Strategia Dinamica negli Scacchi

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Nella disputa delle idee scacchistiche, la pubblicazione nel 1991 della prima edizione di Strategia Dinamica negli scacchi rappresentò un momento decisamente significativo. Prima dell’eccezionale libro di Suba, gli scrittori di scacchi avevano trascurato uno dei fattori di valutazione più importanti in una posizione di scacchi: il suo potenziale dinamico. Suba ha dimostrato che il concetto tradizionale di «miglioramento della posizione» era spesso statico e irrilevante, e che la strategia classica, se applicata dogmaticamente, può impedire di trovare il piano giusto e le mosse successive. Strategia Dinamica negli scacchi ha vinto il Premio libro dell’anno 1991 della British Chess Federation ed è stato subito accolto come un moderno classico. Purtroppo la sua influenza e il suo prestigio furono molto maggiori del numero effettivo di lettori raggiunti, tanto che la prima e unica edizione andò rapidamente esaurita e fu per tanto tempo praticamente impossibile trovarne una copia.

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Indice Prefazione 5

Cap.1 Strategia dinamica negli scacchi rivisitata 6

Cap.2 Gli inizi 36

Cap.3 Perchè ripensare la strategia scacchistica? 63

Cap.4 Cos'è la strategia? 101

Cap.5 Strategia dinamica in attacco e in difesa 117

Cap.6 Per non dimenticare i Classici 195

Cap.7 Dopotutto il Nero può vincere! 204

Cap.8 Soluzione ai Quiz 217

Indice delle partite complete 224

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L'obiettivo principale della stra-tegia dinamica è lo sviluppo dellapersonalità del giocatore, per sco-prire l'unicità di ciascuno e volgerlaa proprio vantaggio.

Il dinamismo sociale e la persona-lità umana sono due delle risorsedei nostri giorni, e questo si rifletteanche nel gioco degli scacchi.

I tatticismi e la dinamica stannodivenendo sempre più predominan-ti negli scacchi. Ciò favorisce i gio-vani giocatori e non è un mistero ilcrescente numero di bambini prodi-gio negli scacchi. Questo avvienegrazie al fatto che essi non sonoschiavi di un sistema rigido di rego-le e dogmi, e le loro personalità pos-sono esprimersi in modo naturale.

La strategia scacchistica de-ve perdere parte della propriagrandiosità, del suo caratteresentenzioso, deve tornare sullaTerra e diventare concreta, efunzionare per noi mossa permossa.

Un mio buon amico è un espertodi computer e di intelligenza artifi-ciale. E' un uomo molto intelligen-te, ma ha un modo curioso di gioca-re a scacchi: quando esplodono i tat-ticismi inizia lunghe e profondemanovre Steinitziane. Quando laposizione è tranquilla e solida perentrambi i colori, egli si lancia in at-tacchi violenti e di conseguenzaperde tutti i suoi pezzi.

Egli è appassionato di scacchi, ecapisce il gioco, ma il suo spirito“americano” di bastian contrario e

di sfida ad ogni autorità ostacolal'applicazione della sua conoscenzaalle posizioni reali.

La valutazione negli scacchi ba-sata sia sul pensiero analitico, siasu quello di sintesi deve essere ria-dattata dopo ogni mossa. La nozio-ne di strategia dinamica ci guide-rà passo passo nello stabilire qualisono i requisiti delle posizioni. Eccouna breve presentazione dei temistrategici classici e moderni affron-tati in questo libro.

Il piano generale

Questo è il modello classico dipartita. Esso contiene:

• Sviluppo

• Creazione di debolezze, vale a di-re gli obiettivi per l'attacco in cam-po nemico

• Attacco degli obiettivi per costrin-gere le forze nemiche in difesa

• Utilizzo della mobilità superioredelle forze attaccanti per realizzareuna concentrazione di forze in unparticolare settore della scacchiera(ad esempio un attacco sul re)

• Ottenimento di un vantaggio de-cisivo, di materiale o posizionale

• La fase tecnica di trasformarequesto vantaggio in una vittoria(analisi, studio di finali di partita,ecc)

• La tecnica di difesa, vale a dire co-me affrontare le posizioni in cuil'avversario ha il vantaggio.

Capitolo 3 Perché ripensare la strategia?

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Il piano parziale

Un piano è fatto di poche mosse,non di tutta la partita. Reuben Fine

Non tutte le configurazioni deri-vanti dalla teoria delle aperture cipermettono di stabilire un piano alungo termine.

Secondo la necessità, possiamoaccontentarci di piani a breve ter-mine, con obiettivi limitati.

Un piano di questo genere devetener conto delle peculiarità dellaposizione e del piano dell'avversa-rio, ha un aspetto dinamico.

Prendere il piano dell'avversarioin considerazione non significa pre-venire ostinatamente l'attuazionedelle sue idee; fermiamoci alla solavalutazione e, nel modo più econo-mico possibile, evitiamo il suo im-patto negativo sulla nostra posizio-ne o contro il nostro piano.

A volte nelle idee avversarie pos-siamo addirittura trovare aspettipositivi per la nostra posizione, ef-fetti boomerang o semplicementedelle falle!

La valutazione

Il vero compito della strategiaè quello di aiutare a dare un va-lore alle posizioni, capire il lorostato attuale e le loro possibili-tà future.

La capacità di formulare valuta-zioni posizionali corrette è impor-tante quanto l'abilità tattica.

La valutazione è, in una certa mi-sura soggettiva (dipende da qualelato della scheda siede Tal!) e unastrategia che persegua un 100% dioggettiva è utopistico.

Un giocatore deve essere abba-stanza flessibile da adattarsi allastrategia, la strategia deve essereabbastanza flessibile da adattarsial giocatore e entrambe, a loro vol-ta, devono essere abbastanza flessi-bili da adattarsi alla posizione.

Raggiungere la parità

Il vecchio adagio recita che il Nerodeve prima pareggiare e poi giocareper vincere.

Io mi chiedo “Di cosa stiamo par-lando?” Non è pari la posizione ini-ziale? Giocare col Bianco a scacchi èdavvero l'equivalente di chi a ten-nis ha il servizio?

Ciò nonostante se la prima di ser-vizio è buona questo può essere unvantaggio, ma se invece è cattivapuò essere svantaggioso. Oltretut-to, negli scacchi non esiste la secon-da palla di servizio!

Una volta che il Bianco ha spintotroppo, e si rende conto che il suoservizio non era così buono, deve ri-comporsi e continuare a giocaresenza il vantaggio teorico della pri-ma mossa, non può fermare il giocoalla decima mossa e ricominciareda capo la partita.

Nelle aperture e nelle difese dina-miche, il vantaggio della primamossa è abbastanza nascosto.

Capitolo 3 Perché ripensare la strategia?

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Negli scacchi noi usiamo il termi-ne strategia come alternativo a tat-tica e lo accumuniamo al gioco posi-zionale. Devo mostrare sin da subi-to che l'uso di questi termini puòcreare della confusione.

La strategia non è l'oppostodella tattica; è la teoria dellatattica.

Essa prova a chiarire le linee ge-nerali della tattica come pure le suedirezioni. In altre parole essa dàdelle indicazioni per scoprire ipiani e i piani, a loro volta, indi-rizzano le mosse nelle diverseposizioni.

Né il gioco combinativo ne la tatti-ca sono l'opposto del gioco posizio-nale. Per gioco posizionale inten-diamo quello di giocare le mosse ri-chieste (più o meno) dalla posizio-ne. Anche le mosse combinative(quando buone) sono richieste dallaposizione.

Alcuni teorici definiscono la tatti-ca “combinazioni con sacrifici”, Bot-vinnik definiva una combinazione“una variante forzata con sacrifici”,provando a differenziarla dalle ma-novre. É come definire un’aggres-sione. Negli scacchi l'attributo 'for-zato' è qualcosa di vago e soggetti-vo, perchè quello che risulta forzatoper Botvinnik non sembrerà poi co-sì forzato a Tal o a John Bull.

Per quanto riguarda i sacrifici,essi potrebbero essere estesi ad in-finitum, visto che ogni mossa in uncerto senso sacrifica qualcosa.

Una donna, un pedone, una casa,

il controllo di una casa. Quandospingi un pedone, oltre a lasciaredelle case sguarnite, perdi il dirittodi poter tornare indietro. Quandoarrocchi sul lato di Donna, perdi ildiritto di arroccare sull’ala di re.Anche con la mossa di matto perdiqualcosa: la possibilità di continua-re a giocare.

Abbiamo un linguaggio scacchi-stico opportunamente allusivo e fradi noi ci capiamo. Tenetevi alla lar-ga dalle definizioni – tendono ad es-sere limitanti e restrittive: sovrac-caricano la vostra memoria senzamigliorare il gioco.

Gli scacchi vengono appresi at-traverso concetti materialistici,non potrebbe essere altrimenti. Imiei allievi più giovani si vantanodi aver mangiato più pezzi di me, eio posso assicurarvi che questo di-fetto non è causato da un approcciopedagogico errato.

Ecco perchè una mossa sembrastrana o paradossale quando vienesacrificato del materiale, ma a unocchio allenato a volte una mossa dipedone può sembrare la più stranae inaspettata di tutte, anche se nonsacrifica nulla. Infatti più è difficileda prevedere una combinazione,più la apprezziamo. La difficoltàpuò essere dovuta al materiale cheviene sacrificato oppure ad altre ra-gioni. Ognuna di queste ragioni sirivela una frattura nel nostro pen-siero. Le mosse che contraddicono il'buon senso', cioè la strategia classi-ca, sembrano combinative.

Capitolo 4 Cos’è la strategia?

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Date un'occhiata alla seguenteposizione, giocata a Erehwon dallasignora White e dal signor Black.Riesce la signora White ad evitarela sconfitta?

Quiz Posizione 17

_ _ _ __ _ _ __ _ _ j_ _KnN_M_J_ _ j_ _ _ __ i _J__ _ _ _

La bellezza di questo studio risie-de nel fatto che la prima mossa pro-duce il massimo grado di possibilesorpresa e nell'idea di costruire unagabbia intorno al re nero. Come daregola, la soluzione appare goffa,persino ridicola, l'ultima mossa cuiuno penserebbe.

Conosciuta la soluzione, l'idea sifa chiara: il Bianco evita gli scacchiintermedi e crea una posizione dizugzwang! Nella terminologia diBotvinnik questa non è una combi-nazione, visto che il Bianco non sa-crifica nulla. Né l'etimologia né ilbuon senso possono accettare que-sta limitazione. E' una bella combi-nazione. Possiamo anche sostenereche permettere al Nero di andare adonna è un grande sacrificio.

Invito tutti gli autori di motoriscacchistici a migliorare la valuta-zione della posizione finale.

Per ora possiamo essere orgoglio-si della nostra “comprensione uma-na”, visto che tutti i programmidanno una valutazione approssi-mativa di -4.

Dopo aver visto questo, il lettorepotrà certamente accettare l'adagiodi Tartakower:

“Una combinazione è una vittoriadello spirito sulla materia.”

Diventa ovvio che la strategiaclassica, nonostante sia unabuona base su cui imparare gliscacchi, può impedirci di trova-re mosse brillanti se viene ap-plicata dogmaticamente.

Gli scacchi ci consentono di espri-mere pienamente la nostra perso-nalità. Siamo tutti geni quando tro-viamo delle belle combinazioni.Certamente lo siamo visto che ab-biamo dovuto fare degli sforzi perrompere i dogmi e trovarle.

Il grado in cui una mossa sorpren-de un giocatore dipende, in una cer-ta misura, dalla sua cultura scac-chistica, da quanti dogmi ha ingeri-to e da quanti ne ha digeriti.

In una data posizione, una tran-quilla mossa di pedone può sembra-re più sorprendente a un GM chenon mettere la donna in presa.

Come fanno allora le mosse ad ap-parirci sorprendenti? Significa chesono tali in quanto non desumibilidalla posizione?

Al contrario, significa che le no-stre regole di deduzione sono in-complete o sbagliate.

Capitolo 4 Cos’è la strategia?

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lunga carriera scacchistica nonaveva mai avuto a che fare coi fatto-ri dinamici nascosti. Il suo unico in-tuito e la sua ricca esperienza inquesto caso non gli inviarono alcunsegnale d'allarme”(partita com-mentata di Chess Base ). Egli ripetequest’ultima idea (più o meno con lestesse parole) nel libro I miei gran-di predecessori (Edizione russa, vo-lume 2, partita 185).

Gli sviluppi successivi, la Rivolu-zione Siciliana (anni '50 e '60), laRivoluzione del Riccio (anni '70) e lacrescente popolarità dell'Inglese,della Grünfeld e della Moderna Be-noni nei nostri giorni, richiedono inmodo chiaro che questa energia la-tente venga presa in considerazio-ne. Essa è presente non solo nelleaperture ma nell'intera partita.

Sebbene le parole dinamismo edenergia maligna, nascosta e repres-so siano molto suggestive, mi piaceusare l'espressione naturale po-tenziale dinamico o semplice-mente potenziale.

Non lo considero come una crea-zione soggettiva, che dipende dallemosse originali di qualcuno. E' unfatto oggettivo. Esiste in ogni posi-zione e per entrambi i colori. Essomerita una definizione scientifica.E' solo il suo grado che dipende dalgioco di ciascuno.

Mi piace anche distinguere il di-namismo dal potenziale (dinami-co). Mentre il dinamismo di riferi-sce allo stato attuale di attività del-la posizione, il potenziale impli-ca la possibile attività futura.

So che questo è più nebuloso dinozioni come il conteggio del mate-riale, la struttura pedonale, o le li-nee aperte, ma noi dobbiamo esser-ne consapevoli, perchè il futuro del-la strategia scacchistica dipende daquesto, e anche la gara tra uomo ecomputer dipende da questo.

Potenziale ed equilibrio

Possiamo ora avere una migliorecomprensione di equilibrio come diequilibrio dinamico.

Essa ci è messa a disposizione dalpotenziale, non solo come superfi-ciale attività dei pezzi, ma anchedalla loro attività latente, dalla lorocapacità di reagire e respingerel'iniziativa avversaria.

Il potenziale di entrambi i colori èqualche volta talmente grande daessere paragonato a quello di duesuper potenze.

Nessuno dei due può avvicinarsiall'altro senza il rischio che tuttovenga distrutto.

Capitolo 4 Cos’è la strategia?

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Strategia Dinamica

in attacco e in difesa

Dalle partite che ho mostrato fi-nora si potrebbe trarre la conclusio-ne che la strategia dinamica funzio-na solo in posizioni buone o superio-ri, e che l'aumento di potenziale neipezzi ha solo uno scopo: l'attacco.

Ogni giocatore ama mostrare lepartite in cui ha attaccato e, comesecondo le sue analisi, egli gioco inmodo quasi impeccabile e in cui an-che dopo solo la prima mossa l’ av-versario era destinato all'inevitabi-le sconfitta.

Perchè accumulare energia po-tenziale nei nostri pezzi, se non perperseguire un obiettivo nella posi-zione nemica al momento giusto?

Nella partita che segue, l'avver-sario giocò in quello che è il miopunto di forza (mediogioco senzadonne con iniziativa) e venne an-nientato.

Nelle due successive, il Biancocommise degli errori gravi durantela transizione dall'apertura al me-diogioco e, come risultato, ottenneposizioni deboli e forse addiritturaperse. Entrambe le partite furonoelogiate dai commentatori e consi-derate tipiche del mio stile. A volteanche alle mie mosse cattive furonoassegnate dei punti esclamativi.Vorrei far luce su di esse, per dareun buon esempio di oggettività e

autocritica. Due virtù che sarebbe-ro di beneficio a molti giocatori discacchi delusi.

La difesa passiva è l'ultima cosa acui pensare in una brutta posizio-ne. Migliorare la dinamicità deipezzi, anche al costo di ignorare iprincipi classici, è l'unico percorsocorretto da seguire per una difesache abbia successo.

L'obiettivo primario è l'equilibriodinamico. Le debolezze, la struttu-ra, persino il materiale, sono di se-condaria importanza.

Sebbene una partita di scacchi siaprincipalmente una creazione sog-gettiva, una valutazione obiettivadella posizione è sempre necessariaper adottare un piano adeguato.Perchè evitare una variante di pat-ta quando si è costretti alla difesa ela vostra posizione è peggiore? La-sciate questa preoccupazione al vo-stro avversario.

Tuttavia, come segnalato da altrigiocatori che hanno la loro obietti-vità, qualcuna delle mie partitesembra strana. Forse lo stesso valeper le partite degli altri giocatoriquando sono io a commentarle.Questa è stata una delle ragioni diutilizzare proprio le mie partite perillustrare la strategia dinamica.

La zona dell'est europeo, anchedopo la fine della Germania Est,presentava una formidabile con-centrazione di forza scacchistica.Ungheria, Cecoslovacchia, Polonia,Bulgaria e Romania. Durante glianni '80 ai giocatori della Germania

Capitolo 5

Capitolo 5 Strategia dinamica in attacco e in difesa

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