Strategia Dinamica negli Scacchi
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Transcript of Strategia Dinamica negli Scacchi
Indice Prefazione 5
Cap.1 Strategia dinamica negli scacchi rivisitata 6
Cap.2 Gli inizi 36
Cap.3 Perchè ripensare la strategia scacchistica? 63
Cap.4 Cos'è la strategia? 101
Cap.5 Strategia dinamica in attacco e in difesa 117
Cap.6 Per non dimenticare i Classici 195
Cap.7 Dopotutto il Nero può vincere! 204
Cap.8 Soluzione ai Quiz 217
Indice delle partite complete 224
3
L'obiettivo principale della stra-tegia dinamica è lo sviluppo dellapersonalità del giocatore, per sco-prire l'unicità di ciascuno e volgerlaa proprio vantaggio.
Il dinamismo sociale e la persona-lità umana sono due delle risorsedei nostri giorni, e questo si rifletteanche nel gioco degli scacchi.
I tatticismi e la dinamica stannodivenendo sempre più predominan-ti negli scacchi. Ciò favorisce i gio-vani giocatori e non è un mistero ilcrescente numero di bambini prodi-gio negli scacchi. Questo avvienegrazie al fatto che essi non sonoschiavi di un sistema rigido di rego-le e dogmi, e le loro personalità pos-sono esprimersi in modo naturale.
La strategia scacchistica de-ve perdere parte della propriagrandiosità, del suo caratteresentenzioso, deve tornare sullaTerra e diventare concreta, efunzionare per noi mossa permossa.
Un mio buon amico è un espertodi computer e di intelligenza artifi-ciale. E' un uomo molto intelligen-te, ma ha un modo curioso di gioca-re a scacchi: quando esplodono i tat-ticismi inizia lunghe e profondemanovre Steinitziane. Quando laposizione è tranquilla e solida perentrambi i colori, egli si lancia in at-tacchi violenti e di conseguenzaperde tutti i suoi pezzi.
Egli è appassionato di scacchi, ecapisce il gioco, ma il suo spirito“americano” di bastian contrario e
di sfida ad ogni autorità ostacolal'applicazione della sua conoscenzaalle posizioni reali.
La valutazione negli scacchi ba-sata sia sul pensiero analitico, siasu quello di sintesi deve essere ria-dattata dopo ogni mossa. La nozio-ne di strategia dinamica ci guide-rà passo passo nello stabilire qualisono i requisiti delle posizioni. Eccouna breve presentazione dei temistrategici classici e moderni affron-tati in questo libro.
Il piano generale
Questo è il modello classico dipartita. Esso contiene:
• Sviluppo
• Creazione di debolezze, vale a di-re gli obiettivi per l'attacco in cam-po nemico
• Attacco degli obiettivi per costrin-gere le forze nemiche in difesa
• Utilizzo della mobilità superioredelle forze attaccanti per realizzareuna concentrazione di forze in unparticolare settore della scacchiera(ad esempio un attacco sul re)
• Ottenimento di un vantaggio de-cisivo, di materiale o posizionale
• La fase tecnica di trasformarequesto vantaggio in una vittoria(analisi, studio di finali di partita,ecc)
• La tecnica di difesa, vale a dire co-me affrontare le posizioni in cuil'avversario ha il vantaggio.
Capitolo 3 Perché ripensare la strategia?
68
Il piano parziale
Un piano è fatto di poche mosse,non di tutta la partita. Reuben Fine
Non tutte le configurazioni deri-vanti dalla teoria delle aperture cipermettono di stabilire un piano alungo termine.
Secondo la necessità, possiamoaccontentarci di piani a breve ter-mine, con obiettivi limitati.
Un piano di questo genere devetener conto delle peculiarità dellaposizione e del piano dell'avversa-rio, ha un aspetto dinamico.
Prendere il piano dell'avversarioin considerazione non significa pre-venire ostinatamente l'attuazionedelle sue idee; fermiamoci alla solavalutazione e, nel modo più econo-mico possibile, evitiamo il suo im-patto negativo sulla nostra posizio-ne o contro il nostro piano.
A volte nelle idee avversarie pos-siamo addirittura trovare aspettipositivi per la nostra posizione, ef-fetti boomerang o semplicementedelle falle!
La valutazione
Il vero compito della strategiaè quello di aiutare a dare un va-lore alle posizioni, capire il lorostato attuale e le loro possibili-tà future.
La capacità di formulare valuta-zioni posizionali corrette è impor-tante quanto l'abilità tattica.
La valutazione è, in una certa mi-sura soggettiva (dipende da qualelato della scheda siede Tal!) e unastrategia che persegua un 100% dioggettiva è utopistico.
Un giocatore deve essere abba-stanza flessibile da adattarsi allastrategia, la strategia deve essereabbastanza flessibile da adattarsial giocatore e entrambe, a loro vol-ta, devono essere abbastanza flessi-bili da adattarsi alla posizione.
Raggiungere la parità
Il vecchio adagio recita che il Nerodeve prima pareggiare e poi giocareper vincere.
Io mi chiedo “Di cosa stiamo par-lando?” Non è pari la posizione ini-ziale? Giocare col Bianco a scacchi èdavvero l'equivalente di chi a ten-nis ha il servizio?
Ciò nonostante se la prima di ser-vizio è buona questo può essere unvantaggio, ma se invece è cattivapuò essere svantaggioso. Oltretut-to, negli scacchi non esiste la secon-da palla di servizio!
Una volta che il Bianco ha spintotroppo, e si rende conto che il suoservizio non era così buono, deve ri-comporsi e continuare a giocaresenza il vantaggio teorico della pri-ma mossa, non può fermare il giocoalla decima mossa e ricominciareda capo la partita.
Nelle aperture e nelle difese dina-miche, il vantaggio della primamossa è abbastanza nascosto.
Capitolo 3 Perché ripensare la strategia?
69
Negli scacchi noi usiamo il termi-ne strategia come alternativo a tat-tica e lo accumuniamo al gioco posi-zionale. Devo mostrare sin da subi-to che l'uso di questi termini puòcreare della confusione.
La strategia non è l'oppostodella tattica; è la teoria dellatattica.
Essa prova a chiarire le linee ge-nerali della tattica come pure le suedirezioni. In altre parole essa dàdelle indicazioni per scoprire ipiani e i piani, a loro volta, indi-rizzano le mosse nelle diverseposizioni.
Né il gioco combinativo ne la tatti-ca sono l'opposto del gioco posizio-nale. Per gioco posizionale inten-diamo quello di giocare le mosse ri-chieste (più o meno) dalla posizio-ne. Anche le mosse combinative(quando buone) sono richieste dallaposizione.
Alcuni teorici definiscono la tatti-ca “combinazioni con sacrifici”, Bot-vinnik definiva una combinazione“una variante forzata con sacrifici”,provando a differenziarla dalle ma-novre. É come definire un’aggres-sione. Negli scacchi l'attributo 'for-zato' è qualcosa di vago e soggetti-vo, perchè quello che risulta forzatoper Botvinnik non sembrerà poi co-sì forzato a Tal o a John Bull.
Per quanto riguarda i sacrifici,essi potrebbero essere estesi ad in-finitum, visto che ogni mossa in uncerto senso sacrifica qualcosa.
Una donna, un pedone, una casa,
il controllo di una casa. Quandospingi un pedone, oltre a lasciaredelle case sguarnite, perdi il dirittodi poter tornare indietro. Quandoarrocchi sul lato di Donna, perdi ildiritto di arroccare sull’ala di re.Anche con la mossa di matto perdiqualcosa: la possibilità di continua-re a giocare.
Abbiamo un linguaggio scacchi-stico opportunamente allusivo e fradi noi ci capiamo. Tenetevi alla lar-ga dalle definizioni – tendono ad es-sere limitanti e restrittive: sovrac-caricano la vostra memoria senzamigliorare il gioco.
Gli scacchi vengono appresi at-traverso concetti materialistici,non potrebbe essere altrimenti. Imiei allievi più giovani si vantanodi aver mangiato più pezzi di me, eio posso assicurarvi che questo di-fetto non è causato da un approcciopedagogico errato.
Ecco perchè una mossa sembrastrana o paradossale quando vienesacrificato del materiale, ma a unocchio allenato a volte una mossa dipedone può sembrare la più stranae inaspettata di tutte, anche se nonsacrifica nulla. Infatti più è difficileda prevedere una combinazione,più la apprezziamo. La difficoltàpuò essere dovuta al materiale cheviene sacrificato oppure ad altre ra-gioni. Ognuna di queste ragioni sirivela una frattura nel nostro pen-siero. Le mosse che contraddicono il'buon senso', cioè la strategia classi-ca, sembrano combinative.
Capitolo 4 Cos’è la strategia?
102
Date un'occhiata alla seguenteposizione, giocata a Erehwon dallasignora White e dal signor Black.Riesce la signora White ad evitarela sconfitta?
Quiz Posizione 17
_ _ _ __ _ _ __ _ _ j_ _KnN_M_J_ _ j_ _ _ __ i _J__ _ _ _
La bellezza di questo studio risie-de nel fatto che la prima mossa pro-duce il massimo grado di possibilesorpresa e nell'idea di costruire unagabbia intorno al re nero. Come daregola, la soluzione appare goffa,persino ridicola, l'ultima mossa cuiuno penserebbe.
Conosciuta la soluzione, l'idea sifa chiara: il Bianco evita gli scacchiintermedi e crea una posizione dizugzwang! Nella terminologia diBotvinnik questa non è una combi-nazione, visto che il Bianco non sa-crifica nulla. Né l'etimologia né ilbuon senso possono accettare que-sta limitazione. E' una bella combi-nazione. Possiamo anche sostenereche permettere al Nero di andare adonna è un grande sacrificio.
Invito tutti gli autori di motoriscacchistici a migliorare la valuta-zione della posizione finale.
Per ora possiamo essere orgoglio-si della nostra “comprensione uma-na”, visto che tutti i programmidanno una valutazione approssi-mativa di -4.
Dopo aver visto questo, il lettorepotrà certamente accettare l'adagiodi Tartakower:
“Una combinazione è una vittoriadello spirito sulla materia.”
Diventa ovvio che la strategiaclassica, nonostante sia unabuona base su cui imparare gliscacchi, può impedirci di trova-re mosse brillanti se viene ap-plicata dogmaticamente.
Gli scacchi ci consentono di espri-mere pienamente la nostra perso-nalità. Siamo tutti geni quando tro-viamo delle belle combinazioni.Certamente lo siamo visto che ab-biamo dovuto fare degli sforzi perrompere i dogmi e trovarle.
Il grado in cui una mossa sorpren-de un giocatore dipende, in una cer-ta misura, dalla sua cultura scac-chistica, da quanti dogmi ha ingeri-to e da quanti ne ha digeriti.
In una data posizione, una tran-quilla mossa di pedone può sembra-re più sorprendente a un GM chenon mettere la donna in presa.
Come fanno allora le mosse ad ap-parirci sorprendenti? Significa chesono tali in quanto non desumibilidalla posizione?
Al contrario, significa che le no-stre regole di deduzione sono in-complete o sbagliate.
Capitolo 4 Cos’è la strategia?
103
lunga carriera scacchistica nonaveva mai avuto a che fare coi fatto-ri dinamici nascosti. Il suo unico in-tuito e la sua ricca esperienza inquesto caso non gli inviarono alcunsegnale d'allarme”(partita com-mentata di Chess Base ). Egli ripetequest’ultima idea (più o meno con lestesse parole) nel libro I miei gran-di predecessori (Edizione russa, vo-lume 2, partita 185).
Gli sviluppi successivi, la Rivolu-zione Siciliana (anni '50 e '60), laRivoluzione del Riccio (anni '70) e lacrescente popolarità dell'Inglese,della Grünfeld e della Moderna Be-noni nei nostri giorni, richiedono inmodo chiaro che questa energia la-tente venga presa in considerazio-ne. Essa è presente non solo nelleaperture ma nell'intera partita.
Sebbene le parole dinamismo edenergia maligna, nascosta e repres-so siano molto suggestive, mi piaceusare l'espressione naturale po-tenziale dinamico o semplice-mente potenziale.
Non lo considero come una crea-zione soggettiva, che dipende dallemosse originali di qualcuno. E' unfatto oggettivo. Esiste in ogni posi-zione e per entrambi i colori. Essomerita una definizione scientifica.E' solo il suo grado che dipende dalgioco di ciascuno.
Mi piace anche distinguere il di-namismo dal potenziale (dinami-co). Mentre il dinamismo di riferi-sce allo stato attuale di attività del-la posizione, il potenziale impli-ca la possibile attività futura.
So che questo è più nebuloso dinozioni come il conteggio del mate-riale, la struttura pedonale, o le li-nee aperte, ma noi dobbiamo esser-ne consapevoli, perchè il futuro del-la strategia scacchistica dipende daquesto, e anche la gara tra uomo ecomputer dipende da questo.
Potenziale ed equilibrio
Possiamo ora avere una migliorecomprensione di equilibrio come diequilibrio dinamico.
Essa ci è messa a disposizione dalpotenziale, non solo come superfi-ciale attività dei pezzi, ma anchedalla loro attività latente, dalla lorocapacità di reagire e respingerel'iniziativa avversaria.
Il potenziale di entrambi i colori èqualche volta talmente grande daessere paragonato a quello di duesuper potenze.
Nessuno dei due può avvicinarsiall'altro senza il rischio che tuttovenga distrutto.
Capitolo 4 Cos’è la strategia?
116
Strategia Dinamica
in attacco e in difesa
Dalle partite che ho mostrato fi-nora si potrebbe trarre la conclusio-ne che la strategia dinamica funzio-na solo in posizioni buone o superio-ri, e che l'aumento di potenziale neipezzi ha solo uno scopo: l'attacco.
Ogni giocatore ama mostrare lepartite in cui ha attaccato e, comesecondo le sue analisi, egli gioco inmodo quasi impeccabile e in cui an-che dopo solo la prima mossa l’ av-versario era destinato all'inevitabi-le sconfitta.
Perchè accumulare energia po-tenziale nei nostri pezzi, se non perperseguire un obiettivo nella posi-zione nemica al momento giusto?
Nella partita che segue, l'avver-sario giocò in quello che è il miopunto di forza (mediogioco senzadonne con iniziativa) e venne an-nientato.
Nelle due successive, il Biancocommise degli errori gravi durantela transizione dall'apertura al me-diogioco e, come risultato, ottenneposizioni deboli e forse addiritturaperse. Entrambe le partite furonoelogiate dai commentatori e consi-derate tipiche del mio stile. A volteanche alle mie mosse cattive furonoassegnate dei punti esclamativi.Vorrei far luce su di esse, per dareun buon esempio di oggettività e
autocritica. Due virtù che sarebbe-ro di beneficio a molti giocatori discacchi delusi.
La difesa passiva è l'ultima cosa acui pensare in una brutta posizio-ne. Migliorare la dinamicità deipezzi, anche al costo di ignorare iprincipi classici, è l'unico percorsocorretto da seguire per una difesache abbia successo.
L'obiettivo primario è l'equilibriodinamico. Le debolezze, la struttu-ra, persino il materiale, sono di se-condaria importanza.
Sebbene una partita di scacchi siaprincipalmente una creazione sog-gettiva, una valutazione obiettivadella posizione è sempre necessariaper adottare un piano adeguato.Perchè evitare una variante di pat-ta quando si è costretti alla difesa ela vostra posizione è peggiore? La-sciate questa preoccupazione al vo-stro avversario.
Tuttavia, come segnalato da altrigiocatori che hanno la loro obietti-vità, qualcuna delle mie partitesembra strana. Forse lo stesso valeper le partite degli altri giocatoriquando sono io a commentarle.Questa è stata una delle ragioni diutilizzare proprio le mie partite perillustrare la strategia dinamica.
La zona dell'est europeo, anchedopo la fine della Germania Est,presentava una formidabile con-centrazione di forza scacchistica.Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia,Bulgaria e Romania. Durante glianni '80 ai giocatori della Germania
Capitolo 5
Capitolo 5 Strategia dinamica in attacco e in difesa
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