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Ognissanti INVERNO 2017 Libretto pastorale/Numero Dodici della Parrocchia di Ognissanti - Novembre 2017.

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O g n i s s a n t i INVERNO 2017

Libretto pastorale/Num

ero Dodici della Parrocchia di O

gnissanti - N

ovembre 2017.

cordiale, la tua ansia carica di affetto vero per tutti.Ci mancherà la tua presenza al Mattarello che cominciava a riempirsi di ragazzi e d’iniziative rimaste in abbozzo.Ci mancheranno le tue messe che cercavi di ren-dere dinamiche e appaganti anche per i palati più esigenti.Come dimenticare un prete simpatico e unico come te?O le tue belle prediche, esposte con sentimento, grazie alla tua splendida voce chiara e la bel-la erre chiampese che non si può scordare … omelie sentite e pensate, sempre più efficaci e legate alla realtà.Ciao don Andrea, amico dei celiaci (“i celiaci da me!”), ciao Don Andrea, con la chitarra a tracolla so-pra il camice, come Bob Dylan sul suo poncho;

ciao don Andrea dalle lunghe maniche … che non vogliono star su, neanche a legarle,ciao don Andrea che saltelli sui talloni mai fer-mi, quasi fossi sulle braci del presbiterio;ciao don Andrea che consacri pane e vino con lunga spinta in avanti, come a offrirli anche a chi sta in fondo al duomo, elevandoli, poi, in alto, con il desiderio di portarli ancora più su;ciao amico sincero, uomo spontaneo che rico-nosce i suoi difetti e scivola spesso dal forbito italiano al più semplice ed efficace dialetto …Che il Signore che hai fatto trasparire tra noi, ti accompagni e faccia altri miracoli nella tua nuova Unità Pastorale, in quel di Dueville.Noi ti accompagneremo con l’affetto e la pre-ghiera e conserveremo in cuore ogni bellezza che hai condiviso con noi.

Giuseppe Corato

Tutti speravano che fosse rimasto con noi al-meno un altro paio d’anni, il giovane e brillante don Andrea Bruttomesso, ma purtroppo il ve-scovo l’aveva adocchiato e prenotato prima an-cora che diventasse prete, vedendolo tirocinante nella nostra “Ognissanti”.E così te ne sei andato, caro don Andrea! Come tutti i ministri del Signore, che non devono cre-arsi alcuno jus soli, né affezionarsi ad alcun po-sto, “servi inutili”, come diceva Gesù. Te ne sei andato con un bel po’ di esperienza e

con tanti ricordi nel cuore, forse tra gente meno complicata e più fiduciosa nella provvida com-pagnia dello Spirito. Ti auguriamo di incontrare tante persone che ti accolgano, felici di veder realizzate le loro in-consce speranze, e ti accompagniamo con la preghiera e l’affetto che ci lega a te che rimani nel nostro cuore con tutti i tuoi insegnamenti e con l’esempio di un giovane consacrato, convin-to del suo credo ed entusiasta delle sue scelte.Ci mancheranno i tuoi incontri, la tua faccia

DON ANDREA … VA

CHI VIENE E CHI VA

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Per tutti (o quasi) sono “quello novo”, “quello al posto di don Andrea”…Sono don Davide, ho 28 anni e provengo da Marano Vicentino (come don Franco Romere, che è stato vostro parroco). Sono diventato prete lo scorso 3 giugno, assie-me ad altri tre miei compagni; prima di arrivare nell’Unità Pastorale di “Arzignano centro” ho vissuto per cinque anni a Malo, nel periodo del “tirocinio pastorale” (e a Malo c’è don Giuseppe Tassoni, arzignanese “doc”).

Prima di iniziare il Seminario ho fatto il Liceo Classico a Schio e ho pure lavorato per alcuni mesi, prima di scegliere di iniziare l’avventura per diventare prete.Sono arrivato in canonica ad Ognissanti il 18 settembre scorso; so bene che avrò bisogno di tempo per conoscere ciascuno di voi e per ini-ziare a costruire delle relazioni.Ringrazio molto don Mariano, don Gigi e don Edoardo per l’accoglienza e la fraternità che si sta formando in canonica. Sono certo che avere

un clima positivo e familiare in canonica per-metta e me e agli altri preti di impegnarsi an-cora più generosamente e con determinazione nelle varie e numerose attività della nostra Uni-tà Pastorale.Desidero iniziare il mio servizio di prete in questa Unità Pastorale cercando per prima cosa di conoscervi, come ho già detto, perché sono certo che questo mi aiuterà anche a sentirmi di più “a casa”, sapendo che ci sono tante persone che, come me, cercano di fare il possibile per

seguire Gesù e annunciarlo agli altri.Vi ringrazio già da ora per l’affetto e “l’anticipo di simpatia” che avete manifestato nei miei con-fronti e… spero abbiate pazienza se non ricordo i vostri nomi!

Don Davide

DON DAVIDE SI PRESENTA

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L’ UNITA’ PASTORALE DI ARZIGNANO

CENTRO FA POKERSolo un anno fa inauguravamo a Villaggio Giardino una nuova forma di aggregazione tra parrocchie, voluta dal Vescovo anche per sop-perire alla carenza di clero nella nostra Diocesi, e non solo. Nate in sordina nei primi anni del 3° millennio, le Unità Pastorali iniziarono a mol-tiplicarsi fino all’avvicendamento, nell’autunno 2016, di quasi 150 preti. La nostra parrocchia di Ognissanti fu inseri-ta, allora, in un’Unità chiamata “ARZIGNANO CENTRO” che comprendeva, oltre ad essa, le comunità di Castello e di San Giovanni Batti-sta al Villaggio Giardino.Nell’ottobre 2017, con la partenza di don Giam-paolo Merlo, giunto al 75° anno d’età, – quella prevista dal Diritto che invita i preti a lasciare ad altri più giovani, la gestione amministrativa della parrocchia, – alle tre, ormai felicemente unite, si è aggiunta la Comunità di San Zenone,

portando a quattro le parrocchie che avranno tutte il prezioso servizio di cinque preti resi-denti insieme nella canonica di via Cavour: don Mariano Lovato e don Luigi Fontana, parroci in solido; don Davide Zanoni, cappellano- vi-cario parrocchiale; don Edoardo Dalla Riva collaboratore pastorale; don Adriano Salva-ro, nuovo cappellano dell’ospedale, coadiutore pure lui, nell’Unità Pastorale.Ad accogliere la nuova parrocchia di San Zeno-ne nell’U. P. “Arzignano Centro”, c’era grande affluenza di popolo fedele, la sera di sabato 7 ottobre, nel piazzale della bella chiesa che do-mina la città dai suoi 300 metri (o giù di lì). Oltre alle autorità civili c’erano rappresentanti di ognuna delle altre tre comunità e a presiede-re l’affidamento c’era il Delegato alla Pastorale Diocesana, monsignor Flavio Marchesini, che con voce pacata – per effetto della solita costi-

pazione autunnale, più che per la commozione (che si vedeva, comunque) – investì di un nuovo servizio, a nome del vescovo Beniamino, don Mariano, moderatore e don Gigi parroco assie-me a lui.Gli applausi convinti, a più riprese, conferma-vano sicuramente la gioia dei parrocchiani di San Zeno di non essere rimasti soli, e la cor-dialità dei presbiteri, sorridenti e bendisposti, contagiò tutti.Il G.A.R. (Gruppo Attività Ricreative), sempre splendido, accoglieva tutti, dopo la messa, nel salone parrocchiale, con la sua proverbiale ab-bondanza di cibo e bevande, dai deliziosi pani-ni, fino agli ottimi dolci, amabilmente preparati da generose signore del luogo.E per finire in bellezza, un altro ritorno in chie-sa per il concerto di musica del gruppo “En-

semble Mediterraneo”, già conosciuto l’anno precedente al Teatro Mattarello, che ha voluto così non far torto alla nuova nata. Un’ora di ori-ginali pezzi, in parte composti da loro, altri di grandi autori americani come Bill Evans, magi-stralmente eseguiti dal nostro sassofonista Gigi Sella, con Tony Granata al violino, Bruno Fon-tanella alla chitarra e altri amici ai vari ottoni.Il grazie davvero grande dei nostri preti, in pri-ma fila, stanchi ma felici, ha concluso un’inau-gurazione che prelude a tanti giorni di Grazia. Con la speranza che lo Spirito soffi forte sulla destra Chiampo, oltre che sulle altre tre parroc-chie che vedranno i preti, forse più sereni nel loro servizio attento e maggiormente specializ-zato nei settori più consoni a ognuno. E senza che nessuna delle comunità si senta … minore delle altre.

Giuseppe Corato- 7 -- 6 -

Da più di un mese chi sale da via Cavour vede troneggiare sul tetto della canonica del Duomo una grande impalcatura. Sono iniziati i lavori per il rifacimento del tetto della canonica. Nel 1955 alla morte di monsignor Rizzetti, in attesa dell’ingresso del nuovo arciprete, Don Giovan-ni Battaglia fece sistemare un po’ le stanze per l’accoglienza del nuovo parroco provvedendo per il riscaldamento a termosifoni e il bagno nelle camere del parroco e dei cappellani. In quell’occasione è stato rifatto il tetto togliendo le travi in legno e mettendo una copertura in cemento. L’altra parte quella sovrastante la cap-

pellina è rimasta ancora con le capriate in legno dell’originaria costruzione della villa. Tre anni fa il precedente consiglio per gli affari economici aveva provveduto a un progetto per il restauro generale della canonica pensando già allora come prospettiva futura che questa sareb-be potuta diventare l’abitazione dei preti dell’in-tera città di Arzignano. Non avendo possibilità economiche particolari il nuovo consiglio per gli affari economici, in accordo con la curia diocesana, ha provveduto ad uno stralcio dei lavori per restaurare almeno il tetto portando al risanamento in generale e

alla installazione dell’isolamento termico. Come da fotografie allegate alla relazione tecni-ca dell’ingegnere, la situazione si è rivelata dav-vero catastrofica perché le travi delle capriate sono bisognose di un risanamento radicale. Ma a buon vedere ora si rende davvero necessario il completamento dei lavori di ristrutturazione della canonica. Infatti c’è una grande dispersio-ne di energia perché l’impianto di riscaldamento risale al 1955. In quelli anni, c’erano altri con-cetti di riscaldamento e di isolamento termico per cui ora è necessario rifare l’intero impianto, (c’è una dispersione enorme di calore perché le tubature non sono state isolate) e cambiare gli infissi perché nessuno è a doppio vetro. Inoltre si può riordinare anche l’utilizzo de-gli ambienti per rendere il piano terra a servi-zio dell’accoglienza e dell’ufficio parrocchiale

mentre il primo piano potrà essere adibito a zona giorno per i preti e zona notte compreso il secondo piano. Riordinata così la canonica potrebbe davvero diventare nella sua semplicità e ristrettezza di spazi una abitazione dignitosa per un gruppo di almeno quattro preti più la possibilità di ospitare uno o due persone anche temporaneamente. Se sulle idee e sui progetti siamo tutti perfetta-mente d’accordo rimane il problema grosso che è quello del finanziamento dei lavori. La dio-cesi sta cercando di trovare i modi per venirci incontro con qualche contributo però la spesa è evidentemente molto significativa: sorpassa il mezzo milione di euro. È vero che possiamo ricorrere con un appello ai nostri parrocchiani che, sono convinto, con generosità sapranno - secondo le loro possibilità

LAVORI IN CANONICA

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- rendersi partecipi per far sì che l’unità pasto-rale della città di Arzignano-Centro possa avere quanto prima una dimora per i sacerdoti e per gli uffici della parrocchia. Penso che sarà importante rendere partecipi di questo finanziamento anche le aziende di Arzi-gnano perché abbiamo bisogno di grossi finan-ziamenti. Leggevo nei giorni scorsi San Paolo quando si rivolgeva a Timoteo con le parole: “A quelli che sono ricchi in questo mondo ordina di non esse-re orgogliosi, di non porre la speranza nell’in-stabilità delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci

dà con abbondanza perché possiamo goderne. Facciano del bene, si arricchiscano di opere buone, siano pronti a dare e a condividere: così si metteranno da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.” (1Tim 6,16-19).Mi rivolgo quindi agli industriali che hanno la possibilità di investire in modo significativo per la comunità di Arzignano, e, per chi è creden-te, di esprimere anche fiducia nella provvidenza che non farà certo mancare la sua presenza.

Don Mariano Lovato

Nella necessaria ristrutturazione della canonica il progetto di ristrutturazione contempla anche interventi necessari, per non dire urgenti nella parte soprastante la cappellina. A tale scopo è stata fatta una perizia dall’ing. Marco Dal Cor-tivo per verificare lo stato di conservazione e la staticità delle capriate lignee della copertura della capellina della Parrocchia di Ognissanti in Arzignano.“La struttura delle capriate risulta deformata, tanto da permettere al monaco di appoggiarsi sulla catena. Tale situazione ha alterato lo sche-ma statico originario, facendo funzionare l’ele-mento catena non più a trazione (per il quale era dimensionato), bensì a flessione (con rischio di collasso strutturale)

Deformazione eccessiva con monaco e cate-na a contatto

Le teste delle capriate presentano fenomeni di avanzata e grave marcescenza, probabilmente

dovuti ad infiltrazioni d’acqua che negli anni hanno deteriorato lo stato conservativo delle es-senze lignee. Tale problematica ha senza dubbio ridotto le caratteristiche meccaniche del mate-riale contribuendo a deformare l’intera struttu-ra.

Avanzata marcescenza delle teste delle capriate

Alcuni elementi lignei delle capriate presenta-no diffuse fessurazioni e presenza di corrosio-ne da tarli che di fatto hanno ridotto negli anni le sezioni resistenti delle strutture

Fessurazione e corrosione da tarli

Alcuni elementi del sistema saetta-monaco ri-sultano di sezione esigua (sottodimensionata) rispetto alle dimensioni delle capriate.

Ridotta sezione resistente del sistema saet-ta-monaco

Alla luce di quanto rilevato si segnala che l’at-tuale situazione delle capriate è precaria sotto il profilo strutturale e conservativo. Il mante-nimento di tali strutture potrebbe causare nel tempo il collasso della copertura e quindi serve un intervento di consolidamento delle capriate lignee.”

Ing. Marco Dal Cortivo

MA SERVONO INTERVENTI URGENTI, DI MESSA IN SICUREZZA,

ANCHE NELLA SEZIONE SOPRA LA CAPPELLINA...

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a pregare e dove in seguito è stata costruita una cappellina. A Roccaporena si trova anche il santuario di San Montano, del tredicesimo secolo, dove Santa Rita ricevette i sacramenti e dove si sposò.Il nostro viaggio prosegue con la visita di Norcia, città d’arte gravemente colpita dal terremoto dell’anno scorso. Già prima di entrare nella città, le mura di cinta appaiono gravemente danneggiate La basilica di San Benedetto e la basilica di Santa Maria Argentea non ci sono più, rimangono le due facciate quasi a voler testimoniare che lì si ergevano due importanti testimonianze del culto cattolico di Norcia. Ma ciò che colpisce maggiormente è la desolazione e la tristezza che si respirano camminando per le vie dove ai lati sono accatastate le macerie e dove la gente ha abbandonato tutto ed è fuggita, colpita da un evento così improvviso e devastante. E subito

ho fatto il paragone con le vite di ognuno di noi: molto spesso siamo colpiti da eventi della vita imprevedibili e che devastano il nostro cuore e la nostra personalità e il desiderio che nasce in noi è quello di lasciare tutto… Dove trovare la forza per ricominciare e per fare rinascere la speranza se non dall’amicizia delle persone e dalla solidarietà? In lontananza, sotto la città di Norcia, scorgiamo le casette prefabbricate per le famiglie che dovranno provare a ricostruire la loro quotidianità al di fuori delle loro case.E poi Greccio e la presenza quasi palpabile di San Francesco e del suo abbandono al Signore: sorge su di un colle della val Reatina, circondato da boschi di querce. Il monastero ospitò più volte il Santo e all’interno si può visitare la roccia dove Francesco appoggiava il capo per riposare. Una stupenda mostra di presepi sovrasta la chiesa di Santa Maria. A Greccio, nel presepe voluto da San Francesco, il Bambino nasce realmente,

Anche quest’anno ho partecipato alla gita-pellegrinaggio nei luoghi della spiritualità francescana, organizzata da Don Mariano per i parrocchiani della nostra Unità pastorale. In un gruppo di una trentina di persone abbiamo percorso un itinerario sulle orme della cultura, dell’arte e della fede, toccando con mano e facendoci “prossimo” al dramma delle terre umbre colpite dal sisma.Mi è stato chiesto di condividere questa esperienza; lo faccio con trepidazione perché mi sento tanto piccola nella fede, ma con tanta emozione per quanto questa esperienza mi ha donato e per le persone che ho conosciuto.La prima tappa nel nostro pellegrinaggio è la città di Spoleto; già dall’inizio abbiamo iniziato a percepire la tristezza e la paura per il sisma: edifici inaccessibili, luoghi da mettere in sicurezza, istituti trasferiti a causa di costruzioni pericolanti. Il sorriso è tornato quando si è aperta davanti a noi la bellissima piazza di Spoleto con il duomo di Santa Maria Assunta, che custodisce numerosi affreschi del Pinturicchio. Abbiamo ammirato il Ponte delle Torri, lungo 230 metri, monumento simbolo della città, acquedotto di origini romane alto 82 metri, purtroppo non percorribile perché sottoposto a monitoraggio.

E poi Cascia, con la coloratissima basilica di Santa Rita, dove sono custodite le spoglie della Santa, ed il monastero dove Santa Rita fu accolta dopo la scomparsa dei figli e dove visse fino alla sua morte. La storia di questa Santa mi ha fatto riflettere a lungo su due valori grandissimi della nostra fede: il perdono e l’obbedienza. Il nostro perdono, quando riusciamo a perdonare, è un concedere di non serbare rancore in cambio di giustizia. Ma la giustizia umana può essere considerata alla stregua del perdono evangelico? O non ci è chiesto piuttosto di rinunciare ad avere ragione pur di seminare pace e concordia? Il valore dell’obbedienza, che non è servilismo o annientamento di sé, ma un sì incondizionato che pone la speranza in Colui che sa fare cose grandi davanti al nostro amore e alla nostra umiltà. Ci siamo chiesti, riflettendo insieme, se siamo veramente capaci di perdonare e di affidarci al nostro Dio. In questo momento prezioso di condivisione ci siamo scoperti vicini nelle nostre debolezze e compresi e accolti per quello che siamo.Tappa successiva: Roccaporena, frazione del comune di Cascia, dove nacque Santa Rita nel 1381; molto suggestivo lo scoglio di Santa Rita, una sommità rocciosa a 120 metri d’altezza rispetto al paese, dove la Religiosa si recava

Santuario di Cascia

PELLEGRINAGGIO PARROCCHIALE SUI

LUOGHI DEL TERREMOTO

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facendone il primo presepe vivente.Il viaggio ci porta a Poggio Bustone, dimora di San Francesco e dei suoi compagni quando, nel 1208, iniziò a predicare nella val Reatina. Ci spostiamo quindi a Farfa, sulle orme di San Benedetto. L’abbazia benedettina di Farfa è senza dubbio un luogo di pace e di preghiera.L’ultima tappa è Subiaco, un comune che fa parte della città metropolitana di Roma, sorto attorno alla residenza di Nerone, della quale ora rimangono pochi resti. Qui San Benedetto visse tre anni in solitudine e preghiera in una grotta che per lungo tempo fu visitata dai pellegrini; successivamente, nel XI secolo, venne eretto il monastero del Sacro Speco, intorno alla roccia su cui il Santo si inginocchiava a pregare.. Questo santuario si costituisce di due chiese sovrapposte e diverse cappelle, con una meravigliosa pavimentazione in mosaico, opera

dei Cosmati e ricca di affreschi molto suggestivi che ritraggono i momenti e i personaggi più significativi della vita di San Benedetto e dove è presente anche l’unico “ritratto” al mondo di Francesco d’Assisi, ossia l’unico affresco del Santo realizzato quando egli era ancora in vita. A Subiaco si erge anche il monastero di Santa Scolastica, che si sviluppa intorno a tre chiostri: uno cosmatesco, uno gotico e uno tardo-rinascimentale. Sono evidenti nella struttura le diverse epoche storiche e gran parte del materiale utilizzato proviene dalla villa di Nerone. L’utilizzo dei preziosi resti della villa è molto evidente nella cattedrale del monastero, di stile neoclassico.Nel nostro viaggio abbiamo incontrato e rivissuto le figure di persone umili, povere di cose ma ricche di misericordia, che ora ricordiamo e veneriamo come grandi Santi della

Vista panoramica di Poggio Bustone

Duomo di Spoleto

storia della Chiesa. Questo mi ha fatto chiedere dove sia la nostra vera ricchezza e la vera gioia E mi scopro a ripetere la frase del Vangelo di Matteo: “Dov’è il tuo tesoro là, sarà anche il tuo cuore”. Di fronte a questo stupore e a questa inquietudine mi confortano le parole di papa Giovanni Paolo II nella dolcezza del suo: “Non abbiate paura, spalancate le porte a Cristo”.Un grazie riconoscente a don Mariano, alla sua

discreta ma rassicurante presenza nella fede e a tutti coloro che con me hanno viaggiato sulle orme di questi grandi Santi, si sono commossi con me e mi hanno fatto sentire loro compagna di vita. Quando il mio pensiero va a loro, provo la sensazione di un abbraccio affettuoso e mi accorgo che sto sorridendo.

Elena Zecchin

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re l’argomento con un laconico “Io non ho più niente da imparare” o ironicamente “I vecchi sono gli altri, io resto giovane tra i giovani”.In questo modo si rifiuta se stessi e la ricchezza che l’età racchiude.L’Università si rivolge alle persone ricche di esperienza, che continuano a mantenere vivo il desiderio di conoscere e di approfondire temati-che sempre nuove. Questo desiderio non ha un limite d’età o di titolo di studio. Scegliere di tor-nare a lezione perché si ha voglia di conoscere la realtà, interessarsi di ricerche, sviluppare la creatività sono elementi che incidono profonda-

mente sulla salute e sul benessere psico-fisico della persona. L’Università è una delle forme più sicure di prevenzione contro la malattia e l’invecchiamento precoce. La vivacità di un cervello, continuamente sti-molato, diventa benessere globale di ogni essere umano, al contrario della sclerotizzazione della mente, conseguente al suo scarso uso, ridotto a pura ripetitività o sottoposto al rischio di un analfabetismo di ritorno. Oltre a questo è importante superare il rischio dell’isolamento, della solitudine, cercando di ampliare e di approfondire i rapporti umani, per

Il 5 ottobre si è aperto ufficialmente con la rap-presentazione teatrale dell’atto unico di Ema-nuele Zuccato, “Temporale de meza istà” a cura del Laboratorio teatrale dell’Università di Ca-misano Vicentino, il 30° anno di attività dell’U-niversità A/A ad Arzignano. 30 anni sono un traguardo importante e te-stimoniamo, se mai ce ne fosse bisogno, della validità di un progetto che si rivolge a persone non più giovanissime, motivate a continuare ad aggiornarsi, a restare al passo coi tempi. “Il programma che l’Università si propone, si legge sul documento che trent’anni fa dava il

via all’esperienza, è di aiutare i partecipanti a rimotivare la propria esperienza di vita così da ritrovare fiducia, consentire la ridefinizione del proprio ruolo sociale in famiglia e nella società. Per questo le persone sono impegnate in lezioni e discussioni, nella ricerca insieme, in laborato-ri e in visite culturali. Tutte attività che mirano ad aggiornare e sviluppare attitudini ed abilità, a rafforzare la fiducia in se stessi, a ricostruire legami sociali, a rendersi conto della ricchezza di cui si è portatori”.Certo quando si parla di Università Adulti/An-ziani, qualcuno si sente in obbligo di liquida-

UNIVERSITA’ ADULTIANZIANI

DI ARZIGNANO1988 – 2018

TRENT’ANNI DI PRESENZA

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godere appieno della vita nella sua stagione di riposo dal lavoro.Chi frequenta acquisisce non solo nuove capa-cità, sviluppa anche il senso di sicurezza neces-sario a vivere in maniera autonoma e indipen-dente. Le finalità che hanno ispirato la nascita dell’U-niversità A\A, nel lontano 1988, sono rimaste le stesse, anche se naturalmente, nel corso di questi trenta anni, molte cose sono cambiate, a cominciare dall’interesse crescente delle perso-ne che oggi chiedono di aggiornarsi anche sulle nuove conquiste della scienza e della tecnolo-gia, nonché appaiono sempre più attivi, curiosi e sorprendentemente capaci di stupirsi.Ci auguriamo che sempre un maggior numero di persone possa sperimentare tale esperienza che costituisce un piccolo tesoro intellettuale, spirituale e sociale di cui tutti docenti, allievi, animatori si sentono beneficiati.Il programma del nuovo anno, costruito tenen-do conto dei suggerimenti degli iscritti, si pre-senta assai interessante e adatto a soddisfare i più diversi interessi. Sono previsti corsi di Storia della musica, Let-teratura spagnola, La Riforma protestante ed il Concilio di Trento, Sardegna, Cinema a tema, Letteratura italiana: Il Veneto ( voci note e meno note), Psicologia della vita di relazione, Econo-mia, Leggere il nostro tempo, Astronomia.I seminari programmati riguarderanno: Ricerca storica, Scrittura creativa, Filosofia, Narrativa, Interpretazione dell’opera d’arte, Re-citazione, Bibbia.Previsti anche alcuni laboratori: Pittura (due li-velli), Informatica e arte digitale.Degustazione vini, Degustazione olfattiva, Coro. La ricerca storica tratterrà il periodo “Dal-la liberazione all’elezione di Luigi Einaudi”:

sul tema, si vuole recuperare tutto il materiale presente nel nostro paese (monumenti, ricordi, scritti, nomi…), valutarlo e narrarlo proprio con metodo storico. Si tratta cioè di “far storia”, sto-ria della gente, storia “nostra”.Accanto alle ore trascorse in aula, sono pro-grammate anche visite culturali brevi e viaggi di studio in Italia e all’estero. In programma I Paesi Baschi (Spagna oceanica), I Castelli Fe-dericiani del Materano e Cattedrali Pugliesi, Grecia e le Meteore, Gran Tour della Germania. E infine i tre concorsi sulla creatività (Pittura, Fotografia e Narrativa) riguarderanno il tema “LA TERRA, BENE DA SALVAGUARDARE E DA CONDIVIDERE” .Le lezioni si tengono ogni lunedì e giovedì po-meriggio, dalle 15.00 alle 17.30, nell’aula ma-gna della Scuola Elementare Fogazzaro.

Mariuccia Pegoraro

XIV EDIZIONE

Mancano ancora sei mesi alla 14° edizione del Festival Biblico ma la macchina organizzativa è già in moto da settimane ed annuncia appuntamenti anche ad Arzignano, Chiampo, Crespadoro, Durlo, Montorso e dintorni. La manifestazione si svolgerà dal 3 al 27 maggio 2018 nei territori di Vicenza, Verona, Padova, Rovigo e Vittorio Veneto ed avrà come tema “FUTURO” tra sogni, complessità, forme del tempo, profezia e profeti, “apocalissi” e senso di promessa.Dal 17 al 21 Maggio sono previsti gli eventi del Festival nella nostra Vallata del Chiampo e il Gruppo di Animazione sta già lavorando appassionatamente su temi e proposte da presentare.Ricordiamo che la manifestazione è nata dall’idea di “uscire ed incontrare” che, attraverso un tema diverso ogni anno, fa da

filo conduttore tra le pagine della Bibbia e fa dialogare “il libro dei libri” con una società in continuo mutamento.Come spiegano gli organizzatori (riprendiamo in parte le riflessioni che seguono dal sito Web del Festival) il tema del Festival Biblico 2018, FUTURO, ci connette al mistero del tempo che da sempre inquieta gli uomini e muove emozioni profonde che nutrono società, scienze, filosofie, religioni e arti. Il Festival vuole offrire la possibilità di scoprire cosa la Bibbia ha da dire sul futuro – inteso principalmente nel suo rapporto costitutivo con le nostre esistenze umane – e quali orizzonti dischiuda in proposito.Il futuro è uno sguardo lungo su ciò che ci viene incontro, che ci aspetta e che aspettiamo e sul cambiamento che questo porta con sé e in noi. Spesso oggi il futuro viene confuso con il nuovo, ma il nuovo è solo uno spostamento,

COME DA TRADIZIONE, APPUNTAMENTI ANCHE IN VALLATA: DAL 17 AL 21 MAGGIO 2018

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disponibile, perché descritto e riprodotto dal sistema della documentazione, della manipolazione, della fiction. Dopo il cerchio, la spirale, la semiretta, ecco apparire quello che possiamo chiamare il “tempo a cono”: un fascio di luce che illumina un oggetto e poi si sposta su qualcos’altro. Non si percepisce passato, non si percepisce futuro. Viviamo nella flessibile e virtuale dilatazione del presente.Stimolanti e profonde riflessioni sulle quali ideare e costruire un calendario di proposte che si snoderanno per quasi tutto il prossimo mese di Maggio 2018.

Quelle previste in Vallata del Chiampo, lo ricordiamo, si concentreranno nelle cinque giornate che vanno dal 17 al 21.

Il gruppo Organizzatore del FB2018

una differenza rispetto al prima, il rifiuto di un presente che non vogliamo più. Il futuro, invece, è apertura disponibile, attesa, immaginazione, cammino, anche lotta. Per avere il nuovo serve solo una critica del passato. Per avere futuro occorre una visione sul domani, un obiettivo, una speranza, un’apertura. Il senso del «futuro» ha a che fare anche con le forme del tempo. Società agrarie, legate ai cicli del tempo atmosferico, si sono pensate in un tempo dalla forma circolare in una sostanziale ripetizione dell’uguale. Nel mondo ebraico e cristiano il tempo è sperimentato a due velocità, quella del costante ripetersi dell’errare umano e

quella dell’irruzione del kairòs, del tempo ricco, del tempo di Dio che agisce nella storia e salva. La forma che ne deriva è una spirale che si apre, dove le cose ritornano, ma a un livello diverso, con consapevolezze più ampie e mature. C’è poi la forma moderna del tempo, una linea di ininterrotto progresso che va dal passato al futuro. E’ il tempo della produzione industriale, dell’ottimismo storico, in cui il fine dell’uomo è nelle sue mani, nel suo futuro. E’ un tempo preciso, razionale e uniforme, ma soprattutto umano, possesso dell’uomo anziché di Dio. Oggi, la forma dominante sembra il tempo dei media. Tutto è riproducibile, revocabile,

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Dopo aver parlato nel precedente Bollettino di quadri, attribuiti anche ad autori importanti, che abbellivano le nostre chiese - e in particolare quella oggi scomparsa di Santa Maria delle Grazie, annessa all’omonimo Convento francescano costruito sul colle che domina Arzignano - ricordiamo ora due dipinti di non particolare pregio artistico ma dedicati a due Santi che certamente hanno avuto incidenza non trascurabile nella devozione dei nostri avi. Essi sono anche visivamente un po’ defilati e quindi, mi auguro che questa segnalazione li sollevi un po’ dall’oblio. Anche perché, specialmente il primo, conserva un forte valore come taumaturgo.E’ questi Sant’Espedito, raffigurato in una piccola tela presente nell’Oratorio di San Girolano (fig. n. 1). Nel nostro territorio non mi risulta particolarmente venerato, ma è invece molto popolare in Paesi come Austria, Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Filippine, Francia, Germania, Messico, Nicaragua, Panama, Perù, Russia, Spagna, Turchia, Uruguay, Venezuela, Stati Uniti e anche in Italia (soprattutto Sicilia, Campania e Lombardia). Per questo gli sono dedicate numerose chiese in tutto il mondo. Poco si conosce della vita e del martirio, pur essendo celebrato nel Martirologio Geronimiano

il 19 aprile. Espedito era un militare romano comandante della “Legio XII Fulminata” (Portatrice del fulmine), costituita da soldati ‘exspediti’ cioè fanti con armamento leggero, agili e liberi da impacci e veloci nell’agire. Al tempo dell’imperatore Marco Aurelio erano impegnati nella guerra contro i barbari nella regione corrispondente alle attuali Armenia e Turchia. Durante un’azione i soldati vennero circondati dai nemici e si ritrovarono senza cibo, né acqua. Solo un miracolo divino poteva salvarli. Esperidio era in segreto introdotto nella dottrina del Cristianesimo ma, come generale romano di divisione, il suo compito era anche quello di combattere i cristiani e quindi aveva sempre rimandato la conversione. Tuttavia in questo frangente, vedendosi con i suoi uomini in mortale pericolo si inginocchiò chiedendo a Gesù una soluzione urgente. Quando i barbari si avvicinarono per sferrare l’attacco finale, tutti i soldati romani, seguendo l’esempio del loro comandante, si inginocchiarono e si misero anch’essi a pregare. I barbari, perplessi di fronte a questo atteggiamento, fermarono l’attacco, e in quello stesso momento il cielo si oscurò e arrivò una grande tempesta, cosicché i soldati assetati del comandante Espedito raccolsero l’acqua nei loro elmetti e bevvero, recuperando

le forze e riuscendo poi a vincere la battaglia.Questo episodio è il più tramandato della vita di Sant’Espedito ed è noto come il ‘miracolo dell’acqua’(1).Da quel momento Espedito venne definitivamente toccato dalla grazia divina e decise di rendere pubblica la sua fede, imitato da molti dei soldati che si convertirono al cristianesimo. Quando si convertì, gli apparve il demonio sotto forma di corvo per indurlo a rimandare la conversione, ma egli fu risoluto e non desistette. Per questo motivo nell’iconografia tradizionale è raffigurato mentre schiaccia un corvo (che fa il verso ‘cra, cra, cra’) con la scritta ‘cras = domani’ e alza una croce (in origine era un orologio o una clessidra) con scritto ‘hodie = oggi’. Nel 1781 fu proclamato protettore dei mercanti e dei navigatori, ufficializzando una consuetudine esistente già nel Medioevo e molto diffusa in Francia nel XVI secolo. Nella devozione popolare è anche ritenuto il santo patrono delle cause urgenti interpretando il facile gioco di parole col suo nome: Expeditus (quindi ‘veloce’, ma anche ‘libero da impacci’). Insomma sarebbe il Santo che esaudisce subito (hodie) le richieste dei devoti, senza attendere

domani (appunto cras, ricordato dal verso del corvo); è perciò deputato alle richieste impossibili e alle faccende più urgenti (2).Il dipinto conservato nell’Oratorio di San Girolamo rispetta tutte le caratteristiche figurative tradizionali: il giovane Santo in vesti di soldato romano, lo sfondo con edifici dell’epoca romana, l’acqua, il corvo, la Croce, ecc. Un ulteriore interesse è però costituito dalla riproduzione del Castello di Arzignano sul fondo a destra. Si tratta di un dipinto a olio su tela di discreta manualità con impronta popolare probabilmente da attribuirsi a Francesco Noro (1871-1945) (3) Il secondo santo è San Felice da Cantalice raffigurato in una vecchia tela centinata conservata nella Cappellina invernale di Ognissanti (fig. n. 2). La sua storia è abbastanza semplice (1). Nato a Cittaducale (Rieti) come Felice Porro nel 1515, si trasferì giovinetto in casa Picchi con lavoro di pastore e contadino, dimostrando precocemente l’inclinazione ad una vita austera, attratto dalla lettura delle Vite dei Santi Padri. Nei primi mesi del 1544, corse un grave pericolo di vita perché fu travolto da un aratro trainato da buoi che gli stracciarono le vesti

Due dipinti obsoleti: nell’oratorio di

San Girolamo e in

APPUNTI SULLE COSE D’ARTE DEL DUOMO

Cappellina invernale. Raffigurano San Espedito e San Felice da Cantalice.

E DI ALTRE CHIESE DELLA PARROCCHIA

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Fig. . 2Fig. 1.

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lasciando il corpo miracolosamente incolume. Consapevole di essere stato oggetto di una straordinaria protezione divina, si decise a mettere in atto senza altri rinvii il proposito, lungamente meditato, di rendersi religioso tra i frati Cappuccini. Compì l’anno di noviziato presso il convento di Fiuggi prendendo i voti nel maggio 1545 in quello di S. Giovanni Campano. Dopo circa due anni nei conventi di Tivoli e di Viterbo-Palanzana si trasferì a Roma, in quello di S. Bonaventura, dove rimase per i rimanenti quarant’anni della vita questuando pane e vino per i suoi confratelli. Girovagava tutti i giorni per la Roma cinquecentesca con il suo sacco da cerca sulle spalle e, nonostante la grande quantità dei doni spesso ricevuti, diceva che esso non gli pesava. Una volta, per burla e di nascosto, alcuni studenti gli infilarono nel sacco una moneta, al che Fra Felice cominciò a gridare che era diventato pesantissimo perché vi sentiva entrato il demonio. I suoi piedi erano continuamente ricoperti da ulcere e pustole sanguinolente perché si rifiutava di indossare i calzari anche d’inverno per cui freddo e pioggia screpolavano e dilaniavano la cute. Si racconta che più volte fu visto nell’atto di ricucirsi i calcagni nella bottega di un calzolaio. Ma dopo morto i suoi piedi tornarono per miracolo bianchi e integri, senza cicatrici o segni.Fra Felice fu di temperamento mistico. Dormiva appena due o tre ore e il resto della notte lo trascorreva in chiesa in preghiera, che per lo più era contemplazione dei misteri della vita di Gesù. Nutrì una tenera devozione verso la Vergine Madre, che gli apparve più volte. Nei suoi contatti quotidiani con il popolo, fu efficace consigliere spirituale non solo di gente umile ma anche dell’aristocrazia della Roma rinascimentale, esprimendo sempre grande bontà e allegrezza. Visitava gli infermi negli ospedali romani e ebbe fama di guaritore specie di infanti e bambini tanto da essere stato per

questo ribattezzato il “Santo dei fanciulli”. Uno dei miracoli più famosi lo vide rigenerare un allevamento di bachi da seta, marciti a causa di una malattia infettiva. Il Frate portò in casa dell’allevatore alcune foglie bagnate e l’acqua, invece di uccidere i bachi, li moltiplicò e ridiede loro vita: proprio per questo San Felice è invocato anche a protezione degli allevatori di bachi da seta.Fu amico di San Filippo Neri e di Sisto V - al quale predisse il papato ammonendolo a comportarsi rettamente - e che ne fece celebrare il processo canonico l’anno stesso della morte (estate 1587) con l’intenzione di canonizzarlo immediatamente, poiché i miracoli operati dal Santo, ancor vivente e subito dopo la morte, erano sulla bocca di tutti. Ma in realtà Fra Felice fu beatificato il 1° ottobre 1625 e canonizzato, da Clemente XI, il 22 maggio 1712. Il suo corpo riposa nella chiesa dell’Immacolata Concezione in Roma, dove fu trasportato il 27 aprile 1631. La festa liturgica ricorre il 18 maggio.Le due principali attitudini taumaturgiche che abbiamo citate e cioè la guarigione dei fanciulli e la protezione dei bachi da seta (tanto diffusi come attività di allevamento popolare nella nostra Valle del Chiampo) saranno certamente stati i principali motivi per i quale gli fu dedicato un altare, come appunto testimonia il quadro centinato che si conserva in Cappellina. Il dipinto appare in parte ben costruito ma si presenta con ampie zone ridipinte non coerenti con le parti originali. Forse un intervento di restauro con modalità più moderne e precise potrebbe giovare al suo valore artistico. Antonio Lora

Fig.3

NOTE 1. Sia per Sant’Espedito che per San Felice, altre notizie

biografiche si possono trovare consultando Wikipedia e il sito “Santi e Beati” alle rispettive voci, come abbiamo fatto per la presente ricerca.2. Se quindi avete bisogno del suo favore per una

causa urgente, potete pregare Sant’Espedito di esservi intermediario presso la Vergine Maria: “Sant’Espedito, tu che pieno di coraggio hai aperto il tuo cuore alla grazia di Dio e non ti sei lasciato trasportare dalla tentazione di rimandare l’offerta di te stesso, aiutami a non lasciare per domani quello che devo fare oggi per amore di Cristo. Aiutami dal cielo a rinunciare a ogni vizio e tentazione con il potere che mi dà Gesù. Che io sia diligente, coraggioso e disciplinato al servizio del Signore, e non sia codardo davanti alle prove. A te che sei il santo delle cause urgenti presento la mia necessità (esprimere l’intenzione). Soprattutto, ti chiedo di intercedere per me perché possa perseverare nella fede

e giungere così alla gioia del cielo con Cristo, con la Vergine Maria, gli angeli e i santi. Amen.”3. Su questo aspetto avremo occasione di ritornare

quando parleremo di questo prolifico autore, contemporaneo e amico di Achille Beltrame. Qui ci sembra però opportuno anticipare che di recente ci è stata segnalata la presenza di un dipinto simile sia per la tematica che per l’esecuzione, peraltro più accurata. Si trova presso la Villa Mistrorigo, sita in contrà Mistrorighi di Chiampo (fig. n. 3). Poiché fu di proprietà del benemerito mons. Federico (amico ed estimatore del pittore Noro) si può ipotizzare che l’ispiratore dei lavori sia stato proprio questo illustre e dotto sacerdote. E ciò tanto più che anche la paletta dell’altare dell’Oratorio patronale dei Mistrorighi è firmata da Francesco Noro.

Fotografie nn. 1 e 2: Raffaello Galiotto; n. 3: Valentina Carpanese

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E’ iniziato l’Anno pastorale del Centro Volon-tari della Sofferenza con i consueti Convegni nazionali di programmazione che si sono tenuti nella Casa “Cuore Immacolato di Maria“ a Re (Verbania) dall’8 al 10 settembre per le diocesi del centro-nord Italia, e nella Casa “Beato Lui-gi Novarese” di Valleluogo (Ariano Irpino) per il centro- sud, dal 15 al 17 settembre. Il Consiglio di Presidenza della Confederazio-ne, quest’anno propone di “Camminare insie-me nella gioia del Vangelo”, partendo da Maria «che ci richiama alla tenerezza di Dio e a trova-re sempre nella fede e nell’abbandono fiducioso alla sua volontà la forza di percorrere anche la via del dolore e della sofferenza». E’ stato ri-cordato «l’importanza del nostro carisma, sem-pre più necessario alla Chiesa, affinché l’uomo comprenda che non è solo, che la vita è sempre bella e che anche al più grande dei dolori c’è rimedio: “Perché nessuna sofferenza è inutile e tutto può diventare grazia e gioia”. (cit. Beato Luigi Novarese) ». Resta urgente la necessità di potenziare l’azio-ne apostolica, per dare continuità e sviluppo al nostro carisma nelle realtà in cui viviamo». Ecco gli aspetti su cui lavorare: superare la mancanza di cultura associativa, porre l’atten-zione sui settori giovanili e sottolineare con forza l’importanza della formazione spirituale e apostolica «quale impegno primario indi-spensabile per il consolidamento della nostra identità carismatica» e gli incontri agli Esercizi spirituali «come momento centrale e portante dell’attività formativa». 70 anni di fondazione del CVS.Questo anniversario ci parla della nostra sto-ria associativa che in questi anni ha tracciato nella Chiesa e nella storia dell’umanità un sol-co importante nella dura terra della sofferenza umana. Ed è davvero così: la terra del dolore di cui ogni uomo fa esperienza è un terreno diffi-cile, duro da lavorare. Molti se ne allontanano perché lo considerano improduttivo, inabitabi-le. Come un deserto inospitale. Ma non è forse

a questo deserto che noi siamo mandati? Non è forse del difficile che noi dobbiamo occupar-ci?». Tre le parole che ci devono guidare in que-sto anno sociale 2017/18: promessa, primizia e profezia. La promessa riguarda l’inizio della nostra storia associativa, quella feconda e bella dei primi tempi in cui tutto era difficile, ma tut-to realizzabile. Ma non solo: «Una promessa è sempre adempimento del futuro. Cos’è allora la promessa del carisma? Qual’è la promessa che Luigi Novarese ha incarnato e portato avanti? È la promessa che nessuna sofferenza va perduta, che nessun uomo è privo di valore, che nessuna persona è senza un compito e che il compito del sofferente credente è quello di occuparsi del-la costruzione della Chiesa a partire dalle sue fondamenta nascoste e preziose. La promessa di occuparsi delle radici, di preparare i terreni togliendo le pietre e ciò che può ostacolare la crescita della fede». La primizia è «il frutto visibile di questi 70 anni. Così come siamo oggi, nel nostro volto diocesano e internazionale. Una fioritura aper-ta sul presente di ogni giorno». La profezia riguarda «il nostro agire nel pre-sente e nell’immediato futuro. Profezia non riguarda solo la parola ma anche l’agire. È un investimento che parte dall’interiorità e va ver-so gli altri con la consistenza della fede e del-la speranza. Con la certezza della promessa di Dio».

Sussidio formativo per i gruppi di approfondimento

UN ANGOLO DI ASSOCIAZIONISMO

Gli aderenti al CVS durante gli Esercizi Spirituali nella Chiesa di Re

ECCO UN PROGETTO FORMATIVO 2017/18 PER IL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA

NEI GRUPPI DI FORMAZIONE

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Il Cammino. Un anno mariano perché vissu-to in compagnia di Maria, scandito dalle feste che hanno fatto battere il suo cuore in vita e ancora lo fanno battere perché il cuore di una madre non cessa mai di occuparsi dei figli». Il mio Cuore Immacolato sarà il tuo rifugio e il cammino che ti condurrà a Dio. Il nuovo Anno pastorale nasce e si sviluppa su questa promessa di Maria a Fatima. «Un itinerario quello di quest’anno diretto verso l’interiorità, volto a farci protendere verso le radici della no-stra appartenenza, rivisitando le motivazioni e rinnovando la volontà di appartenere e di agire in base all’essenziale in cui abbiamo creduto». Un itinerario mariano che «abbiamo desiderato presentarlo anche come un cammino scandito in modo diverso.Le tappe saranno quattro e non tre e la loro suddivisione non sarà secondo la suddivisione tradizionale dei tempi liturgici (Avvento – Pa-squa – Tempo ordinario) ma secondo l’espe-rienza di fede di Maria. Inizierà l’8 settembre 2017, Festa della Natività di Maria e si conclu-derà il 15 agosto 2018, Solennitàdella sua As-sunzione».

Si percepisce sempre più la necessità di non adagiarsi nelle comode consuetudini, nel “sem-pre si è fatto così”, per ripensarci, rinnovarci e trovare nuovi modi per annunciare a tutti, specialmente ai giovani, la bellezza del cari-sma del CVS. Dobbiamo essere meno timidi e avere più coraggio nell’annunciare la “pri-mizia” profetica del nostro fondatore, e cioè la soggettività degli ammalati e dei sofferenti, il loro protagonismo nella vita ecclesiale e socia-le. Nonostante il Magistero dei Papi, special-mente a partire dalla Salvifici doloris del santo Giovanni Paolo II, è ancora prevalente nella Chiesa una pastorale “assistenziale”. Una pa-storale certamente più attenta, più vicina, più amorosa, ma che vede ancora gli ammalati e i sofferenti come destinatari dell’attenzione de-gli altri e non come protagonisti. Qualcosa però sta cambiando. Significativo quanto è avvenuto all’ultimo Convegno nazionale della Pastorale della salute che si è tenuto a Bologna dall’8 al 10 maggio 2017. Il Direttore dell’ufficio nazio-nale don Carmine Arice nelle sue conclusioni ha detto testualmente: “L’indicazione più rile-vante ci è stata offerta dal Presidente cardinale Montenegro: pensare e progettare la Pastorale della salute non solo “per” o “con”, ma “de-

gli” ammalati. Dobbiamo studiare il modo di farli essere e sentire membra vive e protagoni-sti della vita ecclesiale. Il beato Luigi Novare-se, in questo, è stato un campione, perché tutta la sua azione pastorale ruotava attorno a que-sta idea”. Coraggio, allora.Facciamo promotori di questa visione pasto-rale più vicina a quella Chiesa che papa Fran-cesco definisce “Chiesa povera per i poveri”. Essi hanno molto da insegnare alle nostre Co-munità cristiane. Il nuovo Anno pastorale sarà anche decisivo nel portare a compimento l’as-setto organizzativo della Confederazione CVS Internazionale, costituita nel 2004.L’attività internazionale del CVS ebbe inizio con il viaggio che sorella Elvira Myriam Pso-rulla fece negli Stati Uniti d’America nel 1956. Fu un buon inizio per raggiungere quello che è sempre stato il sogno di mons. Novarese: l’U-nione mondiale degli ammalati.Per il beato Novarese la Casa di Re doveva essere un punto di partenza per andare oltre i confini d’Italia e ancora oltre i confini della vicina Svizzera, dove l’apostolato era presen-te. Negli anni questo è stato possibile: vennero in questa Casa gruppi di ammalati provenienti dalla Polonia, dal Portogallo, dagli Stati Uniti,

dal Kenya, dal Giappone, dall’Ungheria. Que-ste furono delle buone occasioni per iniziare o rinforzare l’apostolato in queste nazioni. Oggi l’Unione mondiale degli ammalati è una realtà con l’approvazione dello Statuto della Confede-razione CVS Internazionale da parte del Ponti-ficio Consiglio dei Laici. Tra l’altro, lo Statuto della Confederazione e il Regolamento del CVS Italia consentono di esprimere efficacemente la “natura ecclesiale” della nostra Associazione, prevedendo un’articolazione interna corrispon-dente a quella che la Chiesa italiana si è data negli ultimi decenni: la CEI, le Conferenze epi-scopali regionali, le diocesi. Ciò consente alle Associazioni diocesane confederate, coordina-te ai livelli regionale e nazionale, di partecipare attivamente agli Organismi di partecipazione ecclesiale come la Consulta pastorale della Sa-lute, la pastorale giovanile, la pastorale familia-re e la Consulta delle Aggregazioni laicali.

Nicodemo Gasparotto

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La Conferenza di San Vincenzo è sorta 90 anni fa, dopo la Prima Guerra Mondiale, quando la situazione economica del Paese era molto grave. San Vincenzo De Paoli non fu il fondatore delle Conferenze, ma egli fu scelto come “patrono”. Vissuto nel 1600, per la sua dedizione ai poveri, fu chiamato il “beato della carità”.Nel 1832, un docente dell’Università La Sor-bona di Parigi, Federico Ozanam, andava con i suoi allievi a visitare le famiglie in gravissima indigenza e, con i suoi allievi formati sul suo esempio, fondò le “conferenze” di S. Vincenzo, oggi sparse in tutti i continenti.Nella nostra conferenza siamo 18 vincenziani, donne e uomini e anche due giovani; operiamo sempre in collaborazione con la Caritas parroc-chiale e i Servizi Sociali del Comune, per aiu-

tare persone e famiglie, non solo arzignanesi, a superare i momenti più critici: problemi di lavo-ro, di salute, della casa e di disagio personale. Presso Casa S. Angela, consegniamo due vol-te al mese, a circa un centinaio di famiglie, la borsa della spesa, che da alcuni anni è piuttosto abbondante, per la generosa quantità di gene-ri alimentari offertaci dal Banco Alimentare di Verona. Diamo un contributo per il pagamento delle bollette di luce e gas, per medicine, abbo-namenti di trasporto scolastico e cancelleria per la scuola.L’attività che svolgiamo a favore dei poveri ci richiede impegno costante e fatica. Ringrazia-mo i tanti benefattori che ci sostengono econo-micamente in questo servizio di carità.

Pia Fracasso

I Centri di Aiuto alla Vita (CAV) rispondono in modo concreto alle necessità delle donne che vivono una gravidanza difficile o inattesa. Ogni anno circa 60 mila donne vengono assistite in vario modo, di esse almeno la metà aspettano un bambino.I Centri di Aiuto alla Vita in Italia sono oltre 300 e costituiscono le sedi operative del Movi-mento per la Vita Italiano.Il Movimento per la Vita Italiano (MPV) è la Federazione dei movimenti locali, Centri e servizi di aiuto alla vita e Case di accoglienza esistenti in Italia. Si propone di promuovere e di difendere il diritto alla vita e la dignità di ogni uomo, dal concepimento alla morte naturale, favorendo una cultura dell’accoglienza nei con-fronti dei più deboli ed indifesi e, prima di tutti, il bambino concepito e non ancora nato.Il Movimento ha sedi locali in tutto il territo-rio nazionale ed è articolato in 20 Federazioni regionali.

CENTRO AIUTO ALLA VITA - MOVIMENTO PER LA VITA DI ARZIGNANOCi dedichiamo alle donne in maternità, in si-tuazioni difficili; ci occupiamo di procurare gli aiuti più opportuni, per ogni caso.Esercitiamo varie iniziative durante l’anno per la sensibilizzazione e la raccolta fondi.Prossimi eventi:• 20 novembre 2017 “IN FARMACIA PER I

BAMBINI”: aderiscono tutte le farmacie di Arzignano per l’intera giornata e il materia-le raccolto è destinato totalmente al Centro di Aiuto alla Vita di Arzignano;

• ultima settimana di gennaio “VEGLIA DI PREGHIERA PER LA VITA”: momento di preghiera per la vita nascente;

• 4 febbraio 2018 “40ª GIORNATA PER LA VITA”: alle porte delle chiese di Arzignano tornano le primule, simbolo della vita che nasce, per sostenere i nostri progetti.

Centro di Aiuto alla Vita MPV di Arzignano – Tel. 3485934121 –

N° verde SOS VITA 800813000Foto di v.ivash / Freepik

TRA I TANTI GRUPPI CARITATIVI OPERANTI IN CASA S. ANGELA… C’È LA CONFERENZA

DI SAN VINCENZO….

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8-10 anni: IL PICCOLO POPOLO DEGLI GNOMI

è un’esperienza fantastica fatta di GIOCHI, amicizia, vita all’aria aperta, conoscenza della natura, preghiera e laboratori. Ci troviamo con i capi scout il SABATO pomeriggio, dalle 14:30 alle 16:30, i primi tre sabati del mese (l’ultimo sabato è libero), al Mattarello; qualche volta la domenica mattina al posto del sabato. Il nuovo gruppo propone ai più piccoli un metodo educativo scout simile ai “Lupetti” e conta di poter presto rientrare ufficialmente nella grande famiglia scout dell’Associazione

Guide e Scout Cattolici Italiani.Per maggiori informazioni ed iscrizioni potete

contattare Angela (cell. 3282498956). 11-15 anni: NOI ESPLORATORI

• accendere un fuoco • montare la tenda• vivere all’aria aperta • divertirsi in compagnia• scalare una montagna • rendersi utili agli altri • conoscere Gesù • costruirsi ciò che serve

Pronti per l’AVVENTURA scout?

Ci troviamo il SABATO pomeriggio al Mattarello dalle 14.30 alle 16.30 e una volta ogni 5-6 settimane andiamo in uscita (sabato e domenica).Per informazioni Davide: 3402300962

16-20 anni: NOI G

L’appuntamento settimanale dei giovani è al MERCOLEDÌ sera dalle 20.30 alle 22.00Gli ingredienti sono la vita di gruppo, tanta fantasia, giochi, preghiera, incontri con

testimoni, discussioni, SERVIZIO, animazione dei più giovani e perché no? un pizzico di avventura e vita all’aria aperta.Di tanto in tanto si parte per il weekend ed ogni strada diventa luogo di incontri che aprono gli occhi e cambiano la vita.

Per informazioni Alessandro: 3494504387

ECCO LE CARATTERISTICHE E LE NOSTRE PROPOSTE PER I RAGAZZI DELLA CITTÀ, DOPO L’ESPERIENZA

DEGLI SCORSI ANNI CHE CI HANNO FORGIATO SEMPRE MEGLIO E CHE

PRELUDONO A PROSSIMI INGRESSI, CON TUTTE LE CARTE IN REGOLA,

NELLO SCOUTISMO UFFICIALE

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L’indirizzo è via Mazzini, 22 – ARZIGNANO (VI), in corso praticamente, ma non si vede.Lasciamo, allora, in strada il numero 22 ed en-triamo da un elegante cancello di ferro battuto e attraversiamo delle belle aiuole, verdeggianti dopo le abbondanti piogge autunnali, passando sotto l’austera Villa settecentesca che ospita il Teatro Mattarello. Un bel cortile che si affaccia sul campo da calcio ci accoglie con le due ali che prolungano la foresteria, in una delle quali è ospitato Karibuni.Ci aspettano delle giovani, vivaci e cordiali maestre che ci fanno entrare nelle aule.“Forse non tutti sanno che la Parrocchia di Ognissanti ospita da 19 anni l’Associazione Ka-ribuni Onlus”, ci ricorda Angela, mentre guar-diamo con stupore la serie di aule intercomuni-canti.“Karibuni – prosegue – nasce ad Arzignano nel 1998 per desiderio di don Giacomo Bravo, allo-

ra Parroco di Ognissanti e della signora Silvana Marchesini. Spinti dall’amore cristiano, inten-devano offrire un sostegno ai minori stranieri che quasi sempre vivevano nella precarietà, ac-collandosi, soprattutto la signora, una pesante responsabilità, quella, cioè, di avere sulle spalle il peso di un progetto di vita su cui ha investi-to molto in questi anni, grazie a tutto il nucleo familiare e all’impresa che gestisce Bruno Ma-strotto.Fin dalla fondazione, Karibuni, – che in lingua swahili significa benvenuti, – è stata l’unica re-altà locale che ha risposto concretamente all’e-mergenza riguardante l’inserimento scolastico dei figli dei migranti arrivati ad Arzignano per lavorare. Negli anni, l’Associazione ha opera-to incessantemente come doposcuola, creando un ambiente sano e sereno, in cui gli utenti non solo possono apprendere la lingua italiana e le discipline scolastiche, ma le imparano vivendo i valori morali e civili della convivenza.

Quest’anno la signora Silvana, fondatrice e Presidente nel cuore di tutti noi, ha passato il testimone a Vinicio Mascarello, da sempre sim-patizzante e attento alla nostra realtà educativa. Lo spirito non è cambiato, l’entusiasmo di fare del bene neppure. Appoggiati dai nostri preti e dalla Parrocchia di Ognissanti che ci offre gli ambienti e che è fiera di questa evangelica atti-vità che colora l’Oratorio ‘Don Bosco’, ci siamo azzardati a dire sì anche alle richieste che soli-tamente tenevamo ai margini per mancanza di tempo e di spazi. Gli iscritti sono, così, raddop-piati e a oggi sono circa cento gli alunni, suddi-visi in due turni pomeridiani (uno dalle 14 alle 16 per la 2^ e la 4^ elementare; l’altro, per la 3^ e la 5^, dalle 16 alle 18), oltre ad una ventina di allievi delle scuole medie inferiori. Il progetto attivo dal 2014, è aperto a tutta la comunità. I riconoscimenti non mancano, tanto che il mondo della scuola ha richiesto, da questo nuo-vo anno 2017-18, una collaborazione pomeridia-na, proprio alle nostre maestre di Karibuni.L’attività, che si svolge tutti i giorni dell’anno scolastico, è guidata oltre che da Angela, da Elena piccola, da Elena grande e da Ester, af-fiancate dalla presenza incessante e instanca-bile di 25 volontari che, spinti da un generoso spirito di gratuità, si dedicano con passione e amorevolezza al doposcuola. Inoltre, da qualche anno, diversi studenti delle scuole secondarie superiori scelgono Karibuni come attività pro-pedeutica al loro credito formativo scolastico o come percorso di alternanza scuola–lavoro, una grande opportunità per avvicinarsi al mondo del sociale. Nello scorso mese di marzo, anche i ragazzi del dopo cresima di Ognissanti hanno svolto una piccola esperienza di volontariato all’interno del variegato mondo di Karibuni. E’ una delle tan-te esperienze cui sono chiamati per trasformare in vita vissuta, la teoria appresa nel catechismo (mistagogia, in termini tecno-cristiani).

Ponendo il minore e la famiglia al centro della nostra attenzione, Karibuni costruisce conti-nuamente ponti tra le comunità, le istituzioni e le persone.A Karibuni non s’insegna una lingua, ma si creano le condizioni perché essa sia appresa, ponendo maggiore attenzione all’interazione tra corpo e affettività. Fondamentale è l’ascolto.A Karibuni si cerca sempre di educare alla pace e sviluppare atteggiamenti di cooperazione e di negoziazione.Karibuni pone sempre al centro i diversi punti di vista, per mettersi nei panni di… I bambini, generalmente non usano le differenze per se-parare con vari muri come fanno gli adulti. E nemmeno cercano di sottolinearle. Loro, sem-plicemente, le vivono. E basta.Si valorizzano attività che cerchino di mette-re in gioco sentimenti come l’altruismo, la tol-leranza, la fratellanza, l’amore, la generosità. S’impara a usare le parole gentili: “Scusa, gra-zie, prego, per favore”, che esistono in tutto il mondo e in tutte le religioni.E’ un’attività meravigliosa, appassionante e so-prattutto molto utile all’intera comunità.E’ necessario sostenere Karibuni. Quest’anno sono programmati una serie di eventi utili a rac-cogliere fondi. Il primo è stato sabato 14 otto-bre, con la presentazione di un’opera brillante al Teatro Mattarello: “Il clan delle vedove”, offer-toci dalla Compagnia “Lo Scrigno”, di Vicenza.Inoltre, da poco è nato il progetto Lovely Honey Karibuni, un miele biologico locale, disponibile in vasetti di due formati, ottimo come idea re-galo per ogni occasione da ricordare. Un dolce modo per finanziare un’attività così importante. Come le api anche Karibuni lavora per le ge-nerazioni future… in fondo, i bambini, sono il miele della vita! O no?

Giuseppe Corato

KARIBUNI IN FORMATO XXL

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CINQUANT’ANNI PRESENZA INSOSTITUIBILE E GENEROSA

DELLE SUOERE AD ARZIGNANO

Sono tanti oggi a ricordare quel lontano 25 settembre 1967, quando tre giovani Suore sono entrate trepidanti e silenziose ad Ar-zignano, per ricevere nel cuore l’eredità più cara delle Orsoline di Mons. Rizzetti, l’al-lora “Orfanatrofio Femminile S. Giuseppe”, per perpetuare con vigore la continuità.In questo giorno, 50 anni dopo, circondate dai nostri bambini, di ieri e di oggi, ragazzi, giovani, genitori e nonni, siamo qui per te-stimoniare di essere ancora custodi di quel dono prezioso, rinnovato nella forma, ma ancora ricco di vitalità.Da sempre il “S. Giuseppe” racconta volti, nomi, storie personali, fatiche e incontri che si accavallano nella mente facendo riaffiora-re ricordi e sentimenti indescrivibili.Grazie Signore! Questa è la parola che na-sce spontanea dal cuore di tutte le Suore ed educatrici perché la tua mano ci ha guidate e sostenute soprattutto nei momenti di incer-tezza; grazie alla Congregazione che ha cre-

duto alla sfida educativa portata avanti così a lungo seguendo i principi di S. Giovanni Antonio Farina, dando il meglio per essere “presenze amorosa” per tanti ragazzi, molti dei quali oggi sono padri, madri, cittadini indirizzati a costruire una società più umana e vivibile.Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza la fiducia di tutte le famiglie che ogni gior-no ci hanno affidato, e tuttora ci affidano i loro figli credendo in una crescita cristiana e umana.Vogliamo dire grazie anche alle autorità ci-vili e scolastiche per la stima e la collabora-zione date a favore del servizio che svolgia-mo ad Arzignano, e ai Benefattori che con la loro generosità ci hanno permesso di offrire un ambiente più accogliente e sereno.Che il Signore ci benedica, e accompagni sempre questi bambini nel loro cammino di crescita; la loro vivacità espressa oggi con il canto e con la preghiera sia sempre motivo di gioia e gratitudine nella nostra e vostra comunità.

Le Suore Dorotee dell’Istituto San Giuseppe

Quasi per non disturbare, è tornato alla Casa del Padre la terza Domenica di Agosto, mentre molti erano ancora i vacanza o comunque un poco distratti.Con la delicatezza che ha sempre contrassegnato i suoi 71 anni, Don Marco Gnoato si è spento nella casa d’infanzia a Tezze sul Brenta dove si era ritirato da poco per le cure domiciliari. Nato il 3 marzo 1946 fu ordinato diacono permanente l’8 dicembre 1986; arrivato in Brasile “Fidei Donum” nel 1992 per collaborare con il vescovo Don Angelo Rivato e in seguito con Don Alessio Saccardo, fu ordinato presbitero il 31 maggio 1997 a Sao Sebastio Boavista, diocesi di Ponta de Pedras. Don Marco rientrò in diocesi di Vicenza per motivi di salute nel 2012 e nel 2015 fu nominato assistente spirituale (Cappellano) dell’ospedale di Arzignano.In città e vallata lo ricordiamo appunto per l’amorevole e prezioso servizio prestato al “Luigi Cazzavillan”.

“CENTRO SOCIO EDUCATIVO S. GIUSEPPE” GRAZIE DON MARCO, ANGELO DEI NOSTRI MALATI

RICORDIAMO CHI HA FATTO UN PEZZO DI

STRADA CON LA NOSTRA COMUNITA’

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Un periodo breve, se vogliamo, che ha dovuto lasciare soltanto a causa della malattia, ma che ha offerto a tanti degenti, ai loro familiari e agli operatori sanitari l’opportunità di conoscere la sua figura straordinaria, ricca di fede e umanità. “Fedele al suo servizio che ha svolto sempre senza limiti di orari con generosità” lo ricorda il parroco di Ognissanti don Mariano Lovato “ha curato in modo particolare la cappella dell’ospedale per offrire a tutti pazienti, familiari e volontari un luogo ideale per la preghiera e per il dialogo spirituale nonché per la confessione individuale.Ha tenuto fedelmente il rapporto con la comunità presbiterale di Ognissanti e del vicariato non mancando mai alle congreghe e ai ritiri.Don Marco ha accettato con serenità e un pizzico di buon umore l’evolversi della sua malattia (dopo la dodicesima chemioterapia diceva spesso: “Speriamo che mi diano anche la tredicesima”). Ha fatto della sua sofferenza una cattedra per tanti ammalati e fedeli che vedevano in lui un prete e un testimone di fede cristiana”.

Al pensiero riconoscente del parroco aggiungiamo quello del nipote Andrea.“Mio zio” spiega “era una persona solare e disponibile che ha trascorso la sua vita al servizio dei più deboli e poveri.Sempre pronto a risolvere problemi e difficoltà del prossimo anche quando era in Brasile, nella povertà assoluta, con l’unico scopo di diffondere amore e la parola di Dio”.Lo ricorda con grande affetto anche il fratello Livio. “Nel suo sacerdozio, Don Marco ha voluto mantenere la promessa fatta il giorno della sua ordinazione a Ponte de Pedras davanti al vescovo Angelo Rivato, di celebrare la Santa Messa tutti i giorni fino alla sua morte e così è stato”.Grazie Don Marco!

RICORDANDO DUE LABORIOSE SORELLE RITORNATE ALLA CASA DEL PADRE

La comunità di Ognissanti non ha parole per ricordare e ringraziare due sorelle che, con la loro vocazione e consacrazione si sono dedicate totalmente a Dio e ai fratelli. Tutti ricordiamo Madre Maria Morandini, ha vissuto la sua lun-ga missione in diverse comunità, con serenità e disponibilità, impegnata nella scuola e nelle at-tività parrocchiali, catechesi, liturgia, visita alle famiglie e oratorio. Dal Trentino all’Emilia Ro-magna al Veneto aveva collaborato con impegno e responsabilità all’opera delle comunità in cui si trovava ad operare e negli ambienti diversi in cui, di volta in volta, si inseriva. Ha collaborato infatti con i parroci nelle varie realtà, facendo presenti spesso situazioni di famiglie, di poveri, di mamme in difficoltà fino all’ultimo respiro. Giunta presso la Comunità Canossiana di Arzi-gnano da pochi anni e subito si è dedicata con passione alla catechesi parrocchiale. Aveva un dono tutto particolare di attrarre l’attenzione dei piccoli alla conoscenza delle verità di fede. Gra-cile di costituzione ma energica nelle energie da spendere per il Signore. Nonostante il male e la sofferenza l’avesse travolta nella sua operosità e nel suo entusiasmo, tenne per sé ogni soffe-renza e i patimenti che la malattia galoppante le procurava. Tutti quelli che hanno avuto modo di conoscerla, di incontrarla hanno sperimentato la sua umanità a tratti schiva, ma sempre pron-ta a mettersi in gioco per un servizio indefesso nei confronti degli altri. E’ stata sempre amata e stimata da fanciulli e dalle catechiste che con lei hanno condiviso l’esperienza della catechesi ed in particolare l‘avventura dei comunicandi e cresimandi. Stralciamo dal ricordo di Madre Maria della Comunità di Ognissanti in occasione della mes-

sa celebrata il 24 maggio 2017“Con la comunità di Arzignano Madre Maria ha trascorso poco più di tre anni, veniva da Nove, paese dove aveva lavorato per circa 18 anni nella Scuola Materna e nelle attività par-rocchiali. Non è stato facile per lei ricomincia-re nuovi inserimenti, nuove relazioni a circa 80 anni, ma il suo spirito aperto e avventuroso, uti-lizzava il computer ogni giorno, ed entusiasta per le cose del Signore, le hanno permesso di trovare spazi di dono soprattutto per cateche-si e pastorale dei malati. Nella nostra Scuola era simpaticamente conosciuta come la Madre con gli occhiali da sole…. E a Carnevale si è messa una bella parrucca rosa per far divertire i bambini……… Si è allontanata da Arzignano senza salutare nessuno, perché sapeva di torna-re presto, sperando in un intervento chirurgico

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che non si è potuto fare. Non ha fatto pesare a nessuno il dramma umano e spirituale di questa malattia che, in pochi mesi, l’ha porata in cie-lo; anzi nei suoi occhi azzurri ha continuato a splendere la luce della vita e della fede, e il suo sorriso ci accoglieva sempre………… “Altra figura di spicco nella pastorale liturgica ed assistenziale nella comunità è stata Madre Antonia Teresa Peretti che, per ben 22 anni ha operato indefessamente nella nostra comu-nità. Passione e vitalità erano le caratteristiche del suo operare, soprattutto nei confronti dei più poveri e disagiati. Era sempre presente nel-le liturgie e nel dare il suo generoso apporto a fianco dei giovani. La ricordiamo sempre pron-ta e coinvolta in tutto ciò che poteva rendere la nostra vita di cristiani più vicina a Dio. Ha dedicato gran parte della sua vita alla lettura e all’accoglienza dei più piccoli verso i quali ave-va una sensibilità e una dolcezza semplice ma coinvolgente. Furono molti i “luoghi” della sua missione canossiana nella scuola materna e nel-la pastorale parrocchiale: Schio, Casa Madre, Lavis, Vietri sul Mare (SA), Legnago, Torrette di Ancona e infine Arzignano. Molte sono in-fatti le testimonianze di affetto che la comunità di Ognissanti ha espresso nel ricordare Madre Teresa, dalle mamme dai bambini frequentanti la scuola canossiana, alle catechiste che hanno condiviso con lei l’impegno educativo, ai giova-ni che l’hanno avuta tra loro per l’animazione delle liturgie. Non si è mai adagiata sulle sue malattie, ha sempre lottato con tenacia e amore per questa vita. Negli ultimi tempi, quando ha capito che il tempo si sarebbe fatto breve e che il Signore presto l’avrebbe chiamata, con la stessa determinazione ha invertito la rotta e si è prepa-rata ad attendere il momento in cui si sarebbero aperte per lei le porte del cielo, in un fiducioso e confidente abbandono al Signore. Molte sono le testimonianze che tracciano una biografia co-munitaria di Madre Teresa. Ne riportiamo alcu-

ni stralci significativi………“……Un’altra caratteristica era la capacità di osservare le persone, avvicinandosi immediata-mente se le vedeva in difficoltà economica o di salute. Il valore encomiabile era quello di ricor-darsene a lungo, chiedendo a tutti notizie dopo tanto tempo……”“………Quando mi propose di fare la catechista nel suo gruppo che era molto numeroso, subito dissi di no a motivo della mia totale imprepara-zione a tale compito. Madre Teresa però fu tal-mente convincente che accettai e da allora sono ancora catechista e lei mi ha sempre sostenuta e accompagnata con i suoi consigli e insegna-menti sia per i ragazzi che per i genitori…….. ““……………. Madre Teresa ha scritto la sua pagina di storia, sostenuta dal forte e costante desiderio di rendere visibile l’amore di Cristo nel “ fare del bene”. Non si è adagiata sulla fra-gilità della sua salute e non si è mai tirata indie-tro dove capiva che era bene essere presente. Sentiva impellente dentro di lei l’appello della Madre Fondatrice: - vi raccomando quanto mai posso i miei amati poveri….- e –“soprattutto fate conoscere Gesù” – e ha cercato sempre di vivere nella concretezza della sua vita questo mandato……………….

Nicodemo Gasparotto

… e così saremo sempre con il Signore (Ts 4,13-18)Circondata dall’affetto dei fratelli e nipoti, dal-le cure amorevoli delle Sorelle di Congregazio-ne delle Suore Maestre di S. Dorotea, figlie dei S.S. Cuori, nel silenzio della notte, Suor Emilia-na Ruffato è tornata alla casa del Padre, dopo un periodo di malattia e sofferenza.Se n’è andata senza far rumore, serena e co-sciente certa di aver raggiunto la meta finale.Una vita, la sua, incastonata in una cornice di semplicità nella quotidianità di una cucina a servizio dei “più piccoli”: i bambini.La sua attività l’ha vista a Treviso, San Bonifa-cio, San Floriano a Valdagno e per ventotto anni ad Arzignano presso il Centro Socio-Educativo “S. Giuseppe”.I bambini sono stati i protagonisti indiretti del suo servizio-missione, dei quali conservava nel cuore, con estrema lucidità: volti, nomi, storie liete e tristi.In questi ultimi anni, sollevata dall’impegno di preparare i pranzi per i bambini, si è dedicata con altrettanta dedizione a servizio della Co-munità religiosa, senza togliere nulla alla sua offerta.Vogliamo che il nostro grazie giunga fino lassù, dove ora contempli il volto di Dio, per le premu-re, la disponibilità e la serenità che hanno carat-terizzato ogni tua giornata. Grazie, Suor Emiliana,v per la semplicità dei tuoi gesti, quasi scontati che ci ristoravano più di ogni altro alimento.Grazie te lo ripetono le schiere dei bambini che hai saziato non solo con il “pane”, ma soprattut-

to con il tuo sorriso e l’attenzione che riservavi per ognuno di loro.Il tuo ricordo è vivo in tante persone che ti han-no conosciuto e conservano di te un ricordo di sincera gratitudine.Dal cielo, dove vivi la pace dei giusti intercedi per noi, tue Sorelle, perché possiamo essere fe-deli alla santità spicciola dei “piccoli gesti” che rendono preziosa la fraternità.

Le tue Sorelle di Comunità

SUOR EMILIANA

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È buona cosa sentirsi partecipi della comunità par-rocchiale cui si appartiene. A volte però, per ne-cessità, accade di partecipare alla Messa in altra chiesa. Ma soprattutto è importante santificare il giorno del Signore, la Domenica, per cui se si è andati alla Messa il sabato sera, nella speranza che non sia una sacrosanta abitudine, ma solo una sal-tuaria eccezione, si trovi il modo di vivere un mo-mento di preghiera e/o di comunione ecclesiale.

Redazione della monografiaNovembre 2017Libretto pastorale / Numero Dodici della Parrocchia di OgnissantiNovembre 2017 – Numero DodiciRedazione in Via Cavour 2 Arzignano (Vicenza)Direttore: Mons. Mariano LovatoCoordinatore responsabile di redazione: Nicodemo GasparottoComponenti della redazione: G. Corato, D. Concato, M. Pegoraro, R. Conzato, M.R. Scolari, G. Zambon, E. Roviaro, A. Lora, A. Bruttomesso, G. Consolaro, E. Bailo, L. Priante, F. Giuriolo, L. Fontana.Questa pubblicazione è disponibile in www.ognissanti.org

OGNISSANTI CASTELLO VILLAGGIO S. ZENO

lunedì 19.30martedì 8.00

mercoledì 8.30 19.30 8.00 (1°mercoledì del mese)

giovedì 8.00venerdì 19.30 19.30

SABATOe prefestive

18.30 17.00 19.30

DOMENICA 8.00 - 9.15 (S.Rocco) - 10.30 - 19.30 8.30 - 11.00 10.15 9.30