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Studio di Geologia e GeoIngegneria Dott. Geol. Antonio De Carlo
- Relazione Geologica -
Realizzazione di un Centro Ludico Sportivo in Località Lavangone di Avigliano Lucania di Potenza
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INDICE ANALITICO
1. PREMESSA ............................................................................................................................................................................. 2
2. UBICAZIONE DEL SITO D’INTERVENTO ........................................................................................................................... 4
3. DESCRIZIONE DELL’INDAGINE GEOGNOSTICA ESEGUITA IN SITO .......................................................................... 6
3.1 Sondaggi meccanici ............................................................................................................................................................ 6
4. INQUADRAMENTO GEOLITOLOGICO DELL’AREA ......................................................................................................... 8
5. CARATTERI GEOFISICI DEI TERRENI .............................................................................................................................12
5.1. Risultanze dei Rilievi Sismici in onda P ...............................................................................................................12
5.2. Risultanze dei rilievi sismici in onda S in prospezione MASW.........................................................................13
5.3. Misure di microtremore da stazione singola passiva (HVSR) ...........................................................................15
6. DEFINIZIONE del MODELLO GEOTECNICO e dei PARAMETRI GEOTECNICI ........................................................17
7. CARATTERI IDROGEOLOGICI .........................................................................................................................................19
8. VALUTAZIONE DEL RISCHIO FRANE E ALLUVIONAMENTO DEL SITO ...................................................................21
9. CARATTERI GEOMORFOLOGICI DEL SITO ..................................................................................................................22
10. MICROZONAZIONE SISMICA DELL’AREA ....................................................................................................................24
11. ZONIZZAZIONE DELL’AREA ............................................................................................................................................29
12. CONSIDERAZIONI ED INDICAZIONI SULLE STRUTTURE FONDALI ........................................................................31
13. CONCLUSIONI ....................................................................................................................................................................33
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1. PREMESSA
Per conto della ditta Rocco Pace Costruzioni S.r.l., lo scrivente ha redatto lo studio geologico ai
sensi della L.R. n°23/99, per la “Realizzazione di un Centro Ludico Sportivo in Località
Lavangone di Avigliano Lucania di Potenza”.
In conformità alle normative in vigore ed alla vigente legge urbanistica regionale (L.R. n°23/99) e
sismica regionale (L.R n°9/2011 “Tutela, governo ed uso del Territorio” e L.R. n°19/2011), si è
proceduto alla elaborazione di uno studio geologico, geomorfologico, idrogeologico e sismico che si è
sviluppato attraverso fasi di approfondimento successive ed interattive, che hanno compreso:
analisi geologica e geomorfologica per la definizione delle caratteristiche litologiche dei terreni
affioranti e della morfoevoluzione dell’area di studio;
verifica in sito dei dati acquisiti nelle fasi di studio precedenti e controllo diretto in loco delle
caratteristiche e dei parametri geotecnici, sismici e stratigrafici delle successioni litologiche
affioranti tramite l’esecuzione di una campagna di indagini geognostiche consistente in:
1. n° 3 sondaggi meccanici a carotaggio continuo;
2. prelievo di n° 6 campioni indisturbati e prove geotecniche di laboratorio;
3. n° 2 prospezioni sismiche in onde P della lunghezza rispettiva di 80 ml (SS1) e 60 ml (SS2);
4. n° 1 prospezione sismica attiva tipo MASW della lunghezza di 60 ml;
5. n° 4 misure di microtremori da stazione singola passiva (HVSR).
Le indagini sono state svolte sulla base delle seguenti norme tecniche:
Legge n°64 del 2 febbraio 1974 “Provvedimenti per le costruzioni con particolari prescrizioni per
le zone sismiche”;
D.M. LL.PP. del 24 gennaio 1986 “Norme tecniche relative alle costruzioni antisismiche”;
L.R. n°38/97 e succ. modifiche e integrazioni “Norme per l’esercizio delle funzioni regionali in
materia di difesa del territorio dal rischio sismico”
O.P.M.C, n°3274 del 20.03.2003 “Primi elementi in materia di criteri generali per la
classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per le costruzioni in
zona sismica”.
D.M. 14 gennaio 2008 “Norme Tecniche per le Costruzioni”;
Circolare n°617 del C.S. LL.PP. del 2 febbraio 2009 “Istruzioni per l’applicazione delle Norme
Tecniche per le costruzioni di cui al D.M del 14 gennaio 2008”;
Delibera Consiglio Regionale n° 575 del 4 agosto 2009;
L.R. n° 9/2011 (allegato 1) e L.R. n°19/2011.
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E’ stata redatta una cartografia di sintesi che riporta le principali caratteristiche geologiche ed
individua eventuali elementi di criticità e pericolosità geologica e geomorfologica dell’area, al fine di un
migliore ed opportuno utilizzo del suolo per gli scopi progettuali ed edificatori previsti.
Alla luce di quanto appena riportato si sono prodotti i seguenti elaborati:
ALLEGATO 01:
Tav.1-1/a: Corografia (scala 1:5000); Stralcio R.U. del Comune di Potenza (scala 1:5000)
Tav.2: Carta di ubicazione delle indagini (scala 1:2000)
Tav.3: Carta Geologica (scala 1:2000)
Tav.4: Carta Geomorfologica (scala 1:2000)
Tav.5: Carta Idrogeologica (scala 1:2000)
Tav.6: Carta di Microzonazione Sismica di II livello (scala 1:2000)
Tav.7: Carta di Sintesi della Pericolosità e della Criticità Geologica e Morfologica (scala
1:2000)
Tav.8: Sezione (scala 1:000)
ALLEGATO 02:
Sezione Litotecnica A-A’ “post operam” (scala 1:200)
Sezione Litotecnica B-B’ “post operam” (scala 1:200)
Tav.9: Carta degli Interventi (scala 1:2000)
ALLEGATO 03:
Stratigrafie dei sondaggi geognostici
ALLEGATO 04:
Analisi Geotecniche di Laboratorio
ALLEGATO 05:
Indagini geofisiche.
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2. UBICAZIONE DEL SITO D’INTERVENTO
Il sito in esame, ubicato nel Comune di Potenza, ricade su un settore di fondovalle, tra la destra
idraulica del T. Tiera e la S.P. ex S.S. 93 in Località Lavangone nelle immediate vicinanze del
Palazzetto dello Sport (fig.01).
Fig. 01 - Area di interesse progettuale
Dal punto di vista cartografico, il sito ricade nel Foglio 199 “Potenza” della Carta Geologica d’Italia
in scala 1:100.000, nell’elemento 470063 “Bancone di sopra” (Potenza) della Carta Tecnica dell’Italia
Meridionale (ex Agensud) in scala 1:5.000, nell’elemento 470060 “S. Nicola” dell’ortofotocarta in scala
1:10.000.
Le coordinate centrali dell’area di sedime sono di seguito riportate:
Latitudine WGS84= 40.711379° Longitudine WGS84 = 15.789178°
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Fig. Fig. 02 – Stralcio degli elementi 470063 “Bancone di Sopra” e 470062 “Barrata” in scala 1:5.000 della C.T.R.
con ubicazione dell’area di sedime (cerchietto rosso)
Palazzetto dello sport
Chiesa di Lavangone Centro Ludico Sportivo
Torrente Tiera
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3. DESCRIZIONE DELL’INDAGINE GEOGNOSTICA ESEGUITA IN SITO
3.1 Sondaggi meccanici
Come già accennato in premessa, al fine di caratterizzare da un punto di vista litologico-
stratigrafico i terreni affioranti nell’area di sedime, sono stati terebrati n° 3 sondaggi meccanici a
carotaggio continuo ad andamento verticale del Ø 101 mm denominati S1, S2 e S3, di cui S3
attrezzato con piezometro a tubo aperto.
Tale attività ha comportato in campo lo svolgimento delle seguenti operazioni:
Carotaggio continuo a profondità prestabilita;
Descrizione della successione stratigrafica rinvenuta.
I fori sono stati eseguiti utilizzando una sonda Casagrande C6 dalla ditta Rizzoni S.r.l. di Potenza.
La colonna di rivestimento del foro è stata realizzata con tubazioni metalliche da 150 cm di lunghezza
e diametro Ø 127 mm; mentre le aste di perforazione di diametro Ø 76 mm e lunghezze di 150 cm e
300 cm a seconda delle necessità di manovra. Il carotaggio è stato eseguito a secco, utilizzando
l'acqua come fluido di perforazione solo per agevolare l'avanzamento del carotiere entro quei terreni
di elevata consistenza e/o addensamento. La percentuale di carotaggio è risultata quasi sempre
elevata, compresa tra 90÷100% e contemporaneamente all'approfondimento della trivellazione sono
stati calati tubi di rivestimento Ø 127 mm a protezione della bocca foro ed in prossimità dei litotipi
particolarmente instabili o rigonfianti. Le carote estratte nel corso delle terebrazioni sono state stipate
in apposite cassette catalogatrici in plastica munite di scomparti divisori e coperchio. Esse, siglate e
fotografate immediatamente dopo il loro riempimento, sono state accatastate in prossimità dei
sondaggi realizzati, restando a disposizione per la visione.
Di seguito nella tabella sottostante sono riportati il numero dei sondaggi eseguiti con la sigla
d’identificazione, la data di realizzazione, la profondità d’investigazione e la ditta esecutrice:
Sigla sondaggio
Data di esecuzione Profondità (m. dal p.c.)
Attrezzatura Ditta esecutrice Inizio Fine
S1 19/09/2013 19/09/2013 15.00
Rizzoni S.r.l. S2 19/09/2013 19/09/2013 15.00
S3 19/09/2013 19/09/2013 15.00 Piezometro
a tubo aperto
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3.2 Analisi Geotecniche di Laboratorio
Per la caratterizzazione fisico-meccanica dei terreni in affioramento, nel corso dei sondaggi sono
stati prelevati a pressione con fustella d’acciaio n°6 campioni di terreno indisturbati, così come di
seguito indicato:
Sigla sondaggio
Sigla campione
indisturbato
Profondità di prelievo (m. dal p.c.)
Laboratorio geotecnico
S1 C1 e C2 2.00-2.40 e 7.60-8.00 Laborgeo srl di
Matera S2 C1 e C2 2.60-3.00 e 5.00-5.50
S3 C1 e C2 3.60-4.00 e 10.00-10.50
Questi campioni sono stati oggetto di analisi e prove presso il laboratorio geotecnico Laborgeo s.r.l.
con sede in Matera. In accordo al programma di indagini previsto e compatibilmente alle effettive
proprietà litotecniche dei materiali, sono stati determinati i parametri fisico-meccanici di identificazione
e di resistenza meccanica. I relativi risultati saranno discussi in apposito capitolo, mentre i dati sono
integralmente consultabili negli allegati specifici.
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4. INQUADRAMENTO GEOLITOLOGICO DELL’AREA
La definizione litologica e stratigrafica dei terreni affioranti nell’area di studio ha necessitato, oltre
che di un rilevamento geologico di campagna più ampio rispetto al settore di versante interessato dal
progetto in epigrafe, anche di sondaggi meccanici a carotaggio continuo e di prospezioni geofisiche
che hanno permesso di definire l’assetto litostratigrafico così come di seguito descritto:
a) Depositi Eluvio-colluviali (Olocene)
Rappresentano i terreni di sedime dell’area oggetto dell’intervento. Sono costituiti da mater iale
argilloso-limoso brunastro-marroncino, ricco di frustoli vegetali nella porzione superficiale, inglobanti
clasti di natura prevalentemente calcarea di dimensioni variabili dal centimetro al decimetro, messo in
posto in seguito a fenomeni di erosione da parte della corrivazione delle acque di dilavamento
superficiale e di quelle incanalate, nonché a fenomeni di decantazione di queste ultime. Circa il loro
spessore, così come è emerso dai sondaggi eseguiti, varia da 1,50 m in S1, fino alla profondità
massima di 4,80 metri in S2. In considerazione della loro provenienza, sono costituiti da terreni
inconsistenti, caotici e con caratteri geotecnici mediocri; inoltre evidenziano una marcata eterogeneità
ed anisotropia sia da un punto di vista litologico che fisico-meccanico. La loro composizione
granulometrica è variabile in percentuale: generalmente si tratta di limi debolmente argillosi e limi
sabbiosi, con elementi litici sparsi eterogenei e di dimensioni variabili dal millimetro al centimetro.
b) Complesso Argilloso-Siltoso alterato (Pliocene)
Rappresenta il prodotto dell’alterazione chimica del substrato in posto, dell’azione antropica e dei
processi morfoevolutivi che marcatamente hanno interessato nei tempi non solo l’area in parola, ma
buona parte dei versanti in cui affiora tale unità litologica. E’ costituito da argille limose e limi argillosi
debolmente sabbiosi di tonalità giallastro-marroncina per alterazione con venature grigiastre e
brunastre. A luoghi si rilevano intercalazioni di livelli limosi di colorazione brunastra. Sono stati anche
rilevati resti carboniosi e frammenti fossiliferi carbonatici. Pur risultando alterati e
granulometricamente eterogenei con percentuali di argilla non trascurabili, questi materiali affiorano
ben addensati, molto compatti, mostrando una compressibilità e plasticità bassa. Questi caratteri
migliorano sensibilmente all’aumentare della profondità. Dal punto di vista litotecnico, così come è
emerso dall’analisi delle carote estratte nei sondaggi eseguiti, è costituito da alternanze di limi
argilloso-sabbiosi ad argille limose-sabbiose. Si presentano sempre ben compatti, consistenti poco
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plastici e poco compressibili. Assumono una colorazione variabile dal marroncino al giallo ocra con
venature grigiastre. Sono stati rilevati livelli decimetrici prevalentemente argillosi o limoso sabbiosi.
Nell’area di sedime è stato carotato nei sondaggi S1, S2 e S3, con spessore variabile da luogo a
luogo e compreso tra 1.00 m in S1 a 2,70 m in S3.
c) Substrato: Complesso Argilloso-Siltoso (Pliocene)
I terreni del substrato affioranti nell’area di studio appartengono ad una “successione pliocenica”
caratterizzata da facies in prevalenza limoso-argillose, contenenti numerosi orizzonti con resti
faunistici di mare basso. Nell’ambito della “successione pliocenica” questi terreni appartengono al
ciclo inferiore, di età riferibile al Pliocene medio, denominato Unità di Ariano. In generale questi litotipi
sono caratterizzati da una grande omogeneità laterale e verticale e sono costituiti da alternanze di
strati e livelli di limo argilloso, di argille limose grigio-chiare e di sabbie-argillose sottilmente stratificate
e generalmente laminate, cui si intercalano straterelli siltosi o argilloso-siltosi caratterizzati di norma
da una laminazione parallela. A più altezze si rinvengono corpi lenticolari, di spessore inferiore al
metro, costituiti da microconglomerati a matrice sabbiosa, gradati e talora amalgamati. Non di rado si
intercalano strati decimetrici di siltiti ed arenarie.
Granulometricamente affiora come un’alternanza di livelli costituiti da argille sabbiose o limose
oppure da limi-argillosi con sabbia. Non di rado in questi livelli prevale esclusivamente la componente
pelitica o quella sabbiosa. Gli orizzonti argillosi si presentano molto coesivi, compatti e per niente
plastici, mentre quelli sabbiosi affiorano ben addensati. Abbondanti sono le intercalazioni di resti
fossiliferi carbonatici.
La struttura dell’insieme è tale da far ritenere verosimilmente che questi materiali siano stati
interessati da forti sollecitazioni meccaniche, anche di tipo ciclico, originate da varie fasi tettoniche.
Nella massa sono distinguibili discontinuità primarie connesse alle fasi di deposizione dei sedimenti,
quali le superfici di strato, e discontinuità secondarie prodotte da sollecitazioni successive alla
deposizione, quali giunti e fessure a geometria discontinua. Queste ultime sembrano per lo più dovute
a sforzi di taglio e non di trazione.
Dal punto di vista strettamente litotecnico, così come è emerso dall’esecuzione dei sondaggi a
carotaggio continuo, è costituito da un alternanza di argille limoso-siltose e limi argilloso-sabbiosi ben
compatti, consistenti, per niente plastici e incompressibili. Nei livelli prevalentemente sabbiosi si nota
un buon grado di litificazione; i livelli più argillosi si presentano finemente laminate (con una
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laminazione piano parallela sempre visibile). La colorazione del materiale prevalentemente è
grigiastra. Sono stati rilevati frammenti fossiliferi carbonatici.
Rispetto all’attuale piano campagna, la profondità di rinvenimento di tali litotipi, è stata
rispettivamente: nel sondaggio S1 da metri 2.50 fino a fondo foro, in S2 da metri 4.80, nel sondaggio
S3 da m 4.80 fino a fondo foro.
L’assetto litostratigrafico del sito è riportato nelle Sezione Litotecniche A-A’ e B-B’ nell’Allegato 02.
Fig. 03 – Stralcio della Carta geologica d’Italia F° 187 Tavoletta II SO Avigliano in scala 1:25.000 con ubicazione dell’area di sedime (cerchietto rosso)
d) Depositi Alluvionali attuali e/o recenti
Affiorano fuori dell’area di sedime in corrispondenza del Torrente Tiera. Risultano essere costituiti
da successioni eteropiche di limi ed argille, originatesi per fenomeni di decantazione nell’antica piana
alluvionale conseguentemente ad episodi di alluvionamento, e di depositi ghiaiosi in matrice argilloso-
limosa e/o sabbiosa, con ciottoli calcarei, calcareo-marnosi e silicei provenienti dall’erosione delle
formazioni affioranti in gran parte dell’area di alimentazione del bacino imbrifero del T. Tiera.
I materiali di che trattasi molto spesso si presentano come lentiformi, con la prevalenza ora della
frazione limo-argillosa, ora di quella ghiaiosa o sabbiosa. La colorazione varia dal grigiastro al
marroncino, con sfumature giallastre in corrispondenza di livelli ossidati.
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Si sottolinea che i terreni in parola presentano una eterogeneità ed anisotropia li tologica e
geotecnica sia verticale che orizzontale. Lo spessore è variabile da luogo a luogo, sia per l'andamento
irregolare del substrato che per interventi antropici ma comunque inferiore ai 10 m.
e) Depositi Alluvionali terrazzati (Pleistocene-Olocene)
Costituiti da ghiaie e ghiaie sabbiose, debolmente cementate con lenti di sabbie e limi, sabbie
limose con lenti ghiaiose e limi; localmente pedogenizzati. A luoghi risultano incise e costituiscono
terrazzi posti ad una quota di circa 8-10 m sul letto dell'attuale corso del T. Tiera. Lo spessore è
variabile da pochi metri fino alla decina di metri.
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5. CARATTERI GEOFISICI DEI TERRENI
Come già accennato, unitamente alle indagini geognostiche di tipo diretto e puntuali sono state
eseguite, al fine di integrare i sondaggi a carotaggio continuo, di definire profondità e geometrie del
rifrattore/i, e per valutare la risposta sismoelastica di differenti tipologie di terreno, le seguenti indagini
indirette:
n° 02 rilievi sismici a rifrazione in onda P (S.S.1 e S.S.2), rispettivamente della lunghezza di 80
ml e 60 ml;
n° 01 prospezione sismica MASW della lunghezza di 60 ml;
n° 04 misure di microtremori da stazione singola passiva (HVSR).
5.1. Risultanze dei Rilievi Sismici in onda P
L’analisi di insieme dei parametri geofisici derivanti dalle indagini condotte, consente di effettuare
una suddivisione di max n°3 differenti sismostrati, associati ad altrettanti situazioni geologico-
tecniche. Dunque, tale metodologia consente di individuare zone con differenti gradi di velocità e
distinguere terreni a diverso comportamento simico. La velocità di propagazione delle onde sismiche
costituisce il parametro discriminante per la determinazione della natura litologica del terreno
investigato:
La base sismica SS1 ha una copertura geofonica pari a 80 m. L’analisi dei dati consente di
individuare tre strati sismici: il primo orizzonte sismico presenta uno spessore compreso tra 0.80
– 1.40 m. ed una velocità delle onde di compressione (Vp) compresa tra 450 e 750 m/s. Questo
sismostrato, considerando i bassi valori di velocità, è assimilabile a terreno agrario e a depositi
detritici, sciolti o poco addensati/consistenti con scadenti proprietà elasto-meccaniche. Il secondo
strato sismico, dello spessore compreso tra 3.90 – 7.00 m., è caratterizzato da velocità delle
onde di compressione (Vp) comprese tra 1000 e 1500 m/s.; tipiche di terreni mediamente
addensati e mediamente consistenti con discrete caratteristiche meccaniche. Il terzo sismostrato
si individua ad una profondità compresa tra 4.90 – 7.90 m dal p.c., fino a livello di massima
investigazione, ed è caratterizzato da velocità delle onde sismiche Vp pari a 2250 m/s, tipiche di
terreni ben addensati e consistenti con buone caratteristiche geotecniche.
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La base sismica SS2 ha una copertura geofonica pari a 60 m. L’analisi della sismosezione
consente di individuare tre strati sismici. Il primo sismostrato presenta uno spessore compreso
tra 1.10 m e 1.90 m e una velocità media Vp di 625 m/s, caratteristica di terreni detritici con
scadenti proprietà elasto-meccaniche. Il secondo strato sismico si individua ad una profondità
dal piano campagna compresa tra 3.60 e 6.20 m ed è caratterizzato dalla velocità delle onde di
compressione (Vp) comprese tra 1000 e 1500 m/s. Questo orizzonte sismico corrisponde a terreni
con grado di addensamento e consistenza medio, con discrete proprietà meccaniche. Il terzo
sismostrato, che si rinviene ad una profondità variabile tra 5.30 e 7.00 m dal p.c., è
contraddistinto da una velocità delle onde di compressione Vp di 2250 m/s. Tale valore di velocità
delle onde di compressione è caratteristico di terreni ben addensati e consistenti del substrato con
buone proprietà geomeccaniche.
5.2. Risultanze dei rilievi sismici in onda S in prospezione MASW
In figura sottostante sono riportati gli strati del modello medio individuato con la prospezione
sismica MASW a cui corrisponde una Vs30 di 345 m/s a partire dal p.c.
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Sintetizzando, il modello sismostratigrafico del sottosuolo è assimilabile a tre unità geosismiche di
cui di seguito si procede a darne una interpretazione basata sui valori delle velocità delle onde
sismiche rilevate, ma la cui lettura deve essere effettuata anche in relazione alla situazione litologica e
stratigrafica locale:
Il primo sismostrato ha uno spessore di 2,90 m, con velocità delle onde S di 153 m/s, riferibile
a terreno vegetale ed a depositi superficiali maggiormente alterati e decompressi sciolti o poco
consistenti;
Il secondo sismostrato presenta uno spessore di 15,60 m, con velocità delle onde di taglio
compresa tra 232 e 367 m/s e corrisponde a depositi mediamente consistenti con discrete
caratteristiche geotecniche che tendono a migliorare con la profondità;
Segue, a profondità maggiori di 18,50 m dal p.c. e fino alla profondità di massima
investigazione (oltre 30 m dal p.c.), un terzo sismostrato caratterizzato da velocità delle onde
S di 625 m/s riferibile ad un deposito consistente con buone caratteristiche geotecniche.
Il valore di Vs30, calcolato così come previsto dalla recente normativa sismica ed utilizzabile come
parametro di riferimento per la classificazione del terreno in esame, è riportato nella tabella seguente:
Di seguito si riportano i valori dei principali parametri dinamici calcolati a partire dalle velocità delle
onde P e onde S determinate con le indagini geofisiche eseguite:
PARAMETRI FISICI E DINAMICI MEDI DEL SOTTOSUOLO INVESTIGATO
STRATO
SPESSORE
m
Vp
m/s
Vs
m/s
γ
g/cm3
µ
(-)
MODULO DI YOUNG
Kg/cm2
R
T/m2*sec
MODULO DI TAGLIO
Kg/cm2
BULK MODULUS
Kg/cm2
1 2.9 650 153 1.8 0.47 1239 275 421 7043
2 15.6 1500 323 1.9 0.48 5850 614 1982 40107
3 - 2250 625 2.0 0.46 22784 1250 7813 90833
Vp = velocità onde P(m/s); Vs= velocità onda S (m/s), γ= peso di volume (g/cm3 ); µ = coeff. di Poisson; R= rigidità o impedenza sismica (T/m2*s)
Linea sismica Vs30 (m/sec) Categoria di Suolo
MASW 1 345 “C”
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Nella prospezione MASW eseguita, all’interno del volume investigato stimabile in circa 35 m
dal p.c., non è stata individuata la profondità a cui si rinviene il bedrock sismico, caratterizzato
da velocità maggiori di 800 m/s. Tuttavia, analizzando il profilo di velocità ottenuto
dall’indagine ed estrapolando il profilo di Vs registrato, mantenendo lo stesso gradiente
dell’ultimo tratto della curva sperimentale, è possibile ipotizzare che il bedrock sismico si
rinvenga ad una profondità di circa 46 m dalla superficie (fig. 04). Di tale considerazione se ne
terrà conto nel capitolo 8 relativo alla Microzonazione sismica dell’area.
Fig. 04 –Profilo di velocità del sottosuolo investigato con la prospezione MASW ed estrapolazione delle velocità fino al bedrock sismico
5.3. Misure di microtremore da stazione singola passiva (HVSR)
Nel sito in oggetto sono state inoltre effettuate n°4 misure di microtremore ambientale della durata
di 16 minuti con un tromografo digitale, progettato specificamente per l’acquisizione del rumore
sismico, con lo scopo di ricercare picchi di origine stratigrafica in determinati intervalli di frequenze di
interesse ingegneristico. Le misure di microtremore sono state inoltre necessarie per poter validare il
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modello sismostratigrafico del sottosuolo da porre alla base dello studio di risposta sismica locale,
oltre che per verificare l’assenza di situazioni stratigrafiche o topografiche sepolte complesse non
trattabili con l’utilizzo degli abachi o con un’analisi monodimensionale di tipo equivalente lineare (1D).
Nella tabella seguente sono riportate le frequenze dei picchi individuati escludendo le frequenze >
di 25 Hz, valutate prive di interesse ingegneristico in quanto dovute ad amplificazioni stratigrafiche
che si originano entro il primo metro di sottosuolo.
Le misure eseguite, così come meglio rappresentato dai grafici riportati nell’allegato 05, non hanno
evidenziato la presenza di picchi pronunciati di origine stratigrafica, pertanto è esclusa la presenza di
forti contrasti di impedenza che potrebbero dar luogo ad anomale amplificazioni del moto sismico.
Inoltre leggere inflessioni della curva di rapporto H/V, interpretabili come deboli picchi di origine
stratigrafica, si rinvengono ad una frequenza compresa tra 5,31 e 10,47 Hz, che sulla base del
modello sismostratigrafico ricostruito a partire dalle indagini sismiche MASW e a rifrazione,
corrispondono a contrasti di impedenza superficiali, che si rinvengono ad una profondità compresa tra
6 e 12 m dal p.c. Pertanto, data anche la vastità dell’area in cui sono state eseguite le misure, è
esclusa la presenza di particolari condizioni stratigrafiche e topografiche sepolte tali da non poter
essere trattate con l’ausilio degli abachi messi a disposizione dagli Indirizzi e Criteri per la
Microzonazione Sismica o modellate con un’analisi di tipo monodimensionale (1D).
Misura HVSR N°
Valore frequenza (Hz)
1 N.P.
2 10,47
3 8,73
4 5,31
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6. DEFINIZIONE DEL MODELLO GEOTECNICO E DEI PARAMETRI GEOTECNICI
Come anticipato in premessa, l'acquisizione dei parametri fisico-meccanici è stata ottenuta
dall'analisi di n°6 campioni indisturbati di terreno prelevati durante i sondaggi eseguit i nell’area di
sedime. I campioni sono stati analizzati dal Laboratorio Geotecnico “Laborgeo S.r.l. di Matera”.
Le analisi geotecniche di laboratorio sono state finalizzate alla determinazione della classificazione
granulometrica, delle proprietà indici, delle proprietà fisico-volumetriche ed dei parametri di resistenza
meccanica. Qui di seguito si allega la relativa tabella riassuntiva:
Per il dettaglio dei risultati delle prove eseguite si rimanda all’Allegato 04: “Analisi geotecniche di
laboratorio”.
Nel caso delle analisi numeriche convenzionali, in ragione anche del fatto che sensibili cadute di
resistenza possono verificarsi con scorrimenti piccoli, l’utilizzo diretto dei parametri di resistenza di
picco, ricavati dalle prove di laboratorio su provini di materiale intatto, è stato fatto con cautela; a tale
proposito è risultato congruo fare riferimenti e confronti con parametri di resistenza “operativi” stimati
sulla base di indicazioni di letteratura, tarate sui risultati di “back analysis” (Skempton,1977 - Tavenas
& Leroueil, 1981). In tal senso, una volta analizzati tutti i parametri geotecnici a disposizione,
tenendo conto che i parametri fisico-meccanici ricavati in laboratorio geotecnico si riferiscono
a singoli campioni indisturbati, che i terreni di sedime presentano un’accentuata eterogeneità
ed anisotropia granulometrica sia verticale che laterale, operativamente si è preferito attribuire
i valori numerici da utilizzare nelle verifiche geotecniche, considerando i terreni, non a livello
di singolo campione indisturbato (puntuali), ma di ”affioramento” e, cioè, tenendo conto della
litologia complessiva, della giacitura degli strati, dell’idrogeologia, delle pendenze, del
contesto morfoevolutivo e tettonico, ma soprattutto delle discontinuità primarie (giunti di
stratificazione) e secondarie (giunti e fessurazioni a geometria discontinua lungo i quali la
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coesione misurata è praticamente nulla sia che essi siano lisci, che siano scabri). Dall’esame
dei risultati delle indagini eseguite e da quelle consultate, si è pervenuti alla definizione di un modello
geotecnico caratterizzato da un numero limitato di parametri fisici e meccanici. In tal senso sono state
distinte tre tipologie di terreno in relazione alle loro caratteristiche litologiche, di resistenza al taglio e
di deformabilità. Di seguito, si riportano i parametri geotecnici operativi, valori caratteristici ai sensi del
punto 6.2.2 del D.M. 2008 NTC. E’ il caso di evidenziare che i parametri adottati, a favore di
sicurezza, sono molto più cautelativi di quelli ottenuti dalle analisi geotecniche di laboratorio:
Materiale Eluvio-Colluviale:
n k (gr/cm3)
sat k (gr/cm3)
k’ (gradi)
Ck’ (t/m2)
Cuk (t/m2)
Edk’ (kg/cm2)
λ
1.90 2.20 21 0.50 2.00 40.00 0.47
Complesso Argilloso-Siltoso alterato:
n k (gr/cm3)
sat k (gr/cm3)
k’ (gradi)
Ck’ (t/m2)
Cuk (t/m2)
Edk’ (kg/cm2)
λ
2.00 2.15 23 1.50 4.00 100.00 0.48
Complesso Argilloso-Siltoso:
n k (gr/cm3)
sat k (gr/cm3)
k’ (gradi)
Ck’ (t/m2)
Cuk (t/m2)
Edk’ (kg/cm2)
λ
2.10 2.20 25 2.50 6.00 180.00 0.46
Materiale arido per rilevati
Come meglio riportato nei prossimi capitolo, per la realizzazione della bonifica dei primi livelli dei
depositi eluvio-colluviali, si utilizzerà del materiale arido di cava avente le seguenti proprietà
fisico-meccaniche:
n k (t/m3)
sat k (t/m3)
’k (gradi)
Ck’ (t/m2)
2.20 2.30 40 0.00
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7. CARATTERI IDROGEOLOGICI
Nella carta idrogeologica allegata (Tav.5 – Allegato 01) vengono riportati i principali caratteri
idrogeologici dei terreni presenti nell’area, con particolare attenzione al tipo ed al loro grado di
permeabilità. Si tratta ovviamente di valori indicativi derivanti dai dati di letteratura pregressa e che
descrivono il comportamento medio dei litotipi. Infatti, i terreni dell’area di interesse progettuale, sono
dotati di caratteristiche idrogeologiche piuttosto differenziate, in rapporto alla composizione
granulometrica, alla porosità e al grado di addensamento. In tal senso si possono individuare 2
principali complessi idrogeologici differenti:
Complesso idrogeologico I:
I terreni costituenti il substrato locale, afferente al Complesso Argilloso-Siltoso, sono da ritenersi
scarsamente permeabili in quanto, anche se contraddistinti da alta porosità primaria, sono
praticamente impermeabili a causa delle ridottissime dimensioni dei pori, nei quali l’acqua viene
fissata come acqua di ritenzione. Ne deriva una circolazione nulla o trascurabile, anche nei livelli
prevalentemente limosi o sabbiosi, in quanto si tratta di sabbie fini con argilla o limo. Ad essi si può
attribuire un valore del coefficiente di permeabilità dell’ordine di K= 10 -8 - 10-9 m/s. Nei livelli più
alterati si ha un aumento del grado di permeabilità, che passa a valori di K= 10-5 - 10-6 m/s.
Complesso idrogeologico II:
E’ rappresentato dal Depositi Eluvio-colluviale, che è da ritenersi da mediamente permeabile a
permeabile per porosità. In esso si è notata un’umidità diffusa alimentata dalla meteorologia del sito.
Infatti, le sue naturali caratteristiche litologiche, il disfacimento fisico-meccanico dovuto agli agenti
atmosferici, lo scarso grado di consistenza, fanno sì che ci sia l’infiltrazione delle acque meteoriche e,
quindi, un’alimentazione della circolazione idrica superficiale. Il coefficiente di permeabilità stimato è
K= 10-3 - 10-4 m/s. Il grado di saturazione, quindi gli effetti prodotti dalle acque filtranti nei terreni di
tale natura, sono molteplici e riconducibili soprattutto al loro comportamento fondazionale in condizioni
statiche e dinamiche. Infatti, nella loro componente argillosa-limosa l’imbibizione idrica produce stati di
consistenza plastici con conseguente decadimento dei parametri di resistenza al taglio. Tali effetti
tendono ad accentuarsi qualora il terreno sia sottoposto a sollecitazioni cicliche prodotte da onde
elastiche (sisma). Inoltre, i cicli di imbibizione e di essiccamento, conseguenti alla variazione
stagionale del contenuto naturale in acqua, producono una fessurazione che è via preferenziale di
infiltrazione delle acque di precipitazione meteorica e non. Quest’acqua, giunta alla profondità a cui le
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fessure si richiudono, dà luogo ad uno scorrimento ipodermico, producendo così fenomeni di
“allentamento”, “ammorbidimento” e “rigonfiamento” (weakening e softening), con perdita dei legami
intermolecolari, a scapito della “coesione” e della “resistenza al taglio”, e con creazione di un regime
idraulico di filtrazione parallela al pendio. Questo fenomeno assume rilevante importanza
nell’interazione geotecnica fondazione-terreno.
Questi terreni sono soggetti a regimi transitori delle pressioni interstiziali indotti da variazioni
repentine di carico. Eventuali effetti di sovrappressioni neutre si dissipano in modo abbastanza lento,
facendo sì che ogni variazione di stato tensionale al contorno non si traduca istantaneamente in
tensioni efficaci.
Dai dati piezometrici rilevati nel foro di sondaggio S3 risulta che il livello dell’acqua, si attesta ad
una profondità di circa 13.90 m dal p.c, rilevata in data 22/10/2013. A parere dello scrivente, in questi
terreni il piezometro funge solo da foro di raccolta delle acque superficiali che, filtrandovi al suo
interno tramite i livelli più superficiali molto alterati o detritici, vi vengono trattenute (“imbottigliate”).
Ecco il perché si presentano mal odoranti, vista la bassa permeabilità dei litotipi al contorno.
Di conseguenza, l’esistenza di un substrato impermeabile, un contesto geomorfologico
favorevole ad accumuli di acqua, garantiscono una circolazione di acqua che, durante eventi
meteorici eccezionali, si avvicina molto al piano campagna ed interessa solo i livelli dei terreni
eluvio-colluviali.
Complesso idrogeologico III:
E’ rappresentato dai Depositi alluvionali attuali e/o recenti, nonché Terrazzati caratterizzati da
una permeabilità primaria di grado alto, legata alla porosità interstiziale con valori di K variabili tra 10 -1
e 10-3 m/sec, dipendente dalle eteropie laterali e verticali e dalla maggiore o minore presenza di lenti
sabbiose. In essi, la circolazione idrica è diffusa e veloce e pertanto sono classificabili come acquiferi
a medio-alta potenzialità estrattiva. Questo complesso è stato riportato solo per completezza del
tematismo, in quanto affioranti lontano dall’area di sedime.
Nella redazione della Carta Idrogeologica sono stati riportati solo n°2 complessi idrogeologici: il
Complesso idrogeologico I costituito dal Complesso Argilloso-Siltoso e dai Depositi Eluvio-
colluviali, visto il trascurabile spessore di questi ultimi; il Complesso idrogeologico II costituito dai
Depositi alluvionali attuali e/o recenti, nonché Terrazzati.
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8. VALUTAZIONE DEL RISCHIO FRANE E ALLUVIONAMENTO DEL SITO
La stesura di questa relazione geologica è stata suffragata dalla consultazione del Piano Stralcio
per l’Assetto Idrogeologico, redatto dall’Autorità di Bacino della Basilicata. Questo rappresenta uno
strumento conoscitivo, normativo e tecnico-operativo mediante il quale sono programmate e
pianificate le azioni e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idraulico ed idrogeologico nel
territorio di competenza.
Fig.03: Stralcio della Carta del Rischio Idrogeologico dell’AdB della Basilicata (area di sedime cerchietto rosso)
L’area interessata dal progetto e tutta la zona indagata, secondo l’ultimo aggiornamento disponibile
riferito al II aggiornamento 2011, non è stata interessata dalle delimitazioni di rischio da parte dalla
stessa AdB. Pertanto, nel sito di sedime, non rientrando nelle zone né ad alto rischio né a
basso rischio, le edificazioni potranno avvenire senza particolari prescrizioni salvo quelle di
rito
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9. CARATTERI GEOMORFOLOGICI DEL SITO
L’area in studio, compresa tra le isoipse 735 e 740 m s.l.m., insiste nel settore di fondovalle del
Torrente Tiera.
Il rilevamento geomorfologico, compiuto su un settore più vasto rispetto al sito di sedime, non ha
messo in evidenza forme derivanti da fenomeni gravitativi di dissesto in atto o in preparazione tali da
compromettere la fattibilità dell’intervento da realizzare. Infatti, l’andamento morfologico risulta
completamente regolare e di tipo sub-orizzontale, con inclinazione inferiore ai 10°. Quanto appena
detto risulta congruente con la cartografia tematica (“Carta del Rischio”) redatta dall’Autorità
Interregionale di Bacino della Basilicata (Piano Stralcio per la difesa dal Rischio Idrogeologico), che
non ha perimetrato nell’intera zona in studio nessun areale di rischio da frana o da alluvione.
Fig.04: Andamento morfologico dell’area di sedime
Poiché il settore di versante entro cui si inserisce l’area di sedime è ritenuto stabile e
l’acclività è inferiore a 15°, tanto da far rientrare il sito nella categoria topografica T1 secondo
le definizioni delle NTC 2008, non sono state eseguite le verifiche analitiche della stabilità dei
luoghi.
Il Torrente Tiera è stato nei tempi il maggior fattore morfoevolutivo di tutta quest’area in quanto,
trattandosi di un torrente a carattere strettamente pluvio-nivale avente una curva di fondo, a luoghi,
anche con pendenze discrete, ha modellato sia il fondo dell’alveo che i rispettiv i versanti di sponda.
AREA DI SEDIME
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L’azione erosiva è stata favorita anche dalla tipologia dei terreni affioranti che, essendo
prevalentemente argillosi, si sono lasciati erodere e modellare con molta facilità e velocità. La
differenza di quota altimetrica dell’area in oggetto con il fondo dell’alveo del torrente Tiera (>10
m) fa ritenere che non vi siano problemi di alluvionamento anche per piene straordinarie con
tempi di ritorno > di 500 anni. Tale affermazione inoltre deriva anche da quanto emerso dalla
consultazione di uno studio idraulico redatto per la costruzione della Chiesa di Lavangone, la
cui ubicazione plano-altimetrica è maggiormente sfavorevole rispetto all’area di studio in
quanto ubicata a quote inferiori, come riportato in Fig.02 di pag. 05.
Pertanto circa la stabilità globale dell’area in parola, data la configurazione morfologica sub-
pianeggiante, si afferma che essa non è soggetta a movimenti gravitativi in atto né in
preparazione, né risulta essere soggetta a fenomeni di alluvionamento. Alla luce di tali
considerazioni, lo scrivente ritiene che l’area sia idonea alla realizzazione del progetto in
oggetto.
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10. MICROZONAZIONE SISMICA DELL’AREA
Con l’entrata in vigore del D.M. 14/01/2008 la stima della pericolosità sismica viene definita non più
col criterio “zona dipendente” ma mediante l’approccio “sito dipendente”. Il moto generato da un
terremoto in un sito, dipende dalle particolari condizioni locali, cioè dalle caratteristiche topografiche e
stratigrafiche, nonché dalle proprietà fisiche e meccaniche dei litotipi in affioramento.
Le caratteristiche con cui si presenta un terremoto in un dato sito sono fortemente subordinati dai
fattori di risposta locale che modificano la composizione spettrale del sisma. E’ pertanto necessario
delimitare, a livello locale, microzone diverse ma a comportamento omogeneo nei riguardi della
risposta sismica. Per la redazione della Carta della Microzonazione Sismica, (Tav. 6 dell’Allegato 01),
dell’area interessata, è stata presa come riferimento di base la Carta Geolitologica elaborata in scala
1:2000.
Il metodo utilizzato per il calcolo dell’accelerazione massima del terreno e , quindi, per individuare le
aree a comportamento omogeneo nei confronti della risposta sismica è stato ricavato dalle indicazioni
riportate nella L.R. 9/2011 “Disposizioni urgenti in materia di micro zonazione sismica” la quale
stabilisce che gli studi di microzonazione sismica dovranno essere redatti in accordo con quanto
previsto dagli Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica (ICMS) approvata dalla Conferenza
delle Regioni e delle Province autonome in data 13.11.2008 e con le specifiche contenute
nell’O.P.C.M. 3907 del 13 novembre 2010.
In particolare la suddetta legge al comma 6 dell’art. 2 specifica che “il secondo livello di
approfondimento deve essere predisposto in sede di elaborazione dei Regolamenti Urbanistici,
varianti al R.U. esistente, loro Piani Attuativi e nelle aree dei Piani Strutturali perimetrati con Piani
Operativi”.
In base all’Ordinanza n° 3274 della Presidenza del Consiglio dei Ministri e alla D.G.R. n°2000 del 4
novembre 2003, “Prime disposizioni per l’attuazione dell’Ordinanza n°3274”, tenendo in
considerazione l’All. 1 della L.R.9/2011 e s.m.i., il Comune di Potenza appartiene alla subzona 2a con
un valore di accelerazione sismica di base (PGA) pari a 0.250 g.
Il secondo livello di approfondimento prevede l’impiego di parametri che quantificano la variazione
del moto sismico in superficie e che sono determinabili con metodi semplificati, organizzati in abachi,
che sulla base delle condizioni locali stratigrafiche, quantificano le amplificazioni da applicare alla
ordinate spettrali, attraverso due fattori di amplificazioni FA e FV.
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L’applicazione degli abachi è subordinata all’assenza di situazioni riportate al 2.5.2 (pag. 85) degli
ICMS, ovvero all’assenza di particolari condizioni litostratigrafiche e morfologiche, anche sepolte, che
ne limiterebbero l’applicabilità e che comunque, sulla base delle indagini geognostiche condotte non
sono state riscontrate nell’area di sedime.
Per lo studio di microzonazione di 2° livello è necessario definire:
L’ampiezza dell’accelerazione al suolo (PGA), definita dalla L.R. 9/2011 che per il territorio
comunale di Potenza è pari a 0.250 g;
il modello litostratigrafico del sottosuolo, ricostruito sulla base della campagna di indagini
geognostiche e caratterizzato da Depositi Eluvio-colluviali, dal Complesso Argilloso-Siltoso
alterato e dal Complesso Argilloso-Siltoso;
la profondità del basamento sismico, che da analisi condotte sul profilo di velocità ottenuto
dalla prospezione sismica MASW e, mantenendo lo stesso gradiente dell’ultimo tratto della
curva sperimentale, si rinviene ad una profondità di circa 46 m dal p.c.;
il profilo di velocità, assunto nel caso specifico come variabile linearmente con pendenza
intermedia fra costante e massima e definito sulla base dell’andamento della velocità delle
onde di taglio con la profondità;
la velocità media delle onde S (VSH) nei terreni di copertura fino al basamento sismico pari a
410 m/s e individuato secondo la formula riportata negli ICMS
dove:
H = profondità del basamento sismico hi = spessore di un livello di copertura Vsi = velocità di un livello di copertura
Utilizzando gli abachi di riferimento riportati nel cap 3.2 degli “ICMS”, riferiti alle condizioni
stratigrafiche del sito indagato, con particolare riferimento a quanto si ottiene dalle prospezioni
sismiche eseguite e, in particolare dall’indagine MASW, assumendo una successione stratigrafica
piano-parallela con modeste irregolarità morfologiche, è stato possibile redigere la Carta di
microzonazione sismica di II livello, per cui le valutazioni dell’azione sismica da applicare ai fini
progettuali derivano dai valori di amplificazione (FA e FV) ottenuti mediante l’utilizzo degli abachi di
riferimento, scelti in base alla situazione di seguito sintetizzata:
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Spessore del deposito di copertura: 46 metri (approssimabile a 50 m negli abachi) che include sia i
depositi eluvio-colluviali che quelli i depositi appartenenti al substrato alterato ed al substrato
argilloso siltoso, caratterizzato da velocità < 800 m/s. Nella coltre di copertura eluvio-colluviale a
medio grado di costipazione e/o addensamento, avente uno spessore massimo di circa 5 metri si
riscontra un valore di Vs variabile tra 150 e 230 m/s. Essa poggia su un livello maggiormente
consistente attribuibile al substrato alterato ed al substrato argilloso siltoso, caratterizzato da un
graduale aumento delle velocità delle onde di taglio con la profondità.
Natura del deposito: Argilla
Sismicità di riferimento con accelerazione di picco al suolo ag = 0,26 g
Profilo di velocità: lineare con pendenza intermedia
Velocità equivalente delle onde S nella “copertura” di VSH46=410 m/s approssimabile al valore di
400 m/s nell’abaco di riferimento.
I dati dell’indagine sismica MASW hanno inoltre consentito di ricavare la categoria di suolo di
fondazione in ottemperanza alle “Norme Tecniche per le Costruzioni” (tab. 3.2.II delle NTC 2008) di
cui al D.M. 14 gennaio 2008: Categoria di sottosuolo Suolo “C”: Depositi di terreni a grana grossa
mediamente addensati o terreni a grana fine mediamente consistenti, con spessori superiori a 30 m
caratterizzati da graduale miglioramento delle proprietà meccaniche con la profondità e valori del V S30
compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15 < NSPT30 < 50 nei terreni a grana grossa e 70 < cu30 < 250
kPa nei terreni a grana fina.
Per gli interventi di progettazione, considerata la situazione stratigrafica locale e i dati sismici
ricavati, si assimila una successione stratigrafica piano-parallela con modeste irregolarità
morfologiche.
Fattore di amplificazione
Tipo di terreno
ag (g) Profilo di velocità VsH (m/s) Spessore della copertura (m)
FA, FV Argilla 0.26 Lineare pendenza
intermedia 400 50
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Ne consegue che : FA = 1,42 --- FV = 1,69
FA 1,42
FV 1,69
La categoria e le caratteristiche sismiche di suolo individuate sulla base del modello geologico-
geofisico ipotizzato e, utilizzando la metodologia a norma di legge, sono state riportate nella Tav. 6
dell’Allegato 01: Carta di Microzonazione Sismica di II livello, nella quale al sito di sedime viene
attribuita la seguente denominazione:
ZONA 1 - Zona stabile suscettibile di amplificazione locale
Sono presenti i terreni di copertura fino alla profondità di circa 46,00 metri afferenti al materiale
eluvio-colluviale e a depositi riferibili al substrato alterato ed al substrato argilloso siltoso caratterizzato
da velocità delle onde di taglio inferiori a 800 m/s (velocità equivalente VSH46= 410 m/s).
Dalle indagini sismiche effettuate la categoria di suolo di fondazione è di tipo C".
In questa zona, indentificata con la sigla Z1, a causa della differenza di rigidità fra il substrato
locale e i depositi di copertura, l’energia trasmessa dal substrato rigido si concentra sullo strato
superiore e, pertanto, possono verificarsi amplificazione del moto sismico sui terreni superficiali come
effetto della situazione litostratigrafia locale. I fattori di amplificazione da applicare alle ordinate
spettrali a basso periodo (FA) e ad alto periodo (FV) sono quantificati dai valori FA= 1.42 e FV= 1.69.
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11. ZONIZZAZIONE DELL’AREA
La pericolosità geologica dell’area di progetto, è stata valutata tenendo conto di tutti gli elementi
geologici, geomorfologici, litotecnici dei terreni in affioramento. Sulla scorta delle caratteristiche
geologiche e geomorfologiche, nonché delle considerazioni svolte in chiave geotecnica e di
microzonazione sismica, nell’elaborato Carta di sintesi della Pericolosità e Criticità Geologica e
Geomorfologica - Tav. 7 Allegato 1, redatto ai sensi della L.R. 23/99, l’area indagata soggetta a
variante è inclusa in una unica zona omogenea dal punto di vista della criticità e pericolosità geologica
e geomorfologica:
I) AREE ESENTI DA CRITICITA’
Aree non critiche
Ib aree su versante esente da problematiche di stabilità: Area ubicata in un settore di fondovalle
del T. Tiera, sub-pianeggiante e stabile per posizione, da cui si stacca un pendio poco acclive (<15°)
che presenta nell’insieme un andamento morfologico regolare privo di forme e/o fenomeni di
movimenti gravitativi in atto o in preparazione tali da compromettere la fattibilità dell’intervento in
progetto. Inoltre, sulla base di uno studio idraulico eseguito per un progetto limitrofo all’area di sedime
e in posizione plano altimetrica maggiormente sfavorevole sia per quota assoluta s.l.m., che per
vicinanza al T. Tiera (Progetto per la costruzione di un nuovo complesso parrocchiale da realizzarsi
alla Località Lavangone nel Comune di Potenza), è stata esclusa la possibilità di alluvionamento del
sito anche per piene con tempo di ritorno pari a 500 anni.
I terreni di sedime sono caratterizzati da valori della VS30 pari a 345 m/s. Il fattore topografico ST è
1.00. L’ampiezza dell’accelerazione al suolo (PGA), definita dalla L.R. 9/2011 è per il territorio
comunale di Potenza pari a 0.250 g mentre i fattori di amplificazione da applicare alle ordinate
spettrali a basso periodo (FA) e ad alto periodo (FV) sono quantificati dai valori FA= 1.42 e FV= 1.69.
Le verifiche geognostiche condotte in termini litostratigrafici, geotecnici e sismici hanno permesso di
differenziare la tipologia di struttura fondale dei fabbricati in funzione delle tensioni trasmesse al
sedime di fondazione: fondazioni "profonde" per la struttura ospitante la piscina; fondazioni
"superficiali" del tipo "platea" per gli annessi, ovvero per i locali adibiti a spogliatoio ed a bar/ristorante.
Chiaramente il tutto deve essere numericamente verificato da calcoli geotecnici specifici eseguiti in
ottemperanza alle NTC 2008.
La lieve pendenza dell’area di sedime comporta la realizzazione di un rilevato. Di conseguenza , è
necessario procedere alla gradonatura del versante, per tutta l'area di interesse, asportando i primi
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livelli dei terreni eluvio-colluviali. Il corpo rilevato deve essere realizzato con idoneo materiale arido di
cava da mettere in opera a perfetta regola d'arte. Chiaramente saranno utilizzati tutti gli accorgimenti
del caso, ad esempio la gradonatura del versante per l’appoggio del rilevato, l’u tilizzo di tessuto non
tessuto e di materiale drenante di fondazione al rilevato stesso, la sua costituzione a strati rullati come
secondo raccomandazioni e normativa vigente, la sua realizzazione prima delle altre opere, in modo
da poterne risagomare eventuali fisiologiche deformazioni. A sostegno delle scarpate di sottoscarpa si
realizzerà un’opera di contenimento del tipo “terra armata” che bene si inserisce in tale contesto
litotecnico, in quanto, opera flessibile e drenante. Nell'intera area saranno realizzate opere di
urbanizzazione come pavimentazioni, caditoie, cunette e vespai drenanti atte anche a regimentare le
acque di corrivazione superficiali e non.
Le principali opere atte a stabilizzare o a mitigare eventuali processi erosivi o di rilassamento
superficiale sono riportati nella Tav. 09: Carta degli interventi nell’Allegato 02.
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12. CONSIDERAZIONI ED INDICAZIONI SULLE STRUTTURE FONDALI
In questo capitolo si riporteranno delle considerazioni in chiave geotecnica sulla tipologia delle
fondazioni adottate in funzione della situazione stratigrafica, dei caratteri idrogeologici, delle
caratteristiche meccaniche dei terreni affioranti nell’area di studio, del suo contesto morfologico, della
volumetria e delle tensioni trasmesse al suolo dalle strutture. Le verifiche geognostiche condotte in
termini litostratigrafici, geotecnici e sismici hanno permesso di differenziare la tipologia di struttura
fondale dei manufatti del Centro Ludico Sportivo, in funzione delle loro tensioni trasmesse al sedime
di fondazione: fondazioni "profonde" per la struttura ospitante la piscina; fondazioni "superficiali" del
tipo "platea" per gli annessi ovvero per i locali adibiti a spogliatoio e a bar/ristorante.
Infatti, premesso che:
saranno asportati completamente i livelli più superficiali dei depositi eluvio-colluviali, in quanto
trattasi di materiale rimaneggiato, mediamente compressibile e plastico che possono dar luogo,
ad opera dell’applicazione del sovraccarico, pericolosissimi fenomeni di “rottura” nonché grossi
cedimenti differenziali e totali, tali da mettere in “crisi” statica il suddetto manufatto;
il litotipi di fondazione individuati nei depositi eluvio-colluviale sono caratterizzati da alta
eterogeneità, accentuata anisotropia verticale e laterale, litologicamente e meccanicamente
parlando;
la netta differenza di proprietà idrogeologiche e geotecniche tra i litotipi affioranti, provoca nei
terreni di fondazione una variazione, da punto a punto, dei parametri di deformabilità, di
compressibilità e, quindi, di una diversa reazione allo stato sollecitativo indotto. Il tutto è aggravato
ulteriormente dall’imbibizione idrica dei minerali argillosi dei terreni permeabili in cui produce stati
di consistenza da plastici a molto plastici, con conseguente decadimento dei parametri di
resistenza al taglio, tendente ad accentuarsi qualora il terreno sia sottoposto a sollecitazioni
cicliche prodotte da onde elastiche (sisma),
la struttura che ospiterà la piscina, essendo costituita da “luci” molto lunghe, inducendo in
corrispondenza dei nodi in fondazione delle tensioni elevate, richiede l’utilizzo di fondazioni “indirette”
o “profonde” del tipo plinti su pali o travi rovesce su pali da attestarsi idoneamente nei terreni di
substrato. Invece, gli altri fabbricati, dove gli spessori del materiale eluvio- colluviale lo permetteranno,
previa loro asportazione e bonifica con materiale inerte posto in opera a perfetta regola d’arte,
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possono essere realizzati con una fondazione diretta del tipo platea. Chiaramente il tutto deve essere
verificato geotecnicamente in funzione degli effettivi carichi delle strutture sul terreno .
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13. CONCLUSIONI
Dai dati ricavati dal rilevamento geologico di superficie e dalle indagini eseguite, sono stati delineati
gli elementi geologici, morfologici, idrogeologici e sismici dell’area di sedime su cui si intende
realizzare il “Realizzazione di un Centro Ludico Sportivo in località Lavangone di Avigliano Lucania di
Potenza”.
Nel sito oggetto di studio, è stata accertata la presenza di un substrato Argilloso-Siltoso posto al dei
suoi livelli alterati e del materiale eluvio-colluviale, quest’ultimo avente uno spessore massimo di circa
5,00 m (4,80 m nel sondaggio S2).
Dal punto di vista morfologico, l’area oggetto di indagine, è posta, in una zona sub-pianeggiante
compresa fra le quote 735 e740 metri s.l.m., nel settore di fondovalle in destra idraulica del Torrente
Tiera. Il rilevamento geomorfologico, compiuto su un settore più vasto rispetto al sito di sedime, non
ha messo in evidenza forme derivanti da fenomeni gravitativi di dissesto in atto o in preparazione tali
da compromettere la fattibilità dell'intervento da realizzare. Infatti, l'andamento morfologico risulta
completamente regolare e di tipo sub-orizzontale, con inclinazione inferiore ai 10°. Quanto appena
detto risulta congruente con la cartografia tematica (“Carta del Rischio”) redatta dall'Autorità
Interregionale di Bacino della Basilicata (Piano Stralcio per la difesa dal Rischio Idrogeologico), che
non ha perimetrato nell'intera zona in studio nessun areale di rischio da frana o da alluvione.
Il Torrente Tiera è stato nei tempi il maggior fattore morfoevolutivo di tutta quest'area in quanto,
trattandosi di un torrente a carattere strettamente pluvio-nivale avente una curva di fondo, a luoghi,
anche con pendenze discrete, ha modellato sia il fondo dell'alveo che i rispettivi versanti di sponda.
La differenza di quota altimetrica dell'area di sedime con il fondo dell'alveo del torrente Tiera (>10 m)
fa ritenere che non vi siano problemi di alluvionamento anche per piene straordinarie con tempi di
ritorno > di 500 anni, così come è emerso da uno studio idraulico condotto in un’area limitrofa, e
ubicata rispetto all'alveo del T. Tiera, in una posizione plano-altimetrica maggiormente sfavorevole.
Il modello litostratigrafico dedotto dalle indagini geognostiche eseguite, permette di individuare tre
unità litotecniche con caratteristiche fisico-meccaniche complessivamente da mediocri a discrete:
Depositi Eluvio-colluviali, Substrato Argilloso-Siltoso alterato e Substrato Argilloso-Siltoso.
Sulla base di indagini geofisiche effettuate, per quanto riguarda la caratterizzazione sismica locale,
al suolo di sedime si attribuisce la categoria “C”. Il bedrock sismico (Vs ≥ 800 m/s), determinato
analizzando il profilo di velocità delle onde S ottenuto dalle prospezioni sismiche MASW, si rinviene
ad una profondità di circa 46 m dal p.c.. Sono, pertanto, attese amplificazione del moto sismico, come
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effetto della situazione litostratigrafia locale con fattori di amplificazione in accelerazione e velocità da
applicare alle ordinate spettrali pari a FA=1.42 e FV=1.69. Data la natura e tessitura dei terreni
affioranti sono comunque esclusi fenomeni di liquefazione.
Le considerazioni fin qui esposte, sulla base del rilevamento di superficie, delle locali caratteristiche
litostratigrafiche e geomorfologiche emerse, nonché delle risultanze delle indagini sismiche e
geotecniche, consentono di esprimere favorevolmente la fattibilità geologica e geomorfologica delle
opere in progetto.
Inoltre, sulla scorta delle caratteristiche geologiche e geomorfologiche, nonché delle considerazioni
svolte in chiave geotecnica e di microzonazione sismica, l’area di interesse progettuale è stata definita
come area utilizzabile ai fini costruttivi a criticità Ib (AREE ESENTE DA CRITICITA’).
Le verifiche geognostiche condotte in termini litostratigrafici, geotecnici e sismici hanno permesso di
differenziare la tipologia di struttura fondale dei fabbricati in funzione delle tensioni trasmesse al
sedime di fondazione: fondazioni "profonde" per la struttura ospitante la piscina; fondazioni
"superficiali" del tipo "platea" per gli annessi ovvero per i locali adibiti a spogliatoio e a bar/ristorante.
Chiaramente il tutto deve essere numericamente verificato da calcoli geotecnici specifici eseguiti in
ottemperanza alle NTC 2008.
La lieve pendenza dell’area di sedime comporta la realizzazione di un rilevato. Di conseguenza , è
necessario procedere alla gradonatura del versante, per tutta l'area di interesse, asportando i primi
livelli dei terreni eluvio-colluviali. Il corpo rilevato deve essere realizzato con idoneo materiale arido di
cava da mettere in opera a perfetta regola d'arte. Chiaramente saranno utilizzati tutti gli accorgimenti
del caso, ad esempio la gradonatura del versante per l’appoggio del rilevato, l’utilizzo di tessuto non
tessuto e di materiale drenante di fondazione al rilevato stesso, la sua costituzione a strati rullati come
secondo raccomandazioni e normativa vigente, la sua realizzazione prima delle altre opere, in modo
da poterne risagomare eventuali fisiologiche deformazioni. A sostegno delle scarpate di sottoscarpa si
realizzerà un’opera di contenimento del tipo “terra armata” che bene si inserisce in tale contesto
litotecnico, in quanto, opera flessibile e drenante. Nell'intera area saranno realizzate opere di
urbanizzazione come pavimentazioni, caditoie, cunette e vespai drenanti atte anche a regimentare le
acque di corrivazione superficiali e non.
Alla luce di tali considerazioni si ritiene che l’area investigata, sia idonea alla realizzazione del
progetto in epigrafe.
Dott. Geol. Antonio DE CARLO Dott. Geol. Bartolo ROMANIELLO