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PREFAZIONE

Dieci anni orsono ci siamo incontrati a Napoli inaugurando la nascita della nostra

Società con un congresso dedicato alla litotrissia extracorporea agli albori della

sua utilizzazione nel trattamento della calcolosi urinaria. Da allora sono passati

molti anni e il progresso tecnologico ha proposto via via apparecchiature sempre

più sofisticate e con caratteristiche diverse tra loro, tanto da ipotizzare la possibilità

che ai centri per la terapia della calcolosi afferissero macchine diverse, così da

effettuare trattamenti personalizzati nei diversi tipi di calcolosi.

25 anni di utilizzazione della metodica hanno portato a stabilire protocolli diversi e

diversi percorsi terapeutici fra i diversi quadri clinici cui la malattia litiasica dà

origine. Ci è sembrato dunque il momento per riconsiderare il trattamento della

calcolosi urinaria con l’ESWL, per esaminare insieme a tutti coloro che sono

addetti ai lavori metodi di trattamenti, risultati clinici e complicanze. Nei due giorni

30-31 maggio si è svolto il nostro congresso dal titolo “ESWL 25 anni dopo nella

pratica clinica quotidiana” e sono certo che con esso ciascuno di noi ha arricchito il

suo patrimonio di conoscenza, attingendo dalla esperienza di giorno in giorno

vissuta dai singoli partecipanti.

Prof. Tullio Lotti

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Coordinamento scientifico: Prof. D. Prezioso, Dott. G. Iapicca

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INDICE:

Il Litotritore Ieri e Oggi…………………………………………………….……….…2

Valutazione del paziente pre-ESWL - valutazione dei fattori di rischio delle

complicanze da litotrissia extracorporea (ESWL)……………………………....11

ESWL e calcolosi renale…………………………………………………………......16

ESWL e calcolosi ureterale……………………………………………………….....24

Il Trattamento combinato della litiasi urinaria…………………………………....31

Litotrissia Extracorporea ad onde d’urto: le Complicanze………………….....39

Valutazione post-ESWL……………………………………………………………....49

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IL LITOTRITORE IERI E OGGI

Prof. G.P. Zanetti – Prof. R.L.Tenaglia

Prof. G. Caramia – Dott. A. Zezza

Gruppo di lavoro: Bonaccorsi, Contessa, Cicalese, Cicerello, Aragona, Bosio, Botto, Branchina

Fino al 1980, epoca di pubblicazione del lavoro di Chaussy e coll. (1), nessuno

aveva dubitato che i calcoli potessero soltanto essere espulsi spontaneamente

interi oppure essere asportati per via chirurgica. L‟avvento dell‟ESWL,

introducendo la possibilità di frammentare i calcoli in situ per permetterne poi

l‟espulsione più o meno spontanea, ha stravolto il percorso terapeutico della

calcolosi urinaria ed ha anche cambiato il destino e la prognosi di molti pazienti.

La Storia

• 1940-45 – Lesioni polmonari da bombe di profondità

• 1950 – Studi su onde d‟urto elettromagnetiche

• 1966 - Interazione tra onde d‟urto e corpi solidi

• 1968/71 – Interazioni tra onde e tessuti animali

• 1971 - Prima frammentazione di calcolo in vitro

• 1974 – Studio “ Application of the ESWL”

( Eisemberger, Brendel,Hepp ,Chaussy)

• 1980 – Primo paziente trattato (Monaco)

• 1983 – Commercializzazione in Germania

• 1984 – Primi litotritori in Italia ( Milano, Genova, Roma)

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Le lesioni polmonari causate dalle bombe di profondità nella seconda guerra

mondiale avevano fatto capire come l‟energia delle onde d‟urto, oltre che con i

sommergibili, potesse interagire anche con il corpo umano ma soltanto a metà

degli anni ‟70 si intuì e dimostrò la possibilità di utilizzarla a scopo terapeutico

sui calcoli urinari e così, dalle esperienze maturate dall‟industria aeronautica

Dornier, nacque a Monaco l‟HM1, padre di tutti i litotritori extracorporei, che in

breve assunse nell‟HM3 il suo assetto definitivo.

Litotritore HM3

La diffusione dei litotritori nel mondo è avvenuta in maniera estremamente

rapida e, insieme allo sviluppo della tecnologia endourologica, ha relegato la

chirurgia a cielo aperto della calcolosi ad un ruolo residuale.

Sono passati oltre 25 anni e, se si considerano i componenti fondamentali, la

concezione ingegneristica primitiva del litotritore extracorporeo non è cambiata

in quanto, nonostante il succedersi di varie generazioni di apparecchi, essi in

fondo sono rimasti sempre costituiti da:

- un generatore di onde d‟urto

- un sistema di accoppiamento tra fonte di energia e corpo umano

- un sistema di focalizzazione delle onde d‟urto sul calcolo

- un sistema di localizzazione del calcolo

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IL GENERATORE DI ONDE D’URTO

Le onde d'urto sono impulsi pressori della durata di microsecondi che si

propagano attraverso i fluidi rilasciando energia nel momento in cui incontrano

un corpo a differente impedenza acustica. Il corpo umano ha un impedenza

acustica simile ai fluidi e l‟onda acustica lo attraversa disperdendo solo quantità

trascurabili di energia. Al contrario il calcolo, dotato di impedenza acustica

sensibilmente diversa dal corpo, viene sottoposto a una serie non ancora del

tutto chiarita di sollecitazioni meccaniche dall‟onda e l‟energia che si libera

nell‟impatto porta alla sua frantumazione. Al momento sono stati identificati i

seguenti principali tipi di sollecitazione: compressiva, tensile, cavitazionale, da

fatica dinamica (2).

ROTTURA CAUSATA DALLO STIRAMENTO FRA

ELEMENTI CONIMPEDENZA ACUSTICA DIVERSA

MECCANISMO DI AZIONE

Nessuno di questi da solo spiega la complessa e variabile frantumazione del

calcolo, certamente legata anche alle proprietà fisiche di questo.

L‟intuizione realizzata nell‟HM3 fu di generare elettroidraulicamente la shock

wave (sw) facendo scoccare una scintilla ad altissimo voltaggio da parte di un

elettrodo immerso nell‟acqua: la brusca variazione termica dell'acqua e la sua

subitanea vaporizzazione inducevano la formazione e la diffusione istantanea di

onde di pressione. Successivamente sono stati introdotti altri tipi di generatori

allo scopo prevalentemente di ridurre il dolore – con necessità di anestesia

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generale o spinale - e di evitare l‟immersione in acqua: piezoelettrico, in cui la

sw è generata dalla vibrazione di cristalli piezoceramici, eccitati da impulsi

elettrici ad alta frequenza, e trasmessa al fluido di immersione (3);

elettromagnetico, dove la sw è generata dalle rapide escursioni di una sottile

membrana metallica indotte dal rilascio di scariche ad alto voltaggio su una

bobina elettromagnetica (4).

IL SISTEMA DI ACCOPPIAMENTO

Come già detto l‟energia dell‟onda d‟urto si disperde nel passare dal fluido in cui

è stata generata ad un elemento a diversa impedenza acustica, anche l‟aria.

Per questo motivo l‟HM3 prevedeva l‟immersione del corpo del paziente in una

vasca di acqua degasificata e deionizzata: in tal modo la sw generata

dall‟elettrodo passava dall‟acqua di immersione al corpo senza significative

dispersioni. Le generazioni successive di litotritori, pur evitando l‟immersione

completa in acqua, hanno mantenuto questo fluido come sistema di

accoppiamento, riducendolo tuttavia a cuscini d‟acqua o a limitate zone di

bagno d‟acqua e utilizzando anche gel di silicone, sempre allo scopo di

minimizzare la presenza di aria nell‟interfaccia. Il superamento della necessità

di immersione in acqua permise anche di trattare calcoli urinari a tutti i livelli.

IL SISTEMA DI FOCALIZZAZIONE

L‟energia della sw non avrebbe alcuna efficacia se non ci fosse un sistema

che la concentra a forma di cono, con l‟apice in coincidenza del calcolo.

Nell‟HM3 l‟onda d‟urto generata dall‟elettrodo (punto focale F1) veniva fatta

convergere sul calcolo (punto focale F2) tramite un riflettore ellissoide

metallico. La forma tridimensionale del punto focale F2, dove avviene la

frantumazione, è praticamente quella di un sigaro, di dimensioni variabili a

secondo dell‟apparecchio considerato. Nei litotritori piezoelettrici la

focalizzazione conica è ottenuta in quanto gli elementi piezoceramici sono

distribuiti su una scodella emisferica (F1) che concentra tutti i loro impulsi sullo

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stesso punto F2. Negli elettromagnetici invece la focalizzazione avviene tramite

una lente acustica (Siemens) o un riflettore cilindrico (Storz).

IL SISTEMA DI LOCALIZZAZIONE

Perché il punto focale F2 della sw coincida con il calcolo è necessario

utilizzare un metodo di imaging che faccia “vedere” il calcolo da trattare e

permetta sia il suo “puntamento” ai fini della frantumazione sia il controllo del

grado di frantumazione ottenuta. Nell‟HM3 il sistema di localizzazione era

fluoroscopico biplanare: ovviamente questo tipo di imaging comporta

l‟esposizione rx e l‟impossibilità di vedere i calcoli radiotrasparenti (salvo

contrastografia e.v. o intraluminale). Le successive generazioni di litotritori

hanno apportato varie migliorie al sistema di localizzazione: tra queste il

puntamento ecografico - da solo o associato a quello rx - la digitalizzazione

delle immagini rx e il controllo real-time ultrasuonografico o rx durante il

trattamento. Il sistema ecografico, oltre a non presentare rischi di esposizione

rx, permette di visualizzare calcoli rx trasparenti; il suo limite sono alcune

localizzazioni ureterali.

LE GENERAZIONI DI LITOTRITORI

Il Dornier HM3 (litotritore di prima generazione) è rimasto insuperato

quanto ad efficacia frantumativa e rappresenta ancora il gold standard di

riferimento. Molto probabilmente la sua efficacia era dovuta alle grosse

dimensioni e all‟instabilità del fuoco F2. Tuttavia l‟incessante interesse della

ricerca tecnologica ha sviluppato attorno ai limiti dell‟HM3 (dolorosità,

rumorosità, necessità di anestesia, talora difficoltà di localizzazione del calcolo

e di posizionamento del paziente, vasca di immersione) le generazioni

successive di apparecchi che, per gradi, hanno portato ai litotritori attuali. Nei

litotritori di seconda generazione, comparsi a metà degli anni ‟80, una delle

prime soluzioni adottate fu quella di allargare l‟apertura del generatore di sw

ottenendo il doppio effetto di ridurre il dolore (per passaggio meno concentrato

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dell‟onda d‟urto attraverso la finestra cutanea) e di ridurre il fuoco F2. Come già

detto furono anche introdotti i generatori elettromagnetici e piezoelettrici.

Certamente la conseguente ridotta emissione di energia acustica portò a un

incremento dei ritrattamenti (5). Ulteriori evoluzioni tecniche introdotte nei

litotritori di seconda generazione furono il puntamento ecografico e la possibilità

di effettuare anche manovre endourologiche. Nella tab. 1 sono riportati gli

esempi più significativi di apparecchi di seconda generazione. Nei primi anni ‟90

furono sviluppati i litotritori di terza generazione nei quali erano state

intensificate e ottimizzate le migliorie della precedente generazione: ulteriore

riduzione della dolorosità tramite una apertura ancora più ampia del generatore,

sistema di puntamento combinato (us + rx), più ampio range di energia

erogabile, ampie possibilità di manovre con tavolo endourologico. In tab. 2 si

trovano i più noti litotritori di terza generazione.

TAB. 1 – Litotritori di seconda generazione

DORNIER: HM3, modific. elettrodo (40 nF) semi-ellissoide(17cm)

HM4 elettrodo (40 nF) semi-ellissoide (17 cm)

MPL 9000 elettrodo ( 60 nF) semi-ellissoide (21 cm)

MFL 5000 elettrodo (40 nF) semi-ellissoide (17 cm)

TECHNOMED: Sonolith 2000/3000 elettrodo semi-ellissoide (26 /20.5 cm)

SIEMENS: Lithostar elettromagnetico lente acustica(12 cm)

WOLF: Piezolith 2300 piezoelettrico autofocaliz. (50 cm)

EDAP: LT01 piezoelettrico autofocaliz. (54 cm)

DIREX: Tripter X1 elettrodo semi-ellissoide (20 cm)

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TAB. 2 – Litotritori di terza generazione

STORZ Modulith SL 20 . electromagnetico ultrasuoni coassiali:

DORNIER: Lithotriptor 30/50 U elettromagnetico ultrasuoni coassiali

PHILIPS MFL 5000-u/ /Litho Diagnost M elettrodo ultrasuoni laterali

SIEMENS: LithostarPlus elettromagnetico ultrasuoni coassiali

WOLF: Piezolith 2500 piezoelettrico ultrasuoni on line

EDAP: LT02 piezoelettrico ultrasuoni coassiali

DIREX: Tripter X1 elettrodo semi-ellissoide (20 cm)

Elettromagnetico con paraboloide

Generatore elettromagnetico con riflettore paraboloide

I LITOTRITORI ATTUALI E IL FUTURO

Nonostante il grande impegno profuso negli anni dai maggiori produttori che si

occupano di questa tecnologia non è stata ancora prodotta la macchina ideale e

compaiono ancora nuove proposte che tendono a soddisfare prevalentemente i

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seguenti obiettivi, che comunque vanno correlati anche alle necessità

strategiche di chi si deve dotare di un litotritore:

1. Ridurre i costi di acquisto e gestione;

2. Aumentare l‟efficienza delle onde d‟urto, sia come efficacia frantumativa,

onde massimizzare lo stone free rate, che come ridotto danno tessutale: a tale

proposito sono stati proposti diversi litotritori tra cui un Direx con due generatori

elettroidraulici integrati ( 6), uno Storz SLX-F2 ed un Wolf Piezolith 3000 con

diverse grandezze focali (7)(8), un Technomed Sonolith I-SYS a fuoco variabile

(9);

LITOTRITORI A FUOCO VARIABILE

• Teorica possibilità di adattare le dimensioni del fuoco a quelle del

calcolo mediante la variazione del tempo di emissione dell‟onda

(Storz)

• Rilascio in tempi successivi dell‟onda dai due strati piezoelettrici

(Wolf)

• Possibilità di scelta sul tipo di fuoco a seconda delle indicazioni

concordemente con le personali strategie di trattamento ad esempio:

• Fuoco preciso per i calcoli ureterali,fuoco esteso per i calcoli renali

• Non chiaro l‟impatto sulla frammentazione del fuoco variabile

3. Multifunzionalità: con tavoli e sistemi di imaging annessi che permettano

una sempre maggiore integrazione endourologica, per una strategia terapeutica

veramente completa dei calcoli (Siemens Lithoskope; Storz SLX F2; Wolf

Piezolith 4000)

4. Trasportabilità e modularità: per permettere un facile montaggio,

smontaggio e trasporto verso le strutture urologiche richiedenti, non dotate di

litotritore fisso;

5. Comfort del paziente.

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I litotritori extracorporei non hanno sicuramente ancora raggiunto l‟assetto

definitivo e questa tecnica di litotrissia continuerà a stimolare la ricerca sia da

parte dei produttori che dei clinici, nel tentativo di sfruttare al meglio le

potenzialità delle onde d‟urto riducendone nel contempo gli effetti dannosi sul

parenchima renale.

Bibliografia

1- Chaussy C, Brendel W, Schmiedt E. Extracorporeally induced destruction of kidney stones by shock

waves. Lancet 1980;2:1265.

2- Eisenmenger W. The mechanism of stone fragmentation in ESWL. Ultrasound Med Biol 2001;27:683-93

3- Zwergel U, Neisius D, Zwergel T, Kopper D, Ziegler M. Results and clinical management of extracorporeal

piezoceramic lithotripsy (EPL) in 1,321 consecutive treatments. World J Urol 1987;5:213-9.

4- Wilbert DM, Reichenberger H, Utschenreiter G, Alken P, Hohenfellner R. Second generation schock wave

lithotripsy: Experience with the Lithostar. World J Urol 1987;5:255-9.

5- Tan EC, Tung KH, Foo KT. Comparative studies of extracorporeal shock wave lithotripsy by Dornier HM3,

EDAP LT01 and Sonolith 2000 devices. J Urol 1991; 148:294-7

6- Sheir KZ, El-Diasty TA, Ismail AM. Evaluation of a Synchronous twin-pulse technique for shock wave

lithotripsy: the first prospective clinical study. BJU International 2005; 95:389-93

7- Rassweiler JJ, Tailly GG, Chaussy C. Progress in lithotriptor technology. EAU Update Series 3(2005):17-

36

8- Köhrmann KU, Neisius D, Rassweiler J.Urologe A. 2008 May;47(5):569-70, 572-7. Review. German

9- Pemberton RJ,Tolley DA. Comparison of a new generation electroconductive spark lithotripter and the

Dornier Compact Delta for ureteral calculi in a quaternary referral Center. J Endourol 2006; 20(10):732-36

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VALUTAZIONE DEL PAZIENTE PRE ESWL

VALUTAZIONE DEI FATTORI DI RISCHIO DELLE

COMPLICANZE DA LITOTRISSIA EXTRACORPOREA

(ESWL)

Prof. P. Ferrari – Dott. M. Bisi

Prof. G. Muzzonigro – Dott. A. Trinchieri

Gruppo Di Lavoro: Bellini, Beleggia, Ciaraldi, Ceratti, Cianini, D'addessi, Ferretti

La valutazione del Paziente da sottoporre a trattamento di litotrissia

extracorporea (ESWL) per una calcolosi dell‟apparato urinario prevede una

attenta analisi dei fattori di rischio delle possibili complicanze.

Le complicanze da ESWL sono (tab.1):

A. EMATURIA

B. EMATOMA RENALE O PERIRENALE

C. “STEINSTRASSE”

D. INFEZIONE DELLE VIE URINARIE

E. GASTROINTESTINALI: PANCREATITE, COLICHE BILIARI, EMATOMA

EPATICO, EROSIONI DELLA MUCOSA ED EMATOMI SOTTOMUCOSI DEL

COLON

F. INSUFFICIENZA RENALE (REVERSIBILE O IRREVERSIBILE)

G. IPERTENSIONE ARTERIOSA E DIABETE (?)

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EMATURIA (TAB. 2)

In seguito ad un trattamento di ESWL la maggior parte dei Paziente (75-90%)

presenta un‟ematuria che generalmente si risolve spontaneamente entro 24 ore

senza significative conseguenze cliniche.

Complicanze emorragiche gravi si sono verificate in quei Paziente in

trattamento farmacologico con anticoagulanti, antiaggreganti, FANS o con

alterazione dei parametri di coagulazione (Pliskin e Coll).

E‟ necessario pertanto sospendere tali farmaci per tempo (almeno 7-10 gg

prima) o attuare, in quei Paziente che necessitano comunque di una profilassi

tromboembolica, la conversione in eparina a basso peso molecolare.

I Pazienti affetti da coagulopatia dovrebbero essere sottoposti ad uno screening

ematologico con eventuale somministrazione di piastrine o agenti coagulanti

Una valutazione del patrimonio marziale (emocromo) e della funzionalità

coagulativa (PT, PTT e conta piastrinica) è indispensabile prima del

trattamento.

EMATOMA RENALE O PERIRENALE (TAB. 2)

L‟ncidenza dell‟ematoma renale o perirenale è del 0.2-0.6% (Drach e Coll) e si

associa a dolore in loggia renale e addominale, diminuzione dell‟ematocrito,

ipotensione e ileo paralitico.

Nella quasi totalità dei casi l‟atteggiamento è conservativo e non richiede

emotrasfusione benché siano descritti casi in cui si sono rese necessarie

angiografia, embolizzazione e perfino nefrectomia (Donohve e Coll).

L‟entità dell‟emorragia è direttamente proporzionale ai Kilowolt usati e al

numero delle onde d‟urto impiegate (Newman e Coll).

La diminuzione della potenza e della frequenza delle onde d‟urto a 30 SW/MIN

previene tale complicanza specie in presenza di fattori di rischio.

La valutazione dei fattori di rischio è la stessa descritta per l‟ematuria.

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“STEIN STRASSE” URETERALE (TAB 2)

Il termine “stein strasse” proviene dalla lingua tedesca e significa letteralmente

“strada di calcoli” ossia un impilamento ureterale di frammenti litiasici come

esito di una ESWL per un voluminoso calcolo dell‟alta via escretrice.

La “stein strasse” ha una incidenza del 5-15%; essa può essere o meno

associata a retrostasi e può complicarsi con una infezione delle vie urinarie.

Tale quadro clinico richiede il posizionamento di una nefrostomia che da sola

consente nel 72% dei casi il passaggio di tutti i frammenti (Coptcoat e Coll)

piuttosto che un approccio retrogrado in quanto un uretere infiammato e stipato

di calcoli può facilmente perforarsi.

E‟ pertanto consigliabile valutare in quei Pazienti con voluminosi calcoli renali

l‟eventuale posizionamento di uno stent ureterale pre-trattamento di ESWL.

L‟ostruzione di tratti distali al calcolo (stenosi infundibolare, sindrome del GPU o

stenosi ureterale) costituisce invece una controindicazione al trattamento di

ESWL in quanto non è garantito il passaggio dei frammenti. In tale circostanza

l‟approccio endoscopico permette di trattare contemporaneamente il calcolo e la

causa dell‟ostruzione.

INFEZIONE E SEPSI URINARIA (TAB. 2)

L‟infezione delle vie urinarie come conseguenza della ESWL si manifesta nel 5-

20% dei casi. Prima di un trattamento di ESWL è sempre opportuno verificare

mediante urinocoltura l‟eventuale coesistenza di una infezione del tratto

urinario.

In presenza di un‟infezione è sempre opportuna una adeguata terapia

antibiotica.

Nei Pazienti con calcoli infetti (struvite) ciò può non essere possibile: in questi

casi si consiglia di attuare una profilassi antibiotica pre-durante e dopo il

trattamento. Effettuare un trattamento di litotrissia extracorporea in corso di

infezione può scatenare una sepsi urinaria.

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EFFETTI GASTROINTESTINALI (TAB 2)

Sono stati riportati diverse complicanze gastrointestinali tra cui la pancreatite,

l‟aumento degli enzimi epatici, la frantumazione accidentale di calcoli biliari con

conseguenti coliche biliari, erosioni della mucosa ed ematomi sottomucosi del

colon (Drach e Coll). Nella valutazione pre-trattamento sarà opportuno valutare

gli eventuali fattori di rischio tra cui la pancreatite cronica, l‟alterazione degli

enzimi epatici e la calcolosi biliare.

L‟incidenza di tali evenienze può essere ridotta attraverso una diminuzione della

potenza e della frequenza delle onde d‟urto (30 SW/MIN).

INSUFFICIENZA RENALE (TAB 2)

La IR post ESWL è generalmente reversibile ed è causata dall‟effetto delle

onde d‟urto sulle cellule renali glomerulari e tubulari responsabili di una

proteinuria di tipo nefrotico (Gilbert e Coll). Il trattamento di ESWL bilaterale è

stato indicato come fattore di rischio per l‟insorgenza di una IR irreversibile.

I Paziente con IRC dovrebbero essere valutati attentamente in quanto il

trattamento potrebbe peggiorare ulteriormente la funzione renale.

Recentemente uno studio retrospettivo su 156 Paziente analizzati non avrebbe

riscontrato nessuna correlazione tra ESWL e IR (El-Assmy e Coll).

IPERTENSIONE ARTERIOSA (TAB 2)

Un argomento molto dibattuto è l‟esistenza di un rapporto di causa/effetto tra

ESWL e ipertensione.

Il meccanismo fisiopatologico responsabile dell‟insorgenza dell‟ipertensione è

stato attribuito alla fibrosi renale cronica conseguente alla ESWL (Abrahams e

Coll). Tuttavia al giorno d‟oggi non è stata individuata nessuna correlazione

certa tra ESWL ed ipertensione (El-Assmy e Coll)

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TAB 1

COMPLICANZE DA ESWL %

EMATURIA 75-90%

EMATOMA RENALE 0.2-0.6%

STEIN STRASSE 5-15%

INFEZIONE E SEPSI URINARIA 5-20%

EFFETTI GASTROINTESTINALI

IR ?

IPERTENSIONE, DIABETE ?

TAB 2

COMPLICANZE fattori

predisponenti

valutazione

pre-eswl

prevenzione

EMATURIA ED

EMATOMA RENALE

-assunzione di

antiaggreaganti,anticoa

gulanti o fans

-coagulopatie

-emocromo completo

inclusa conta piastrinica,

pt e ptt

-sospensione

antiaggreganti

screening

ematologico

“STEIN STRASSE”

-voluminosi calcoli

renali (>2cm)

-stenosi ureterali o

compressioni ab

estrinseco

-urografia o uro-tc per lo

studio di eventuali

stenosi del tratto urinario

-stenting ureterale pre-eswl

INFEZIONE E SEPSI

URINARIA

-infezione urinaria in

atto

-calcoli infetti (struvite)

urinocoltura in visione

prima del trattamento

-se positiva appropriata

terapia

antibiotica

EFFETTI

GASTROINTESTINA

LI

-pancretite cronica

-alterazione degli enzimi

pancreatici

ed epatici

-calcolosi biliare

-valutazione della

funzionalita‟ epatica e

pancreatica

-eco addome

-diminuzione della potenza

e della frequenza

delle onde d‟urto

a 30 sw/min

IR REVERSIBILE

(CON O SENZA

DILATAZIONE)

-dilatazione pre-eswl

-assunzione di farmaci

nefrotossici

-eco/tc

-controllo creatininemia

-stenting ureterale

-diminuzione

-sospensione farmaci

nefrotossici

IR IRREVERSIBILE -eswl bilaterale

-irc pre-esistente

-valutazione della irc -evitare eswl bilaterale

DIABETE E

IPERTENSIONE

?

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ESWL E CALCOLOSI RENALE

Dott. C. Micheli – Dott. G. Ricciuti – Dott. F. Travaglini

Dott. P. Guiggi – Prof. M. Porena – Prof. M. Carini

Gruppo Di Lavoro: Magno, Mangiapia, Mattei, Motta, Prestini, Rovereto, Salerno

La terapia della calcolosi renale ha subito una profonda evoluzione nell‟ultimo

quarto di secolo ad iniziare dalla fine degli anni ‟70 inizio anni „80. La rivoluzione

terapeutica iniziò negli anni ‟80 con l‟introduzione di una strumentazione allora

rivoluzionaria rappresentata dal litotritore extracorporeo.

Sembrò, in quel periodo molto particolare, che tutti i calcoli potessero essere

trattati con la litotrissia extracorporea (ESWL) per cui, già da allora, si riservò la

terapia chirurgica solo a casi selezionati.

Il costo allora assai consistente dei litotritori, rappresentò un limite alla

diffusione generalizzata della metodica e nello stesso tempo funse da

grimaldello nella ricerca di nuove metodiche mininvasive che potessero

competere in termini di efficacia con l‟ESWL.

Il ritrovato interesse per la terapia strumentale della calcolosi deriva proprio dal

fatto che attualmente abbiamo a disposizione numerose metodiche mininvasive

che prevedono sia un‟ampia variabilità di vie di accesso al calcolo (percutanea,

ureteropieloscopica, laparoscopica), che l‟uso di una vasta gamma di energie

frammentanti (balistica, ultrasonica, laser) così che, oggi più che mai, possiamo

“personalizzare” in base alle caratteristiche del calcolo (dimensione, numero,

sede, durezza) e del paziente (habitus fisico, condizioni generali) la terapia

litotriptica più idonea.

Nella scelta terapeutica devono essere inoltre considerate le strumentazioni che

l‟operatore ha a disposizione e l‟esperienza dell‟operatore nelle singole

metodiche.

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Le attuali linee guida terapeutiche prevedono che, indipendentemente dalla

sede, la rimozione attiva dei calcoli sia indicata quando gli stessi abbiano

dimensioni maggiori di 6-7 mm di diametro o quando, indipendentemente dal

diametro, concomitino quadri patologici quali:

1) Stato di male colico

2) Complicanze infettive (infezione urinaria, pionefrosi, urosepsi)

3) Insufficienza renale acuta (per ostruzione renale bilaterale o renale

monolaterale in paziente monorene) (Tab.1).

OPZIONI TERAPEUTICHE:

ESWL- Da una revisione della Letteratura emerge che:

il 90% dei calcoli renali può essere trattato con successo mediante l‟ESWL; è

una metodica che può essere utilizzata indifferentemente nelle calcolosi

primitive, recidive e, come terapia di completamento, sui frammenti residui post

PNL (1,2).

L‟ ESWL offre risultati migliori in termini di stone free rate quando i calcoli non

superano i 20 mm di diametro e quando i calcoli sono sufficientemente friabili

come quelli di fosfato di calcio, di acido urico e di ossalato di calcio diidrato

(Tab.2). Viceversa i calcoli racemosi, del calice inferiore e quelli di particolare

durezza (ossalato di calcio monoidrato, cistina) si giovano prevalentemente

della terapia endourologica .

Lo stone free rate globale ottenuto con i litotritori di seconda e terza

generazione varia tra il 41 e il 99% (3 ).

Ovviamente lo stone free rate dipende dalle dimensioni del calcolo potendo

variare per i calcoli della pelvi renale dal 66-99% quando sono inferiori a 20mm

di diametro e dal 45-60% quando hanno maggiori dimensioni.

L‟uso routinario di stent ureterali in corso di ESWL non sembra migliorare la

stone clearance, pertanto il loro uso è riservato a quei casi in cui si abbia una

cospicua “steinstrasse” o vi sia il rischio di urosepsi.

Diverso è il risultato che si ottiene con l‟ESWL per la terapia dei calcoli caliciali:

la stone clearance è del 90 % per i calcoli dei calici superiori e medi, mentre è

del 35% -79% per i calcoli del calice inferiore.

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La mediocre stone clearance del calice inferiore potrebbe avere una genesi

multifattoriale derivante dalla inclinazione dell‟angolo infundibulo-pelvico (se <

70°), dalla lunghezza (se > 30 mm) e larghezza dell‟infundibolo ( < 5mm) stesso

(4,5,6), nonché dalla attività fisiologica del calice inferiore.

PNL- La litotrissia percutanea (PNL) in monoterapia è indicata per l‟ablazione

dei calcoli superiori a 20 mm di diametro, lo stone free rate valutato

globalmente per questa metodica è del 95%.

Anche i calcoli di grandi dimensioni (30x40 mm di diametro) e quelli racemosi

possono essere trattati con PNL in monoterapia, tuttavia visti i risultati mediocri

(63% di stone free) è preferibile trattare questo tipo di calcolosi con PNL

associata all‟ ESWL in sandwich raggiungendo in tal caso un successo del 71-

96% (7). Rimane comunque valida l‟opzione di trattare i calcoli renali di grandi

dimensioni con la sola litotrissia extracorporea quando le condizioni locali

(malformazioni renali, rene unico, rene trapiantato) o le condizioni generali

controindicano qualunque altra strategia terapeutica.

Inoltre la PNL trova indicazione anche nella terapia della litiasi del calice

inferiore se maggiore di 10mm di diametro vantando uno stone free rate di 86-

100%.

I risultati di ambedue le metodiche sono inoltre influenzati anche dalla

composizione chimica del calcolo. In particolare quando i calcoli sono

abnormemente duri (ossalato di calcio monoidrato, cistina), le SW forniscono

risultati abbastanza deludenti; mentre risultati più incoraggianti si ottengono

utilizzando altre energie quali la balistica, l‟ultrasonica e laser da sole o in

associazione. In tal caso è necessario un approccio endourologico al calcolo.

Infatti lo stone free rate con la sola ESWL è per i calcoli di ossalato di calcio

monoidratto del 38-81% mentre per quelli di cistina lo stone free rate globale è

del 60-63%; risultati soddisfacenti (71%) vengono raggiunti quando il diametro

non supera i 15mm e quando la superficie del calcolo è rugosa (Tab.3).

Purtroppo i calcoli di cistina sono in genere lisci e compatti e di grandi

dimensioni (di sovente maggiori di 25 mm di diametro); in tal caso l‟ESWL non è

consigliata in monoterapia in quanto lo stone free rate precipita al 40% (8,9)

(Tab.4).

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RIS (chirurgia retrograda intrarenale) - Di recente si sta prendendo in

considerazione un ulteriore via d‟accesso per il trattamento della calcolosi

renale e caliciale inferiore minore di 15 mm di diametro, che è rappresentata

dalla via retrograda transureterale mediante l‟utilizzazione

dell‟ureteropieloscopio flessibile nota come RIS. Questa metodica terapeutica

può essere utilizzata sia da sola sia in associazione alla PNL.

Al momento attuale l‟estensione applicativa e la validità di questa metodica

terapeutica sono ancora in via di validazione anche per il fatto che è possibile

visionare ed accedere a tutti i calici mediante l‟utilizzo di stumenti flessibili per

via percutanea in corso di PNL (10).

Open Surgery- Al momento attuale sono procedure riservate solo a quei casi

selezionati che si caratterizzano per:

a)Calcolosi racemosa complessa;

b)Precedente fallimento dell‟ ESWL o della PNL per:

1) Colletto caliciale stenotico o ostruito,

2) Calice già utilizzato come via d‟accesso per una precedente PNL,

3) Calcolo in calice corticalizzato,

4) Calcolo che occupa tutto il calice e non lascia lo spazio per creare una via

d‟accesso,

5) Calcolo posto nel calice anteriore del gruppo caliciale inferiore.

c)Anomalie pielo-ureterali (ectopia renale, stenosi del giunto);

d) Deformità scheletriche;

e) Obesità;

f) Concomitante open surgery per altra patologia in atto.

L‟approccio al calcolo può essere ottenuto mediante pielocalicotomia,

nefrolitotomia anatrofica o mediante nefrotomie multiple che vengono condotte

sulla superficie del parenchima renale sovrastante il calcolo la cui repertazione

è ottenuta con l‟ausilio intraoperatorio di apposite sonde ecografiche.

Quest‟ultima modalità terapeutica è particolarmente utilizzata nelle litiasi

racemose per liberare con piccole nefrotomie i calici renali senza peraltro

compromettere la funzionalità renale (11).

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COMPLICANZE DIPENDENTI DALLE METODICHE PIÙ

FREQUENTEMENTE UTILIZZATE:

ESWL- Prima di illustrare le complicanze che possono verificarsi con l‟utilizzo

delle onde d‟urto va detto che al momento attuale non è stato ancora chiarito

quali caratteristiche energetiche deve avere l‟onda d‟urto né il numero ottimale

delle SW da erogare per ogni sessione per ottenere la migliore frammentazione

del calcolo con il minore effetto lesivo locale.

Ciò è dovuto al fatto che i litotritori si diversificano tra loro non solo per il tipo di

generatore (elettromagnetico, elettroidraulico, piezoelettrico) ma anche per

come sono resettate le onde d‟urto in intensità, profondità di penetrazione ed

ampiezza del fuoco.

Ciò che invece è stato sufficientemente chiarito è il ruolo svolto dalla frequenza

dell‟onda d‟urto per la frammentazione dei calcoli e le lesioni che l‟onda d‟urto

stessa determina sul parenchima renale.

Studi effettuati in tal senso hanno dimostrato che le basse frequenze riducono il

fenomeno della cavitazione con conseguente migliore frammentazione del

calcolo e minore effetto lesivo sul parenchima renale.

L‟azione traumatica sul parenchima renale esercitata dall‟onda d‟urto può

esplicitarsi macroscopicamente con edema, ecchimosi, che si risolvono

normalmente nell‟arco di 15 giorni; pertanto è necessario osservare un

intervallo fra una sessione e l‟altra almeno di 2 settimane ma senza superare i

3-5 ritrattamenti complessivi (12).

Gli ematomi se di pur rara osservazione si verificano nell‟1% dei casi mentre lo

sviluppo tardivo dell‟ipertensione arteriosa è riportato nell‟8% dei casi. Le

complicanze precoci sono piuttosto rare e per la maggior parte dei casi sono

correlate alla frammentazione (steinstrasse 1-4%; colica renale 11,9%) alla

concomitante infezione urinaria ( batteriuria 7.7-23.5%; batteriemia 14%;

urosepsi <1%), alla propagazione dell‟onda d‟urto (aritmie cardiache 1-59%;

lesioni gastrointestinali 1,8%).

PNL- E‟ una metodica non scevra di complicanze; uno dei prerequisiti per

poterle evitare è conoscere esattamente la morfologia del rene da operare e i

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suoi rapporti con gli organi circostanti; il che è ottenibile facendo precedere

l‟intervento da un adeguato studio morfologico mediante urografia o Uro-TC.

La puntura di accesso al rene, che elettivamente deve essere il calice postero-

inferiore, è eseguita con guida ecografica e radiologica in combinazione; in

particolare la puntura del calice con guida ecografia consente di evitare le

lesioni agli organi confinanti (milza, fegato, perforazione intestinale (1%),

lacerazione della vena renale (1%), pneumotorace (2%).

Sebbene, come già detto, la via di accesso ottimale sia per il calice inferiore,

nelle calcolosi racemose, per ottenere la più completa ablazione del calcolo,

può essere indicato praticare anche accessi multipli (calice medio e superiore),

tenendo presente in tal caso che maggiore è il rischio di provocare uno

pneumotorace. Gli accessi multipli possono essere evitati utilizzando strumenti

flessibili che consentono di ispezionare la maggior parte dei calici ed estrarne i

frammenti residui.

Tra le complicanze maggiori offerte da questa metodica, come le già citate

lesioni degli organi confinanti, bisogna ricordare il sanguinamento intrarenale

tale da impedire la prosecuzione dell‟intervento e da imporre nel 5-53% dei casi

le emotrasfusioni. Se il sanguinamento è venoso è sufficiente posizionare una

nefrostomia clampata per alcune ore e differire l‟intervento; mentre se il

sanguinamento è arterioso (sanguinamento persistente o tardivo), è

obbligatorio eseguire una embolizzazione superselettiva dell‟arteria renale

sanguinante.

Gli altri rischi sono rappresentati dalla TUR –Syndrome e dalla sepsi (2-4%),

complicanze che possono essere minimizzate lavorando con strumenti

(nefoscopi) che consentono un lavaggio a flusso continuo e a bassa pressione (

cannule di Amplatz di adeguato diametro).

Nello studio preliminare alla PNL devono essere considerate anomalie e

patologie del rene

(rene mobile, precedente chirurgia renale, rene sopracostale, rene pelvico, rene

a ferro di cavallo, angiomiolipoma) e del sistema collettore (bifidità del sistema

collettore, colletto caliciale lungo e sottile, calcolo in diverticolo caliciale, o

calcolo che occupa completamente il lume caliciale, sistema collettore non

dilatato) che possono limitare o addirittura impedire la puntura del calice, la

dilatazione e l‟introduzione del nefoscopio. In queste particolari condizioni

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anatomiche la PNL è riservata ad operatori che abbiano acquisito una buona

esperienza con la metodica. Nella scelta di questa strategia terapeutica vanno

inoltre escluse quelle patologie che controindicano in maniera assoluta

(coagulopatia incorreggibile) o relativa (ipertensione arteriosa incontrollabile ,

epatosplenomegalia, angiomiolipoma renale, UTI con febbre) l‟esecuzione di

questo tipo di intervento (7).

Le complicanze in corso di URS si verificano nel 5-9% dei casi con l‟1% di

complicanze maggiori (avulsione ureterale) mentre tra le complicanze tardive va

ricordata la stenosi dell‟uretere che si verifica nell‟1% dei casi (13) (Tab.5).

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ESWL E CALCOLOSI URETERALE

Prof. M. D’Armiento – Prof. F. Francesca

Prof. D. Prezioso – Prof. M. De Sio

Gruppo Di Lavoro: Califano, Carrieri, Cavallini, Dalmoro, Grosso, Guerrer, Luzzi

In caso di calcolosi ureterale le opzioni terapeutiche disponibili vanno dalla

terapia di attesa, eventualmente integrata dalla terapia medica espulsiva, alla

terapia attiva rappresentata principalmente dalla ESWL e dalla URS. La terapia

chirurgica, a cielo aperto o laparoscopica, presenta un numero ridotto di

applicazioni mentre l‟estrazione con cestello tipo Dormia non risulta più un

trattamento raccomandato.

FATTORI INFLUENZANTI LA SCELTA DEL TRATTAMENTO

Dimensioni del calcolo < 5mm > 5 mm < 10 mm >10 mm

Sede del calcolo Prossimale Media Distale

Impattamento

Infezione

Massa corporea

Disponibilità strumentario

TERAPIA DELLA CALCOLOSI URETERALE

Terapia medica espulsiva (MET)

ESWL

URS

Chirurgia tradizionale/laparoscopica

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Fra i fattori che determinano la scelta del tipo di trattamento, molteplici sono da

tenere in considerazione. Innanzitutto le dimensioni e la sede del calcolo.

Quindi le condizioni della via escretrice ed il tempo trascorso dalla diagnosi che

possono testimoniare la condizione di calcolo “impattato”. Con questo termine si

intende un calcolo che in ripetuti controlli risulti sempre nella stessa sede ed

abbia determinato una dilatazione della via escretrice a monte per cui si

presume che, anche se di piccole dimensioni, l‟espulsione spontanea sia

improbabile.

La comparsa di sintomatologia di tipo settico impone un trattamento antibiotico

mirato ed il drenaggio della via escretrice prima dell‟esecuzione di un

trattamento attivo. La massa corporea del paziente può rendere problematico il

centraggio del calcolo e limitare pertanto la possibilità di trattamento

Condizione imprescindibile per la scelta del tipo di trattamento è naturalmente

che il centro abbia a disposizione tutto lo strumentario necessario per far fronte

alle diverse opzioni terapeutiche ed alle eventuali complicanze.

La terapia medica espulsiva è stata da sempre pratica in maniera empirica

secondo protocolli estremamente variabili. Negli ultimi anni sono stati pubblicati

numerosi studi randomizzati sull‟argomento soprattutto sull‟uso della Nifedipina

e degli alfalitici. Tali lavori sono stati sottoposti a metanalisi da parte di diversi

gruppi che hanno portato alla conclusione che entrambe le categorie di farmaci

determinano, per calcoli dell‟uretere distale, un aumento del tasso di espulsione

spontanea ed una riduzione degli episodi di colica renale rispetto al gruppo di

controllo. Entrambi i farmaci sono più efficaci dei corticosteroidei e dei FANS

nel favorire l‟espulsione spontanea.

In particolare per quanto concerne la litotrissia extracorporea la sua

applicazione può essere limitata dal tipo di generatore e dal sistema di

puntamento. Sebbene infatti la calcolosi ureterale possa essere centrata anche

con apparecchi dotati di sistemi di puntamento ecografico il puntamento

radiografico è preferito dalla maggior parte degli operatori. Il tipo di generatore

e di ellissoide possono influire invece sui risultati.

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VALUTAZIONE DEI RISULTATI

Numero di trattamenti

Manovre ausiliarie Complicanze

Ai fini di una corretta valutazione dei risultati della terapia attiva occorre tenere

in considerazione non solo il numero dei trattamenti necessari per la completa

risoluzione del quadro clinico ma anche la necessità di effettuare manovre

ausiliarie.

E‟ da tenere presente inoltre il diverso tasso di complicanze cui il paziente viene

esposto per ciascun trattamento.

La conoscenza di tali fattori è di fondamentale importanza nel counseling del

paziente che deve poter scegliere tra le diverse opzioni terapeutiche essendo

stato portato a conoscenza delle possibilità e dei limiti di ciascuna metodica.

Ad un esame comparativo dei risultati offerti dalla ESWL e dalla URS

stratificando i pazienti in funzione delle dimensioni e della sede del calcolo si

osserva come globalmente lo stone free rate della URS sia superiore nel tratto

medio e soprattutto in quello distale dell‟uretere mentre nel terzo prossimale i

due trattamenti forniscano risultati equivalenti.

Nel terzo prossimale i risultati della URS sono migliorati negli ultimi anni grazie

al sempre più diffuso impiego degli strumenti flessibili.

STONE FREE RATE ESWL vs URS

ESWL URS

Uretere distale 74% 94%

<10mm 86% 97%

>10mm 74% 93%

Uretere medio 73% 86%

<10mm 84% 91%

>10mm 76% 78%

Uretere prossimale 82% 81%

<10mm 90% 80%

>10mm 68% 79%

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Se infatti è vero che la ESWL presenta una invasività ridotta rispetto alla URS e

può essere effettuata senza anestesia essa espone ad un rischio maggiore di

manovre secondarie o aggiuntive.

Il tasso di complicanze è invece comunque basso per entrambe le tecniche con

un maggior rischio di lesioni ureterali in corso di URS e di steinstrasse a sfavore

della ESWL.

.

NUMERO DI PROCEDURE

ESWL URS

Primarie Secondarie Aggiuntive Primarie Secondarie Aggiuntive

U. Distale 1.22 0.12 0.03 1.04 0.03 0.36

<10 mm 1.34 0.12 1.01 0.05 0.88

>10 mm 1.44 0.10 1.02 0.14 1.00

U. Medio 1.11 0.18 0.23 1.04 0.07 0.09

<10 mm 1.29 1.00 0.34 1.14

>10 mm 1.76 1.00 0.31 0.20

U.Prox 1.31 0.07 0.24 1.02 0.26 0.17

<10 mm 1.26 0.14 0.77 1.00 0.39 0.52

>10 mm 1.49 0.21 0.56 1.07 0.13 0.21

.

TASSO DI COMPLICANZE (%)

Sepsi Steinstrasse Stenosi Lesioni

ureterali

UTI

SWL URS SWL URS SWL URS SWL URS SWL URS

U. Distale 3 2 4 0 1 1 3 4 4

U. Medio 5 4 8 1 4 6 6 2

U. Prox 3 4 5 0 2 2 2 6 4 4

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A proposito del trattamento della calcolosi dell‟uretere pelvico nella donna in età

fertile è da ricordare come non esistano evidenze attuali che riportino una

riduzione della fertilità.

LINEE GUIDA EAU/AUA 2007 RACCOMANDAZIONI RELATIVE ALLE PROCEDURE

Standard: se (1) i risultati dell‟alternativa terapeutica sono sufficientemente noti da

permettere una fondata decisione e (2) vi è una virtuale unanimità su quale opzione terapeutica

sia preferibile

Raccomandata: se (1) i risultati dell‟alternativa terapeutica sono sufficientemente noti da

permettere una fondata decisione e (2) vi è una apprezzabile maggioranza di condivisione (non

unanimità)su quale opzione terapeutica sia preferibile

Opzionale: se (1) i risultati dell‟alternativa terapeutica non sono sufficientemente noti da

permettere una fondata decisione e (2) le preferenze sono incerte o equivoche

Assumiamo come raccomandazioni quelle riportate nelle linee guida per il

trattamento della calcolosi ureterale formulate in forma congiunta della AUA e

dalla EAU. La procedura può essere considerata Standard, Raccomandata od

Opzionale così come riportato in tabella.

LINEE GUIDA EAU/AUA RACCOMANDAZIONI

Paziente Standard (index patient)

Adulto

non gravida

calcolosi ureterale radiopaca monolaterale (no c. uratica/cistinica)

assenza di calcoli renali che richiedano trattamento

rene controlaterale normalmente funzionante

condizioni generali ed anatomiche che non escludono una delle opzioni

terapeutiche

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Tutte le raccomandazioni sono riferite ad un paziente ideale adulto (Index

Patient), non in stato di gravidanza, affetto da calcolosi ureterale radiopaca in

assenza di calcolosi renale a monte.

Il paziente “index” deve avere una normale funzione del rene contro laterale e

non essere portatore di condizione di tipo sistemico od anatomiche che

escludano il ricorso ad alcun tipo di terapia.

RACCOMANDAZIONI GENERALI

Standard: Pazienti con batteriuria dovrebbero ricevere antibioticoterapia

appropriata

Standard: l‟estrazione cieca con cestello (senza controllo endoscopico) del

calcolo non dovrebbe essere eseguita

Ogni paziente dovrebbe esser sottoposto almeno ad esame delle urine ed il

riscontro di batteriuria corretto con adeguata terapia antibiotica, possibilmente

mirata dopo esecuzione di es colturale ed antibiogramma.

CALCOLI <10 mm

Opzione: in pazienti con calcoli <10mm i cui sintomi sono controllati,

l‟osservazione con controlli periodici è un‟opzione per il trattamento iniziale. Ai

pazienti deve essere offerta una terapia medica appropriata per facilitare

l‟espulsione del calcolo nel periodo di osservazione

Probabilità di espulsione spontanea:

< 5 mm 68%

> 5 mm < 10 mm 47%

La terapia medica espulsiva è un‟opzione praticabile soprattutto per calcoli di

diametro <5mm che presentano un‟alta probabilità di risoluzione spontanea.

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RACCOMANDAZIONI OPZIONALI

L‟ureteroscopia anterograda per via percutanea è una forma accettabile di

primo trattamento in casi selezionati

L‟asportazione chirurgica, laparoscopica o a cielo aperto, può essere

considerata in rari casi se ESWL, URS e URS anterograda hanno fallito o è

improbabile che siano coronate da successo.

TERAPIA ATTIVA

Standard: il paziente deve essere informato sulle opzioni

terapeutiche di trattamento disponibili inclusi i rischi e i benefici associati

con ogni modalità

Raccomandazione: per pazienti che richiedono la rimozione del

calcolo ESWL e URS rappresentano entrambe accettabili opzioni

terapeutiche di prima linea

Raccomandazione: lo stenting routinario non è raccomandato come

parte del trattamento extracorporeo

RACCOMANDAZIONE PER PAZIENTE NON INDEX

Standard: per pazienti settici con calcoli ostruenti, è indicata la derivazione

urgente della via escretrice con nefrostomia percutanea o stent ureterale. Il

trattamento definitivo dovrebbe essere dilazionato fino a risoluzione dello stato

settico.

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IL TRATTAMENTO COMBINATO DELLA LITIASI

URINARIA

Dott. M. Garofalo - Dott. F. Sanguedolce – Prof. G. Martorana

Prof. A. De Lisa – Prof. U. Jacobellis

Gruppo di Lavoro: De Rose, De Sio, Di Lauro, Di Monaco, Di Nardo, D'Inca', Savoca,

Scoffone, Germinale, Magliacano

La calcolosi urinaria è oggi una patologia urologica di forte impatto sociale: ogni

anno nella nostra nazione si calcolano circa 180.000 nuovi casi. La litiasi

rappresenta circa il 15 – 20% delle affezioni di interesse urologico e presso la

Clinica Urologica di Bologna il trattamento chirurgico della stessa rappresenta il

7% delle procedure eseguite. L‟incidenza risulta in aumento, principalmente a

causa delle modificazioni delle abitudini dietetiche e dell‟aumento dei flussi

migratori. A fronte di tale aumento dell‟incidenza è necessario sviluppare

adeguate competenze per trattare ogni singolo caso di calcolosi nella maniera

più appropriata: per tale motivo è sempre più sentita la necessità di predisporre

centri selezionati, attrezzati con un corredo di presidi completo e aggiornato e

con un “know how” specifico per il trattamento della calcolosi: i cosiddetti “stone

center” .

Entrando nel dettaglio, le opzioni terapeutiche derivano dal tipo di calcolosi che

deve essere trattata, caratterizzabile in base ai seguenti fattori clinici:

1) carico litiasico

2) sede della litiasi

3) natura/consistenza della litiasi

4) caratteristiche anatomiche del paziente

Sulla base di questi criteri è possibile fare una prima grossolana

differenziazione fra quella comunemente definita come “calcolosi semplice” e la

“calcolosi complessa”.

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In particolare per calcolosi complessa si intendono una o più di una delle

seguenti situazioni patologiche:

• Calcolosi a stampo

• Calcolosi resistente a pregressi trattamenti

• Calcoli > 2 cm associati a:

malattia del GPU

rene a ferro di cavallo

diverticolo caliciale

rene a spugna midollare

rene policistico

• Calcolosi in obeso

• Calcolosi in paziente portatore di derivazione urinaria

• Calcolosi in paziente già trattato con PNL o chirurgia

Mentre nel passato tali casi costituivano la normale routine clinica, oggi essi

costituiscono una netta minoranza, attestandosi nei Paesi Occidentali a non più

del 10% del totale dei nuovi casi diagnosticati. Tale fenomeno si deve

soprattutto alla diagnosi sempre più precoce, che spesso avviene in maniera

incidentale, grazie alla diffusione di quelli che attualmente sono divenuti comuni

strumenti di imaging (ecografia, Rx, TC) unitamente all‟aumento dell‟incidenza

della calcolosi dovuto sia alle modificate abitudini alimentari (scarsa idratazione,

aumento dell‟importo proteico, etc) che all‟incremento dei flussi migratori.

Mentre per la calcolosi semplice il trattamento è ormai di esclusiva pertinenza

delle tecniche mini-invasive (onde d‟urto extracorporee, ureterorenolitotrissia,

litotrissia percutanea), è nell‟ambito della calcolosi complessa che la chirurgia

mantiene un seppur limitato ruolo.

In passato la chirurgia “a cielo aperto” rappresentava la terapia d‟elezione per

questa tipologia di calcolosi, mentre oggi essa viene riservata a casi selezionati;

secondo le linee guida EAU-AUA, la chirurgia laparoscopica e/o open, sono da

attuare come ultima opzione a disposizione dell‟operatore (v. Fig 1). Come già

precedentemente accennato, il ridimensionamento del ruolo della chirurgia nella

calcolosi è dovuto all‟introduzione a partire dagli inizi degli anni 80 delle

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tecniche mini-invasive; sicuramente l‟introduzione dell‟ESWL è stata l‟elemento

di maggior impatto, modificando radicalmente l‟approccio a questa malattia.

Questa tecnica mostra notevoli vantaggi in termini di ridotta invasività e facilità

di esecuzione, in quanto procedura ambulatoriale che non necessita di

assistenza anestesiologica: secondo linee guida, andrebbe indicata per il

trattamento di calcoli con dimensioni inferiori ai 2 cm (o < a 1,5 cm in caso di

litiasi cistinica o di ossalato di calcio mono-idrato), anche se può essere

utilizzata per carichi litiasici maggiori. Secondo studi recenti (2,3) l‟ESWL può

essere impiegata per il trattamento della calcolosi complessa in caso di:

• “stone burden” minore

• carico litiasico periferico

• sistema collettore stretto

• paziente obeso

A fronte del vantaggio di una estrema mini-invasività, i limiti di una

monoterapia con ESWL in tali casi sono evidenti: la necessità di uno stent e

di multipli trattamenti che esitano in una ridotta percentuale di successo

(meno del 50%) ormai impongono l‟uso di tale tecnica in associazione ad

altre mini-invasive.

Nell‟ambito delle monoterapie mini-invasive, la litotrissia percutanea (PNL)

sicuramente risulta essere una tecnica sensibilmente più efficace; questa

procedura, nata alla fine degli anni 70, dopo un momento di auge nella metà

degli anni 80, sta suscitando oggi rinnovato grande interesse da parte della

comunità urologica internazionale: grazie ai progressi tecnici e tecnologici, la

PNL presenta una grande versatilità ed efficacia a fronte di una minore

incidenza di complicanze. Studi condotti sulla sua efficacia in monoterapia,

risalenti comunque ad alcuni anni fa (4,5), indicavano tale procedura in caso

di:

• “stone burden” maggiore

• carico litiasico centrale

• sistema collettore dilatato

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La percentuale di successo riportata risulta abbastanza variabile (60-85%),

direttamente correlata allo “skill” dell‟operatore, in quanto spesso erano

necessari accessi multipli, fra cui quelli sopracostali, che esponevano il

paziente ad un maggior tasso di complicanze. Sempre secondo le linee guida

internazionali, il maggior tasso di successo delle tecniche mininvasive per il

trattamento delle calcolosi complesse è comunque riferito alle tecniche

combinate: l‟associazione fra PNL ed ESWL garantisce un‟estensione delle

indicazioni (“stone burden” maggiore, locazione del carico litiasico e morfologia

del sistema collettore indifferente), con una percentuale di successo superiore

all‟80%; tuttavia la necessità di multiple sessioni di ESWL, combinate al numero

di giorni lavorativi persi per arrivare alla risoluzione del quadro clinico,

determinano un elevato costo di gestione dei pazienti, che risulta essere fino al

doppio rispetto ai costi eventualmente impiegati per lo stesso tipo di pazienti

sottoposti al trattamento chirurgico (3,6).

Negli ultimi anni un dibattito di una certa intensità si è sviluppato riguardo la

modalità con cui condurre la tecnica combinata; a tal riguardo si è osservata ad

una evoluzione del pensiero: mentre agli inizi degli anni „90 era raccomandata

la cosiddetta terapia a sandwich, la cui ultima fase doveva essere un “second

look” per via percutanea , attualmente tale fase è stata abbandonata (2) a

favore del passaggio spontaneo dei frammenti. Conseguenza comunque di ciò

è risultata la sensibile riduzione della percentuale stone-free (v. fig 2),

persistendo in molti casi residuo litiasico.

Tuttavia le linee guida, per loro stessa impostazione, non prendono in

considerazione gli ultimi trend: essendo “evidence based”, esse non forniscono

indicazioni specifiche riguardanti le introduzioni tecnologiche più recenti.

Effettivamente negli ultimi anni la tecnologia ha fatto notevoli progressi e

numerosi nuovi devices sono stati introdotti: strumenti estremamente flessibili,

forniti di ottiche digitali e di calibro estremamente ridotto, equipaggiati con

dispositivi (basket, guide, camicie d‟accesso) ugualmente flessibili e di calibro

ridotto, atraumatici, possono garantire risultati precedentemente non

immaginabili. Ma ciò che sicuramente ha fatto la differenza è stata

l‟introduzione nel mercato delle fibre laser ad olmio, che permettono di sfruttare

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al massimo la mini-invasività dei nuovi strumenti grazie alle fibre di diametro

ridotto (200 μm), di elevatissima flessibilità, efficaci nei confronti della maggior

parte dei calcoli.

Ecco quindi che uno stone center moderno non può più prescindere da questo

nuovo gruppo di equipaggiamento per un‟offerta terapeutica completa.

Grazie alle nuove tecnologie sono state pubblicate esperienze nel trattamento

combinato della calcolosi complessa con il supporto degli strumenti flessibili: nel

1999 fu pubblicata una prima esperienza (8) di trattamento combinato con un f-

TUL (fiberoptic transurethral lithotripsy) ed ESWL. Seppur la casistica fosse

piuttosto minuta i risultati apparvero interessanti: dei 27 casi 21 ebbero un esito

soddisfacente (residui <4mm), la litotrissia endoscopica venne condotta sia con

sorgente elettroidraulica che con laser pulsed-dye, anche se tale esperienza si

caratterizzò per il numero elevato di sessoni ESWL - da 3 a 26 (media 8,4!) - .

Sempre nell‟ambito di esperienze pionieristiche, quasi aneddotiche per il

numero di pazienti reclutati, risulta interessante quella del gruppo di Hafron et al

(9): essi trattarono 14 pazienti affetti da calcolosi complessa combinando la

ESWL con la Retrograde Intra-Renal Surgery (RIRS), eseguendo le due

procedure in alcuni casi contestualmente, ottenendo un successo (frammenti <4

mm) in 13/14 casi, rendendone comunque 10 stone free; tuttavia anche in

questa esperienza in ben 11 casi furono necessari 2 o 3 ritrattamenti

(endoscopici e/o ESWL).

Di maggiore interesse e successo sono state comunque le tecniche che hanno

combinato la tecnologia flessibile con la litotrissia percutanea; una fra le prime

esperienze pubblicate fu quella delle Università di Duke e Londra (10) del 2005,

in cui la PNL con il paziente in posiziona prona è stata coadiuvata da un

accesso RIRS. Tale esperienza, limitata a soli 7 casi, mise in evidenza la

potenzialità degli strumenti flessibili in combinazione alla tecnica percutanea,

grazie alle quali era possibile eseguire una completa esplorazione di tutto il

sistema collettore renale: in tale maniera 5 pazienti vennero resi stone free,

rimanendo gli altri 2 con residui comunque inferiori ai 3 mm; tale tecnica

permetteva di eseguire un solo accesso percutaneo , ma rendeva necessario

l‟applicazione di una camicia ureterale per la posizione prona del paziente.

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Una svolta al trattamento combinato della calcolosi complessa è stato

indubbiamente l‟introduzione della tecnica “ECIRS” (Endoscopic Combined

Intra-Renal Surgery), da parte dei gruppi di Bilbao e Orbassano (11): in una

casistica relativamente ampia, essi sperimentarono un accesso combinato per

via percutanea e retrogrado con il paziente in posizione supina, come

inizialmente descritta da Valdivia, quindi adattandola con una modifica

apportata dal gruppo di Bilbao-Galdakao. Oltre ai già citati vantaggi

dell‟esperienza combinata dei gruppi di Duke e Londra, la posizione supina

offre vantaggi in termini di minore disconfort anestesiologico e un più agevole

drenaggio ed asportazione dei frammenti che drenano spontaneamente dalla

cannula di Amplatz per gravità. Nei 127 casi pubblicati dal solo gruppo di

Orbassano (12), lo stone-free rate è stato dell‟82%, che ha raggiunto l‟87,4% in

caso fosse ritenuto necessario eseguire un second look durante la medesima

degenza, sfruttando lo stesso accesso.

In conclusione possiamo dire che la calcolosi è una patologia che può essere

affrontata in monoterapia, che la chirurgia ha un valore sempre più marginale e

pochi centri sono in grado di eseguirla in maniera efficace

Un adeguato uso combinato delle tecniche mini-invasive appare comunque

efficace nella maggior parte dei casi di calcolosi complessa, in cui un ruolo

sempre più prevalente potrà essere rivestito dalla tecnologia flessibile.

Fig 1. Linee guida EAU-AUA

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Fig 2. Confronto tecnica combinata PNL/ESWL nel 1994 e 2004

Fig 3 e 4. La posizione di Valdivia modificata secondo Galdakao

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LITOTRISSIA EXTRACORPOREA AD ONDE D’URTO:

LE COMPLICANZE

Dott. L. Ruggera – Prof. G. Breda – Dott. A. Celia

Prof. P. Beltrami – Prof. F. Zattoni – Prof. E. Cruciani

Gruppo di Lavoro: Santonastaso, Squillacciotti, Taborelli, Tiesi, Traficante, Tripodi,

Ucciero, Paradiso, Parziani

INTRODUZIONE

La litotrissia extracorporea ad onde d‟urto (ESWL) rappresenta tuttora il

trattamento di prima scelta nella maggior parte delle calcolosi reno-ureterali,

non complicate, di dimensioni contenute. Il suo meccanismo di azione è

correlato alla generazione, all'esterno dell'organismo, di onde d‟urto che,

seguendo le leggi della fisica acustica, sono in grado di penetrare attraverso i

tessuti fino alla loro focalizzazione sul calcolo.

Caratteristiche importanti delle onde d'urto sono:

1. la rapidità di propagazione che consente di attraversare i tessuti senza

che questi ultimi subiscano una rilevante degradazione termica;

2. la profondità di propagazione nei tessuti organici dovuta alla loro densità

pressoché sovrapponibile con quella dell'acqua, comportando solo una

modesta dispersione di energia (10-20%/10 cm). L'energia dell'onda d'urto

trasmessa o riflessa nel passaggio attraverso il corpo umano dipende, infatti,

dalle differenze di impedenza acustica dei diversi tessuti attraversati.

Poiché l'impedenza acustica dei calcoli è 5-10 volte superiore a quella

dell'acqua e quindi dei tessuti, a livello della superficie del calcolo si verifica una

notevole liberazione di energia che investe il calcolo, generando un'alternanza

di forze compressive e tensive che tendono a superare il limite di elasticità

proprio della struttura del calcolo. Ciò provoca la sua disgregazione.

Recentemente, nel processo di frammentazione dei calcoli, è stata attribuita alla

cosiddetta cavitazione una grande importanza. La cavitazione consiste nello

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sviluppo di piccole bolle di vuoto che, collassando sulla superficie del calcolo,

determinano la formazione di microgetti d‟acqua che possono provocare, a loro

volta, l‟erosione del calcolo.

Dalla sua introduzione, nel 1981, fino a pochi anni fa, la ESWL era stata

percepita come la panacea dell'urolitiasi da buona parte della categoria medica

ma anche dal vasto pubblico, in virtù della sua scarsa invasività rispetto ai

trattamenti alternativi, della elevata percentuale di successo riportata negli studi

iniziali e della presunta trascurabile morbilità, portando in tal modo ad una

eccessiva estensione delle sue indicazioni [1-3].

COMPLICANZE DELL’ESWL

“The rapid acceptance and adoption of ESWL has been facilitated by the false

perception that this technology is entirely safe and that shock wave treatment

does not induce severe, acute or chronic side effects” [4].

Già nel 1989, pochi anni dopo la diffusione su larga scala di questa metodica

terapeutica, Lingeman sottolineò come l‟ESWL fosse stata erroneamente

considerata scevra da severi effetti collaterali [4].

Negli ultimi anni, a testimonianza di quanto sopra, diversi studi condotti su

ampie casistiche hanno confermato come il trattamento con ESWL possa

essere responsabile di complicanze anche importanti, sia in fase precoce che

tardiva.

La responsabilità delle complicanze dopo trattamento ad onde d‟urto è legata

alla produzione stessa dei frammenti litiasici, a processi infettivi o agli effetti

diretti delle onde d‟urto sul rene e sugli organi circostanti, ritenuti questi ultimi,

fino a pochi anni fa, del tutto trascurabili [5].

Circa la produzione dei frammenti litiasici, è importante sottolineare come

rappresenti una potenziale complicanza dell‟ESWL non solo la persistenza di

grossolani calcoli residui, ma anche di frammenti litiasici di dimensioni 4 mm (i

cosiddetti CIRF: clinical insignificant residual fragments), situazione considerata

da molti Autori comunque condizione “stone free”. A tale proposito, infatti, Sun e

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Osman hanno evidenziato come i CIRF possano accrescersi in frammenti

clinicamente significativi nel 21-59% dei casi [6,7]. Analogamente, Streem ha

documentato che, a un follow-up medio di 23 mesi, l‟eliminazione spontanea di

tali frammenti è ottenuta solo nel 24% dei casi, mentre nel 60% dei casi

rimangono invariati o addirittura sono aumentati di dimensione. Inoltre, più del

40% di questi pazienti diviene sintomatico o richiede un ritrattamento [8].

L‟elevato rischio di recidiva “clinicamente significativa” superiore al 40% obbliga

pertanto a considerare una complicanza della terapia la mancata espulsione di

tali frammenti residui.

Altre complicanze, correlate al passaggio dei frammenti litiasici in uretere, sono

rappresentate dall‟ematuria macroscopica transitoria, conseguenza di modeste

lesioni a carico dell‟urotelio: tale evento è riportato da Kelley nella pressoché

totalità dei casi e della durata transitoria di circa 24-48 ore. A ciò si aggiunga

l‟iperpiressia di grado lieve, riscontrata in circa il 30% dei pazienti. Può essere,

inoltre, frequentemente presente un dolore localizzato in corrispondenza

dell‟angolo costo-vertebrale e/o dei quadranti addominali inferiori, tale da

rendere necessaria una terapia analgesica in circa il 40% dei casi [9]. Nessuna

di queste condizioni richiede generalmente particolari manovre accessorie o

trattamenti diversi dalla semplice somministrazione di una terapia sintomatica.

Pazienti che, tuttavia, lamentino un dolore persistente per più di alcuni giorni

dopo il trattamento o di entità inusuale dovrebbero essere attentamente valutati

mediante una ecografia renale che escluda la presenza di un ematoma renale.

L‟impilamento di frammenti litiasici può essere responsabile di una improvvisa

ostruzione della via escretrice nel 6-25% dei casi [9]; mentre l‟1-4% dei

trattamenti può essere complicato da una vera “stein-strasse” [10]: questa è

caratterizzata dall‟aggregazione di numerosi frammenti litiasici lungo l‟uretere,

che rende necessario il ricorso a manovre ancillari quali il drenaggio della via

escretrice mediante il posizionamento di una derivazione urinaria (nefrostomia o

stent ureterale tipo doppio J) o un intervento endourologico per via retrograda

trans-ureterale. Tale complicanza risulta, ovviamente, più frequente dopo

litotrissia extracorporea di calcoli voluminosi (5-10% dei casi per calcoli con

superficie superiore a 2 cm2) o a stampo (fino al 40% dei casi) [11,12].

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Possibili fattori predisponenti delle complicanze dovute alla produzione dei

frammenti litiasici, sono legati alla composizione chimica e al conseguente

grado di durezza dei calcoli, alla loro dimensione e numero, alla localizzazione-

caliceale inferiore-, alla morfologia della alta via escretrice e all‟elevato numero

e ridotta energia delle onde d‟urto erogate [5].

L‟ostruzione della via urinaria superiore può anche associarsi ad effetti

collaterali di natura infettiva, urinaria o sistemica. Altri possibili fattori che

predispongono alle complicanze infettive sono rappresentati dalla preesistente

contaminazione batterica delle urine o da un‟anamnesi positiva per infezioni

urinarie ricorrenti; dalla presenza di calcoli infetti, da infezione (struvite) o a

stampo; da manipolazioni del calcolo o dell‟alta via escretrice precedenti il

trattamento [5].

Il trauma renale e le lesioni vascolari conseguenti al trattamento con onde d‟urto

possono permettere la penetrazione dei batteri nel circolo ematico, con

conseguente sviluppo di batteriemia ed eventuale sepsi. A tale proposito,

Skolarikos riporta il riscontro di batteriuria nel 7,7-23,5% dei soggetti sottoposti

ad ESWL, incluso un 7,7% di pazienti non affetti da calcolosi correlata a

infezione [5]. Meno frequentemente può essere presente una batteriemia

(<14% dei casi), mentre rara è la franca sepsi (< 1%). Il rischio di sviluppare

una setticemia può, tuttavia, aumentare in caso di positività della urinocoltura al

tempo del trattamento, in presenza di una ostruzione della via escretrice o dopo

trattamento di un calcolo a stampo (2,7% dei casi) [13-15].

Possibili manovre preventive sono rappresentate dal trattamento della

preesistente infezione urinaria; dalla precoce diagnosi della eventuale infezione

secondaria all‟ESWL; dalla attuazione di una profilassi antibiotica nei pazienti a

rischio (calcolosi infetta/da infezione, urinocoltura positiva, storia di infezioni

urinarie ricorrenti, manipolazione ureterale pre-ESWL). Rimane tuttora

controversa l‟indicazione a una profilassi antibiotica routinaria in tutti i

trattamenti extracorporei con onde d‟urto [5].

Importanti complicanze dell‟ESWL sono dovute, come sopra detto, ai possibili

effetti lesivi delle onde d‟urto su cute, reni e organi adiacenti (apparato

cardiovascolare e gastrointestinale, pancreas, milza, polmoni) [5].

A livello cutaneo, il passaggio delle onde d‟urto può determinare la formazione

di petecchie o ematomi sottocutanei [5].

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A livello renale, complicanze precoci possono trovare riscontro in una ematuria

e, raramente (<1% dei casi), nella comparsa di ematomi perirenali,

sottocapsulari o intra-renali sintomatici (sebbene ematomi asintomatici possano

essere riscontrati mediante TC o RM nel 20-25% dei casi) [16]. Queste

complicanze, più frequenti dopo ESWL con litotritori a sorgente elettroidraulica

[17,18], sono conseguenti a lesioni focali a carico dell‟endotelio dei capillari

glomerulari, delle arterie e delle vene intra-renali (in particolare delle vene

arcuate a livello della giunzione cortico-midollare) [19,20].

Sono stati ipotizzati diversi fattori predisponenti la comparsa di emorragia ed

ematomi: età, diatesi emorragica, terapie anticoagulanti/antiaggreganti,

ipertensione arteriosa, diabete mellito, obesità, numero ed intensità delle onde

d‟urto [5].

La maggior parte degli ematomi viene trattata in modo conservativo

(allettamento e borsa di ghiaccio), sebbene in alcuni casi possa rendersi

necessario un intervento chirurgico a cielo aperto di drenaggio o,

eccezionalmente, di nefrectomia [5].

Le onde d‟urto possono inoltre avere ripercussioni sui nefroni, sui tubuli renali e

sull‟interstizio circostante [21]. I traumatismi a carico delle diverse strutture

renali possono comportare transitorie alterazioni funzionali del rene, come

testimoniato dall‟andamento degli indici di funzionalità renale, urinari ed ematici.

Queste alterazioni, secondarie a modificazioni del flusso plasmatico renale e

della filtrazione glomerulare, sembrano risolversi spontaneamente in pochi

giorni [20,22,23].

È attualmente oggetto di dibattito se l‟utilizzo delle onde d‟urto nei pazienti in

età pediatrica possa determinare alterazioni irreversibili a carico del rene. Alcuni

Autori, infatti, hanno ipotizzato un ritardato sviluppo del rene nel giovane

paziente sottoposto a ESWL [24]. Recenti studi hanno tuttavia sottolineato che,

analogamente a quanto avviene nel paziente adulto, la litotrissia extracorporea

determina delle alterazioni funzionali transitorie, con un successivo sviluppo del

rene del tutto normale [25,26].

Altro argomento oggi ampiamente dibattuto è se la litotrissia extracorporea

possa rappresentare il fattore eziopatogenetico dell‟insorgenza “ex novo” di

ipertensione, in pazienti con precedente pressione arteriosa normale. Studi

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retrospettivi del passato ipotizzavano che l‟ESWL fosse responsabile

dell‟insorgenza di ipertensione arteriosa in circa l‟8% dei pazienti trattati, con

particolare ripercussione sulla pressione diastolica [27-29]. Recenti studi

prospettici hanno tuttavia escluso una sicura associazione causale tra ESWL e

ipertensione arteriosa [30-32]. E‟ stato di contro anche suggerito che la

litotrissia extracorporea potrebbe essere responsabile di un calo della pressione

arteriosa, verosimilmente determinato da un‟alterazione del metabolismo renale

conseguente alla ESWL [33].

Altro importante aspetto, divenuto recentemente oggetto di notevole

discussione, è rappresentato dalla possibile associazione tra il trattamento ad

onde d‟urto della litiasi renale e dell‟ uretere prossimale e lo sviluppo di diabete

mellito, come ipotizzato da alcuni Autori quale conseguenza di dirette lesioni a

carico delle isole di Langerhans [34]. Wendt-Nordhal, in un recente studio

prospettico sugli effetti dell‟ESWL a carico della componente endocrina del

pancreas, analizzando l‟andamento dei valori ematici di glucagone, insulina,

peptide-C e glucosio nel periodo post-trattamento fino a 24 ore di distanza, ha

tuttavia escluso tale possibile associazione causale [35].

A livello cardio-vascolare, il trattamento mediante onde d‟urto può essere causa

di alterazioni del ritmo cardiaco, rappresentate nella maggior parte dei casi da

battiti ectopici ventricolari (11-59% dei casi), mentre rare sono le lesioni a carico

del miocardio [36,37]. Sebbene siano stati riportati eccezionali casi di rottura di

aneurismi aortici, dati clinici e sperimentali hanno evidenziato come pazienti

affetti da aneurismi aortici o renali possano essere sottoposti a ESWL [38,39].

Sono, infine, stati riportati rari casi di trombosi venosa, il cui processo

eziopatogenetico è ancora sconosciuto [40,41].

Il possibile coinvolgimento dell‟apparato gastrointestinale è riportato, in un

recente lavoro di Maker, nel 1,8% dei casi. Molteplici sono le possibili

complicanze gastrointestinali: perforazioni intestinali, fistole uretero-coliche,

ulcere cecali, eritemi/ematomi del colon, rettorragie, pancreatiti,

ematomi/ascessi peripancreatici, ematomi sottocapsulari epatici o splenici. Tali

complicanze sono significativamente associate al numero e potenza delle onde

d‟urto e alla posizione del paziente in corso di trattamento. Le perforazioni

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intestinali sono, infatti, più frequentemente riportate in associazione al

trattamento in posizione prona [42].

È stato, da ultimo, ipotizzato che il trattamento ad onde d‟urto possa essere

responsabile di alterazioni della fertilità, conseguente a un coinvolgimento delle

gonadi da parte delle onde d‟urto. Recenti studi avrebbe tuttavia escluso la

possibilità di severe lesioni permanenti a carico di testicoli e ovaie [43,44].

CONCLUSIONE

Nonostante i molteplici effetti collaterali ipotizzati o documentati da vari Autori in

seguito al trattamento con ESWL, in realtà, complicanze severe sono riportate

in letteratura in ridotta percentuale, confermando che la litotrissia extracorporea

rappresenta una procedura sufficientemente sicura nel trattamento della

calcolosi reno-ureterale.

Ciononostante, è importante sottolineare come, a fronte dei notevoli progressi

avvenuti nell‟ultimo decennio nel panorama endourologico, la ricerca e lo

sviluppo nell‟ambito della litotrissia extracorporea siano stati inaspettatamente

lenti e limitati, non solo in relazione alla capacità di frantumazione dei nuovi

litotritori ma anche ai miglioramenti in termini di sicurezza della procedura.

In considerazione dei risultati non esaltanti e della potenzialità lesiva della

ESWL, deve essere stressato come sia di capitale importanza l‟assoluta

correttezza nelle indicazioni: è stato infatti evidenziato come le dimensione, la

numerosità e la composizione chimica dei calcoli, così come la morfologia

dell‟alta via escretrice e le condizioni generali del paziente rappresentino un

fattore discriminante circa la buona riuscita del trattamento. La ESWL

rappresenta così una procedura terapeutica sicura ed efficace quando indicata

nei casi appropriati.

Ne consegue inoltre che, in caso di evidente mancata risposta ad un primo

trattamento ad onde d‟urto, sia consigliato intervenire subito con procedure

alternative quali l‟ureterorenoscopia o la litotrissia percutanea, anziché

procedere con un ulteriore trattamento con ESWL.

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VALUTAZIONE POST-ESWL

Prof. F.P. Selvaggi – Dott. R. Sanseverino – Prof. A. Saita

Gruppo di Lavoro: Brustia, Caimi, D'amico, Donatelli, Faro, Frea, Gelosa, Petteno',

Vergara, Montanari, Palmieri

INTRODUZIONE

Punto cruciale dopo la litotrissia extracorporea (ESWL) è il follow-up dei

pazienti trattati.

A tal proposito non esistono linee guida sui controlli da effettuare dopo il

trattamento con ESWL.

In questo articolo vengono rivisti i protocolli di controllo pubblicati nella

letteratura internazionale e le misure di follow-up utilizzate dagli Autori.

In conclusione viene descritto il protocollo esemplificativo come suggerimento

da utilizzare nella pratica clinica giornaliera.

FRAMMENTI RESIDUALI ED ESAMI DIAGNOSTICI NEL FOLLOW-UP

Una volta ultimato il trattamento ESWL andrebbero monitorizzati i principali

parametri vitali per almeno un ora prima di dimettere il paziente.

In alcuni centri viene eseguita altresì una Rx diretta dell‟apparato urinario per

valutare il risultato immediato prima della dimissione.

E‟ raccomandato di incrementare l‟apporto di liquidi in associazione alla

prescrizione routinaria di analgesici siano essi FANS o oppiodi. L‟utilizzo di

antibiotici non è universalmente condiviso anche se ci sono centri in cui

vengono somministrati routinariamente. (1)

Diversi trials clinici sono stati condotti sull‟efficacia della terapia espulsiva post-

SWL per incrementare il passaggio dei frammenti.

Non sono ancora state stilate linee guida riguardo l‟imaging da utilizzare e la

periodicità del follow-up. Molti urologi effettuano la Rx dell‟apparato urinario per

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i calcoli radiopachi e la CT-scan o l‟ecografia per i calcoli radiotrasparenti. Il

timing dell‟imaging varia da centro a centro. Alcuni centri effettuano le indagini

di controllo dopo 2 settimane dall‟ESWL, ma molti autori sostengono che non è

utile effettuare indagini diagnostiche a meno di 3 mesi dal trattamento perché i

frammenti possono essere espulsi anche dopo diverse settimane dall‟ESWL.

Solo se c‟è evidenza clinica, è indicato effettuare il controllo con le varie

tecniche di imaging in qualunque momento dopo il trattamento.

Un altro punto cruciale è la determinazione dello stone free rate post-ESWL a

causa delle difficoltà nella definizione dei frammenti residuali clinicamente

insignificanti (CIRFs).

Alcuni studi si attengono alla definizione ristretta di “stone-free state” che

considera come frammento residuo qualunque frammento di qualunque

dimensione, mentre altri autori considerano i frammenti superiori a 3-5 mm

come frammenti residuali. Altri ancora sostengono che i frammenti di

dimensioni uguali o maggiori a 5 mm sono clinicamente significativi. Il

significato dei CIRFs è controverso, in alcuni studi è dimostrato che i CIRFs

passano spontaneamente senza complicanze significative, mentre altri studi

mostrano che quasi la metà dei pazienti con CIRFs può presentare

complicanze (2,3,4).

Le indicazioni al trattamento con manovre ancillari dipende dalla dimensione e

dalla localizzazione dei frammenti e dalla sintomatologia. Intendendo per

manovre ancillari il ricorso ad altre sedute ESWL, all‟ureteroscopia retrograda e

alla nefrolitotrissia percutanea.

I frammenti residui in ogni caso devono essere seguiti data la possibilità di

diventare ostruenti, fonte di infezioni e aumentare di dimensioni. In ogni caso la

maggior parte degli autori concorda sul definire i CIRFs frammenti asintomatici,

non ostruttivi,non infettivi,piccoli di 4-5 mm sono classificati come frammenti

clinicamente insignificanti (CIRFs).In alcuni studi è riportato che frammenti

residui sono ancora presenti nel 24 -36% dei pazienti, 3 mesi dopo il

trattamento SWL(5,6,7).

Recentemente Osman e colleghi hanno dimostrato che il 78%dei CIRFs

passano spontaneamente e al follow-up in 5 anni solo il 21.4% dei pazienti con

CIRFs ha recidive che richiedono trattamento dopo ESWL (2).

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L‟utilizzo della semplice Rx-diretta addome, talvolta difficile da interpretare, dà

informazioni incerte sui frammenti residui (8,9). Alcuni reports sull‟uso

dell‟ecografia riportano una sensibilità tra il 65% e il 95% (10,11). L‟ecografia è

inadeguata per determinare lo stone burden e anche per differenziare i calcoli

intatti dai singoli frammenti (9). La sensitività della CT nel determinare i

frammenti residui dopo trattamento è risultata più elevata rispetto a quella della

RX-addome e dell‟ecografia (12).

PROPOSTA DI VALUTAZIONE POST-ESWL

Il gruppo di studio ha focalizzato la valutazione post-ESWL basandosi sui

riscontri di pratica clinica individuando i momenti fondamentali delle possibili

conseguenze del trattamento con litotrissia extracorporea.

In relazione a quanto già svolto dalla associazioni degli Urologi Ospedalieri

Italiani (AURO 2007) e dalle linee guida dell‟EUA (European Association of

Urology 2006) nonché dagli studiosi appartenenti al Club della Litiasi Urinaria

sono stati stilati dei suggerimenti sintetici da osservare nel paziente dopo

litotrissia extracorporea.

La metodologia più semplice e facilmente riproducibile per la valutazione della

via escretrice per escludere un eventuale quadro ostruttivo dato

dall‟eliminazione dei frammenti è rappresentata dallo studio dell‟ecografia,

mentre la presenza di eventuali frammenti residuali o la visualizzazione della

loro eliminazione può essere sorvegliata mediante Rx diretta dell‟apparato

urinario nel caso della litiasi radiopaca. Le indicazioni poste dal gruppo di studio

sono le seguenti : dopo 24-48 h dall‟ESWL valutazione ecografica ed Rx per la

valutazione del risultato del trattamento ed eventuale necessità di manovre

ancillari.

In caso di evidenza di ematoma renale sarà necessario effettuare in urgenza

valutazione ematochimica con emocromo e valutazione della funzionalità

renale. Chiaramente è controindicato eseguire nuovo trattamento mentre è

indispensabile uno stretto monitoraggio. In relazione all‟esperienza degli

operatori ed ai risultati della letteratura è stato sviluppato il seguente algoritmo

di follow-up:

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E S W L

Conclusioni

Visti i risultati nella letterature e l‟esperienza degli autori emergono due

problemi di base, il primo come definire i frammenti residuali e il secondo quali

esami utilizzare per la definizione degli stessi. Riteniamo che le conclusioni

raggiunte rappresentano un compromesso tra i risultati della letteratura e la

disponibilità all‟utilizzo degli esami diagnostici nelle nostre realtà.

L‟utilizzo incrociato di Rx diretta ed ecografia permettono di identificare

eventuali frammenti nonché di evidenziare eventuali sofferenze della via

escretrice (idronefrosi) e del parenchima renale ( ematoma). La cronologia dei

24 h: ecografia di controllo

per escludere eventuali

ematomi e contestuale

valutazione della pervietà

della via escretrice

15 gg ecografia + Rx diretta app. urinario

Fallimento del trattamento o

frantumazione parziale : 2°

trattamento e riinizia il ciclo

di follow-up

Ulteriore

fallimento:

trattamento

endourologico

Clearance dei

frammenti: controlli a 1

–3 –6 – 9 –12 – 18 -24

Mesi

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controlli sarà effettuata in relazione alle disponibilità dei singoli centri. Lo

schema di follow-up proposto dagli autori è utile sia nella prevenzione delle

complicanze legate all‟eswl che delle recidive litiasiche.

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