Storia di San Marino (ITA)
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San Marino
Storia della Repubblica di San Marino Tratta dalla videocassetta Nemini teneri, cioè non dipendere da
nessuno © Copyright by V.E. Pizzulin & M. Cecchetti
1 Nemini teneri, il concetto della libertà Indietro Avanti
Boutros Boutros-Ghali
Fino al 1300, San Marino, è ancora sotto i vincoli feudali del vescovo del Montefeltro (con sede a San Leo), dentro lo Stato della Chiesa, governato dal papa, che risiede a Roma. Ce lo dice un documento redatto a Sant'Igne, una località vicinissima a San Leo, in un convento francescano, dei Frati Minori. Dal documento risulta che San Marino è alla pari di San Leo, Talamello e Maiolo, altre località della Valle del Marecchia, il fiume che sfocia a Rimini. Assieme si battono contro il vescovo: per scindere quei vincoli, per non pagare tributi. Con una differenza però. A San Leo, a Talamello, a Maiolo, comanda un signore ed è il signore che postula l'esenzione dai tributi, come privilegio.
A San Marino, invece, è la comunità a rivendicare l'esenzione, come diritto. Con la fermezza, la costanza, la determinazione con cui ci si batte per un diritto. Diritto che viene da un Santo. Così sostengono, i Sammari-
nesi, in un processo del 1296, a Valle Sant'Anastasio, un altro convento.
Non pagano, perché non hanno mai pagato. E' stato il loro Santo, a lasciarli liberi: NEMINI TENERI.
2 NEMINI TENERI
3 Beatus Marinus
4 Consules
1243
5 Malatesta
Montefeltro Albornoz
6 Respublica
7 Della Rovere
8 Bembo Addison
9 Napoleone
10 Napoleone III
Garibaldi
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Page 1 of 1Storia della Repubblica di San Marino, Nemini teneri, 1296, Valle Sant'Anastasio
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Storia della Repubblica di San Marino Tratta dalla videocassetta Nemini teneri, cioè non dipendere da
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1 La libertà viene dal Santo Marino Indietro Avanti
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NEMINI TENERI vuol dire non dipendere da nessuno. cioè "libertà" nel linguaggio medioevale. Il Santo è Marino, un tagliapietre venuto dalla
Dalmazia, ai tempi di Diocleziano, attraversando
l'Adriatico, assieme a suoi compagni di fede e di lavoro. Forse per sfuggire alle persecuzioni. Qui, in pietra, ha costruito un sacello, tutto con le sue mani: dalla fondamenta, su su fino al tetto di robuste tegole pure in pietra, per un'opera solida, eterna come la sua fede. Anche il letto si è scavato, lì accanto, nel fianco del monte. Morì, dice la leggenda, il 3 settembre del 301: lasciando, in eredità, il monte, un esempio di fede e lavoro, ed il seme di quei convincimenti che più tardi saranno chiamati "libertà". Attorno al sacello, una comunità di uomini semplici, poveri, credenti in Dio, contende alla roccia i pianori per gli orti, volta e rivolta, lì sotto il monte, una terra grigiastra che restituisce poco più della semente, e solo se sbriciolata, ammorbidita, impastata dal sudore. Fiumi e strade corrono lontano. Separati dal mondo, quegli uomini, si abituano a contare solo sulle proprie forze. Ignorati dagli altri, concepiscono l'assurdo convincimento di non aver alcun obbligo verso gli altri: NEMINI TENERI. E lo difendono. Il Montefeltro è teatro di guerra, nello scontro fra papato ed impero. I grandi del momento non trovano di meglio che venire a rincorrersi su per questi monti. Si contendono San Leo.
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Storia della Repubblica di San Marino Tratta dalla videocassetta Nemini teneri, cioè non dipendere da
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1 San Marino comune, 1243 i primi consules Indietro Avanti
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La gente si protegge dalle soldataglie, dagli sbandati, dai delinquenti, cingendo con semplici muri di pietre appena sgrossate i cucuzzoli dei monti, lungo la Valle del fiume Marecchia. Con quei muri sorge pure la voglia di continuare a fare da sé, di non dipendere da altri, di non pagare a chicchessia tributi.
Maiolo, Talamello... ogni cucuzzolo per sé, ognuno col suo colore. Di quei muri, quasi subito, si appropriano i signori. Non sul Titano. Qui, il fortilizio, la Guaita, non è mai di un signore. Qui ci si alterna nella guida della comunità: con lo scrupolo e la regolarità di un impegno religioso, assunto davanti a tutti, nel sacello del Santo. Sul Titano la comunità cresce. Il sacello diventa pieve, la chiesa principale della parrocchia: centro di aggregazione per i
piccoli abitati di campagna che hanno appena una cappella e qualche casa in muratura. Dalla Guaita viene a tutti la sicurezza, dalla pieve il conforto della religione. E, congiuntamente, gli antichi convincimenti, eredità di Marino. Quei convincimenti, in un paio di secoli, cementano la intera parrocchia in una sola comunità e la saldano alla roccia. In un atto notarile del 1243, compaiono, assieme al vescovo, i rappresentanti della comunità: Filippo da Sterpeto e Oddone di Scarito: Consules, oggi, Capitani Reggenti. La comunità si è data delle regole: gli statuti; una organizzazione: il comune. Ma è: sotto i vincoli feudali del vescovo di San Leo.
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1 Fra guelfi e ghibellini. Fine dei vincoli vescovili Indietro Avanti
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Attorno, nel mondo, è guerra, fra guelfi e ghibellini. Rimini è in mano ai guelfi, il partito dei papi, guidati dai Malatesta. A Urbino sono i Montefeltro a capeggiare i ghibellini a nome dell'imperatore. San Marino è in mezzo. Pur essendo comune, si allea coi Montefeltro: per liberarsi dal vescovo. Ci riuscirà dopo un secolo, quando i papi vanno ad Avignone. Dapprima toglie al vescovo la residenza dentro le mura, poi lo disconosce come giudice, infine gli contesta ogni forma di tributo. Un vescovo, esasperato, tenta di vendere, in blocco, San Marino e Sammarinesi. Un altro ricorre alla congiura. Si lotta senza tregue e regole, con sentenze ed armi. Finalmente, il 1351: il vescovo Peruzzi, sconfitto dai ghibellini, perde anche San Leo, la sua sede. Non sa più dove andare. I Sammarinesi gli aprono le porte: deve firmare, però, l'atto che li affranca dai vincoli feudali.
I cardinali, Albornoz, Anglico, cercano di riportare un po' d'ordine, per conto del papa. San Marino, lo lasciano: piccola pedina in un complicato gioco di equilibri fra i signori che contano: Montefeltro e Malatesta. Castello dopo castello i Montefeltro scendono le valli, con le loro
bandiere. I Malatesta le risalgono. Avanti e indietro, per quasi due secoli. Anche Firenze, anche Venezia allungano talvolta lo zampino. San Leo, Maiolo, Talamello cambiano e ricambiano padrone. Così Verucchio, Montefiore..., San Marino no.t
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1 1463, raddoppio del territorio, nella guerra fra Federico d'Urbi-no e Sigismondo Malatesta, in alleanza con papa Pio II
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Boutros Boutros-Ghali
San Marino rimane libero comune. Anche quando, attorno, furoreggiano signorie e principati. Federico da Urbino e Sigismondo da Rimini, riorganizzano i loro territori in mini stati, si atteggiano a sovrani, con corti sfarzose, in arte e ricchezza.
Tolgono tante bandiere. Per essi la politica è un'arte, un gioco di intelligenza, fuori di ogni
regola, anche morale. San Marino resiste: all'uno e all'altro. Blandizie ed astuzie non lo distraggono.
Anzi accentua la sua diversità facendosi chiamare repubblica.
Rafforza, così, la sua identità. Repubblica è come democrazia. Quasi una sfida. E la difende. Tira su un altro girone di mura. E poi: occhi aperti ed armi sempre lucide ed affilate, pronte al primo rintocco della Guaita.
Di armi, i Sammarinesi, ne hanno: ogni Reggente, al termine dei sei mesi, deve consegnare una balestra nuova. Con le armi, i Sammarinesi, ci sanno fare: hanno
imparato facendo i mercenari, nelle annate di magra, quando lo spettro della fame si fa più assillante. E tutto l'arco dei denti ben in vista. Ben sfoderati ed in vista,
quei denti, San Marino, li mette anche anche sul sigillo, il biglietto da visita dell'epoca. E ringhia di brutto se si sente degli occhi addosso. E scatta se c'è da prendere. Nel 1463 i Malatesta sono in difficoltà? In combutta col papa Pio II ed i Montefeltro, San Marino dà loro addosso: d'un sol colpo, raddoppia il suo territorio.
Poi la bagarre finisce. I signori abbassano la cresta. Per primi i Malatesta. A Rimini arrivano i cardinali.
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1 Attentati di Fabiano da Monte e Lionello Pio Indietro Avanti
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A Rimini arrivano i cardinali, ma i pericoli per San Marino non cessano. Adesso, dalla Romagna, sono proprio nipoti e parenti di cardinali a provarci, con colonne di armati: nel 1543 da Rimini e da Santarcangelo,nel 1549 da Verucchio. Di fronte a quei nuovi pericoli, San Marino rafforza le mura. Poi, chiede aiuto ad Urbino. E lo sollecita ad impegnarsi a proteggerlo: ad impegnarsi, questa volta, pubblicamente e per iscritto, affinchè tutti sappiano.
E' da quattro secoli che San Marino si fa
proteggere da Urbino. C'è chi lo considera tutt'uno con quel ducato. Proprio il ducato d'Urbino, agli inizi del Seicento, sembra avviarsi alla fine: il duca, Francesco Maria della Rovere, è vecchio e senza figli. Mancando eredi tutto passerà alla Chiesa. Anche San Marino è dato per spacciato. Pure un pittore - Mingucci di Pesaro - la pensa così. E lo descrive, già, al papa, con un disegno acquarellato, come fa per altri luoghi. Ne coglie gli aspetti essenziali. Vi si sofferma, con solerte dovizia di particolari. E lo mette in elenco con i luoghi del ducato. Si sbaglia. San Marino ha giocato d'anticipo: già nel 1603 ha chiesto direttamente al papa di impegnarsi, da subito e per iscritto, a proteggerlo, in sostituzione di Urbino, se quel ducato dovesse sparire, per mancanza di figli maschi del duca.
Il duca muore una trentina d'anni dopo, nel 1631. Roma rispetta il patto: Urbino, e tutto il ducato, passa alla Chiesa. San Marino, no. Di tante, è rimasta solo la sua bandiera.
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1 Il Santo Marino incoronato Principe.Card. Alberoni Indietro Avanti
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Nel frattempo i sammarinesi hanno proceduto ad una ricognizione delle ossa del Santo. Poi hanno adornato le reliquie con una corona regale, simbolo di sovranità. E ci hanno scritto ben in chiaro che è il Santo l'autore, il fondatore della loro libertà. Nessun cardinale o papa, in epoca di controriforma, può togliere la corona a un Santo! Basterà? San Marino, adesso, è in balia di Roma. E' un paesino come tanti, aggrappati ancora ai monti, come nel Medioevo, nella miseria di una economia in sfacelo, adesso che il mondo non ha più nel Mediterraneo il suo centro. E' poco più di una municipalità, dentro lo Stato della Chiesa, una minuscola autonomia senza difese, senza protettori. Non si arrende. Gioca un'ultima carta: scavalcare lo Stato della Chiesa e farsi conoscere al mondo. In Italia, in Europa, ovunque, duchi e granduchi, principi e marchesi, baroni, re ed imperatori; dappertutto la cappa dell'oppressione e dell'assolutismo: un po' di chiarore in Olanda, appena un barlume verso Venezia.
A Venezia si viene a sapere che: su un cucuzzolo dell'Appennino, dentro lo Stato della Chiesa, c'è "una comunanza d'huomini montani, che la repubblica amministrano, né servono ad alcuno". Gli scrittori, i giornalisti dell'epoca, riprendono la
notizia, in polemica contro gli assolutismi. La colorano di libertà e democrazia. La gonfiano fino al mito della "città felice". La notizia esplode in quel mondo dominato dagli assolutismi. Supera le Alpi. Francia, Olanda... Dall'Olanda è rilanciata per tutta Europa assieme ad una veduta, che, col suo realismo, ne rafforza l'interesse e la credibilità. Qualcuno, incuriosito, verrà a vedere. A verificare. Fra questi l'Addison, scrittore inglese degli inizi del Settecento. La trova davvero, quassù, una scintilla della antica libertà: fra la gente, fusa coi sentimenti della fede. Il Santo, egli nota, è al centro dell'Altare Maggiore; chi offende il Santo è punito alla pari di chi bestemmia Dio. Si parla e si scrive di San Marino. San Marino, prende posto, stabilmente, nel cuore e nella mente delle genti. E' fatta: d'ora in avanti c'è l'Europa, il mondo a vigilare su San Marino. Lo si vede poco dopo, quando Roma decide di sopprimerlo. Manda il Cardinal Alberoni. Soldati, astuzie giuridiche, pressioni religiose, non bastano a sottomettere i sammarinesi. Le loro grida oltrepassano lo Stato Pontificio. Parigi, Madrid, Vienna intervengono. San Marino riacquista la sua autonomia. E' il 5 febbraio del 1740, giorno di Sant'Agata: da allora compatrona della Repubblica.
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1 Napoleone grazia San Marino e lo eleva a Stato Indietro Avanti
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L'episodio alberoniano fa il giro del mondo. Centuplica la simpatia per San Marino. Il mondo si prepara alle rivoluzioni: un San Marino già repubblica, sembra aver anticipato quelle rivoluzioni. Anche Napoleone lo vede così. Quando viene giù per la penisola, nel 1797, come un terremoto. Davanti a San Marino, si ferma e lo addita a modello di repubblica e di libertà. Offre addirittura ingrandimenti territoriali: un ingrandimento fino al mare. San Marino, prudente, rifiuta.
Travolge tutto Napoleone. Sconvolge tutto. E prende ovunque ciò che vuole. Cambia e ricambia la geografia politica. Anche le antiche repubbliche: Lucca, Genova, Venezia... tutte soppresse. San Marino, no: fa eccezione. Rimane. E rimane "repubblica", anche quando, tradendo gli ideali della rivoluzione, pure lui, Napoleone, si metterà sul capo una corona. Per San Marino egli è il gigante buono. Lo protegge, lo coccola con sproporzionate offerte di doni. Lo fa crescere. Fino ad elevarlo concretamente
a stato. Fino a creargli un posto fra gli stati, con scambio di ambasciatori e firma di trattati. Il NEMINI TENERI ha, per la prima volta, il riconoscimento dei popoli e delle nazioni.
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1 Garibaldi e Napoleone III impongono a Cavour di salvare San Marino. 1862, Convenzione Italo-sammarinese Indietro Avanti
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Napoleone passa. Il Congresso di Vienna, rifa' daccapo la cartina d'Italia. Non si occupa di San Marino. Non ce n'è motivo. San Marino è di nuovo dentro lo Stato Pontificio, in una penisola di nuovo Arlecchino. Ma, ormai, ci si avvia all'unificazione. L'unificazione la vogliono i liberali, parte dei quali si batte per un'Italia unita, sì, ma democratica e repubblicana. San Marino, che è repubblica, proprio perché repubblica è sinonimo di democrazia, rappresenta, per quegli ideali, un modello, una bandiera. La simpatia di quei liberali esplode nel 1849, quando Garibaldi, il loro eroe,
inseguito dagli Austriaci, entra in San Marino con un migliaio di reduci della Repubblica Romana. Ed è subito circondato: da diecimila soldati, ben armati, ben comandati. Non c'è scampo: o resa incondizionata o battaglia. I Sammarinesi si mettono in mezzo come mediatori. Bloccano le parti. Poi, nottetempo, - il rischio è enorme!- fanno scappare Garibaldi, sua moglie Anita e gli ufficiali più compromessi, ed aiutano con cure, vettovaglie, danaro e salvacondotti gli altri rimasti intrappolati. La riconoscenza di Garibaldi e dei liberali
democratici sarà decisiva per San Marino, unitamente alla protezione della Francia, alla cui guida c'è di nuovo un Napoleone. Infatti Cavour, per unificare la penisola, si serve proprio di loro: Napoleone III, Garibaldi e liberali. Non può scontentarli. Cavour, quando passa qui, sotto il Titano, coi suoi piemontesi, nel 1860, San Marino lo lascia indietro. Non può fare altrimenti!
Sul Titano riprendon fiato. Poi subito a chiedere all'Italia appena formata, la stipula di un trattato, cioè un riconoscimento di sovranità. Arriverà, quel trattato, nel 1862: dopo la morte del Cavour, quando al governo c'è Rattazzi, il quale, di nuovo, ha bisogno di Garibaldi e di Napoleone.
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1 Riconoscimenti internazionali, fino all'ONU Indietro
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Oramai San Marino è una realtà politica accettata, riconosciuta. Ottenuto quel primo timbro, ne cerca altri, oltralpe: ogni trattato (la materia non importa) costituisce riconoscimento di sovranità. Ce la fa, dopo quarant'anni - materia: estradizione dei delinquenti - dapprima con la Gran Bretagna, poi con l'Olanda, Belgio e Stati Uniti d'America. Nel 1908, altro passo: è accettato nell'Istituto Internazionale d'Agricoltura: per la prima volta in un organismo internazionale. A partire dal 1971 nomina ambasciatori.
Entra poi nel Consiglio d'Europa. Ha già un posto nella CSCE. E' membro dell'ONU: il più alto consesso di tutti gli stati del mondo.
Sta scritto: tutti i paesi membri sono uguali nel diritto, indipendentemente dalle dimensioni e dalla collocazione geografica. E', questa, la più alta affermazione del NEMINI TENERI, l'idea di libertà,
concepita sul Titano, nel silenzio dell'isolamento da un pugno di montanari, accanto al sacello di un Santo, nei primi secoli del Medioevo cristiano. E poi difesa con ogni mezzo e verso tutti, fino ad avere il riconoscimento di tutti.
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