STORIA DELL'ALPINISMO - caipontedera.it · presentava fino al IV inferiore inaugurando così...

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a cura di Claudio Luperini STORIA DELL'ALPINISMO il testo è tratto da «Storia dell'Alpinismo» di Valerio Bozza e da Wikipedia Fin dai tempi antichi per vari motivi si è saliti in vetta alle montagne motivi religiosi motivi militari motivi scientifici 1336: Francesco Petrarca sale il Monte Ventoux (1916 m) 1492: Antoine de Ville sale il Mont Aguille (2087 m) per ordine di Carlo VIII 1573: Francesco De Marchi sale il Gran Sasso (2912 m)

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a cura di Claudio Luperini

STORIA DELL'ALPINISMO ���il testo è tratto da «Storia dell'Alpinismo» di Valerio Bozza e da Wikipedia

Fin dai tempi antichi per vari motivi si è saliti in vetta alle montagne

motivi religiosi

motivi militari

motivi scientifici

1336: Francesco Petrarca sale il Monte Ventoux (1916 m)1492: Antoine de Ville sale il Mont Aguille (2087 m) per ordine di Carlo VIII1573: Francesco De Marchi sale il Gran Sasso (2912 m)

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1770: il naturalista ginevrino Horace Bénédict de Saussure promette un premio a chi riuscirà a trovare una via di salita sulla cima del Monte Bianco. Il suo scopo è condurre delle misure di temperatura e pressione oltre una certa quota.

8 Agosto 1786: il medico Michel Paccard e il cercatore di cristalli Jacques Balmat salgono in cima al Monte Bianco per il ghiacciao dei Grands Mulets e con questa ascensione ha inizio L'ALPINISMO. Saussure salirà l'anno seguente. Saliranno al Monte Bianco anche due donne: Marie Paradis nel 1808, trascinata da Balmat e i suoi amici, e la contessa Henriette d'Angeville nel 1838.

Via normale dei Grands Muletssul versante Nord del Monte Bianco

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Nell'Ottocento i giovani inglesi di buona famiglia usavano concludere la propria formazione con il cosiddetto Grand Tour in Europa. Colpiti dall'ambiente alpino spesso vi ritornavano per scalare le vette più alte. Fra i nomi più famosi: Coolidge, Walker, Freshfield, Tuckett, Matthews e Hudson.

Horace Walker (1838-1908) era figlio del commerciante e alpinista di Liverpool Francis Walker e fratello di Lucy Walker, la prima donna ad essere salita sul Cervino. Il ghiacciaio Horace Walker ed il rifugio Horace Walker situati nelle Alpi Meridionali in Nuova Zelanda portano il suo nome.In ricordo della sua prima ascesa (via normale, AD, versante Sud Ovest) delle Grandes Jorasses del 30 giugno 1868 fu dato il nome di Punta Walker (4208 m) alla vetta più alta del gruppo.

Al centro-destra il versante sud delle Grandes Jorasses, dove sale la via normale, con l'indicazione delle vette.

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Nell'Ottocento i montanari più capaci inziarono a capire che si poteva vivere portando in montagna i ricchi inglesi, così nel 1821 nacque la Compagnie des guides de Chamonix. Nonostante l'attrezzatura rudimentale (alpenstock e una corda per tirare su il cliente) alcuni di loro sviluppano abilità notevoli (fra i nomi più famosi Anderegg, Croz e Almer). Tra il 1800 e il 1865 vennero salite le cime più alte delle Alpi dalle coppie guida-cliente.

Jacques Balmat munito di Alpenstock (bastone dotato di punta metallica, usata come piccozza) e di Accetta (per fare i gradini nel ghiaccio) legata alla cintura.

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1857: gli alpinisti inglesi fondano l'Alpin Club in cui convivono punti di vista diversi: l'alpinismo con motivazione scientifica (Tyndall), l'alpinismo come gioco (Stephen), l'alpinismo come splendido esercizio sportivo (Whymper)

1863: dopo la prima salita italiana al Monviso nasce a Torino il Club Alpino Italiano per iniziativa di Quintino Sella. Il primo presidente è il barone Ferdinando Perrone di San Martino.

Se la prima salita al Monviso (3841 m) portò la firma inglese (William Mathews e William Jacomb, accompagnati dalle guide di Chamonix Jean Baptiste e Michel Croz) e la data del 30

agosto 1861, la seconda salita, compiuta tra il 3 e il 4 luglio dell'anno successivo da Francis Fox Tuckett, vide il primo cittadino italiano sulla vetta del Monviso: Bartolomeo Peyrotte, guida alpina

di Bobbio Pellice, che aveva accompagnato lo scalatore inglese unitamente alle guide Peter Perrn e Michel Croz. Questa cordata fu anche la prima a bivaccare per una notte in vetta al Monviso.

La prima spedizione completamente italiana a raggiungere la vetta del Monviso fu quella del ministro biellese Quintino Sella nel 1863 che salì insieme ai nobili piemontesi Paolo e Giacinto Ballada di Saint-

Robert e il deputato calabrese Giovanni Barracco, accompagnati dalle tre guide alpine locali: Raimondo Gertoux, Giuseppe Bouduin e Giovan Battista Abbà. L'impresa, sicuramente notevole per l'epoca, fu un'abile mossa politica propagandistica di Sella volta a celebrare, anche attraverso la composizione

'eterogenea' della cordata, l'Unità d'Italia da poco raggiunta.

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La via Normale al Monviso

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Nel 1865 Edward Whymper trova la via di salita al Cervino, l’ultima grande cima delle Alpi a resistere.

Whymper, dopo aver tentato per sei volte la scalata al Cervino, alcune volte facendosi accompagnare da Jean-Antonine Carrel, guida alpina di Valtournance. Il 14 luglio 1865 sospettando che Carrel stesse organizzando una salita tutta italiana (come in effetti stava avvenendo) Whymper improvvisò una cordata con la guida francese Michel Croz, le guide di Zermatt Taugwalder padre e figlio, e i connazionali Lord Francis Douglas, Douglas Robert Hadow e il reverendo Charles Hudson. La salita si rivelò più facile del previsto (AD-).

In discesa il più inesperto Hadow travolse Croz, che era in testa alla cordata. Il peso dei due trascinò anche Douglas e Hudson. Whymper e i due Taugwalder riuscirono a resistere ma la corda si spezzò e i 4 precipitarono.

Si trattò di un momento di svolta per il movimento alpinistico, che venne posto sotto attacco per i pericoli a cui esponeva i giovani di buona famiglia e nello stesso tempo veniva a mancare la motivazione di conquista, visto che tutte le cime maggiori erano state vinte.

La cresta dell'Hörnli, tra le pareti Est a sinistra e Nord a destra, è stato l'itinerario seguito da Whymper per la prima ascensione del Cervino, il 14 luglio 1865.

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Tuttavia, pochi giorni dopo la conquista del Cervino, Mathews, Moore, i Walker e gli Anderegg salirono lo sperone della Brenva, una via di alta difficoltà (D+) sul Monte Bianco.

Sarà proprio l’apertura di vie di alta difficoltà a fornire nuova motivazione all’alpinismo.

Spesso erano le guide a cercare nuove vie di salita da proporre ai clienti: iniziava l'epoca d'oro delle guide.

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Il Dente del Gigante (4014 m) costituiva uno dei problemi più complessi. Mummery e Burgener di fronte ad una placca di granito troppo liscia lasciarono un biglietto con scritto: “Absolutely inaccessible by fair means” (assolutamente inaccessibile con mezzi leali). Su insistenza di Alessandro Sella, la guida Maquignaz impiantò aghi da mina per superare le placche Burgener e raggiungere la cima (1882).

Iniziava il confronto tra un’etica purista, che affronta la montagna con mezzi leali e una tecnicista che non si fa scrupolo di utilizzare ogni mezzo tecnico per raggiungere la cima.

Questo dualismo tra puristi e tecnicisti accompagnerà la storia dell’alpinismo fino ai giorni nostri.

A sinistra, in ombra, la parete Sud-Ovest (via normale) e a destra, al sole, la parete Sud. Ben visibili, a sinistra, quasi a fil di cielo, le placche Burgener della via normale(adesso ci sono le corde fisse sulla placche Burgener).

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Albert Frederick Mummery cominciò la sua grande carriera formando una cordata leggendaria con la guida Burgener. Raggiunta la maturità, inaugurò un nuovo alpinismo senza l’aiuto di guide. L’alpinismo di Mummery era un confronto ad armi pari con la montagna, che sarà di riferimento alle generazioni successive di alpinisti che rifiuteranno l’uso eccessivo di mezzi tecnici. Scomparve il 24 Agosto 1895, all'età di 40 anni, in un prematuro tentativo al Nanga Parbat (8125 m) dal versante Diamir (Nord Ovest) dove raggiunse i 7000 m e poi tentò di trovare una via per passare al versante Rakhiot (Nord Est).

Alcuni parlano di "impossibile sperone Mummery”

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Georg Winkler (1869 – 1888), tedesco, in due anni di attività scalò senza corda il IV grado della cima Nord-Est delle torri del Vajolet che oggi porta il suo nome, morendo a 19 anni in un tentativo di salita in solitaria sulla parete Ovest del Weisshorn, montagna delle Alpi Pennine su territorio svizzero.Winkler compì ascensioni, anche in solitaria, alla Croda Rossa di Sesto, sul Pizzo Popena, alla Croda di Toni, alla Croda Rossa d'Ampezzo, alla Cima Ball e alla Cima Canali, al Sassolungo, alla marmolada e al Piz Boe.

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Le guide Michel e il cugino Hans Innerkofler (detto “ometto camoscio”) il 25 luglio 1881 scalarono, senza clienti, la Cima Piccola di Lavaredo per la parete Sud-Ovest per una via che presentava fino al IV inferiore inaugurando così l'epoca del III grado in Dolomiti, ovvero delle scalate impegnative. Sempre nello stesso anno, ma il 25 agosto, insieme ad altri scalarono tutte e tre le cime di Lavaredo (la Piccola, la Grande e la Ovest).

Nel primo ‘900 Angelo Dibona (Cortina d'Ampezzo, 1879-1956) fu la più forte guida di quel periodo. La sua attività spaziò lungo tutto l'arco alpino. L'ultima via che aprì fu sulla parete Nord Ovest della Punta di Michele (gruppo del Cristallo) all'età di 65 anni.

Preuss, che all'età di 11 anni aveva già scalato circa 300 vette, superò il IV+ senza legarsi mai ad una corda. Il 3 Ottobre 1913, all'età di 27 anni, precipitò dallo spigolo nord del Mandlkogel: come accadeva spesso era solo e arrampicava senza corda. All'attivo aveva circa 1200 ascensioni (di cui 300 in solitaria e 150 prime salite).

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Hans J. E. Dülfer (1892-1915) appassionato di musica e di alpinismo, il 30 luglio 1911 salì con Hans Kammerer la parete Sud della Croda da Lago, parete valutata di V- a quei tempi (nel 2005 il passaggio chiave è stato rivalutato di VI grado e quindi, in base a questa nuova valutazione, Dülfer è considerato il primo ad aver superato il VI grado).

Introdusse innovazioni tecniche nella progressione: la discesa in corda doppia e la tecnica di progressione in fussura.

Tita Piaz (1879-1948), detto il diavolo delle Dolomiti per l'arditezza delle sue imprese,

nell'estate 1898, non ancora ventenne, entrò nella storia dell'alpinismo con la salita in solitaria

della Torre Winkler. Aprì circa 50 nuove vie .

Si contende con Dülfer l'invenzione della tecnica di discesa in corda doppia. Spesso, infatti, quando

si parla di questa tecnica la si chiama “discesa in doppia alla Dülfer/Piaz”.

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L'epoca del VI grado

Migliora l'attrezzatura alpinistica- tra il 1912 e il 1913 viene introdotto il moschettone da Otto Herzog “Rambo”- nel 1909 vengono inventati i ramponi da Eckenstein e Grivel- nel 1924 Welzenbach usa per primo i chiodi da ghiaccio e l’anno dopo propone una scala delle difficoltà in 6 gradi, poi adottata dalla UIAA (Unione Internazionale delle Associazioni Alpinistiche), pur essendo aperta verso l’alto (oggi si arriva all’XI grado)

Tre grandi pareti Nord vengono vinte da cordate austriache e tedesche1931: Parete nord del Cervino - Fratelli Schmid1935: Parete nord delle Grandes Jorasses - Peters e Meier1938: Parete nord dell’Eiger - Heckmair, Vörg, Harrer e Kasparek

Negli anni ‘30 gli italiani diventano protagonisti con Rudatis, Andrich, Vinatzer, Castiglioni, Detassis detto il “re del Brenta”, Gervasutti detto “il fortissimo”.

La nascita ufficiale del VI grado si ha con Solleder e Lettenbauer, che vincono la parete Nord Ovest del Civetta (1925).

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Uno dei personaggi più importanti di questo periodo fu Emilio Comici (1901-1940); triestino di nascita, guida alpina a Cortina e Selva di Val Gardena. Egli introdusse il culto del gesto atletico come espressione estetica. La via alpinistica perfetta deve scendere dalla cima come una goccia d’acqua.

Iniziò l'attività alpinistica dopo un decennio (1918-1927) dedicato alla speleologia. Numerose le sue prime aperture.

Introdusse anche una nuova tecnica di discesa in corda doppia, in cui la corda passava attraverso un moschettone.

Morì per un banale incidente mentre stava provando la tenuta di un cordino nella palestra di roccia di Vallunga. Per lungo tempo le esatte circostanze vennero sottaciute dalle autorità fasciste, che non volevano gettare ombre sulla insigne figura di Comici.

Comici in arrampicata libera in Val Rosandra.

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Altri materiali nel frattempo consentirono il superamento di difficoltà sempre più elevate: Grivel figlio nel 1932 introdusse i ramponi a 12 punte, eliminando la necessità del gradinamento. Nel 1937 Vitale Bramani inventò il Vibram, la suola di gomma ancora oggi utilizzata in montagna.

Altro personaggio chiave fu Riccardo Cassin (1909-2009) “l’uomo rupe”, che a cavallo della seconda guerra mondiale diventò il capo di una nuova scuola di arrampicatori operai a Lecco. Utilizzando la forza bruta, superò numerosi problemi alpinistici come lo sperone Walker delle Grandes Jorasses, la parete Nord Ovest del Pizzo Badile, la parete Nord della Cima Ovest di Lavaredo. Cassin utilizzava un numero esorbitante di chiodi, spingendo l’arrampicata in artificiale a livelli mai raggiunti.

Cassin sul traverso chiave della sua via sulla parete Norddella Cima Ovest di Lavaredo.

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Walter Bonatti (1930-2011) esordì giovanissimo con la parete Est del Grand Capucin (nel 1951, la parete Est di questa cima del gruppo del Bianco non era mai stata scalata); innumerevoli le imprese: ricordiamo solamente la conquista in solitaria il pilastro Sud-Ovest del Dru (1955) e, sempre in solitaria e in invernale, la via sulla Nord del Cervino (1965).

Considerato da alcuni il più grande alpinista di tutti i tempi, aveva un carattere poco disposto a sopportare le invidie del mondo alpinistico. Soprannominato “il re delle Alpi” abbandonò polemicamente l’alpinismo nel 1965.

Le pareti Sud (a sinistra) ed Est (al centro) del Grand Capucin, quest'ultima salita per la prima volta da Bonatti e Ghigo nel 1951. In arancione il tracciato della via.

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- 1950: una spedizione francese raggiunge la cima dell’Annapurna (8091 m) con Lachenal e Herzog.

- 1953: l’Everest (8850 m) viene conquistato da Edmund Hillary e Tenzing Norkay.

- 1954: gli italiani conquistano il K2 (8609 m) con Lacedelli e Compagnoni e nascono le infinite polemiche tra Bonatti e Ardito Desio, capo spedizione che mette in ombra i meriti di Bonatti.

K2A: Cresta Ovest; B: Parete Ovest; C: Pilastro Sudovest; D: Parete Sud; E: Sperone Sud-Sudest; F: Sperone Abruzzi (la via seguita dalla spedizione di Desio)

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Reinhold Messner, nato nel 1944, è il stato il primo uomo ad aver scalato tutti i 14 ottomila e a farlo senza ossigeno, per questo si è conquistato il posto di più grande alpinista della sua epoca.Nel 1968 superò per primo il VII grado in libera al Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc. Messner aprì numerose vie, principalmente in Dolomiti, sempre seguendo la sua filosofia di ricercare non necessariamente i percorsi più diretti, bensì gli itinerari che gli permettessero di salire in arrampicata libera.La salita al Nanga Parbat dove il fratello Gunter morì sotto una valanga causò gravi congelamenti che gli preclusero per sempre le arrampicate estreme su roccia.Nel 1978 salì, per la prima volta senza ossigeno, l'Everest e nel 1980 ripeté l'impresa in solitaria.Tra le altre imprese ricordiamo le traversate dell'Antartide e della Groenlandia e la traversata del Deserto del Gobi (il tutto senza l'aiuto di mezzi a motore o animali)

Messner nel 1968 mentre apre una nuova viasul Pilastro di Mezzo del Sass dla Crusc nelle Dolomiti

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La Patagonia è famosa per avere il clima più inospitale della Terra, con solo un paio di giorni di bel tempo al mese e un costante fortissimo vento. I picchi di granito della Patagonia sono considerati i più difficili del mondo nonostante superino di poco i 3000m.

Nel 1951 Lionel Terray e Guido Magnone salirono il Fitz Roy (3374 m).

Nel 1959 Cesare Maestri, nato nel 1929 e guida alpina dal 1952, salì il Cerro Torre (3128 m), ma la salita venne contestata. 11 anni dopo, Maestri risalì per una nuova via utilizzando un compressore per piantare chiodi nel tratto finale.Numerose le sue salite in solitaria principalmente sulle Dolomiti.Anche in tarda età Maestri ha continuato la sua attività di grande alpinista.

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Dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli americani scoprirono il gioco dell’arrampicata sulle infinite pareti di granito della Yosemite Valley, in California. Inizialmente inventarono mezzi artificiali all’avanguardia, trascorrendo settimane in parete. Successivamente, ripeterono le stesse vie in arrampicata libera. Nel 1993 l’americana Lynn Hill ripeté in libera la leggendaria via del “Nose” sul Capitan.Gli arrampicatori di Yosemite vivevano l’arrampicata con una serenità ben distante dalla retorica della lotta con l’alpe. Ideologicamente erano vicini ai “figli dei fiori” e rivoluzionarono il modo di intendere l’alpinismo. Gian Piero Motti introdusse le tecniche e le idee di Yosemite in Italia con il movimento dei “Nuovi mattini”. Cominciò la transizione dall’alpinismo tradizionale all’arrampicata moderna.

La parete verticale di El Capitan

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L’introduzione dello spit negli anni ‘70 ha permesso di eliminare ogni limitazione nell’apertura dei nuovi itinerari. Da un lato questo ha consentito la chiodatura di falesie a bassa quota che hanno dato vita all’arrampicata sportiva come disciplina a sé stante...

La piolet traction consente di arrampicare su cascate e pareti verticali di ghiaccio con due piccozze. L’evoluzione di questa tecnica consente il superamento di difficoltà estreme anche su misto (dry tooling).

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Nell’alpinismo della seconda metà del ‘900 emergono in particolare i francesi. Citiamo Allain,Rébuffat, Terray, Lachenal, Magnone, Desmaison, Profit, Edlinger, Boivin, Berhault.Tra gli italiani citiamo Alessandro Gogna, Renato Casarotto, Carlo Mauri, Luca Maspes, Ermanno Salvaterra, Paolo Caruso, Silvio Mondinelli, Romano Benet, Nives Meroi, Simone Moro, Maurizio “Manolo” Zanolla, Maurizio Oviglia.

Grazie per l'attenzione!