Storia Dell'Arte

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Riassunto di periodi artistici

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PREISTORIAPrefazione(Pre Prima Hstoria Storia, indagine) il tempo che precede la narrazione storica fino al sviluppo di civilt monumentali; sumeri, babilonesi, assiri ed egizi ovvero i popoli della mezzaluna fertile tra la valle del Nilo ed il fiume Tigri.La parola monumentale costituita da manere (restare) e monere (ammaestrare); infatti documenta ed insegna. La storia inizia con l'esigenza di tramandare e ci accade con lo straordinario sviluppo culturale ed urbano dei popoli che lasceranno appunto testimonianze culturali. Non a caso la scrittura nasce nel loro periodo. L'archeologia la scienza che indaga su questi segni del passato e ne ricostruisce il loro sviluppo cronologico.

L'uomo preistoricoEt della pietra (precede le prime grandi civilit)-paleolitico (1800 000 10 000 ac )-mesolitico (8000 6000 ac )-neolitico ( 6000 4000 ac )Et dei metalli (sostituisce lentamente quella della pietra)-et del rame (4000 3000 ac)-et del bronzo ( 3000 XI/X ac )-et del ferro ( XIII VI/V ac )

L'arte nel paleolitico superioreNasce a causa dell'approccio dell'uomo primitivo nel controllare la natura tramite la magia.

SCULTURA: Il materiale utilizzato l'osso, la pietra, l'avorio o la steatite. Note sono le veneri, rappresentazioni femminili con accentuazione di attributi anatomici al scopo simbolico di favorire la fertilit della donna e dei campi, quando seppellite. Erano diffuse in maggior parte dell'Europa continentale.

PITTURA O GRAFFITO RUPESTRI: All'interno o alle vicinanze di caverne abitate, vi erano rappresentazioni di caccia mediante graffiti e pittura.Il graffito consisteva nell'incidere le pareti tramite selci o pietre appuntite. La pittura invece era il tracciare forme e figure medianti tinte terrene o minerali pestati e mescolati con sostanze vegetali e animali. I colori utilizzati hanno tonalit calda, prima venivano stesi con le dite e poi iniziato l'impiego di pennelli o penne d'uccello.

ARCHITTETTURA (mesolitico V millennio ac )Dopo l'inizio della sedentariet in territori irrigui vi stata una grande diffusione di insediamenti megalitici ( mega grande lithos pietra )MENHIR: monolite conficcato al suolo e sagomato per assumere una forma slanciata. Spesso presente in lunghe file.

DOLMEN: due monoliti verticali o pi aventi funzione di pareti a cui viene appoggiato orizzontalmente un lastrone di pietra.

CROMLECH: grandi costruzioni megalitiche a pianta circolare; una serie di monoliti sagomati a parallelepipedo conficcati al suolo in cerchio per funzione di riti magici.

STONEHENGE: (1800 ac ampliato nel 1500 ac) un doppio recinto di Menhr verticali sormontati da architravi monolitici, formano un duplice e gigantesco cerchio (50 tonnellate). All'interno si innalzano 5 dolmen megalitici disposti ad U.

La COSTRUZIONE aveva varie fasi; trasporto sul luogo inserimento a terra innalzamento stabilizzazione a suolo.L'enorme manodopera era sottratta alle altre attivit vitali del tempo, segno dell'importanza che gli veniva data.

I POPOLI DELLA MEZZALUNA FERTILEIl clima favorevole ha facilitato lo sviluppo e la fondazione delle prime citt; le citt stato, centri di sviluppo culturale ed autonome, governate da un re, spesso massima autorit religiosa e militare. I vari scontri tra le citt stato hanno favorito le espansioni di regni ed imperi.

I SUMERI

Hanno fondato le prime citt; Ur, Uruk, Lagash etc. Ecco le prime citt stato autonome governate da un re, la prima ad essere definita come civilt urbana.

ZIGGURAT: Costruzione gigantesca, struttura a pianta quadrangolare costituita da pi piattaforme sovrapposte ed accessibili medianti rampe e scalinate esterne.In cima vi la cella del tempio, contenente le statue degli dei, mentre scendendo si trovano luoghi di culto ed appartamenti reali. Al piano terreno si trovano botteghe e magazzini. Una delle ziggurat meglio conservate si trova nella citt di Ur, dedicata a Nanna, dio della luna.Il MATERIALE utilizzato costituito dai mattoni, la prima testimonianza del loro impiego che ha rivoluzionato l'edilizia.

SCULTURA VOTIVA: Il materiale la terracotta o la pietra calcarea, ha temi religiosi. Non c' una forte caratterizzazione al scopo di rendere riconoscibile il soggetto, ma si rappresenta il suo ruolo tramite la fattura degli abiti e l'attegiamento.

STATUA IN DIORITE DI GUDEA: un tempo a Lagash, oggi risiede a Louvre.1. Ha piedi uniti 2. Il lungo mantello lascia scoperti la spalla ed il braccio destro 3. Il mantello, simbolo regale, decorato da iscrizioni cuneiformi 4. Il mantello cade senza panneggio 5. Possieda un'ampolla panciuta da cui fuoriescono due rivoli d'acqua simmetrici, simbolo del lavoro irriguo di Gudea.

I BABILONESI

Fioriscono tra il XVII ed il XVI ac, subiscono i flussi culturali dei sumeri.

SCULTURA: Nei bassorilievi i personaggi vengono scolpiti con il volto, braccia e gambe di profilo, mentre il busto e gli occhi sono frontali. Ha lo scopo di descrivere una descrizione simultanea di tutte le parti del corpo dal punti di vista migliore.

STELE DI HAMMURABI: blocco di basalto, alto 225 cm, in cui vengono incise 282 leggi in caratteri cuneiformi. In alto vi il bassorilievo raffigurante il Dio Sole Shamash concedere simbolicamente le leggi allo stesso re.

RINASCITA BABILONESE: Accade tra il VII ed il VI ac, sotto Napopolassar e Nabucodonsor, dopo mezzo millennio di dominazione assira.

ETEMENANKI: Centro di una nuova ricchissima Babilonia, uno Ziggurat gigantesco, a pianta quadrangolare con sette gradoni sovrapposti ed alta, forse, 90 metri. I studiosi non sono in grado di riprodurne la forma esatta. Si vocifera che sia il soggetto del mito della Torre di Babele.

PORTA DI ISHTAR: dedicata ad Ishtar, dea dell'amore e della guerra, era la pi imponente delle nove porte e conduceva al tempio di Nuova Babilonia. Decorata all'esterno da variopinte mattonelle di ceramica invetriata, rappresentanti i Mushush, creature emblema del Dio Marduk.

VIA DELLE PROCESSIONI: Si snodava in direzione del tempio, lunga 250 metri e larga 22, fiancheggiata da un grandissimo fregio azzurro.

GIARDINI PENSILI: Considerati una delle sette meraviglia dell'antichit, probabilmente mai esistiti, il tramandare questa leggenda rappresenta l'importanza che i neo-babilonesi ha sempre goduto nella storia.

GLI ASSIRI

La loro arte rappresenta il loro carattere aggressivo e guerresco.

NINIVE: L'ultima capitale, sulla riva sinistra del Tigri, circondata da una cinta di mura in mattoni alta 24 metri e lunga 12 chilometri. I palazzi reali superavano in grandiosit e ricchezza di decorazioni quelli di Ishtar e Nabu.

ARTE ASSIRA: Si tendeva a celebrare le vittorie dei monarchi. Ai dei venivano comunque innalzate Ziggurat.Il bassorilievo rappresenta titanicamente le imprese dei loro sovrani.Le TECNICHE RAPPRESENTATIVE erano pi raffinate a causa dell'uso di scalpelli di ferro, pi precise di quelle di bronzo.

LEONE MORENTE: Piccolo pannello di alabastro calcareo dal Palazzo Nord di Assurbanipal a Ninive; rappresenta l'animale trafitto da una freccia mentre vomita sangue in un crudo realismo. Il valore simbolico denota la supremazia del re assiro anche sulla natura.

FORTEZZA DI SARGON: Fortezza edificata da Sargon II, uno dei primi esempi di progettazione urbana dell'antichit. Racchiude un'area rettangolare di 300 ettari, 20 occupati dalla cittadella circondata da un recinto fortificato e quadrangolare, cuore politico e religioso al cui si erge un Ziggurat. Si accede mediante porte monumentali ove ai stipiti sono raffigurati dei Lamass giganteschi in alabastro calcareo.

GLI EGIZI

Per tre millenni hanno conservato l'autonomia della loro arte a causa del loro isolamento culturale. Ha finalit ad onorare gli Dei ed il faraone.

MASTABA: Tomba monumentale del periodo proto-dinastico, precede le piramidi. Prima erano destinate ai faraoni, poi ai dignitari di corte. Riunite in Necropoli, sono collocate ad Ovest delle abitazioni, in direzione degli Amenti (il regno dei morti).STRUTTURA:-Sotterranea: Vi un sepolcreto in fondo ad un pozzo profondo usualmente 22 metri. Dentro viene calato il sarcofago del defunto insieme ai suoi beni.-Superficiale: INTERNA: ha lo scopo di chiudere per l'eternit il pozzo, contiene le camere per le offerte o di preghiera per i parenti.ESTERNA: Costituita prima da mattoni crudi, poi dalla pi duratura pietra calcarea; le mure sono alte 5-6 metri, vengono dette scarpate dall'arabo panca.

LE PIRAMIDI: nel corso dell'antico regno vengono costruite e prime piramidi. Questo periodo viene chiamato Et delle piramidi.Inizialmente non sono che grandiosi sovrapposizioni di pi mastabe, ma Imhotep, forse il primo grande architetto della storia fa edificare, oltre alla necropoli di Saqqara, la Piramide a gradoni di Djoser.

PIRAMIDE DI DJOSER: 1. Formata da sei enormi piattaforme fatte da blocchi di pietra calcarea squadrati ed allineati in filari sovrapposti leggermente scarpati 2. Alta 60 metri, un record temporale 3. una struttura priva di spazi interni. Le camere per il rito funebre si trovano sottoterra.

PIRAMIDE DI CHEOPE: uno dei risultati dell'evoluzione delle piramidi a facce lisce, nonch la pi grande e celebre; 1. I gradoni vengono rivestiti in lastroni squadrati di pietra calcarea 2. Alta 146,60 metri ed avente un base quadrata di 230 metri ha un'area di 5 ettari 3. Le 4 facce sono rivolte simbolicamente ai punti cardinali con un'inclinazione di 52 gradi 4. Il rivestimento, quasi tutto perduto, era di calcare bianco ricavato dalle cave di Tura.Internamente; 1. La Camera del re al centro, rivestite con lastre di pregiato granito rosso 2. Sopra vi una struttura di alleggerimento composta da 5 camere per alleviare la pressione 3. Dalla camera del re si accede ad una complicata serie di corridoi e gallerie che portano alla faccia settentrionale della piramide ad una decina di metri d'altezza.

PIRAMIDE DI CHEFREN E MICERINO:

Chefren: b=210 m, h=136 m 1. Torna ad avere la camera sotterranea 2. Conserva ancora, in parte, il rivestimento di calcare dalle cave di Tura.

Micerino: b=106 m, h=62m 1.Ha facce meno inclinate con un miglior senso dell'equilibrio 2. Vi era un rivestimento in granito, pi duro e pregiato.

I TEMPLI

Non sono luoghi di preghiera ma di conservazione alla creazione secondo la religione degli egizi. Sono dei luoghi dove gli dei possono riposare nell'eterna lotta contro le forze oscure. Si distinguono in Divini (consacrati alle divinit) e Funerari (eretti per facilitare la vita dopo la morte di un faraone o di un suo consorte).

Presentano 5 elementi costruttivi tipici: 1. Pilone (l'ingresso monumentale) 2. Cortile colonnato (unico spazio accessibile ai fedeli) 3. Sala Ipstila (dotata di copertura in pietra sorretta da colonne, riservata ai sacerdoti) 4. Vestibolo (camere per le offerte) 5. Santuario (contiene la statua del Dio ed il cuore del tempio).

Lo sviluppo detto a cannocchiale in quanto il percorso si svolge in linea retta ed in costante salita dal portale trionfale al santuario in uno spazio che tende progressivamente a restringersi. Simboleggia il faticoso cammino che separa gli uomini dagli dei.

I TEMPLI DIVINI: Il nuovo regno definito l'et dei Templi.

TEMPIO DI AMON: il tempio divino pi straordinario, dedicato all'omonimo Dio. Sorge a Karnak presso l'antica Tebe. La sua costruzione durata mezzo millennio non mai stata conclusa.STRUTTURA: 1. Via degli dei: il pi grande accesso mai costruito al mondo, un lungo viale fiancheggiato da 40 monumentali sfingi 2. Colossale pilone d'ingresso: costituito da due massicci torrioni affiancati apre la (3.) Porta trionfale che immette al (4.) Cortile colonnato; percorso per tutte la sua lunghezza da due file di colonne monumentali che indirizza ad un secondo pilone ove si accede alla vastissima (5.) Sala ipstila; una selva di 134 colonne con capitelli papiriformi (colonne che riportano alla figura della palma) che sorreggono la copertura in giganteschi lastroni monolitici in pietra. Dopo tre piloni di dimensioni decrescenti un breve (6.) vestibolo colonnato conduce al (7.) Santuario, mentre il (8.) Naos consiste in un piccolo locale di granito dove al suo interno vi erano collocate la statua di Amon e la barca divina, dove poteva essere trasportato in processione lungo il fiume.

I TEMPLI FUNERARI: Considerati il prolungamento simbolico del mondo dei vivi dalla dimora del defunto affinch egli collaborasse con Amon e con gli dei solari alla conservazione del creato.

TEMPIO DI RAMESSEUM: Agli imbocchi della Valle del Re e della Valle della Regina sorgono i resti del grandioso Ramesseum dedicata ad uno dei faraoni pi famosi e potenti. Strutturamene simile nella successione degli elementi costruttivi dei templi, ha probabilmente la miglior conservata Sala della apparizioni in tutto Egitto. Nel primo cortile vi era la pi grande statua di Ramses in tutta Tebe, simbolo dei raffinati intenti celebrativi degli artisti egizi; essa rappresentava il faraone seduto in trono ed verosimile che avesse un'altezza compresa tra i 17 e i 19 metri d'altezza.

LA PITTURA E IL RILIEVO: Con la pittura si intendeva Campire, ovvero riempire di colore una figura disegnata su una superficie liscia, solitamente in Limo, mentre con il rilievo si incideva una figura su un supporto di pietra levigato. Era un basso rilievo nel caso l'incisione venisse eseguita asportando lo sfondo e mettendo in risalto il soggetto, mentre era un rilievo inciso nel caso veniva scolpito solo il contorno delle figure mantenendo la stessa sporgenza dello sfondo. Entrambi le tecniche erano solitamente associate nell'Antico Regno fino a quando pi tardi la pittura divent una forma d'arte indipendente.

MINERALI E TERRE COLORATE: Si mescolavano i pigmenti (tinte) ottenuti da minerali macinati e terre colorate con un agglutinante, una sostanza collosa, dando al colore una consistenza semiliquida che si definisce a tempera.

La funzione dei rilievi non decorativa ma religiosa.TECNICHE REALIZZATIVE: Rispettavano dei dogmi prestabiliti di semplicit anzich realistici, Una figura umana si dipingeva mettendo in evidenza le sue caratteristiche fisiche essenziali e pi significative ( Volto, testa = profilo. Occhio = frontalmente per descrivere l'espressione. Busto = frontalmente per rispettarne la simmetria, nel caso delle donne per uno dei seni veniva rappresentato lateralmente per definirne la forma. Arti e gambe = laterali). Il colore della pelle era simbolico, negli uomini era rosso bruno, nelle donne pi chiaro, addirittura ocra.

FREGIO DELLE OCHE: Si trova nella mastaba di Itet: rappresenta delle oche su un fondo liscio di intonaco rifinito in gesso, rappresentante nell'esatta riproduzione delle proporzioni con le regolarit della composizione, che fanno di queste uno degli esempi pi alti di sensibilit artistica degli egizi.

TOMBA DI MENNA; Nel XVI ac la pittura, liberandosi dal rilievo, subisce un addolcimento. Nell'opera vengono infatti rappresentate scene di quotidianit in caratteri meno rigidi e convenzionali. Si vede dall'estrema naturalezza utilizzata nel dipingere la figlioletta Menna, accovacciata sotto il padre; viene trasgredita nelle regole che imponevano la visione frontale del busto.

LA SCULTURA: Le statue venivano ricavate in pietra da un unico blocco materiale con l'uso di scalpelli di bronzo. Vi erano tre fasi:-Sbozzatura: si dava una forma approssimativa alla materia da scolpire. Si effettua ai quattro lati del blocco di pietra.-Rifinitura: Scolpite con scalpelli pi piccoli si rendevano i piccoli dettagli ed i particolari minuti.-Politura: asportare tutti i residui di lavorazione, rendendo la superficie liscia tramite l'impiego paziente di lisciatoi in pietra.

La scultura reincarna i defunti; tale certezza necessit dunque di un maggior realismo. I dogmi della scultura sono solennit e serena monumentalit. Le statue sono collocate nei tempi e nelle tombe.

MICERINO E LA MOGLIE: Qua vengono riassunte tutte le caratteristiche simboliche richieste a una scultura egizia; il faraone eretto con la gamba sinistra avanzata, al capo possiede il Nmes, le sue braccia sono rigide lungo i fianchi ed i pugni stringono due scettri, simbolo di potere. La regina, pi bassa e minuta, ha i piedi uniti e veste un leggerissimo Kalaris. Abbraccia il marito cingendo alla vita con il braccio destro, mentre appoggia la mano sinistra sul braccio sinistro del consorte; simbolo di unione felice. La finezza del taglio sorprendente, dato che il materiale impiegato il basalto; una delle pietre pi dure in natura.

BUSTO DELLA REGINA NEFERTITI: Nel corso del nuovo regno, soprattutto sotto Akhenaton, la statuaria riceva un nuovo e vigoroso impulso. Vi una cura meticolosa nella realizzazione dei particolari della regina Nefertiti, sposa del faraone Akhenaton. Il suo ritratto ci rivela un volto raffinato ed austero mentre al contempo la lunghezza del collo le conferisce dolcezza e regalit, simbolo della sua rinominata bellezza. La colorazione bruna, non conforme alle regole usuali, mentre le sopracciglia e gli occhi sono messi in risalto dalla linea morbida del trucco.

RITRATTO DI AKHENATON: il risultato che la ricerca di nuove forme espressiva non porta necessariamente ad esiti realistici. Le caratteristiche del volto lo fanno sembrare una severa maschera, conferendogli un'espressione simbolica e misteriosit fissata. Dopo la sua morte, le sue innovazioni artistiche verranno riassorbite dalla tradizioni, secondo i quali si doveva escludere qualsiasi ricerca di naturalismo.

MASCHERA FUNERARIA DI TUTANKHAMON: Rappresenta il giovane faraone morto dopo solo nove anni di regno. La sua tomba intatta e non ha subito saccheggi; realizzata in oro massiccio con preziosi inserti di quarzo, lapislazzuli (una pietra rara dall'intenso colore azzurro) al fine di presentarsi dignitosamente al cospetto degli dei. I lineamenti stilizzati, il copricapo a righe con i simboli regali dell'avvoltoio e del serpente insieme alla barbetta ricalcano l'archetipo tradizionale che ogni maschera funeraria avrebbe dovuto avere.

DALLE STATUETTE FINO AI COLOSSI

RAPPRESENTAZIONE DI SERVI; La solennit della scultura egizia veniva a meno quando si raffiguravano i servi a lavoro. Questo perch all'oltretomba dovevano continuare a rimanere ai servigi del defunto, queste statuette erano generalmente in terracotta o in legno.

TEMPIO DI AMON ED ABU SIMBEL: Vi un esempio della produzione delle statue pi grandi della storia. Sono quattro, alte 22 metri e rappresentano il faraone Ramses II sul trono nella tipica posizione regale con le palme delle mani appoggiate sulle ginocchia. La loro funzione non religiosa, ma appunto monumentale per onorarne la memoria nei secoli.

SFINGE: Rappresentata in statue gigantesche, assumevano anche il ruolo di guardiani delle tombe e dei templi, come la Sfinge di Giza, guardia della piramide di Chefren. Scolpita in una collinetta calcarea, ha un'altezza di circa 20 metri e una lunghezza di 73. Rappresenta un corpo di leone accovacciato con la testa umana, ispirata a Chefren. La severa maest della pi grande scultura esistente al mondo diventata il simbolo di tutti gli interrogativi che l'uomo non pu n comprendere n risolvere.

CRETA E MICENE

Contemporaneamente ai popoli della mezzaluna fertile si svilupp una grande civilt sull'isola di Creta, ponte ideale tra oriente ed occidente e centro dei commerci marittimi. Essa viene preceduta dalla cultura cicladica tra neolitico ed et del bronzo nell'arcipelago delle Cicladi. Dopo una straordinaria fioritura segu, forse, una tragica fine. I cretesi influenzarono profondamente i loro invasori dando origine alla civilt acheo-micenea che a sua volta svilupp quella greca.

I greci riconoscevano le loro origini nel racconto di Dedalo, considerato da loro il primo architetto, scultore ed inventore. Egli ha costruito il palazzo di Minosse insieme al labirinto omonimo. Fugg divulgando le sue conoscenza in Grecia.

Per confermare l'attendibilit storica dei racconti di Omero, gli archeologi Schliemann e Sir Arthur John Evans riportarono alla luce successivamente; la citt di Troia ed il Tesoro di Atreo a Tirinto (Micene) l'uno, il Palazzo di Cnosso l'altro.

I CRETESI E LE CITTA' PALAZZO

PERIODO PREPALAZIALE: L'era precedente ai palazzi. Venivano costruiti edifici in mattoni crudi e le pareti dei vani interni dipinte. C'era una tecnica in ceramica simile allo stile di Kamares.

PERIODO PROTOPALAZIALE; venivano edificati i grandi palazzi, nuclei di Cnosso, Festo e Mallia. La loro organizzazione spaziale permetteva la conservazione anche dopo la scomparsa della civilt cretese. Si sviluppano attorno uno spazio centrale a pianta quasi rettangolare, lastricato e scoperto.Questo periodo comunque meglio ricordato dallo Stile di Kamares nell'arte della ceramica; si riusciva a produrre ceramica da pareti sottilissime chiamate Guscio d'uovo. Pochi sono i colori usati: giallo, rosso, bianco su fondo nero. I motivi ornamentali principali sono costituiti da curve, spirali e cerchi che si intersecano in decorazione geometriche. Spesso alla pittura si univa l'ornamentazione plastica (a rilievo), tramite l'incollatura sulla superficie dei vari recipienti degli elementi colorati. Un esempio il cratere da Festo con i fiori a rilievo.

PALAZZO DI CNOSSO: Un palazzo citt, a causa delle sue dimensioni abbracciava anche una vasta comunit. Priva di mura difensive, segno di un mondo pacifico; il mare era gi guardiano unito ad una potente flotta.1. La sala del trono affacciava alla grande (2.) fronte centrale per funzione religiose. (3.) Stretti corridoi venivano utilizzati per le processioni. Le (4.) gradinate esterne (chiamate erroneamente teatro) erano destinate ai riti religiosi e varie rappresentazioni. I numerosi ambienti disposti a pettine sulla sinistra erano (5.) magazzini, mentre a destra (6.) botteghe. Gli spazi aperti aperti di ogni residenza erano (7.) giardini. Le (8.) colonne, in legno, erano rastremate (diminuivano di spessore andando verso il basso).

PITTURA PARETIALE: Ornavano i principali ambienti del palazzo di Cnosso, a sogetto geometrico e naturalistico. A causa del deterioramento temporale di molti restauri, non chiaro cosa originariamente dovevano essere.

GIOCO DEL TORO: Uno tra i meglio conservati, su un fondo turchese monocromo rappresenta il salto sul toro, all'allora lo sport pi popolare.

STATUETTE VOTIVE: La ceramica smaltata sub un0intensa produzione nell' era dei nuovi palazzi. Fra le pi note vi la Dea dei serpenti di Iraklion; ha il tipico abito a falde ricadenti bloccato sui fianchi da un elemento a sella. Uno stretto corpetto lascia liberi i seni, cingendo gli avambracci. Un gatto sulla testa ed i due serpenti sulle mani la rappresentano come Madre Terra.

LA CERAMICA: si possono riconoscere due stili; Vegetale (rappresentante piante) e Marino (rappresentante esseri marini).

I PROCHOL DA FESTO: Sono esempi significativi, la prima ricoperta di ramoscelli pieni di foglie. La seconda, successa da concavit e convessit che ne definisce la forma, suggerisce un moto ondoso ove nuotano dei nautili.

STILE PALAZIALE; nuovo stile rinvenuto pi tardi nel palazzo di Cnosso.Ha diverse caratteristiche; 1. Rispetta dogmi geometrici rigorosi 2. E' estremamente stilizzato 3.Ha una forte simmetria che gli conferisce un'austerit quasi solenne.

Il Pithos raffigurato sul libro ha un'ornamentazione vegetale e floreale stilizzata stilizzata e si distingue per l'ascia bipenne (due lame contrapposte), un oggetto rituale rappresentato in molti ambienti del palazzo di Cnosso. Le linee verticale sono interrotte solo per dare risalto al contrasto con le asce.

SCULTURA: Ottiene uno sviluppo straordinario. Un esempio un Rhyton in steatite rappresentante un toro sacro, un vaso per le libagioni, dotato di fori sul collo ed in corrispondenza delle narici per immettere liquidi. Solo il lato sinistro originale, il restauro ha integrato il legno dorato sulle corna che erano di oro massiccio. La steatite lavorata con grande precisione in modo da riprodurre realisticamente l'animale. Gli occhi sono in preziosi cristalli di rocca.

PERIODO POSTPALAZIALE: 1400-100 ac, rappresenta la fine della civilt minoica devastata da eruzioni e terremoti; poi la conquista achea porto alla distruzione i nuovi palazzi. L'arte non che un'eco ridondante del passato (senza innovazioni).

I MICENEI E LE CITTA' FORTEZZA

MICENEO ANTICO: Gli influssi cretesi sono molto evidenti tanto da influenzarne quasi interamente l'arte. Sono stati comunque rinvenute tombe scoperte con ricchi corredi funerari.

TAZZA DI VAFIO': Tazza d'oro dalla tomba di Vafi in Lconia, rappresenta il legame tra la pi antica produzione micenea e quella coeva minoica. La parte esterna rappresenta la cattura di alcuni tori, antico tema cretese, mentre l'interno rivestito in lamina liscia. Nella figura si celebra la furia selvaggia dell'animale che carica due cacciatori.

MASCHERE FUNEBRI DELLE TOMBE REALI: Ne furono rinvenute cinque in lamina d'oro da Schliemann a Micene. Due di queste sono significative; la prima presenta gli elementi figurativi che da soli riescono a definire il volto (folte sopracciglia raggiate unite alla radice del naso e le ciglia e le palpebre chiuse ma separate da una linea incisa) e a caratterizzarlo, mentre la seconda, la cosiddetta Maschera di Agamnnone, di pi pregevole fattura, possiede una linea incavata che sottolinea le palpebre chiuse, la fine barba ed i baffi ondulati nobilitano il personaggio. Questa maschera stilisticamente notevole se paragonata alle altre, per questo recentemente stata messa in dubbio nella sua autenticit.

MICENEO MEDIO: Periodo caratterizzato dalla costruzione di tombe a thlos.
THOLOS: una sala ciricolare costituita da una pseudocupola ogivale (indica la forma acuta o affusolate dell'arco cupolare), formata da un certo numero di anelli lapidei (fatti di pietra) che si restringono verso l'alto fino a chiudersi. Questi si reggono per gravit a causa del peso dei massi di ogni anelli che si aggettano rispetto a quelli sottostanti. Le facce interne sono sagomate.

TESORO DI ATREO: Nota anche come la Tomba di Agamennone, situata a Micene. L'edificio si compone in un corridoio (Dromos) lungo 36 metri e largo 6, le cui pareti di contenimento, formati in blocchi di pietra a filari orizzontale, crescono man mano che si avvina la Tholos. L'accesso avviene tramite un'apertura trapezoidale (5,40 m x 2,70 m) sormontata da un architrave monolitico dal peso di 12 tonnellate. L'unico ornamento dato dalle leggere cornici dell'architrave che originariamente la impreziosiva; un complesso composto da semicolonne decorate al fianco dell'apertura, al di sopra quali due ulteriori colonnine delimitate da una lastra ornata con motivi a spirale. L'architrave sormontato dal triangolo di scarico, un accorgimento costruttivo che porta il peso sovrastante a gravare sugli stipiti. La tholos (14,50 m x 13,20 m) era decorata con rosette di bronzo. La camera sepolcrale, attiguo alla tholos, era destinata a ricchi corredi funebri.

MICENEO TARDO: Fase conclusiva con la distruzione dei grandi edifici a opera dei Dori. Caratteristiche sono le citt fortezza sormontate da immense mure ed alte fabbriche dell'acropoli, quella parte della citt posta pi in alto e difesa dalle mura.La loro altezza (11 metri Tirinto, 6 metri Micene) le conferisce il titolo di ciclopiche.

TIRINTO: Dotata di pochi accessi e di un camminamento coperto da lastroni di pietra inclinati. 1. Un grande propylon (pro davanti, pylon porta) immette in un vasto (2.) cortile esterno da cui tramite un altro picco propylon si accede al (3.) cortile porticato. Su uno dei lati si accede al megaron, l'organismo pi vasto ed interno dei palazzi micenei. Questo si compone da tre pezzi: 1. Il vestibolo, a contatto con l'esterno reca due colonne fra le ante (terminazioni) dei muri laterali 2. L'antisala, perviene tramite tre aperture del vestibolo 3. Comunica con un solo accesso, la grande sala del trono dotata di quattro colone sorreggenti di copertura. In essa e attorno al focolare si riunivano gli alti ranghi.

PORTA DEI LEONI: Porta monumentali, immette nell'Acropoli ed vicina al recinto delle tombe reali. Il varco costituito da una soglia, incassato sotto il terreno da due stipiti ed un architrave sovrastato, nel triangolo di scarico, da un rilievo il cui soggetto erano due leonesse rampanti che poggiano le loro zampe anteriori sulla colonna. Simboleggia la potenza delle mura posta sotto la loro protezione.

Solo Atene si salvata dai Dori, quella che sar il centro di tutta la Grecia e svilupper l'arte ellenica, erede e continuatrice della cultura minoica e micenea.

LA GRECIA

Le origini greche sono remote ed incerte, ma possono comunque collocarsi alla fine del II millennio ac. L'intero Peloponneso assieme alle Cicladi meridionali sono sottomesse dai Dori, facendo migrare i popoli locali; inizia il Medioevo Greco, un periodo di forti crisi alla quale seguir lentamente la civilt greca, chiamata Ellenica che deriva da Elleno, eroe mitologico dal quali si credevano orgogliosamente discendenti.

PERIODO DI FORMAZIONE: XII-VII secolo ac, fa riferimento a quella lunga serie di cambiamenti che aprono la via all'autonomo sviluppo della civilt greca nell'invasione dorica del Peloponneso. In questa fase si abbandona il concetto di citt-fortezza.

LE POLEIS: Nate tra il XI ed il IX secolo ac, sono un modello urbanistico di organizzazione sociale e convivenza civile. Si compone in: 1. Acropoli, posta generalmente alla sommit di un colle, rappresenta il cuore simbolico e religioso della citt. Di solito circondata da mura e al suo interno sorgono templi e santuari.2. L'sty o citt bassa, si estende ai piedi dell'acropoli e rappresenta la citt vera e propria con abitazioni, botteghe ed edifici pubblici. Al suo centro si apre l'agor che la piazza principale delle polis. Inizialmente adibita per il mercato, a partire dall'et classica si terranno riunioni politiche. Pertanto l'agor rappresenta il cuore sociale e civile della polis. 3. La chra, cio la campana suddivisa a sua volta da kmai (villaggi agricoli) da cui trae sostentamento l'intera Polis. Rappresenta il cuore economico e produttivo.

L'arte vascolare: Noto anche come Periodo Geometrico, in quanto alla base dell'ornamento degli oggetti in terracotta ritrovati vi soprattutto un motivo geometrico che pu essere semplice o complesso (svastiche), ma comunque astratto.(Vedi le varie forme sul libro)Fin dall'inizio l'artigianato fittile assume in Grecia una vasta importanza e diffusione, dato che l'argilla materia prima. L'assenza di vetro rendeva la terracotta l'unico materiale utilizzabile per la realizzazione di contenitori. I vasi pi antichi risalgono ai secoli X ed IX ac; sono essenziali sia nella forma che nelle decorazioni che spesso non coprono tutto il vaso ma solo alcuni suoi elementi come il collo, le anse, la spalla o il piede. Ne esempio una semplice anfora ateniese al museo ceramico di Atene; il motivo decorato ridotto al succedersi di vari archi di cerchi neri e concentrici in un fregio alla spalla, mentre tre sottili linee sotto le anse sottolineano la pancia.

ANFORE FUNERARIE: Nel VIII secolo si assiste al definitivo sviluppo decorativo sui vasi. I defunti vengono cremati e le loro ceneri disposte in urne fittili che verranno interrate ad un metro di profondit. A protezione di tali si incastra nel terreno un lastrone di pietra poggiante su una tavoletta al quale si colloca una grossa anfora (per le defunte) spesso riccamente decorata e parzialmente interrata. Serviva per le libagioni.

ANFORA DEL LAMENTO FUNBRE: Rinvenuta presso il Dpylon, la pi importante porta dell'antica Atene. Alta 155 centimetri aveva funzione di segnalazione. Si tratta di un'anfora a collo distinto dalla lunga imboccatura senza raccordi curvi. La decorazione consiste in sessantacinque fasce sovrapposte e variano di spessore. Le decorazioni, in vernice nera lucida su fondo rosso-terracotta sono un succedersi di greche, meandri ed altre figure pi semplici. Fra le anse si sviluppa un registro decorato raffigurante una scena di lamentazione funebre. Al centro vi un alto catafalco (torre di legno) sul quale giace un cadavere. Intorno vi sono 14 figure maschili nell'atto di portarsi le mani alla testa in segno di disperazione. Sotto vi sono quattro figure piangenti; due femminili, inginocchiate e due maschili sedute. Si nota la mancanza di prospettiva che schiaccia tutti i personaggi su un piano che rimangono comunque costruiti geometricamente e sono astratti. Tra le fasce geometriche, due rappresentano una fila di cervi a pascolare.L'ETA' ARCAICA: Vi una ripresa dei commerci con il Vicino Oriente con conseguente incremento demografico e benessere generale. La maggior richiesta di bene porta alla nascita di colonie autonome e nel VII secolo ac la spinta colonizzatrice porta in Sicilia, Spagna, Francia e zone mediterranee.All'interno delle poleis l'arte riceve un nuovo impulso; architettura si basa su leggi d'armonia e di proporzioni nelle misure, e la scultura abbandona l'impostazione geometrica per dar attenzione alla riproduzione della figura umana.

IL TEMPIO E LE SUE TIPOLOGIE: Simbolo del spirito greco politeista. Tutto soggetto alla Tyche, il fato. Poich gli dei greci sono concepiti a immagine e somiglianza difficile stabilire se il soggetto rappresentato in una statua greca sia un atleta o un eroe o un dio. Questo fattore influenza anche i templi che hanno proporzioni talmente armoniose e forme cos semplici e razionali da risultare perfettamente comprensibili, addirittura umani. Il tempio greco nasce e si sviluppa contemporaneamente alla casa che continua a consistere in una semplice costruzione a mattoni crudi, coperta da una capanna.

Questa somiglianza nota nell'Heraion di Argo, santuario alla dea Hera, una delle prima tipologie di tempio. Si tratta di un unico ambiente a pianta rettangolare preceduta da un portico sorretto da due colonne inizialmente lignee e poi in pietra. Il tetto, a due falde, ornato geometricamente. Possiede tre elementi caratteristici; 1. Il naos, dove viene custodita la statua del Dio 2. Nell'are (altari) si tengono tutte le celebrazione ed i sacrifici 3. La cella, simile al megaron miceneo, rettangolare ed ha un accesso attraverso un'unica porta sul lato minore. L'interno dunque oscuro, a stento rischiarato da bracieri e conferente un alone di solennit.Lo spazio porticato tra il pronao ha la funzione di filtro simbolico tra l'esterno ed il naos. Il numero delle colonne variabile seguendo le dimensione di un tempio. Si definisce tetrastilo se sono quattro, esastilo se sono sei e cos proseguendo.

LE TIPOLOGIE DEI TEMPLI: Si basano sul numero e la disposizione delle colonne. Vitrvio Pollione, nato nella seconda met del I secolo ac, stato il primo architetto ad averci tramandata l'esatta descrizione di queste tipologie in De Architectra dove passa in rassegna anche tutti i problemi architettonici ed urbanistici del tempo. Esistono dieci tipologie (ante, pro, peri, dip, mono ed ipe).

Il tempio in antis: prende il nome dai due pilastri quadrangolari costruiti al termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos. Tra le ante vengono erette due colonne in modo che il pronao ne risulti delimitato dall'ingresso alla cella.Il tempio doppiamente in antis: presenta anche sul retro della cella un secondo pronao. Questo prende il nome di opistdomo (pistha dietro, domos casa). Questa aggiunto non era funzionale ma estetica in quanto conferiva al tempio un aspetto pi simmetrico.Il tempio prostilo: ha la stessa pianta dell'antis, solo che davanti al naos si ergono quattro colonne venendo cos a crearsi una specie di porticato che ne amplifica il filtro simbolico.Il tempio anfiprostilo: Consiste in un raddoppiamento di quello prostilo; un colonnato di fronte al pronao ed uno sul retro di fronte all'opistdomo. Anche in questo caso ha funzione simmetrica.Il tempio periptero: Circondato da colonne lungo tutto il perimetro, formando cos un portico chiamato peristsi.Il tempio pseudoperiptero: In esso il colonnato sembra circondare tutta la cella, ma in realt, in corrispondenza dei suoi lati, manca la peristasi in quanto si hanno solo mezze colonne addosso alle pareti della cella stessa.Il tempio diptero: Consiste in un doppio colonnato che circonda l'intero perimetro, in modo che ogni colonna della serie interna sia allineata con quella esterna.Il tempio pseudodipstero: Consiste in un diptero semplificato dove l'unico colonnato ha una distanza tale che la peristasi ha l'ampiezza di due intercolumni pi lo spessore di una colonna.Il tempio monoptero: A pianta circolare, circondato da una solo circonferenza di colonne. In esso manca la muratura del Naos e dunque l'ara con la statua al centro, all'aperto.Il tempio periptero circolare: Detto a Tholos per la similitudine con la pseudocupola, in esso il naos assuma forma cilindrica e la peristasi si trasforma in un porticato circolare.Il tempio petro: una variante del diptero. Il naos ha due accessi ed privo di copertura.

GLI ORDINI ARCHITETTONICI: Grande novit edilizia, rappresenta il rapporto costante delle dimensioni di ogni elemento di un edificio con le dimensioni dell'edificio nel suo insieme. Ci prende spunto ad un'attenta osservazione dell'ecosistema naturale. Viene introdotto il modulo, unit di misura pari al diametro base di una colonna. La progettazione dei templi si basa sulla simmetria che nasce dalla proporzione che consiste nella commisurabilit delle singole parti di tutta l'opera proprio come il corpo umano. Tre sono gli ordini architettonici impiegati dai greci.

L'ORDINO IONICO: Il pi antico e maestoso, impiegato quasi esclusivamente per la costruzione dei templi. Risale all'epoca arcaica. Il tempio dorico non poggia sul terreno ma sul crepidma in pietra, un massiccio basamento costituito da tre o pi gradini con la funzione simbolica di sopraelevare la residenza degli dei dal terreno. La parte superiore del crepidoma prende il nome di stilobate, ovvero il piano orizzontale sul quale poggiano tutte le colonne del tempio. La colonna si compone in due elementi distinti: il fusto, verticale a forma cilindrica, ed il capitello, il coronamento, uniti entrambi da un elemento anulare di raccordo chiamato collarino. Inizialmente le colonne sono lignee ma a partire dal VII secolo ac vengono sostituite da quelle di pietra o il marmo. I vari elementi che compongono il fusto prendono il nome di rocchi e vengono sovrapposti a secco, fissati con un perno centrale di bronzo. Il fusto della colonna dorica rastremato verso l'alto ma non un uniformemente perch presenta un leggero rigonfiamento chiamato entasi che ha la funzione di correggere la vista lontana della colonna che sembrerebbe sottile. Il fusto dorico non liscio ma presenta in genere 20 scanalature verticali di forma cilindrica ed accostate una in seguito all'altra senza smussature ed arrotondamenti (spigoli vivi) in modo da sembrare compatte quando vi un alternarsi di fasce di luce ed ombra se colpite dal sole. Il capitello formato da due elementi sovrapposti: l'echino che ha la forma centrale di un catino convesso e l'abaco che ha la forma di un parallelepipedo molto schiacciato. L'insieme degli elementi strutturali e decorativi sul capitello prendono il nome di trebeazione che formata a sua volta da tre elementi sovrapposti: l'architrave, elemento strutturale per eccellenza in quanto collega orizzontalmente tutte le colonne del tempio e serve da sostegno per la trebeazione. I vari blocchi monolitici che la compongono sono chiamati interasse, cio la distanza ricorrente tra gli assi di due colonne vicine. Questo sormontato dal fregio che si divide in un listello chiamato tnia per poi alternarsi tra metope, lastre di pietra poste a chiusura dei spazi quadrangolari che venivano a crearsi fra le travi lignee (in et classica inizieranno a venire dipinte o decorate a bassorilievo), e triglifi che servivano per proteggere le teste delle travi lignee per impedire che imputridissero, facilitando con le scanalature il defluire dell'acqua piovana. Il loro motivo decorativo composto da quattro profonde scanalature verticali: le due centrali sono uguali, mentre le laterali sono larghe la met. Sotto ogni triglifo presente un corto listello chiamato rgula dal quale pendono quattro o sei gocce, elementi decorativi a forma di tronco.La cornice, infine, aggetta sul fregio al fine di proteggerne i bassorilievi. Gli elementi descritti sono legati da precisi rapporti proporzionali, cosicch conoscendo la misura di uno se ne conosce anche degli altri.

GLI EFFETTI OTTICI: Sono numerosi per rendere la visione dei templi armoniosa e perfetta. La leggere convessit dello stilobate da invece una sensazione perfettamente orizzontale; se fosse stato orizzontale, il massiccio numero delle colonne lo avrebbe fatto sembrare concavo. Le colonne stesse non sono mai perfettamente verticali ma presentano una leggera inclinazione interna sempre per il stesso motivo.

LE COPERTURE DEI TEMPLI: Sono sorretti da grosse travi di legno con un inclinazione della falde a circa quindici gradi; sono coperti da tegole piane di terracotta con sovrastanti coppi che non sono altro che tegole lunghe e stretta messe a protezione dei bordi di giuntura delle tegole piane. Il tutto fissato con delle antefisse, consistenti in elementi di terracotta con motivi antropomorfi (teste femminili) o floreali (palmette). Le due falde del tetto a capanna formano due spazi a forma di triangolo isoscele che prendono il nome di tmpani. L'insieme del timpano e le cornici che lo costituiscono chiamato frontne. Alla sua sommit ed ai suoi due vertici sono collocati dei bassi piedistalli aventi la funzione di sorreggere elementi decorativi costituiti da statue in terracotta che prendono il nome di acrotri.

IL COLORE DEI TEMPLI: In origine erano vivaci; ad esempio nel tempio dorico di Athena i triglifi dovevano essere blu e la tenia rossa generando un evidentissimo contrasto.

HERAION DI OLIMPIA: Fra i pi antichi templi dell'et arcaica, eretto in onore di Hera senza dubbio il pi significativo. Sorge all'interno del Santuario di Zeus, una vasta area sacra ai piedi del monte Crnio. Si tratta di una massiccia costruzione periptera esastila con un lungo naos preceduto dal pronao di accesso concluso sul lato opposto da un simmetrico opistodomo. Il naos suddiviso in tre navate da otto colonne per lato. La navata centrale ha lunghezza quasi tripla a quelle laterali, lungo le quali quattro speroni perpendicolari alla pareti esterne della cella creano altrettanti nicchioni dove venivano conservate le statue votive. La peristasi esterna di 6x16 colonne ha una dimensione che determina una forte sproporzione tra lunghezza e larghezza. Le colonne erano lignee ma pian piano che si deterioravano venivano sostituite con quelle di pietra calcarea.

TEMPIO DI ATHENA APHAIA A ENGINA: Bene conservato nell'omonima isola del Golfo di Sarnico; sorge all'interno del santuario, un recinto inizialmente dedicato ad Aphaia e poi consacrato ad Atena. Si tratta di una costruzione periptera esastila con una peristasi di 6x12 colonne ioniche. Il tempio attuale, edificato su un preesistente tempio di Aphaia viene eretto tra il 510 ed il 480 ac. Le colonne erano costruite in pietra calcarea stuccata, mentre i capitelli, acroteri e le decorazioni scultoree dei frontoni erano in pregiato marmo. Anche questo naos a tre navate con due serie di cinque colonne a doppio ordine sovrapposto. Il sistema proporzionale molto vicino al rapporto 1 a 2, assai pi armonico di quelle presente nell'Heraion.

I TEMPI DI PAESTUM: Rispecchiano l'andamento di nuove tendenze artistiche autonome che prende passo in Magna Grecia e in Sicilia. Paestum il nome latino di Poisedonia posta nella valle del Sele in Salerno, nata come colonia di Sybaris; robustamente fortificate minuta di quattro porte sui punti cardinali, la citt presenta una struttura a pettine con tre grandi strade parallele orientate ad Est-Ovest e una fitta rete di vie minori. A settentrione della prima delle tre strade si trova il santuario dedicato ad Athena dove si erge il tempio omonimo, fra questa strada e la parallela di mezzo sorgeva l'asty con l'agor e gli edifici pubblici, mentre nella fascia fra la strada di mezzo e quella meridionale trovava spazio il vasto santuario dedicato a Poseidone con i templi di Hera e Nettuno.La Basilica di Paestum costituisce uno degli esempi pi noti e conservati di tempio dorico in Magna Grecia. Deve il suo nome alla credenza temporale che non si trattava di un tempio ma di un ambiente coperto destinato ad essere un tribunale o se di riunioni di cittadini. Si tratta invece di un grandioso tempio periptero ed ennastilo dedicato ad Hera e collocato al santuario meridionale di Poseidonia. La peristasi risulta 9x18 colonne ioniche e le dimensioni complessive superano di poco il rapporto ideale 2 a 1. Le cinquanta colonne perimentali in pietra calcarea grigia si ergono ancora, mentre nulla rimasto del naos, diviso in due navata da una fila centrale di sette colonne dove nella sua parte occidentale si doveva aprire un sacrario non molto diffuso in Grecia. Nell'adyton i conservava invece la statua del dio, vero cuore simbolico del tempio. Il fregio, la cornice ed i frontoni sono andati quasi tutti perduti mentre i timpani e le metope erano ancora del tipo arcaico: lisci. Le colonne sono rastremate ed hanno un entasi pronunciata, queste terminano con un capitello dall'echino panciuto sormontato da un abaco molto largo.Nell'area del santuario settentrionale sorgono i resti di un secondo tempio dorico, il Tempio di Cerere dedicato ad Athena; l'edificio periptero e presenta una peristasi 6x13 colonne con venti scanalature, entasi pronunciata e collarino decorata con motivi in rosso,blu ed oro. Viene per la prima volta applicata in Magna Grecia la regola proporzionale del rapporto 2 a 1. L'edificio si articola intorno ad un vasto naos navata unica (ora distrutto), posteriormente privo di opostomo. In prossimit dell'ingresso due scale gemelle conducono al sottotetto. Il pronao, invece, delimitato da sei colonne con capitelli ionici.Infine, poco pi a Nord della Basilica, sorge il grande Tempio di Nettuno, fra i pi imponenti e conservati del periodo; un edificio dorico periptero con una peristasi di 6x14 colonne con dimensioni addirittura maggiori della Basilica. Costruito circa nel 460 ac, in pietra calcarea con un fregio di arenaria, presenta un naos suddiviso longitudinalmente in tre navate, con due ordini di sette colonne sovrapposte. L'accesso alla cella rialzato al pronao da una scalinata di quattro gradini. Le colonne appaiono cos massicce che per snellirne l'aspetto presentano 24 scanalature anche se nel complesso le proporzioni hanno ormai acquisito il tipico equilibrio del dorico maturo.

L'ORDINE IONICO: Nasce quasi contemporaneamente all'ordino dorico in Grecia, la sua origine orientale; risultato dei scambi commerciali e culturali con gli Ioni. L'ordine ionico non rimane per cui un fenomeno isolato ottenendo un'espansione anche nelle principali isole egee. Se Vitruvio paragonava la colonna dorica alla potenza del corpo maschile, quelle ionica rappresenta quella femminile nella sua slanciatezza. L'altezza complessiva misura 8 o 9 moduli mentre l'intercolumnio pu misurarne circa due.

La colonna si compone in tre elementi. La base, introdotta dall'ordine ionico, dove poggia il fusto conferendogli un senso di maggiore grazia. Tale base pu assumere in relazione all'ambiente di costruzione forme molto diverse. La pi nota la base attica che si compone a sua volta in toro inferiore, una scozia ed un toro superiore disposti a base circolare. Il toro una modanatura (elemento decorativo sagomato con funzione di raccordo) convessa a forma di grosso disco semicircolare che pu essere liscio o decorato. La scozia una modanatura concava a forma incanalata, facendola cos essere in ombra; funge da raccordo fra i due tori dove poggia il fusto della colonna. Il fusto ionico non ha entasi ed solcato da 24 scanalature che non si succedono pi tramite spigoli vivi ma arrotondati, artificio che accentua quel senso di grazia. L'elemento caratteristico comunque il capitello che spesso dipinto con colori blu, rosso ed oro. Esso composto da un piccolo echino convesso decorato a ovoli e dardi (a forma di mezz'uovo o punta di freccia), da due morbide volute e da un sovrastante abaco di uno spessore tanto limitato da farlo sembrare una modanatura. Il suo profilo, infine, di tipo curvilineo decorato anche questo con ovoli e dardi in modo da raccordarsi dolcemente con la sovrastante trabeazione (leggi: la costruzione geometrica della voluta ionica). L'architrave sagomato in modo che le tre fasce che lo compongono risultino lievemente aggettanti (tripartito). Il fregio continuo, percorre senza interruzione l'intero perimetro dell'edificio. Sopra il fregio corre il geison (la cornice).

HERAION DI SAMO: Sono pochi i resti di templi d'et arcaica di ordine ionico pervenuti fino a noi, a causa dei rimaneggiamenti a cui sono statti sottoposti sia alle devastazioni di carattere bellico. L'Heraion di Samo, nell'omonima isola egea, di cui rimangono pochissimi resti. Venne eretto in onore di Hera ad opera di architetti nativi del luogo che lo impostarono su un colossale stilobate 52,50x105 metri. Si trattava di un tempio diptero octastilo di un anti-conformista carattere asimmetrico, privo di opistodomo con dieci colonne sul lato occidentali rispetto alle otto presenti sul fronte orientale. Il vasto naos diviso in tre navate, cos come il pronao di forma quadrata. Le 104 colonne dell'enorme peristasi dovevano apparire esili e slanciate a causa dall'altezza di 18 metri dalle 40 scanalature a spigolo arrotondato. Le colonne poggiano su base asiatica che presentava un semplice toro con una serie di leggere scanalature orizzontali a sua volta appoggiato su un disco analogamente scanalato, detto spira.

ARTEMISION DI EFESO: Sorge sui resti di precedenti santuari dedicati a Cible, antichissima divinit asiatica della fertilit. In seguito fu dedicato alla dea della caccia, Artemide. La costruzione del pi grandioso edificio di tutta l'antichit si protrasse per circa un secolo. Distrutto nel 356 ac, venne ricostruito nel 334 ac grazie all'interessamento di Alessandro Magno. Il tempio, di cui non ci restano che pochi frammenti dispersi, fu costruito su un crepidoma di due gradini. L'edificio, interamente in Marmo, era in diptero octastilo circondato da una selva di 116 colonne disposte su tre file sul fronte e due sui lati lunghi. La peristasi 8x21 rimanda a uno schema molto allungato. Il fronte era rivolto ad Ovest, in contrario alla tradizione, presentava un vasto pronao quadrato a tre navate. Il naos, l'unica parte costruita in pietra calcarea era rivestita in lastre di marmo del tipo ipetro. Al suo interno vi era collocato il naiskos, cio una cappellina chiusa contenente una statua lignea della divinit con dietro un'ara votiva. Concludeva la costruzione un ambiente minore, forse ipetro simile all'adyton. La peristasi era ennastila. Le colonne dovevano avere 40, 44, 48 scanalature alternativamente di due diverse larghezze e raggiungevano l'altezza di 18,90 metri. Esse culminavano con capitelli marmorei dalle morbide volute che in quelli del fronte principale erano sostituite da rosette scolpite a otto petali. Infine almeno 24 delle gigantesche colonne antistanti al pronao poggiavano su alti tamburi di marmo scolpiti con figurazioni decorative a rilievo, impostati su basi asiatiche a doppia scorza.

L'ORDINE CORINZIO: L'ultimo in successione, raggiunge la sua massima diffusione in et ellenistica. La base della colonna corinzia (prende il nome da Corinto, una delle poleis pi potenti) riprende quella ionica, ma a volte rialzata mediante un plinto (elemento inferiore della base della colonna, quadratico), il fusto percorso da 24 scanalature a spigolo mussato. L'elemento caratteristico il capitello composto da un nucleo a forma di tronco di cono, il clato. Attorno ad esso si dispongono delle foglie stilizzate di acnto organizzate su pi livelli: la prima corona e la seconda corona. A volte presenta anche una terza corona con foglie pi minute. Tra le foglie della seconda sopravanzano degli steli terminanti con otto paia di volute. Le quattro paia di volte grandi corrispondono ai quattro spigoli, mentre quelle pi piccole spuntano in corrispondenza alla met dell'abaco e sono dette lici. Da queste si erge uno stelo dritto che sulla sommit si apre in un fiore dal grande pistillo che rivolge la corolla verso l'esterno che prende il nome di fiore dell'abaco. La trabeazione, la cornice ed i timpani sono simili a quelli ionici. Nel complesso quest'ordine risulta il pi raffinato e snello fra gli ordini greci imita la bellezza della figura delle fanciulle dice Vitruvio.

KOUROI E KORAI: Rappresentano i primi passi di quella perfezione tecnica e di quell'equilibrio formale che si formeranno in epoca classica nella statuaria.Il Koros un giovane uomo nudo in posizione stante. La nudit risalta il corpo e l'intelletto. Generalmente raffigurato con testa eretta, le braccia convenzionalmente stese lungo i fianchi, i pugni serrati e la gamba sinistra leggermente avanzata, quasi ad accennare un passo.Il Kore una giovane donna vestita con un lungo chitone e himation, anch'essa stante. La veste indica il suo ruolo sociale (moglie, madre). Di solito raffigurata con la testa eretta, i piedi uniti ed un braccio steso lungo il fianco a reggere la veste e l'altro in atto recare al petto un vaso o piatto delle offerte. Kouroi e korai possono raffigurare anche divinit, simbolo della parit di dignit ed importanza degli uomini riguardo gli dei. Kouros rimanda infatti al concetto delle splendore fisico di un giovane (kals kai agaths, bello e buono) in poche parole l'ideale. Analogamente la kore non solo una giovinetta ma possiede anche la matura consapevolezza della donna e della madre. Entrambi sono soggetti simbolici.Le fasi iniziali della scultura arcaica si ispirano a quella egizia di carattere votivo (la gamba sinistra avanzata, la rigida posizione delle braccia i pugni serrati attorno a due cilindri, segno di potere). Ci non deve meravigliare anche perch i scambi commerciali fra questi due popoli hanno permesso anche un contatto culturale.

SCULTURA DORICA: VII e VI secolo ac, gli elementi ricorrenti sono: la predilezione per il nudismo, la creazione di forme estremamente semplici e quadrate, l'adozione di proporzioni massicce. Elementi di grande solidit e potenza.

KLEOBI E BITONE: Esempio significativo, rappresenta una coppia di kouroi; i due fratelli, Kleobi e Bitone figli di Cidppe, sacerdotessa di Hera. I giovani compiono un'impresa per la madre e vengono ricompensati da Hera con il sonno piacevole ed eterno, al fine di preservarli dalla vecchiaia e dalla morte. Le proporzioni sono tozze nella loro massiccia espressivit, raffigurano i fratelli stanti con braccia muscolose e leggermente flesse, i polpacci sono innaturalmente evidenziati. La testa eccessivamente sovradimensionata ma la forma squadrata le conferisce un senso di maestosa gravit, sormontata dalla voluminosa capigliatura che ricade in dodici trecce. Sotto la bassa fronte sporgono grandi occhi a mandorla di derivazione egizia mentre le labbra sono increspate nel sorriso arcaico molto comune all'epoca, conferisce misteriosit. Il modellato delle ginocchia e dell'addome non realistico; viene reso convenzionalmente tramite incisioni geometriche, circolari per indicare le rotule e campaniformi per dare l'idea dell'addome e la cassa toracica. Le statue sono state scolpite per esser viste frontalmente, tradizione egizia. Di lato perdono espressivit. A quel tempo si concepisce ancora il corpo umano secondo forme geometriche . Le doppie curve dei muscoli corrispondono al relativo asse simmetrico come anche le clavicole. Le curve a V che delimitano inferiormente il torace, costruiscono le rotule e segnano i gomiti nella parte posteriore.

LA SCULTURA ATTICA: Met del VI secolo ac, soprattutto ad Atene e territori limitrofi. In contrasto alla contrapposizione violenta delle masse nella scultura dorica, rappresenta un'armonizzazione tra le varie membra.

MOSCHOPHOROS: Esempio significativo, un kouros che porta un vitellino sulle spalle reggendolo per le zampe, rappresenta un uomo nell'atto di recare al tempio la propria offerta oppure ritirare il premio di una gara. Le braccia e le zampe si incrociano generando una X, segno di simmetria ed austera monumentalit. A differenza dei kouroi pi arcaici questo non completamente nudo, infatti indossa la chlana, tipico mantello che i greci portavano il chitone, una corta tunica. Le vesti aderenti evidenziano la muscolatura dando un maggior risalto di quanto non sarebbe stata in nudit. La testa del vitello ruotata frontalmente cos come le braccia piegata e la gamba sinistra avanzata, pur accennando movimenti, ribadiscono l'immobilit frontale della composizione. La testa ovoidale incorniciate da capelli ondulati che si raccolgono in trecce ricalanti sulle clavicola. Una barbetta liscia a frangia orna il volto secondo la moda arcaica. I particolari anatomici sono realizzati con accuratezza tecnica cercando di ricondurre vari schemi geometrici semplici e riconoscibili come gli archi del sopracciglio e le labbra, l'ombelico e le perline delle trecce. Nonostante il materiale impiegato (marmo) presenta evidenti tracce di policromia.

LA SCULTURA IONICA: Contiene evidenti flussi orientali, caratterizzata da: una maggior raffinatezza del modellato; pi attenzione ai particolari anatomici. Un uso di proporzioni dolci e slanciate. Una pi ampia libert compositiva rispetto agli schemi tradizionali di riferimento.

KOUROS DI MILO: Deve il suo nome all'isola cicladica dove stato rinvenuto. Pressoch integra fino ad oggi anche se il marmo di Nasso ha subito una forte erosione superficiale che ne ha consumato un po' i contorni. Il kouros, completamente nudo, ha la posa stante dorica ma se lo si confronta al Kleobi e Bistone saltano all'occhio alcune differenze ioniche. La testa pi gracile e le membra, seppur meno realistiche, presentano un modellato pi morbido e meno squadrato. La statua stata scolpita per una visione frontale, il volto privo di peluria, i capelli corti sulla fronte ed acconciati in modo da formare lunghe treccioline ricadenti dietro le spalle. Infine presenta un sorriso arcaico.

HERA DI SAMO: E' il miglior riassunto delle caratteristiche tipologiche delle statue femminili. Giuntaci acfala rappresenta la dea Hera o una fanciulla che reca offerte al tempio. Sul plinto vi inciso il nome Chermyes: si tratta probabilmente del donatore, colui che ha offerto la statua alla dea. La limpida forma geometrica rimanda ai xana, antichissimi idoli pre-ellenici ricavati da un tronco d'albero. La statua infatti sostanzialmente cilindrica con il chitone che si allunga a campana in basso lasciando il spazio alle dita dei piedi nudi ed uniti. Rappresenta un soggetto femminile stante, con il braccio destro rigidamente steso lungo il fianco con la mano chiusa a pungo. Il braccio sinistro invece, quasi del tutto perduto, doveva essere rappresentato nell'atto di sorreggere un dono. La verticalit delle sottili piegature del chitone conferisce alla figura un slancio mitigato ma non interrotto dalla diagonalit del panneggio del soprastante himtion. Nel suo complesso l'Hera di Samo rimanda alla morbida modulazione di luci e ombre nelle scanalature a spigolo arrotondato ioniche.

LA PITTURA VASCOLARE: Poche sono le testimonianze pittoriche, conosciamo comunque il nome di pittori famosi quali: Polignoto di Taso, Zusi di Eracla, Parrsio di Efeso, Ncia di Atene, Protgene di Cauno e Aplle di Colofne. Moltissime loro notizie e descrizioni delle loro opere ne riconoscono la loro fama nell'essere capaci di riprodurre il vero con grandissima precisione. Purtroppo di loro abbiamo solo copie di non buona qualit esecutiva; di molti enormi dipinti non rimane che un pallido riflesso su modeste opere ceramiche che ci sono pervenuti (vasi, anfore, coppe, piatti e crateri). A differenza della geometria nel periodo di formazione, si caratterizza per la forte preponderanza di temi figurativi, segno di un privilegio all'attenzione sulla figura umana. Vi sono due stili principali di pittura: a figure nere, realizzata impiegando una vernice nera che una volta cotta diventa lucida e si staglia con grande contrasto sullo sfondo del vaso che conserva il rosso-brunastro della terracotta naturali. I particolari sono ottenuti graffendo con un sottile stilo la vernice nera prima della cottura, in modo da scoprire in negativo il color rosso sottostante. A figure rosse, invece, consiste nel procedimento inverso; si dipinge di nero l'intero sfondo del vaso lasciando le figure del color rosso della terracotta facendole cosi sembrare maggiormente dettagliate, in quanto i contorni anatomici non sono pi graffiti, bens dipinti consentendo disegni di straordinaria accuratezza.

EXACHIAS: Il maggior artista della tecnica a figure nere di cui ci siano giunte notizie. Un suo lavoro celebre l'anfora a profilo continuo con Achille e Aiace che giocano a dadi. I due eroi omerici vengono rappresentati all'intento di lanciare dadi, ancora abbigliati da guerra. I loro scudi sono poggiati e Achille, a sinistra, indossa ancora l'elmo crestato. Nonostante sia un momento di svago tra le battaglie, il loro atteggiamento appare concentrato assieme alla solennit delle loro figure. La tecnica realizzativa estremamente raffinata e porta il pittore a decorare fantasiosamente le vesti e gli scudi mentre le caratteristiche anatomiche sono graffite. Tutta la scena risulta perfettamente equilibrata. Nell'anfora vi un'inscindibile unit con i soggetti rappresentati grazie alla collocazione delle armi.

VASO DI FRANCOIS: Prende il nome dall'archeologo che l'ha rinvenuto. Si tratta di un grandioso cratere attico dal vasaio Ergtimos e dal pittore Kleitas. Le meticolosa puntigliosit del pittore ci ha consentito di interpretare il complesso apparato decorativo formato da 270 figure superstiti identificate da 121 iscrizioni; la narrazione comprende undici diversi temi attinti dal repertorio epico e mitologico della tradizione arcaica. Il cratere presenta due facce distinte suddivise orizzontalmente da cinque registri figurati. L'attenzione ai particolare da parte dell'artista non conferisce quella monumentalit che i soggetti sembrerebbero richiedere.

EUPHRONIOS: L'armonioso rapporto decorazione-oggetto decorato si precisa con la tecnica a figure rosse. Importante ricordare Euphronios, fra i pi importanti ceramisti nel VI secolo ac, con una rinomatissima bottega ad Atene. Nel suo gran cratere a calice con Il sonno e la morte che sollevano il corpo di Sarpedonte sotto la direzione di Hermes il pittore dispiega tutte le sue qualit disegnative e coloristiche. L'apparato decorativo si articola in tre registri che percorrono la circonferenza del cratere interrotto solo dalle anse. La narrazione, centrale, occupa pi della met della superficie ed compresa fra due fregi geometrici di ispirazione floreale. Quello superiore presenta palmette verticali a cinque o sei foglie iscritte in rame a forma di cuore, quello inferiore, alto il doppio, presenta ornamenti differenti sulle due facce, comunque basato sulla ripetizione di vari motivi con palmette orizzontali e verticali. La drammatica scene principale mostra l'eroe troiano Sarpedonte mentre viene trasportato per un'onorevole sepoltura dal Sonno e dalla Morte. Zeus invia Hermes affinch controlli che il rituale venga svolto correttamente. Ai due lati spiccano le figure dei guerrieri troiani di guardia (Leodamante e Hippolitos). La figura sanguinante di Sarpedonte monumentale, riempe tutta la larghezza del registro dove il tronco orizzontale e gamba e braccio sinistri assumono la forma del trapezio. La nitidezza straordinaria e l'uso dei colori vario e raffinato.

IL PROBLEMA DELLA DECORAZIONE DEL FRONTONE: Problematico per i scultori a causa della sua forma triangolare, con un altezza limitate ed angoli di base molto acuti. La soluzione era quella di ridurre le dimensioni delle figure senza curarsi delle proporzioni. Spesso la narrazione non era omogenea ma divisa per singoli episodi su spazi precisi.

FRONTONE OCCIDENTALE DEL TEMPIO DI ARTEMIDE A CORFU': Una delle prime grandi costruzioni di pietra, la porzione centrale occupata dalla raffigurazione mostruosa di Medusa, avente una funzione apotropaica. Il personaggio mitico raffigurato nella corsa a ginocchio, caratteristica schematizzazione. Essa affiancata sproporzionatamente dai due figli nati al momento della sue decapitazione da parte dell'eroe Perseo: Crisore a destra, Pgaso a sinistra. Due gigantesche pantere accovacciate affiancano Medusa. La posizione dei due animali con la testa vista di fronte si adeguano perfettamente ai lati inclinati del triangolo frontonale. All'esterno, due gruppi scultorei raffigurano episodi dalla gigantomacha e della guerra di Troia. A destra Zeus colpisce con un fulmine un gigante inginocchiato ed a sinistra il re di Troia Priamo, sul trono, viene ucciso da un guerriero acheo. Negli angoli acuti del frontone sono occupati da due personaggi giacenti; uno rappresenta i giganti uccisi e respinti dall'Olimpo, l'altro i troiani morti durante l'incendio acheo.

FRONTONE ORIENTALE DELL'ANTICO TEMPIO DI ATHENA SULL'ACROPOLI DI ATENE: Vi un altro tipo di soluzione; esseri semi-umani e caudti si adattano armoniosamente a riempire lo spazio triangolare. A sinistra Eracle strangola Tritne, un mostro marino per met uomo e pesce, figlio di Poseidon. A destra un essere mostruoso con tre torsi umani e con la coda di serpente assiste alla scena. Il volto pi esterno dei tre, invece sembra volgersi all'eventuale spettatore. Anche in questa scultura vi traccia di policromia.

FRONTONI DEL TEMPIO DI ATHENA APHAIA A ENGINA: E' possibile constatare un salto di qualit. Lo spazio centrale di ambedue i frontoni occupato dall'apparizione di Athena, rappresentata frontalmente e in posizione eretta; la pi grande fra le altre statue. Queste per la prima volta sono messe in relazione le une con le altre. Allontanandosi dal centro i personaggi si dispongono in pose differenti per adattarsi alla forma del frontone rispettando cos le proporzioni. Le due distinte composizioni ricordando i combattimenti fra i guerrieri achei e troiani assieme al ruolo avuto da Egina nel corso delle due spedizioni contro Troia; una, mitica, guidata da Eracle e l'altra campeggiata da Agamennone. La divinit comunque non parte attiva della narrazione.

FRONTONE OCCIDENTALE DEL TEMPIO DI ZEUS AD OLIMPIA: Il soggetto costituito dal racconto delle nozze del lapta Pirtoo al quale erano intervenuti i centauri che, in preda all'alcool, avevano tentato di rapire la sposa molestando le altre donne presenti. In Grecia l'ospitalit sacra ed i centauri la violano con tracotnza, ovvero arroganza e violenza tali da mostrare disprezzo per l'armonia delle leggi divine. Perci spetta ad Apollo, in atto di combattere, a ristabilire l'ordine. La figura divina rappresentata a tutto tondo, con gesto deciso volge il capo di tre quarti e solleva il braccio destro decretando la vittoria dei Lapiti (simbolo di ragione) sui centauri (simbolo dell'irrazionale). Il racconto che traspone su un piano mitico la vittoria de Greci sui Persiani, si fa perci estremamente scorrevole grazie alla continuit figurativa di Apollo.

IL PROBLEMA DELLA DECORAZIONE DELLE METOPE: Presentano lo stesso problema a causa delle loro dimensioni in rapporto col tempo. In et classica si cerca di renderle parte di una narrazione o di eventi tra loro omogenei. Geometria, simmetria e frontalit nei personaggi erano i mezzi pi semplici per organizzare le raffigurazioni metopali. Ne esempio la metopa con Due divinit femminili nel tempio Y di Selinunte. Le dee, il carro ed i due cavalli che lo trainano sono perfettamente frontali, la simmetria rispetto all'asse centrale verticale suggeriscono la rotazione verso due direzioni opposte rappresentante dalle teste dei cavalli, che raffigurati di profilo sono rampanti alle due estremit laterali della metopa che riesce, pertanto, ad accogliere ben sei figure.

METOPE DEL TEMPIO DI ZEUS AD OLIMPIA: Le maggiori novit le possiamo riscontrare nelle dodici metope all'esterno del pronao e dell'opistodomo del Tempio di Zeus. Lo spazio non sfruttato del tutto con un esiguo numero di personaggi in posizione eretta. In esse sono rappresentate le dodici fatiche di Eracle. Secondo la leggenda, Eracle, per scontare la pena per aver ucciso i propri figli e due nipoti quand'era in preda alla pazzia suscitatagli da Hera, fu condannato ad un responso ad assoggettarsi ai voleri di Euristo, re di Micene, che gli comand di compiere dodici straordinarie imprese o fatiche. La metopa con Athena, Eracle ed Atlante narra della conquista dei pomi d'oro, dono di nozze di Gea a Hera, conservati in un giardino custodito dalle figlie della Sera. Per farlo, Eracle chiese aiuto ad Atlante, il gigante che regge la volta celeste sulle spalle, il quale accetta contento di abbandonare per poco il suo incarico e lasciando l'eroe a reggere il cielo al suo posto. Al centro della metopa vi Eracle di profilo con le braccia levate per sorreggere la volta celeste, un cuscino piegato in due, mentre aiutato da Athena, la sua protettrice, che posta frontalmente con un braccio sollevato ed uno piegato nel gesto d'aiuto e con il volto a profilo. Il gigante non completamente di profilo, mostra un orientamento intermedio fra l'eroe e la dea, mentre con passo sicuro e velato mostra in gesto d'offerta i pomi che ha rubato. Nell'equilibrio posizionale concorre la geometria, infatti la metopa inferiore organizzata secondo tre verticali per personaggio, mentre in quella superiore si aggiungono altre tre linee orizzontali; la prima definita dalle mani di Athena ed Eracle, la seconda corre lungo l'avambraccio della dea che protegge il busto dell'eroe semi-divino. La terza, infine, segue la direzione delle braccia tese di atlante.Le linee diagonali invece sono la chiave di lettura per la metopa raffigurante Eracle in lotta con il candido toro che Minosse, re di Creta, si era rifiutato di sacrificare al dio marino Poseidon, facendo cos adirare la divinit che a sua volta ha reso il toro furioso. In questa scena, a causa della composizione contrapposta ed il toro che volge il muso all'indietro, esalta anche l'effetto di moto e movimento.

L'ETA' DI PERICLE E DI FIDIA. L'INIZIO DEL PERIODO CLASSICO

Il periodo tra 490 al 479 ac per la Grecia e tutto il mondo occidentale di estrema importanza. La Persia, sottomettendo l'Asia minore ed alcune citt ioniche punta ad espandersi ed in particolare conquistare la Grecia. Dopo una prima vittoria greca a Maratona ed una sconfitta dieci anni dopo nella baia di Salamina dove persero la vita 300 spartani guidati dal valoroso Leonida, la rivalit delle poleis si annull per unirsi ad una coalizione che vincer definitivamente i barbari nel 479 ac nelle battaglie di Plata e Capo Micle, diffondendo cos una nuova visione di mondo occidentale che si dimostrava capace di pensiero autonomo e costruttore del proprio destino, in opposizione alla visione stata orientale assolutistica e dispotica. Per vincere i persiani potenti sul mare, Atene fu costretta ad allestire per la prima volta una flotta navale comportando all'ascesa della polis attica, la quale, costru un impero marittimo comprendendo le terre sul mar Egeo e diventando la prima citt greca. Con Pericle si raggiunge il momento pi alto della storia ateniese; si concretizza la vera democrazia, ovvero tutti i cittadini potevano prendere parte attiva alla vita politica della polis e partecipando all'assemblea. Un uomo dalla grande abilit politica che non si lascia trasportare dalla volont popolare se essa nel sbagliato cos lo definisce Tucilide che conclude che in Atene vi era s la democrazia, ma anche una guida politica amata e temuta; Pericle. Durante l'et di Pericle, la capitale dell'Attica venne dotata di importanti complessi edilizi tanto da essere solo un grande cantiere. Nel 447 ac, l'Acropoli, messa precedentemente a fuoco dalle armate di Serse, venne ricostruita, facendo evidenziare il primato anche culturale sulle altre Poleis. E' in questo secolo che inizia il cosiddetto Periodo Classico in cui l'arte greca giunse alle massime vette, per poi esaurirsi convenzionalmente nell'anno della morte di Alessandro Magno nel 323 ac.

LA STATUARIA PRIMA DEL DORIFORO: Nel periodo della conclusione delle guerre persiani, si avvia un mutamento nella statuario. Si soliti chiamare questo stile, che precede quello classico, severo. Tale aggettivo solo indicativo per indicare la scomparsa del tradizionale sorriso arcaico, dando un'espressione di serena beatitudine. Nello stile severo si osserva il ripetersi di alcune caratteristiche morfologiche: la testa, alquanto piccola, non pi schiacciata in alto, n compressa entro piano ortogonali, ma tendenzialmente sferica; di conseguenza gli occhi e la bocca trovano le loro giuste collocazioni su una superficie correttamente curvilinea. La bocca si fa piccola con labbra pi carnose. Le palpebre diventano consistenti. Le treccioline arcaiche si trasformano in riccioli e in una treccia arrotondata attorno la testa. La massa muscolare si distribuisce armoniosamente nella struttura corporea. Le spalle, espanse, si arrotondano conferendo al largo busto grande potenza. L'arcata epigastrica (in corrispondenza alla parte inferiore della gabbia toracica) non pi campaniforme ma ora rilevato e ad arco di cerchio, allo stesso tempo il solco inguinale sottolinea il confine tra il ventre molle e la gabbia toracica, conformandosi in un arco di circonferenza molto pronunciato. Le gambe, lunghe, si assottigliano lungo i ginocchi facendo complessivamente slanciare le proporzioni. Queste caratteristiche conferiscono alla statua un organismo pi complesso che sembra darle maggior vitalit.

EFEBO DI KRITIOS: L'esempio pi importante della trasformazione severa. La scultura purtroppo mancante di alcune parti a causa del saccheggio persiano, e ci pervenuta alla piet ateniese che ha seppellito le statue distrutte in avvallamenti delle acropoli anzich distruggerle. L'Efebo caratterizzato dalla rotazione leggera della testa verso la sua destra e dall'aver spostato il suo peso sulla gamba sinistra appoggiata. Il fianco corrispondente alla gamba portante (sx) sporge in fuori, mentre il bacino ruota leggermente sollevandosi sulla sinistra. La gamba destra, leggera, pu piegarsi leggermente e portarsi in avanti; cos come la spalla destra, corrispondente al braccio proteso per un'offerta, che pi avanzata della sinistra relativa al braccio disteso lungo il fianco. E' in questo periodo che nascono i problemi tipici della statuaria greca; equilibrio e gravitazione.

ZEUS DI CAPO ARTEMISIO: Costruita in bronzo, caratteristica severa; un materiale permettente un maggior libert compositiva assieme ad una maggior resistenza. La scultura attribuita a Calmide, artista attivo dal 480 ac. Il dio colto nell'atto di lanciare un fulmine o il tridente. Le gambe, divaricate, hanno trovato la posizione di bilanciamento con un piede sinistro saldamente appoggiato a terra ed il piede destro che vi poggia solo con la punta. Le braccia sono sollevate quasi a croce, dando all'area dove compresa la scultura un'aria quadrata. Nonostante la posizione n la muscolatura n l'atteggiamento del volto ne rivelano la tensione, facendolo sembrare quasi immobile. Infine, anche se la composizione si presti anche ad una visone laterale, la miglior posizione per goderne le caratteristiche rimane quella frontale. (Leggi la Scultura in bronzo nel libro).

AURIGA DI DELFI: Come il Zeus di Capo Artemisio, anche quest'opera in bronzo ci appare immobile. L'unico componente integro di un gruppo creato da Sotade (erano presenti anche il carro ed il cavallo), ha il corpo racchiuso in un architettonico chitone che, fittamente pieghettato secondo linee diagonali su spalle e avambracci, diviene apparentemente pi morbido in corrispondenza del busto stretto da una cintura, per poi piombare in lunghe pieghe verticali che lasciano scoperti i piedi nudi. La testa, con i capelli cesellati (scolpiti con molto cura) che si arricciolano e si gonfiano sulle tempie, cinta dalla benda, premio simbolico di ogni gara agonistica. Il leggero curvamento all'indietro del busto, che accompagna il gesto nel tenere le redini, non basta per dare staticit. Occorre dire per che solo la parte superiore era visibile dal carro, ed il piccolo movimento del busto bastava per dar una sensazione di naturalezza.

GIOVANE DI MOZIA: Rappresentante il dio Melqart, divinit cartaginese, perch Mozia, appunto, era una colonia di Cartagine. L'opera di un scultore ellenico, la statua di marmo era rifinita con pareti in bronzo. Questa sub della mutilazioni e fu asportata del suo bronzo a causa dei saccheggi dei Siracusani. Il giovane indossa un lungo chitone di lino pieghettato, i cui lembi accostati formano, nello spazio fra le gambe una massa ondulata di piani. La veste aderisce al corpo rivelandone la conformazione; la gamba destra tornita, i glutei e le cosce possenti. La mano sinistra, tenuta in vita, affonda nella carne del fianco. Un'alta fascia cinge la parte superiore del busto del giovane. Il peso del corpo grava sulla gamba sinistra, mentre la destra portata obliquamente in avanti. Il bacino ruota, il busto si contrae a sinistra e si estende a destra; le spalle non seguono una linea orizzontale, ma su una appena inclinata. La soluzione chiasistica di stampo policleteo non raggiunge ancora la perfezione, poich alla purezza del chiasmo si sommano movimenti complessi come la torsione del busto, la posizione inversa delle braccia e l'insistere sulla gamba portante.

BRONZI DI RIACE: Restituiti dal mar Ionio, sono state rinvenute due sculture bronzee di eccelsa qualit.BRONZO A raffigura un giovane uomo dalla lunga capigliatura e dalla barba arricciata; un guerriero privo dell'armatura. E' proposto con spalle larghe, il busto eretto e tirato indietro, saldamente poggiato a terra con ambedue le piante dei piedi e gravitante sulla gamba destra, mentre la sinistra, appena flessa, portato di lato e in avanti. Il braccio destro disteso lungo il fianco, quello sinistro piegato; la testa rivolta decisamente a destra. E' l'unica statua dell'antichit ad avere i denti.BRONZO B nella stessa posizione di A, ma la linea alba (linea verticale che va dalla regione ombelicale alle clavicole) flessuosa, arcuata e la testa ha solo un leggero scarto verso la propria destra. Ambedue i bronzi hanno occhi in pietra e avorio, mentre le labbra ed i capezzoli in rame rosso. L'atteggiamento rivela che non provengono dallo stesso artista. La loro provenienza data sul V secolo ac, ma i loro autori sono incerti. I soggetti rappresentati dunque sono solo ipotizzati. Si suggerisce che A e B facessero parte di un monumento in ricordo dei miti dei Sette contro Tebe e degli Epigoni. Per A si propone l'identificazione con Tideo, guerriero violento, mentre per B sarebbe effigiato Anfiarao, uomo rispettoso degli dei e dotato del dono della profezia.

MIRONE DI ELEUTERE (attivo fra il 470 e 420 ac): Scultore che non si pu che dire preclassico. Cicerone lodava le sue sculture, nonostante dicesse anche che non raggiungevano ancora la verit. Ci significa che si riteneva Mirone nel I secolo ac, vicino alla classicit, periodo della perfetta imitazione della natura.DISCOBOLO: La ricerca non verte sulla stasi ma sul movimento, infatti Mirone evita la composizione simmetrica caratteristica del passato. Il suo lanciatore del disco colto nel momento della massima contrazione che precede il lancio. La sua posizione tale da suggerirci l'intera sequenza della dinamica dell'azione. L'originale bronzeo andato perduto, infatti osserviamo una delle copie romane marmoree pi note. Il busto si mostra frontale, mentre un grande arco che sottolinea l'effetto di tensione, viene formato sul braccio destro sollevato e lanciato indietro, dalle spalle, dal braccio sinistro e la gamba sinistra arretrata. Un effetto molla prodotto dalle sporgenze e rientranze della parte sinistra della statua. Una grande forza sembra accumularsi sul piede sinistro lungo la gamba, all'incavo del ginocchio, e questo, lungo la coscia del gluteo e poi lungo la linea della leggere arcatura del torace fino all'ascella e lungo il braccio destro per concentrarsi infine alla mano che stringe il disco, rendendo cos noto il vero fulcro di tutta la composizione poich l'intero movimento che l'atleta ha compiuto e compir ci appare finalizzato dal lancio dell'attrezzo sportivo. Ovviamente per godere di tutte queste qualit il miglior punto di vista quello frontale.

GRUPPO DI ATHENA E MARSIA: La contrapposizione fra le due parti del Discobolo, lineare l'una, a spigoli l'altra, ritorna anche nel gruppo bronzeo mironiano di Athena e Mrsia. La dea, inventrice del flauto a due canne, inorridita nel vedere il proprio volto deformato per lo sforzo di soffiarvi, ha scagliato a terra lo strumento maledicendo chiunque lo raccogliesse. Il sileno (abitatore delle foreste, simbolo degli istinti primordiali dell'uomo), Marsia, affascinato dal suolo si impossessa del flauto pagando con la vita la sua superbia nell'aver sfidato a una gara musicale addirittura Apollo, il dio delle arti, con il flauto raccolto. Athena, con la testa coperta dall'elmo e chiuse in una veste drappeggiata, ha il viso rivolto sul sileno. Marsa, nudo, incede con passo ritmico. Il suo busto inclinato e prosegue con la direzione della gamba destra distesa; la gamba sinistra, portante, ruotata e flessa; la testa rivolta in basso. Composto (Athena) ed agitato (Marsia) si contrappongono.Rinchiude nel bronzo il respiro degli uomini e degli animali afferma Petronio, autore del Satyricon, sulle sculture di Mirone; Plinio invece accusa l'artista di non aver curato i moti dell'anima. Mancanza giustificata se consideriamo che la resa dell'espressione dei sentimenti fece la sua comparsa in un periodo successivo a quello di Mirone.

POLICLETO DI ARGO (L'equilibrio raggiunto): Fu soltanto con il grande bronzista Policleto che venne data la soluzione definitiva a tutti i problema presentati dalla statuaria, dando alla soluzione movimento e stasi, Inizia l'esperienza dell'arte cosiddetta classica. Policleto parte dall'osservazione della natura e non pi da quella delle regole tradizionali che i scultori greci avevano osservato per anni. Vengono cos create le misure medie, che ricavate dalla misura di pi uomini, giungono ad essere ideali. Le sue idee sulle perfette proporzioni sono raccolte in un trattato, il Cnone, di cui non rimangono che tre frammenti riguardanti l'armonia delle varie parti del corpo. Secondo il canone policleteo ogni elemento del corpo umano doveva essere rappresentato proporzionalmente a tutti gli altri, cos come la testa doveva occupare circa un ottavo dell'intero corpo, il busto doveva occupare tre teste e le gambe quattro.

DORIFORO: Pliono scrive che Policleto era ritenuto l'unico artista ad aver teorizzato l'arte con una sua opera; infatti Canone era detto doriforo (portatore di lancia) le cui dimensioni rispettano una regola precisa e le cui parti si corrispondono proporzionalmente. La rigidezza frontale abbandonata. L'atleta, colto durante il movimento, rappresentato gravitante sulla gamba destra che viene detta portante. La gamba non portante flessa e spinta molto indietro; conseguentemente il bacino a destra si solleva dalla parte della gamba portante e si abbandono sul lato opposto, mentre le spalle hanno un moto inverso. Il busto si inclina leggermente di lato; si comprime a destra e si tende a sinistra. Il braccio destro scivola, in riposo, lungo il fianco, mentre quello sinistro flette per reggere la lancia. La testa dai capelli soltanto cesellati sulla geometrica calotta cranica, si volge verso il lato della gamba portante e si inclina leggermente. Le parti in tensione e quelle in riposo si corrispondono secondo uno schema contrapposto definito chiasmo (alla gamba destra il braccio sinistro, alla gamba sinistra il braccio destro).

DIADUMENO: Lo scrittore latino Varrne definisce le sculture di Policleto come tozze o massicce. Plinio invece riconosce come un giovanetto molle d'aspetto un'altra scultura policletea, il Diadmeno. L'osservazione dell'opera ci chiarisce il giudizio pliniano; il giovane colto nel momento in cui si cinge la benda della vittoria che gli gonfia la chiome ricciuta. La posa la medesima del Doriforo, con le membra pi rilassate e le braccia alzate; ci comunque contribuisce ad accorciargli apparentemente il torace e pi ampio del Doriforo. L'appoggio sulla gamba destra insistito e ha come conseguenza un maggior spostamento dell'anca verso l'esterno e una pi forte compressione del lato destro del busto. La composizione, complessivamente, rivela una ricerca indirizzata in un maggior preziosismo inventivo di cadenze dolci e rilassate.

AMAZZONE FERITA: Pervenutaci sotto forme di copia firmata dallo scultore Ssikles, la Capitolina, chiaro il ricorso il ricorso sia alla ponderazione (distribuzione armonica del peso) sia al rapporto chiasistico policleteo, bench secondo un ritmo inverso rispetto a quelle del Dorifioro e del Diadumeno.

FIDIA: L'ateniese Fidia fu il maggior rappresentante dell'arte classica greca. Non si sa molto sulla sua biografia, le sue attivit sono note soprattutto alla costruzione e decorazione del Partenone, mentre le sue famosissime sculture non ci sono state rinvenute come le gigantesche statue crisoelefantine in oro e avorio di Athena Parthnos realizzata sull'acropoli ateniese, alta 15 metri, realizzata per il grande tempio di Olimpia, e di Zeus sedente in trono, eseguita sempre per il tempio di Olimpia. Rispetto al suo collega Policleto, Fidia creava una forma scultorea dotata di grande libert espressiva e svincolata dai binari tradizionali.

APPOLO PARNOPIO: Statua di bronzo dorato creata da Fidia attorno alla met del V secolo ac, collocata in prossimit del Partenone. Il dio, che reggeva con la destra un ramoscello d'alloro e con la sinistra un arco, raffigurato nude e stante. Il busto ampio, le spalle larghe, i muscoli decisi e modellati precisamente. L'appoggio sulla gamba sinistra, ma contrariamente alle sculture fino ad ora analizzate, i piedi sono ben poggiati a terra; in questo modo il fianco sinistro non si solleva tanto quanto accade nelle statue policletee. I piedi sono ravvicinati; cos che Fidia crea una forma che si restringe a fuso verso il basso dando un sapore arcaico voluto, per dare all'opera un carattere divino. La testa incorniciata da una corona di riccioli; d'altra parte i lunghi capelli mossi, neri e dai riflessi bluastri erano attributi fisici divini. Le arcate sopracciliare sono quasi orizzontali, gli occhi paiono fissi e indagatori mentre la bocca possiede margini netti che caratterizzano il volto dal mento leggermente squadrato, conferendogli una solida struttura anatomica.

AMAZZONE FERITA: In occasione della gara vinta da Policleto, mostra grandi novit dato che la cultura si allontana dalle regole del rapporto chiasistico. La copia romana dello scultore Mattei da modo di comprenderne tali novit. L'equilibrio ottenuto sia per l'appoggio sulla gamba destra sia per l'aiuto dato dall'asta che la rotazione del braccio destro, portato sopra la testa, consente di tenere con ambedue le mani. In tal modo la gamba sinistra risulta scarica da ogni sorta di peso. Essa, flessa e spinta in avanti, cosicch la coscia ferita possa essere possa essere mostrata in primo piano, sollevando un lembo della veste e assicurandolo alla cintura.

PARTENONE: Costruito nel 447 ac, all'interno del programma di rinnovamento dell'Acropoli promosso da Pericle, costruita dagli architetti Ictno e Callcrate supervisionati da Fidia. La sua peristasi di 30,88x69,50 metri ed dedicato ad Athena Parthenos (vergine). Il suo ordine dorico, periptero e octastilo. La cella divisa in tre navate da due file di colonne e ciascuna di questa formata dalla sovrapposizione di due diverse colonne, una alta ed una bassa. Sul lato ovest un ulteriore doppio ordine di colonne legava le file di destra con quelle di sinistra, costruendo un straordinario scenario per la statua crisoelefantina dell'Athena fidiaca accolta nel naos. Esternamente la cella dotata di un fregio ionico continuo, dorizzato con l'aggiunta della rgulae (listelli con gocce sottostanti) al di sotto della tenia tra architrave e fregio. Sul lato tergale della cella, infine, si apre un altro locale grande quanto il naos e lungo meno della met; coperto da un soffitto a cassettoni retto da quattro colonne ioniche, esso accessibile dall'opistodomo e prende il nome di parthenn. Al suo interno le vergini ateniesi tessevano e ricamavano a turno il peplo da offrire ad Athena durante le feste dedicategli. Il Partenone sorgeva su un precedente tempio in costruzi