Storia spi 2008

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A cura del Dipartimento organizzazione dello Spi Cgil nazionale. I cenni storici sono stati scritti, con i necessari aggiornamenti, da Andrea Borghesi sulla base della pubblicazione Breve storia del sindacato pensionati Cgil (edizioni LiberEtà).

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uesta pubblicazione esce in occasione del sessantesimo an-niversario della nascita del Sindacato pensionati della Cgil.Un traguardo importante per un’organizzazione che fin dallesue origini si proponeva di essere un “sindacato generale”riunendo in un’unica Federazione (la Fip) “i pensionati pro-venienti da tutte le categorie”. Una caratteristica peculiarequesta del sindacalismo italiano rispetto al panorama inter-nazionale, dove normalmente i pensionati erano, e sono, in-seriti nelle categorie di provenienza lavorativa.

Alla luce del successo che i sindacati dei pensionatihanno registrato nel corso di questi sessant’anni, la sceltadi dotarsi di un’organizzazione autonoma degli interessidelle persone non più in età da lavoro appare oggi digrande lungimiranza. Un’intuizione che è ascrivibile alla lu-cidità di giudizio del gruppo dirigente confederale e, in par-ticolare, di Giuseppe Di Vittorio.

Il battesimo della Fip avveniva nel gennaio del 1948. Fuquello un anno cruciale per i destini del paese, segnatodall’entrata in vigore della Carta costituzionale democratica,ma anche dalla fine dell’alleanza antifascista e dalla rotturadel patto sindacale tra comunisti, socialisti e democristianiche, nel 1944, era stato il presupposto politico della nascitadella Cgil unitaria. Fin dalla difficile stagione politica e so-ciale che seguì, la Federazione fu impegnata dapprima aporre il problema dell’estensione del sistema di protezionesociale a tutte le categorie di lavoratori in pensione e poi achiedere l’adeguamento delle prestazioni. Un protagonismoche i pensionati della Cgil hanno dispiegato in occasionedella discussione e dell’approvazione delle diverse riformepensionistiche (da quella del 1969 alle successive degli anni’90 e Duemila), sanitaria (1978) e dell’assistenza (2000), maanche a sostegno della più generale azione sindacale dellaCgil.

L’essenza di un’organizzazione a forte connotazione con-federale – sottolineata anche dal cambiamento del nomeda Fip a Spi, Sindacato pensionati italiani, nel 1977 – si ri-trova nella sempre maggiore attenzione posta alla valoriz-zazione dell’anziano come risorsa della società. In questosenso lo Spi è pienamente dentro gli obiettivi di un sinda-cato come la Cgil che considera indissolubili i diritti del la-voro e quelli di cittadinanza.

Presentazione 5

Q

Il nostro ambito privilegiato di azione sindacale è il terri-torio. In quel contesto le nostre migliaia di leghe operanocome centri propulsori della negoziazione sociale, della tu-tela individuale, della socialità degli anziani e della cittadi-nanza attiva. Le leghe sono, inoltre, anche luoghi dellapartecipazione dei cittadini alla vita democratica del paese.

Lo Spi Cgil è impegnato nella fase attuale a sostegnodella piattaforma condivisa con Fnp Cisl e Uilp Uil per la ri-valutazione delle pensioni, per l’approvazione di una leggeper la non autosufficienza, per un fisco più equo e per l’at-tivazione del tavolo sul potere d’acquisto delle pensioni.Sono questioni alle quali l’attuale governo non intende darerisposte.

La condizione dei pensionati e delle pensionate va af-frontata e sostenuta da tutto il movimento sindacale inquanto si tratta di milioni di persone che, nel corso di questisessant’anni, hanno contribuito a conquistare, con le lorolotte e con i loro sacrifici, tutele e diritti per i lavoratori e lelavoratrici. Conquiste di uomini e donne che non possonoessere archiviate come elementi del passato, ma che vannoconsiderate patrimonio dell’oggi e del domani.

Questo vuol dire affrontare due temi non più rinviabili,soprattutto per fermare le inadeguate e pericolose sceltedel governo di destra. Il primo è la valorizzazione del red-dito attraverso l’aumento delle pensioni e il secondo un wel-fare, nazionale e locale, basato su equità e giustizia sociale.

Per questi obiettivi, lo Spi intende esercitare il proprioruolo di soggetto negoziatore sia attraverso i tavoli di con-fronto nazionale sia qualificando ed estendendo la contrat-tazione sociale territoriale.

Carla CantoneSegretario generale Spi Cgil

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Cenni di storia

8 Diritti, Libertà, Dignità

Sessant’anni dello Spi Cgil 9

Dalla nascitadella Fip alle primeconquistedegli anniCinquanta

La fine della seconda guerra mondiale, conclusasi conla definitiva sconfitta del nazifascismo, segnò l’avvio diuna fase straordinaria sia sotto il profilo politico, con la

vittoria della Repubblica, sia sotto quello sindacale con lanascita della Cgil unitaria sulla base del Patto di Roma delgiugno 1944 grazie al ruolo preminente dei partiti antifascistie di grandi personalità come Di Vittorio, Buozzi, Lizzadri eGrandi.

L’accordo, raggiunto nella clandestinità, riuniva le diverseanime del sindacato attorno ad alcuni punti fondamentali:la necessità di un sindacato unitario, autonomo da partiti egoverni, non obbligatorio e dunque aperto alla liberaadesione dei lavoratori.

In questa cornice nacque la Fip, Federazione italianapensionati, a Firenze, tra il 5 e l’8 settembre 1946; presentii delegati delle Sezioni pensionati di 42 camere del Lavoroe di altre associazioni di pensionati. La nuova strutturachiese l’adesione alla Cgil, stabilìla sua sede centrale a Roma edelesse il suo primo Presidente,il cattolico Alberto De Martino.

Anche se agli inizi la Fip nonsi strutturò come un vero e pro-prio sindacato, ma più comeun’associazione di tutela (di rap-presentanza e di tuteladei dirittiprevidenziali dei lavoratori), eser-citò una forte pressione sul go-verno al fine di migliorare leprestazioni economiche di pre-videnza e di assistenza.

Dopo il Congresso confede-rale di Firenze – il primo e l’ul-timo a carattere unitario – chepropose di “unificare tutti i pen-sionati in un’unica Federazionenazionale”, mantenendo cosìl’idea di sindacato generale ditutti i pensionati già presentenel primo statuto del 1946, tra

il 25 e il 29 gennaio 1948, la Fip celebrò a Roma il suoprimo Congresso nazionale riconfermando De Martino acapo dell’organizzazione. La Fip proponeva un vasto pro-gramma che mirava ad adeguare le prestazioni previdenzialialla svalutazione della moneta e a riformare la legislazionesociale per estendere il sistema protettivo a tutti i lavoratori,anche a quelli autonomi. Tali proposte, fatte proprie da unaCommissione ministeriale per le riforme guidata da LudovicoD’Aragona furono, però, messe nel cassetto e abbandonatedal governo.

Il 1948 fu un vero spartiacque nella storia repubblicana.La schiacciante vittoria elettorale della Dc e la pesantesconfitta delle sinistre, già estromesse dal governo l’annoprecedente, inaugurarono la fase politica centrista, mentresi esauriva l’esperienza straordinaria della Cgil unitaria. Insettembre, infatti, la componente cattolica diede vita allaLibera Confederazione Generale Italiana del Lavoro, mentrenel giugno 1949 iniziò la breve e tormentata vita della Fe-

derazione Italiana del Lavoro, ilsindacato socialdemocratico erepubblicano.

Solo con l’inizio del 1950 sientrò nella fase del sindacalismoordinario: nel marzo nacque laUil (e anche la Cisnal), mentre il1° maggio fu la volta della Cisl.

Anche la Fip risentì delle vi-cende legate alle scissioni sin-dacali; gli scontri politici tra ivertici si intensificarono dopola tornata elettorale del 18 apri-le, che aveva visto l’elezione diDe Martino tra le file della Dc.Dopo un periodo di grandeconfusione e di accesi scontriinterni, un Comitato, formatoda Mario Roveda, ReginaldoMarchionne e Telemaco Mar-chionne, fu incaricato di orga-nizzare il nuovo Congresso perla nascita del Sindacato pen-sionati della Cgil.

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Il secondo Congresso della Fip Cgil, di fatto una rifonda-zione, si celebrò sempre a Roma dal 7 al 9 dicembre 1949 evide l’elezione di Mario Berlinguer alla Presidenza e di Um-berto Fiore alla Segreteria generale. La mozione conclusivariprese le deliberazioni della Commissione D’Aragona esottolineò l’urgenza di una loro trasformazione in leggedello Stato. Nei primi anni Cinquanta, il principale risultatoottenuto dalla Federazione fu l’approvazione di una normasui miglioramenti pensionistici e sull’assicurazione di malattiaper i pensionati; conquiste rivendicate al III Congresso na-zionale (Livorno, 21-23 settembre 1952) che, peraltro, nonfece registrare grandi cambiamenti programmatici e orga-nizzativi. Intanto, le profonde lacerazioni interne al sindacatocontribuirono al peggioramento delle condizioni di vita deilavoratori italiani. Polemiche politiche e debolezze sindacalidi cui risentì anche la Federazione.

Solo nel 1955, dopo un inasprimento dell’azione riven-dicativa nell’anno precedente,si ebbe l’estensione a tutti ipensionati dell’assistenza sa-nitaria, generica e specialistica,di quella ospedaliera e farma-ceutica e di quella per le ma-lattie specifiche della vecchiaia.Questo fu il principale risultatoche la Fip poté presentare alsuo IV Congresso (Savona, 10-13 dicembre 1955) nel qualeUmberto Fiore venne confer-mato Segretario generale,mentre Nazareno Buschi so-stituì Berlinguer alla Presidenza.Il documento finale aggiungevaai temi della scala mobile edell’aumento dei minimi dipensione anche quello del-l’estensione dell’assicurazionecontro la tubercolosi.

Il biennio 1957-1958, in uncontesto politico e sindacale

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complicato dalla morte di Di Vittorio (1957), vide la concre-tizzazione di alcuni provvedimenti legislativi che estendevanol’assicurazione per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti acoltivatori diretti, mezzadri e coloni e aumentavano i tratta-menti minimi.

Il 1959 fu per i pensionati un anno decisivo. Dopo mesidi lotte ottennero un’importante vittoria attraverso la con-cessione per gli statali della cosiddetta “scala mobile zoppa”che prevedeva limitati incrementi dei trattamenti di anno inanno. Intanto, la Cgil faceva proprie sempre più alcune ri-vendicazioni della Fip miranti a riformare le strutture e il si-stema pensionistico, ma anche a migliorarne i trattamenti;punti questi riconfermati al V Congresso della Fip, (Siena,24-28 ottobre 1959).

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anniSessanta si verificò il cosiddetto “miracolo economico” chetrasformò definitivamente l’Italia in un paese industriale,mentre sul versante politico iniziò la stagione del centro-si-nistra (fatta eccezione per il governo Tambroni) caratterizzatada una breve fase riformista, con la nazionalizzazione del-l’energia elettrica e la riforma della scuola.

Anche i pensionati ebbero la loro vittoria (nei mesi in cuifu tangibile la ripresa sindacale) che si concretizzò in un au-mento medio pari a circa il 30 per cento dei trattamenti diinvalidità, di vecchiaia e per i superstiti. La nuova frontieradi lotta per gli anni Sessanta, ufficializzata al VI Congresso(Roma, 21-24 novembre 1962), fu quella di una riforma ge-nerale del sistema pensionistico che legasse la determinazionedella pensione non ai contributi, bensì alla retribuzione. Unprimo sbocco legislativo a questa stagione di lotte dellaFip, fu il riconoscimento della pensione di anzianità dopo35 anni di contributi, l’aumento della reversibilità al 60 percento, il riconoscimento degli assegni familiari al coniuge eai figli studenti. Nonostante i discreti risultati, la Fip – chenel frattempo viveva una lunga stagione di stabilità orga-nizzativa – criticò il provvedimento, definendolo una “riformamancata”. Parallelamente alla crescita dell’azione confederale,anche l’attività della Fip maturò sempre più in termini quan-titativi (importante il ciclo di lotte del periodo marzo-aprile

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La Fip neglianni

Sessanta: la legge

Brodolini

1967) e qualitativi (Prima Conferenza sulla condizione fem-minile).

Al rapido aumento delle agitazioni operaie, culminatenell’autunno caldo dei metalmeccanici, rispose una ripresadella vertenza sulle pensioni che assunse una posizionecentrale nel dibattito politico. Si registrarono, infatti, nelbiennio 1968-1969 una serie di scioperi generali su questamateria, quello del 7 marzo della sola Cgil, quello del 14novembre 1968 – il primo proclamato da Cgil, Cisl e Uildopo la scissione del 1948 – e infine quello del 5 febbraio1969. Finalmente, dopo due decenni, si arrivava a unalegge di riforma del sistema pensionistico meglio notacome “legge Brodolini”. In essa si sanciva un nuovo rapportopensione-salario pari al 74 per cento, l’istituzione dellapensione sociale per gli ultra 65enni, la creazione di unaprima forma, per quanto contenuta, di scala mobile, il rico-noscimento della pensione di anzianità con 35 anni di con-tributi anche per chi non avesse raggiunto i limiti di età di55 e 60 anni, e l’aumento dei minimi. La riforma subì ungiudizio critico – in particolare, sul mantenimento di differenzetra alcune categorie, sulla mancata unificazione dei minimi,sull’ampliamento della scala mobile – da parte dell’VIIICongresso della Fip (Rimini, 23-27 settembre 1969), esplicitatonella relazione dal nuovo Segretario generale, RenatoBitossi, prematuramente scomparso qualche tempo dopoe quindi sostituito da Rino Bonazzi.

La cattiva congiuntura economica e la mancanza divolontà politica di costruire un dialogo con le forze socialicostrinsero ben presto il sindacato a posizionarsi su unalinea difensiva sin dai primi mesi del 1970. Un tentativo dirafforzamento fu effettuato proseguendo nel camminounitario fino alla firma, pur tra molti ostacoli, del Patto fe-derativo Cgil-Cisl-Uil nel luglio 1972.

Nei primi anni Settanta, la Fip fu in prima linea, accantoalla Confederazione, nella lotta per le riforme sociali e nelproseguimento della vertenza sulle pensioni, per le qualiottenne per la prima volta l’aggancio alla dinamica salariale(1975), pur nell’altalenante clima economico e politico. Il IXCongresso della Fip (Cervia 22-25 maggio 1973) varò un’in-novativa piattaforma che, accanto alle rivendicazioni in

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Dalla crisieconomicaalla riformasanitaria. Dalla Fip allo Spi

materia di welfare, ai diritti economici e agli obiettivinormativi dei pensionati, poneva per la prima volta alcentro le esigenze sociali e morali delle persone anziane.Le avverse condizioni economiche costrinsero di nuovo ilsindacato sulla difensiva, tanto che l’austerità divenne laparola d’ordine su cui si resse la stagione della “solidarietànazionale” – caratterizzata dal processo di avvicinamentotra Dc e Pci – che segnò per il sindacato una fase difficilenei rapporti unitari, ma anche in quelli con la base operaiae con il mondo giovanile.

Nel febbraio 1978, Cgil, Cisl e Uil ribadirono ufficialmentela loro strategia all’Assemblea dell’Eur; il cambiamentosociale veniva affidato nuovamente alla politica, di cui sicondivideva la scelta moderata dei “due tempi”: prima il ri-sanamento, poi le riforme, scegliendo così una politica dicontenimento della spinta salariale. A marzo ci fu il rapimento

e dopo 55 giorni l’uccisione diMoro da parte delle Brigaterosse, fatti che rappresentaronoil momento culminante deglianni di piombo, l’attacco fron-tale allo Stato, l’inizio della finedella Prima Repubblica, desti-nata a vivere una lunga e lentaagonia.

Di questo cambio di fase èsintomatico il dibattito attornoall’esigenza di razionalizzare laspesa previdenziale, per elimi-nare privilegi anacronistici e mi-gliorare la cattiva gestione deglienti previdenziali, che fu al cen-tro del X Congresso della Fip,svoltosi a Montecatini (26-29aprile 1977). In quella sede laFip decise di cambiare il nomein Sindacato Pensionati Italiani(Spi) mentre al Segretario ge-nerale, Renato Degli Esposti,eletto nel febbraio 1977, si af-fiancò il Segretario generale

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aggiunto, Giuseppe De Blasio. Pur in questa difficile fase, alla fine del 1978 venne ap-

provato un provvedimento di grande importanza: la riformadel sistema sanitario. Essa ruotava attorno al criterio uni-versalistico delle prestazioni, con l’istituzione del Serviziosanitario nazionale in sostituzione del meccanismo clientelaredel mutualismo, e un forte decentramento delle funzioni icui bracci operativi saranno poi le Usl. Lo Spi e l’intero mo-vimento sindacale salutarono con soddisfazione il varo diun’attesa riforma, pur non risparmiando critiche dovute adalcuni limiti della legge.

Nei primi anni Ottanta proseguì e si intensificò il processodi involuzione politica e sociale caratterizzato dagli attentatidel terrorismo rosso, dalle stragi del terrorismo di matriceneofascista, dagli attentati mafiosi, mentre la politica si in-quinava nelle vicende oscurelegate alla Loggia P2.

Lo Spi – che intanto avevarinnovato i suoi vertici con l’ele-zione di Arvedo Forni alla caricadi Segretario generale e la con-ferma di Giuseppe De Blasiocome aggiunto – al suo XI Con-gresso (Pesaro, 1-4 ottobre 1981)discusse di come difendere quelpo’ di welfare che si era andatostrutturando, seppure in manieranon organica. Un sistema cheveniva messo sotto pressionedalla nuova politica economicadei governi di quegli anni che,sull’onda della ventata neolibe-rista e conservatrice mondiale,operarono in funzione di una ri-duzione della spesa pubblica edel ridimensionamento del ruolodel sindacato. Il fatto che in-fluenzò di più le questioni poli-tiche e sindacali all’inizio deglianni Ottanta fu senz’altro la vi-

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Gli anniOttanta nellacrisi delwelfare

cenda della scala mobile: il Decreto di San Valentino, varatodal governo Craxi (1984) realizzò infatti un ulteriore taglio ditre punti alla scala mobile e bloccò l’indicizzazione dellepensioni per ben tre anni (1984-1987) producendo in talmodo una frattura tra pensioni e salari. Al pari delle tre Con-federazioni, anche i sindacati dei pensionati arrivarono allarottura interna; si esaurì così l’esperienza del Centro operativounitario, la struttura nata negli anni Settanta parallelamentealla costituzione della Federazione unitaria.

A partire dalla metà degli anni Ottanta, il tema dell’Europadestò sempre maggiore interesse in seno allo Spi, in parti-colare dal XII Congresso (Roma, 12-15 febbraio 1986). La“questione anziani” venne posta per la prima volta a livellocomunitario al V Congresso della Ces del 1985 per arrivareprima alla costituzione di un Comitato di coordinamento

dei lavoratori pensionati (1988),poi alla nascita di una vera epropria Federazione sindacaledi rappresentanza e tutela cheprese il nome di Ferpa.

Sul versante interno, nono-stante il periodo difficile, lo Spiriuscì a mettere in campo un’ar-ticolata politica rivendicativa,centrata sulla figura dell’anzianocome “risorsa” della società.“Vita agli anni: l’anziano una ri-sorsa per il Paese” fu lo sloganadottato al XIII Congresso diRimini del 1988. Lo Spi ottenneimportanti successi, con prov-vedimenti che rinnovarono lascala mobile per i pensionati,decretarono l’esenzione dal pa-gamento dei ticket per tutti ipensionati al minimo.

Spi, Fnp e Uilp presentavanoormai al governo piattaformerivendicative sempre più arti-colate e sostenute da grandimobilitazioni. Di notevole im-

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portanza fu quella che, cominciata con la manifestazioneunitaria di Roma del 17 novembre 1987, si concluse soloquattro anni più tardi, dopo imponenti iniziative nel maggioe nell’ottobre 1990, con l’ottenimento della rivalutazionedi circa sei milioni di pensioni.

Di rilievo fu, inoltre l’istituzione di una Commissione diinchiesta sulla dignità e la condizione sociale dell’anzianoche, nata nel marzo 1988 (Presidente fu il senatore De Giu-seppe), terminò i suoi lavori nel luglio 1989 con un documentofinale che condivideva gran parte delle rivendicazionisindacali. Nello stesso anno veniva approvata una legge diriforma dell’Inps tendente a separare definitivamente, nellagestione, la previdenza dall’assistenza. Un provvedimentodiscusso e apprezzato al Convegno nazionale dello Spi del27-28 giugno 1989, dal titolo Quale stato sociale?, cheproseguì la svolta avviata l’anno prima dal XIII Congressonazionale. Durante l’assise congressuale Gianfranco Rastrelliera stato eletto Segretariogenerale e Raffaele MinelliSegretario generale aggiun-to. Nello stesso anno ven-nero varate alcune innova-zioni organizzative: nasce-vano il Coordinamento dellepensionate e l’associazioneAuser. Il Coordinamento fuistituito per dare una mag-giore visibilità e autonomiapropositiva e organizzativadelle donne nello Spi, men-tre l’Auser – associazioneper l’autogestione dei servizie la solidarietà – promossadal Sindacato pensionati ita-liani e dalla Cgil, nascevaper realizzare il diritto deglianziani a rimanere protago-nisti nella vita sociale edeconomica del Paese, pervalorizzare attraverso azionidi solidarietà le loro espe-rienze, le capacità, i saperi.

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1989: la prima tessera Auser

Gli anni Ottanta si concludevano dunque con una ripresadell’attività sindacale. I cambiamenti nella strategia rivendi-cativa riflettevano anche i notevoli progressi registrati sulfronte degli iscritti: nel giro di dieci anni, la forza organizzativadi Spi, Fnp e Uilp, in rapporto alle organizzazioni confederali,era più che raddoppiata, passando dal 18,1 per cento del1980 al 37,1 per cento del 1990.

Nell’autunno del 1990 fu presentata la Carta dei dirittidei cittadini anziani che elencava i princìpi, i valori, i dirittipiù elementari delle persone anziane. La Carta rappresentòuna svolta nel momento in cui si passava da politiche riven-dicative settoriali a una visione generale e onnicomprensivadel mondo degli anziani. Il XIV Congresso (Pesaro, 30 set-tembre-5 ottobre 1991), accolse con favore i positivi cam-biamenti avvenuti nel corso dell’ultimo triennio e si conclusecon la conferma di Rastrelli e Minelli. In questi anni lo Spi fu

impegnato anche nella revisio-ne della sua struttura interna.Fu proprio al Congresso chelo Spi pose la “lega”, la strut-tura territoriale di base, qualecentro vitale della sua politicacon compiti fondamentali siasul versante organizzativo siasu quello programmatico; intale maniera cercò di allargaregli spazi della rappresentanzae della tutela attraverso un’ar-ticolazione strutturale e capillarebasata sullo stretto legame conil territorio.

Nel periodo 1992-1996 alsindacato spettò un ruolo assaiimportante di tenuta sociale,quando non di vera supplenzapolitica, di fronte a scenari pre-occupanti sia sotto il profilopolitico-istituzionale (la fine del-la prima Repubblica) sia sotto

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La ripresadegli anni

Novanta. Ilprotagonismo

dello Spi

il profilo economico (il disastroso stato della finanza pubblica). Tra il 1992 e il 1993 i sindacati dei pensionati tornarono

a far sentire la loro voce in modo unitario: il 26 settembre1992 circa 200 mila “pantere grigie” protestarono per levie di Roma a difesa dei redditi dei pensionati e per uncambiamento di strategia nelle politiche del welfare. Siandava aprendo, intanto, sotto la pressione di un’esplosivacrisi finanziaria, una discussione attorno alla riforma delsistema pensionistico. Il governo Amato varò un primoprovvedimento che agiva in funzione di un’equiparazionegraduale dei vari regimi previdenziali, aumentava il limited’età per la pensione di vecchiaia per le donne, modificavail sistema di calcolo dei trattamenti e alzava i requisitiminimi contributivi per il pensionamenti di vecchiaia. Anchese non definitiva, la riforma era il frutto del compromesso edella mediazione politica e sociale. Il Comitato Direttivodello Spi, manteneva un giudizio molto critico sull’impiantocomplessivo chiedendo “il recupero automatico [...] dell’in-flazione reale a partire dal gen-naio 1994”, “il diritto alla con-trattazione annuale fra le partiin occasione delle leggi finan-ziarie”, la razionalizzazione deglienti previdenziali (ben 42) e unaloro maggiore trasparenza digestione.

L’arrivo dell’eterogenea epopulistica coalizione di cen-tro-destra al governo guidatada Silvio Berlusconi, fu motivodi preoccupazione per lo Spiche impegnò le strutture per lapiù ampia riuscita delle manife-stazioni nazionali del 25 aprilee del 1° maggio per la loro par-ticolare valenza simbolica e po-litica. A un mese esatto dalleelezioni avveniva il cambio allaguida dello Spi. Dopo le dimis-sioni di Rastrelli, al Comitatodirettivo del 27 aprile ci fu l’ele-

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zione di Raffaele Minelli alla Segreteria generale. Alla Vicesegreteria fu chiamato Francesco Piu.

All’inizio di settembre, Spi, Fnp e Uilp, in risposta aiprimi passi ostili del governo, proclamarono una “mobilita-zione straordinaria” dei propri aderenti dal 10 al 20settembre. Poi, dopo la presentazione da parte del governodi un piano di tagli a previdenza e sanità rispettivamenteper oltre 10 mila miliardi e oltre 6 mila miliardi, furonoindetti, dapprima, uno sciopero generale per il 14 ottobrecontro la Finanziaria e poi una grande manifestazione na-zionale contro la riforma delle pensioni il 12 novembre aRoma che portò per le strade della capitale circa 2 milionidi persone.

L’accordo successivo del 1° dicembre tra governo e sin-dacati stralciò la riforma della previdenza che venne rinviataall’anno successivo, quando, mutato lo scenario politicocon la creazione del governo Dini, un esecutivo tecnicoretto dalla fiducia di un’alleanza eterogenea, si arrivò alla

firma di un accordo di riforma.Esso, approvato da un referen-dum di lavoratori, pensionati edisoccupati e poi trasformatoin legge, prevedeva il ritorno alsistema contributivo e l’avviodella previdenza complemen-tare, mentre iniziava un pro-gressivo innalzamento dell’etàanagrafica per il pensionamentodi anzianità.

Dopo la vittoria dell’Ulivo(aprile 1996), i rapporti tra sin-dacati e governo si mantennerosostanzialmente positivi per al-cuni mesi. Ciò fu evidente ancheal XV Congresso nazionale (Fiug-gi, 11-14 giugno 1996) che con-fermò Raffaele Minelli alla guidadell’organizzazione. Il Congressoribadì l’importanza del radica-mento sul territorio, anche at-

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traverso lo sviluppo di nuove forme di contrattazione terri-toriale, da promuovere “coinvolgendo anche le Cameredel Lavoro e le categorie dei lavoratori in attività”.

I primi dissidi tra governo e sindacati arrivarono nelgennaio 1997 quando il governo Prodi insediò una Com-missione di studio “sulle compatibilità macroeconomichedelle spese sociali” sulla quale si appuntò la critica di Spi,Fnp e Uilp che respinsero fermamente un’iniziativa che ri-tenevano figlia di una “visione meramente contabile econgiunturale” che non teneva conto di quanto tra il 1993e il 1997 fosse stata tagliata la spesa sociale (128 milamiliardi di lire) e quella pensionistica in particolare (76 milamiliardi).

Pur in questo non idilliaco clima che si protrarrà perl’altra parte della legislatura, fu varato un importante prov-vedimento preceduto da un lunghissimo ciclo di iniziativesindacali sul tema: la legge 328 del 2000, la riforma dell’as-sistenza, che sostituiva una norma crispina del 1890. Ilprovvedimento conferiva per la prima volta il giusto peso aun capitolo considerato sempreresiduale rispetto a pensioni esanità; con essa veniva rinnovatoprofondamente il sistema deiservizi sociali, conferendo mag-giore ruolo agli enti locali pre-vedendo sostegni per le personenon autosufficienti.

La sconfitta del centro-sinistraaprì la strada a un nuovo go-verno guidato da Berlusconi chepopulisticamente propose e at-tuò un “incremento al milione”delle pensioni; Spi, Fnp e Uilpcriticarono il provvedimento inquanto non selettivo e portatoredi gravi storture di impostazionee di effetti perversi per esempiosul reddito di una coppia dipersone anziane. Le propostedelle tre organizzazioni punta-vano a miglioramenti reali anche

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per i 4 milioni di pensionati poveri esclusi dai provvedimentidel governo; miravano inoltre all’istituzione e al finanziamentodel Fondo nazionale per le persone non autosufficienti,previsto dalla legge 328.

A seguito dell’attacco terroristico alle Torri gemelle diNew York dell’11 settembre 2001, lo Spi ribadiva la condannaal terrorismo esprimendo solidarietà alle vittime del massacro;confermava, allo stesso tempo, l’importanza di una politicadi pace. In quella fase lo Spi si avvicinava ai movimentigiovanili e aderiva al Social Forum europeo di Firenze.

Sul fronte interno, il sindacato riteneva intollerabile cheil governo potesse sfruttare la difficile congiuntura economicae politica internazionale per realizzare più facilmente il suoprogramma di tagli alla spesa sociale e ai diritti dei lavora-tori.

Le stesse analisi e le stesseconvinzioni emersero anche dallungo e animato dibattito con-gressuale, avviato nel settembre2001 con le prime assembleedelle leghe e concluso con ilXVI Congresso nazionale di Ri-mini del 28-30 gennaio 2002,che vide la conferma di RaffaeleMinelli alla Segreteria generaledello Spi.

Di grande rilievo fu la parte-cipazione dei pensionati allamanifestazione per i diritti pro-mossa dalla sola Cgil il 23 marzo2002 che portò tre milioni dicittadini in piazza contro il pro-getto del governo Berlusconidi cancellare l’articolo 18 delloStatuto dei lavoratori.

Nella riunione del Comitatodirettivo del 12 e 13 giugno2002 veniva eletta Segretariagenerale dello Spi, Betty Leone,

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Gli anniDuemila: ilruolo delloSpi in una

difficilestagione di

lotte

già Segretaria confederale della Cgil. Lo scontro con il go-verno si radicalizzò e il 27 novembre i pensionati dello Spiscesero in piazza contro la Finanziaria del governo Berlusconi.

Con la fine del 2002, i rapporti tra le organizzazionisindacali confederali iniziarono a ricomporsi, dopo un periodopiuttosto complesso legato in particolare all’atteggiamentoda tenere nei confronti di un governo che considerava ilrapporto con il sindacato accessorio e strumentale.

Nel comitato direttivo di gennaio 2003, la nuova Segretariagenerale tracciava le linee guida per il futuro, partendodall’evidenza che l’invecchiamento della popolazione, purrivelando importanti problemi economici conseguenti allariduzione della popolazione attiva, era in realtà un indicatorepositivo del benessere sociale in quanto legato alla crescitadell’aspettativa di vita delle persone e alla relazione che siinstaura tra benessere e invecchiamento. Attorno a questoconcetto si elaboravano le politiche da attuare: da unaparte, ripensare l’uso del tempo degli anziani, dall’altra so-stenere il potere d’acquisto dellepensioni che in questa condi-zione diventava una grande que-stione dell’economia nazionale.Si definiva in maniera più com-piuta l’essere sindacato generaledello Spi come organizzazioneche rappresenta “la condizionedelle persone anziane” nellasua accezione più vasta che allasituazione reddituale lega unaparte importante, ma non esclu-siva, dell’azione sindacale. Ac-canto a queste proposte c’eraquella di una grande intesa coni giovani in un progetto di col-laborazione fra le generazioni.La relazione si chiudeva con ilsostegno alle iniziative confe-derali, ma anche con l’auspiciodella ripresa di relazioni unitarieche, comunque, a livello di or-ganizzazioni dei pensionati, nonavevano subìto crisi irriducibili.

Sessant’anni dello Spi Cgil 23

A testimonianza di ciò stanno ildocumento che gli esecutivi uni-tari di Spi, Fnp e Uilp votavanoil 23 aprile 2003 su previdenza,fisco, sanità e non autosufficienzae il manifesto unitario contro ilterrorismo.

La proclamazione dello scio-pero generale da parte di Cgil,Cisl e Uil per il 24 ottobre 2003contro la Finanziaria e contro laprospettata riforma pensionistica– che avrebbe portato a 40 anniil requisito per il pensionamento– inaugurava una nuova fase deirapporti unitari dei pensionati.Il primo evento di rilievo fu lagrande manifestazione di un mi-lione di pensionati del 3 aprile2004 con al centro tre obiettiviprioritari: la lotta al carovita, ilrecupero del potere d’acquistodelle pensioni e una legge disostegno alle persone non au-

tosufficienti e alle loro famiglie. Questioni che il seminarionazionale sulle politiche per l’invecchiamento attivo delluglio 2005 contribuì ad arricchire, approfondendo l’analisiattorno alla funzione delle persone anziane dopo la vitaproduttiva.

Tra il 2003 e il 2005 le organizzazioni sindacali dei pen-sionati realizzavano una straordinaria stagione di mobilitazioneche vide milioni di persone scendere in piazza, in particolarenel periodo di discussione delle leggi di bilancio, in manife-stazioni innovative e articolate nel territorio. Tale parteci-pazione si realizzò a fronte di un governo sordo alle richiestedi attenzione al mondo degli anziani in tema di fisco, potered’acquisto delle pensioni, tutela delle persone non auto-sufficienti. Un protagonismo che ha permesso di raggiungerealla fine del 2004 i tre milioni di iscritti allo Spi.

Relativamente alla questione della non autosufficienza,nell’autunno del 2005, Spi, Fnp e Uilp, dopo avere negli

24 Diritti, Libertà, Dignità

anni precedenti proposto sultema una petizione popolare eaver chiesto più volte che ilParlamento mettesse all’ordinedel giorno la questione, lancia-vano una grande campagna asostegno di un progetto di leg-ge di iniziativa popolare. Il testosi muoveva attorno al concettocardine della personalizzazionedell’intervento nei confronti del-le persone non autosufficientida realizzare attraverso un pianonazionale di sostegno che pre-vedesse la definizione dei livelliessenziali di assistenza per lanon autosufficienza come dirittoesigibile su tutto il territorio na-zionale, i compiti degli attorideputati all’erogazione dei ser-vizi, le fonti di finanziamentodel piano. Tra ottobre 2005 egennaio 2006 venivano raccoltecirca 700 mila firme a sostegnodel progetto di legge, presen-tato alla Camera dei deputati il 17 gennaio 2006.

Il XVII Congresso dello Spi si svolse a Montesilvano dal16 al 18 febbraio 2006. La relazione di Betty Leone, confer-mata Segretaria generale, tracciava un bilancio dei quattrodifficili anni che separavano dalla precedente assise, evi-denziando come lo Spi fosse stato in campo in una continuamobilitazione per contrastare politiche di governo che ten-devano alla ridefinizione di un modello di società non piùbasato sulla responsabilità e sulla solidarietà, ma sull’indivi-dualismo e sul laissez faire. Il documento finale del Congressoprendeva l’impegno, infine, di avere entro quattro anni unarappresentanza di genere paritaria negli organismi dirigentidel Sindacato a ogni livello dell’organizzazione.

Le elezioni politiche dell’aprile 2006 – svoltesi con unanuova legge elettorale varata nella legislatura precedenteche assegnava un premio di maggioranza su base nazionalealla Camera e su base regionale al Senato – vedevano la ri-

Sessant’anni dello Spi Cgil 25

sicata vittoria dell’Unione, unavasta alleanza che comprendevatutte le formazioni politiche delcentro-sinistra. Complice il nuo-vo sistema, il governo guidatoda Romano Prodi poté contaresu una maggioranza consistentea Montecitorio, ma instabile aPalazzo Madama. Questa situa-zione contribuì a rendere difficilefin dall’inizio la vita dell’Esecu-tivo che avviò, accanto al risa-namento dei conti pubblici,un’azione di revisione dei prov-vedimenti approvati dal gover-no Berlusconi, in particolare sulfronte pensionistico. Cominciavacosì una lunga trattativa con leorganizzazioni sindacali che por-tò alla firma, il 23 luglio 2007,del Protocollo d’intesa su pre-videnza, lavoro e competitivitàper l’equità e la crescita soste-nibili. L’accordo prevedeva in-nanzitutto l’eliminazione del co-

siddetto “scalone” (un brusco aumento del requisito dell’età)per le pensioni di anzianità previsto dalla riforma Maroni esostituito con un sistema di “scalini” e quote da combinare(età, anni di contribuzione), poi un aumento dei trattamentidi invalidità, delle pensioni e degli assegni sociali e un in-cremento dei trattamenti previdenziali più bassi. Su que-st’ultima parte del Protocollo le organizzazioni dei pensionatidi Cgil, Cisl e Uil hanno giocato un inedito e intenso ruolonegoziale conquistando il tavolo della trattativa. La quantitàlimitata di risorse a disposizione permise di strappare un in-tervento strutturale di sostegno ai pensionati con più di 64anni con trattamenti fino a 700 euro mensili, la cosiddetta“quattordicesima”, una somma aggiuntiva oscillante tra i330 e i 500 euro annui. Il Protocollo prevedeva, inoltre,l’estensione della parte di pensione protetta dal carovita(perequazione automatica al 100% dell’inflazione) per lepensioni fino a 5 volte il minimo e l’attivazione di un tavolo

26 Diritti, Libertà, Dignità

Sessant’anni dello Spi Cgil 27

permanente di confronto tragoverno e sindacati sul potered’acquisto delle pensioni. L’ac-cordo è stato successivamenteapprovato da un referendumche ha coinvolto oltre 5 milionidi lavoratori e pensionati.

La precoce caduta del go-verno Prodi – al quale nell’aprile2008 è succeduto di nuovo SilvioBerlusconi, forte di una largavittoria elettorale – non ha per-messo di continuare la trattativané di avviare in Parlamento ladiscussione su un provvedimen-to fortemente voluto dalle or-ganizzazioni sindacali dei pen-sionati, la legge a sostegnodelle persone non autosufficientie delle loro famiglie.

Nello stesso mese di aprile,dal 21 al 23, lo Spi ha tenuto aSanremo la sua Conferenza na-zionale di organizzazione nel-l’ambito dell’analogo percorso di tutta la Cgil. Al centrodel documento preparatorio e del dibattito è stato posto iltema della centralità del territorio e delle leghe come attoridella tutela individuale dentro il sistema confederale, diquella collettiva attraverso la negoziazione sociale e dellasocialità degli anziani.

A giugno, Carla Cantone, già Segretario confederaledella Cgil, ha sostituito Betty Leone come Segretariogenerale dello Spi Cgil.

28 Diritti, Libertà, Dignità

Alberto De Martino Presidente dal 1948 al 1949

Mario Berlinguer Presidente dal 1949 al 1955 Umberto Fiore Segretario generale dal 1949 al 1969

Ercole Ferraris Segretario dal 1949 al 1962Telemaco Marchionne Segretario dal 1949 al 1969

Nazareno Buschi Presidente effettivo dal 1955 al 1969Mario Berlinguer Presidente onorario dal 1955 al 1969Rino Bonazzi Segretario dal 1962 al 1969 e dal 1977 al 1982

Renato Bitossi Segretario generale dal 1969 al 1969

Rino Bonazzi Segretario generale dal 1969 al 1977Bruno Dettori Segretario dal 1969 al 1973Vittorio Mecca Segretario dal 1969 al 1986Bruno Pigna Segretario dal 1969 al 1977Giuseppe De Blasio Segretario dal 1973 al 1977Iures Sacchetti Segretario dal 1973 al 1988Tolomeo Ianni Segretario dal 1973 al 1981

Renato Degli Esposti Segretario generale dal 1977 al 1981Giuseppe De Blasio Segretario generale aggiunto dal 1977 al 1988Pietro Guida Segretario dal 1977 al 1985Gennaro Onesti Segretario dal 1977 al 1981Bruno Pagnozzi Segretario dal 1977 al 1981

Arvedo Forni Segretario generale dal 1981 al 1988Saverio Nigretti Segretario dal 1981 al 1988Marisa Passigli Segretario dal 1981 al 1986Franco Samorè Segretario dal 1981 al 1992Domenico Solaini Segretario dal 1982 al 1995Mario Corsini Segretario dal 1985 al 1990Alberta Pagano Segretario dal 1986 al 1990Claudio Pontacolone Segretario dal 1986 al 1991

Gianfranco Rastrelli Segretario generale dal 1988 al 1994Raffaele Minelli Segretario generale aggiunto dal 1988 al 1994Giorgio Bucci Segretario dal 1988 al 1995Alessandro Cardulli Segretario dal 1988 al 1990Luigina De Santis Segretario dal 1990 al 1999Gian Franco Filippini Segretario dal 1990 al 1996Maria Guidotti Segretario dal 1990 al 1999Francesco Piu Segretario dal 1992 al 1994Lina Gemellaro Segretario dal 1992 al 1994Alba Orti Segretario dal 1992 al 1999Tebaldo Zirulia Segretario dal 1993 al 1996

Raffaele Minelli Segretario generale dal 1994 al 2002Francesco Piu Vice segretario dal 1994 al 2000Ferruccio Danini Segretario dal 1995 al 2002Renato Bacconi Segretario dal 1996 al 2004Ettore Combattente Segretario dal 1999 al 2006Gabriella Poli Segretario dal 1999 al 2007Nicoletta Rocchi Segretario dal 1999 al 2002Anna Milani Segretario dal 2001 al 2006Michele Mangano Segretario dal 2001 al 2006

Betty Leone Segretaria generale dal 2002 al 2008Giancarlo Saccoman Segretario dal 2002Giovanni Cazzato Segretario dal 2002Lucio Saltini Segretario dal 2005Renata Bagatin Segretario dal 2006Riccardo Terzi Segretario dal 2006Luciano Caon Segretario dal 2006Celina Cesari Segretario dal 2006Mara Nardini Segretario dal 2007

Carla Cantone Segretario generale dal 2008

Per motivi di spazio si è scelto il criterio di inserire i nominativi secondo un ordine ri go ro sa -men te cronologico di ingresso nell’organismo. Perciò, ciascun componente di segreteria opresidenza apparirà una sola volta, eccezion fatta per coloro il cui incarico si sia modificatonel tempo.

I Segretari generali e i componenti delle Segreterie nazionali dello Spi Cgil

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Alberto De Martino Presidente dal 1948 al 1949

Mario Berlinguer Presidente dal 1949 al 1955 Umberto Fiore Segretario generale dal 1949 al 1969

Ercole Ferraris Segretario dal 1949 al 1962Telemaco Marchionne Segretario dal 1949 al 1969

Nazareno Buschi Presidente effettivo dal 1955 al 1969Mario Berlinguer Presidente onorario dal 1955 al 1969Rino Bonazzi Segretario dal 1962 al 1969 e dal 1977 al 1982

Renato Bitossi Segretario generale dal 1969 al 1969

Rino Bonazzi Segretario generale dal 1969 al 1977Bruno Dettori Segretario dal 1969 al 1973Vittorio Mecca Segretario dal 1969 al 1986Bruno Pigna Segretario dal 1969 al 1977Giuseppe De Blasio Segretario dal 1973 al 1977Iures Sacchetti Segretario dal 1973 al 1988Tolomeo Ianni Segretario dal 1973 al 1981

Renato Degli Esposti Segretario generale dal 1977 al 1981Giuseppe De Blasio Segretario generale aggiunto dal 1977 al 1988Pietro Guida Segretario dal 1977 al 1985Gennaro Onesti Segretario dal 1977 al 1981Bruno Pagnozzi Segretario dal 1977 al 1981

Arvedo Forni Segretario generale dal 1981 al 1988Saverio Nigretti Segretario dal 1981 al 1988Marisa Passigli Segretario dal 1981 al 1986Franco Samorè Segretario dal 1981 al 1992Domenico Solaini Segretario dal 1982 al 1995Mario Corsini Segretario dal 1985 al 1990Alberta Pagano Segretario dal 1986 al 1990Claudio Pontacolone Segretario dal 1986 al 1991

Gianfranco Rastrelli Segretario generale dal 1988 al 1994Raffaele Minelli Segretario generale aggiunto dal 1988 al 1994Giorgio Bucci Segretario dal 1988 al 1995Alessandro Cardulli Segretario dal 1988 al 1990Luigina De Santis Segretario dal 1990 al 1999Gian Franco Filippini Segretario dal 1990 al 1996Maria Guidotti Segretario dal 1990 al 1999Francesco Piu Segretario dal 1992 al 1994Lina Gemellaro Segretario dal 1992 al 1994Alba Orti Segretario dal 1992 al 1999Tebaldo Zirulia Segretario dal 1993 al 1996

Raffaele Minelli Segretario generale dal 1994 al 2002Francesco Piu Vice segretario dal 1994 al 2000Ferruccio Danini Segretario dal 1995 al 2002Renato Bacconi Segretario dal 1996 al 2004Ettore Combattente Segretario dal 1999 al 2006Gabriella Poli Segretario dal 1999 al 2007Nicoletta Rocchi Segretario dal 1999 al 2002Anna Milani Segretario dal 2001 al 2006Michele Mangano Segretario dal 2001 al 2006

Betty Leone Segretaria generale dal 2002 al 2008Giancarlo Saccoman Segretario dal 2002Giovanni Cazzato Segretario dal 2002Lucio Saltini Segretario dal 2005Renata Bagatin Segretario dal 2006Riccardo Terzi Segretario dal 2006Luciano Caon Segretario dal 2006Celina Cesari Segretario dal 2006Mara Nardini Segretario dal 2007

Carla Cantone Segretario generale dal 2008

Per motivi di spazio si è scelto il criterio di inserire i nominativi secondo un ordine ri go ro sa -men te cronologico di ingresso nell’organismo. Perciò, ciascun componente di segreteria opresidenza apparirà una sola volta, eccezion fatta per coloro il cui incarico si sia modificatonel tempo.

I Segretari generali e i componenti delle Segreterie nazionali dello Spi Cgil

Cronologia dei congressi Fip e Spi CgilNel quadro dell’unità sindacale si costituisce a Firenze, 5-8 settembre1946, una prima forma associativa tra i pensionati.Nel corso del 1° congresso della Cgil unitaria, nel 1947, l’Associazione na-zionale pensionati diviene Federazione italiana pensionati (Fip).1° congresso della Fip

Roma, 25-29 gennaio 19482° congresso della Fip

Roma, 7-9 dicembre 19493° congresso della Fip

Livorno, 21-23 settembre 19524° congresso della Fip

Savona, 10-13 dicembre 19555° congresso della Fip

Siena, 24-28 ottobre 19596° congresso della Fip

Roma, 21-24 novembre 19627° congresso della Fip

Modena, 7-11 maggio 19668° congresso della Fip

Rimini, 23-27 settembre 19699° congresso della Fip

Cervia, 22-25 maggio 197310° congresso della Fip

che diviene Sindacato pensionati italiani (Spi), Montecatini Terme, 26-29 aprile 1977

11° congresso dello SpiPesaro, 1-4 ottobre 1981

12° congresso dello SpiRoma, 12-15 febbraio 1986

13° congresso dello SpiRimini, 11-15 maggio 1988

14° congresso dello SpiPesaro, 30 settembre-5 ottobre 1991

15° congresso dello SpiFiuggi, 11-14 giugno 1996

16° congresso dello SpiRimini, 28-30 gennaio 2002

17° congresso dello SpiMontesilvano, 16-18 febbraio 2006

30 Diritti, Libertà, Dignità

undici anni fa ha indetto un concorso, il Premio LiberEtà,che premia ogni anno la migliore autobiografia per una vita“di lavoro e d’impegno sociale”.Questi scritti si trasformano in libriche la Casa editrice pubblica nelle collane dedicate altema della Memoria. E tutti raccontano “storie vere”, che sono levite in cui ciascuno può identificarsi. È la grande Storia raccontata dai “piccoli” protagonisti.Il termine d’invio delle opere è il 30 giugno 2009.

tra le generazioniPoi c’è anche il Premio LiberEtà Generazioni, nato nel 2005, peropere prodotte da studenti e insegnanti finalizzate allavalorizzazione e alla rielaborazione della memoria, dell’esperienzadegli anziani e delle loro storie, individuali e collettive, nel campodel lavoro e dell’impegno sociale. Il premio ha l’obiettivo dicontribuire alla trasmissione di una memoria critica fra generazioni. I temi alla base del concorso sono: • Valore e regole della democrazia. • Dignità delle persone, contro ogni discriminazione e pregiudizio.• Lotte per la libertà e i diritti sociali e politici: Antifascismo,

Resistenza, Costituzione. • Politiche di genere, storia dei diritti dei bambini, delle donne e

degli uomini, degli anziani. Il premio al vincitore consiste nella pubblicazione dell’opera a cura della casa editrice . Eventuali altri premi potranno essere assegnati a opere selezionate ma non vincenti. I bandi e gli esiti del Premio saranno ospitati anche nei siti internet di Spi e Flc.Il termine d’invio delle opere è il 30 giugno 2009.

I regolamenti dei due Premi sono consultabili sul sito www.libereta.itoppure si possono richiedere telefonando a LiberEtà, 06-444811, 06-44481249 o scrivendo a [email protected]

Non perdiamo la memoria!LiberEtà

LiberEtà

LiberEtà

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Finito di stampare nel mese di novembre 2008

ieri Il Pensionato d’Italia...

...oggi

Taranto

ANNO 58° NUMERO 6 GIUGNO 2008 [email protected]

Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L.

353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Roma - Contiene I.P.

Questo mese LiberEtà intervista Guglielmo Epifani, Leopoldo Elia, Filippo Penati,

David Sassoli L’Italia ne parla Eternit: la fabbrica della morte Inchiesta Il giorno

dopo il voto Pagine blu Musica per una giusta causa Salute La sanità che ci spetta

La sfida per il cambiamento

FESTA DI LIBERETÀ

Tariffa R.O.C. - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale - D.L.

353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Roma - Contiene I.P.

Questo mese LiberEtà intervista Liliana Cavani, Andrea Di Consoli, Gianni Di Gregorio L’Italia ne

parla Bravi maestri in piazza Il nostro tempo Scrivere fa bene Premio LiberEtà Finalisti in dirittura

Leggere García Lorca Pagine verdi Sos ambiente Salute Il segreto della longevità: più sani a tavola

BRESCIA

INCH

IEST

A

L’ALTRO NORD

ANNO 58° NUMERO 11 NOVEMBRE 2008 [email protected]

Chi pagaIL CONTO?

CRISI SENZA FRENI SOCIALI

RISPARMI A RISCHIO, CONSUMI IN CADUTA, PIÙDISOCCUPATI, SALARI E

PENSIONI DA FAME

LIBERTÀ, DIRITTI, DIGNITÀ:APPUNTAMENTO ALPALALOTTOMATICA

SPI CGIL

INSIEME60 ANNI

LiberEtà

Questa pubblicazione esce inoccasione del sessantesimoanniversario della nascita delSindacato dei pensionati dellaCgil, che riunì, nel gennaiodel 1948, in un’unica orga-nizzazione “i pensionati ditutte le categorie”. La grande crescita politicae organizzativa di un auto-nomo sindacato rappre-sentante gli interessi deipensionati e delle personeanziane ha confermato lagiustezza di quell’impo-stazione. Riunificare diritti del la-voro e quelli di cittadi-nanza è l’obiettivo am-bizioso dello Spi per-seguito tenacemente

durante un percorso lungo sessant’anni,fatto di lotte per l’affermazione del concettodell’anziano “risorsa del paese”, per la giustiziasociale, per la difesa della democrazia e per l’at-tuazione dei princìpi cardine della Costituzionerepubblicana.

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