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    AM ED EO D I FRANCESCO - ARIANNA Q UAR ANT OTT O

    P R E T I E N E G R O M A N T I

    ILLEI, HAGYMSI, BREZOVACKI E IL GARABONCIS ~ G RA BA NCI f ASDEL DRAMMA SCOLASTICO UNGARO-CROATO

    1. HUNG MU A IN PARABOLIS: UN MODELLO F. UN MET ODO .

    Nella seconda met del XVIII secolo, ma ancora fra Sette edOttocento, - fra le rocailles melodrammatiche del teatro aristocra-tico ed i primi sussulti illuministici di quello cittadino - si sviluppin mbito ungaro-croato una interessante drammaturgia scolastica

    che, partecipando efficacemente alla discussione sulle teorie delnascente teatro nazionale, svolse un ruolo non secondario nelrinnovamento di quella civilt letteraria. Essa corrispose anzituttoall'esigenza di introdurre in Ungheria ed in Croazia una parte nonirrilevante dei temi e delle tecniche della drammaturgia occidenta-le, ma naturalmente le "riscritture" ed i "volgarizzamenti" nonpolarizzarono l'attenzione del metafraste che spesso - trasforman-do consapevolmente la specificit della fonte nella genericit delmodello - riusciva a proporre sulle scene anche temi e motivi

    desunti dalla cultura locale. Quest'ultimi meglio rispondevano allaparticolare sensibilit del pubblico ed al contempo pi si conface-vano alle norme della Ratio Studiorum dei vari ordini religiosioperanti nella particolare situazione della provincia ungaro-croata1.

    1 Della vasta letteratura critica sul teatro ungherese e croato, per il periodo che quic' int er ess a e fra i lavor i a cara tte re g ener al e, ric or dia mo al me no : DURO SURMIN,Hrvatski preparaci. I. Od godine 1790. da 1836. (La rinascita croata. Vol. I. Dal 1790al 1 8 3 6 ) , Zagreb 1903; ZSOLT ALSZEGHY, A magyar drma fejldse Bessenyeig (Lo

    sviluppo elei dramma ungherese fino a Bessenyei), in Io. (a cura di), Magyar drmaiemlkek a kzpkortl Bessenyeiig (Mon umen ti drammatu rgici ung her esi dal MedioEvo a Bessenyei), Budapest 1 9 1 4 , pp. 5-36; MIRKO DEANOVIC, Le theatre frangais etle theatre italien Zagreb du moyen-ge au milieu du XIXe sicle, in AA.VV.,

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    Il teatro scolastico ungaro-croato vanta una ricca tradizione distudi cui va certamente riconosciuto il merito di aver chiarito nonpoche questioni inerenti soprattutto il problema delle fonti2 e della

    Mlanges c/e phiologie, ci'histoire et de littrature offerts Henri Ha uvette, Paris1 9 3 4 , pp. 161-173; MTYS HORNYI, The magnificence of Eszterhza, London 1962 ;GZA STAUD, Magyar kastlysznhzak (Teatri un ghe re si di castel lo), I-III, Bud ape st1963-64; MTYS HORNYI, Teatro italiano del Settecento in Ungheria, in AA.VV., Italia

    ed Ungheria. Dieci secoli di rapporti letterari, a cura di M. Hornyi e T. Klaniczay,Budapest 1 9 6 7 , pp . 2 1 5 - 2 2 5 ; KRESIMIR GEORGIJEVIC, Hrvatska knjizevnost od XVI doXVIII stoljeca 11 sjevernoj Hrvatskoj i Bosni (La letteratura croata dal X V I al XVI I Isec. in Croazia settentrionale ed in Bosnia), Zagreb 1969; ANDOR SOLT, Dramaturgiaiirodalmunk kezdetei (1772-1826) (Gli inizi della letteratura dramm atica ung her ese ,1 7 7 2 - 1 8 2 6 ) , Budapes t 1970; TOMO MATIC, IZ hrvatske knjizevne bastine (L'ereditletteraria croata), Zagreb 1 9 7 0 ; EDIT CSSZH MLYUSZN, A nemzeti sznjtszs kezdeteiKzp-Kelet-Eurpban (Le origini della drammat urgia nazio nale in Euro pa centro -orientale), in AA.VV., Irodalom s felvilgosods (Letteratura e illuminismo), a curadi J . Szauder e A . Tarnai , Budapest 1 9 7 4 , pp. 471-498; NIKOLA BATUIC, Povijesthrvatskoga kazaliSta (Storia del teatro croato), Zagreb 1978; MTYS HORNYI, La vitateatrale nella corte degli Esterhzy e la cultura italiana, in AA.VV., Venezia, Italia,Ungheria fra Arcadia e Illuminismo, a cura di B. Kp ecz i e P. Srk zy, B ud ap es t

    1 9 8 2 , pp. 235 -240 ; AA.VV. , Magyar Sznhztrtnet. 1790-1873 (Storia del tea troungherese. 1790-1873), a cura di F. Kernyi, Budapest 1990.1 Riportiamo qui 1 titoli pi imp ort ant i: SNDOR IMRE, AZ olasz kltszet hatsa Amagyarra (L'inf lusso della poe sia italiana su quell a un gh er es e) , in ID., Irodalmitanulmnyok (Stud i letterar i), I-II, Bud ape st 1897, vol.II, pp . 5-147; ALAJOS ZAMBHA,

    Metastasio -poeta cesareo s a magyarorszgi iskoladrma a XVIII, szzad msodikfelben (Met astas io poeta cesare o e il dra mma scolast ico d'U ngh eri a nella se co ndame t del XVIII se co lo ), in "Eg ye te me s Phi lol ogi ai Kz l ny " 1919, p p. 1-7 4; EMERICOVRADY, La letteratura italiana e la sua influenza in Ungheria, I - I I , Roma 1933-34.Sul versante propriamente drammaturgico del la quest ione vanno segnalat i a lmenoi seguenti lavori: SNDOR NAGY, Hazai tanodai drmk (Drammi scolastici ungheresi),in "Magyar Knyvszemle" 1884, pp. 32-55; BLA LZR, Tanulmnyok a jezsuita

    drmk krbl (Studi sui dr am mi gesuiti), in "Egy ete mes Philol ogiai K zln y"1891: pp. 731-736, 1034-1048; 1892: pp. 481-493; LSZL CZAPARY, Mysterium- siskoladrma (D ra mm a rel igi oso e dra mm a scolast ico), in "Az egri cisterci fgimn.rt." 1891-92, pp. 18-72; ERN FINCZY, Adalkok a jezsuitk iskolai sznjtknaktrtnethez (Co ntri buti alla storia del teatr o scol asti co dei Gesuiti ), in "Egy ete mesPhilologiai Kzlny" 1900: pp. 458-462, 816-819; 1901: pp. 396-398; 1902: pp. 312-3 1 6 ; MIROSLAV VANINO, Povijest kazalista isusovake gimnazije u Zabrebu (Storia delteatro del ginnasio gesuita eli Zagabria), in "Hrvatska prosvjeta" 1916, pp. 19-26,132-140; FERENC MLLY, Benyk s Metastasio(Beny k e Metastasio), in "Iroda lomt rtne tiKzlemnyek" 1932, pp. 423-426; FERENC JUHAROS, Amagyarorszgi jezsuita iskoladrmktrtnete (La storia dei drammi scolastici gesuiti in Ungheria), Szeged 1933; JZSEFTAKCS, A jezsuita iskoladrma (Il dramma scolastico dei Gesuiti), Budapest 1937;TOMO MATIC, Knjiznice Zagreb a koga, varazdinskoga, i pozeskoga kolegija i osjeke

    misije (Bib liot eche del Coll egio di Zagabri a, Varazdin e Poze ga e della miss ion e diOsjek), in AA.VV., Vre la i prinosi. Zbornik za povijest isusovakoga reda u hrvatskimkrajevima (Fonti e studi. Contr ibut i alla storia del l'o rdi ne dei Gesui ti in Croazia),a cura di M . Vanino, Sarajevo 1940, pp. 47-67; JZSEF SZAUDER, Metastasio in Ungheria,

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    critica testuale3, mentre occorre riconoscere che una minore atten-zione stata rivolta al momento esegetico'. Di qui, a parer nostro,l'importanza e l'attualit di un saggio che Jzsef Szauder vollededicare, poco pi di vent'anni fa, alle prospettive di ricerca sulSettecento letterario ungherese e che contiene riferimenti preziosial problema critico di una sempre pi esatta definizione eclinterpretazione del vasto capitolo della drammaturgia scolastica5.Non si trattava soltanto di una lungimirante quanto generosa

    individuazione di temi che tuttora rifiutano l'angusta dimensionedelle cosiddette ipotesi di lavoro: l'illustre studioso ungherese,infatti, sembrava voler richiamare l'attenzione degli storici dellaletteratura soprattutto sulla necessit di riscrivere in modo piconsono e adeguato alcuni capitoli importanti di quella civiltletteraria, suggerendo in particolare - ed anche con una certaseverit, com'era nel suo stile - una profonda revisione del meto-do. Due, sostanzialmente, i capisaldi di quell'impostazione: le vaste

    in AA.VV., Letteratura e critica. Studi in onore di Natalino Sapegno, vol. I I I , Roma1 9 7 7 , pp. 309-334; AMEDEO DI FRANCESCO, Le traduzioni dei drammi eroici del Metastasionel Settecento letterario ungherese, in AA.VV., Venezia, Italia, Ungheria fra Arcadiae Illuminismo, op . cit., pp. 313-337; IMRE VARGA, A magyarorszgi protestns iskolaisznjtszs forrsai s irodalma - Fontes ludorum scenicorum in scholis protestantiumin Hungaria, Bu da pes t 1988.3 Si vedano, in particolare: Djela Titusa Brezovakoga (Op ere di Tito Brezova cki),a cura di M.Ratkovic, introd. di S.Batusic, Zagreb 1951; Protestns iskoladrmk(Drammi scolastici protestanti) = Rgi Magyar Drmai Emlkek XVIII, szzad (Mo-numenti Drammaturgici Antichi Ungheresi, XVIII sec.), in seguito RMDE, 1/1.-1/2.,a cura di I.Varga, Budapest 1989; Minorita iskoladrmk (Dramm i scolastici minorit i)= RMDE 2., a cura di 1.Kilin, Budapest 1989; Plos iskoladrmk, kirlyi tanintzmnyek,katolikus papneveldk sznjtkai (Dram mi scolastici paolini, com med ie dei realiistituti scolastici e dei seminari cattolici) = RMDE 3-, a cura di I.Varga, Budapest1990; Jezsuita iskoladrmk (Dra mmi scolastici gesuiti ) = RMDE 4/1., a cura di Zs.Alszeghy, K. Czibula, I. Varga, Budapest 1992.1 Molto utili risultano perci JNOS KOLOZSVRI, Magyar piarista iskoladrmk (Dram-mi scolastici scolopi ungheresi), Pcs 1938; ISTVN KILIN, A minorita sznjtk a

    XVIII, szzadban. Elmlet s gyakorlat (Il teat ro mino rita nel XVIII sec olo . Teor iae prassi), Budapest 1 9 9 2 ; MRTA ZSUZSANNA PINTR, A ferences iskolai sznjtszs a

    XVIII, szzadban (La dramma turgia scolastica france scan a nel XVIII secolo) , Bu da pes t1993 .

    5 Cfr. JZSEE SZAUDER, A XVIII, szzadi magyar irodalom s a felvilgosods kutatsnakfeladatai (La lette ratura u ngh ere se del XVIII sec olo ed i comp iti della ricerc asull'Illuminismo), in ID., AZ estve s az lom (La sera ed il sog no) , Bud ape st 1970,pp. 5-56.

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    possibilit eli un approccio comparativo anche e soprattutto "areale"e l'analisi eli "strutture", storiche e morfologiche, che in modoquasi istituzionale intersecano le varie letterature dell'Europa cen-tro-orientale 6.

    L'approccio comparativo "regionale" era destinato a suscitareampi consensi: baster qui ricordare, proprio perch particolar-mente importanti, gli studi di Tibor Klaniczay sulla letteraturaungherese antica che venivano a confermare la validit della visio-

    ne "danubiana"7

    o le stesse acquisizioni della slavistica ungheresein cui l'efficacia di quel metodo trov immediato riscontro 8. E nonpoteva essere altrimenti, anche perch, cos facendo, si assicuravauna sempre pi esatta valutazione di quegli esercizi poetici e diquelle esperienze culturali che cronologicamente e culturalmentevenivano a coincidere con le istanze proprie delle nascenti let-terature nazionali. Con il rinnovamento e l'affinamento dellemetodologie comparative, infatti, si promuoveva fra l'altro il giustoapprezzamento di ogni fenomeno riconducibile ad una comune

    "coscienza regionale" e si offriva la possibilit di assicurare nuovirisultati nella valorizzazione di una osmosi ideale e culturale cherispettava al contempo la fisionomia delle singole letterature e

    6 Ivi, pp. 53-54.7 Quella visione informa un po' tutta l'attivit del Klaniczay storico, critico efilologo. Della sua vasta produzione ricordiamo quindi solo alcuni titoli d'interessegenerale: TIBOR KLANICZAY, Les possibilits d'une littrature compare de l'Europeorientale, in "Acta Litteraria", 1963, pp . 115-127; ID., Nacionalne pitanje i knjievnost- posebno u Istocnoj Europi (Questione nazionale e letteratura, con particolareriguardo all'Europa orientale), in "Forum" 1966, pp. 496-528; ID., La nationalit descrivains en Europe centrale, in "Revue des Etudes Sud-est Eur op enn es" 1972, pp.585-595; ID., La letteratura ungherese nell'ambiente est-europeo, in AA.VV., La lin-gua e la cultura ungherese come fenomeno areale, a cura di A. Csillaghy, Venezia1981, pp. 279-288; ID., Littrature nationale et littrature compare dans les recherchesen Hongrie, in "Neohelicon" 1985, pp. 161-164; ID., Letteratura e nazionalit. Laletteratura ungherese nell'area danubiana, in "Rivista di Studi Ungheresi" 1986, pp.7-20.H Pensiam o, in partic olare, a ISTVN FRIED, Ktnyelvsg, ketts kulturltsg Kelet-Kzp-Eurpban (Bilinguismo e do pp io stato cultu rale in Europa cent ro-o rien tale ),in AA.VV., Szomszdaink kztt Kelet-Eurpban (Fra i nostri vicini in Eu rop aorientale), a cura di F. Glatz, Budapest 1993, pp- 161-170; ID., Literarische Strmungenund Wechselwirkungen in Ostmitteleuropa an der Wende vom 18. zum 19.Jahrhundert,in I. FRIED, Ostmitteleuropische Studien (Ungarisch-slawisch-sterreichische literarischeBeziehungen), Sze ged 1994, pp . 60-68.

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    l'innegabile appartenenza al medesimo "insieme culturale". In altreparole, e nonostante le reiterate dichiarazioni di morte presuntadel metodo comparativo e delle stesse possibilit di una storiografialetteraria9, la critica letteraria ungherese ha fatto proprie le indica-zioni metodologiche di Szauder, di Klaniczay e della loro scuola eha dato la propria adesione ad un'impostazione filologica che nonha tardato a rivelarsi quanto mai fruttuosa10 .

    Per quanto concerne le tournant de sicle fra Sette ed Ottocen-

    to, uno dei percorsi indicati era rappresentato appunto dallo stu-dio rinnovato di testi teatrali che, propri del dramma scolastico,segnavano certamente l'evoluzione di quella particolare dramma-turgia in forme di teatro professionale che cercava di trasformarsianche in teatro nazionale. Non si trattava e non si tratta di ridarvita ad una postuma riedizione della positivistica ricerca sulle fontie sugli influssi, quanto piuttosto di dare il giusto valore a queiprocessi di assimilazione e di reazione che caratterizzano i feno-meni d'integrazione culturale all'interno di una determinata comu-

    nit regionale. "Occorre esaminare" - ammoniva Szauder - " strut-ture (secondo categorie poetiche tradizionali e non), e cio tpoi,archetipi, locuzioni e sentenze poeticamente decisive anche dalpunto di vista della formazione di una pubblica opinione, secondola tipologia delYHungaria in parabolis [...]. Questa ricerca solo alivello di una collaborazione centro-europea pu rivelarsi vera-mente fruttuosa, soprattutto la ricerca sul dramma scolastico"11.

    9 Si tratta, naturalmente, delle ben note tesi di Ren Wellek, a proposito delle qualisi vedano GYRGY MIHLY VAJDA, AZ sszehasonlt irodalomtudomny helyzete stvlatai (La situ azio ne e le pros pett ive della compar atist ica) , in ID., sszefggsek.Vilgirodalmi tanulmnyok (Connes sioni. Saggi di letteratura mond iale ), Budap est1978, pp. 335-350; ENDRF. BOJTR, Ami sszehasonlthat, s ami nem (Ci che comparabile e ci che non lo ), in ID., Kelet-Eurpa vagy Kzp-Eurpa? (Europaorientale o Europa centrale?), Budapest 1993, pp. 35-42.10 Si do vr eb be citare qui una sterm inata le ttera tura critica. qui ndi solo per co mo -dit di esemplificazione che rimandiamo unicamente e simbolicamente agli Atti del11 Co ng re ss o Int ern azi ona le di Ungarolo gia, Vienna, 1-5 se tte mb re 1986: AA.VV., Amagyar nyelv s kultra a Duna vlgyben - Die ungarische Sprache und Kultur

    im Donauraum, I-II, a cura di M.Csky, H.Ha selste iner, T.Klaniczay, K.Rdei, Bu dap est -Wien 1989-1991.11 SZAUDER, op. c/'f., p. 5 4 . Suo il corsivo. Hungaria in parabolis un'an eddoti ca dellasto ria cu lt ur al e un gher es e c he ANTAL SZIRMAY (1747- 1812) p ub bl ic a Buda nel 1804.

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    Non sappiamo con certezza se l'attenzione portata al nesso fradrammaturgia, antropologia e storia delle idee12 mirasse, fra l'altro,ad attribuire la sua giusta importanza anche a quanto costituiscel'oggetto del nostro attuale discorso. Ma dovremmo propendereper una risoluzione affermativa del dubbio, se scopriamo che unintero paragrafo di quella preziosa aneddotica dedicato al per-sonaggio che qui c'interessa:

    . 103- Academiae in Hungaria erant: QuinqueEcclesiis a Ludouico

    I. Budae a Sigismundo, et Matthia Corvino, Posonii a loanneStrigoniensi Archi-Episcopo institutae; sed sub Vladislao II. etLudovico II. ita difluxerunt: vt si quis paullum literatior essevolebat, Bononiam inprimis, Viennam, et Cracouiam concederedebuerit. Vulgus imperitum in Hungaria olim credidit duodecimvniuersim scholas numerari, in decima tertia autem res tantumMagicas, et Necromanticas tradi. Hinc saepius accidit: vt nostroadhuc aeuo studiosi vagatores credulitate plebis in rem suamegregie vsi villas, et pagos circuiuerint, seque GarabonczsDek a Graeco Nekromantes nominauerint , quod audi endo rudevulgus confestim ad eos currebat, omnisque generis dona eisferebat, metuens ne forte eorum incantatone aut agros grandoconcuteret, aut aliud malum pago eueniret 1 3 .

    La proposta metodologica szauderiana merita, quindi, la nostrapi attenta considerazione e, soprattutto, un'adeguata indagine testuale. quanto ci proponiamo di fare qui, e sia pur parzialmente, stu-diando la composita maschera d'un negromante tutto particolare,che dagli strati pi profondi della mitologia latamente mitteleuropearisale in superficie ad interagire con i modelli drammaturgici oc-

    cidentali sino a collocarsi ambiguamente sulle scene del teatroscolastico ungaro-croato. Non ricostruiremo, cio, la fortuna di unalocuzione o di un concetto, ma studieremo la complessit di unpersonaggio che rifiuta l'inadeguatezza della terminologia occiden-tale14. Tenteremo perci di ricondurre l'ambiguit di quella ma-

    Cf r. SZAUDER, o p . cit., p. 56.

    13

    ANTONIUS SZIRMAY, Hvngaria in parabolis, sive Commentarii in adagia, et dicteriaHvngarorum, Budae 1804, p. 66.14 Per un pi ampio riferimento agli aspetti storici e teorici del problema dellaterminologia si vedano, di NULLO MINISSI, Periodizzazione e classificazione nelle

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    schera alle radici folcloriche di tre drammi scolastici, il TornyosPter, il Garabonczs Lszl ed il Matijas Grabancijas dijak, quin-di alla particolare sensibilit dei rispettivi autori, Jnos Illei15, ImreHagymsi16 e Tito Brezovacki17 , che mostrano di operare all'interno

    letterature dell'Europa orientale, in AA.VV.,

    Miscellanea di studi in onore di AurelioRoncaglia, Modena 1 9 8 9 , pp. 8 9 9 - 9 0 5 e 'Europa' ed 'Europa orientale' nella storiografiamoderna, in "Belf agor" 1 9 9 4 , pp. 7 2 4 - 7 3 0 .15 J no s Illei (1725- 1794) ent r nella Comp agn ia di Ges nel 1743 ed in se gn , frail 1751 ed il 1754, a Gyngys, Kolozsvr ed Eger. Direttore del seminario gesuitadi Kolozsvr dal 1767 al 1773, anno in cui si trasfer a Buda, fu autore dei seguentidrammi: Salamon, Ptolomaeus s Titus ( 1 7 6 7 ) ; Tornyos Pter ( 1 7 8 9 ) ; Ludi tragici(1791), una raccolta in lingua latina di tre drammi scolastici d'argomento biblico.Della letteratura critica ricordiamo: LZR, Tanulmnyok a jezsuita drmk krbl,op. cit., pp. 481-493; ZSOLT ALSZEGHY, Illei Jnos lete s ri mkdse (La vita el'attivit letteraria di J.I.), Nagy szo mba t 1908; RBERT GRAGGER, Illei Jnos TornyosPternek forrsai (Le fon ti del Tornyos Pter di J.I.), in "Eg yete mes Phi lolo giaiKz ln y" 1908, pp . 585-598.16 Imre Hagymsi (1746-1804) entr nell'ordine degli Scolopi nel 1764. Fra il 1768ecl il 1771 port a termine gli studi di fisica, matematica e teologia a Nyitra eKalocsa. Nel 1775 insegn a Vc, dove scrisse e fece rappresentare i suoi duedrammi scolastici: Garabontzs Lszl e Szemtelen nagyravgydsnak nevetsgesmegtsfolsa (Una burla ridicolo sa cli un a sfacciata amb izi one ). Scarsa, se no nproprio inesistente, la letteratura critica: ALICE CSVSY, A magyar bohzatirodalomkezdetei (Gli inizi della letteratura burles ca ung her ese ), Gyr 1928; KOLOZSVRI,

    Magyar piarista iskoladrmk, op. cit., pp . 33 -37 .17 Tito Brezovacki (1757-1805) studi pr ess o i Gesuiti fino al 1773, qu an do ent ra far parte dell'Ordine dei Paolini. Dopo aver conseguito il diploma in filosofia eteologia a Pest (1779-1781) dove conobbe Ferenc Verseghy, anch'egli paolino edesponente cli rilievo dell'Ilhiminismo ungherese, insegn nel ginnasio di Varazdin.Scrisse tre drammi scolastici: Sveti Aleksi ( 1 7 8 6 , Sant'Alessio); Matijas Grabancijasdijak ( 1 8 0 4 , Mattia, stLidente negromante); DiogeneS ( 1 8 0 5 ) . Della letteratura criticarelativa alla sua produzione drammaturgica, oltre a quanto citato gi nella nota n.2,ricordiamo: DRAGUTIN PROHASKA, Komecija sta roga Zagreba (Una comm edia dell'an -tica Zagabria), in "Nastavni vjesnik" 1 9 1 7 , pp. 148-165; BRANKO VODNIK, Titus Brezovackikomediograf starog Zagreba (T.B. com med iog raf o dell'antica Zagabria), in "Hrvatskapozornica", 1 9 2 5 , pp. 123-130; KALMAN MESARIC, MatijaS GrabancijaS , in "Rijei", 1 9 2 9 ,pp. 12-13; JOSIP HORVTH, MatijaS Grabancijas dijak, in "Ju tarn ji list", n. 6 3 3 2 , 1 9 2 9 ;ANTONIJA KASSOWITZ-CVIJIC, Tito Brezovacki - kajkavski komediograf (T.B. comm edio graf oin kaikavo), in "Hrvatsko kolo", 1 9 3 0 , pp. 259-296; FRANJO FANCEV, Dva igrokazahrvatske kajkavske dramatike iz pocetka 19. vijeka (Due commedie della dramma-tica croata kajkava dell'inizio del sec. XIX), in "Grada" 1940, pp. 201-219; JOSIP

    VONCINA, Jezicno grabancijastvo Tita Brezovackoga (La lingua del ne gr om an te diT.B.), in "Umjetnost rijeci", 1 9 7 1 , pp. 205-224; BRANKO HECIMOVIC, Tito Brezovadki,in "Pozoriste", n.4, 1971; In., Dvi je komedije Tita Brezovakog (Due com med ie diT.B.), in BRANKO HECIMOVIC - MILOKAD FLEGAR, Dva komediografa (Due commedio grafi),Zagreb 1971.

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    della "struttura" del teatro scolastico nella consapevolezza d'unaforte e specifica interazione culturale ungaro-croata18 .

    2. UNGHERESE GARABONCIS, CROATO GRABANCIJAS.

    La figura del garaboncis ~ grabancijas19 corrisponde soloparzialmente a quella del negromante d'ambito occidentale. Lamoderna accezione del vocabolo, infatti, per vari aspetti il risul-tato di alcune proposte storico-etimologiche, n arbitrarie n riso-

    lutive, che han tentato di recuperare alla sensibilit moderna ilineamenti culturali d'un misterioso personaggio che nella societmedievale ungherese e nel variegato universo delle credenze po-

    IK Lo studente che si spaccia per negromante presente anche in altri testi delladrammaturgia scolastica ungherese: CYUJK KERTSO, Borka asszony s Gyrgy dek(La signora Borka e lo studente Giorgio), una farsa rappresentata a Kanta, inTransilvania, il 19 maggio 1773 e la cui edizione critica in RMDE 2., op. cit., pp.493-510; AMBRUS MIKLSI (?), Stolander a blban (S . alla festa da ballo), un'actio

    rappresentata a Kanta il 6 febbraio 1774 e la cui ed. critica in RMDE, 2., op. cit.,pp . 5 11 -5 53 ; FERENC JANTSO (?), Kintses Nso blt rendez (N.K. orga nizz a una festada ballo), un'acfio bacchanalistica rap pre sen tat a a Kanta il 23 feb bra io 1775 e lacui ed. critica in RMDE, 2., op. cit., pp. 681-740. I primi due testi, per, noncontengono particolari riferimenti alla complessa simbologia del nostro personag-gio, mentre il terzo una variante del Tornyos Pter che non presenta diversitinteressanti dal nostro punto di vista: questo il motivo per cui qui limitiamo lanostra analisi alle sole opere di Illei e Hagymsi.19 JEN KOLTAY-KASTNER, Magyar-olasz sztr (Vocabolario ungher ese-i talian o), Budap est1963, p 479: "garabonc(i)s (dik) gol iar do che pratica la magia, neg rom ant e,mago"; MIRKO DEANOVIC - Josii' JP.RNEJ, Hrvatskosrpsko-talijanski rjenik (Vocabolariocroatoserbo-italiano), Zagreb 1963, p. 183: "grabancijaS, -aSa m; ~ ak studente

    erra nte (iniziato alla negromanzi a), goli ardo". I due lemmi riferiscono c orre ttame ntesul complesso valore semantico del termine corrente che, anche in base ad unanon indiscussa etimologia, viene associato al negromante di mbito occidentale. Macome si vedr meglio in seguito, il garaboncis ~ grabancijaS anche e sopra ttuttopersonaggio mitologico che solo nella drammaturgia scolastica assume sembianzecomiche o tragicomiche. Il solo riferimento alla negromanzia pu essere quindifuo rvi a n te dal pu nt o di vista di una sua esatta e compl eta int erpr etaz ione letteraria.Quella croata una forma dialettale di provenienza ungherese: cfr. AA.VV., Amagyar nyelv trtneti-etimolgiai sztra (Dizionario storico- etimologico della lin-gua unghe re se ), I-II I, a cura di L. Ben k, vol.I , Bu da pe st 1967, p. 1027; PEIAR SKOK,Etimologijski Rjenik Hrvatskoga ili Srpskoga Jezika (Dizionario etimologico dellalingua croata o serba), vol.I, Zagreb 1971, p. 599. Dell'ungh. garaboncis so no statesegnalate anche alcune varianti fonetiche, quali garaboncs, barboncs, verboncs,

    gorboncs. Cfr. VA Pcs, Nphit (Credenze popolari), in AA.VV., Magyar nprajz(Etnografia ungherese), vol.VII, Npszoks, nphit, npi vallsossg (Costumi po-polari, credenze popolari, religiosit popolare), a cura di T. Dmtr, Budapest1990, p. 597.

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    Preti e negromanti 181

    polari "danubiane" riproponeva in qualche modo attributi e funzio-ni sacerdotali propri dell'antico apparato mitologico magiaro. Par-tecipe al contempo della storia e del mito, l'ambiguit e la varietdelle forme lo accompagneranno in ogni sua apparizione lettera-ria. Due metodi euristici si son perci affiancati, non infruttuosa-mente, nel tentativo di chiarire, dal punto di vista linguistico edantropologico, il significato del termine e la natura del mito. Ma,se accanto alle immancabili incertezze, la scienza degli etimi purriuscita a ripercorrere la storia della parola, grande ancora ilcompito di chi volesse colmare, anche limitatamente a questaparticolare figura della mitologia ungherese, il "molto che separala bocca dall'orlo del calice"20.

    Le pur accurate indicazioni fornite dalla lessicografia anche pirecente risultano infatti incomplete se non generiche, e ci aiutanosolo in parte nella comprensione di quel personaggio, del suoruolo e dei suoi topici, nei testi teatrali che andiamo esaminando.

    Nei repertori enciclopedici21

    , dialettologici22

    e storico-etimologici23

    'infatti, la voce in questione non fa riferimento a tutte le fontiletterarie in cui compare il nostro personaggio e quindi non vaoltre l'indicazione - sia nella forma sostantivale che in quella aggettivaleunita a dik. ~ dk24 - di un girovago malefico che nella credenzapopolare pu esercitare i poteri magici pi vari. Cosa pur vera, e

    20

    L'espressione, com' noto, di Kroly Kernyi, in CARI, G. JUNG e KROLY KERNYI,Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, To ri no 1972, p. 13.21 Cfr. AA.VV., Magyar rtelmez kzisztr (Dizionario encicloped ico ungher ese) , I-II, a cura di J. Juhsz, I. Szke, G.O. Nagy, M. Kovalovszky, Budapest 1987, voi.I, p. 455.22 Cfr. AA.VV., j Magyar Tjsztr (Nu ovo Dizionario Dialettale Ungh eres e), a curadi .B. Lrinczy, vol. II, Budapest 1988, p. 604.23 Cfr. AA.VV., A magyar nyelv trtneti-etimolgiai sztra, I, op . cit., p. 1027.24 KOLTAY-KASTNER, Magyar olasz-sztr, op . cit., p. 226: "d i k [...] 1. {iskols) [scolaresco,scolastico] scolare, m scolaro, allievo, alunno, discepolo; (bennlak ) [interno] collegiale,convittore m; 2. (egyetemi) [universitario] stude nte m-, trt. s trf: [stor. e scherz.:]goliardo; 3 . rg: [arc.:] (r) [scrittore] scriba m"-, DEANOVIC-JERNEJ, Hrvatskosrpskotalijanski rjecnik, op . cit., p. 145: "d ak , dak a m (pl. daci) studente; scolaro; (p i tomac)[convittore] collegiale". Com' noto, il termine ungherese di provenienza slavameridionale e risale al greco SICKOVOC, Sidicoc (Cfr. AA.VV., A magyar nyelv trtneti-etimolgiai sztra, op. cit., pp . 628-629).

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    182 Am ed eo Di Francesco - Arianna Quar anto tto

    per il garaboncis ~ grabancijas no n solo questo. Al di l del leincertezze etimologiche e delle diverse accezioni dialettali, ci parein ogni caso di grande importanza il riferimento all'immaginazionepopolare, alla componente etnografica che informa la pi correttadesignazione del personaggio. Di qui la correttezza di quegli studilinguistici che doverosamente rimandano ad altri campi e ad altrametodologia di ricerca; e non dispiace pensare che la prudenzamostrata da pur insigni studiosi nel presentare come semplici pro-

    poste alcuni risultati scientifici ottenuti con grande seriet25 possa inqualche modo ricollegarsi alle remore poste a suo tempo dal Kernyi:"Ci che esigiamo ancora, [...] - ci che, per dirla con pi esattezza,noi esigiamo di riavere dalla scienza, - appunto l'immediatezza difronte al materiale della scienza. Quella stessa scienza deve aprircila strada verso la mitologia, che prima con le sue interpretazioni epoi con le sue spiegazioni ce l'ha ostruita. E scienza va intesasempre nel suo senso pi ampio: nel nostro caso si tratta sia dellostudio storico che dello studio psicologico, sia di quello storico-culturale che di quello storico-naturale dei miti"26.

    Lo stesso D.Pais, pur cos sempre attento alla dimensione sto-rico-etimologica di alcuni termini-chiave delle credenze primigenied'mbito magiaro, non sembra nascondere i limiti delle propriericerche linguistiche che sempre collega alle possibilit euristichedel costante riferimento ai testi della letteratura e/o del folclore. anche per questo suo rigore metodologico che - proprio in meritoal termine ed alla figura del garaboncis - ricompare in un suo

    studio tuttora fondamentale27

    il testo del Tornyos Pter, citato comepossibilit interpretativa d'un termine che sul piano storico-semantico

    25 Alludiamo, in particolare, al lavoro' di ricerca di Dezs Pais ed a quanto osservain proposito MIKLS KZMR, Introduzione all 'ed. da lui cur ata di D. PAIS, A magyarsvalls nyelvi emlkeibl (Saggi sui mo nu me nt i linguistici della reli gion e primitivaungherese), Budapest 1975, pp. 5-6.LH KROLY KERNYI, Introduzione: Origine e fondazione della mitologia, in CARI. G.JUNG e KROLY KERNYI, Prolegomeni allo studio scientifico della mitologia, op. cit.,p. 14. Suo il corsivo.27 DEZS PAIS, A garaboncs s trsai (Il garaboncs e i suoi comp agni ), in ID., Amagyar svalls nyelvi emlkeibl, op. cit., pp. 143-163-

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    Preti e negromanti 183

    ha evidentemente subito una evoluzione di cui ormai non si riesco-no a ricostruire tutti i passaggi. Anche per il Pais il testo di Illeiconserva un'importanza documentaria di prim'ordine, anche perchl'istanza drammaturgico-scolastica porta ad evidenziare lo studiocomportamentale del personaggio, i particolari della dizione teatra-le, l'ambiente ricettivo d'una determinata "struttura di pensiero".

    Non possiamo qui ricostruire i vari passaggi della ricerca etimo-logica del Pais, ma ci sembra opportuno riferire sui risultati otte-nuti in merito all'evoluzione subita dal termine in questione. Par-ticolarmente interessante appare l'indicazione di un campo semanticoche si rivela pi congruo della tradizionale indicazione etimologicache collega l'ungh. garaboncis al greco ueKpopavTea attraversola mediazione latina ed italiana. Nella societ medioevae unghe-rese il termine sarebbe stato associato al comportamento dellemilizie irregolari e mercenarie e poi, in un senso pi lato, a fur-fanti e menestrelli che vivevano di vari espedienti ai margini della

    societ. Gran parte di questi ultimi era formata da quei clericivagantes che furono parte integrante di quella goliardia unghe reseche Pais rievoca anche in riferimento ai relativi, fondamentali la-vori di Tibor Kardos28 e Jnos Balzs29. Tutto ci offre la possibilitdi spiegare la presenza del termine dik accanto all'aggettivogaraboncis: "[...] nella seconda met del XIII secolo e poi nel XIVebbe origine sul territorio ungherese una figura mitica, lo studentenegromante. Questa figura non altro che il giullare che praticavagli incantesimi dei tltosok e che si fonde con la figura dei goliardi.

    Costui si occupa di divinazioni astrologiche, di canto, di scrittura.

    28 Cfr. TIBOR KARDOS, Dek-mveltsg s magyar renaissance (Cult ura classica erinascimento ungherese), in "Szzadok" 1 9 3 9 , pp. 2 9 5 - 3 3 8 , 4 4 9 - 4 9 1 ; I D . , Kzpkorikultra, kzpkori kltszet. A magyar irodalom keletkezse (Cultura medi eval e,poesia medievale. Le origini della letteratura ungherese), [Budapest 1941],

    Cfr. JANOS BALZS, A golirdsg emlkei a magyar szkincsben (Mem orie della

    goliardia nel lessico ungherese), in "Filolgiai Kzlny" 1955, pp. 97-109. Ma siveda anche, dello stesso autore, Magyar deksg. Anyanyelvnk s az eurpainyelvi modell (Classicit un ghe re se. La lingua ungh er es e e il mo de ll o linguis ticoeuropeo), Budapest 1980, in particolare le pp. 7-15 e 216-224, dove preziose sonole indicazioni relative alla figura del dek.

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    184 Amed eo Di Franc esco - Arianna Quar anto tto

    [...] Il suo ruolo storico-culturale identico ed ugualmente impor-tante a quello del 'mester de clerecia' dell'area iberica"30.

    Per saperne di pi, occorre far ricorso a quanto vien propostodal secondo metodo interpretativo cui prima si accennava. In mbitoetnografico, ungherese e croato, sorta infatti, intorno al garaboncis-grabancijas, una ricca let teratura critica che, sia pur al di l dellediverse interpretazioni, certamente in grado di svelare non pochecomponenti culturali di quella figura cos poliedrica31. Non poten-

    do qui dar conto delle varie opinioni che sono state in meritoespresse, ci limitiamo - anche perch indispensabile - a citarequegli studi e a ripercorrere quei luoghi che meglio concorrono arestituirci i lineamenti tipici del nostro personaggio.

    Indispensabile e primario, da questo punto di vista, tuttora ilriferimento alla Magyar Mythologia di Arnold Ipolyi32, da cui pos-siamo ricavare maggiori e pi precise notizie sulla figura delgaraboncis, notizie che ci consent ono di comprendere meglio lemodalit della presenza del nostro personaggio nei testi di Illei,Hagymsi e Brezovacki:

    [...] a garaboncosdek a mai nphit szerint kznsgesen aboszorkny finak ta rt at ik mr, de br ki fia is leh et, um . hacsak a f kellk megvan, hogy a tizenharmadik iskolt elvgezte

    30 KARDOS, Kzpkori kultra, kzpkori kltszet, op. cit., pp. 8 6 -8 7 .31 Cfr. ARNOLD r o m , Magyar Mythologia (Mitologia ungherese), Pest 1 8 5 4 ; , VATROSLAVJAGIC, Die sdslavischen Volkssagen von dem Grabancijas dijak und ihre Erklrung,

    in "Archiv fr Slavische Philologie" 1 8 7 7 , pp. 4 3 7 - 4 8 1 ; BLA LZR, A garabonczisdikrl (Sullo studente negromante), in "Ethnographia" 1 8 9 0 , pp. 277-285; GZARHEIM, Magyar nphit s npszoksok (Cred enze e costLimi popolar i Lingheresi),Budapest 1 926 ; DOMOKOS HOLL,A garaboncis dik alakja a magyar nphagyomnyban(La figura dello studente negromante nella tradizione popolare ungherese), in"Ethnographia" 1 9 3 4 , pp . 1 9- 34 , 11 0- 12 6; VILMOS DISZEGI, A smnhit emlkei amagyar npi mveltsgben (I ricordi dello scia mani smo nella cultura pop ola reungherese), Budapest 1958; IMRE FERENCZI, A tltos s a garaboncis kpzete a

    jugoszlviai magyaroknl (L'i mmagi ne dello sci ama no e del ne gro man te pre sso gliungheresi di Jugoslavia), in "Ethnographia" 1 9 7 4 , pp . 262-274; OLGA NAGY, Hsk,csalkk, rdgk (Eroi, visioni, demoni), Bukarest 1974; TEKLA DMTR, A magyarnp hiedelemvilga (Le cr ed en ze del pop olo ungh erese ), Budapest 1981.

    ARNOLD IPOLYI, Magyar Mythologia, Pest 1 8 5 4 . Ecl. facsimile (Budapest 1 9 8 7 ) conutilissimo supplemento: AA.VV., Ipolyi Arnold, Magyar Mythologia. A hasonmskiads fggelkei (A.I. , Mitologia ungherese. Le appendici dell'ed. facsimile), Budapest1 9 8 7 , in cui si segnala il saggio di MIHLY HOPPAL, Ipolyi Arnold lete s mve (Lavita e l'opera di A.I.), pp. 6-46.

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    Preti e negromanti 185

    miknt a nphit a boszorknyt vli szljnek, gy az rdgttartja ezen iskola mesternek, kznsgesen rongyosan, fradtan,knyvvel h nu k alatt jrd ogl nak falurl falura, s krege tvekszntenek be a hzakba; ha resen igazttatnak el, klnsenha kenyr s tej megtagadtatik tlk, a hatrra vszt hoznak,tkukra szlvsz kerekedik, jges, zpor veri el a szlket, s

    rasztja el a vetseket; k gerjesztik a villmot s mennydrgst.

    i lyenkor a np sett felhkben vli ltni ala kj oka t; sztt rtkpnyegben , ny i to t t knyvbl olvasva, olyk or ismt srknyon

    lve ltja ket replni a levegben33

    .

    Anche Gza Karcsay, citato da Ipolyi, offre altri utili elementiconnotativi:

    A g a r a b o n c s 13 iskolt vgzet dikbl lesz, ki a szerencse

    kerekn el nem veszett , a 12 iskolt vgzett dik el me gy m ess zemessze orszgba, vzen s tengereken t, sok veszedelmenkeresztl, azutn be jut egy barlangba, ott trsakra tall, azo kka ltanlja a 13-dik iskolt; midn 12-en egytt vannak, rlnek aszerencse kerekre, ez gyorsan forog velek, egynek kzlk

    bizonyosan el kell veszni rajta, azrt flelemmel llnak r, mertnem tudjk, hogy ki fog elveszni kzlk, de arra elsznvkmindnyjan, a kik e nagy prbt killottk 11-en garaboncosokkvlnak, s mennek szerte a vilgban garaboncos mestersgetzni, sovny kppel s rongyos kpnyeggel, kregetnek leginkbbtejet s kenyeret. [...] a srkny is csak akk or jn el , mi dna garaboncos kiimdkozza, titkos knyvbl olvasvn r, melybl

    senki ms olvasni nem tud34 .

    IPOLYI, Magyar Mythologia, op. cit., pp. 454-455. Suo il corsivo. ("[...] lo studentenegromante, nelle credenze popolari odierne, comunemente r i tenuto figlio eli unastrega, ma pu essere anche figlio di chi unq ue, dal mo me nt o che dota to direquisiti che gli hanno consentito di portare a termine il tredicesimo anno di studiin una scuola dove insegna il diavolo. In seguito si aggira, cencioso, malandato econ un libro sotto l'ascella, di villaggio in villaggio, elemosinando di casa in casa.Se non ottiene nulla, ed in particolare se non ottiene pane e latte, con le suemaledizioni fa alzare un gran vento e una tempesta di grandine che butta gi ivigneti ed allaga i campi seminati-, e sempre egli scatena tuoni e fulmini. Talora ilpopolo pensa di vedere la sua figura in forma di oscure nuvole-, altre volte pensadi vederlo con un mantello disteso mentre legge da un libro aperto oppure lo vedelibrarsi in aria seduto sul dorso di un drago"). Sono degli autori di qu es to saggio,rispettivamente, le traduzioni dei passi ungheresi e croati ivi citati. Nel superare

    non poche asperit del testo di Brezovacki, tuttavia, quanto mai utili si son rivelatele segnalazioni di Suzana Glavas, che qui ringraziamo.

    Ivi, p. 455. Il corsivo di Ipolyi. ("Il negromante lo studente che ha compiutotredici anni di scuola e che non si perso sulla ruota della fortuna. Lo studente

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    Informazioni non dissimili sono offerte dalla mitografia croatasulla corrispondente figura del grabancijas:

    Man rechnete bis unlgst nach der mittelalterlich-jesuitischenEintheilung den ganzen Studiengang eines Geistlichen auf zwlfSchulen, und zwar gab es vier Grammaticalclassen, zwei ClassenHumaniora, zwei der Philosophie und vier der Theologie, alsozusammen zwlf. Namentlich war es allgemein blich, dieTheologen mit der Benennung: devetoSkolec, desetoskolec,jedenaestoskolec, dvanaestoskolec d. h. Schler der neunten,zehnten, elften, zwlften Schule zu bezeichnen. Eine dreizehnteSchule gab es nicht mehr: wer eine solche dennoch besuchte,der that etwas, was, wie man zu sagen pflegt, nicht mit rechtenDingen zuging: d. h. in der dreizehnten Schule konnte man nuretwas Uebernatrliches, etwas Bses oder Teuflisches, etwas,was schon in das Gebiet der Zauberei gehrt, erlernen. Daherrhrt auch der Name GrabancijaS35.

    Abbiamo cio la documentata conferma cli quelle comuni radicifolcloriche mitteleuropee cui prima si accennava:

    Obicno se vjeruje, osobito u sjevernoj Hrvatskoj, da neko izuciclvanaest bogoslovnih skola, a onda k tomu joS trinaestu - bilosvojom voljom, bilo kako drukcije (radi cesa se ljudi i bojebroja trinaest) - u kojoj uci ono, sto nije za sve ljude da znaju.Vuk pripovijecla o grabancijasima ovo: "Neki daci, kad izucedvanaest skola otidu (njih 12 mora biti) na 'vrzino kolo' [...], ionclje nekakvu osobitu knjigu cateci nestane jednoga izmedunjih dvanaest (odnesu ga davoli ili vile), ali oni ne mogu poznatikoga je nestalo. Takovi daci poslije zovu se 'grabancijasi', i idu

    che ha terminato dodici anni di scuola parte per un paese lontanissimo superandofiumi e mari e molti pericoli; giunge poi in una grotta dove incontra dei compagnicon i quali studia il tredicesimo anno di scuola. Poich sono dodici in tutto,siedono sulla mota della fortuna che gira velocemente in modo tale che uno di essidebba necessariamente cadere. Perci vi si siedono con paura poich non sannochi di loro cadr, ma a questo son tutti risoluti. Gli undici rimasti dopo aversuperato la prova diventano negromanti e si disperdono per il mondo a praticarel'arte della negromanzia, sm un ti e laceri, el em os in an do sop rat tut to latte e pan e. [...]Anche il drago appare qu an do il negromante pronuncia i suoi scongiuri lanciandomaledizioni da un libro segreto in cui ne ss un altro riesce a legg ere" ).35

    JAGIC, Die siidslavischen Volkssagen von dem Grabancijas dijak und ihre Erklrung,op. cit., p. 451. interessante osservare che in Jagic (p. 456) la "tredicesima scuola" identificata con il Collegio ungaro-croato eli Bologna, per la cui attivit si vedaAA.VV., Annali del Collegio Ungaro-Illirico di Bologna. 1553-1764, a cura di G.P.Brizzi e M.L. Accorsi, Bo lo gn a 1988.

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    Preti e negromanti 187

    sa da vol ima i sa v i l am a, i vo d e obi ak u vr i j eme grm l ja v in e i

    tuce . Grabanc i jas i su sv i i zdrpani" . [ . . . ] Ovim dac ima odgovara ju

    u nekim kra jev ima 'c rn i d i j ak i ' , kako ih zovu u Hrva t skoj , a

    svrsi l i su i on i t r in aest sko la , te m og u pra vi t i sam o t uc u 3 6 .

    Dai passi test citati si evince in ogni caso la forte simbologia delpersonaggio che verr pi avanti interpretata soprattutto in relazio-ne alla mistica dei numeri e alle presunte capacit di trasformazionedel reale. Gi sin d'ora, comunque, appare evidente quella diversitfunzionale del "negromante" ungaro-croato che consente ai nostriautori di superare il modello drammaturgico occidentale in funzionedi scritture fortemente interessate al recupero del mito.

    Naturalmente non tutte le tesi esposte nei classici lavori diIpolyi e Jagic trovano conferma nelle ricerche successive. Gi BlaLzr, ad esempio, non accoglieva l'ipotesi di un collegamento delgaraboncis con la religione pagana ungherese e rifiutava al contempola sua identificazione con la figura del seminarista che viveva in

    comunit ecclesiastiche ungaro-croate37

    . Ma la tesi positivista e"laicista" di Lzr non sembra aver ottenuto grande successo pres-so le pi recenti ricerche etnografiche. Non certo questa la sedepi adatta all'esposizione dei vari elementi della discussione: tut-tavia ci sia almeno consentito osservare che sembrano pi convin-centi le argomentazioni che, sulla base della documentazione for-

    36 L'argomentazione di Duro Surmin ed tratta da HGCIMOVIC, Dvije komedije TitaBrezovackog, op. cit., pp. 22-23 ("In ge ne re si cre de, sop rat tut to nella Croazi asettentrionale, che alcuni, terminando la dodicesima scuola teologica e dopo diquesta ancora la tredicesima - per propria volont o per altri motivi (da qui lapaura per il numero tredici) - studino quello che non concesso a tutti di cono-scere. Vuk racconta dei grabancijaSi: 'Alcuni stude nti (de von o essere 12), qu an doterminano la dodicesima scuola si recano al 'ballo delle streghe' {...]; l, durante lalettura di un libro speciale, uno dei dodici scompare (lo portano via i diavoli e lefate), ma non dato sapere chi sparito. Tali studenti, poi, si chiamano grabancijaSie se ne vanno con i diavoli e le fate, e trasportano le nuvole fra tuoni e tempeste.I grabancijasi so no tutti laceri'. [...] A questi student i corrisp ondo no, in cert e z one,gli 'studenti neri', come li chiamano in Croazia: anche questi hanno terminato latredicesima scuola e possono provocare solo grandine"). Per vrzino kolo che quiabbiamo tradotto con 'ballo delle streghe', si veda la nota n. 110. Gli "studenti neri"vengono definiti da JAGIC (op. cit., p. 457) come coloro che studiano alla "scuolanera", cio alla scuola teologica pi importante di Zagabria.

    37 Cfr. LZR, A garabonczis dikrl, op . cit., p. 285.

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    nita da Ipolyi e Jagic, accentuano nel mito l'importanza dellacomponente croata38 o sottolineano il recupero delle tradizionirisalenti al paganesimo magiaro39. Tutto ci stato recepito nel pirecente contributo che la lessicografia etnografica ungherese hadedicato alla definizione semantica del garaboncis, nella cuicomplessa simbologia stata individuata la fusione di tre diversisostra ti culturali, pe r cui i tratti di una demonologia del tem pometeorologico, europea e pagana, interagiscono con i motivi della

    magia e della goliardia d'ambito cristiano medievale e con le stes-se credenze sciamaniche10 .

    Alla luce di quanto sinora osservato e proprio in virt di unaattenta lettura dei drammi scolastici che andremo ad esaminare,non dovrebbe sembrare inopportuno il riferimento primario ad unlavoro la cui metodologia, fors'anche perch sin troppo "datata", tuttora assai discussa'11. Probabilmente ha ragione chi sostieneche Ipolyi, ad esempio, pi che ricostruire l'antica mitologia magiara,

    compil il primo, grande compendio etnografico ungherese. Ma pur vero che Ipolyi pot raggiungere tale risultato nella fermacertezza intellettuale di rinvenire nella tradizione orale e nel folclorela memoria, sia pur frammentaria, di una mitica concezione delmondo e quindi alcuni elementi dell'antica religione pagana: "de-terminazione, questa, particolarmente esatta agli inizi del secoloscorso, ma ritenuta valida da moltissimi ricercatori anche per il

    Cfr. RHEIM, Magyar nphit s npszoksok, op. cit., pp . 34 -35 .w Cfr. HOLL, A garaboncis dik alakja a magyar nphagyomnyban, op. cit., pp .

    1 9 - 3 4 , 1 1 0 - 1 2 6 .

    10 Cfr. Pcs, Nphit, op . cit., p. 597. inte ress ant e osse rv ar e che di un "Dio deltempo meterologico che diventa poi il tutore dell 'ordine e della societ" avevaparlato anche GEOFPREY S. KIRK, La natura dei miti greci, Bari 1 9 8 0 , p. 40 .11 Cfr., fra i lavori pi recenti, VILMOS DISZEGI, Ipolyi Arnold (1823-1866), in Az simagyar hitvilg (L'anti ca religi one mag iar a), a cura di V. Disz egi, Bu dap est 1971,pp. 141-143; VILMOS VOIGT, A magyar mitologia kutatsnak tanulsgai (Gli inse gna-menti della ricerca mitologica ungherese), in Mtosz s trtnelem (Mito e stor ia),a cura di M. Hoppal e M. Istvnovits, Budapest 1978, pp. 121-132; T. DMTR, Amagyar np hiedelemvilga, op. cit., p. 25; VA PCS, Ipolyi s a "Magyar Mythologia"(Ipolyi e la "Mitologia Ungherese"), in AA.VV., Kriza Jnos s a kortrsi eszmeramlatok(J.K. e le contemporanee correnti di pensiero), a cura di I. Kriza, Budapest 1982,pp. 195-202.

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    folclore dei nostri giorni"42. Comunque la si pensi, e al di l diogni incertezza terminologica relativa a mito e mitologia, noi attingiamoanche alla monumentale opera di Ipolyi perch indiscutibile eprezioso il suo valore documentario in merito alle tante figuredelle credenze popolari ungheresi. Tale appunto anche il nostrogaraboncis, di cui le fonti conservano la complessa simbologia:"essere superiore" che per non s'identifica con la divinit, media-tore tra l'uomo e la divinit, interprete non secondario di quell'an-

    sia di conoscere e di capire il mistero che avvolge la vasta emultiforme zona che s'interpone fra Dio e l'uomo.

    3. DAI. MAITRE DE PH/LOSOPHIS I; I-OURBE AI. GARABONCIS DI ILLEI E HAGYMSI.

    Nella diffusione letteraria del mito del garaboncis notevole stato il ruolo svolto dal dramma scolastico, cui va riconosciuto ilmerito di averne recuperato la complessa simbologia. Conferiscevalore a quell'operazione di recupero la circostanza che essa av-venne - coerentemente alle istanze di quella particolare dramma-turgia - in attinenza alla ricezione dei modelli occidentali. In par-ticolare, quel mito fu evocato per poter adattare alla sensibilit edalla cultura "danubiane" alcune maschere di Molire: come a direche si attinse ai repertori occidentali per acquisire tipologie eschemi drammaturgici che poi si sarebbero fatti interagire conl'apporto della cultura locale.

    Numerosi e tutti importanti son gli episodi di questo processodi acquisizione e trasformazione, ma per il nostro assunto dovre-mo limitarci a due soli momenti dell'incontro di Illei e Hagymsicon la drammatica francese, caratterizzati appunto dall'impiego delgaraboncis nella reinterpretazione di alcuni tipi del reper tor iomoliriano. Occorrer quindi seguir da vicino - magari iniziandocon l'analisi della commedia del padre gesuita - le strategie compositiveche i due autori ungheresi adottarono per assicurare la sopravvi-venza mitologica del nostro personaggio.

    Un indubbio processo evolutivo caratterizza l 'eserciziodrammaturgico di Jnos Illei ed interessa al contempo il rapporto

    42 HOPPI., Ipolyi Arnold lete s mve, o p . c i t . , p . 28.

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    con i modelli occidentali e la concezione del cosiddetto teatrosociale. Per quanto paradossale possa sembrare, non l'individuazionedi ulteriori quanto improbabili fonti ci soccorrer per nella com-prensione di quel processo, ma il rilievo delle possibili motivazio-ni che consentirono la presentazione della figura del garaboncissulle scene del teatro scolastico ungherese. Non tanto l'interazionein s, fra Le Bourgeois gentilhomme ed il Tornyos Pter, sar quindial centro delle nostre considerazioni, quanto piuttosto l'irruzione

    della materia mitologica nello spazio teatrale.Dei percorsi intertestuali che in vario modo collegano la drammatur-

    gia occidentale a quella di Illei la critica ungherese ha ampiamentedimostrato le modalit e soprattutto i limiti. Al gesuita ungherese, adesempio, possiamo attribuire la prassi della riscrittura solo in meritoalla ricezione del Metastasio, mentre il rapporto con il modellodrammaturgico di Molire si caratterizza sul piano della contamina-zione. Ci accresce la difficolt cli una sempre pi esatta compren-sione della genesi delle singole opere, ma denota al contempo la

    maggiore consapevolezza dell'esperienza compositiva di Illei.Se sono esatti i rilievi operati dalla critica positivistica in merito

    al riscontro dei vari momenti di convergenza fra il testo di Moliree quello di Illei, una particolare importanza assume allora il raffron-to della scena quarta del II atto del Bourgeois gentilhomme con lascena seconda del II atto del Tornyos Pter. Intendiamo, cio, soste-nere l'ipotesi che il "negromante" ungaro-croato venga a sostituiree a dare color locale al maitre de philosophie del Molire, per unprocesso di "inculturazione" che probabilmente prese l'avvio dallalettura di questo intervento del personaggio francese:

    La physique est celle qui explique les principes des chosesnaturelles, et les proprits du corps; qui cliscourt de la naturedes lments, cles mtaux, des minraux, des pierres, des planteset des animaux, et nous enseigne les causes de tous les mtores,Parc-en-ciel, les feux volants, les comtes, les clairs, le tonnerre,la foudre, la pluie, la neige, la grle, les vents et les tourbillons43 .

    Ed infatti, dopo la significativa risposta di Monsieur Jourdain

    MOLIRE, Oeuvres completes, a cura di GEORGES MONGRDIEN, I-IV, vol. IV , Paris1965, pp. 85-86.

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    ("Il y a trop eie tintamarre l dedans, trop de brouillamini"), inizial'episodio dell'insegnamento della fonologia che significativamentevien riportato non solo nel Tornyos Pter, ma anche in altri testiche la scuola drammaturgica transilvana di Kanta produsse a par-ziale imitazione del modello moliriano44, e soprattutto in un Ili jaKuljas di mbito raguseo45 che difficilmente pot passare inosser-vato in area ungaro-croata. quanto mai utile, perci, confrontarei passi corrispondenti del dialogo fra il maitre de philosophic (M)

    e Monsieur Jourdain (J), tra Ventifax (V) e Pter Tornyos (P), trail mestar od filozofije (F) e I li ja Kuljas (I):

    MOLIRI- ILLEI Ilija Kuljas

    M: Li voix A se forme en V: [...) Mondja u tnn am tsak F: Ov o slo vo A cini se

    ouv ran t fort la bouche : A rajta: semmit se fljen: A b, otva ra ju jako vilicu na ovi

    J: A A. OLII46. ab. nacin: A.

    P: A, b, bab. I: A A A Je li ov ak o dobro?18

    V: B, e, te.

    P: B, e, eb4 7 .

    Ma se il testo raguseo appartiene a quelle "[...] versioni [...]talmente libere che danno l'aria di rielaborazioni e talvolta addi-rittura intaccano la trama fondamentale'"19, se cio una riscrittura

    " Ci riferiamo, naturalmente, a F. JANTSO (?), Kintses Nso blt rendez, op . cit., pp. 7 0 3 -7 0 4 eel a A. MIKLSI, Stolander a blban, op. cit., pp. 528-529 . Per un'attenta ricostinzionedella complessa interazione fra queste opere, il modello di Molire ed il Tornyos Pterdi Illei, si vedano RMDE 2. , op. cit., pp. 7 3 6 - 7 3 9 ; RMDE 4/1. , op. cit., pp. 4 9 6 - 4 9 8 ; I.KILIAN, A minorita sznjtk a XVIII, szzadban, op . cit., p. 127 e sgg.15 La dat azi one di questa c om me di a, se valida l 'ipotesi di Petar Ko lendi c ch el'attribuisce a Petar Kanavelovic (1637-1719), risalirebbe alla fine del XVII secolo.L'autore si sarebbe infatti servito de II Cittadino gentiluomo, una tra duz ion e italianade l Bourgeois gentilhomme co mp os ta da Ni co l Castelli fra il 1696 e il 1698. Cfr.PETAR KOLENDIC, Iz starog Dubrovnika (L'antica Dubrovnik), Beograd 1 9 6 4 , p. 194.Un'edizione moderna in Komedije XVII i XVIII stoljeca (C om me di e dei secc. XVIIe XVIII), con introd. di M. Fotez, Zagreb 1967, pp. 233-275."' MOLIRE, Oeuvres compltes, vo l. IV, op . cit. , p. 86.17 RMDE 4/1., op. cit., p. 465 ("(...] V: Suvvia, ripeta, non abbia paura: A, b, ab. P:A, b, fagiolo. V: B, e, be. P: B, e, cane"). Il testo ungherese si discosta da quellofrancese perch introduce monosillabi (.bab = fagiolo, eb = cane) che prod uco noanfibologie e quindi comicit.

    Komedije XVII i XVIII stoljeca, op. cit., p. 244 ("F: Qu est a le ttera A si otti eneaprendo molto la mascella in questo modo: A. I: A.A.A. Va bene cos?")19 ARTURO CRONIA, Panorama del teatro serbo-croato, in Teatro serbo-croato, a cu radi A. Cronia, Milano 1955, p. 34.

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    di cui si pu indicare con precisione il rapporto interattivo con iltesto-fonte, la commedia di Illei ben difficilmente potrebbe essereconsiderata tale: di vera dipendenza dall'opera di Molire si puparlare, infatti, solo in relazione al passo test citato, perch ge-nerici sono gli altri momenti di convergenza indicati dalla tradizio-ne critica.

    Il rapporto intertestuale tra l'opera di Illei e quella di Moliresi caratterizza pi sul piano dell'infrazione che su quello dell'ade-

    sione e si mostra produttivo di nuove soluzioni drammaturgicheproprio quando le tradizionali maschere del parassita e dello scioccovengono calate nell'ambiguit del recitativo folclorico:

    VENTIFAX Hov, ho v illy szved dob og va Lrintz? teht tsakmeg-ntacl Tornyos Ptert?

    LRINTZ Uram! te a' mint ltom, De ko s em be r vagy, hogyknyv nlkl is tudod a' nevemet.

    VENTIFAX h szeg ny! ez mg semmi. n a' Hid' udva r bantizen-kt Iskolt vgzettem; mindent tudok.

    LRINTZ Oh! a' H id ' udv ar ban ? eb hidje: 's his ze m odamg a' Hll se replhet. - Hanemha rdg volnl.Mert azt mondjk, hogy a' kik tizen-kt Iskoltvgzettek, azok mind, 's mer rdgk.

    VENTIFAX Lrintz! tsak a' szipk , s guz saly osok ' be sz d je ez.Nem rdgk; hanem hogy tudnak kitsinyt-kitsinyt,tagadhatatlan.

    LRINTZ Uram! n ugya n mg to v bb akaro k menn i a' ltstsel;de annyi mint az; hadd tudjam leg-albb, kinekhnak?

    VENTIFAX Monsuer, Monsuer, Hid-Udvari, Szeretsen-Or szgi,Srkny-hzi. - -

    LRINTZ HO, h! de e' bizo ny soh a el nem fr a' fe je mb e;mert hoszszabb, mint taln az egsz Dominiumod.Mond-ki kerk szval rvideden.

    VENTIFAX Egy szva l: Ventifax Gar abo ntz is De k na k hvn ak.LRINTZ Ventifs, Gara bont zi s Dekn ak? - Mitsodt? teh t

    nked taln bizony Srknyod is van?

    VENTIFAX Van igen is: de most az Almsi He gy ne k olda lb an

    vagyon a' Vendg-fogadnak irnnyban^0.

    50RMDE 4 / 1 . , op. cit., pp. 451-452 ("VRNTII;AX: Dove, dove vai con un tale batticuore,

    Lrintz? Forse ti sei stancato di Pter Tornyos? LRINTZ: Come vedo, signore, tu sei

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    Se non fossimo a conoscenza degli elementi costitutivi del mitodel garaboncis, il passo test citato risulte rebbe del tutto incom-prensibile. Una sua esatta fruizione non pu comunque limitarsiall'interpretazione della terminologia ivi adottata, poich essa esigeche si faccia luce anche sulla vera destinazione della commedia.Ed allora occorre dire che il Tornyos Pter nasce come parodiad'una superstizione che ha radici nel mito, come satira d'un atteg-giamento mentale e d'un comportamento che di fatto avevano

    accettato che le varie manifestazioni della "sovrannaturalit" delgaraboncis si risolvessero in occasioni di abi tuale impostura. Nonil mito, dunque, ma la sua manipolazione ci che suscita l'ilaritdella commedia o della farsa carnevalesca: pensiamo, infatti, chein questo caso il dramma scolastico dei Gesuiti e degli Scolopi siaimpegnato in una lotta alla superstizione51 che si risolve anche inuna implicita operazione di smascheramento di ogni sorta di de-formazione del mito; e nel conseguente perseguimento della cono-scenza fenomenica della realt non cogliamo un tentativo vlto

    un uomo erudito, perch anche senza libro conosci il mio nome. VENTIFAX: Oh,povero te! Questo ancora niente. Io ho finito le dodici scuole nell'alone dellaluna; io so tutto. LRINTZ: Oho! Nell'alone della luna? E chi lo crederebbe? l infattinemmeno il corvo vi ci pu arrivare. - Ma forse sei un demonio. Perch si diceche quelli che hanno terminato le dodici scuole son tutti dei veri diavoli. VENTIFAX:Lrintz! Questo un discorso da vecchie e da filandaie. Non sono diavoli; ma chesa pp ia no u n p oc het tin o, indu bb io. [...] LRINTZ: Certo, io p re te nd o di s ap er etro pp e cose, signore. E sia! Permettimi, per , che io con osc a al men o il tuo nom e.VENTIFAX: Mon sue r, Mo ns ue r Del l' alo ne de lla l una , Del pa es e de i mori, Dell a cas adel d rago . - - LRINTZ: Oh , oh! Ma cer to q ue st o no n mi ent re r mai in tes ta, pe rc h forse pi lungo di tutto il tuo dominio. Dimmelo chiaro e tondo e brevemente.VENTIFAX: In una parola, mi chiamo Ventifax Studente Negromante. LRINTZ; Ventifas,Studente Negromante? - Che cosa? E allora tu forse certamente hai anche un drago!VENTIFAX: Certo che ce l'ho; ma ora sul fianco del Monte Alms in direzione dellalocanda").51 Significativo, a tal riguardo, quanto si legge in NORTHROP FRYE, Anatomia dellacritica, Torino 1969, p. 309: "Nella guerra della scienza contro la superstizione, gliscrittori di satire hanno sempre avuto una parte importante. Sembra che la satirastessa sia iniziata con i silloi greci che erano attacchi in favore della scienza controla superstizione. Nella letteratura inglese, Chaucer e Ben Jonson confusero glialchimisti usando ironicamente il loro gergo; Nashe e Swift spinsero gli astrologhiad una morte prematura con le loro satire; il monologo Sludge the Medium diBrowning annient gli spiritualisti e cos pure fece Hudibras co n una sch iera dioccultisti, numerologisti, pitagorici e rosacroce".

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    all'annullamento della materia mitologica, ma un impegno arecuperarne l'autentica natura.

    Indossando di volta in volta la maschera dell'aro e dell'alazon,il garaboncis della drammaturgia scolastica provoca per l'irru-zione del basso-mimetico nel mondo delle antiche credenze popo-lari magiare52. A parer nostro l'aspetto pi interessante di questoesercizio drammaturgico di Illei risiede proprio in questo arduotentativo sincretico di proiettare sulla medesima scena il buffonesco

    ed il trascendente. E per l'inconciliabilit dei due elementi ciche stimola ad una pi esatta comprensione del testo e dellacultura che lo informa. Volendo usare la terminologia bachtiniana,potremmo dire che nel Tornyos Pter la "parola religiosa (mitolo-gica, mistica, magica)" s'incontra e si scontra con la "parola parodicain tutte le gradazioni e sfumature" per dar vita a quelle"contrapposizioni dialogiche" in cui trionfa l'"incomprensione po-lemica della parola altrui"53. Nella commedia cli Illei c' tutto que-sto, ma c' anche dell'altro, proprio perch il garaboncis sem-

    pre qualcosa di diverso dal negromante, dal furfante e dal buffone.Se il nostro auto re non fosse consapevo le della natura allusiva delmito54, gli attribut i e il linguaggio del suo personaggio misteriosodovrebbero essere i frammenti di una organicit del mito ormaiperduta: ma le rapide battute ed una iconogafia altamente simbo-lica e volutamente incompleta sono invece la testimonianza di unafruizione ancora possibile di un mito non contaminato dall'erudizionepedantesca.

    Anche il negromante della drammaturgia scolastica dei padri

    scolopi il frutto di una mescidanza consapevole quanto ricercata,ove l'apertura alle tradizioni culturali d'Occidente venga ricompresa- come pare sempre pi certo - in un pi vasto movimento di idee

    w Per la terminologia qui adottata, strettamente connessa alla teoria dei modi diinvenzione, cfr. FRYE, op. cit., p. 45 e sgg.53 MICHAIL BACHTIN, Estetica e romanzo, Tor ino 1979, pp . 159, 208, 211.

    Cfr. KIUK, La natura dei miti greci, op. cit., p. 6: "I miti sono per loro naturaallusivi, la loro modalit di riferimento tangenziale. Non mirano alla completezzan alla consequenzialit logica, e quando vengono ridotti all 'esposizione eruditaperdono molto del loro fascino".

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    che si propone, anche attraverso l'uso pragmatico del linguaggiocolloquiale della commedia, di restringere sempre pi lo spaziodell'irrazionale a vantaggio dell'empiria. Di qui ancora una volta ilricorso accorto e disinvolto ai testi di Molire, di cui Imre Hagymsisi mostra abile interprete e rifacitore. Nel nostro caso, per, cionel caso del Garabonczs Lszl (1775) e del rapporto con LesFourberies de Scapin, pi opportuno parlare di contaminazione,poich - come gi rilevato dalla critica positivistica - una vera

    adesione al testo francese si ha soltanto in alcuni luoghi del terzoatto55. L'idea generativa della farsa ungherese, per, ruota intornoalla reinterpretazione danubiana della maschera delfourbe, indossa-ta ancora una volta dal nostrogaraboncis, la cui polivalenza espressivapu ricomprendere anche la tipologia del modello moliriano effi-cacemente espressa nella scena seconda del primo atto:

    SCAPIN: A vous dire la verit, il y a peu de choses qui me soientimpossibles, quand je m'en veux mler. J'ai sans doute re?u duCiel un gnie assez beau pour toutes les fabriques de cesgentillesses d'esprit, de ces galanteries ingnieuses qui levulgaire ignorant donne le nome de fourberies; et je puis dire,sans vanite, qu'on n'a gure vu d'homme qui ft plus habileouvrier de ressorts et d'intrigues, qui ait acquis plus de gioireque moi dans ce noble metier: [...P6.

    E pensiamo che il nostro Hagymsi abbia trovato particolarmerte consona al suo lavoro di riscrittura l'ambigua dicotomia conquale successivamente, nella scena sesta del secondo atto, Scappresenta s stesso, indicando inconsapevolmente il nucleo cono

    tuale pi importante della rivisitazione drammaturgica del mitogaraboncis-.

    Parbleu, Monsieur, je suis un fourbe, ou je suis honnte homme:c'est Tun des deux. [...I57.

    Cfr. KOLOZSVRI, Magyar piarista iskoladrmk, op. cit., pp. 36 -37 .

    MOLIIU-, Les Fourberies de Scapin, in ID., L'Amour mdecin, Le Mdecin malui, Monsieur de Pourceaugnac, Les Fourberies de Scapin, a cura di Georges Coi..Paris 1978, pp. 225-226.57 Ivi, p. 258.

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    Anche qui, per, 1'assemblage si rivela molto complesso, e nonsolo e non tanto perch vi un rapporto anche con l'opera diIllei, quanto piuttosto perch si coglie gi nel prologo una note-vole frattura fra il didattismo della proposta ed il recupero com-piacente della cultura popolare:

    Egy Gondolom nev faluban lakoz Krvallott Martzi parasztnaknegyven forinttyait tsintalan Pista szolgja el lopta vala, mellynekkeressben midn bs 's komor kedvel fradozik, a Martzi

    trtnetbl viszsza nyeri egy rongyos Dek ltal, aki hogynyomorult lett elbb mozdthassa, magt boldogabb tehesse,Garabontzs deknak nevezte magt. Nem is hasztalanul, mertugyan abba az faluban Cntorr leszen, a Pistn ellenbenamint azutn ki fog tetszeni, elgsges plda mutatdik, mellynagy gyalzatban s veszedelemben szokta azon iffi magtkeverni, aki mindjrt iffisgnak zsengjben a fertelmes lopsraadja magt"18.

    Va rilevata, quindi, non solo una mal celata simpatia per ilgaraboncis, ma anche la tendenza a riconfermarne l'implicita funzione

    moraleggiante. Forse il nostro autore ha occhi velati di mestizia:l'insistenza con cui egli presenta le metamorfosi e le mistificazionidel suo personaggio non rende proprio inverosimile l'ipotesi chesulla scena del teatro degli Scolopi il sorriso suscitato dai movi-menti della farsa si accompagni sempre al rimpianto di un mitoche la credenza popolare ha declassato in superstizione. Non sispiegherebbe altrimenti la procedura compositiva di Hagymsi, peraltrocos diversa da quella di Illei, fortemente tesa alla presentazionea tutto tondo del garaboncis. Sarebbe infatti ridut tivo parlare diun suo ruolo importante nella commedia, quando invece tutta

    W IMRE HAGYMSI, Garabontzs Lszl, in Kt npies bohzat a XVIII, szzadbl (Duefarse popolari del XVIII secolo), a cura di J. Pernyi, Vc 1936, pp. 9-10 ("Unbirbante di nome Stefanino aveva sottratto quaranta fiorini al suo padrone, Martinoil Disgraziato, un contadino che abitava nel paese di Vattelapesca. D'umor tetro etriste, Martino s'affanna a ricercarli e li riacquista grazie ad uno Studente cenciosoche, per far salir di grado la propria misera vita e farsi felice, si faceva chiamare

    Studente Negromante. E non inutilmente, poich egli infatti diverr cantore in quelvillaggio, mentre Stefanino - come risulter in seguito - esempio bastevole delgrande disonore e pericolo in cui son soliti cacciarsi quei giovani che sin dallatenera et si danno a ripugnanti ruberie").

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    l'azione teatrale ruota intorno alla sua figura e soprattutto alle suevarie performances, descritte con una dovizia di particolari scono-sciuta a Illei e - quel ch' peggio - ignorata da studiosi che purhanno detto cose interessanti proprio in attinenza all'agire miste-rioso del nostro personaggio.

    Una notevole ambiguit aleggia intorno al suo operato, che noncasualmente il motore delle poche azioni di una farsa ben co-struita intorno al tema dell'inganno. L'ingarbugliamento che ne

    deriva, per, sempre gestito da un garaboncis che, falso negromantee malandrino mal riuscito, si risolve ad accogliere, un po' pateti-camente, un aggiustamento soddisfacente per s e per la moraledominante. Sull'equivoco iniziale ci riferisce lo stesso protagonistadella vicenda:

    LSZL: [...] No Latzi bezzeg most kvetkezik a fekete leves,mert valamit eddig tselekedtl, 's grtl, tsak knnyen kitelhetet,

    az illyen prblt Dektl, mint te vagy; mert gondold meg azt,hogy nyoltz holnap alat mr tizenkt oskolkbi ki tsappatatvn,bizony sok lnoksgokat vittl vgbe, utollyra GarabontzsDeknak mondvn magadat, vaimi sokakat meg tsaltl, tsak-eharmad nap alat is miket nem tantslottl a falubli egygylakosoknak. [...P'\

    Abbiamo quindi una nuova interpretazione, certamente nonmitizzata n fantasiosa, di quel particolare curriculum studiorumche tanto ha interessato la mitografia ungaro-croata. Ma anche quioccorre fare attenzione, poich la particolare carriera del "negromante"di Hagymsi non esclude, anzi rinvia implicitamente all'autenticomito del vero garaboncis. Le mistificazioni del nostro Lszl han nodoppia valenza: egli abusa della buona fede ma al contempo alteraanche la vera natura del mito. L'ambiguit del recitativo folclorico

    ,9 Ivi, pp. 10-11 ("LSZL: [...] Be', Ladis, ora viene il bello, perch ci che sinora

    hai fatto e promesso, facilmente pu esser portato a termine da uno Studenteprovetto quale sei tu: perch considerando che in otto mesi ti sei fatto espelleregi da dodici scuole, di certo molte diavolerie hai compiuto; per ultimo, facendotipassare per Studente Negromante, hai ingannato tante persone: e cosa non haiconsigliato in questi tre giorni agli ingenui abitanti del villaggio! [...]")

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    198 Ame deo Di Frances co - Arianna Quara ntott o

    trionfa ancora una volta nella commistione del trascendente colbuffonesco, quando Lszl vuol gabbare Pista, il servo ladro:

    [...] Mi Srknyok fejedelmei Azdrubl, Beelphegor, Berzebub,biboros tyk, arszlny fark matska, diszn lb bika, tevehtmedve, azt mondjk: hogy a Pista nv tolvainak meg kelvakulni, ha nem hozza kend elibe az egsz lopott jszgot;elszszer mind azon ltal, Garabontzsok mdjra re kel olvasnis tntzoltatni60 .

    oppure quando vuol raggirare Martzi, il contadino padrone checerca di riavere a tutti i costi il denaro trafugatogli:

    [...] mert n tstnt ide olvasom az egsz tengeri srknyokat,kik kimondattatlan drgssel, mendergssel, tsattogssal ellenemfognak tmadni, mglen ket hatalmas babonasgaimmal megnem szeldtem61 .

    Ma naturalmente le cose si mettono male per Lszl: non gliservono a molto le astuzie ed i falsi scongiuri che coprono anche

    diverse parti metateatrali del primo atto della farsa, poich nell'at-to successivo i "notabili" del villaggio che egli aveva gi messosottosopra si organizzano per catturarlo e punirlo. Scoperta la veraidentit di Lszl, Hagymsi ricorre allora ad un lessico semplicema preciso, che gli consente eli smascherare la furfanteria chetenta di manipolare la vera natura del mito. Cos il nostro perso-naggio sar di volta in volta "ringy rongybl ssze frtzelt Dek" 62,"tsvba val garabontzs Dek"63, "kapa kerl gaz ember"64, "valami

    60 Ivi, p. 17 ("[...1 Noi princip i dei Drag hi, Asdr uba le, Belfegor, Belzeb, galline

    porporine, gatti con la coda di leone, tori con le zampe di porco, orsi con lagroppa di cammello, diciamo che il ladro di nome Stefanino deve perdere la vistase non restituisce al suo padrone tutto quanto ha rubato; ci non di meno occorreanzitutto che alla maniera dei Negromanti si pronunci su di lui uno scongiuro elo si faccia ballare").61 Ivi, p. 19 ("[...] poich subito io faccio qui apparire tutti i draghi del mare, chesi scaglieranno contro di me con boati, tuoni e strepiti indicibili, fintantoch nonriesca a domarli con la potenza delle mie magie").62 Ivi, p. 14 ("Uno studente rinfagottato nei suoi stracci").63 Ibidem ("Uno stu den te neg roma nte avanzo di galera").M Ibidem ("Un del inq uen te fannul lone") .

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    rongyos, gonosz garabonczs Dek, aki az egsz falut [...] babonasgratanttya"65, "rongyos, koborl Dek"66, "egy kapa kerl, korhely,egy ringy rongybl ll Dek"67. Ma se non rifiutiamo la tesi di uncerto patetismo che alla base di questa rivisitazione scolopia delmito del garaboncis, occorre osservare allora che no n a caso ilfurfante della farsa riesce a denunciare il vero colpevole del reato,mostrando anche di voler cambiare vita:

    LSZL Uraim ne tsudlly tok a dolgot, az a tzi nkos magakereste vesz edel mtm agna k, n tsal t am imemegvallo m, hogy tanullyon mik pp en kelletika gazdja jszgtl kezeit meg tartztatni.

    GTZI Ht mit sod a emb er kend?LSZL Uram mi taga ds be nn e n vagyok az a De k,

    kit kentek Garabontzsnak lenni altottak.MENYHRD Teht ne m az kend?LSZL Igazn mo nd om Uram, hogy soha mg az ap m

    sem volt Garbontzs, ha nem amint a ruhmblvehetik ki kentek, nyomorsgomban minden nmmdon szerentsmet prblni akartam, mr mivelb b trt a ksem, most kentek lssk, akrmit tegyenek velem, itt vagyok mindenestl L.]68 .

    A sostegno di quanto andiamo dicendo potremmo citare altriluoghi della commedia: ma riteniamo che le caratteristiche deldialogo sopra riportato ci consentano eli non esemplificare ulterior-mente. E per ci sembra opportuno riferire su un altro momentodel Settecento letterario ungherese che si rilega alla "fortuna" del

    65 Ivi, p. 15 ("Un cencioso e malvagio studente negromante che d lezioni disuperstizione all 'intero villaggio").66 Ibidem ("Uno studente cenci oso e vagabondo").67 Ivi, p. 20 ("Uno studente fannullone, ubriacone e straccione").68 Ivi, p. 29 ("LSZL: Signori mi ei, non me rav igl iat evi della c osa , p er ch qu elmanutengolo ha cercato la propria rovina. Lo confesso: io l 'ho imbrogliato, perchimparasse a tener lontane le mani dai soldi del suo padrone. GTZI: Ma che razzadi uo m o sie te voi? LSZL: Sig nor e, n on lo ne go : io so no que llo st ud en te c he v oi

    sostenete essere un negromante. MENYIIARD: Dunque non lo siete? LSZL: In veritVi dico, Signore, che nemmeno mio padre mai stato un negromante e che, comepotete capire dal mio vestito, nella mia miseria ho voluto provare la sorte in ognimodo. Ma poich ho fatto cilecca, vedete un po', signori, cosa fare di me: io sonqui, con tutto quel che ho (...)").

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    nostro personaggio e che difficilmente pot sfuggire all'attenzionedi Illei e di Hagymsi.

    Nel 1787 vengono pubblicate postume le Tli jszakk (Nottid'inverno) di Ferenc Faludi, un altro e pi famoso gesuita unghe-rese, che riscrisse liberamente le Noches de Invierno (l609) diAntonio de Eslaves immettendo in questa raccolta di novelle ele-menti e personaggi decisamente magiari: fra questi il nostrogaraboncis, che compare nei racconti della quart a e quinta not te

    con caratteristiche interessanti dal nostro punto di vista. Certamen-te le discussioni "esoteriche" della quarta notte ed il vilupporomanzesco della storia narrata durante la quinta non erano sco-nosciute al testo originale; e tuttavia sentiamo anche qui una tra-sformazione della tradizionale figura dell'indovino in quella di unpersonaggio misterioso e decisivo, non pi accessorio nell'econo-mia del racconto:

    me azonbann egy ismretlen iszony emberi-kp lp valaeleibe. Egy darab tehn br fdgette testt, agg regsg ltszottbrzatjn, s ki szradt tagjain. Szz rntz szntotta keresztlhomlokt, s be esett artzjt, szlos szemldke b fogtavrbenn sz szemeit, horgos orra szjt, rt egybe veszettszakla melyt. Reszketett fejvel, ingott lbval, alig tmogathattamagt tsoms botjval. Ez a' garabontzs szemly meg lt

    Justinianust, [...]69.

    Da questa figura cos vicina alla sensibilit arcadica del Faludinon ci aspetteremmo un intervento articolato sull'etica del compor-tamento e sulle regole del buon governo:

    Juss on es zed be d l fs kev l ysge d , kegy e t l ens ged ,igazsgtalansgod, kajn irigysged, gyilkossgod, ragadomnyid,hl'adatlansgod, embertelensget!, s tbb e' fle latorsgid.

    69 FERENC FALUDI, Tli jszakk, in Faludi Ferenc przai mvei (Opere in prosa diF.F.), a cura di I. Vrs e P. Uray, I-II, Budapest 1991, II, p. 66l ("Ecco per unasconosciuta*, orrenda figura d'uomo gli si mette davanti. Il suo corpo era in partericoperto di pelle di vacca, un'annosa vecchiaia gli appariva in volto e sulle mem-bra rinsecchite. Le rughe a centinaia gli solcavano la fronte ed il viso infossato, fittesopracciglia ricoprivano gli occhi iniettati di sangue, un naso adunco gli tappavala bocca, una barba ripugnante gli copriva il petto. Dondolava la testa, vacillavasulle gambe, poteva a stento appoggiarsi al suo bastone nodoso. Questa figura digaraboncis vide Giustiniano, [...]").

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    Ezekkel jeleskedtl, tomboltl, fel keverted orszgodat, felhbortottad a' jmbor szomszd, s tvulabb esett Hertzegeket.Rgoldoztl az Istenek ellen. Ezekrt gyll orszgod' npe,fegyverrel fenyeget a' vidksg, meg utalt az g 70 .

    E soprattutto non ci aspetteremmo questa versione positiva delmito, forse proprio perch anche il Faludi sapeva percepire la"distinzione fra demonico e divino nell'ambito delle evocazionimitologiche"71:

    Borzadozott a' Kirly ezeket hallvn, s tsak el hitte magval,hogy az el tnt jvend mond az Istennek kvete lgyen, minthogy olyly iszony menydrgssel vette btsjt, hogy hegy,vlgy, s az egsz kszikls erd, mg akkor is remegne tle 72 .

    Ma non v' da meravigliarsi. Mito e letteratura, feticismo edilluminismo, populismo e letteratura pastorale arcadica si incontra-no - come noto - in tante pagine di cui solo parzialmente laletteratura critica venuta a comprendere la genesi e l'ispirazione.

    Quel che importa che un altro gesuita non ha nascosto il propriointeresse per una visione magica e misteriosa della natura, comese una specie di animismo dovesse movimentare e dar vita ad unmondo naturale e spirituale per la cui malia la finzione arcadicanon poteva essere sufficiente. Di qui l'affannata ricerca di modellilontani, di qui la smania di riprodurre in lingua ungherese quantoda Shakespeare, da Pererius o da Goldoni, potesse in qualchemodo aiutare a meglio esprimere quanto di pi interessante potevacogliersi dalla imagery danubiana. In questi percorsi drammaturgici

    e romanzeschi venivano recepite e al contempo tradite le racco-

    7,1 Ibidem ("Richiama alla me nte la tua super bia alte ra, la tua cru del t, la tuaingiustizia, la tua invidia malig na, i tuoi omicidi , le tue rap ine, la tua ing rat itu din e,la tua inumanit ed altre tue siffatte ladronerie. In queste cose ti sei distinto, ti seiscatenato, hai sconvolto il tuo paese, hai mosso a sdegno i Principi pacifici di paesivicini e lontani. Ti sei opposto agli Di. Per questo la tua gente ti odia, gli abitantidella regione ti minacciano con le armi, il cielo t'ha preso a noia").71 FURIO JESI, Materiali mitologici. Mito e antropologia nella cultura mitteleuropea,Torino 1979, p. 13.72 FALUDI, op. cit., p. 662 ("A sentir queste cose il re rabbrivid e si diede a credereche l 'indovino, nel frattempo sparito, fosse un messaggero divino, perch si con-ged con un tuono cos spaventoso, che tremarono monti e valli e l 'intero boscoroccioso").

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    mandazioni del Muratori71: la scelta di una strategia letteraria chevoleva dar lustro ai costumi popolari non poteva non trasformarsi,in area danubiana, in un travisamento di quella strategia in funzio-ne di esiti poetici necessariamente diversi da quelli propugnati inarea occidentale. Il populismo moraleggiante dei preti danubianisfociava ineluttabilmente nel recupero d'una dimensione quasimisterica, celata a stento dal buffonesco della ribalta e che solouna lettura superficiale non riesce a rilevare dietro le quinte del

    palcoscenico scolastico. Appare perci insufficiente l'interpretazio-ne tradizionale dei testi di Illei, Hagymsi e Brezovacki: dovrebbeessere ormai chiaro, infatti, che nei primi due non ci si pu limi-tare al rilievo di una comicit rilegata al solo motivo della derisio-ne della superstizione popolare, mentre nel terzo appare riduttival'insistenza sull'istanza moraleggiante. Questi due elementi esisto-no in quelle prove teatrali, ma risalgono ad una motivazione piprofonda e soprattutto all'esigenza di rappresentare anche in chia-ve drammaturgica un elemento non secondario dell'apparato mito-

    logico mitteleuropeo. Se dobbiamo accogliere la tesi che il mito sempre "mito dell'uomo"7', il teatro scolastico ungaro-croato alloranon si limita a cimentarsi con la negazione o la banalizzazione dici che appartiene alla sensibilit di una intera cultura, mentreappare disposto a recuperarne ed a trasmetterne la complessit e

    7 3 LUDOVICO ANTONIO MURATORI, Della perfetta poesia italiana, a cura di A. Ruschioni,vol.II, Milano 1971, p. 600: "Per isvegliare il riso, la via lodevole, e sicura, si quel la di ben rapp res ent are nel pi em in en te lor gra do i costumi popo lari, cio unuomo parlatore, un'avaro, un geloso, un temerario, un cortigianello, un vantatore,una Donna vana, un servo sciocco, un Giudice interessato, un Procuratore ignoran-te, un'astuto Artigiano, e tante altre maniere di costumi, che tutto giorno si miranofra gli uomini di basso stato. La rappresentazione di tali qualit, e questo vivamentedip ing ere i difetti, le affettazioni, e i vizi delle private pers one , mara vigli osame ntericrea, e fa ridere gli Spettatori. A ci si dee congiungere una Satira non velenosa,ma dolce, ed amena, che non punga sull'osso, lavorata con motti, e riflessioniacute, frizzanti, ed ingegnose. Proprio della gente ignorante il saper solamentefar ridere con disoneste Immagini, e con laidi sensi. La sperienza poi ci mostra, che

    nel dipi ngere i cost umi, e difetti pop ola ri, co me anco r nell 'usare dilic atam ente laSatira, consiste il vero condimento della Commedia".71 la nota tesi di Kroly Kernyi, per la cui trattazione rimandiamo a JESI, op. cit.,pp. 67-80.

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    la problematicit. Ancora una volta cio, la ricerca positivistica o,quel che peggio, una lettura acritica hanno fatto del testo unfeticcio dimenticando ci che in esso vi sempre e cio l'uomoe dunque la vita. Non va dimenticata tuttavia quella che giusta-mente stata definita la manipolazione del mito. E certo di questosi tratta quando la figura del garaboncis viene calata sulle scenecos particolari del teatro scolastico per dar vita ad un recitativofolclorico la cui indubbia ambiguit va spiegata con il tentativo di

    coniugare la lettura drammaturgica con le radici mitologiche delnostro personaggio. Si comprenderebbe allora il vero motivo d'unaapparizione teatrale per tanti versi misteriosa ed inattesa; ma sicomp rendere bbe soprattutto come quell'apparizione sia solo unmomento di una pi vasta fenomenologia letteraria che ha rilevatoil garaboncis dalle informazioni anodine della lessicografia perrestituirlo alla poesia di tante pagine anche recenti.

    Nell'esercizio drammaturgico di Illei e Hagymsi avvertiamo,

    insomma, anche una certa evoluzione della tipologia e delle fina-lit del cosiddetto teatro sociale. Se infatti fino agli anni Cinquantae Sessanta del secolo il teatro scolastico si manteneva sostanzial-mente fedele all'idea di una drammaturgia ancora irretita nellaconcezione di prove teatrali per lo pi destinate a funzioni peda-gogico-didascaliche, a partire dal decennio successivo ed inconcomitanza con le nuove istanze della scuola drammaturgicatransilvana75 , l'interesse si sposta decisamente verso una maggioreattenzione per tematiche che, pur desunte altrove, meglio vengono

    ad amalgamarsi con l'apparato simbolico ungherese. Avvertiamocio una diversa qualit delle voci che Illei e Hagymsi fannoagire sulla scena teatrale: l'esercizio stilistico legato alla concinnitdelle prime prove drammaturgiche si complica e si arricchiscenella direzione di una maggiore densit di quelle espressioni colloquialiche solo parzialmente possiamo definire popolareggianti. Assistia-mo cio ad uno spostamento dell'orizzonte sociale della dramma-

    Ci riferiamo, in particolare, alle iniziative dei francescani a Kzdivsrhely ed aKanta, per cui si veda KILIN, A minorita sznjtk a XVIII, szzadban, op . cit.,

    passim.

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    turgia ungherese del Settecento, con il conseguente e contempo-raneo adattamento d'un registro linguistico sostanzialmente aulicoad un repertorio mimetico pi vicino alla commedia eli costume.Ma questa, perch fosse oggetto di autentica "magiarizzazione",doveva essere integrata con uno dei pi importanti temi dellamitologia locale. E cos quello di Illei e Hagymsi fu un percorsoparticolare anche se non solitario, come appunto dimostratodalla fortuna anche croata della variante "danubiana" eli ques ta

    specie di alazon aristotelico.

    4. DAI. MESTAR OD FUOZOFIJI AI. GRABANCIJAS DI B REZOVA CKI.

    Un'indubbia affinit tematica ed una notevole difformit nel-l'espressione della dimensione morale caratterizzano il rapportodel grabancijas croato con l'omologo personaggio ungheres e.Brezovacki, infatti, mette in scena un dramma alquanto misuratonella proposta del raggiro farsesco, e cos non riproduce l'allusivit

    del tardo commediare di Illei, n si mostra particolarmente attrattodallo stesso tentativo di Hagymsi di coniugare il discorso semiseriocon il senso morale. L'autore croato pare invece maggiormenteinteressato a restituire alle pi tradizionali prerogative moraleggiantidel teatro scolastico un grabancijas che, anch'egli studente (dijak)"particolare" come quello ungherese, si distingue tuttavia per ilforte pedagogismo di cui espressione:

    MATIJAS: Ja se m di jak, koj skole mo je zvrsi l jesem; ve zd a id em

    po sve tu , da se negdi nave im, ka j jose ne zn am, ne gd i pak ,

    k a j z n a m , p o k a z e m 7 0 .

    Questo desiderio di ostentare la propria conoscenza ci ricordaqualcosa del negromante del Dundo Maroje (Zio Maroje, 1551)77 e

    76 Djela Titusa Brezovackoga, op . cit., p. 46 ("MATIJAS: Sono uno studente che hafinito gli studi. Ora vado in giro per il mondo ad imparare ci che non so e amostrare ci che so").

    77 Cfr. MARINO DARSA, Zio Maroje, pr ef . di F. Cale, trad , e postf. di L. Miss oni, Mil ano1991, p. 13: "Son gi tre anni, se ben ricordate" - informa Naso Lungo nel prologo- "che viaggiando per il mondo la fortuna mi condusse in questa vostra felice citt,e che della mia negromanzia vi feci vedere quel che sapevo".

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    ci rimanda, come gi avvenuto nel testo di Illei, alla figura delmaitre de pbilosophie, cio al parassita sapiente del Bourgeoisgentilbomme che mette a disposizione di Monsieur Jourdain la sua"scienza": questa per, proprio perch condita di sottile ironia, pergrettezza non viene recepita. I due personaggi, tuttavia, non hannole stesse caratteristiche: il nostro dijak rappresenta in un certosenso l'ultima fase di una trasformazione tipologica avviata ginel'Ilija Kuljas e nel Cini bar on a Tamburlana (Baron Tamburlano,

    1802).Mentre nel primo - una riscrittura sostanzialmente fedele al

    testo-fonte - il mestar od filosofije non si discosta dall 'omologomaitre de pbilosophie, nel secondo - generica imitazione del testofrancese - viene introdotto il personaggio del fisklis che in qual-che modo segna una decisa evoluzione verso la figura del grabancijas.Anche il "maestro fiscalista" del Baron Tamburlano, infatti, no n solo una diversa, ulteriore maschera del sapere: professandosi uomoleale, giusto, onesto, capace eli "educare" nel modo pi completo,

    assume una valenza etica che ben corrisponde alle istanzemoraleggianti del teatro scolastico, ove per convergeranno ancorauna volta pedagogismo e mitologia.

    La connotazione del grabancijas croato di chiara matricedanubiana: anche nel nostro testo il dijak ha terminato il dodicesimoanno di scuola e, una volta giunto al vrzino kolo7i>,si unisce allevil*n e ai diavoli e con loro provoca temporali e tempeste. Ma ilriferimento all'immaginario popolare croato di cui il nostro perso-naggio espressione non va mai disgiunto dal pedagogismo delgrabancijas che si rivela, gi nel prologo, nella forma di unasignificativa, allusiva captatio benevolentiae:

    7K Un'ediz ione mo derna in Komedije XVII i XVIII stoljeca, op . cit., pp . 335-381.79 D HA NOV IC - JEHNHJ, H rva tskosrpsko- ta li ja ns ki rjenik, op . cit., p. 1 0 8 3 : "vrzino kolon ballo (o ridda o carla) di streghe [...], tregenda; t'ig. pand emo nio , babele". Per

    la simbologia del termine, v. nota n.110.1(0 intere ssante os serva re com e anc he la letteratura critica collochi la co rri spo nde n-te figura ungherese della tndr (fata, ninfa, silfide) nel me des imo conte sto mito -logico cui appartiene il garaboncis ~ grabancijas.

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