STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE · NORME AMBIENTALI ED AGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E DI...

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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE POTENZIAMENTO DELL’IMPIANTO DI TERMOVALORIZZAZIONE DEL SITO GEOTERMIA RELAZIONE DI SINTESI IN LINGUAGGIO NON TECNICO FERRARA ___________ I PROGETTISTI Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE 1

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STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

POTENZIAMENTO DELL’IMPIANTO DI TERMOVALORIZZAZIONE DEL SITO GEOTERMIA

RELAZIONE DI SINTESI

IN LINGUAGGIO NON TECNICO

FERRARA ___________ I PROGETTISTI

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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F SINTESI DEL S.I.A...........................................................................................................3 F.0 DESCRIZIONE SINTETICA SULLA CONFORMITA’ DEL PROGETTO ALLE NORME AMBIENTALI ED AGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE VIGENTI ........................................................................................................................................................... 3

F.0.1 DESCRIZIONE DELL’IMPOSTAZIONE DEL SIA..............................................................................................3 F.0.2 DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO NELLE NORME AMBIENTALI E NEGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE ....................................................................................................................................................4 F.0.3. DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO DEL PROGETTO NEL PIANO PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI (PPGR)...................................................................................................................................5 F.0.4. DESCRIZIONE DELL’ITER DEL PROGETTO...................................................................................................7 F.0.5 COERENZA CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE VIGENTI. ............................................................8

F.1 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO, DELLE MODALITA’ E DEI TEMPI DI ATTUAZIONE, DELLE PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE E DI ESERCIZIO............................................................................................................... 8

F.1.1 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO ...................................................................................................8 F.1.2 DESCRIZIONE DELLE MODALITA’ E DEI TEMPI DI ATTUAZIONE, DELLE PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE............................................................................................10 F.1.3 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI ESERCIZIO....................................................................................................................................................................13

F.2 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE TECNICHE PRESCELTE E CONFRONTO CON LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI...................................................................................................... 15

F.2.1 COMBUSTIONE..................................................................................................................................................15 F.2.2 RECUPERO ENERGETICO.................................................................................................................................16 F.2.3. DEPURAZIONE FUMI........................................................................................................................................17 F.2.4. GRUPPO TURBOALTERNATORE ...................................................................................................................19 F.2.5. SISTEMI DI CONDENSAZIONE DEL VAPORE..............................................................................................20 F.2.6. STOCCAGGIO E TRATTAMENTO SCORIE..............................................................................................20 F.2.7. STOCCAGGIO E ALLONTANAMENTO DEL POLVERINO ....................................................................21 F.2.8 AMPLIAMENTO DELL’EDIFICIO.....................................................................................................................21 F.2.9 FOSSA AUSILIARIA DI STOCCAGGIO RIFIUTI............................................................................................22 F.2.10 OPERE DI MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI.........................................................................23 F.2.11 CAMINO PER L’EVACUAZIONE DEI FUMI .................................................................................................24

F.3 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI INIZIALI, CON RIFERIMENTO PARTICOLARE AGLI STATI DI QUALITA’ ............................................................ 24

F.3.1 STATO DELL’ATMOSFERA E DEL CLIMA ....................................................................................................26 F.3.2 STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE ..........................................................................28 F.3.3 STATO DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO.....................................................................................................30 F.3.4 STATO DELLA FLORA, DELLA FAUNA E DEGLI ECOSISTEMI ................................................................30 F.3.5 STATO AMBIENTALE PER IL RUMORE.........................................................................................................31 F.3.6 STATO DELLA SALUTE E DEL BENESSERE DELL’UOMO ........................................................................32 F.3.7 STATO DEL PAESAGGIO E DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE..................................................32 F.3.8 STATO DEL SISTEMA INSEDIATIVO, DELLE CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE E DEI BENI MATERIALI ..................................................................................................................................................................34

F.4 DESCRIZIONE SINTETICA DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI DEL PROGETTO E DELLE AZIONI DI MITIGAZIONE, MONITORAGGIO E CONTROLLO PREVISTE.................................. 35

F.4.1 IMPATTI SU ATMOSFERA E CLIMA...............................................................................................................39 F.4.2 IMPATTI SU ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE...............................................................................40 F.4.3 IMPATTI SU SUOLO E SOTTOSUOLO.............................................................................................................41 F.4.4 IMPATTI SU FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI .............................................................................................42 F.4.5 IMPATTI RELATIVI AL RUMORE....................................................................................................................43 F.4.6 IMPATTI RELATIVI A SALUTE E BENESSERE DELL’UOMO.....................................................................43 F.4.7 IMPATTI SU PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO-CULTURALE..........................................................44 F.4.8 IMPATTI SU SISTEMA INSEDIATIVO, CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE E BENI MATERIALI.......45

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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F SINTESI DEL S.I.A.

F.0 DESCRIZIONE SINTETICA SULLA CONFORMITA’ DEL PROGETTO ALLE NORME AMBIENTALI ED AGLI STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE E DI PIANIFICAZIONE VIGENTI

F.0.1 DESCRIZIONE DELL’IMPOSTAZIONE DEL SIA

Lo Studio di Impatto Ambientale ha per oggetto il progetto di potenziamento

dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia di via C. Diana - Cassana –

Ferrara, da parte di AGEA S.p.A. Ferrara.

Il presente studio va inserito nell’ambito della procedura di Valutazione di Impatto

Ambientale per il progetto in esame ed ha lo scopo di:

A) offrire un inquadramento generale del contesto programmatico e ambientale che

delinea le caratteristiche del territorio nel quale si propone l’intervento progettato,

tenendo in considerazione la definizione preliminare dei processi e il tipo di

impatto ambientale da essi derivabile, nonché la normativa tecnica specifica di

settore;

B) valutare, qualitativamente e quantitativamente, gli impatti che l’ambiente può

subire a seguito della realizzazione del progetto e del conseguente esercizio

dell’opera finita rispetto alla situazione attuale.

Tenuto conto della Legge Regionale 18 maggio 1999, n.9 “Disciplina della procedura

di Valutazione di Impatto Ambientale”, il progetto oggetto del presente studio è

nell’elenco riportato nell’allegato A.2 della legge stessa, come «A.2.3 Impianti di

smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità superiore a 100 t/giorno

mediante operazioni di incenerimento o di trattamento di cui all’allegato B, lettere D2 e

da D8 a D11, ed allegato C, lettere da R1 a R9, del D.Lgs. n. 22 del 1997, ad esclusione

degli impianti di recupero sottoposi alle procedure semplificate di cui agli articoli 31 e

33 del medesimo D.Lgs. n.22 del 1997» e come tale soggetto a procedura di valutazione

di impatto ambientale con competenza dell’Amministrazione provinciale di Ferrara (ai

sensi dell’Art. 5, Comma 2).

L’impostazione del S.I.A. dal punto di vista redazionale rispecchia i punti delle

prescrizioni riportate nell’Allegato C della L.R. 18 Maggio 1999, n.9, ai sensi

dell’Art.11, Comma 1 al fine di avere un’impostazione compatibile con le “Norme

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Tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale” riportate nel D.P.C.M. 27

dicembre 1988 e adottate ai sensi del D.P.C.M. 10 Agosto 1988, n.377.

A livello macroscopico lo Studio di Impatto Ambientale risulta così suddiviso:

A) Inquadramento programmatico

B) Inquadramento progettuale (che costituisce il progetto definitivo ai sensi della

legge 109/94)

C) Fattori antropici sinergici indipendenti dal progetto (ante operam)

D) Stato ambientale di riferimento

E) Impatti ambientali del progetto e delle sue alternative

F) Sintesi del S.I.A. in linguaggio non tecnico

F.0.2 DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO NELLE NORME AMBIENTALI E NEGLI

STRUMENTI DI PROGRAMMAZIONE

Il Piano Territoriale Regionale (Novembre 1988) risponde all’esigenza della Regione

Emilia Romagna di dotarsi di uno strumento di governo del territorio a grande scala.

Parte importante del PTR è la pianificazione nel settore della gestione dei rifiuti, che

ha trovato applicazione a livello regionale nel Primo Piano Regionale in materia di

Organizzazione dei Servizi di Smaltimento dei Rifiuti (approvato dalla G.R. il

23/02/1988), il quale a sua volta rinvia alla pianificazione di ordine provinciale.

Il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale si pone come diretta integrazione

del Piano Territoriale Regionale, a cui è strettamente legato e connesso alle disposizioni

impartite dai Piani Regolatori Generali vigenti ed operanti sul territorio.

In relazione allo smaltimento dei rifiuti il PTCP assume i contenuti del Piano

Infraregionale per lo Smaltimento dei Rifiuti Urbani e Speciali.

Il Piano sottolinea la necessità di creare le condizioni operative ed organizzative nel

lungo periodo di avere, nell’ambito dell’assetto provinciale per lo smaltimento di RSU e

rifiuti speciali assimilabili, due soli punti di trattamento RSU nell’intero territorio

provinciale: Ferrara (in riferimento all’esistente impianto di termoutilizzazione di cui il

presente progetto prevede il potenziamento) ed Ostellato (in riferimento ad un impianto

di riciclaggio per la produzione di compost e RDF).

Inoltre il Piano specifica che è obiettivo dell’Amministrazione Provinciale operare sul

versante della utilizzazione energetica degli RSU e dei rifiuti termotrasformabili (in

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accordo al Piano Energetico Nazionale) e che il medio ferrarese è valutabile come luogo

di impianto di strutture per la produzione energetica da fonti alternative e per

cogenerazione.

L’area sulla quale insiste il sito di intervento è classificata nell’ambito del Piano

Regolatore Generale del comune di Ferrara (approvato con Delibera Regionale del

11/04/1995) come zona omogenea D, cioè come parte del territorio destinata ad

insediamenti produttivi ai sensi del D.I. 2.4.68 n.1444 e della L.R. 47.78 ed s.m.i..

L’area è classificata come sottozona D2 – Complessi insediativi prevalentemente

artigianali, industriali, in particolare l’ambito di riferimento è il D2.1 – Insediamenti

artigianali, industriali esistenti. La funzione d’uso ammessa per tale individuazione

attuale riferimento in relazione all’impianto di termovalorizzazione già esistente è U.6.1

– Attrezzature tecnologiche e servizi tecnici urbani.

Nell’area in oggetto è inoltre vigente un Piano Particolareggiato che rappresenta

strumento di attuazione della normazione prevista dal PRG, il Piano Insediamenti

Produttivi (PIP) di Cassana, di cui si riporta un estratto in allegato; l’area oggetto di

intervento è individuata dal PIP come area riservata ad impianti tecnologici.

L’area di interesse per la realizzazione del progetto di potenziamento dell’impianto di

termovalorizzazione dei rifiuti oggetto del presente studio non rientra nelle Zone di

protezione speciale e nei Siti di importanza comunitaria.

F.0.3. DESCRIZIONE DI INQUADRAMENTO DEL PROGETTO NEL PIANO

PROVINCIALE PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI (PPGR)

L’esigenza di adottare un piano di bacino a livello provinciale per la Provincia di

Ferrara nasce con la stesura del “Primo Piano Regionale in materia di Organizzazione

dei Servizi di Smaltimento dei Rifiuti” (approvato dalla G.R. il 23/02/1988), che ha

rappresentato il primo strumento utile all’avviamento di un concreto intervento di

pianificazione del settore, in armonia con il PTR.

L’Amministrazione Provinciale di Ferrara ha quindi emanato nel 1991 (delibera di

adozione del Consiglio provinciale del 11/07/1991 - Prot. n. 9137) un “Piano

Infraregionale per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani e dei rifiuti speciali”, poi

aggiornato ed integrato annualmente.

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In tale piano era individuata l’esigenza di organizzare il sistema di smaltimento su due

ambiti distinti: ambito A (corrispondente alla parte nord-occidentale del territorio,

definita Alto Ferrarese e facente riferimento al polo impiantistico del sito Geotermia) ed

ambito B (corrispondente alla parte orientale del territorio e facente riferimento al polo

impiantistico di Ostellato).

Il Piano Infraregionale per lo Smaltimento dei Rifiuti Urbani e Speciali riporta inoltre

dei vincoli sulla localizzazione sul territorio degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti,

i quali sono già stati rispettati con la realizzazione dell’esistente impianto di

termovalorizzazione del sito Geotermia e di conseguenza non risultano influenti per

quanto riguarda il progetto di potenziamento di quest’ultimo.

Il 09.12.98 è stato approvato dal Consiglio Provinciale un accordo di programma

(delibera C.P. nn.168/59691) per la realizzazione e gestione del Sistema Integrato

Provinciale di smaltimento dei rifiuti urbani, per accogliere le nuove linee direttive

imposte dal D.Lgs. n. 22/1997.

In tale accordo è esplicitamente espresso che:

- obiettivo prioritario è «lo smaltimento dei rifiuti attraverso l’utilizzo di impianti di

termodistruzione con recupero di energia ed il ricorso alla discarica per lo

smaltimento dei soli rifiuti inerti, dei rifiuti individuati da specifiche norme

tecniche e dei rifiuti che residuano dalle operazioni di riciclaggio, recupero e

smaltimento»;

- è parte integrante del sistema provinciale integrato di smaltimento «l’impianto di

termodistruzione (Canal Bianco) – Ferrara» e che tale impianto è «da ampliare»;

- per quanto attiene le modalità di realizzazione degli impianti e gestione del sistema

«il Comune di Ferrara si impegna a realizzare entro il 2003 l’ampliamento

dell’impianto di termodistruzione che dovrà avere potenzialità sufficiente a

soddisfare il fabbisogno di smaltimento dei rifiuti urbani dell’ambito provinciale»

e che «tale fabbisogno sarà determinato in rapporto agli obiettivi di raccolta

differenziata, riciclo e recupero» che su indicazione regionale devono attestarsi

attorno al 40% in massa del totale del rifiuto tal quale prodotto.

Anche a seguito dell’accordo di programma sopra menzionato è in fase di

approvazione il “Piano Provinciale per la Gestione dei rifiuti” (PPGR) da parte

dell’Amministrazione Provinciale. Ragguagliandosi allo scenario previsto nel piano, la

progettazione dell’ampliamento dell’impianto tiene conto dell’esigenza di rendere

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disponibile un afferimento nominale di ulteriori 100.000 t/anno di rifiuti al sito

Geotermia (rispetto alle 50.000 t/anno attualmente autorizzate per la linea esistente).

F.0.4. DESCRIZIONE DELL’ITER DEL PROGETTO

L’intervento si configura come un lavoro pubblico in quanto ricadente nell’ambito

soggettivo ed oggettivo della legge 109/94 perché il soggetto proponente ed attuatore

(AGEA S.p.A.) appartiene alla categoria di cui all’art. 2 comma 2 punto b della legge

109/94.

Con riferimento alla L.R. 18 maggio 1999 n.9 “disciplina della procedura di

valutazione dell’impatto ambientale” si ricadrà nel caso previsto all’art. 7 della

sopracitata legge.

Il progetto, validato nella sua forma preliminare in data 24/10/2001 dal Responsabile

del Procedimento Ing. Fausto Ferraresi ed approvato dall’Amministratore Delegato di

AGEA S.p.A Dr. Maurizio Chiarini, è stato impostato nella forma definitiva in

conformità all’art. 16 della Legge 109/94 e s.m.i. e della sezione III del titolo III del

D.P.R. 34/2000 dal Progettista Ing, Sandro Boarini che si è avvalso del gruppo di

progettazione riportato nel frontespizio di ogni elaborato di progetto.

Insieme al progetto definitivo è stato redatto il presente Studio di Impatto Ambientale

come previsto dalla legge 109/94 art 16 e del relativo regolamento (D.P.R. 554/99 art.

29) e dalla legge regionale n. 9 del 18/05/99.

Contestualmente alla pronuncia di compatibilità ambientale relativamente al progetto

definitivo oggetto di studio, in sede di Conferenza dei Servizi, vi sarà da parte

dell’Amministrazione Provinciale di Ferrara l’approvazione del progetto stesso, ai sensi

dell’art. 27 del D.Lgs. 22/97 trattandosi di progetto legato all’attività di un impianto di

trattamento rifiuti. Ai sensi dello stesso articolo l’approvazione del progetto definitivo

comporterà l’autorizzazione alla realizzazione di tutte le componenti edili ed

impiantistiche previste nelle relazioni tecniche presentate nell’ambito

dell’inquadramento progettuale. Contestualmente vi sarà rilascio di concessione edilizia

da parte dell’Amministrazione Comunale di Ferrara.

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F.0.5 COERENZA CON GLI STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE VIGENTI.

Il progetto risulta coerente con i seguenti strumenti di pianificazione e

programmazione territoriale:

Piano Territoriale Regionale (A.3.1)

Piano Territoriale Paesistico Regionale (PTPR) (A.3.2)

Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale (A.3.3)

PRG del Comune di Ferrara (A.3.5)

Piano Insediamenti Produttivi (PIP) di Cassana (A.3.5)

Piano Infraregionale per lo Smaltimento dei Rifiuti Urbani e Speciali (A.4.1)

Accordo di programma per la realizzazione e gestione del Sistema integrato

provinciale di smaltimento dei rifiuti urbani (A.4.1)

Deliberazione n. 168 del Consiglio Provinciale nella seduta del 09/12/98

Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti (PPGR) (A.4.1)

Piano regionale Integrato dei Trasporti (PRIT) (A.7.1)

Piano dei Trasporti di Bacino (A.7.1)

F.1 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO, DELLE MODALITA’ E DEI

TEMPI DI ATTUAZIONE, DELLE PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE E DI ESERCIZIO

F.1.1 DESCRIZIONE SINTETICA DEL PROGETTO

La collocazione territoriale dell’intervento e la planimetria del progetto sono riportati

negli allegati F1 (COROGRAFIA) ed F2 (PLANIMETRIA GENERALE)

I dati salienti e le caratteristiche fondamentali e caratterizzanti dell’intervento sono

riportati in allegato F3 (CARATTERISTICHE E TABELLA RIASSUNTIVA DEI

DATI DI PROGETTO)

Il processo produttivo consiste nella utilizzazione del potere calorifico dei rifiuti

mediante combustione con produzione di vapore che fornisce energia termica alla rete di

teleriscaldamento ed energia cinetica ad una turbina, trasformata mediante un

alternatore in energia elettrica.

Sinteticamente l’intero impianto, nella parte elettromeccanica e strutture, rappresentato

nell’allegato F4 (SCHEMA A BLOCCHI), è descritto nei seguenti punti:

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1) ingresso ed accettazione rifiuti: sarà realizzato un nuovo ingresso dalla via Finati con

una nuova stazione di pesatura per distribuire uniformemente il traffico su una rete viaria

adeguata di accesso all’impianto;

2) stoccaggio rifiuti: in ausilio alla fossa esistente nell’impianto sarà realizzata una

stazione di stoccaggio provvisorio di capacità di contenimento adeguata alle esigenze del

nuovo impianto che consenta lo scarico contemporaneo di un numero di mezzi adeguato

alle potenzialità ricettive e di smaltimento dei forni; tale fossa ausiliaria sarà collegata alla

esistente con un tunnel a tenuta contenente un nastro trasportatore

3) combustione: la tecnologia utilizzata per il forno e per le griglie sarà simile a quella

dell’impianto esistente, consistente in griglie mobili; la camera di post-combustione, verrà

sostituta da una camera di adeguata geometria che consenta comunque un tempo di

contatto, una velocità di attraversamento ed una temperatura dei fumi rispondente alle

norme di legge;

4) recupero energetico: le caldaie avranno una maggiore temperatura e pressione di

esercizio rispetto all’attuale al fine di consentire un più efficace recupero energetico in

turbina e per il teleriscaldamento;

5) depurazione fumi: per entrambe le nuove linee sarà utilizzato un sistema di

abbattimento interamente a secco con riduzione catalitica degli ossidi di azoto; questo

sistema porta ad un sensibile miglioramento dei fattori di emissione in atmosfera dal

camino;

6) turbina: il recupero energetico avverrà in un’unica turbina alimentata dal vapore

prodotto dalle due nuove caldaie e sarà collocata in un nuovo locale realizzato all’interno

dell’ampliamento del fabbricato che ospiterà le due nuove linee;

7) raffreddamento del vapore al servizio della turbina: le torri di raffreddamento per

condensare il vapore, saranno realizzate nella nuova tecnologia “wet and dry” che combina

i vantaggi del raffreddamento ad umido con quello ad aria riducendo i consumi di acqua e

di conseguenza le condense in atmosfera;

8) servizi ausiliari: dispositivi per il trasporto delle scorie di combustione, area e locali di

stoccaggio e pretrattamento delle scorie, strutture per lo stoccaggio ed il trasporto delle

polveri, vasche di stoccaggio delle acque, adeguamento della cabina elettrica ed altri

sistemi sono previsti nel progetto;

9) strutture e nuove costruzioni: le nuove linee saranno collocate una nel capannone

esistente e l’altra in un ampliamento che non altera le attuali linee architettoniche

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dell’edificio poiché, di fatto, l’attuale struttura in cemento armato è già predisposta per la

realizzazione delle altre due linee; l’ampliamento interessa solo un intervento sul

capannone in struttura di acciaio e tamponamenti in lamiera;

10) camino: le nuove canne fumarie saranno ubicate all’interno dell’esistente camino in

cemento armato pertanto senza la creazione di altre strutture ed impatti visivi;

Tutti gli ampliamenti, sia tecnologici sia strutturali, di progetto sopracitati saranno

realizzati nella stessa area in cui attualmente insiste l’inceneritore ; le opere civili

destinate al contenimento dei principali dispositivi meccanici che non sono inseribili

interamente nell’attuale capannone, saranno realizzate in armonia con quanto esistente e

riducendo gli impatti visivi e sull’area.

Si realizzerà anche un nuovo accesso con pesa sulla via Finati, ad aggiungersi a quella

sulla via Diana al servizio del sistema integrato di raccolta differenziata, costituito dalla

piattaforma per rifiuti speciali e dall’Isola Ecologica.

F.1.2 DESCRIZIONE DELLE MODALITA’ E DEI TEMPI DI ATTUAZIONE, DELLE

PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI COSTRUZIONE

Il cantiere in oggetto prevede un impiego medio di 60 uomini/giorno il che comporta

una durata del cantiere di ca. 3 anni; si snoderà per un’area di ca. 25000 m2 nel suo

complesso e si suddividerà in cantieri più piccoli, in particolare si può considerare

distintamente la realizzazione di:

1) due nuove linee di termovalorizzazione;

2) una fossa ausiliaria di stoccaggio rifiuti;

3) un’area di pretrattamento e stoccaggio scorie;

4) una pesa con relativo ufficio per gli addetti;

5) nuova viabilità di tutta l’area;

L’evoluzione del cantiere comprenderà la realizzazione di:

• nuovo accesso dalla Via Finati;

• viabilità provvisoria di cantiere;

• scavi di sbancamento;

• posa di sottoservizi e pozzetti;

• opere in c.a.(platee, fondazioni, palificazioni, opere in elevazione);

• opere in c.a.p. (impalcato viadotto e nuova rampa di carico);

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• sollevamento capannone esistente di copertura impianto di termovalorizzazione

(opere di carpenteria metallica);

• estensione medesimo capannone per il contenimento della terza linea (opere di

carpenteria metallica);

• nuovo capannone per trattamento scorie;

• opere di carpenteria a sostegno degli impianti;

• posa degli impianti (forno, caldaia, impianti di abbattimento inquinanti, impianto

di trattamento scorie, trasporto scorie e rifiuti, nuova pesa);

• impianti elettrici e strumentazione;

• asfaltatura;

• movimentazione di terreno per la formazione di rilevati stradali ed il terrapieno a

ridosso della fossa ausiliaria;

• opere a verde (essenze arboree e tappeti erbosi).

Separatamente con un cantiere specifico sarà realizzata la posa della condotta idrica di

alimentazione dalla centrale ACOSEA di Pontelagoscuro al sito in oggetto.

Relativamente alle sistemazioni superficiali durante i lavori di costruzione non si

prevede che ci siano particolari problemi dal punto di vista dell’inquinamento della

falda sottostante o del vicino canale Burana in quanto si tratta di lavori, che non

comportano rischi particolari sotto questo profilo.

Gli sbancamenti di terreno e dei movimenti di terra interni all’area di cantiere

riguarderanno un’area di ca. 25.000 m2, è ipotizzabile una produzione di terreno pari a

20.000 m3 (ca. 700 m3/giorno).

La terra asportata per gli sbancamenti sopra elencati andrà completamente riutilizzata

per il consolidamento del piazzale di scarico fossa ausiliaria e della relativa rampa di

accesso, oltre che per la formazione della collinetta che raccorderà il piazzale con il

terreno a quota campagna, nonché il rinterro dell’area posta a ridosso della via Finati

che è attualmente ad una quota più basa. Non sono previsti conferimenti in discarica.

L’unica lavorazione nell’ambito del cantiere che abbisogna di un drenaggio

provvisorio è quella relativa alla realizzazione delle fondazioni della fossa rifiuti

ausiliaria che comporterà scavi fino a quota -3 m con conseguente interessamento della

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falda acquifera che rimane ad una quota di –1.1 m ÷ -1,5 m rispetto alla quota

campagna. Per mantenere lo scavo libero dall’acqua sarà necessario utilizzare delle

pompe di aggottamento che scaricheranno nell’impianto fognario acque chiare esistente.

Relativamente al rumore prodotto dalle attività di scavo, trasporto e sistemazione dei

materiali di cantiere, si specifica che contrattualmente sarà imposto alle imprese

esecutrici il rispetto del decreto legislativo 15 agosto 1991 n.° 277 (Attuazione delle

direttive n.° 80/1107/CEE , n.° 82/605/CEE , n.° 83/477/CEE , n.° 86/188/CEE e n.°

88/642/CEE in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti da

esposizione ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro).

Si specifica comunque che per tutta una serie di attività lavorative correnti nel cantiere

il livello sonoro a cui sono esposti i lavoratori è nettamente al di sotto della prima soglia

di intervento (esposizione quotidiana personale pari a 80 dBA); a tali fasi lavorative a

volte possono sovrapporsi altre in cui gli addetti (o parte di essi) possono essere esposti

a livelli di rumore superiori e tali da portare i livelli di esposizione equivalente al di

sopra degli 80 dBA che costituiscono soglia di intervento primaria il datore di lavoro

deve effettuare una ”valutazione del rischio“ e conseguentemente predisporre le diverse

misure di prevenzione previste..

Tutte le barriere attualmente esistenti (filari di alberi a est e sud, muro di recinzione in

calcestruzzo a nord e ovest) offrono un’efficace delimitazione dell’area di cantiere ed

anche una provvisoria barriera contro il rumore generato dalle attività; inoltre la parte

nord dell’impianto, ove principalmente svolgeranno i cantieri ed avverrà l’accesso dei

mezzi, guarda verso una zona in parte agricola ed in parte industriale senza utilizzi

residenziali, limitando pertanto i disagi sensibili. L’area effettiva di cantiere sarà coperta

verso la Via Diana e quindi verso gli abitati di Cassana e Porotto dalla mole dell’attuale

edificio con pertanto limitatissimi disagi dovuti ad impatti visivi ed acustici. Anche

l’acceso dei mezzi di cantiere avverrà quasi totalmente dalla Via Finati in quanto

l’accesso sulla Via Diana rimarrà dedicato, per tutta la durata del cantiere, come ora,

all’accettazione dei mezzi che trasportano rifiuti.

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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F.1.3 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE PRESSIONI AMBIENTALI ESERCITATE DURANTE LE FASI DI ESERCIZIO

Premesso che la disamina approfondita degli impatti ambientali è stata effettuata nel

Progetto Definitivo e nei punti B, D ed E del presente studio, si fornisce di seguito un

elenco descrittivo dei principali impatti considerati.

F.1.3.1. EMISSIONI IN ATMOSFERA IN FASE DI ESERCIZIO

Le emissioni in atmosfera consistono essenzialmente in tre impatti ambientali:

1) emissioni concentrate al camino

2) emissione di vapore dalle torri evaporative

3) emissioni diffuse da traffico veicolare e da odori

Tutte queste emissioni sono tenute sotto controllo ed entro i limiti imposti dalla legge.

Per le emissioni al camino si dimostra come la situazione futura di progetto sia

migliorativa rispetto all’attuale considerando la somma delle emissioni evitate dovute

al vecchio inceneritore di via Conchetta (che verrà chiuso) ed alla mancata o minore

utilizzazione di discariche. Anche l’incremento di potenza termica per il

teleriscaldamento urbano è stato considerato come impatto ambientale positivo grazie

alla sostituzione delle caldaie condominiali a combustibile fossile

Per le altre due emissioni si dimostra come l’incremento di massa diffuso sia

ininfluente sull’ambiente ed abbia un limitatissimo effetto solo nelle immediate

vicinanze della emissione stessa.

Le tabelle riassuntive delle emissioni in atmosfera e le ricadute al suolo sono riportate

in ALLEGATO F5 (TABELLE DI EMISSIONE e TABELLE DELLE RICADUTE

degli inquinanti e due elaborati grafici come esempio della distribuzione di massima

delle ricadute al suolo di un inquinante significativo (NO2) i prima e dopo l’intervento).

In F.4.1 è trattato più dettagliatamente l’argomento a cui si rimanda perché di

fondamentale importanza per l’intervento in oggetto, in quanto costituisce la matrice di

impatto primaria dell’intervento.

F.1.3.2. RISORSE IDRICHE

La risorsa idrica utilizzata per il funzionamento dell’impianto è acqua di superficie

proveniente dal fiume Po, prelevata dagli impianti ACOSEA di Pontelagoscuro dopo

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aver subito il trattamento di chiariflocculazione e filtrazione a sabbia; in questo modo si

utilizza acqua che non ha subito ancora i processi di potabilizzazione con notevole

risparmio energetico e di risorse e con sinergia di scala in seguito alla mancata

realizzazione di un depuratore specifico in loco.

L’acqua è convogliata dalla centrale di Pontelagoscuro al sito Geotermia mediante una

condotta interrata che sarà realizzata fino alla via C. Diana nella fascia di servitù

relativa ad un feeder della rete gas esistente

I reflui a seconda dell’impianto che li ha prodotti e delle caratteristiche chimico fisiche

vengono consegnati alla fognatura di acque bianche dell’ACOSEA o ad un sistema di

raccolta di acque tecnologiche con smaltimento presso impianti autorizzati.

F.1.3.3. PRODUZIONE DI RUMORE

La relazione sul rumore riportata in allegato al progetto dimostra un incremento del

rumore in fase di esercizio nell’area dell’impianto dovuto al maggior numero e potenza

delle macchine presenti, parzialmente compensato da un minore utilizzo delle caldaie a

metano al servizio del teleriscaldamento grazie alla maggiore produzione di calore che

consentono le nuove caldaie.

In tutta l’area sono previste opere (come rimboschimenti localizzati, collinette di terra

artificiali, muro perimetrale) per spezzare il suono ed impedirne la diffusione nella zona

circostante che, peraltro, essendo una zona industriale, ha limiti meno restrittivi rispetto

alle zone residenziali.

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F.2 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE TECNICHE PRESCELTE E CONFRONTO CON LE MIGLIORI TECNICHE DISPONIBILI

In questa sede si vuole dare una descrizione dello spirito del progetto, un quadro

generale delle scelte progettuali e dei motivi delle stesse, dei semplici principi di

funzionamento, degli obiettivi e finalità delle soluzioni tecniche adottate.

F.2.1 COMBUSTIONE

Il rifiuto è introdotto dalla fossa di stoccaggio provvisorio in camera di combustione

per mezzo di una benna a polipo che carica il rifiuto nella tramoggia la quale, attraverso

il canale di alimentazione, è in comunicazione con il forno.

L’ampliamento, come specificato in premessa sarà costituito da due forni a griglie

mobili, di tecnologia simile a quella dell’attuale.

Il rifiuto spostandosi lungo la griglia grazie al movimento di questa, dapprima si

essicca quindi si sviluppano i processi di combustione sino a scaricare dalla parte finale

della griglia il residuo solido non combustibile in una vasca di raffreddamento con

nastro trasportatore.

L’efficienza di combustione dei forni a griglia, è molto elevata con valori superiori al

99% quindi con bassissimi tenori di incombusti nei residui.

L’aria necessaria per la combustione del rifiuto è fornita in parte sotto la griglia,

insufflata attraverso il letto di combustione che si è formato sulla griglia stessa (aria

primaria), in parte sopra la griglia per completare i processi di combustione (aria

secondaria). L’aria di combustione, sia primaria sia secondaria è insufflata per mezzo di

ventilatori di portata opportuna.

La camera di combustione sarà seguita da quella di postcombustione a costituire un

unico complesso senza soluzione di continuità con notevole beneficio per quanto

riguarda la fluidodinamica dei gas di combustione, la durata dei refrattari e l’affidabilità

di esercizio.

In considerazione dell’elevato potere calorifico la camera di combustione sarà dotata

del sistema di riciclo dei fumi, già sperimentato efficacemente per il forno attuale, in

modo da mantenere il tenore di ossigeno in camera di combustione ai valori atti a

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realizzare un buon compromesso fra ossidazione dei fumi, recupero energetico e

riduzione degli NOx.

Un cenno particolare va fatto per quanto riguarda il sistema di controllo della

combustione che, in linea con l’attuale tecnologia sarà interamente automatizzato con

utilizzo di calcolatori di processo in grado di gestire le regolazioni in automatico

tenendo in considerazione più segnali dal campo e confrontando le grandezze di

processo con i dati teorici provenienti da calcoli in tempo reale.

Le altre tecnologie attualmente utilizzate nella realizzazione dei forni di combustione

sono essenzialmente le seguenti:

1) forni a letto fluido

2) forni a tamburo rotante

Senza entrare nel dettaglio di queste tecnologie, è comunemente riconosciuto che il

forno a griglia, è il più indicato per la combustione del rifiuto solido urbano tal quale.

I forni a letto fluido sono utilizzati per la combustione di un rifiuto pretrattato

omogeneo ad elevato potere calorifico (CDR); si tratta comunque di una tecnologia

ancora da sperimentare a fondo e poco utilizzata per la combustione dei rifiuti urbani.

La funzionalità di questo tipo di impianti è pertanto ancora poco valutabile soprattutto

per le scarse esperienze e per i pochi impianti attualmente esistenti.

I forni a tamburo rotante sono prevalentemente utilizzati per rifiuti industriali solidi ma

di ridotta pezzatura o liquidi contenuti in fusti. Il contatto tra il rifiuto e l’aria di

combustione avviene solo sulla superficie perché non è realizzata l’insufflazione

dell’aria da sotto la massa del rifiuto, come invece avviene in quelli a griglia mobile,

riducendo notevolmente l’efficienza della combustione pur potendo raggiungere

temperature più elevate.

La scelta di incenerire il rifiuto tal quale non lascia pertanto spazio a soluzioni

tecnologiche di forno alternative alla prescelta tipologia a griglia mobile che massimizza

anche l’affidabilità globale dell’impianto.

F.2.2 RECUPERO ENERGETICO

Il recupero energetico sarà realizzato con caldaie a recupero a circolazione naturale

con corpo cilindrico superiore, caratterizzate da un evaporatore ad irraggiamento a tubi

verticali, e da una sezione convettiva con il surriscaldatore e l’economizzatore.

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Delle 24 Gcal/ora di carico termico di progetto prodotto dalla combustione, cui si

aggiunge la potenza termica residua dei fumi di ricircolo (caldi) e tenendo conto delle

perdite si ha una potenza netta sviluppata al forno di 24,6 Gcal/h; sottraendo le

dispersioni ed il calore sensibile dei fumi in uscita dalla caldaia (a 200 °C), la potenza

termica assorbita in caldaia ammonta a 20,3 Gcal/h. La caldaia è progettata per produrre

con questi dati in ingresso 32 kg/h di vapore surriscaldato a 380°C ed alla pressione di

50 bar.

La scelta del tipo di caldaia è vincolata dal tipo di combustibile utilizzato (rifiuto) e dal

fatto che deve necessariamente essere una caldaia a recupero del calore sensibile dai

fumi prodotti dalla combustione: lo schema funzionale e le geometrie sono determinate

a priori.

La turbina sarà unica ed utilizzerà il vapore surriscaldato prodotto dalle due nuove

caldaie, pertanto circa 64 kg/h di vapore con una produzione di potenza elettrica di

progetto utile massima (turbina in funzionamento a condensazione) pari a di 12,9 MWe.

La temperatura dei fumi all’uscita della caldaia sarà abbassata fino a 200 °C,

temperatura necessaria alla depurazione dei fumi senza necessità di raffreddamenti con

utilizzo di acqua iniettata nella corrente dei fumi, in modo da utilizzare un trattamento

completamente a secco in armonia con le attuali tendenze nel settore, come sarà

successivamente descritto nella sezione dedicata alla depurazione dei fumi.

F.2.3. DEPURAZIONE FUMI

Nel settore degli impianti di termovalorizzazione mentre la sezione di combustione e

quelle di recupero termico e di produzione dell’energia elettrica hanno trovato un loro

assetto impiantistico chiaro e definito quindi le differenze fra le diverse tipologie si

limitano ai particolari costruttivi e ad alcune ottimizzazioni sulla base di uno schema

comune, nel campo della depurazione dei fumi la tecnologia utilizzata pur offrendo

validi risultati non è definita in modo univoco.

Il progettista ha a disposizione vari processi di depurazione che possono portare a

risultati equivalenti e la scelta avviene in base a criteri che di volta in volta possono

privilegiare la semplicità ed affidabilità operativa, il livello delle prestazioni, l’economia

dell’investimento.

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In linea con le attuali tendenze consolidate si descrive la scelta adottata per il progetto

del sistema di depurazione dei fumi è il seguente del tipo a secco:

1. Reattore per la dispersione nella corrente di fumo di calce e carbone attivo

(sorbalite) iniettati separatamente oppure già premiscelati

2. 1° filtro a maniche per il trattamento iniziale dei fumi

3. Reattore per la dispersione nella corrente di fumo di bicarbonato di sodio e

carbone attivo

4. 2° Filtro a maniche per il trattamento finale dei macroinquinanti e dei metalli

pesanti e per l’eliminazione della maggior parte dei microinquinanti.

5. Impianto catalitico a bassa temperatura con iniezione di ammoniaca a monte per

l’eliminazione degli NOx e dei microinquinanti organici

6. Ventilatore di aspirazione dei fumi.

7. Emissione a camino in canna d’acciaio Φ 1400 mm

Le apparecchiature sono poste in serie nella successione numerica riportata.

La valenza del filtro a maniche è che si presta ad essere fatto funzionare sia come

apparecchio di depolverazione sia come vero e proprio reattore chimico inoltre, grazie al

miglioramento dei tessuti filtranti che permettono la captazione delle polveri

indipendentemente dalla loro natura chimico-fisica e per il fatto che la temperatura dei

fumi all’uscita della caldaia e sufficientemente bassa tanto da permettere al filtro a

maniche di lavorare senza problemi e considerato un elemento a sicurezza passiva.

Il processo a secco di progetto utilizza come reattivo primario la calce spenta

additivata di carbone attivo; la calce agisce sugli inquinanti inorganici quali in

particolare HCl, SO2, HF ed il carbone attivo serve per l’eliminazione delle componenti

volatili come i microinquinanti ed i metalli pesanti volatili oppure a granulometria

submicronica.

Come integrazione e sicurezza ulteriore del processo, in un secondo stadio si utilizza il

bicarbonato di sodio che è estremamente più attivo ed effettua una finitura

nell’abbattimento degli inquinanti.

L’utilizzo del bicarbonato costituisce un fattore ottimale per il successivo utilizzo nel

processo dei catalizzatori per l’abbattimento degli ossidi di azoto in quanto il

bicarbonato garantisce, nei fumi trattati a monte del catalizzatore, l’eliminazione

dell’SO3 che, altrimenti, legandosi con l’ammoniaca iniettata per eliminare gli NOx

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formerebbe solfato di ammonio con conseguente avvelenamento dei catalizzatori

medesimi.

L’impianto dotato di catalizzatori è sicuramente di classe superiore perché presenta

efficienza migliore a quella degli impianti non catalitici per l’abbattimento degli ossidi

di azoto.

Con il catalizzatore per eliminare gli NOx è utilizzata ammoniaca in soluzione; i

microinquinanti organici (fra i quali la diossina) non richiedono invece reattivi specifici

ma sono eliminati per ossidazione in bassa temperatura quando vengono a contatto con

il catalizzatore.

Il vantaggio di questo schema di impianto rispetto quello esistente (che comunque

presenta ottimi livelli di rispetto dei parametri) è un drastico miglioramento

nell’abbattimento degli ossidi di azoto e delle diossine e l’assenza di pennacchio nei

fumi; lo svantaggio dovuto all’assenza della torre di lavaggio di coda è ripagato dalla

presenza di ben due stadi di trattamento a carboni attivi e reagenti basici, oltre che due

stadi di filtrazione delle polveri con una estrema affidabilità del processo; rispetto

all’attuale sistema a semisecco questa linea di processo consente di migliorare il

rendimento del recupero energetico.

F.2.4. GRUPPO TURBOALTERNATORE

La produzione complessiva di vapore surriscaldato utile che entra in turbina, detratto

delle perdite e degli utilizzi ausiliari, ammonta a 64 t/h sempre a 50 bar di pressione e

380 °C con un contenuto entalpico di progetto pari a 780,80 kcal/kg.

A valle della turbina vi sarà un condensatore a vuoto in cui il vapore condensa a 0,1

bar e 45 °C circa mediante la circolazione di acqua refrigerata nelle torri evaporative.

Sull’albero della turbina è montato un riduttore di velocità che consente

l’accoppiamento della turbina con un generatore di FEM sincrono trifase per la

produzione dell’energia elettrica.

Lo spillamento del vapore per alimentare lo scambiatore di calore a servizio del

circuito del teleriscaldamento ed altri circuiti di servizio (degasatore e preriscaldo)

avviene a 4 bar la quantità di vapore spillata è in funzione della modalità di

funzionamento della turbina (“a condensazione o “a spillamento”).

L’impianto, infatti, potrà funzionare i due modi:

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1) tutto il salto entalpico del vapore è utilizzato per la produzione di energia elettrica

(funzionamento a condensazione);

2) a valle del primo stadio è spillato il vapore per il teleriscaldamento (funzionamento a

spillamento).

F.2.5. SISTEMI DI CONDENSAZIONE DEL VAPORE

All’uscita della turbina o dello scambiatore per cedere calore al circuito del

teleriscaldamento, il vapore è condensato in un condensatore a vuoto, raffreddato

mediante uno scambiatore a fluido refrigerante.

Il fluido è acqua chimicamente trattata che è raffreddata in un sistema

tecnologicamente avanzato del tipo “wet and dry”, ossia un sistema misto secco-umido

che unisce i vantaggi ambientali dei sistemi di raffreddamento ad aria (o

aerocondensatori) con i vantaggi di efficienza e di minore occupazione di spazio delle

torri evaporative ad umido; il raffreddamento dell’acqua è realizzato mediante uno

scambiatore di calore a superficie alettata nella parte a secco e mediante scambio diretto

con contatto tra l’acqua di raffreddamento stessa e l’aria atmosferica nella parte a

umido.

Combinando opportunamente le due modalità di scambio termico è possibile ridurre

l’umidità relativa dell’aria uscente dalle torri fino ad eliminare nella maggior parte dei

casi il pennacchio di vapore condensato.

Il sistema wet and dry raffredda l’acqua in ingresso dal condensatore da 38°C a 30°C

utilizzando per il 30% aria e per il 70% acqua, secondo le condizioni ambientali in

particolare della temperatura esterna dell’aria.

In inverno risulta efficiente l’utilizzo a secco con il raffreddamento ad aria grazie

all’elevata differenza di temperatura tra l’acqua da raffreddare e l’aria; il vantaggio di

utilizzare il raffreddamento a secco in inverno è che si evitano le condense locali in

atmosfera.

In estate risulta efficiente il raffreddamento ma non si formano le condense visibili in

atmosfera a causa dell’elevata temperatura dell’aria esterna.

F.2.6. STOCCAGGIO E TRATTAMENTO SCORIE

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La produzione di scorie e di incombusti con tutti i forni a regime ammonta ad un peso

giornaliero variabile tra 90 e 130 t/d a seconda della quantità e della qualità del rifiuto

termodistrutto.

L’attuale fossa scorie non è più sufficiente a garantire una adeguata autonomia di

stoccaggio. Nel caso di massima produzione di incombusti si ha una produzione

giornaliera di circa 110 metri cubi al giorno (supponendo un peso specifico delle scorie

sfuse pari a 1,2 t/mc).

La soluzione adottata è quella di trasportare le scorie mediante un nastro adeguato al di

fuori dell’impianto. La nuova area utilizzata per la selezione e lo stoccaggio provvisorio

sorge all’interno del perimetro dell’impianto sul lato nord, sarà costituita da un

capannone chiuso ove avviene la deferrizzazione, lo stoccaggio provvisorio ed il

caricamento sui mezzi per l’allontanamento ed il trasporto a discarica autorizzata e

controllata.

F.2.7. STOCCAGGIO E ALLONTANAMENTO DEL POLVERINO

Il polverino prodotto dalle caldaie e dalla sezione di depurazione dei fumi delle due

nuove linee sarà inviato tramite sistemi automatici di trasporto all’attuale impianto di

stoccaggio, opportunamente raddoppiato con altri due serbatoi da 80 metri cubi per un

totale di 320 metri cubi.

Da questi silos il polverino sarà caricato sugli automezzi autorizzati e trasportato ad

inertizzazione e discarica.

La produzione di polveri varia da un minimo previsto di 19,4 a 24,4 t/d in dipendenza

dal tipo di rifiuto bruciato e dal trattamento di abbattimento dei fumi.

Parte delle polveri sono costituite da prodotto sodico residuo del trattamento dei fumi

con bicarbonato; tale parte è ricuperabile in impianti appositi.

F.2.8 AMPLIAMENTO DELL’EDIFICIO

L’attuale struttura in calcestruzzo dell’edificio esistente è già realizzata con

predisposizioni atte a contenere altre due linee di termodistruzione uguali a quella

esistente.

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L’ampliamento riguarda il capannone in acciaio e tamponamento in lamiera che

attualmente è concepito per contenere solo due linee mentre la terza risulterebbe esterna.

Pertanto è necessario ampliare il capannone in acciaio fino a raggiungere il profilo

esterno della struttura in calcestruzzo, che come si è detto non è modificata.

L’ampliamento è realizzato con la stessa tecnica del capannone esistente e con lo

stesso profilo architettonico.

La nuova caldaia, in particolare, avendo potenzialità superiori di produzione del

vapore, per incrementare la produzione di energia elettrica sfruttando meglio il calore

prodotto dai rifiuti, è più alta ed ingombrante dell’attuale; pertanto è prevista una

sopraelevazione del capannone esistente e di quello futuro di 4 metri rispetto al colmo

dell’attuale. Questo intervento non varia significativamente l’impatto visivo

dell’impianto.

F.2.9 FOSSA AUSILIARIA DI STOCCAGGIO RIFIUTI

La fossa ausiliaria sarà costruita nell’area a nord dell’inceneritore ed avrà come

ingresso una rampa di salita che parte dalla pesa sulla via Finati.

Il terrapieno porterà ad un piazzale elevato 4,5 metri sul piano di campagna che sarà il

piazzale di scarico dove si aprono le cinque bocche di scarico verso lo stoccaggio dei

rifiuti; La strada proseguirà poi su viadotto per connettersi, passando sopra la cabina

elettrica, all’attuale piazzale di scarico dell’inceneritore.

Il rifiuto sarà movimentato mediante una benna a polipo che servirà anche da

caricatore per il nastro trasportatore centinato e a tenuta stagna, sul quale verranno

trasportati i rifiuti verso la fossa principale di stoccaggio dell’inceneritore per

l’alimentazione dei forni.

La sala di controllo, posta sul lato nord provvede alla gestione dello stoccaggio, al

caricamento dei rifiuti alla gestione dei consensi all’apertura delle bocche di scarico.

In caso di malfunzionamenti del nastro è prevista un’area in cui poter caricare dei

bilici direttamente con la benna a polipo attraverso una botola abitualmente chiusa. La

botola di scarico può anche servire per la manutenzione della benna fuori dalla fossa,

per lo svuotamento completo della vasca o per campionamenti di rifiuto tal quale.

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Per ovviare alla possibile diffusione di odori in atmosfera, la fossa sarà mantenuta in

depressione dall’aspirazione dell’aria di combustione dei forni o, in caso di necessità,

anche da un sistema filtrante a maniche e carboni attivi.

F.2.10 OPERE DI MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

Le attuali opere di mitigazione degli impatti ambientali, in particolare quelli dovuti

agli impatti visivi acustici ed odorosi, consistono in barriere vegetali formate da un

doppio filare di pioppi cipressini per la facciata est (verso la sede e gli uffici AGEA), da

un identico filare di pioppi e da uno di Farnie a sud (verso via Diana) all’interno di un

muretto con recinzione metallica alta 2 metri circa, da un doppio filare di Celtis che

corre lungo la Via Canal Bianco, all’interno di un muro in calcestruzzo prefabbricato

alto 2 metri circa, mentre sul lato della via Finati, data la distanza degli impianti vi è

solo il muro in calcestruzzo a delimitare la proprietà.

Poiché il progetto prevede l’ampliamento delle strutture verso il lato nord, la visibilità

di queste è limitata ad un osservatore sulla via Finati ed uno dalla sede Agea. Le opere

in progetto non sono visibili dalla via Diana, in quanto mascherate dall’attuale edificio

la cui sagoma non viene alterata (salvo la citata sopraelevazione di 4 metri circa del tetto

del capannone), né dalla via Canal Bianco in quanto già nascoste dal muro perimetrale

e dal filare di celtis adulti.

Pertanto le nuove barriere per il mascheramento dell’impatto visivo saranno

principalmente realizzate sul lato della Via Finati e sul lato verso la sede AGEA salvo

potenziare la piantumazione di essenze arbustive ed arboree autoctone sulle altre due

strade (Via Canal Bianco e via Cesare Diana).

Il lato verso la sede AGEA è attualmente delimitato da un terrapieno antirumore già

piantumato e da altri filari di essenze ad alto fusto; la combinazione di queste barriere

offre una efficace protezione sia visiva sia acustica all’interno dell’area di competenza

degli uffici della sede stessa.

Tutte le barriere attualmente esistenti offrono un’efficace delimitazione dell’area di

cantiere ed anche una provvisoria barriera contro il rumore generato dalle attività;

inoltre la parte nord dell’impianto, ove principalmente svolgeranno i cantieri ed avverrà

l’accesso dei mezzi, guarda verso una zona in parte agricola ed in parte industriale senza

utilizzi residenziali, limitando pertanto i disagi sensibili. L’area effettiva di cantiere sarà

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coperta verso via Diana e quindi verso gli abitati di Cassana e Porotto dalla mole

dell’attuale edificio con limitatissimi disagi dovuti ad impatti visivi ed acustici. Anche

l’accesso dei mezzi di cantiere avverrà quasi totalmente dalla via Finati in quanto

l’accesso sulla Via Diana rimarrà dedicato, per tutta la durata del cantiere, come ora,

all’accettazione dei mezzi che trasportano i rifiuti

Tutto intorno per l’intera lunghezza del perimetro un muro in calcestruzzo e la

piantumazione di essenze autoctone ad alto fusto, integrate con siepi ed arbusti, fornirà

una efficace barriera visiva ed acustica nonché un ricovero per la fauna stanziale e per i

migratori.

Le emissioni odorose degli automezzi verranno limitate imponendo agli stessi di

viaggiare a portelloni di carico chiusi; gli autocompattatori AGEA per la raccolta urbana

possono chiudere completamente la tramoggia di carico durante il trasporto per limitare

le emissioni ed inoltre, alla fine di ogni giornata lavorativa vengono lavati per togliere

ogni residuo di rifiuto e trattati con sostanze deodoranti a base di enzimi.

La fossa ausiliaria, possibile fonte di emissioni odorose, verrà mantenuta in

depressione dalla stessa aspirazione dell’inceneritore ed in caso di avarie o fermate

dell’impianto da un sistema filtrante composto da un filtro a maniche e da un filtro a

carboni attivi; in questo modo anche durante le operazioni di scarico dei rifiuti, a

portelloni della fossa aperti, la diffusione degli odori sarà fortemente ostacolata.

F.2.11 CAMINO PER L’EVACUAZIONE DEI FUMI

Il camino dell’impianto ha un diametro esterno dai 20 m circa di altezza in su, di 425

cm ed interno di 365 cm. All’interno del camino vi sono 10 ripiani ad una distanza di 8

metri l’uno dall’altro con funzioni di solai per manutenzione e verifiche. La canna

attuale, realizzata in vetroresina ha un diametro esterno di 1400 mm. Le due canne

aggiuntive future di progetto, che saranno realizzate in acciaio coibentato, verranno

inserite all’interno dello stesso camino eliminando da una visione esterna ogni modifica

architettonica ed impatti visivi.

F.3 DESCRIZIONE SINTETICA DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI INIZIALI, CON

RIFERIMENTO PARTICOLARE AGLI STATI DI QUALITA’

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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L’opera in progetto è situata all’interno del polo tecnologico per la gestione e lo

smaltimento dei rifiuti comprendente anche l’attuale inceneritore, la piattaforma per lo

stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali e l’isola ecologica per la raccolta differenziata

dei rifiuti urbani e speciali assimilati.

Il polo è situato all’interno dell’area prevista dal PRG del Comune di Ferrara come

area destinata all’insediamento delle Piccole Imprese Produttive (PIP) a sua volta parte

di un’area indicata come Zona Attività Produttive e che occupa gran parte del quadrante

nord-occidentale della periferia cittadina, considerando anche la grande area industriale

compresa tra la Via Padova, la Via Eridano, limitatamente al casello di FE-Nord ed il

fiume Po.

Non sono previsti altri insediamenti industriali di larga scala nel territorio Comunale e

l’area PIP risolve il problema degli insediamenti produttivi di piccola dimensione.

L’area di influenza del polo tecnologico per lo smaltimento dei rifiuti comprende

ambienti caratterizzati da un elevato grado di antropizzazione che li rende difficilmente

inquadrabili nelle categorie comprendenti ecosistemi naturali; la tipologia ambientale è

essenzialmente riconducibile a:

- insediamenti industriali;

- terreni agricoli a carattere principalmente seminativo;

- insediamenti urbani rappresentati dalle frazioni di Cassana e di Casaglia.

L’ambiente è quindi fortemente condizionato dall’intervento umano che utilizza il

territorio a scopo agricolo ed industriale, gli ambienti sono caratterizzati da un elevato

grado di antropizzazione.

La Circoscrizione nord–ovest del Comune di Ferrara è quella in cui si situa

l’intervento in oggetto; il centro abitato più vicino è il nucleo di Cassana-Porotto da cui

dista circa 500 metri; nei pressi dell’impianto vi sono alcune abitazioni rurali sparse e le

industrie della zona PIP.

Lo studio dello stato ambientale è stato impostato prendendo a riferimento una

suddivisione in componenti ambientali. La suddivisione è la seguente: Atmosfera e clima

Acque superficiali e sotterranee

Suolo e sottosuolo

Flora e vegetazione

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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Fauna

Ecosistemi

Rumore

Salute e benessere dell’uomo

Paesaggio e patrimonio storico-culturale

Sistema insediativo, condizioni socio-economiche e beni materiali

Per ognuna di queste componenti ambientali si è cercato di offrire un inquadramento

dello stato di fatto coerentemente alla tipologia di progetto in esame e alla sua area di

influenza. Quest’ultima non risulta identicamente definita per tutte le varie parti, ma

risulta ad esempio identificabile con il territorio provinciale di Ferrara da un punto di

vista della valenza del progetto stesso, con il territorio comunale ferrarese per alcuni

impatti più macroscopici ed estesi legati alle attività previste (es. emissioni in

atmosfera), con la zona immediatamente circostante il sito d’intervento (zona piccola e

media industria, nuclei urbani di Ferrara, di Cassana e Porotto) per la maggioranza degli

elementi di pressione.

L’analisi ambientale è stata facilitata dall’avere già in esercizio nel sito Geotermia

l’impianto di termovalorizzazione rifiuti esistente, essendo ad esso associate tutta una

serie di attività di monitoraggio e di studi specifici già effettuati e di decisa utilità ai fini

del presente studio. Si è provveduto comunque, onde avere uno stato di riferimento

ambientale il più completo possibile, ad avvalersi della collaborazione dell’ARPA,

Sezione Provinciale di Ferrara per definire con apposite indagini tecniche lo stato di

fatto ante-operam.

F.3.1 STATO DELL’ATMOSFERA E DEL CLIMA

Il sito considerato è collocato nell’ampio quadro della Pianura Padana, caratterizzata

da un assetto climatico per molti aspetti simile a quello continentale europeo,

scarsamente influenzato dall’effetto mitigatore del Mare Adriatico. Il clima è

essenzialmente caratterizzato da inverni freddi ed estati calde o molto calde; sono

presenti fenomeni di inversione termica ai bassi strati che danno luogo a nebbie anche

persistenti.

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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Le temperature dell’aria tipiche della zona in esame vanno da 0° a 30° C, con

temperature tipiche invernali tra –5° e 10 °C ed estive tra 20° e 30°C. Per quanto

riguarda l’umidità relativa per il 45% dei casi l’umidità è compresa fra l’80% ed il

100%.

Le precipitazioni presentano due massimi: uno primaverile (aprile-maggio-giugno) ed

uno autunnale (settembre-ottobre). Quest'ultimo risulta generalmente il massimo

assoluto. I dati riferiti alla stazione meteorologica di Ferrara (1956-1985) del “Servizio

Meteorologico Regionale – Regione Emilia Romagna” mostrano un valore medio

annuale di precipitazione di circa 620 mm.

L’analisi dei dati relativi ai venti prevalenti, mostrano come direzione preferenziale di

provenienza da OVEST, N-O e N-E con una valore medio di circa 2.2 m/s.

Per quanto riguarda l’applicazione del metodo di classificazione atmosferica secondo

Pasquill, su base annua si nota la prevalenza delle classi D e F, G. In generale il sito in

esame oscilla fra le classi A-B nei periodi estivi e di assolamento, fra le classi F-G nei

periodi invernali nuvolosi e dove spesso compare il fenomeno dell’inversione termica. I

dati di persistenza della nebbia indicano una situazione di inversione in quota che

perdura nel tempo in inverno ed autunno.

La radiazione solare globale presenta un picco nei mesi di giugno-luglio ed un minimo

a dicembre e gennaio.

L’ARPA – Sezione Provinciale Di Ferrara – gestisce la rete di monitoraggio

dell’inquinamento urbano della Città di Ferrara attraverso cui la presenza di inquinanti

nell’aria è continuamente analizzata.

La situazione riguardante i principali composti inquinanti evidenzia come più critiche

le concentrazioni registrate, in riferimento all’anno 1999, di benzene e particelle sospese

fini, almeno in riferimento a quelli che sono gli standard di qualità europei.

Per gli altri inquinanti ubiquitari (biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di

carbonio, ozono) la qualità dell’aria a Ferrara è definibile tra il Buono e l’Accettabile, in

base ai criteri di giudizio di settore.

Tra i fattori di pressione ambientale agenti sullo stato dell’atmosfera tutte le indagini

portano ad individuare nel traffico veicolare una delle maggiori cause di inquinamento,

anche se l’elevata industrializzazione delle aree prossime alla città induce comunque a

porre attenzione, almeno dal punto di vista del controllo e del monitoraggio, su tutta una

serie di sostanze in traccia che esulano dalle normali standardizzazioni di qualità, ma

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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vanno comunque indagate in relazione al possibile rischio igienico-sanitario ad esse

associato.

F.3.2 STATO DELLE ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE

L’Amministrazione Provinciale di Ferrara, in base alla Legge n. 319/76 e successive

modifiche recepite dalla Legge Regionale n. 9/83 “Redazione del Piano territoriale

regionale per il risanamento e la tutela delle acque”, ha avviato fino dal 1979 un

programma di monitoraggio della qualità delle acque superficiali del bacino idrografico

canale Burana-Po di Volano.

Il territorio preso in esame, a cui appartiene l’area investigata, è interessato dai

seguenti bacini idrografici elementari:

a) Bacino del Burana-Po di Volano a Sud;

b) Bacino del Canal Bianco a Nord; è compreso interamente in territorio ferrarese; si

estende, nella fascia tra il Po ed il Burana-Po di Volano, a nord della città di

Ferrara e sfocia in Sacca di Goro attraverso l’impianto idrovoro della Romanina

Il territorio del bacino del Burana-Po di Volano è caratterizzato da un particolare

regime idrogeologico in quanto diverse aree sono soggiacenti il livello del mare: il piano

campagna passa infatti da 20 metri sul livello del mare a quote inferiori al livello medio

marino. Le modestissime pendenze del suolo e la sua soggiacenza rispetto alle quote dei

recapiti finali, rendono molto problematico il convogliamento e lo smaltimento delle

acque determinando spesso la necessità di ricorrere al sollevamento meccanico.

Il Canale Burana costeggia il sito di intervento e la fascia comprendente il letto del

canale e il canale stesso sono considerati zona ad elevato rischio ambientale.

Le indagini effettuate sul canale Burana e i suoi affluenti mostrano scarsi risultati della

idoneità alla vita acquatica; i principali affluenti inoltre sono caratterizzati al livello

della loro immissione nel Burana valori di idoneità alla vita acquatica praticamente

nulli.

Per quanto riguarda gli standard di qualità per l’uso irriguo, le caratteristiche

all’ingresso del territorio ferrarese peggiorano con un accentuazione del fenomeno a

valle di Ferrara, situazione strettamente collegata alla presenza di scarichi civili ed al

funzionamento degli impianti di depurazione.

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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La falda freatica, risulta assieme ai corsi d’acqua superficiali, l’ambito fisico più

vulnerabile ai fenomeni inquinanti e come tale oggetto della più ampia attenzione.

Il territorio esaminato è costituito essenzialmente da sedimenti quaternari di piana

alluvionale ed i tipi litologici che ne costituiscono la fondamentale tessitura superficiale

(primi 3 mt. circa dal piano di campagna) sono rappresentati da una composizione

ternaria di argilla, argille limose e limi sabbiosi (più raramente piccoli corpi lentiformi

di sabbie fini) che si sostituiscono l’un l’altro sia in senso verticale, sia orizzontale, con

estrema variabilità.

Questo fatto, in aggiunta ai motivi più sotto esposti, determina un andamento molto

irregolare e piuttosto superficiale della tavola d’acqua, la cui morfologia sotterranea può

essere ricostruita con un certo grado di attendibilità solo per mezzo rilevazioni dirette e

puntuali, a piccole maglie, ripetute sistematicamente.

Nel tempo, le fluttuazioni della freatica sono particolarmente imputabili a:

apporti meteorici: più o meno copiosi nel corso delle diverse stagioni, per

infiltrazioni nel terreno determinano l’alimentazione delle falde ed in particolare di

quella più superficiale; essi concorrono a formare il capitolo più importante del

bilancio idrologico sotterraneo;

interazioni con i corsi d’acqua superficiali: in genere, eccezione fatta per i fiumi

maggiori (Po e Reno) che scorrono pensili sul territorio con funzioni di tributari

della falda, la fitta rete di canali (sia irrigui che scolanti) esercita un’azione

drenante sulla freatica, abbassandone più o meno sensibilmente la profondità dal

p.c. su una fascia ristretta sottesa ai corsi d’acqua.

Per i motivi sopra ricordati la superficie freatica presenta, in assenza di particolari

anomalie, una fluttuazione compresa fra – 80 mt. e – 4,50 mt. Dal piano di campagna,

con maggior frequenza di assestamento dell’isobara – 2,00 mt., su circa i 2/3 del

territorio comunale di Ferrara.

Le indagini idrogeologiche hanno altresì evidenziato che la freatica soggiace a

gradienti idraulici molto bassi e di conseguenza il moto del fluido si attua con velocità

dell’ordine di 0,20 m/d, limitando notevolmente la possibilità di eventuale diffusione di

inquinanti su area vasta.

Le acque sotterranee della pianura ferrarese, in linea di generale presentano

caratteristiche qualitative da mediocri a scadenti.

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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Ciò è imputabile sia a fenomeni naturali che antropici: nel primo caso in particolare la

presenza di acque salate o salmastre, anche a piccole profondità (inferiore a 50 mt. dal

p.c. attuale), rappresenta l’ostacolo principale all’utilizzo di tali risorse in vari settori.

F.3.3 STATO DEL SUOLO E DEL SOTTOSUOLO

La zona del ferrarese fa parte del grande bacino subsidente padano, con prevalenza in

superficie di sedimenti di origine alluvionale, costituiti da miscele ternarie sabbia-limo-

argilla, da argille limose, da argille e da argille sabbiose. La distribuzione dei vari tipi

litologici non è omogenea, ma legata al reticolo idrografico dei rami del Po che

anticamente divagavano nelle zone in esame. Risulta comunque essere motivo

geologico dominante anche della zona di intervento le caratterizzazione del paleoalveo

del Po.

Data la litologia, il drenaggio delle acque meteoriche che gravitano sull’area

investigata è principalmente affidato alla infiltrazione naturale nel terreno. Dal punto di

vista geotecnico non vi sono problemi importanti di stabilità o erosione dei terreni.

I suoli nell’area in esame sono a prevalente destinazione agricola, con zone

urbanizzate a sud (centri di Cassana e Porotto) e zone a destinazione industriale nelle

immediate vicinanze.

Le caratteristiche delle attività produttive nelle adiacenze del sito non sono tali da

pregiudicare in modo significativo la qualità dei suoli e indagini appositamente svolte a

questo fine hanno evidenziato, nei confronti dei limiti imposti dalla normativa italiana in

materia di tutela del suolo e del sottosuolo, facente capo al D.M.. 25/10/1999, n.471,

“Regolamento recante criteri, procedure e modalità per la messa in sicurezza, la bonifica

e il ripristino ambientale dei siti inquinati, ai sensi dell’art. 17 del decreto legislativo 5

febbraio 1997, n. 22 e s.m.i.” che non vi sono caratteristiche tali da ritenere necessarie

azioni di bonifica o da evidenziare il suolo e il sottosuolo come componente ambientale

particolarmente sensibile nei confronti delle azioni di progetto.

F.3.4 STATO DELLA FLORA, DELLA FAUNA E DEGLI ECOSISTEMI

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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La zona trofica della flora padana è classificabile come zona del castanetum, secondo

la definizione del Pavari, caratterizzata da flora adattata alle condizioni climatiche della

zona: inverni freddi ed umidi ed estati calde e poco piovose.

Il climax vegetazionale è la foresta planiziaria di latifoglie decidue ad alto fusto con

fitto sottobosco (ne è un esempio relitto il Bosco della Panfilia presso S. Agostino).

Tra le erbacee o le perenni si contano diverse specie di graminacee e di leguminose

abbastanza diffuse e considerate dal punto di vista agricolo “infestanti”, da sempre

combattute con diserbanti chimici dagli agricoltori.

Lo strato arboreo è estremamente ridotto come superficie e come diversità in quanto

quasi completamente dominato da pioppeti artificiali governati a ceduo per la

produzione di carta e legname.

Non sono presenti nell’area di intervento o in sua prossimità boschi naturali o

associazioni vegetali di particolare pregio ecologico od ambientale, essenze arboree di

pregio od alberi monumentali così come censiti dall’istituto dei beni culturali della

Regione Emilia Romagna.

La fauna locale presente è fortemente condizionata dalla totale assenza di ecosistemi

non influenzati dalla attività umana, è pertanto quella sinantropica tipica di ambienti

interessati da attività agricole ed industriali ai margini od alle periferie dei centri abitati.

Il sito su cui insiste l’impianto oggetto dell’intervento di potenziamento si inserisce a

livello di area vasta nell’Alto Ferrarese, nella Regione Emilia-Romagna, che, dal punto

di vista dell’inquadramento ecosistemico non si discosta da quello tipico che ci si può

aspettare in un territorio della pianura padana, di carattere prevalentemente agricolo.

Da un punto di vista ecosistemico, al di là degli habitat relativi alle realtà specifiche

della zona il sito di intervento si inserisce in un contesto caratterizzato da un elevato

grado di antropizzazione. L’ecosistema costituito dal territorio destinato ad uso agricolo

di cui fa parte in prima approssimazione l’area di studio è influenzato dal continuo

intervento antropico sui terreni agricoli. Questo rappresenta un fattore all’origine di un

elevato grado di instabilità, per il massiccio apporto di energia e di sostanze chimiche ed

il rapido avvicendamento delle biomasse vegetali.

F.3.5 STATO AMBIENTALE PER IL RUMORE

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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I rilievi effettuati ai fini della definizione dello stato di fatto ante operam relativamente

a questa componente ambientale, nei pressi del sito di intervento ed in relazione alle

caratteristiche di emissività del sito stesso attualmente in essere, evidenziano il rispetto,

sia in notturno che in diurno, di quelli che sono i limiti imposti ai sensi della L.447 del

26.10.95, nonché la presenza di un clima acustico di fondo accettabile.

La zona PIP su cui insiste il sito Geotermia è indicativamente classificabile come

appartenente alla classe V - “area prevalentemente industriale”, in attesa della

zonizzazione acustica ufficiale del territorio e si registra anche il rispetto dei limiti a

questa associati.

F.3.6 STATO DELLA SALUTE E DEL BENESSERE DELL’UOMO

Dai dati epidemiologici rilevati nell’ambito del territorio comunale di Ferrara si evince

l’importanza delle malattie legate al sistema respiratorio come causa di morte; seconde

soltanto alle malattie associate al sistema circolatorio.

Le possibili interazioni negative con la salute umana che possono avere origine

dall’attività industriale sono principalmente legate alle emissioni in atmosfera di tipo

concentrato o diffuso (emissioni da traffico veicolare), al rumore prodotto dal traffico.

Ne consegue che la componente salute e benessere dell’uomo a prescindere dalla

effettiva condizione di fatto, viene ad essere considerata componente particolarmente

importante.

Pertanto risulta fondamentale la necessità della riduzione degli impatti possibili sulla

salute mettendo in atto tutti i migliori accorgimenti tecnologici noti che sono stati

descritti nella relazione del progetto che portano ad un miglioramento generale delle

emissioni specifiche e totali nonché delle ricadute al suolo degli inquinanti.

F.3.7 STATO DEL PAESAGGIO E DEL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE

L’area di progetto appartiene all’ambito della pianura alluvionale emiliana,

caratterizzata nel suo complesso dalla presenza di numerosi nuclei urbani e da un

territorio rurale fortemente antropizzato, caratterizzato dalla presenza di numerose

cascine e case sparse.

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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La vicinanza del fiume Po con la sua rete di affluenti è la struttura delle canalizzazioni

irrigue segna fortemente il paesaggio.

I terreni coltivati occupano la quasi totalità delle aree non urbanizzate con coltivazioni

di tipo estensivo (prevalentemente mais, grano e soia) ed in parte a frutteto, questo ha

eliminato le tracce delle zone boschive di pianura che rimangono in parte presenti lungo

le sponde del Po e, in modo isolato, lungo le rive dei canali.

Negli ultimi decenni lo sviluppo dei trasporti ha caratterizzato con la propria rete

infrastrutturale gran parte delle aree limitrofe ai centri urbani ed in modo particolare,

l’area di studio che è interessata dall’autostrada Bologna-Padova e dalla S.S.16

(Adriatica) ad est e dalla S.S.496 (Virgiliana) a sud dalla quale si stacca in prossimità di

Porotto la S.S.255 per Cento, Modena.

Il paesaggio circostante all’area dell’intervento di cui trattasi è comunque fortemente

condizionato dalla presenza dell’insediamento dell’ENIMONT-HIMONT che diventa

elemento totalizzante del territorio, occupando una superficie di circa 300 Ha.

La S.S. 16 Adriatica segna inoltre il limite tra gli insediamenti industriali e terziari

posti ad ovest e i quartieri residenziali di recente formazione, dal villaggio del Barco a

Pontelagoscuro Nuovo, ad est.

La zona dove sorge il sito Geotermia, nel quale è presente l’impianto di

termovalorizzazione che sarà soggetto a potenziamento, si trova all’interno dell’area PIP

a sua volta contigua alla Zona Industriale di Ferrara che si snoda tra il centro storico del

capoluogo e il Po lungo il canale Boicelli. Il lotto impegnato per il polo si affaccia su

ampie superfici rurali sul lato ovest, mentre per un ampio arco da nord a est alle sue

spalle ha lo scenario costituito dagli impianti del complesso petrolchimico, dai

capannoni e serbatoi di piccole e medie imprese locate nella zona, da una struttura

autostradale con l’area di servizio e di snodo di Ferrara Nord e dagli intrecci di rete

stradale locale sulla direttiva Mizzana. A sud il sito è a ridosso per tutta la sua

lunghezza del canale Burana.

Non è possibile assegnare a questa zona un unico ambito paesaggistico, ma piuttosto

essa è la risultante di almeno quattro tipologie difficilmente fondibili fra di loro e che

creano una certa fragilità paesaggistica:

1) paesaggio industriale polarizzato dal grande impianto petrolchimico, da tipologie

più orizzontali e geometriche secondo gli standard attuali adottati dalle piccole e

medie imprese e da un consistente numero di tralicci e linee aeree;

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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2) paesaggio autostradale e stradale segnato da cavalcavia, terrapieni, sottopassaggi,

snodi, pali per l’illuminazione e illuminazione notturna forte, dove domina il

cemento e l’asfalto;

3) paesaggio agrario tipicamente padano a coltura intensiva e con casolari sparsi;

4) paesaggio da borgo di campagna a case basse e separate da orti con campi tagliati

dalla geometria dei canali di bonifica segnati da filari di pioppi.

Il sito di intervento cade, per quanto riguarda l’inquadramento da un punto di vista del

patrimonio storico-culturale del territorio, nell’ambito del comune di Ferrara, dove,

specialmente nel nucleo storico, è concentrata gran parte dei beni di valore degni di

nota.

F.3.8 STATO DEL SISTEMA INSEDIATIVO, DELLE CONDIZIONI SOCIO-

ECONOMICHE E DEI BENI MATERIALI

La provincia di Ferrara si estende su una superficie di circa 2630 kmq compresa tra il

fiume Po (a nord) ed il Reno (a sud), mentre è delimitata ad est dal mare Adriatico. La

parte della provincia che si affaccia sul mare costituisce il settore meridionale

dell'apparato deltizio del fiume Po. Si riportano alcuni dati di sintesi in riferimento a

tutto il territorio provinciale ferrarese (fonte: Camera di Commercio di Ferrara, al

dicembre 2001):

Abitanti 348.651

Abitanti per kmq 132

Superficie 2630 kmq

Comuni 26

Imprese 36.000

Occupati industria 46.000

Occupati agrario 11.000

Occupati terziario 91.000

Importazioni 917 mil

Esportazioni 2,8 mld

Turisti a Ferrara 250.000

Turisti ai Lidi ferraresi 6 mil

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La struttura sociale del territorio ferrarese, dopo il secondo conflitto mondiale, vede

ancora una considerevole presenza di popolazione occupata in agricoltura e collocata in

un ampio patrimonio abitativo rurale sparso nelle campagne. Nelle zone a più antico

insediamento, nell’Alto Ferrarese, sono molto frequenti e molto popolati i “borghi

agricoli”, mentre le case sparse sono più diffuse, per la particolare struttura fondiaria,

nella zona del Centese. Nel Basso Ferrarese, invece, la residenza agricola è più

polverizzata in case sparse, dove è più evidente la disgregazione sociale e un patrimonio

edilizio di bassa qualità.

Gli anni ’60 provocarono profondi mutamenti nell’organizzazione del sistema

insediativo ferrarese; da un lato le grandi emigrazioni verso zone industriali,

conseguenza delle maggiori opportunità di lavoro, dall’altro le modificazioni

nell’organizzazione del lavoro agricolo, provocarono un velocissimo spopolamento

delle campagne e delle abitazioni in esse collocate. Comincia in questo periodo quel

fenomeno di inurbamento della popolazione nei quartieri periferici del centro abitato,

anche se a Ferrara non in modo così macroscopico come in altri contesti metropolitani,

(Nuovo quartiere Barco-Pontelagoscuro) costituiti ex novo a scapito del territorio

agricolo. Infatti a Ferrara l’unico polo industriale di dimensioni considerevoli è

costituito dalla ENIMONT-HIMONT che produce vari prodotti della chimica di base fra

cui fertilizzanti chimici a supporto dell’agricoltura, che sempre più è diventata a

gestione industriale.

F.4 DESCRIZIONE SINTETICA DEGLI IMPATTI SIGNIFICATIVI DEL

PROGETTO E DELLE AZIONI DI MITIGAZIONE, MONITORAGGIO E CONTROLLO PREVISTE

Anche ai fini della definizione dei principali impatti ambientali previsti dall’opera lo

studio di impatto ambientale è articolato in modo da considerare le seguenti componenti

ambientali naturalistiche ed antropiche:

Atmosfera e clima

Acque superficiali e sotterranee

Suolo e sottosuolo

Flora e vegetazione

Fauna

Ecosistemi e rumore

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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Salute e benessere dell’uomo

Paesaggio e patrimonio storico-culturale

Sistema insediativo, condizioni socio-economiche e beni materiali

Ognuna di queste componenti, con diversi livelli di approfondimento, è considerata ai

fini dello studio. Inoltre, come richiesto nell’allegato I, punto 1, del DPCM 27/12/88,

sono stati considerati anche l’integrazione tra queste ed il sistema ambientale preso nella

sua globalità, per pervenire ad una valutazione di impatto che tiene conto della diversa

importanza delle componenti, anche in relazione alla tipologia di progetto in esame.

La metodologia di studio, in Italia suggerita anche dall’ANPA, è fondata su un

modello di analisi di tipo DPSIR (Driving force – Pressure – State – Impact – Response;

letteralmente Determinante – Pressione – Stato – Impatto – Risposta) che si basa sul

concetto di causa-effetto ed è finalizzato allo svolgimento dello studio tramite una serie

di indicatori ambientali definiti per valutare la variazione tra la qualità ambientale

preesistente ad un determinato intervento e la qualità ambientale prevista ad intervento

effettuato.

Un indicatore ambientale è un parametro chimico, fisico o biologico correlato ad uno

specifico fenomeno ambientale, con caratteristiche di rappresentatività, monitorabilità

ed affidabilità.

L’indice ambientale è invece un numero ricavato da considerazioni teoriche o

empiriche che assegna una graduatoria omogenea a tutti gli impatti ambientali

considerati, tenendo conto del peso, dell’importanza e degli effetti di ogni impatto.

Le matrici riassuntive del processo logico di determinazione degli indici ambientali

sono riportate in ALLEGATO F6.

Relativamente all’opera in progetto possono essere individuate le seguenti azioni

determinate dalla attuazione del progetto:

1) azioni di cantiere: accantieramento, fase di cantiere, dismissione cantiere;

2) azioni di esercizio: trasporto rifiuti e materiali di scarto, stoccaggio rifiuti e

materiali di scarto, combustione rifiuti, recupero energetico, depurazione fumi,

immissione effluenti di processo nell’ambiente, manutenzione impianti.

Non si sono dettagliate le azioni di dismissione perché, nel computo di una valutazione

globale di impatto, si è ritenuto non trattabile in modo analitico una valutazione di quali

saranno i fattori di pressione ambientale legati alla dismissione delle sole variazioni

impiantistiche per il potenziamento del termovalorizzatore. Questi sono infatti

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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indissolubilmente legati ad una valutazione per la dismissione dell’intero impianto del

sito Geotermia. Inoltre gli impianti di termovalorizzazione rifiuti sono caratterizzati da

una vita utile piuttosto lunga e soprattutto interessata da continui revamping tecnologici,

che di fatto rendono difficile ragionare in termini predittivi relativi a una dismissione

completa (soprattutto perché la dismissione dell’impianto comporterebbe l’assunzione

di una valida alternativa gestionale alla termovalorizzazione dei rifiuti prodotti sul

territorio, integrata nel piano provinciale; alternativa che attualmente non è presente in

modo affermato nonché una alternativa gestionale del riscaldamento urbano tramite la

geotermia).

Ogni azione di progetto comporta degli effetti che vanno ad influenzare l’ambiente,

veicolati da quelli che vengono definiti fattori di pressione ambientale. Ad esempio

costituiscono fattori di pressione ambientale le emissioni dei fumi in atmosfera, gli

scarichi idrici, le emissioni sonore.

Nelle analisi svolte sugli effetti ambientali dell’opera in esame vi sono naturalmente

diversi livelli di approfondimento in funzione della tipologia di opera e dello stato di

fatto ambientale, in particolare hanno richiesto maggiore impegno e dettaglio le seguenti

parti:

uno studio approfondito di quelli che sono gli impatti derivanti dall’emissione

atmosferica al camino, tramite applicazione del modello EPA per il calcolo della

diffusione degli inquinanti immessi in atmosfera e della loro ricaduta al suolo, sia

relativamente alla situazione esistente (impianto di Canal Bianco attuale +

impianto di Conchetta), per stimare lo stato e la possibile evoluzione

dell’inquinamento atmosferico in assenza di intervento, che sulla base dei dati di

progetto relativi all’assetto impiantistico futuro, per stimare l’alterazione dei

parametri qualitativi dell’aria conseguente;

una analisi quantitativa del bilancio dei flussi di massa di inquinanti emessi in

atmosfera in caso di realizzazione del progetto e il confronto con la situazione

attuale, con l’assunzione che le emissioni future, oltre a garantire il rispetto della

direttiva 200076/CE sull’incenerimento dei rifiuti, futuro riferimento della

normativa di settore, garantiscano il miglioramento delle attuali emissioni sul

territorio e degli impatti sull’ambiente globalmente considerato;

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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uno studio sugli impatti indotti sulla componente atmosfera dall’aumento di

traffico indotto dalla realizzazione del progetto, tramite applicazione del modello

Caline 4 sviluppato dal Caltrans, il Dipartimento dei trasporti della California;

per quanto riguarda la maggioranza delle interazioni ambientali individuate,

l’assegnazione diretta di un indice di impatto ambientale in base a criteri il più

possibile oggettivi, in considerazione di quello che è previsto sarà lo scenario

futuro con la realizzazione del progetto, richiamando laddove possibile dei

possibili indicatori adottabili, anche in assenza di dati certi, o gli esiti dell’analisi

ambientale dello stato di fatto.

Nell’assegnazione degli indici di impatto elementare ed in generale in tutte le

valutazioni effettuate si è sempre tenuto in considerazione che il progetto oggetto di

studio riguarda il potenziamento di un impianto esistente è limitata agli elementi

“differenziali” che la realizzazione del progetto comporterebbe rispetto alla situazione

esistente, in quanto l’attuale impianto del sito Geotermia risulta già influente sullo stato

ambientale ante operam analizzato. Questo significa, semplificando, che un impatto

considerato trascurabile o quantificato in modo non significativo non necessariamente

corrisponderà, nello scenario futuro, ad un impatto assente in termini assoluti, bensì che

la situazione che ci si può aspettare non sarà sostanzialmente diversa da quella attuale.

Un esempio in tal senso può essere l’impatto legato all’intrusione percettiva e

urbanistica del camino dell’impianto, assai ridotto perché già esistente e perché

destinato ad alloggiare anche le nuove canne fumarie.

Complessivamente risulta dall’analisi svolta un impatto trascurabile rispetto allo stato

di fatto ambientale, in taluni casi l’impatto è addirittura elemento a favore soprattutto in

relazione ai vantaggi derivanti dalla scelta gestionale dei rifiuti alla base del sistema

integrato cui questo progetto fa riferimento dal punto di vista programmatico. E’

indubbio infatti che i vantaggi legati alla termovalorizzazione dei rifiuti, i vantaggi di

un’ottimizzazione dei processi legati alla maggiore taglia dell’impianto, l’adozione delle

migliori tecniche disponibili e l’inquadramento del progetto in un contesto fortemente

predisposto ad una gestione razionale e utile dei rifiuti prodotti sul territorio rendono il

tutto decisamente sostenibile dal punto di vista ambientale.

La complessiva analisi dei costi-benefici ambientali derivanti dall’adozione di

un’impiantistica di taglia maggiore per la termovalorizzazione dei rifiuti prodotti sul

territorio provinciale di Ferrara, comporta, per il progetto di potenziamento

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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dell’impianto presso il sito Geotermia, una decisa compatibilità ambientale, non solo nei

confronti dello stato di fatto esistente ma anche nell’ottica di un miglioramento

complessivo degli impatti sul territorio sia a livello locale che globale ed in coerenza

con la prevedibile affermazione di standard di qualità ambientale sempre più restrittivi.

Si riporta di seguito la sintesi delle risultanze di studio componente per componente,

integrando con le eventuali azioni di mitigazione, monitoraggio o controllo previste.

F.4.1 IMPATTI SU ATMOSFERA E CLIMA

Le due nuove linee dell'impianto di termovalorizzazione rifiuti del sito Geotermia e la

cessazione dell'attività dell'impianto di via Conchetta determineranno un alleggerimento

dei flussi di massa di inquinanti emessi in atmosfera, con miglioramenti o al più non

peggioramenti della situazione attuale per tutte le emissioni soggette a limite di legge.

L'impianto in progetto soddisferà i limiti normativi definiti dalle migliori tecniche

disponibili e sanciti dalla Direttiva europea 2000/76/CE sull'incenerimento dei rifiuti.

Lo studio delle immissioni in atmosfera, effettuato con modello ISC3LT, ha evidenziato

un sostanziale miglioramento delle condizioni di dispersione e ricaduta degli inquinanti

al suolo rispetto allo scenario attuale. Inoltre il contributo dell'impianto di

termovalorizzazione in progetto all'inquinamento atmosferico delle aree rientranti nel

suo raggio d'influenza non è risultato particolarmente incidente, le maggiori criticità

rilevate nello stato di fatto (polveri, inquinanti di origine industriale) sembrano

riguardare fattori di pressione cui solo marginalmente l'impianto e le attività ad esso

correlate sono partecipi (traffico veicolare urbano, insediamenti industriali).

Il bilancio delle emissioni in atmosfera complessivamente interessate, direttamente o

indirettamente, dalla realizzazione del progetto è estremamente positivo in virtù della

produzione di energia elettrica e termica e delle sinergie che il potenziamento

dell'impianto determina con la rete di teleriscaldamento cittadina. Inoltre la

termovalorizzazione dei rifiuti è elemento compatibile con le linee di politica

ambientale universalmente riconosciute e adottate anche nei piani programmatici della

Provincia di Ferrara: il progetto è infatti inserito con coerenza nel sistema integrato di

gestione dei rifiuti del territorio provinciale. Non esistono vincoli o alternative di

localizzazione e l'adozione di un'impiantistica di taglia maggiore ma ottimale sotto

l’aspetto tecnico, tecnologicamente all'avanguardia, costituisce già di per sé elemento di

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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mitigazione nei confronti delle emissioni in atmosfera (grazie al sistema di depurazione

fumi a secco previsto per le linee di processo e alla maggiore flessibilità operativa e

sicurezza nel mantenimento degli alti standard funzionali garantita dall'avere in gestione

tre linee invece di una).

Il controllo e il monitoraggio delle emissioni in atmosfera dall'impianto saranno tali da

garantire il rispetto degli standard di settore e degli obiettivi di qualità che l'azienda si è

imposta. Il controllo di molti inquinanti sarà effettuato in continuo con appositi

analizzatori, i risultati e gli eventuali superamenti saranno direttamente rilevabili dalla

conduzione dell'impianto e dall'ARPA Sez. Prov. di Ferrara grazie alla trasmissione

diretta degli stessi, gli autocontrolli annuali saranno tali da soddisfare i requisiti adottati

ai sensi del Piano di Sorveglianza e Misurazione del sistema di gestione ambientale

conforme alla norma ISO 14001 in essere nel sito Geotermia. E' presente sul territorio

un'adeguata rete di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico.

F.4.2 IMPATTI SU ACQUE SUPERFICIALI E SOTTERRANEE

Gli impatti imputabili alla realizzazione del progetto e al futuro assetto impiantistico

del sito Geotermia saranno di entità assai ridotta. Per quanto riguarda l'utilizzo di risorse

idriche, l'impatto sulle acque sotterranee è annullato tramite l'impiego di acque

superficiali del Po, prelevate dal bacino dall’impianto di depurazione gestito

dall'ACOSEA a Pontelagoscuro. I consumi saranno minimizzati tramite definizione

razionale del ciclo dell'acqua all'interno del sito e nel complesso dell'area AGEA S.p.A.,

elemento che andrà anche a minimizzare l'entità degli scarichi in fognatura pubblica. Le

caratteristiche dello scarico saranno tali da non presentare elementi di particolare

attenzione e da rispettare i limiti in materia, anche nell'ottica del destino finale

dell'acqua bianca, convogliata dalla fognatura di via Diana al corpo ricettore, il Canale

Burana, il cui bacino costituisce dal punto di vista dell'inquadramento territoriale area a

rischio ambientale, ma che non risulterà quindi soggetto a una pressione significativa da

parte delle attività in progetto.

Risultano elementi di mitigazione la scelta di ricorrere ad acque superficiali per

l'approvvigionamento di risorse idriche e l'utilizzo razionale delle stesse all'interno

dell'area AGEA S.p.A., sfruttando la sinergia con la recente realizzazione, nelle

immediate vicinanze del sito Geotermia, della nuova sede aziendale, in cui sono

Potenziamento dell’impianto di termovalorizzazione del sito Geotermia SINTESI DELLO STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

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confluite molte esigenze di servizio come la domanda di acqua per lavaggio mezzi e

dell'isola ecologica e della piattaforma di stoccaggio rifiuti speciali. Risulta inoltre

particolarmente riduttiva nei confronti dei consumi di risorse idriche l'adozione di

sistemi di depurazione fumi a secco e di un sistema di raffreddamento associato alle

nuove linee di processo di tipo "wet & dry".

Le caratteristiche degli scarichi da tutta l'area di AGEA S.p.A. sono periodicamente

monitorate con apposite analisi. Il sito Geotermia in particolare è dotato di fognatura

interna rapidamente intercettabile ed isolabile dall'esterno, in modo tale da scongiurare

impatti indesiderati anche in caso di eventi incidentali.

F.4.3 IMPATTI SU SUOLO E SOTTOSUOLO

L'uso del suolo previsto con la realizzazione del progetto sarà limitato (con esclusione

della condotta idrica dalla centrale ACOSEA di Pontelagoscuro all’impianto), sia in fase

di cantiere che in fase di esercizio, all'area interna al sito Geotermia. L'utilizzazione del

suolo è coerente alle disposizioni del Piano Regolatore Generale e al Piano

Particolareggiato "Piccoli insediamenti Produttivi", l'impianto si inserisce infatti in un

contesto territoriale destinato alla piccola e media industria e risulta facilitato dalla

preeesistenza di infrastrutture già adeguate. L'unica interazione con il sottosuolo si avrà

nella realizzazione delle fondazioni per le nuove opere edili, senza possibilità di impatto

sulla stabilità dei terreni. Non sono previsti scarichi o rilasci diretti di effluenti al suolo.

I fenomeni di deposizione di inquinanti atmosferici immessi in atmosfera dal camino

subiranno un decremento per effetto della maggiore dispersione degli stessi. La

possibilità di inquinamento accidentale per spandimento/sversamento di sostanze

pericolose in sito è assai ridotto e mitigato dall'adozione di adeguate misure di

contenimento laddove necessarie.

La scelta gestionale di termovalorizzare i rifiuti costituisce dal punto di vista della

salvaguardia del suolo e del sottosuolo un elemento di mitigazione degli impatti

decisamente importante. L'unica alternativa concretamente valida per lo smaltimento dei

rifiuti prodotti sul territorio provinciale di Ferrara risulterebbe essere infatti il ricorso

all'abbancamento in discarica, ipotesi comunque contraria alle linee programmatiche

generali.

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A livello di controllo e monitoraggio si procederà soprattutto con la verifica periodica

delle misure di contenimento previste per sostanze pericolose cagionevoli di un impatto

sul suolo in caso di evento incidentale. La prevenzione verrà esercitata sia a livello di

verifiche dirette che di formazione del personale. Sebbene lo stato di fatto rilevato non

evidenzi particolari criticità per la qualità dei suoli nell'area AGEA S.p.A.; si potrà

ricorrere ad altre periodiche analisi appositamente commissionate per assicurarsi il

mantenimento degli standards attuali.

F.4.4 IMPATTI SU FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI

L'impatto indiretto su flora e vegetazione determinato dalle emissioni in atmosfera

risulterà ridotto per effetto della variate condizioni di dispersione fumi. In particolare le

immissioni di NOx ed SO2 , cui la vegetazione è maggiormente suscettibile, saranno tali

da offrire un leggero miglioramento rispetto alla situazione attuale, che, nei confronti

dei valori limite suggeriti dalla Direttiva 1999/30/CE, rientra comunque nei margini di

tolleranza previsti per l'adeguamento. Non vi sono nelle immediate vicinanze dell'area

di intervento aree di particolare tutela per la vegetazione, essendo il contesto

tipicamente agrario/urbano.

Si procederà a scala microlocale con una riqualificazione della vegetazione in sito, la

cui presenza è esclusivamente dipendente dall'azione antropica che però avrà anche

benefici di mitigazione nei confronti di impatti su altre matrici ambientali (rumore,

paesaggio).

Non si prevedono particolari azioni di monitoraggio nei confronti della componente

flora e vegetazione. E' in essere un piano di biomonitoraggio su tutto il territorio

provinciale di Ferrara gestito dalle autorità competenti prevalentemente finalizzato alla

caratterizzazione dell'inquinamento atmosferico di origine industriale.

Non si prevedono impatti di rilievo sulla fauna, poiché non vi è interazione con

percorsi faunistici o con zone di protezione faunistica. L'area più significativa da questo

punto di vista individuata sul territorio è il sito di importanza comunitaria Oasi Isola

Bianca situata nel percorso fluviale del Po e a distanza tale verso Nord da non risentire

degli effetti delle emissioni atmosferiche dal camino.

L'ecosistema dell'area su cui insiste il sito Geotermia è di tipo agrario/urbano e come

tale dipendente in modo marcato dall'azione antropica e assai poco sensibile alle

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possibili variazioni indotte dal progetto in esame. Pur essendo presenti nelle emissioni

da termodistruzione rifiuti alcune sostanze in traccia (metalli pesanti, diossine e furani)

cagionevoli di un impatto di valenza ecosistemica per le caratteristiche di persistenza e

bioaccumulo, le evidenze ottenute dallo studio sulla componente atmosfera sono

sufficienti a ritenere trascurabile il loro impatto, con una sostanziale non alterazione

dello stato di fatto esistente.

F.4.5 IMPATTI RELATIVI AL RUMORE

Pur non essendo ancora definita la destinazione d'uso dell'area cui il sito di intervento

appartiene, si può ritenere che essa ricadrà nella classificazione ad "Area

prevalentemente industriale", cui competono limiti di emissione ed immissione sonora,

diurni e notturni, già rispettati nello stato di fatto attuale. Si ritiene che l'incremento di

rumore legato all'esercizio delle nuove sezioni impiantistiche sarà tale da non

determinare un aumento degli impatti acustici oltre i suddetti limiti. Il traffico indotto

dal progetto sarà estremamente limitato e tale da non incidere significativamente sul

clima acustico dell'area in esame, anche nelle fasce della giornata più critiche dal punto

di vista dell'affluenza o della partenza dei mezzi di raccolta.

Si adotterranno tutte le azioni di mitigazione necessarie al mantenimento del rispetto

dei limiti di impatto acustico con la realizzazione di barriere fonoassorbenti di tipo

naturale (piantumazione di vegetazione) o l'isolamento di fonti di emissione più critiche

(es. turbina) in appositi locali con alti coefficienti di insonorizzazione. Tutte le attività

complementari all'esercizio in continuo dell'impianto avverranno prevalentemente nel

periodo diurno (traffico di mezzi per approvvigionamento materiali e conferimento

rifiuti). Ulteriori azioni di mitigazione potranno essere intraprese se dovessero insorgere

criticità.

Il controllo e il monitoraggio degli impatti sonori avverranno almeno con la frequenza

attuale, prevista dal Piano di Sorveglianza e Misurazioni del sistema di gestione

ambientale del sito Geotermia, e consisteranno in rilievi fonometrici da parte di tecnici

abilitati. In tale modo sarà immediato rilevare l'insorgere di eventuali criticità in questo

ambito e adottare le azioni correttive necessarie.

F.4.6 IMPATTI RELATIVI A SALUTE E BENESSERE DELL’UOMO

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Gli impatti sulla salute pubblica legati alla realizzazione del progetto sono soprattutto

a carico, indirettamente, dei fattori di pressione ambientale agenti sulla qualità dell'aria e

sul clima, sull'esposizione ad impatti acustici, sull'esposizione a campi elettromagnetici.

In merito alle evidenze di studio relative a questi aspetti si ritiene che non vi siano i

presupposti per un incremento del rischio di danno per le persone rispetto a quello

attualmente presente, che è di entità trascurabile se riferito alle sole attività connesse

all'impianto di termovalorizzazione rifiuti in progetto (nei confronti dei livelli di

esposizione globali). Questo è vero soprattutto per l'eccesso di rischio determinato dalle

emissioni atmosferiche che, a fronte di un bilancio globale delle emissioni favorevole e

di condizioni migliorative di immissione degli inquinanti nell'aria, è prevedibile che a

seguito della realizzazione del progetto sia inferiore.

La mitigazione nei confronti degli impatti della salute pubblica è applicata con

l'adozione delle azioni di mitigazione elencate per tutte le altre componenti ambientali

che veicolano l'impatto verso l'uomo o che comunque sono intrinsecamente definite in

un'ottica di tutela della salute umana (es. rumore e campi elettromagnetici).

F.4.7 IMPATTI SU PAESAGGIO E PATRIMONIO STORICO-CULTURALE

Gli impatti sul paesaggio saranno estremamente ridotti riguardando il progetto un

intervento di potenziamento di un impianto esistente e non la realizzazione ex-novo di

un termovalorizzatore di rifiuti. Tra gli elementi di maggiore impatto in questo tipo di

impianti vi è il camino, ma le canne fumarie a servizio delle nuove linee saranno inserite

nella ciminiera esistente determinando quindi un impatto nullo. La visibilità del

pennacchio fumi sarà drasticamente ridotta, perché l'emissione a valle di un sistema di

depurazione a secco sarà caratterizzata da una temperatura fumi molto più alta rispetto

all'attuale (venendo meno il vincolo di temperatura imposto da una torre di lavaggio). In

definitiva l'unico impatto paesaggistico sarà quello delle nuove opere edili, comunque

non dissonanti rispetto al contesto in cui si inseriranno e tra l'altro in posizione

retrostante l'edificio che ospita l'attuale impianto (considerando frontale la vista da Sud,

cioè dalle zone di Cassana e Porotto). Non sono previsti impatti diretti su elementi di

valenza storica o culturale, peraltro concentrati nel nucleo urbano di Ferrara e coinvolti

solo in modo indiretto e marginale dall'immissione di inquinanti in atmosfera

dall'impianto.

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Si adotterà per il raffreddamento delle acque di condensazione del ciclo termico

associato alle due nuove linee di termovalorizzazione rifiuti un sistema "wet & dry" che

minimizzerà la visibilità del pennacchio di vapore. In sito si adotteranno come misure di

mitigazione degli impatti visivi la piantumazione di alberi e arbusti e la creazione di

dossi appositamente collocati.

F.4.8 IMPATTI SU SISTEMA INSEDIATIVO, CONDIZIONI SOCIO-ECONOMICHE E

BENI MATERIALI

Una gestione sostenibile dei rifiuti prodotti sul territorio è alla base della crescita di

tutto il sistema insediativo sul territorio stesso. La termovalorizzazione dei rifiuti e

l'ottimizzazione del processo derivante dall'adozione di una taglia impiantistica

maggiore porterà notevoli benefici in tal senso, offrendo al tempo stesso un importante

risorsa energetica alla città di Ferrara, di facile fruibilità grazie anche alla rete di

teleriscaldamento esistente.

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