Storia della medicina - [email protected] subito un concetto: la medicina ha da sempre...
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Storia della medicina Prof. Fabio CAVALLI 1. L’oggetto del contendere
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Storia della medicina Prof. Fabio CAVALLI
1. L’oggetto del contendere
Il concetto di “malattia”
La malattia è un modello esplicativo della realtà e non un suo elemento costitutivo: il concetto di malattia varia nelle varie culture e nelle varie epoche.
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Anche se è facile comprendere intuitivamente il significato del termine 'malattia', si rivela assai difficile, se non impossibile, darne una definizione formale del tutto soddisfacente (Vedi a proposito il breve scritto di Mirko Grmek). In effetti, se il concetto di malattia, come vedremo, cambia a seconda dell’orizzonte culturale storico, questa può quindi essere considerata un modello esplicativo della realtà.
Sciamano (bö) buriato (Siberia), fotografia del 1904. La maschera che copre il volto ha la funzione di "trasformare" lo sciamano in un nuovo essere.
La malattia «sciamanizzata»
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Introduciamo subito un concetto: la medicina ha da sempre percorso due strade, talora leggermente convergenti a seconda dei periodi storici: una medicina «razionale» ed una medicina «sapienziale». La seconda oggi tendiamo a chiamarla «magica» o «superstiziosa» con evidente significati dispregiativi, ma vedremo come la medicina «sapienziale» sia stata teorizzata e praticata in Occidente in piena rivoluzione scientifica e, diciamolo pure, ancora oggi. A parte che la «magia naturalis», perlomeno nel basso medioevo, corrispondeva esattamente con quella scienza della natura che porterà appunto alla cosiddetta «rivoluzione scientifica» dei secoli XVI – XVII e che Simone da Genova, considerato il padre della lessicografia medica, verso la fine del ‘200 intervistava le vetulae, cioà le vecchie sapienti per chiarire tassonomie ed impieghi di farmaci vegetali. Prima della «sovietizzazione» in Siberia gli sciamani erano le figure carismatiche a cui ci si rivolgeva per guarire. Lo sciamano cercava, attraverso un viaggio «fuori dal corpo» ottenuto mediante droghe e rituali, di catturare la malattia o perlomeno di riequilibrare quella parte dell’universo, anche storico (per esempio andando a parlare con gli spiriti degli antenati) che la malattia aveva scompaginato. Senza spingersi verso l’Artico, anche il fenomeno salentino del tarantismo (che oggi è edulcorato e folklorizzato dalle «notti della pizzica») è un rito di guarigione/possessione arcaico poi mascheratosi per motivi di sicurezza in tradizione folklorica. �Tornando alla malattia, qual è il concetto di essa dello sciamano inuit o cherokee o yonamani e dell’ammalato di quelle culture? Cosa viene percepito come malattia o, per converso, come stato di salute?
Ectoparassiti: cambiamento della percezione tra periodi storici.
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Fino a un centinaio d’anni fa, ma ancora oggi in alcune categorie sociali molto degradate, specie dei grossi centri urbani, la convivenza con gli ectoparassiti (pulci, pidocchi, zecche, acari ecc.) era normale, tanto che si formavano delle vere forme di simbiosi, per cui un tempo si insegnava che era pericoloso lo «spidocchiamento» sistematico nei casi di ectoparassitosi cronica, come nei senzatetto (i barboni, per intenderci, spesso e ipocritamente chiamati clochard, che poi è un ulteriore dispregiativo basato su un discrimine fisico) o in altri casi simili. Insomma, nessuno nel XVII secolo si sarebbe considerato malato se avesse trovato le pulci nel letto, i pidocchi nel capo e un paio di zecche amorevolmente aggrappate alla sua cute. Tanto per dire, le donne nobili coprivano i capelli lendinosi con copricapi elaborati, talora rasando la parte anteriore del capo, sfoggiando così un carattere modaiolo molto utilitaristico. Nessun genitore quindi si sarebbe disperato perché alla figlia erano tornati i pidocchi dopo 48 ore. Oddio, magari doveva disperarsi per la sua incapacità di eseguire una terapia in fondo molto semplice, ma questo il giornale non lo dice. I pidocchi oggi fanno notizia perché la pediculosi è recepita come malattia.
La definizione di salute secondo la Costituzione dell’OMS (1948)
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste soltanto in un’assenza di malattia e di infermità. Il possesso del massimo stato di salute che è capace di raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano”. [definizione promossa dall’igienista Andreij Stampar]
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E arriviamo alla definizione promossa da un igienista e approvata dall’Organizzazione mondiale della Sanità nel 1948. Come definizione è interessante anche se si nota che è stata proposta, appunto, da un igienista. Comunque sia, la definizione mette in evidenza che la salute non è lo stato di non-malattia (come d’altronde la malattia non è uno stato di non-salute) e soprattutto che è un problema squisitamente individuale, perché il concetto di benessere fisico e mentale varia da individuo ad individuo, senza contare che anche il benessere «sociale» può essere percepito con diverse sfumature da ognuno di noi. Comunque resta una buona definzione.
Altre definizioni recenti La malattia non è solo un evento biologico, ma ha una forte componente sociale: malattia e salute sono concetti valutabili che tengono conto dell’individuo in rapporto con il suo ambiente sociale [Fleck, 1935] La malattia è la deviazione da uno stato ideale dell’esistenza biologica. [Canguilhelm, 1972] La malattia è una deviazione dal progetto della specie. [Boorse, 1977] Definire la malattia non è che un modo particolare di organizzare il sapere in modo efficace [Dillmann, 1990] Le malattie esistono in quanto specie nosologiche solo nel quadro di un sistema interpretativo della realtà patologica [Grmek, 1997]
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Definito lo stato di salute, che in fondo definisce in qualche modo anche lo stato di malattia, esaminiamo qualche definizione specifica sula malattia. Come si può notare il grande microbiologo Ludwik Fleck attinge dalla sua cultura fondamentalmente marxiana e socialista mentre Canguilhelm, antropologo e allievo di Lacan parla di un ipotetico «stato ideale dell’esistenza biologica». Robert Dillmann, medico e filosofo costruttivista, pone attenzione sull’aspetto epistemologico della malattia (organizzare il sapere in modo efficace), mentre Boorse, per chi non l’avesse ancora capito, è un filosofo della scienza. Mirko Grmek è stato un medico, filosofo e storico della medicina. Troverete in questa sezione un estratto da un suo scritto sulla definizione di malattia. Leggetelo con cura.
Medico e paziente I
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Parliamo un attimo di rapporti: La classica «triade ippocratica» collegava assieme i tre (e solo tre) attori principali nella lotta per la salute: il malato, la malattia e il medico. Tutti contro tutti ma perlomeno malato e medico sono saldamente uniti contro la malattia (il rapporto economico tra medico e malato è sempre stata una cosa molto complicata e conflittuale, ma sarà oggetto di studio un po’ più avanti) mentre la malattia tenta, talora ahimè con successo, di spacciarli entrambi. Questo è il rapporto classico tra medico e paziente è quello che per almeno un paio di millenni abbondanti ha caratterizzato l’esercizio della medicina.
Medico e paziente II
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Nel XX secolo in Italia, dopo la nascita del Fascismo e nello sforzo di creazione di una sicurezza sociale quale elemento indispensabile per la trasformazione in un Paese moderno, la mutualità di malattia, ovvero l’assicurazione per il pagamento delle cure, passa dal regime volontario a quello obbligatorio. Dapprima istituita negli anni ‘20-’30 per singole categorie secondo un principio caro al corporativismo oppure rivolto a singole malattie «sociali» (tubercolosi, 1924; malattie professionali, 1935), la mutualità di malattia verrà assicurata per tutti i cittadini italiani con la creazione nel 1943 dell'Istituto per l'assistenza di malattia ai lavoratori, che diventerà INAM nel 1947 assorbendo diverse assicurazioni nel frattempo divenute obbligatorie per legge o per forza di contratti collettivi. A questo punto però il triangolo ippocratico si trasforma in un quadrilatero per l’apparizione di un quarto agente: il fornitore dei servizi, ovvero colui che paga. Questo ha ovviamente spostato i rapporti di forza tra medico, paziente e malattia che però rimangono sempre gli attori principali.
Medico e paziente III
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La situazione adesso attraverso un grafico incompleto e molto sintetico. Malato e medico sono da qualche parte.
Medioevo
Ildegard von Bingen (1098 – 1179): Causae et Curae
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Il ruolo dell’uomo (sano o malato) nella visione medievale: l’uomo – microcosmo nel centro ideale del macrocosmo dal quale riceve interazioni: i venti, le sfere dei quattro elementi e l’Universo tutto creato sotto lo sguardo attento di Dio. Ildegard von Bingen, badessa benedettina, mistica e studiosa della Natura, amica di san Bernardo di Chiaravalle, osserva pensosa e scrive.
Età moderna
Rembrandt, Lezione di anatomia del dottor Tulp (1632)
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Dopo la Rivoluzione scientifica. L’uomo microcosmo è un cadavere oggetto di dissezione. La ricerca di una veritas scientifica ha cambiato l’essenza dell’uomo microcosmo trasformandolo in uomo – macchina da smontare, lubrificare e riassemblare.
Oggi
Ecografia Color-Doppler di una metastasi epatica
Microscopia confocale di tumore cutaneo
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Siamo ai nostri giorni. L’uomo – macchina non esiste più. La malattia e la salute vengono analizzate a livello di particolare, talora microscopico o ultramicroscopico. Si ricerca la causa prima? Non necessariamente. Siamo ormai alla tanto dichiarata futura medicina di precisione, dove un giusto taglio o la giusta integrazione di una struttura chimica o ultramicroscopica restituirà il benessere psicofisico. Il medico va verso lo status di esercente di una biologia applicata? O forse è solo il mito del dio-medicina insito nella natura umana?
Finalmente un po’ di storia…
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«Finalmente» per modo di dire. Però adesso facciamo un po’ di storia della storia…
Corpus Hippocraticum
V a.C.
C.A.Celso
Galeno
I d.C. II d.C.
G. Tortelli (De medicina et medicis)
1400 ca.
J. Le Clerc
1696
1725
J. Freind
1783
P.G.Hensler K. Sprengel
1792 1822
J. Hecker H. Haeser
1845
S. De Renzi F. Puccinotti
1850
C.A.Wunderlich
1859
E. Littré
1861
1870
Ch. Daremberg J. Pagel
1898 1922
K. Sudhoff A. Castiglioni
1927
P. Diepgen
1949
C. Singer G. Sarton H. Sigerist
1935 1993
M. D. Grmek
Antichità
Medioevo
Età moderna
Cronologia della storia della medicina
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Se l’autore ippocratico del «Sull’antica medicina» può essere considerato l’iniziatore della storia della medicina, bisogna aspettare oltre cinquecento anni per arrivare all’enciclopedista (forse medico?) Celso per riprendere il discorso di ciò che è stato. Dopo il De medicina e medicis di Giovanni Tortelli, al declinar del Medioevo, sino ai nostri giorni, le storie della medicina si sono susseguite con progressione quasi geometrica. Perché si è sentito il bisogno di guardarsi indietro? Le prossime slide sono senza commento: servono solo per avere un quadro discorsivo del problema.
“Sull’antica medicina” (Ippocrate)
Con la medicina e la gastronomia, l’uomo uscì dalla ferinità. La medicina sarebbe stata scoperta, come l’arte culinaria, attraverso una serie di tentativi.
“Sull’arte medica” (Corpus Ipp.)
La medicina sarebbe una scoperta recente che ha raggiunto rapidamente la perfezione ed è divenuta un sapere chiuso e compiuto.
Aulo Cornelio Celso L’agricoltura procura gli alimenti ai sani, la medicina ai malati. Il passato della medicina è una progressione, realizzata in Grecia a partire da Asclepio (fondazione di un sapere medico), attraverso Ippocrate (rottura con la filosofia), i medici alessandrini (anatomia) empirici e metodici. La medicina del presente non è superiore a quella del passato.
Claudio Galeno Utilizza la storia, la filosofia e la retorica per sostenere le proprie idee. Idealizza il personaggio di Ippocrate, esaltando i trattati medici dell’età classica per combattere le dottrine contemporanee opposte alla sua.
Il Medioevo Si sostituisce l’indagine storica con la leggenda. I medici adottano la medicina galenica e usano le vestigia del passato a solo scopo didattico e retorico. L’approccio biografico sistematico inizia con gli umanisti del Quattrocento (es. De medicina et medicis di Giovanni Tortelli).
La “rivoluzione scientifica” Lo sviluppo della diplomatica e le nuove tendenze della storia politica, sommate all’accelerazione del pensiero filosofico e alle realizzazioni delle scienze e della tecnica cambiò l’orientamento storiografico alla fine del XVII secolo. L’analisi storica ha come fine ultimo l’individuazione delle tappe che portano al progresso attuale.
Sprengel e l’approccio “pragmatico” A partire dalla fine del ‘700 la storiografia medica passa nelle mani degli eruditi di lingua tedesca, che si ispirano al pensiero critico di Kant. Tra 1792 e 1799 Kurt Sprengel pubblica una storia “pragmatica” della medicina, tentando di dimostrare che in medicina, come negli altri settori della cultura, il progresso è una necessità interna e che lo sviluppo storico ha un senso.
Il Romanticismo Ci si orienta verso l’esegesi delle fonti e sulla validità didattica della storia della medicina. Si compiono ricerche accurate sulla patologia storica. Si riscopre il Medioevo (cfr. i lavori di Salvatore de Renzi sulla Scuola di Salerno). Si propugna l’”ippocratismo” e c’è una certa resistenza nei confronti della nuova medicina sperimentale.
Il Positivismo Nel corso del XIX secolo si radicalizza la reazione “scientista” alle ideologie romantiche. Si vede nel passato solo uno stretto sentiero che ha condotto alla medicina sperimentale (Wunderlich). Grazie al “progresso” il passato deve essere sottoposto al verdetto del presente (Daremberg).
Il XX secolo (1) I medici sono impegnati al “progresso delle scienze, e si occupano sempre di meno di storia. La storia della medicina passa agli storici della scienza, non senza polemiche: “la medicina non è una branca della scienza (…) essa è piuttosto una scienza sociale” (H. Sigerist).
XX secolo (2)
La storia della medicina subisce l’influenza delle correnti storiografiche generali: dall’approccio sociologico e materialista all’approccio “evenementiélle” alla demografia storica, ecc.
Le direzioni attuali della storiografia medica
• scientifica (iatrocentrica e biocentrica)
• storica (sociologica e filologica)
• filosofica
Approccio scientifico
Storia scritta per i medici: privilegia lo studio delle idee scientifiche. Si fonda sulla convinzione che il presente sia in possesso di verità accertate: la storia della medicina servirebbe per imparare e capire meglio le idee attuali.
Approccio storico Si pone in atteggiamento critico verso il “presentismo” della storiografia scientifica: lo storico dovrebbe studiare il passato in sé e dimenticare la scienza del proprio tempo. Si ha la tendenza, con l’approccio sociologico e filologico, a creare “una storia della medicina senza medicina” (L.Wilson)
Approccio filosofico I filosofi considerano come loro feudo la storia delle idee scientifiche e propugnano lo studio della genesi e delle trasformazioni delle strutture e del sapere scientifico. Si tende a confondere la storia delle idee con la filosofia della scienza.
