Costante farà il suo ingresso a Gemona sabato 5 novembre alle ore 16 (arrivo a Porta Udine alle ore 15,45) per concelebrare la santa Messa presieduta dall’Arcivescovo monsignor Andrea Bruno Mazzoccato

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«... e il Signor, cuant che al vùl Lui, tifâs cambiâ strade!». Nella sapiente con-siderazione di un sacerdote anziano,ascoltata tanti anni fa, sta il destino, omeglio, l’amore provvidenziale di Dio,che si incrocia con tutte le persone.Tutti sperimentano, nella loro vita, que-sta conduzione invisibile di Dio: quan-do si raggiunge un traguardo scolasti-co, quando si cambia lavoro, quando sicostruisce famiglia, quando una perso-na cara ci lascia...E questo succede anche ai preti, che,improvvisamente, vengono chiamati acamminare su un altro sentiero all’in-terno della grande strada del Progettodi Dio che è il mondo. Ecco, adesso, a60 anni, la nuova destinazione nellacomunità parrocchiale di Gemona.Francamente, mi sento un po’ intimori-to. Per diversi motivi: la grande tradi-zione storica, culturale e civile dellacittà; la lunga tradizione di parrocigenerosi e illustri che hanno animato laPieve; il disastroso sisma del 1976, che

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Camminare e costruire insieme

ANNO LXXIX - N. 3 OTTOBRE 2011

Camminare e costruire insiemeCaro monsignor Valentino, la comunitàcristiana di Gemona, assieme alle comu-nità di Campolessi e Ospedaletto e a tuttele comunità della nostra Forania, ti dà ilbenvenuto più caloroso.Ti attendiamo con tanta impazienza e conun pizzico di curiosità. Questi sei mesidalla morte di don Gastone sono statiintensi, impegnativi e faticosi. La comu-nità di Gemona ha sofferto per la perdita diun pastore molto amato e ha sperimentatole difficoltà della vacanza pastorale, contutti gli imprevisti, le urgenze e i disagi cheuna tale situazione comporta.La risposta della parrocchia è stata moltobella e matura: ciascuno si è preso le pro-prie responsabilità e ha cercato di far sì chela vita comunitaria si svolgesse nel miglio-re dei modi. Tuttavia desideriamo forte-mente riprendere il nostro cammino par-rocchiale nella normalità.Certo occorre dire due parole su questanormalità. Forse è la prima volta nella sto-ria recente della parrocchia di Gemona cheun parroco arriva senza un cappellano. Incanonica troverai due preti, don Alan – chesperiamo possa fermarsi tra noi ancora perqualche tempo – e don Federico, che ha laresponsabilità delle altre due parrocchiedel comune – Campolessi e Ospe da letto –e l’impegno dell’insegnamento della teolo-gia in Seminario e all’Istituto di Scienzereligiose.Danno una mano preziosa don Antonio,don Bruno, i padri francescani e gli stim-matini, ma anche loro sentono il peso del-

l’età e dei molti impegni.Ci sono anche due giovani – don Bogus,novello diacono, prete fra poco meno di unanno e Alberto, seminarista al quinto anno– che stanno facendo il loro apprendistatopastoral; ma non è detto che una volta pretirimangano in parrocchia.Ci sarà ancora a Gemona un cappellano atempo pieno? Forse no. Eppure questa erala normalità fino a non molti anni orsono.Quindi anche la nostra idea di normalitàforse dovrà cambiare! I nostri gruppi par-rocchiali infatti trovano normale che ci siasempre un prete a dirigerli, a seguirli, adirimere le divergenze e a prendere anchele decisioni più banali. Forse fra non moltosarà necessario un salto di qualità versouna maggiore responsabilità e maturitànella comunione e nella condivisione.Queste riflessioni, che non vogliono esserepessimistiche ma semplicemente realisti-che, non devono scoraggiarci, ma aiutarcia leggere e capire meglio il nostro oggi.Ma soprattutto devono farci sentire ancorapiù grati nei tuoi confronti per aver detto sìdi fronte all’impegno formidabile di essereparroco di una comunità grande e com-plessa come Gemona e vicario foraneo diun territorio vasto e molto diversificato.Il lavoro non ti mancherà, ma tutti noi,preti e laici, ti diciamo fin d’ora la nostradisponibilità e il nostro entusiasmo a cam-minare e a costruire con te.Stai per entrare in una comunità e in unaterra splendide, ricche di storia e di cultu-ra, abitate da gente buona, intelligente efiera, che ti aspetta e ti vuole già bene. Ciprepariamo ad accoglierti con gioia e tre-pidazione e desideriamo che tu ti trovibene fra noi fin dal primo momento.Benvignût, pre Valantin! Tal disìn vera-mentri di cûr!

don Federico Grossoamministratore parrocchiale

DAL NUOVO ARCIPRETE:

Su la strade di GlemoneSu la strade di Glemone

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monsignor Valentino Costante(segue a pagina 2, prima colonna )

Monsignor Valentino Costantefarà il suo ingresso a Gemonasabato 5 novembre alle ore 16

(arrivo a Porta Udine alle ore 15,45)per concelebrare la santa Messa

presieduta dall’Arcivescovomonsignor Andrea Bruno Mazzoccato

Poco prima di compiere 87 anni don Lu i -gi Peressutti ci lascia per trasferirsi all’i -sti tuto Fraternitas, la casa di riposo deisacerdoti dell’Arcidiocesi di Udine.Era giunto a Gemona, con l’incarico dicappellano dell’ospedale San Michele,nel 1992, dopo aver ricoperto la funzionedi cappellano coordinatore dell’ospedaledi Udine per oltre 10 anni.Nato a Remanzacco il 1° ottobre 1924,ordinato sacerdote dall’allora arcivescovomonsignor Nogara il 13 luglio 1947, donLuigi era stato nominato cappellano nellaMetropolitana di Udine, poi parroco diInterneppo e aveva concluso il servizio inparrocchia a Teren za no per assumere,come detto, la cura spirituale dei malatipresso l’ospedale udinese.Negli anni gemonesi non solo ha svoltola sua missione ospedaliera con carità ediscrezione ma è stato un prezioso colla-boratore in parrocchia sia nella celebra-zione delle Messe, soprattutto a SantaLucia, sia come confessore molto ap -prezzato, sia come organista durante inumerosissimi servizi funebri.Così domenica 18 settembre la nostracomunità ha voluto ringraziarlo durantela solenne celebrazione eucaristica cheegli stesso ha presieduto e ha voluto do -nargli, quale piccolo ricordo de gli annitrascorsi tra noi, una riproduzione d’ar-gento del rosone del nostro duo mo.Al rin graziamento s’è unita anche l’Am -mi ni stra zione comunale: il consigliereVal ter Copetti, a nome del sindaco

Urbani, gli ha donato la copia argenteadel sigillo della nostra città.Nella stessa occasione la Parrocchia havoluto dire un grande grazie anche allasignora Pina Candusso, che aveva quiseguito il fratello don Gastone assieme almarito Piero, deceduto proprio nellanostra canonica alcuni anni fa. È stata accanto al nostro parroco per ben14 anni – 4 a Udine e 10 fra noi – gesten-do con discrezione e con grande impe-gno e intelligenza la realtà complessadella canonica. Ora rientra a casa sua aBergamo.Anche a lei e alle sorelle del compiantoarciprete – le signore Elvia col maritoRoberto e Anna col marito Ermi – chehanno sempre collaborato con tantadisponibilità, la nostra comunità ha volu-to lasciare in ricordo la riproduzione delroson plui biel dal mont.

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ha reso Gemona capitale del terremotoma che ha anche attivato la generositàe l’impegno di tante persone nella rina-scita; la profonda trasformazione socia-le della realtà friulana all’inizio delterzo millennio, nella quale vive ancheGemona, con un ruolo trainante pertutta la zona...Lascio con dispiacere le parrocchie diOvaro e di Liariis. In Carnia, o meglionella vallata centrale, cuore della Car -nia – la Val Degano con l’Arcidia -conato di Gorto, con le sue 51 chiese,ricche di storia e di cultura – in 16 anniho cercato di mettere a disposizione lemie capacità, il mio impegno pastorale:nella vita di una persona, le esperienzematurate non si cancellano, diventanoricchezza interiore.In un breve incontro con alcuni mem-bri del Consiglio Pastorale gemonesemi è stata illustrata una panoramicadella nuova Parrocchia: i tanti borghiche fanno corona al Duomo, la ricchez-za della presenza e del servizio deiReligiosi – frati, stimmatini e suore –,la vitalità associativa e sociale dellapopolazione, la disponibilità generosadi tanti credenti che, nella Comunitàecclesiale e nel volontariato, profondo-no con generosità energie, vitalità,impegno.E alore, di chi indenant, fasìn insiemeun atri toc di strade. In non di Diu.

monsignor Valentino Costante

Nella foto di prima pagina il nuovo arci-prete con l’arcivescovo monsignor Maz -zoc cato. Qui in alto: don Luigi Peressutti.

L’11 luglio un gruppo dei nostri anzianisi è recato alla Casa della Parrocchia aForni Avoltri per vivere assieme alcunigiorni di riposo. All’arrivo ciascuno ha sistemato i baga-gli in ca mera, giusto in tempo per diri-gersi alla sala pranzo dove tutti hannopotuto apprezzare le doti della signorachef della Casa.Dopo la pausa di prammatica una pas-seggiata ci ha portati fin quasi alla sor-gente di Fleons e al rientro l’incontro dipreghiera ha concluso gli impegni delpomeriggio prima della cena convivialee del relax a carte o a chiacchiere. Dal mattino seguente abbiamo avutocon noi don Federico che, dopo l’incon-tro di preghiera e la colazione, ci haaccompagnato durante la visita alla piùantica casa del paese che ospita la col-lezione etnografica “Cemùot chi erin”. Al pomeriggio nuova camminata fino al

A DON LUIGI PERESSUTTI PREZIOSO AIUTO IN OSPEDALE E IN DUOMO

Un grazie specialeUn grazie specialeSu la strade di GlemoneSu la strade di Glemone(segue dalla prima pagina)

A Forni anche gli anziani A Forni anche gli anzianirifugio Tolazzi dove la fatica è stataripagata da uno stupendo panorama. Alritorno abbiamo partecipato alla santaMessa e poi spettacolo cinematograficoIl mattino successivo ha preso il via lalunga trasferta verso le sorgente delPiave. E là, dove nasce il fiume sacroalla Patria, abbiamo potuto ascoltare daun coro, e cantare insieme con emozio-ne, la “Canzone del Piave” e altre vec-chie canzoni. Ma alcuni di noi hannoanche ricordato con rimpianto un’altragita alle sorgenti, una gita di un anno facui aveva partecipato an che mon signorGastone, ricordato con gratitudine…Da lì ci siamo diretti a Sappada e, dopouna piccola sosta, via a casa per l’incon-tro di preghiera e per la cena.

Al termine, organizzata dalla signoraAdalgisa, grande tombola intercomuni-taria alla quale hanno partecipato anchealcuni anziani di Forni Avoltri con cuiabbiamo fraternizzato.Il giorno dopo, l’ultimo della presenza aForni, ci siamo fermati in paese un po’per il timore di qualche rovescio dipioggia, un po’ per far degli acquisti, pernon tornare a Gemona a mani vuote. Dopo di che è arrivata l'ora del pranzo e– com’è giusto – del riassetto dellecamere e dei locali utilizzati prima di farritorno a Gemona. Tirando le somme devo dire che è statoveramente molto bello vedere i nostrianziani riposati e contenti, grati a quanti– i responsabili e don Federico – consensibilità e attenzione hanno saputoaccompagnarli in questa esperienza divita comunitaria.

Pryam Forgiarini

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150 ANNI FA LE SUORE FRANCESCANE PARTIVANO DAL NOSTRO DUOMO

A Gemona da ogni parte del mondo150 ANNI FA LE SUORE FRANCESCANE PARTIVANO DAL NOSTRO DUOMO

A Gemona da ogni parte del mondo

Le SUORE FRANCESCANE MISSIO-NARIE DEL SACRO CUORE, tramiteVoce Amica, desiderano ringraziareGEMONA e i gemonesi e tutte le altrepersone, di altri paesi e di altri conti-nenti, che si sono fatte partecipi dellaloro manifestazione di lode e di gratitu-dine al Signore in occasione del 150°anniversario di fondazione della loroFamiglia Religiosa.Di questo giorno di grazia che è statoper loro il primo luglio 2011, Festa delSacro Cuore di Gesù, vogliono rievo-care il momento più profondo e più si -gnificativo, più intimamente condivisoe più solenne che è stata la Cele bra zio -ne Eucari stica nel duomo di Gemona.

“ Ti rendo grazie, Signore, con tutto ilcuore…” è questo il canto che si effon-de, gioioso e solenne, sotto le voltealtissime del Duomo, nell’aria lumino-sa del mattino, per esprimere la gratitu-dine delle Suore FrancescaneMissionarie del Sacro Cuore, che stan-no giungendo, in lunga processione, davia Bini, sul sagrato custodito, all’in-gresso, da Pense e Maravee, i due se -colari telamoni che sembrano ora do -man darsi, stupiti, il perché di questoinconsueto incedere di tante persone,festose verso il duomo.Sono giovani le Suore che avanzanoper prime, portando lo stendardo com-memorativo che presenta le immaginidi Laura Leroux, duchessa di Bauf -fremont, e di Padre Gregorio Fiora -vanti, OFM, ad opera dei quali laCongregazione religiosa ha avuto uffi-cialmente inizio, qui, a Gemona, inquesto stesso Duomo, il 21 aprile 1861,con la benedizione dell’allora Arci -vescovo di Udine, monsignor GiuseppeLuigi Trevisanato, che considerava lanuova fondazione come un dono di

Dio, “una meraviglia ai nostri occhi”.Per quella prima cerimonia di inaugu-razione la processione era composta da53 novizie di diverse nazionalitàdell’Europa, con le quali la Fondatricedava inizio al nuovo Istituto che avevatenacemente voluto, e voluto a Gemo naperché ammirava le caratteristiche delluogo ed la devozione particolare che lacittadinanza riservava a Sant’An toniodel quale custodisce il Santuario piùantico.Lo stendardo commemorativo che apreil corteo reca al centro il sigillo dellaCongregazione: esso presenta, in basso,una barca sul mare, protettadall’Immacolata e custodita da sanFrancesco e da sant’Antonio. La scrittasul bordo indica l’identità della fami-glia religiosa che quella barca conduce:Suore Minori del Terzo Ordine di S.Francesco per le Missioni Aposto liche.Missionarie dunque, inviate nel mondoper annunciare e testimoniare l’amoredi Cristo, del suo Sacro Cuore.Ora, dopo 150 anni, diverse “missioniapostoliche“ già raggiunte, sono quirappresentate e riconoscibili nelle sem-bianze delle giovani suore che apronola processione: vi sono rappresentatel’Italia, la Francia e l’India, l’Americadel Nord e vari Stati dell’AmericaLatina, l’Africa e le Filippine, Cipro,Bulgaria, Libano, Albania e Lituania…In tutti i paesi del mondo dove abbiamopotuto estendere la nostra presenzamissionaria con le nostre comunità, og -gi, in comunione di preghiera, si ricor-da Gemona e con animo riconoscentesi elevano lodi al Signore.Presso il palazzo comunale, al corteodelle Suore che è composto dallaSuperiora Generale Suor EmmapiaBottamedi, dal suo Consiglio, dalleSuore elette come Delegate al Capitolo

Generale della Congregazione – che hainizio qui, a Gemona, con questa cele-brazione, per continuare poi a Roma –e da molte altre suore convenute qui dadiversi paesi per questa felice circo-stanza, si sono unite le varie autorità epoi, dall’inizio di via Bini, tante perso-ne, tante tante persone amiche chevogliono condividere con noi questamanifestazione di gioia e di gratitudineal Signore che culmina nella SantaMessa.Il suono dell’organo e le parole delcanto invitano la processione ad entrarenello storico duomo che da secolicustodisce la fede dei Gemonesi…“Rendo grazie al tuo nome, Signore…ti rendo grazie per la tua bontà e la tuamisericordia…” Le ampie navate del duomo, allietatedalle note del canto, sono rapidamenteriempite da una folla numerosa e devo-ta, che fa ala alla lunghissima proces-sione dei sacerdoti e ministranti cheprocedono verso l’altare per la celebra-zione eucaristica.

(continua in ultima pagina)

PER IL 40° DELL’ORDINAZIONE DI MONSIGNOR CANDUSSO

Sognare la vita in grande

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Sognare la vita in grandePiù grande è il vostro sogno, più gran-de sarà la vostra vita: può essere consi-derato un semplice slogan, ma quandoè pronunciato frequentemente, conforza e convinzione da un testimoneinconfutabile come don GastoneCandusso, diventa un qualcosa che vapreso veramente sul serio. E così hannocercato di fare le centinaia di giovaniche lui ha educato con tutte le difficoltàposte dalla vita ma con la meta sugge-rita da lui sempre ben presente nel pro-prio percorso.Il suo sogno di bimbo, svelato sottovo-ce tanti anni fa da mamma Ada, eraproprio quello di diventare sacerdote:

grande passione e con meritato succes-so per ricordare don Gastone e per laCasa di Forni Avoltri che lui ha forte-mente sognato e voluto. Sognato met-tendo per primo in pratica il suo mottoe realizzando veramente – per i giovanidi Gemona come aveva già fatto perquelli di San Marco – un’opera straor-dinaria.

Maddalena Mizzau

Sabato 24 e domenica 25 s’è anche svolto un‘mercatino’ dei ricordi dell’amato arciprete:il ricavato è stato destinato alla Casa diForni che è intitolata al suo nome.

«Di picinin al disegnave dome gleseu-tis, dome gleseutis e dome gleseutis»!Un sogno realizzato in tutta la sua pie-nezza e grandezza.Avrebbe voluto raccontarlo lui stesso aquarant'anni dalla sua consacrazionesacerdotale avvenuta il 24 settembre1971, ma questo non è stato possibile acausa della sua dolorosa scomparsa. Le comunità di Santa Maria Assunta diGemona e di San Marco in Udine, in

collaborazione con l’Amministrazionecomunale gemonese, hanno allora deci-so di raccogliere il testimone per orga-nizzare, in suo onore, una solenne cele-brazione eucaristica in duomo domenica25 settembre e due serate speciali perricordare quella data così significativa.Sabato 24, con replica domenica 25, ilgruppo dei Forever Mats ha presentatoal Glemo il concerto «Una sca la per ilcielo» (in questa pagina, nelle foto diGa briella D’An drea, g.c. dal gruppoForever Mats), un percorso mu si caleche ha affrontato i chiaroscuri del la vitacon brani famosi della musica rock, beate di diversi cantautori.

Il gruppo, che inizialmente si chiamavaI Matusa, è composto da musicisti nonprofessionisti ed è nato nel 1996 inChiavris. È sempre stato sostenuto eamato da don Gastone che ne fu addi-rittura il “padrino” concedendo per ildebutto la Sala parrocchile Comelli epoi invitando la neonata formazionealla Sagra di San Marco, il 25 aprile diquell’anno.Ciò che accomuna questi professionisti«dalla doppia vita», oltre alla passioneper la musica, è l'obiettivo di far sì chele loro performance portino del bene achi ha bisogno. Si sono esibiti sempre

con finalità solidali e hanno contribuitoalla realizzazione di numerosi progetti,per la Croce rossa e i donatori di san-gue, per Pane condiviso e Smile again.In questa occasione hanno suonato con

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motivati anche perché si è instauratoun grande e intenso rapporto con ibambini, non molti e di numero più omeno costante nel tempo.Da sottolineare il fatto che le iscrizio-ni sono arrivate da una ventina deiprimi giorni a più di quaranta, connostra grande gioia. Questo ci è ser-vito come primo riscontro positivo ainostri sforzi.Ultimi, ma non per importanza, i rin-graziamenti: prima fra tutti a MariaTeresa, grande personalità con mol-tissima esperienza, senza la qualeavremmo avuto grossi problemi.A don Alan, autore di grandi rifles-sioni quotidiane, pensate apposita-

mente per i bambini ma contempora-neamente anche per noi animatori.Ai responsabili dei laboratori un infi-nito grazie per il tempo e la pazienzadedicati gratuitamente.Per concludere, ci siamo noi anima-tori. Ci diciamo grazie a vicenda,perché siamo stati vincitori di questasfida, sempre pronti a calarci neipanni di indiani, ciclisti o chissàcosa…per far divertire i nostri bam-bini.E sono questi ultimi che meritano ilgrazie più grande per aver creduto innoi e averci fatto vivere grandi emo-zioni!Al prossimo anno, vi aspettiamo!!!

Una sfida. Una scommessa. Questoè stato il nostro centro estivo 2011.Dal 4 al 23 luglio, al Glemonensis, siè svolto il centro vacanze “Vola solochi osa farlo!“, famosa frase del libro“Storia di una gabbianella e delgatto che le insegnò a volare“ di LuisSepùlveda; dal quale è stato estrapo-lato il tema divenuto il filo condutto-re dell’estate Ragazzi.A differenza degli altri anni,quest‘anno il centro è stato gestitoautonomamente dalla Parrocchia, diconseguenza è stato ridimensionato,riorganizzato e reinventato, in rappor-to al numero dei bambini e alle atti-vità da poter proporre. Gli spazierano limitati ai soli oratoriGlemonensis e Salcons, e, per il pocotempo a disposizione per la prepara-zione, le attività sono calate, ma sonocresciute qualità e innovazioni.Quali innovazioni? C’era da riempireil grande lasso temporale, primaoccupato dalle varie attività guidatedalle associazioni sportive e culturali:ci siamo quindi inventati un grandenumero di nuovi laboratori manuali,giochi e varie attività di intratteni-mento. I laboratori di gommapiuma,cartapesta, uncinetto, teatro, eccete-ra… erano gestiti dai volontari piùgrandi, mentre giochi e balletti eranoaffidati a noi animatori.Abbiamo anche organizzato una“giornata speciale” nella quale i bam-bini, accompagnati da noi ragazzi piùaltri volenterosi e volontari adulti, sisono cimentati in una grande avven-tura sul tema “gabbianella e gatto”,attraverso Gemona.Nel complesso il centro estivo è statoun’esperienza positiva e nuova, pervari motivi: prima di tutto la sempli-cità è stata il nostro imperativo el’im provvisazione una necessità; o -gnu no di noi animatori è statoresponsabilizzato in modo particola-re, e ognuno ha avuto un compito dasvolgere per la buona riuscita dellesingole mattinate.Questo è stato per noi molto stimo-lante, anche perché eravamo tutti ani-matori giovani, dai 15 ai 17 anni seescludiamo, naturalmente i responsa-bili. Oltre a questo, eravamo molto

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MENO TRE, MENO DUE, MENOUNO... VIAAAAAAA!!!! È con questo spirito divertito e riccodi attese che i bambini di quarta ele-mentare hanno iniziato il loro cam-peggio a metà giugno, una delleprime esperienze, per loro, lontanoda casa e quindi un’avventura im -portante ed impegnativa.Ad accoglierli un gruppo di animatorieterogeneo, unito e caratterizzato da unagran voglia di stare bene insieme, diver-tire e divertirsi e di fare un pezzetto di

strada verso la conoscenza di quelQualcuno che è stato la nostra stellapolare lungo tutti questi giorni.Fin da subito siamo entrati nel tema delcampeggio: gli indiani del Nord Ame -rica. Ci siamo divisi in tribù dai nomipiù svariati, nelle quali abbiamo svoltoalcune attività per riflettere su noi stessi,la bellezza del creato che ci circonda esu quali sono i modi per vivere serena-mente insieme.Le riflessioni degli indiani sono statealla base anche dei momenti di preghie-

TUTTO È COMINCIATO con uncampeggio nella casa di Forni nel-l’aprile del 2010. Don Gastone, conil suo innato entusiasmo, ci avevaproposto di trascorrere là un finesettimana assieme ai nostri bimbi ealle catechiste. Molti di noi nonavevano ancora avuto l’occasione divedere la casa e così, lasciandocicontagiare dalla gioia dei nostrifigli, abbiamo aderito in tanti.Inutile nascondere che i timorierano molteplici: trovarsi per due

giorni sotto lo stesso tetto assieme apersone per lo più “scontrate” ascuola o a Salcons, accompagnandoi bimbi a catechismo, accettare dicondividere con loro un tavolo, unacamera, un bagno… erano pensieriche sicuramente hanno accarezzatotutti noi con sospetto.Poi è giunto il momento di partire.Le nostre catechiste ci hannoaccompagnato a vivere queste espe-rienze con gioia e consapevolezza.È ancora vivo, in noi, il ricordo

La meraviglia di quello che ci circondaLa meraviglia di quello che ci circonda

Il gruppo rimanga unitoIl gruppo rimanga unito

ra serale, ricchi di fascino e di profon-dità.Durante le giornate ovviamente nonsono mancati i giochi – dall’intramonta-bile calcio alla pallavolo – e passeggiatetra i boschi: occasioni importanti perimparare a stare insieme bene, divertirsie rispettare gli altri. E poi… attenzione, attenzione!!!Care famiglie, i vostri ragazzi si sonoimpegnati anche a preparar la tavola,sparecchiare, rifare i letti, pulire… certo,facendo insieme questi lavoretti diventatutto più facile e divertente.Un sentito grazie a voi bambini che visiete impegnati per vivere nel modo giu-sto questa esperienza, a voi famiglie peraverci dato la vostra fiducia, al miticodonFe per tutte le pillole di saggezzadistribuite a larghe mani, alle fantastichecuoche per averci straviziati con le loroprelibatezze, a tutti gli animatori peresser riusciti a creare un gruppo fantasti-co!!! E grazie, Signore, per quest’esperienza,perché ci ha reso capaci di vedere nel-l’altro un nostro fratello e per avercifatto cogliere la meraviglia di tutto quel-lo che ci circonda.Questo è solo l’inizio!!! Quindi… a pre-sto!!!

Gli animatori

delle passeggiate, dei giochi, deimomenti di riflessione con donGastone, partecipati da tutti.E, poi, la Messa nella magica atmo-sfera della cappella, l’approssimarsidell’ora di tornare a casa e la tri-stezza provata nel salutarsi; lanostalgia di un gruppo che, seppuretra tante individualità e caratteridiversi, ha saputo mettersi in gioco.In seguito, abbiamo cercato altrimomenti come questo. Il desideriodi don Gastone: “il gruppo deverimanere unito” per noi è diventatomotivo di gioia. Non c’è più quindi solo la casa diForni ad accoglierci.Quando è possibile organizziamoautonomamente delle giornateinsieme: la Pasquetta in bici, lecamminate in montagna, le griglia-te, i giochi, le risate, a volte anchele discussioni e, perché no, unmomento di preghiera.Un ricordo per Don Gastone che ciha proposto questa sfida, che noiabbiamo raccolto e che, speriamo,contagi un numero sempre maggio-re di genitori.I nostri bimbi ci guardano, impara-no da noi: l’esempio è importante.

I genitori dei bambiniche faranno la Comunione nel 2012

QUEST’ANNO IL CAMPEG-GIO a Forni dei ragazzi di primamedia, anche se in montagna, hapuntato il suo sguardo verso il mare,al quale sono legate tante storie.Non solo di pappagalli, barche etempeste… ma anche di uomini!Uomini che cercano una vita fatta diavventure, di viaggi e di tesori dascoprire.Durante questo viaggio siamo statiaccompagnati da una sgangherataciurma di pirati, con tanto di capita-no e pappagallo Agenore. Questoviaggio ci ha portati lontano, allascoperta delle bellezze, naturali enon, che circondano Forni Avoltri(con dovizia di escursioni!).Durante il campeggio non sonomancati i classici tornei a pallavolo,le funamboliche partite a pallacoperta, le adrenaliniche sfide ani-matori-animati. Senza dimenticare imangiatori di fuoco, impersonatidagli animatori che si sono esercita-ti durante la settimana, e gli spaven-tosi giochi notturni. C’è stato tempoper divertirsi assieme, ma anche perle riflessioni di gruppo e per l’ascol-to della Parola di Dio.“Itinerante” è la parola giusta perdescrivere questo campeggio denso

di “cammino”. Ogni giorno è statoun tratto di mare alla scoperta di noistessi e degli altri, in cui ci siamomessi in gioco con le nostre capa-cità ed i nostri limiti.Assieme ai ragazzi abbiamo scopertoi talenti che ognuno di noi porta consé e che dobbiamo far fruttare perdirci veramente cristiani. È un obiet-tivo impegnativo che può portare allascoperta del tesoro che Dio ha prepa-rato per ognuno di noi.Ma la nostra avventura non finisce

qui. A Forni abbiamo soltanto ini-ziato un percorso che deve prose-guire anche e soprattutto a Gemona,nella vita di tutti i giorni e conl’aiuto degli animatori negli incon-tri del sabato al Glemo.Ringraziamo voi ragazzi per l’in-tensa e coccolosa settimana, le cuo-che che ci hanno coccolato e sazia-to, i genitori, gli animatori, donAlan ed il nostro orso abbracciatutti! :-)

Debora

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Un campeggio... itineranteUn campeggio... itinerante

Quanto siamo stati beneQuanto siamo stati bene

LO STUPORE“Noi, bambini di quinta elementare, con lecatechiste e gli animatori, abbiamo presouna decisione un po’ contro corrente.Abbiamo provato a scrivere... ma nonabbiamo trovato le parole adatte a descri-vervi tutte le sensazioni che abbiamo pro-vato e le scoperte che abbiamo fatto.E allora, invece di scrivere un vero e pro-prio articolo che racconti la settimana tra-scorsa a Forni Avoltri, vi proponiamoalcune immagini: osservatele bene... eSTUPITEVI! Sono sufficienti per farviintuire quanto siamo stati bene.

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come il Signore ci viene incontro.Abbiamo avuto anche la fortuna di ospitarea metà settimana un gruppo di giovanidelle Borse lavoro del Comune di Osoppo,che con avventurosi giochi nel bosco cihanno aiutato ad affrontare alcune dellenostre paure. Altri graditissimi ospiti sonostati gli animatori che l’ultima sera cihanno offerto uno spettacolo di mangiafuo-co, insegnando anche a noi questa arte.Da segnalare, come nota saliente del nostrocampeggio, l’attesissima, inevitabile edinterminabile escursione al Lago Volaja. Inrealtà, nonostante i sudori dei ragazzi (oforse proprio per questi) siamo certi che lafatica di una salita in montagna, se condivi-sa con chi ci sta accanto, è un bel momentodi crescita che ci mostra come la metavalga lo sforzo, in montagna e nella vita.Per tutto ciò, di cuore, grazie! Ai cuochiche hanno assecondato noi animatori nellenostre stravaganti idee. A Gjîse e Giordanoche ci fanno sentire di casa in quel di ForniAvoltri e alla Comunità San Marco per l’o-spitalità a Pierabech. Grazie a donFe chemostra sempre il bene che ci vuole e l’at-tenzione per i “suoi” animatori nelle lun-ghe chiacchierate notturne, nei momenti diformazione come nelle partite a tresette.Infine, un pensiero e una preghiera a chisentiamo che dal Cielo ci sostiene aiutan-doci a vivere con slancio il grande sognoche è la Casa di Forni, una Casa per noi.Grassie donGa!

Gli animatori di seconda media

QUANTE VOLTE DURANTE LEnostre giornate sentiamo parlare di felicità:a casa, a scuola, in tv… Sembra che ognu-no abbia da proporci la sua idea! Ma checos’è poi la vera felicità? Come facciamo ariconoscerla? E come si raggiunge?Questi sono alcuni degli interrogativi piùimportanti che ci hanno accompagnatodurante la nostra settimana di campeggio,con ben quarantadue ragazzi di secondamedia: un’enorme squadra di giovani pron -ti a scatenarsi e a vivere appieno - e rumo-rosamente! - la nostra Casa di Forni Avoltri.A guidarci nel nostro cammino - tra predi-che dei preti e degli animatori, calci al pal-lone, camminate “molto” apprezzate e sim-patiche corsette punitive - è stata la storia Il

cammino della felicità di Bernard Benson.Leggendo insieme capitolo dopo capitolo,abbiamo seguito due ragazzi nella loroavventura, negli incontri che hanno mostra-to loro come si possa essere felici se si saguardare con occhi nuovi la propria quoti-dianità.Insieme a questo, noi animatori abbiamocercato di inserire durante la settimanaalcuni momenti particolari che difficilmen-te si vivono tutti i giorni, come mezz’ora disilenzio a Pierabech o una rilettura scenicadel passo dei discepoli di Emmaus.Riascoltando dagli attori le parole di sanLuca, di notte, alla luce delle candele,abbiamo percorso la strada daGerusalemme a Emmaus per scoprire

Il cammino della felicitàIl cammino della felicità

Eccoci arrivati alla conclusione di un per-corso cominciato cinque anni fa.Lunedì 8 agosto, 17 ragazzi di terza media(gli ultimi sopravvissuti) sono partiti versoForni assieme ai loro super, mega, splendi-di animatori (da questa introduzione, saràfacile per voi capire chi sta scrivendo!).Durante la settimana abbiamo scelto dinon proporre un singolo tema di riferimen-to, ma di affrontare insieme ai ragazzidiversi argomenti a loro vicini in un clima

di aperta discussione: la solitudine, l’amo-re, la sessualità, la bellezza della vita, lafamiglia. Sotto la guida di Don Alan e Manuela,abbiamo approfondito queste tematiche,cercando di risolvere dubbi, preoccupazio-ni e scambiandoci qualche consiglio sucome affrontare le problematiche partico-lari relative a questa età.Giovedì siamo andati a camminare: partitida Fleons da veri temerari, abbiamo risali-

Il nostro “punto fermo”Il nostro “punto fermo”

to una montagna intera per ben due ore(che equivalgono a 20, per i ragazzi) e,arrivati stremati in cima, ci siamo trovatidavanti al magnifico spettacolo del lago diBordaglia (o Brodaglia, per alcuni).Sabato sera c’è stato il momento più inten-so, quello del falò: riflessioni, scambi diidee e di pensieri ma soprattutto tante tantelacrime.Il campeggio è stato caratterizzato in ognimomento da un clima trasversale di condi-visione tra ragazzi, animatori, cuoche eprete, anche grazie all’affiatamento gene-rale del gruppo che si è consolidato neglianni. Che sia questa la strada verso lacomunione che Gesù ci indica? Nei nostricuori siamo convinti che la risposta è SÌ eche questa comunione la dobbiamo viveresoprattutto a Gemona.Grazie a tutti per questi anni: la nostra èuna vera e profonda amicizia che conti-nuerà ancora.Il messaggio che ci preme lasciarvi oggi èche non si vive solo di ricordi, perciòforza: METTIAMOCI IN CAMMINOverso nuovi orizzonti, senza mai perderedi vista il nostro "punto fermo" (tanto percitare una canzone a noi cara): Dio.

I vostri animatori

tema: la libertà.Siamo liberi di impostare la nostravita e di compiere le nostre scelte,anche di Fede. Possiamo anche nega-re l’esistenza di Dio, possiamo proce-dere senza prenderlo in considerazio-ne ma… Quando l’uomo nega l’esi-stenza di Dio a quale orizzontetende?Una volta spodestato Dio, l’uomocerca di sostituirsi a Lui, ma qualisono le conseguenze? Quali i limitidell’uomo? C’è completezza senzaDio?Se Giona seguita a ribellarsi e a svi-colare dove giungerà? A Tarsis, cioèverso il suo obiettivo, o a Ninive percompiere la missione che Dio volevafosse compiuta?Estendendo il concetto, dove giunge-

remo? L’uomo, dopo aver rinnegato Dio,fin dove arriverà?Poiché desideriamo rendervi partecipi delnostro cammino e coinvolgervi nellenostre riflessioni, lasciamo aperte que-ste domande, che non sono scontate masono sempre attuali e adatte a tutte le etàe “appetibili per tutti i palati”.

Per concludere: durante gli incontri dipreparazione e programmazione del cam-peggio noi animatori abbiamo individua-to due punti chiave imprescindibili: laresponsabilità e la fiducia, senza le qualinon esistono libertà e possibilità di rela-zione. Abbiamo quindi proposto temati-che importanti ed appassionanti, selezio-nando anche testi di non facile ed imme-diata comprensione; perché abbiamodeciso di riporre fiducia nei giovani e per-ché siamo convinti delle loro potenzialità,capacità e intelligenza.Ci siamo relazionati con loro percorrendola via del dialogo e del confronto,lasciandoli liberi di gestire le discussionidi gruppo durante i laboratori, svoltisidunque senza la presenza costante e lame diazione di un animatore.Possiamo ritenerci soddisfatti, in quantol’impegno e la concentrazione non sonomai venuti meno.Le relazioni improntate sul rispetto del-l’altro (che passa anche attraverso ilrispetto dei “tempi”), sulla correttezza esulla franchezza, hanno consentito alcampeggio di decollare.

A nostra volta abbiamo goduto dellafiducia di don Federico che ci ha lasciatiliberi di progettare il campeggio sceglien-done le tematiche; e della fiducia deigenitori che ci hanno affidato i figli.Fiducia, libertà, responsabilità, relazionicon gli altri e con Dio non sono condizio-ni unidirezionali. Esse implicano una cor-rispondenza biunivoca, una reciprocità:sono filamenti che danno origine a ununico Filo infinito che parte da ognuno dinoi, coinvolgendo e comprendendo ilprossimo.

Tiziana

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cando di andare oltre gli stereotipi dell’a-dulto “rompiscatole, controllore, pocodisposto a concederci fiducia.Giona fu un profeta ribelle, che rispose“picche“ alla richiesta di Dio di andare adannunciare la Sua Parola alla città diNinive, i cui abitanti erano dediti allamalvagità e alla perversione ma che,come diremmo oggi, avevano ancora unachance di salvezza.Attraverso il percorso di Giona, ci siamochiesti: verso quali mete Dio si aspetta checi indirizziamo? Che indicazioni ci dà?Siamo noi in grado di recepirle ed inter-pretarle correttamente? Accettiamo diseguirle o ci ribelliamo, come Giona, eandiamo nella direzione opposta? Comeattraversiamo e superiamo le prove difficilidella vita (tempeste)? A chi ci affidiamo?Ma soprattutto, prima di chiederci cosaDio voglia da noi, abbiamo fatto un po’di chiarezza sul significato di “Fede” e suquale immagine di Dio abbiamo.Al termine di una chiara lezione teologi-ca di don Federico, divisi in gruppi,abbiamo cercato di dare una prima rispo-sta ai quesiti.L’approfondimento e la comparazione diquattro testi differenti (biblici e non)redatti in epoche diverse, ci ha permessodi estrapolare da ciascuno di essi la visio-ne che l’uomo ha di Dio, o meglio, l’ideadi Dio che noi abbiamo percepito.Nel Corano (Sura XXXV, “Fâtir”) ilCreatore ci è parso un Dio padrone, piùgiustiziere che clemente; nell’Esodo (3,1-22) traspare un Dio che vuole salvare ilsuo popolo; negli Atti, (17, 1-34) sanPaolo annuncia ai Greci il Cristo Risorto“[in Dio] infatti viviamo, ci muoviamo edesistiamo”; nella poesia di Padre DavidM. Turoldo Non so quando spunterà l’al-ba traspare un Dio dispensatore di calma,che scioglierà il suo mistero dopo il pas-saggio alla vita eterna.Naturalmente la disamina e le conclusio-ni finali “a gruppi unificati”, anche sesignificative, non sono state certamenteesaustive. Il filo conduttore relazionale ciha portati a riflettere su un altro grande

I RAGAZZI:Anche quest’estate noi del ’95 e del’96 ci siamo ritrovati su nella casa diForni Avoltri per il campeggio estivo.Abbiamo trascorso una settimanamolto intensa e ricca di emozioni.Innanzitutto c’è da dire che il campo èiniziato in modo completamentediverso dal solito, il 15 agosto, con laSanta Messa delle 10.30 in Duomoper la festività di Maria Assunta, tito-lare della nostra Parrocchia.Poi la partenza, carichi, oltre che divaligie enormi, di aspettative, voglia difar bene e di divertirci come non mai.Siamo arrivati a Forni con le nostrefamiglie, su invito dei nostri animato-ri, che avevano preparato anche per gliadulti un pomeriggio di attività, rifles-sioni e gioco.Beh…in realtà mamme e papà non sonoriusciti a fermarsi, per vari motivi, maposso dire che questa idea di coinvolgereanche loro in un laboratorio parallelo alnostro, può funzionare!Abbiamo fin da subito stretto un legameparticolare con gli chefAntonietta, Dina eIvo. Che mangiate con loro! Che risate! Eche partite a briscola!Poi, siamo entrati nel vivo del tema delcampeggio “Giona e Dio: le mie relazio-ni con Dio e con gli adulti”. Abbiamocondiviso momenti di preghiera, di rifles-sione su esperienze di vita e tematichediverse, profonde, che credo abbianoarricchito e fatto pensare ciascuno di noi.Per me è stata un’ottima occasione perfare nuove amicizie e approfondirne altregià iniziate. E per tutti stata un’esperienzapositiva, anche se con un po’ di amaro inbocca per l’assenza di una personaimpor tan te: don Gastone. A lui un gra-zie speciale per aver creduto nei giovanie avere voluto farci stare insieme.Un grazie a don Federico e don Alan: imomenti trascorsi a discutere con loro cisono serviti tantissimo; un grazie aDaniela, Tiziana, Chiara (detta Berta),Matteo e Manuela per quanto hanno fatto(ci hanno perfino lavato le scarpe…), peraver organizzato questo campo al meglio eper aver dimostrato quanto tengono a noi.E grazie a chi ha incrociato il nostro cam-mino, anche se solo per poco, lasciandoperò una traccia indelebile: Giordano eAdalgisa per primi; Alberto “the semina-rist”; Michele e Francesco per i giochi;Simone (alias Trauma); Sandro, Teresa,Patrizia e Mara per la testimonianza sulvolontariato in Africa; i bravissimiGiovanni, Laura, Pietro, Giorgio ed Evaper la fantastica serata conclusiva e l’in-troduzione alla Veglia sotto le stelle.

Eugenio

GLI ANIMATORI:Giorno dopo giorno, seguendo il viaggiodi Giona, abbiamo riletto la nostra espe-rienza di relazione con gli adulti e conDio, ci siamo messi in discussione cer-

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Il viaggio di GionaIl viaggio di Giona

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Il clan ClanPon in data 25 luglio, dopomille e duecento chilometri per ventitreore di treno, ha raggiunto la sua meta: laPiana di Gioia Tauro (RC). Il campo diservizio di quest’anno si è svolto inCalabria, a Polistena (12.000 abitanticirca) con Libera: associazioni, nomi enumeri contro le mafie.Libera è composta da molte associazioninazionali e locali che quotidianamente svol-gono funzioni di antimafia sociale, creandouna cultura della legalità e svolgendo atti-vità nei beni confiscati alle mafie.Il campo di servizio aveva come base unascuola elementare di Polistena, in cui con-sumavamo i pasti e dormivamo assieme aun gruppo di studenti di Bergamo che par-tecipavano assieme a noi al campo.Le nostre giornate erano divise in dueparti: al mattino lavoro nei campi e alpomeriggio incontri formativi. L’attivitànei campi si svolgeva presso la cooperativa“Valle del Marro”: iniziava al mattino pre-sto (sveglia alle sei) e consisteva nella

pelatura delle melanzane e nella rimozionedelle erbacce dai campi di peperoncino.Una volta rientrati, dopo una veloce edefficace rinfrescata, riprendevamo le forzecon un abbondante pasto e una breve sie-sta. Al pomeriggio incontravamo personecoinvolte nella lotta alla mafia, tra cui gior-nalisti, volontari e rappresentanti delle isti-tuzioni.Negli ultimi due giorni abbiamo visitatoun paesino tipico calabro e, per concludereil campo, ci siamo goduti una magnificaspiaggia tirrenica.L’esperienza è stata molto coinvolgente edabbiamo avuto la possibilità di sperimenta-re la forte presenza mafiosa infiltrata inogni attività, non solo in Calabria e nonsolo al sud.Le testimonianze ascoltate ci hanno ancheaiutato a capire che nella lotta al crimineorganizzato bisogna prima di tutto scon-figgere la mafia – cioè la mentalità mafio-sa – che può essere dentro ognuno di noi.

Alessio, Fabiana, Gino, Massimo, Simone

E!STATE LIBERI 2011E!STATE LIBERI 2011

Il 9 agosto, noi di terza superiore assiemeagli animatori Marco e Giulia siamo partitialla volta dell’Austria. Meta: Salisburgo.Il campo ha avuto inizio con la visita dellacittà. Subito ci è stato affidato un compitoparticolare: andare oltre la tradizionaleimmagine turistica della città per ricercare,tra le bellezze artistiche e monumentali,alcuni particolari tali da attirare la nostraattenzione; quindi siamo stati invitati adattribuir loro un nome nuovo che ci faces-se “appropriare” di queste parti diSalisburgo. Questo impegno ci ha fattosentire un po’ artisti e ci ha introdotto adun “lavoro” ben più arduo! Ci sono stateproposte 80 idee artistiche tra le quali cia-scuno di noi ha scelto quella da realizzarenel corso della giornata (ad esempio: fareun pasto monocromatico; dipingere il pro-prio corpo; dare un titolo alla nostra vita:dare un nome ai mattoni di un muro...).Vi chiederete: qual è stato il senso di questeattività? L’intento è stato di renderci piùresponsabili di fronte a ciò che ci circonda,più consapevoli che alcuni beni racchiudo-no e rappresentano vicende individuali ecomunitarie molto importanti (e che si chia-mano “beni” appunto per questo), più con-sci che la Storia arriva a noi tanto grazie alletestimonianze delle persone quanto attra-verso altri elementi concreti che possonorappresentarla, più coscienti che l’Arte puòinsegnare molto sul cammino dell’umanità.Infatti, nel corso della visita siamo staticolti dalla meraviglia e dallo stupore din-nanzi alla grandiosità delle costruzioni cheabbiamo visitato e toccato con le nostremani; non tanto per il rinomato valore arti-stico di queste, quanto per la consapevo-lezza che tali opere sono state realizzatecon estrema cura da un piccolo abitantedella Terra: l’uomo.Peccato che l’uomo, capace di realizzareopere sorprendenti, sia anche capace diabbandonare ogni valore morale e causaredistruzione!Questa è l’amara constatazione del secon-do giorno, quando abbiamo visto con inostri occhi quanto in basso è potuto cade-

re l’animo umano, arrivato persino a sfrut-tare, torturare e sterminare i propri simili:ci siamo recati in visita al campo di stermi-nio di Mauthausen, nei pressi di Linz.Questa realtà, che sembrava tanto distante

da noi, ci si è presentata in tutta la sua fred-dezza, drammaticità e ferocia: una vera epropria industria di morte. Aleggia ancoroggi un’aria di sofferenza e di dolore tra lemura di quel luogo: grida, spari, morte...Solo a immaginare le scene di quei tragicifatti ci sono venuti i brividi.La sera (era la notte di San Lorenzo) abbia-mo scelto di rimanere in piazza, di stesi sudei cuscini, ad ammirare e contem plare lavolta celeste in cerca di qualche stellacadente che potesse risollevare il nostrospirito ed in cerca, soprattutto, di unoSpirito cui affidare le nostre riflessioni e lenostre speranze. In quel momento, tra cantie risa, ci siamo accorti di aver condiviso uncampo speciale, che ci ha reso grupposempre più unito e affiatato.E Dio?Dio ha viaggiato con noi e ci ha parlato,più di quanto possiate immaginare, puressendo un compagno muto ed incorporeo.

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Tra meraviglia e orroreTra meraviglia e orroreMeditate che questo è stato:

Vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

Stando in casa,

Andando per via,

Coricandovi, alzandovi;

Ripetetele ai vostri figli.

Primo Levi,da Se questo è un uomo

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Quest’anno il Branco Rocce Brune si èdiretto a Sigilletto per sconfiggere lamaga Pigrì! Siamo partiti il 17 luglio edabbiamo trascorso una settimana gio-cando, camminando costruendo rifugiper difendersi dagli attacchi degli sca-gnozzi della maga e combattendo la suapigrizia. Ma non eravamo soli…abbia-mo incontrato quattro maghi che dove-vano presenziare ad un convegno inter-nazionale di magia per trovare la solu-zione alla pigrizia della maga. Ognimago aveva smarrito l’ingrediente checomponeva la pozione da usare contro laMaga Pigrì, così il branco li ha aiutati arecuperarli facendo proprie le qualità deimaghi (velocità, resistenza, forza menta-le e concentrazione).Una camminata a Casera Monte deiBuoi ha permesso al mago Gebreselasidi recuperare l’ingrediente della resi-stenza, la ginnastica mattutina presiedu-ta da Gonzales, il mago della velocità,ha reso il branco agile e scattante. ConNeuronix, il mago della forza mentale,abbiamo superato una paura comune atutti: raggiungere il mago facendo untratto di sentiero da soli, al buio. Svilup -pine, il mago della concentrazione, èstata rapita dalla maga per cui il brancounito, ha combattuto gli scagnozzi,mezzi uomini e mezzi capre, liberandocosì la maga e aggiungendo l’ultimoingrediente nella pentola della pozione.I maghi hanno fatto bere la pozione allamaga e questa si è risvegliata dalla pigri-zia, ci ha ringraziati e ci ha fatto bere ungoccio della sua pozione, dicendoci chel’effetto durerà in eterno. Figura importante durante tutto il campoè stata quella di San Paolo; con i raccon-ti dei suoi viaggi ogni membro del bran-co ha potuto immaginare il suo persona-le viaggio nel mondo, decidere cosa por-tarsi dietro, superare le proprie paure e

Branco Rocce BruneBranco Rocce Brune

valutarne la riuscita. Dopo queste avventure e belle esperien-ze il branco è pronto a ripartire e ad

affrontare le nuove avventure del prossi-mo anno!

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L’estate per il Reparto Don Pio Gabosquest’anno è stata un po’ diversa, senzail tradizionale profumo di campo, macon molte attività nella ridente cittadinadi Gemona, salvo alcune eccezioni(come le uscite di squadriglia).Abbiamo avuto l’onore di essere invitatia banchetti di elfi, nani, potenti ma ghi evalorosi guerrieri della terra di mezzo,abbiamo scalato i faticosi sentieri dellagoccia di Carnia per avventurarci nelfamoso Lago di Bordaglia; con tutta lanostra truppa di ragazzi abbiamo prova-to l’essenzialità e la condivisione in unaaffascinante cena elfica.Infine dopo aver appreso e messo allaprova nuove e strabilianti tecniche nellapoderosa fortezza del Fosso di Helm lesquadriglie sono partite verso nuove e

sconosciute destinazioni, dove cammi-nando sulla strada assieme hannodiscusso, verificando tutto l’anno, condi-videndo poi con il resto della comunità(il reparto), i risultati ottenuti, i problemiavuti e le soluzioni proposte.I ragazzi, anche se all’inizio un po’ ama-reggiati per il mancato campo estivo,sono stati molto contenti delle attivitàvissute al posto dei soliti 13 giorni dicampeggio stanziale.Sperando il prossimo anno di riuscire avivere un esperienza diversa e altrettantostimolante come queste, noi ci ridiamoappuntamento alla cerimonia dei pas-saggi per il nuovo anno scout.

La staff del Reparto:Andrea, Marzia, Daniele B., Daniele P.,

Daniele L., Gino, Sara e Daisy

Reparto Don Pio GabosReparto Don Pio Gabos

Il Digital Image Archive of Medieval Music èun’istituzione dell’Università di Oxford spe-cializzata nella ripresa fotografica e nell’ar-chiviazione digitale delle immagini di mano-scritti di musica medievale oggi esistenti intutto il mondo e tutt’oggi conserva le ripro-duzioni di tutte le fonti polifoniche anticheesistenti in Inghilterra e buona parte deiframmenti europei dal 1300 al 1450.L’obiettivo è quello di preservare la memoriadi creazioni musicali spesso esposte alladistruzione data la fragilità dei supporti sucui sono riportate e nel contempo di mettereon line le riproduzioni in modo che gli stu-diosi di tutto il mondo possano effettuare unostudio diretto su copie ad elevatissima defi-nizione, perfettamente riproducenti gli origi-nali. Ora anche tre brani musicali “gemonesi”sono entrati a far parte della ricchissima rac-colta specialistica: un ricercatore e una foto-grafa specializzata dell’Archive di Oxfordhanno infatti effettuato a fine maggio le ripre-sa di tre pezzi polifonici conservati nelle

pagine di uno dei codici miniati appartenential nostro duomo ed ora esposto in museo.I tre brani riguardano due Credo di autorianonimi e la composizione Gloria, laus et

honor del sacerdote musico e umanista PietroCapretto, pordenonese, per oltre un quaran-tennio (1451-1494) cappellano nella nostracittà. Dei due Credo uno, noto agli studiosi comeCredo cardineus, a due voci, è una vera raritàdato che se conoscono solamente altre duevarianti: una conservata a Cividale e l’altra aCo pena ghen.I tre brani sono stati scritti sulle carte di quat-tro quinterni aggiunti, ad opera dello stessopre’ Capretto, al Graduale terzo, uno deicodici duecenteschi del nostro duomo a lun -go ritenuto erroneamente dono del beatopatriarca Bertrando di Saint Ge niès. E ladedica del grande patriarca – alla “sua”chiesa di Santa Maria della pieve di Gemona– sarebbe un falso di molto posteriore. Comunque sia, ora il terzetto di testi musicaliè approdato all’archivio oxoniano, a disposi-zione di quanti, da ogni parte del mondo,vorranno approfondire su di essi o per lorotramite le loro conoscenze musicali.

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L’ATTENZIONE DEL PRESTIGIOSO ISTITUTO PER I NOSTRI CODICI MUSICALI

A Oxford tre composizioni polifoniche “gemonesi”A Oxford tre composizioni polifoniche “gemonesi”

Dando la notizia della scomparsa del con-cittadino don Pietro Pittini, già parroco diSilvella, ricordavamo sull’ultima VoceAmica che la famiglia Pittini aveva datoaltri sacerdoti alla Chiesa friulana e traquesti citavamo don Luigi, di cui donPietro era nipote. Avevamo appena saputo,infatti, che a Pampaluna di Porpetto s’erasvolta una commemorazione di don Luigi,là parroco dal 1936 agli anni 80, e ci era-vamo impegnati a dar notizie più dettaglia-te sull’impegno civile del sacerdote gemo-nese che negli anni 1944-45 aveva piùvolte difeso i parrocchiani dalle minacce edalle condanne nazifasciste.Ora, grazie alle segnalazioni della sezionedi Gemona-Venzone dell’A.N.P.I., allacollaborazione della signora Petris dellaBiblioteca di Porpetto e a uno spogliodelle cronache locali, siamo in grado didire qualcosa di più in merito alla comme-morazione.L’iniziativa è stata del Comitato per la vitadel Friuli rurale che ha voluto così ricorda-re i contadini per seguitati dal potere nazi-fascista per aver dato appoggio alle forma-zioni partigiane della Bassa Diavoli Rossie don Luigi Pittini che a più ri prese protes-se i suoi parrocchiani anche mettendo a re -pentaglio la propria vita.

Certamente l’atto più clamoroso accaddenel gennaio 1945 quando, come dicono lecronache, una malfamata squadra nazifa-scista aveva già condannato alla fucilazio-ne diversi uomini di Pampaluna accusati dicomplicità con i partigiani e si accingeva afucilarli davanti alla chiesa di SanGirolamo.Don Luigi, accorso, s’era frapposto al plo-tone d’esecuzione offrendo la sua vita alposto di quella dei condannati, ottenedocon il proprio gesto coraggioso un inspera-to atto di clemenza.La commemorazione, avvenuta il 19 giu-gno scorso, s’è svolta proprio sulla scenadi quella drammatica giornata: dopo lamessa, celebrata nella chiesa di SanGirolamo dal parroco don Ercole Colautto,

il referente del Comitato per la vita delFriuli rurale, Aldevis Tibaldi, ha ricordatoquei tempi terribili celebrando i contadinidi Pampaluna e di Corgnolo e, soprattutto,esaltando la figura di don Luigi Pittini.«I fatti, sfuggiti alla storiografia ufficiale,– ha affermato l’oratore – si riferiscono inparticolare alla lotta di liberazione, quandola zona fu teatro delle gesta di alcune fra lecompagini partigiane più attive nellaBassa friulana e al tempo stesso fu oggettodelle continue vessazioni della famigeratasquadra di torturatori nazifascisti che agi-vano al comando del capitano Ruggero.A più riprese il gemonese don Luigi Pittiniriuscì a salvare i suoi parrocchiani a ri -schio di cadere egli stesso vittima di quellabarbarie».Oltre ad alcuni testimoni diretti degli avve-nimenti e a un folto pubblico, alla cerimo-nia, culminata con la benedizione di unatarga “a imperitura memoria”, erano pre-senti anche la nipote di don Luigi, IolandaPittini Dal Cozzo, accompagnata dal figlioGianfranco, e Lodovico Copetti e LorenzoLondero in rappresentanza della sezione diGemona-Venzone dell’A.N.P.I.

Nella foto, gentilmente concessa dal Comune di Por -petto, la targa che ricorda i fatti del gennaio 1945.

Graduale III, Credo cardineus a due voci (c.295v, voce 1).

Una targa in memoria di don Luigi Pittini Una targa in memoria di don Luigi Pittini

Al Museo un reliquiario da Osoppo

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Sandra Rizzi Patatn. 26.11.1944 m. 20.07.2011

Fiorina Cracogna Copettin. 31.12.1929 m. 04.02.2010

Mauro Gubianin. 08.02.1960 m. 10.08.2011

Rosita Rumiz ved. Pittinin. 30.08.1935 m. 14.09.2011

Anagrafe parrocchialeBATTESIMI

20 Vittorio Diego di Pierfabio e RoncastriChiara, n. il 5.1.11 batt. il 26.6.11

21 Barra Luca di Salvatore e Ricco Delphine,n. il 9.2.11 batt. il 16.7.11

22 Amann Diego di Stefano e ForgiariniAnnalisa, n. il 14.9.10 batt. il 17.7.11

23 Guerra Giacomo di Luca e GimmillaroAlessia, n. il 14.3.11 batt. il 17.7.11

24 Venturini Alice di Paolo e Barbara, n. il10.12.10 batt. il 17.7.11

25 Barile Carlo di Marco e Lapanja Rita, n.l’25.5.11 batt. il 15.8.11

26 Delli Carri Vincenzo di Gerardo e FavaroElena, n. il 2.6.11 batt. il 15.8.11

27 Marmai Lorenzo di Michele e SansoneFrancesca, n. l’1.12.10 batt. il 15.8.11

MATRIMONI

7 Puppis Gabriele – Favi Francesca, spo-sati in Duomo il 18.6.11

8 Sandruvi Andrea – Calligaro Elisa, spo-sati in Duomo il 16.7.11

9 Gubiani Marco – Tuzzi Emanuela, spo-sati in Duomo il 6.8.11

10 Armellini Fabrizio – Forgiarini Erica,sposati in Duomo il 27.8.11

DEFUNTI

47 Forgiarini Leonardo di anni 85 il 27.5.1148 Conte suor Teodosia di anni 85 il 29.5.1149 Elia Gino di anni 98 il 7.6.1150 Simonetti Lucia di anni 90 il 20.6.1151 Forgiarini Emma ved. Della Marina di

anni 90 il 23.6.1152 Pascolo Domenica ved. Copetti di anni

72 Floreani Lino di anni 84 il 31.8.1173 Londero Giacomo di anni 87 il 5.9.1174 Lepore Onorio di anni 70 il 6.9.1175 Forgiarini Rosalia ved. Marchetti di anni

92 il 11.9.1176 Osti Giuseppe di anni 85 il 14.9.1177 Rumiz Rosita ved. Pittini di anni 76 il

14.9.1178 Lepore Bruna Londero di anni 61 il 20.9.11

88 il 27.6.1153 Candusso Giulia di anni 44 il 7.7.1154 Gherardi Niccola di anni 78 il 7.7.1155 Dapit Silva Esci di anni 58 l’11.7.1156 Panozzo Marinella Contessi di anni 37 il

15.7.1157 Casani Giobatta di anni 90 il 16.7.11

58 Rizzi Sandra Patat di anni 66 il 20.7.1159 Mardero Giuditta ved. Rizzi di anni 84 il

24.7.1160 Gargnelutti Giuditta ved. Cargnelutti di

anni 88 il 26.7.1161 Marchetti Anastasia ved. Ferrarese di

anni 99 il 26.7.1162 Forgiarini Ermando di anni 86 il 2.8.1163 Piussi Angela ved. Gurisatti di anni 73 il

6.8.1164 Agostinis Celestino di anni 71 il 7.8.1165 Gubiani Mauro di anni 51 il 10.8.1166 Pauluzzi Luigi di anni 94 l’11.8.1167 Gentilini Olivo di anni 66 il 16.8.1168 Cargnelutti Marco di anni 83 il 16.8.1169 Goi Armida Pascolo di anni 64 il 20.8.1170 Baldassi Vilma ved. Goi di anni 83 il 20.8.1171 Aviano Ida Venturini di anni 99 il 24.8.11

Al Museo un reliquiario da Osoppo«Sul finire del 1917, dopo l’invasioneaustroungarica seguita alla disfatta diCaporetto, un militare austriaco, che inquel peri odo frequentava la nostra casa,aveva dato in custodia a mio nonnoGiuseppe Andre ussi un reliquiario contante minuscole reliquie, dicendogli chesarebbe ritornato a prelevarlo. Ma il sol-dato non ritornò mai e il reliquiario rima-se in casa del nonno fino alla sua morte edoltre ed ora, ritrovato tra le cose di fami-glia, mia sorella ed io desideriamo chevenga collocato in un luogo appropriato edegno del rispetto che merita un oggettoreligioso».Questi i fatti raccontati dalla signoraNives Buiatti di Osoppo ai coniugi Ga bri -ella e Mino Biasoni che hanno su bito fattoesaminare l’oggetto a mon si gnorGiancarlo Menis, esperto d’arte sacra egià direttore del Museo Diocesano eGallerie del Tiepolo di Udine.L’oggetto è formato da una base di tela diseta montata su una tavoletta, decorata

con cordoncini e treccioline di fili di setapolicromi e perline vitree, diligentementedisposti, tra cui si organizzano due serie diasole contenenti minuscoli frammenti dimateriali diversi, per lo più ossei. Le reliquie sono incollate su piccoli ritaglidi carta ciascuno recante un numero che,riportato nel l’elenco posteriore e vidimatoda un sigillo episcopale in ceralacca, neindica la provenienza. E così veniamo asapere che la parte centrale del reliquiario,racchiusa da eleganti volute, contiene lereliquie che riguardano direttamentenostro Signore: vi si trovano infatti fram-menti del legno della croce, schegge divari oggetti e luoghi della passione... men-tre le altre cento e più frammenti sonoreliquie di altrettanti santi. Secondo monsignor Menis il reliquiariopotrebbe risalire al XVII secolo e potreb-be essere di manifattura tedesca. Lo stu-dioso ha quindi consigliato di conservareil manufatto in un museo d’arte sacra, atestimonianza di una particolare forma

devozionale un tempo molto diffusa e diun originale gusto decorativo.Così, poiché è trascorso quasi un secolodal 1917 e sarà difficile che qualcunotorni a riprendersi il reliquiario, Gabriellae Mi no Biasoni hanno suggerito allasignora Nives e alla sorella di do nar lo alnostro Museo della Pieve, quale istituzio-ne rappresentativa del territorio, dove saràesposto non appena restaurato.

Sul finire delle vacanze, il gruppo deiministranti del duomo si è recato in gita aRavenna ed in alcune località vicine.Siamo partiti lunedì 5 settembre di buonmattino, un po’ assonnati ma entusiasti perla nuova avventura che avremmo trascorsoassieme. A Ravenna ci attendeva il grandepatrimonio artistico costituito soprattuttodalle basiliche che ci sono state illustrateda Alberto, nostra guida culturale e spiri-tuale! Le sue spiegazioni sono state sem-pre chiare e noi non ci siamo persi nem-meno una parola.Nel pomeriggio, stanchi ed affamati, cisiamo sistemati a Bagnaca vallo, luogo delnostro pernottamento in un antico monaste-ro trasformato in ostello per turisti: le nostrecamere erano le antiche stanze dei monaci.Poi c’era il cortile interno, le decorazionioriginali, la cappella, gli affreschi… l’atmo-sfera era davvero particolare!Il giorno dopo, felici di unire l’utile al dilet-tevole, ci siamo recati al parco divertimentidi Mirabilandia, famoso per le sue giostrespericolate. Qui tutti si sono scatenati, daipiù grandi ai più piccoli, soprattutto nei per-corsi dove ci si bagnava tanto. Questo gior-

no è stato, ovviamente, il più spassoso!Il terzo giorno è arrivato troppo in fretta:come da programma abbiamo visitatoSan Marino con i suoi monumenti, le suebotteghe tipiche, le belle e caratteristicherocche…In seguito, dopo il pranzo, ci siamo trasferitinel borgo medievale di San Leo, nelleMarche. Seppur piccolo, il paese è davverograzioso; of fre scorci panoramici ed architet-

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DALLA CITTÀ DEI MOSAICI A MIRABILANDIA, SAN MARINO, SAN LEO, FERRARA E INFINE PADOVA

A Ravenna e dintorni tutti i ministranti

L’otto giugno scorso, la nostra parroc-chia ha ospitato lo spettacolo DalMiedi, presentato dalla compagnia tea-trale I Pignots di Artegna.Non è la prima volta che questo grup popresenta le proprie pieces a Gemona (liabbiamo già am mirati al Glemo e nelleborgate) e soprattutto non è la primavolta che esso dona il ricavato delle sueesibizioni alla nostra Comunità (nel-l’occasione specificamente alla casa diForni).Cosa spinge – vi chiederete – questacompagnia, che si dedica al teatro inmarilenghe da più di 20 anni e che haottenuto riconoscimenti no te voli, a so -stenerci con tanto impegno e costanza?Lo abbiamo chiesto ad Anna Maria DeMonte, autrice delle opere, attrice eportavoce del gruppo. Ecco la suarisposta, in puro friulano pignot:«Questa comitiva non si limita a ricor-dare i va lori del Friuli di un tempo: livive. E quando ritiene che valga lapena di appoggiare un progetto, loappoggia sul serio!»Ecco, dunque, spiegato il perché in

ogni loro rappresentazione si assaporala saggezza di chi ha esperienza, latenacia di chi vuole portare a termine ilproprio dovere… ecco perché sul pal-coscenico essi presentano la semplicitàdel quotidiano, l’autenticità dei senti-menti e soprattutto la solidità dellafede. Raccontare il passato per far fron-te al presente non è dote di tutti, ancorpiù quando ciò avviene attraverso lacomicità.Grande merito, dunque, ai Pignots perle sane risate che ci hanno suscitato e leconsiderazioni intelligenti che ci hannosuggerito.E rivolgendoci direttamente ai Pignotsdiciamo: «Grazie per la vostra collabo-razione e per la vostra generosità; gra-zie per aver compreso la complicatasituazione che vivevamo a sole tre setti-mane dalla scomparsa di monsignorGastone. Forse non riusciremo a egua-gliarlo in accoglienza e gratitudine, mapossiamo assicurarvi che, ogni voltache vi sarete a Gemona, i posti a teatronon basteranno».

mb

tonici mol to belli, come la pieve romanica ela torre campanaria del X secolo.Con la compagnia giusta ci si divertetanto, ma il tempo passa veloce ed ilmomento di ripartire verso casa è arrivatosenza che ce ne rendessimo conto.Durante il tragitto, siamo riusciti a fermar-ci per una breve sosta a Ferrara ed una aPadova, per visitare la Basilica diS.Antonio. Alcuni di noi non c’erano maistati e sono rimasti meravigliati davantialle reliquie del Santo, tanto caro allanostra comunità.Giunti a Gemona, c’erano ad attenderci inostri genitori, che poi per giornate interehanno ascoltato il racconto minuzioso diquesta esperienza. Sicuramente hannonotato che siamo tornati contenti e prontiper il nuovo anno di servizio come chieri-chetti. La gita è stata divertente e interessante, diquesto dobbiamo ringraziare i nostriaccompagnatori: Alberto, Ruben,Antonietta e nonna Franca, che ci hannosopportati e guidati in questa magnificaavventura. Ovviamente ringraziamo tuttala comunità parrocchiale: senza il supportooffertoci difficilmente saremmo riusciti arealizzare questo bellissimo viaggio... Ungrazie particolareva poi alla ditta Gia co mi -ni Frutta e Verdura, sempre molto vicina epronta a sostenere i chierichetti.Ricordiamo a tutti che il servizio in duomocontinua e vi assicuriamo che servire nelnostro piccolo il Signore, da vicino, dandouna mano a chi celebra la S.Messa, èmolto entusiasmante e permette di capiremeglio l’importanza del rito e dei segnidell’Eucarestia.Aspettiamo, dunque, nuove presenze perincrementare ancora l’affollamento delpresbiterio!

H

A Ravenna e dintorni tutti i ministranti

Un grazie a I Pignots di ArtegnaUn grazie a I Pignots di Artegna

nifesti sopra tutto in chi si è impegnataa vivere come Francescana Missionariadel Sacro Cuore: chiamate a rinnovarcinella fede, risalendo, in povertà di spi-rito, alla sorgente dell’A more, pene-trando più intimamente nel Cuore tra-fitto di Gesù... percorrendo la sua stes-sa via.“Alto e glorioso Dio, illumina il cuoremio…” canta, in armoniosa sintonia, lacorale, affacciandosi, sulle ali dellamusica, alle soglie del Divino che si faPresenza viva sull’altare, per donarsiancora, nell’Eucarestia.“Cuore di Cristo, vittima d’Amore,fonte di vita e di consolazione, dolcez-za di tutti i Santi”… sono sentimenti diintensa preghiera, di lode solenne, distupore e di commozione che il pensie-ro della Bontà infinita di Dio suscitanel cuore, e che si possono intuire nelladevota partecipazione della numerosaassemblea.L’orazione dopo la Comunione sinte-tizza, con una semplicità disarmante, ilprofondo significato della celebrazioneche abbiamo vissuto insieme e ci pro -ietta di nuovo verso la vita, verso lamissione: “Questo Sacramento del tuoamore, o Padre, ci attiri verso il Cristo,Tuo Figlio, perché, animati dalla stessacarità, sappiamo riconoscerlo nei nostrifratelli”…Al momento intenso del rito di Comu -nione seguono alcune espressioni difraternità e di gratitudine: prende laparola il Sindaco di Gemona, PaoloUrbani, per farsi interprete dell’apprez-zamento e della gratitudine di tutta lacittadinanza per il nostro essere presen-ti ed operose in Gemona da 150 anni:«A ricordo di questa giornata vogliodonarvi di vero cuore il tallero dellanostra città che da sempre rappresentaun segno di fratellanza e di comunionetra l’autorità civile ed ecclesiale»…Suor Emmapia, la Superiora generale,riceve commossa questo simbolo cosìsignificativo… E la commozione si rin-

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NE/UDOO19/2010

Gentile Famiglia33013 Gemona del Friuli

A Gemona da ogni parte del mondoA Gemona da ogni parte del mondo(segue da pagina 3)Presiede l’Arcivescovo di Udine, mon-signor Andrea Bruno Mazzoccato; loaffiancano i due Arcivescovi emeritiche sono ancora presenti nella nostraArcidiocesi, monsignor Alfredo Battistie monsignor Pietro Brollo, cui si uni-scono altri 60 sacerdoti concelebranti.La cerimonia inizia, solenne e devota,incentrata sul tema dell’Amore diCristo, Amore infinito che redime e sidona… che insegna a donare e a donar-si. L’Arcivescovo dà inizio alla suaispirata omelia con la frase che l’evan-gelista Giovanni mutua dal profetaZaccaria, per commentare il colpo dilancia che aveva trafitto il Cuore diGesù Crocifisso: VOLGERANNO LOSGUARDO A COLUI CHE HANNOTRAFITTO.«La direzione verso cui orientarsi perdivenire discepoli veri di Gesù è guarda-re al suo Cuore trafitto». «Da cuore acuore – dice l’Arcivescovo – dal SacroCuore di Gesù al cuore del discepolo,passa lo Spirito Santo, con tutta lapotenza e la fantasia che ha la carità diDio, e che Gesù riversa nei nostri cuo ri».È questo il prodigio che il Signore hafatto per noi, il prodigio che continua afare e che appare come “una meravigliaai nostri occhi”: il dono del suo Amore,del suo Cuore trafitto perché il suoAmore viva in noi, in tutti noi, e si ma -

nova quando don Federico, a nomedella comunità parrocchiale, le offreuna copia della croce dell’VIII secoloche è incastonata sulla facciata delDuomo dicendole: «Così siete voi, ungioiello prezioso incastonato nellacomunità di Gemona!».E la benedizione solenne dell’Arcive -scovo ci orienta di nuovo verso il cam-mino, accompagnati dal canto JubilateDeo omnis terra, laudate Eum omnesgentes, laudate Dominum nostrum…Grazie, Gemona; grazie a tutti coloroche hanno condiviso con noi, SuoreFrancescane Missionarie del SacroCuore, questi momenti di grazia.Riprendiamo il cammino, sulle vie diGemona e del mondo, animati dallacarità del Cuore di Cristo, quel Gesùche potremo scoprire ovunque, nelvolto dei fratelli che ci vivono accantoed hanno bisogno di amore.

Le Suore FrancescaneMissionarie del Sacro Cuore

Periodico trimestrale della Parrocchia di S. Maria Assunta - 33013 Gemonadel Friuli, via G. Bini, 33 - Autorizz. Tribunale di Tolmezzo n. 163 del4.4.2006 - Direttore resp. Mauro Vale - Stampa Tipografia Rosso, Gemona