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SU DUE SISTEMI DI ANNOTAZIONE PROSODICA: LA RICERCA DI PIÙ FUNZIONALITÀ E MENO ARBITRARIETÀ Dalia Gamal Università di Ain Shams, Il Cairo [email protected] Riprendo il discorso di Giordano, nella nostra Tavola Rotonda, sulla rilevanza di alcuni dettagli fonetici, come l’ampiezza del singolo movimento tonale e la sua pendenza, per introdurre alcune osservazioni sui due principali sistemi di annotazione prosodica, INTSINT e ToBI, che costituiscono, il primo una rappresentazione fonetica e il secondo una rappresentazione fonologica del piano intonativo. Come sistema d’annotazione fonetica, l’INTSINT si presenta semplice nell’uso soprattutto per coloro che cercano un approccio chiaro all’analisi della melodia. Ma la stilizzazione, intesa per eliminare le perturbazioni e evidenziare le parti fisicamente significative, cancella movimenti tonali di poca estensione fisica che in prossimità di bersagli precedenti o successivi possono costituire eventi significativi dal punto di vista pragmatico. Infatti, per alcuni tipi di frase, come negli ordini o, in generale, le ‘richieste di azione’, in vari studi si è dimostrato che i contrasti tra i profili globali non sono funzionalmente distintivi quanto lo sono i contrasti e le variazioni in certe porzioni all’interno della unità di analisi. Dunque, bisognerebbe conoscere i limiti del sistema che si propone ancora come un alfabeto fonetico del livello intonativo, avendo come materia d’analisi il tracciato di f 0 , per limitare le aspettative e per evitare la delusione di non poter trarre conclusioni pragmatiche significative dal solo utilizzo della trascrizione melodica. Ed infatti, anche a livello fonetico di rappresentazione intonativa, occorre rendere conto della struttura ritmica e della distribuzione accentuale per conseguire una descrizione più rigorosa dell’intonazione, sempre alla ricerca della spiegazione di funzionalità linguistico- comunicative del livello fonetico. Il ToBI, invece, essendo di orientamento fonologico, assume la presentazione di correlazioni funzionali, ma non risulta affatto chiaro nel procedimento di analisi. In questo il sistema d’annotazione presenta diverse difficoltà al ricercatore. È un sistema fonologico che tuttavia si adopera direttamente sul tracciato traducendo il materiale concreto in termini astratti e quindi il trascrittore deve avere non solo esperienza fonologica, ma anche familiarità con la varietà linguistica in esame. È un problema, però, che per l’italiano manchino spiegazioni esaurienti del metodo. Per i non esperti (e non solo), alcune scelte del trascrittore sembrano enigmatiche e contraddittorie. Sappiamo che allo stato attuale della ricerca prosodica manca un modello fonologico basato su vasti studi fonetici, consistenti e omogenei, per cui manca la sicurezza che la conformazione fonetica distintiva abbia una resa fonologica trasparente e veramente rappresentativa nel confronto di lavori su varietà diverse condotti da esperti diversi. Gli americani, in un’iniziativa che deve garantire la continuità e lo sviluppo della ricerca scientifica in questo ambito, hanno messo a disposizione di chiunque un sito corredato di materiale per gli interessati che vogliono approdare al metodo, sottolineando che quanto vale per l’inglese americano non può essere generalizzato in altre lingue. Agli esperti italiani chiederei di fornirci alcuni ragguagli pratici, sia in più contributi futuri sia in un lavoro mirato, per aiutare gli studiosi a risolvere alcuni problemi della trascrizione ToBI e per incoraggiarli ad avere il proprio contributo nello studio intonativo. 64

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SU DUE SISTEMI DI ANNOTAZIONE PROSODICA: LA RICERCA DI PIÙ FUNZIONALITÀ E MENO ARBITRARIETÀ

Dalia Gamal

Università di Ain Shams, Il Cairo [email protected]

Riprendo il discorso di Giordano, nella nostra Tavola Rotonda, sulla rilevanza di alcuni

dettagli fonetici, come l’ampiezza del singolo movimento tonale e la sua pendenza, per introdurre alcune osservazioni sui due principali sistemi di annotazione prosodica, INTSINT e ToBI, che costituiscono, il primo una rappresentazione fonetica e il secondo una rappresentazione fonologica del piano intonativo.

Come sistema d’annotazione fonetica, l’INTSINT si presenta semplice nell’uso soprattutto per coloro che cercano un approccio chiaro all’analisi della melodia. Ma la stilizzazione, intesa per eliminare le perturbazioni e evidenziare le parti fisicamente significative, cancella movimenti tonali di poca estensione fisica che in prossimità di bersagli precedenti o successivi possono costituire eventi significativi dal punto di vista pragmatico. Infatti, per alcuni tipi di frase, come negli ordini o, in generale, le ‘richieste di azione’, in vari studi si è dimostrato che i contrasti tra i profili globali non sono funzionalmente distintivi quanto lo sono i contrasti e le variazioni in certe porzioni all’interno della unità di analisi. Dunque, bisognerebbe conoscere i limiti del sistema che si propone ancora come un alfabeto fonetico del livello intonativo, avendo come materia d’analisi il tracciato di f0, per limitare le aspettative e per evitare la delusione di non poter trarre conclusioni pragmatiche significative dal solo utilizzo della trascrizione melodica. Ed infatti, anche a livello fonetico di rappresentazione intonativa, occorre rendere conto della struttura ritmica e della distribuzione accentuale per conseguire una descrizione più rigorosa dell’intonazione, sempre alla ricerca della spiegazione di funzionalità linguistico-comunicative del livello fonetico.

Il ToBI, invece, essendo di orientamento fonologico, assume la presentazione di correlazioni funzionali, ma non risulta affatto chiaro nel procedimento di analisi. In questo il sistema d’annotazione presenta diverse difficoltà al ricercatore.

È un sistema fonologico che tuttavia si adopera direttamente sul tracciato traducendo il materiale concreto in termini astratti e quindi il trascrittore deve avere non solo esperienza fonologica, ma anche familiarità con la varietà linguistica in esame.

È un problema, però, che per l’italiano manchino spiegazioni esaurienti del metodo. Per i non esperti (e non solo), alcune scelte del trascrittore sembrano enigmatiche e contraddittorie. Sappiamo che allo stato attuale della ricerca prosodica manca un modello fonologico basato su vasti studi fonetici, consistenti e omogenei, per cui manca la sicurezza che la conformazione fonetica distintiva abbia una resa fonologica trasparente e veramente rappresentativa nel confronto di lavori su varietà diverse condotti da esperti diversi.

Gli americani, in un’iniziativa che deve garantire la continuità e lo sviluppo della ricerca scientifica in questo ambito, hanno messo a disposizione di chiunque un sito corredato di materiale per gli interessati che vogliono approdare al metodo, sottolineando che quanto vale per l’inglese americano non può essere generalizzato in altre lingue. Agli esperti italiani chiederei di fornirci alcuni ragguagli pratici, sia in più contributi futuri sia in un lavoro mirato, per aiutare gli studiosi a risolvere alcuni problemi della trascrizione ToBI e per incoraggiarli ad avere il proprio contributo nello studio intonativo.

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A mio avviso, se vogliamo che il sistema si sviluppi, si affermi e si autocorregga in continuazione, dovremmo avere una chiara esposizione dei meccanismi che stanno alla base delle scelte operative.

La ricerca scientifica viene tramandata, sviluppata e raffinata quando le esperienze vengono rigorosamente spiegate. I chiarimenti operativi non sono un lusso, non sono una perdita di tempo; sono, anzi, l’unica garanzia perché i ‘misteri’ della disciplina non vengano perduti.

BIBLIOGRAFIA

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Voghera, M., 1992. Sintassi e intonazione nell’italiano parlato. Bologna: Il Mulino.

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