Storia della medicina

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1 Pertanto, la medicina preistorica era necessariamente di natura teocratica, cioè una medicina che passa attraverso la divinità e ad essa bisogna rivolgersi per la guarigione (questa impostazione non è stata completamente abbandonata se si considera che, anche ai nostri giorni, le chiese sono piene di ex voto, cioè guarigioni Storia della medicina Prof. Manzo I lezione 6.ott.2008 La medicina presso i popoli primitivi La storia della medicina si compone di un primo periodo, detto della preistoria, per il quale non sono pervenuti scritti e, quindi, bisogna utilizzare la fantasia e ragionare sui reperti giunti fino ad oggi per capire quali erano le malattie che affliggevano l’umanità fin da quando è nato l’uomo. Quando compare la scrittura si passa alla vera e propria storia della medicina. La storia della medicina si basa essenzialmente sullo studio di reperti pervenuti dal passato, che hanno permesso di conoscere usanze, abitudini, costumi delle popolazioni vissute in epoche precedenti. E’ verosimile che le popolazioni preistoriche vivessero nelle grotte come, per es., la Grotta di Gargas, del neolitico superiore, all’interno della quale è stata ritrovata un’immagine, risalente a 5000 anni prima di Cristo, in cui si vede un’impronta di mano senza falangette; chi ha lasciato l’impronta, probabilmente, aveva ricevuto come punizione il taglio delle dita (ipotesi). Già dalla preistoria, quindi, ci sono pervenute immagini e reperti ossei, tali da fornirci un ampio bagaglio di materiale utilizzabile al fine di studiare l’evoluzione storica dell’uomo, le alterazioni fisiche potenzialmente riconducibili a patologie, ad abitudini di vita e ad usanze praticate al fine di guarire i soggetti affetti da patologie misconosciute, considerate prevalentemente frutto di possessioni demoniache.

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Pertanto, la medicina preistorica era necessariamente di natura teocratica, cioè una

medicina che passa attraverso la divinità e ad essa bisogna rivolgersi per la

guarigione (questa impostazione non è stata completamente abbandonata se si

considera che, anche ai nostri giorni, le chiese sono piene di ex voto, cioè guarigioni

Storia della medicina Prof. Manzo I lezione 6.ott.2008

La medicina presso i popoli primitivi

La storia della medicina si compone di un primo periodo, detto della preistoria, per il

quale non sono pervenuti scritti e, quindi, bisogna utilizzare la fantasia e ragionare sui

reperti giunti fino ad oggi per capire quali erano le malattie che affliggevano

l’umanità fin da quando è nato l’uomo.

Quando compare la scrittura si passa alla vera e propria storia della medicina.

La storia della medicina si basa essenzialmente sullo studio di reperti pervenuti dal

passato, che hanno permesso di conoscere usanze, abitudini, costumi delle

popolazioni vissute in epoche precedenti.

E’ verosimile che le popolazioni preistoriche vivessero nelle grotte come, per es., la

Grotta di Gargas, del neolitico superiore, all’interno della quale è stata ritrovata

un’immagine, risalente a 5000 anni prima di Cristo, in cui si vede un’impronta di

mano senza falangette; chi ha lasciato l’impronta, probabilmente, aveva ricevuto

come punizione il taglio delle dita (ipotesi).

Già dalla preistoria, quindi, ci sono pervenute immagini e reperti ossei, tali da fornirci

un ampio bagaglio di materiale utilizzabile al fine di studiare l’evoluzione storica

dell’uomo, le alterazioni fisiche potenzialmente riconducibili a patologie, ad abitudini

di vita e ad usanze praticate al fine di guarire i soggetti affetti da patologie

misconosciute, considerate prevalentemente frutto di possessioni demoniache.

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per grazia ricevuta. Questo esprime il bisogno della gente di andare oltre le possibilità

terapeutiche rivolgendosi direttamente ad un ente superiore in grado di operare il

miracolo).

I rimedi utilizzati al fine di ovviare a quelli che vengono definiti sintomi di una

patologia, essendo considerati manifestazioni dovute al maligno, erano

essenzialmente appannaggio di chi deteneva, all’interno della tribù, il potere politico,

cioè lo stregone, che per intercessione della divinità salvava i soggetti posseduti dal

male. A questo proposito ci è pervenuto un dipinto parietale delle grotte di Trois

frères, che raffigura un medico-stregone dell’età della pietra, mascherato con una

pelle di cervo, forse per una danza terapeutica.

I reperti risalenti al periodo preistorico sono essenzialmente ritrovamenti di parti

ossee, delle quali si è potuto studiare non solo le patologie presenti a carico delle ossa

(es.: arto poliomielitico o ossa di animali di cui si cibavano rotte in modo tale da

succhiare il midollo dall’interno; infatti, i preistorici avevano capito che il midollo,

essendo iperproteico, era in qualche misura necessario per arricchire la loro dieta

costituita essenzialmente di vegetali), ma anche la consuetudine di pratiche messe in

essere sui singoli individui al fine di guarirli.

Le ossa più attentamente studiate, giunte fino ai nostri giorni, sono sicuramente

quelle del cranio, attraverso le quali si è dimostrato che la pratica più utilizzata in

quelle popolazioni era senz’altro la trapanazione.

Esempi di trapanazione mostrano crani con tagli sull’occipite, pezzi di tessuto osseo

mancanti di forme molteplici tra cui quella ovoidale, incisioni operate in modo da

staccare rettangoli dalla calotta cranica, etc. Altri casi di trapanazione presentano il

riposizionamento della rondella precedentemente asportata, con un attecchimento

successivo simile ad un autotrapianto. In pratica, l’operatore, diligentemente, dopo

aver fatto uscire il maligno rimetteva la rondella ossea, precedentemente asportata, al

suo posto. In questi casi l'autotrapianto il soggetto è sopravvissuto

Sono pervenuti, inoltre, crani trapanati senza esiti di guarigione, che fanno supporre

una fine infausta del soggetto.

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La sopravvivenza alla trapanazione è dimostrabile dagli esiti cicatriziali rilevati sui

reperti ossei; vale a dire che si è in possesso di crani trapanati che presentano esiti di

callo osseo e di tessuto di granulazione, e questo permette di dimostrare che il

soggetto è verosimilmente sopravvissuto alla pratica invasiva, senza conoscere però

gli esiti provocatigli dalla pratica stessa, che non erano dei migliori (infezioni).

Per cercare di capire perché la trapanazione era così diffusa, e soprattutto quale era la

sua funzione, gli archeopatologi hanno ipotizzato che ci sono patologie particolari

che per la prima volta furono descritte da Ippocrate; ad es., in un trattato di medicina

egli indicò le caratteristiche di quello che definì il morbo sacro: patologie

neurologiche o psichiatriche, come ad es. l’epilessia o l’isteria, che si manifestano

con crisi convulsive, cioè il soggetto si contorce assumendo un aspetto quasi satanico.

La sintomatologia di queste malattie, prima dell’epoca ippocratica, ovviamente,

evocava una possessione demoniaca e, pertanto, necessitava di un intervento

risolutivo per far uscire dal corpo il maligno. Questo intervento consisteva proprio

nella trapanazione del cranio al quale poteva provvedere solo il capo tribù, lo

stregone, in quanto detentore oltre che del potere politico anche di quello religioso.

Anche la cefalea persistente o il tumore potevano portare alla trapanazione del cranio.

Un’usanza dei popoli precolombiani, Incas e Aztechi, invece, induceva ad

aprire il cranio in maniera circolare, perché era motivo di onore prelevare dai nemici

una rondella ossea e formare una collana. Infatti, sono stati ritrovati crani trapanati

tutti allo stesso modo, con tagli circolari anziché rettangolari, e sono state ritrovate

anche le collane formate da queste rondelle ossee. Era motivo di vanto prelevare un

ricordo dal corpo del nemico, per cui più collane si avevano e più si era valorosi.

Queste trapanazioni, quindi, non erano a scopo terapeutico.

Altri reperti frequenti sono rappresentati dalle ossa lunghe come il femore e la

tibia. Alcuni di questi sono molto interessanti: infatti, è pervenuto un reperto di tibia,

risalente all’epoca preistorica, che presenta notevole formazione di callo osseo e

punta di freccia ancora conficcata. Questo ritrovamento mette in evidenza che il

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soggetto è sopravvissuto nonostante il dardo conficcato nella tibia, e ciò è dimostrato

dalla formazione di abbondante callo osseo.

La spiegazione del perché non è stata estratta la freccia va ricercata nel fatto,

ipotizzato anche dai patologi, che l’esperienza avrebbe insegnato loro che,

rimuovendo la freccia localizzata vicino all’arteria tibiale anteriore, il soggetto

avrebbe rischiato di morire dissanguato.

Sono pervenuti, inoltre, strumenti chirurgici creati con ossa di animali: i

punteruoli di osso dell’età neolitica che servivano per scalfire frecce, usate come ferri

chirurgici, dal medico-stregone, che è una figura, ancora oggi, presente in alcune

popolazioni dell’Africa e dell’Amazzonia e che fa da intermediario tra la divinità e il

paziente.

La medicina nell’antico Egitto Con il ritrovamento di papiri risalenti al periodo delle piramidi di Chefren e

Cheope (2600 a.C.) si passa dalla preistoria alla storia della medicina perché in questi

papiri c’è la descrizione dei medicamenti che venivano praticati all’epoca: quindi,

dall’immaginazione si passa allo studio delle realtà mediche tramandataci.

Già nel 2600 a.C., Khaul, medico di corte della sesta dinastia, informa che i medici

erano suddivisi in dentisti, internisti e oculisti che sapevano curare la cataratta,

ovviamente con metodi rudimentali.

La formazione del medico, all’epoca, avveniva attraverso l’osservazione dei visceri

degli animali o attraverso i processi di imbalsamazione e mummificazione dei

cadaveri. Ma, benché conoscessero bene gli organi, non ne conoscevano la fisiologia.

I papiri più importanti, per la medicina, sono stati il:

1) papiro di Ebers (1900) nel quale sono contenuti rimedi per diversi tipi di

malattie, prescrizioni di igiene e i primi elementi di fisiologia;

2) papiro di Edwin-Smith costituito da 48 paragrafi su diversi tipi di ferite e

fratture, con relative cure.

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Le cure egiziane: minerali, vegetali, parti di vegetali, parti di animali

Nei papiri summenzionati sono descritti i primi rudimentali medicamenti che

venivano applicati nel caso delle diverse malattie. Infatti, per esempio, si legge dal:

• papiro di Ebers: prendi sette pietre e falle scaldare al fuoco; prendine una e

versaci sopra un poco di medicamento. Chiudila in un vaso nuovo con il fondo

forato. Al foro applica una canna alla quale avvicinerai la bocca in modo da

inspirare il vapore che ne esce. Ripeti l'applicazione con tutte le altre pietre.

In pratica, era stata già inventata la pratica dell’aerosol, oppure;

dare semi di papavero al lattante nervoso (perché nei papaveri è contenuto

oppio con proprietà calmanti) o spalmarlo di grasso di gatto per evitare che

nel sonno sia morso dai topi (perché il topo sentendo l’odore del gatto non si

avvicina al bambino;

• papiro di Edwin-Smith: istruzioni per una ferita alla tempia: se curi un uomo

ferito alla tempia e la ferita non è aperta ma giunge all'osso, dovrai

esaminarla e se troverai l'osso temporale illeso allora dirai, in questo caso: “è

un male che posso curare”. Fascialo il primo giorno con della carne fresca,

poi curalo ogni giorno con unguento e miele fino a completa guarigione. Se

il caso è disperato dirai: “non posso fare nulla contro questo male”.

Come si vede, esisteva già una certa etica medica, un abbozzo di deontologia,

nel senso che si era consci dei propri limiti.

Dall’Antico Egitto ci sono, inoltre, pervenute tavolette votive, conservate nel Museo

Egizio di Torino, raffiguranti orecchie ad indicare che i voti del fedele erano

probabilmente stati ascoltati. Altri reperti, rappresentati da bassorilievi, riproducono:

o modello di piede: per essere esatti nella riproduzione anatomica delle parti del

corpo umano (Museo Egizio, Torino);

o pratica della circoncisione, già esistente nell’antico Egitto e presso le

popolazioni degli Assiri e dei Greci;

o raffigurazione del poliomielitico (Stele di Rem, Copenhagen), con la diversa

grandezza delle due gambe. Il virus della polio esisteva già a quel tempo.

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Imbalsamazione Quando una persona doveva subire il processo di mummificazione, tutti gli organi, ad

eccezione del cuore che era il simbolo della divinità e depositario dell’anima,

venivano prelevati e conservati all’interno dei cosiddetti vasi canopi.

Questa tecnica consentiva una migliore conservazione del corpo e, per non buttare gli

organi, essi venivano conservati in quattro vasi di forma diversa a seconda degli

organi contenuti:

testa di sciacallo, lo stomaco;

testa di falco, l’intestino;

testa di babbuino, i polmoni;

testa d’uomo, il fegato.

Veniva estratto anche il cervello con un metodo molto cruento: con degli uncini si

entrava nelle narici e si rompeva l’osso etmoide per arrivavate, poi, al cervello che

veniva spappolato e tirato fuori dalla calotta cranica.

Sono state ritrovate, inoltre, statuette con gibbosità anteriori e posteriori che stanno

ad indicare patologie come il morbo di Pott e la tubercolosi ossea.

Dallo studio delle TAC delle mummie si è potuto studiare alcune malattie dell’epoca.

Per esempio, si evidenzia dall’esame radiografico del:

femore: un voluminoso osteocondroma;

cranio: dopo l’estrazione del cervello attraverso le narici per mezzo di un

gancio ricurvo, venivano introdotte sostanze resinose che solidificavano in

regione occipitale;

cosce: calcificazioni delle arterie femorali soprattutto a destra;

di mummia di donna: presenza di numerosi calcoli alla colecisti;

di mummia di epoca romana: cisti dentaria;

di mummia del tutto priva di denti.

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Infine, sono arrivati fino a noi gli strumenti chirurgici e lo strumentario da oculista.

Questo significa che essi erano in grado di curare la cataratta. Bisogna ricordare che

la cataratta consiste in una opacizzazione del cristallino, dovuta alla precipitazione

delle proteine, che comporta una visione velata, annebbiata.

Gli egizi avevano capito che tagliando i legamenti superiore e inferiore e spingendo

il cristallino all’indietro, esso va a finire nell’umor vitreo: la persona resta senza

cristallino ma continua a vedere.

• Figura che illustra i punti per l’agopuntura nelle malattie cardiache e sessuali.

MEDICINA CINESE

Parlando di medicine millenarie bisogna citare quella cinese, molto competitiva e

alternativa rispetto alla nostra medicina Occidentale.

Il caposaldo della medicina cinese è l’agopuntura:

ci sono pervenuti dei reperti:

• Tavola raffigurante i punti per l’agopuntura.

Altri reperti:

• Fanciulla cinese ammalata di vaiolo (Miniatura XVIII secolo).

I cinesi avevano scoperto la vaiolizzazione, prendevano le pustole dei malati affetti

da vaiolo o dai morti le polverizzavano e le facevano inalare alle altre persone sane,

avevano capito che l’esposizione al calore ed alla luce di questo materiale, faceva

perdere parte del potere virulento ma mantenere il potere antigenico. E’ una

pestilenza che ha fatto milioni di morti.

Altro reperto:

• Statuetta di giada che rappresentava il corpo femminile, usata dalle donne

cinesi per mostrare al medico i loro sintomi.

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• Asclepio cura un’ammalata mentre dorme. Scena di incubazione (Sec. IV a.C.

Atene Museo Nazionale).

MEDICINA GRECA PREIPPOCRATICA

GLI ASCLEPIEI

Consacrati ad Asclepio (Dio della medicina del IV secolo a.c.), costruirono ospedali

organizzati intorno ad un tempio con alloggi per il personale e per gli stessi malati

durante il periodo di preparazione alla cura. Esistevano bagni,docce e teatri per la

ricreazione dei degenti.

I malati sperano nella guarigione non ad opera del medico professionista ma ad opera

del Dio stesso (medicina sacerdotale).

LE CURE

Dieta vegetariana, bagni in acque termali, pozioni con effetti ipnotici e stupefacenti,

erbe con effetti evacuanti e diuretiche. Dopo la preparazione il paziente andava

nell'Incubatoio e dormiva a terra. Durante il sonno gli sarebbe dovuto apparire il Dio

in persona. Il sonno probabilmente era dovuto a queste sostanze allucinogene.

A questo punto è importante la figura del sacerdote che chiarisce la cura e la indica al

malato.

Numerose sono le testimonianze per gli ex-voto provenienti da scavi archeologici.

L’ASCLEPIEO DI PERGAMO

Reperti:

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• Ex voto che i malati erano soliti offrire al Dio della medicina (Ritrovato a

Corinto)

• Dio Asclepio assiso sul trono (Rilievo del sec IV a.C. -Atene, Museo

Nazionale)

• Presunto busto di Ippocrate (Ritrovato negli scavi di Ostia e conservato nel

Museo Capitolino – Roma)

LA MEDICINA GRECA IPPOCRATICA

IPPOCRATE

Nato intorno al 460 ac nell'isola di Cos era figlio di medico (Eraclide). Viaggiò in

Egitto e forse in Libia. Morì in Tessaglia a novanta anni.

Secondo Aulo Cornelio Celso, Ippocrate avrebbe per primo “separato la medicina

dalla filosofia”, trasferendola sul piano della : osservazione sperimentale.

Separazione da Credenze in Divinità, Demoni, Potenze occulte.

La medicina finalmente acquisisce il valore di vera e propria scienza.

SCRITTI IPPOCRATICI

Sono attribuite a Ippocrate circa 53 opere.

Quelle di maggiore interesse sono:

1) Il Giuramento

2) Trattato sul morbo sacro

3) Sulle arie, le acque, i luoghi

4) Il pronostico

5) Sulle epidemie

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6) La medicina antica

Causa delle malattie secondo Ippocrate (epidemiologia)

a) condizioni climatiche e geografiche in cui vive l'individuo

b) regimi dietetici cui l'individuo si attiene

c) abitudini e modo di vivere dell'individuo stesso

La patologia secondo Ippocrate

Il corpo umano è formato da carne, ossa e muscoli (NB: gli ippocratici non

distinguono tra muscoli e tendini e tra arterie e vene).

Esistono quattro umori: bile gialla ,bile nera, sangue, flemma

• Separazione dal medico sacerdote e medico stregone

(domanda d’esame)

L'armonica mescolanza dà lo stato di salute; Un umore che prevale sugli altri induce

lo stato di malattia.

La natura ristabilisce l'equilibrio espellendo gli umori in eccesso attraverso:

- le vie urinarie

- fecali

- vomito

- sudore

- espettorazione

- emorragie nasali (es. nelle crisi ipertensive)

se l'espulsione non avviene per vie naturali, gli umori si ammassano con conseguenti

processi infiammatori, suppurazioni, gangrena.

La terapia secondo Ippocrate

Il medico deve aiutare la potenza guaritrice della natura attraverso la diagnosi, la

prognosi e la cura.

I sintomi sono i segni della malattia e il medico deve essere un profondo osservatore

dei sintomi. Potrebbe apparire come un atteggiamento freddo o spietato, ma ciò è

dovuto al distacco dello scienziato, tutto preso dal suo rigore metodologico. Metodo

ancora valido dopo 24 secoli.

• Profonda partecipazione ai mali dell'umanità

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Si instaura un rigore metodologico, per cui se la natura da sola non permette

l’espulsione degli umori, il medico interviene ad es. con il salasso (medicina drastica

che può indurre anche grossi effetti collaterali, vedi salasso effettuato su paziente

ipoteso).

Per la prima volta non si parla più di “ medico sacerdote”.

LA MALATTIA SACRA

“Per quel che concerne il morbo sacro i fatti sono questi:

esso, secondo me, non è per nulla più sacro o più divino delle altre malattie, ma ha la

stessa natura, dalla quale derivano anche gli altri morbi. Furono gli uomini a credere

che esso fosse di natura divina e che la causa di esso fosse da far risalire a qualche

cosa di sacro; e lo credettero da un lato, per la loro inesperienza, dall'altro, per la

natura straordinaria di questo morbo, in quanto esso non somiglia in nulla a nessun

altro”.

I MACROCEFALI

"In nessuna popolazione gli individui hanno una testa come quella dei macrocefali.

All' inizio il loro costume di fasciare il capo dei neonati per provocarne la

deformazione, fu la causa principale della lunghezza del cranio; per loro sono

nobilissimi coloro che hanno il cranio più lungo."

IL GIURAMENTO

"Pure e sante conserverò la vita e 1'arte....In qualunque casa io entri, sarà per il bene

del malato e mi terrò lungi da ogni atto volontariamente dannoso, nonchè da contatti

impuri, vuoi con donna, vuoi con uomini, siano essi liberi o schiavi. Qualunque cosa

io veda o oda durante la cura e che non sia tale, da poter essere raccontata ad estranei,

o qualunque cosa che oda o veda al di fuori dell'ambito specifico della cura, cioè nei

rapporti con la vita, ne serberò il segreto come una cosa che non è lecito dire." (Il più

valido testamento)

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Alcune pratiche Ippocratiche vengono ancora oggi attuate:

riduzione delle lussazioni della mandibola, dell’anca, della spalla e delle vertebre

(Da un codice dell’ XI sec. “Delle articolazioni” di Ippocrate)

LA MEDICINA GRECA ALESSANDRINA

Il periodo Alessandrino

Ad Alessandria (fondata da Alessandro Magno nel 332 a.c.), studiarono Erasistrato

ed Erofilo. II primo nacque a Cos alla fine del III secolo a.c.; il secondo a Calcedone

nello stesso periodo. Entrambi approfondirono l' osservazione, con migliori

conoscenze delle strutture e funzioni del corpo umano (organi interni).

Il medico ha a disposizione per la prima volta cadaveri umani da sezionare.

Secondo testimonianze del romano Aulo Celso anche uomini vivi da sezionare

(condannati a morte). A questi uomini era dato in tal modo il "privilegio" di essere

utili alla scienza con la loro morte.

LE SCOPERTE DI ERASISTRATO

1) Distinzione tra nervi sensori e nervi motori

2) Distinzione tra vene (scorre il sangue) e arterie (scorre lo spirito vitale)

3) Epiglottide

Prima di questa scoperta i medici ritenevano che gli alimenti liquidi andassero nei

polmoni e quelli solidi nello stomaco. Egli invece dimostrò che entrambi vanno nello

stomaco, mentre l'aria entra ed esce dai polmoni.

4) Dimostrò una rete di fibre che avvolgono gli organi e chiamò parenchima la massa

non strutturata degli organi.

5) Studiò le modifiche della conformazione degli organi in seguito alla malattia

(dobbiamo attendere Morgagni 1682-1771 per riprendere gli studi sull' anatomia

patologica, es. sovvertimento del parenchima epatico nella cirrosi)

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6) Intuì il metabolismo (dobbiamo attendere Santorio 1561-1636 per riprendere gli

studi sulla digestione degli alimenti).

EROFILO

Fondatore dell'Anatomia

• Compì una dettagliata descrizione del cervello, distinguendo il cervello dal

cervelletto, dalle meningi e dai plessi coroidei.

• Scoprì la differenza tra tendini e nervi, assegnando a questi ultimi la funzione

sensoriale.

• Studiò l' occhio scoprendo la retina (simile ad una rete).

• Scoprì il duodeno ( da lui definito dodici dita).

• Studiò il ritmo del polso, formulando l'alternarsi di sistole e diastole.

• Nella terapia accolse la dottrina umorale sull'origine delle malattie, ma

aggiunse dietetica e ginnastica.

• polso e mano con piccolo serpente attorcigliato. Un ex voto contro il morso di

vipera?

MEDICINA ETRUSCA

Reperto:

(Museo di Villa Giulia, Roma)

Era preromana: Etruschi, con civiltà molto avanzata.

Per oltre mezzo millennio la cultura e la tecnologia Etrusca sono state trainanti per i

popoli italici. Non è escluso, che la stessa Roma, ne sia stata influenzata largamente,

anche dopo il periodo di convivenza durante la monarchia ( 753-509 a.C.).

Medicina non differente da altre praticate in quel periodo: Egiziana, Indiana,

Persiana, Ebraica, Greca.

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PREVENZIONE

Si dava importanza estrema all' igiene personale, scelta dell'habitat in cui vivere;

alimentazione, attività fisica.

L’Etruria era una zona ricca di acqua e quindi erano dei cultori dell’acqua.

Alla base delle cure spesso si faceva ricorso all' acqua che si trovava in grande

quantità per presenza di fiumi e torrenti (nei punti di ristagno le acque erano anche

drenate e bonificate per evitare la formazione di agenti malarici, Tarquinio Prisco

fece costruire la Cloaca Massima).

Il problema fondamentale era infatti la malaria, dovuta alla trasmissione della stessa

attraverso le zanzare presenti nelle zone paludose.

Alcune alterazioni genetiche dei popoli mediterranei, es. la thalassemia, in un certo

senso sono state una benedizione, perché il globulo rosso nella thalassemia non è

attaccabile dalle zanzare.

Con l’acqua curavano le più svariate malattie. Infatti a Saturnia, Viterbo e

Chiangiano, per la presenza di sorgenti di acqua calda , si trattavano le più svariate

patologie.

Si utilizzavano tre tipi di acqua: fredda, calda, tiepida, facendo passare il paziente da

una vasca all’altra. Ancora oggi si usano queste teorie, ad es. in paz. con problemi

varicosi.

FARMACOLOGIA

Applicavano essenzialmente la Fitoterapia, poiché i boschi dell’Etruria erano ricchi di

piante, ma si includevano anche alcuni minerali, come la limatura di ferro (anemia)

rame (infiammazioni), Sali di Sodio e Potassio etc.

Piante medicinali: Es. Scammonea (itterizia), Ricino (purgante), Aglio e Cipolla

(battericidi) Timo (vermifugo), Camomilla, Cavolo, Vino.

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ANATOMIA

La dissezione anatomica era praticata solo sugli animali, per lo studio degli organi

interni. (profondo rispetto per il corpo dei defunti)

L'organo più studiato è il fegato perchè "fonte del sangue".

Lo studio è affidato agli, Aruspici, sia osservando il fegato degli animali che usando

modelli in terracotta.

Dalla posizione di particolari punti, prevedevano la prognosi di particolari malattie.

In diversi musei esistono teschi con protesi dentarie, prevalentemente in oro, grazie

alla loro abilità nel lavorare qualsiasi metallo.

Sono state inoltre rinvenute negli scheletri, numerose fratture ricomposte, che

dimostrano che il soggetto ha continuato a vivere dopo l'intervento.

Il taglio cesareo

• Raffigurazione degli organi del torace e dell’addome “poliviscerali votivi

etruschi” (Museo Vaticano)

era previsto solo in caso di minaccia di morte della partoriente.

Reperti:

• Poliviscerali in terracotta, offerti per invocare la guarigione da malattie di

organi interni o da affezioni incerte di natura oscura (Museo Archeologico di

Firenze)

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• Alloro impiegato nella farmacologia etrusca specialmente contro le emorragie

ed il catarro.

• Il pino veniva impiegato come cicatrizzante ed il suo odore balsamico veniva

sfruttato nei malati di petto.

La storia dell’alimentazione presuppone la conoscenza delle abitudini, dei costumi e

delle coltivazioni dei popoli.

Tutto ciò che si conosce viene recuperato ad es. dagli affreschi.

Un elemento emergente era il convivium,

• Scena di banchetto nella tomba del frontoncino (Tarquinia - VI sec. A.C.)

cioè la cena intesa come momento

conviviale.

Il momento del convivium chiaramente era diverso a seconda dell’estrazione sociale

e delle possibilità economiche.

Es. di affreschi pervenutici che avvalorano questa tesi:

Nelle abitudini alimentari posto rilevante aveva il vino che già all’epoca era

conosciuto e consumato. Lo bevevano mischiato con il miele o allungato con l’acqua.

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Es. di bassorilievo:

• Scena di vendemmia (Museo Archeologico di Firenze)

Mangiavano molta selvaggina, cervi, cinghiali, caprioli, lepri perché era molto poco

conosciuto l’allevamento.

La carne rossa della selvaggina dava però grossi problemi di aumento di Ac. Urico e

quindi di Gotta.

Es. di abitudini alimentari e costumi:

• Scena di caccia al cervo (V sec a.C. – Museo Archeologico di Firenze)

Attraverso l’esame mineralogico possiamo risalire al tipo di alimentazione, cioè se

l’economia era prevalentemente:

Economie agricole: ad alta concentrazione ossea di Sr (stronzio)

Economie pastorali: a bassa concentrazione ossea di Sr

Economie ricche di alimenti carnei: ad alta concentrazione ossea di Zn (zinco)

Economie povere di alimenti carnei: a bassa concentrazione ossea di Zn

Altri esempi di costume ed abitudini:

• “ Mater Matuta” (Museo Etrusco di Villa Giulia – Roma)

Donna con bambino: siamo in età precristiana ma già questo tipo di elemento

era presente e verrà ripreso dalla religione Cristiana.

• Ex voto in terracotta offerti per invocare una gravidanza o la guarigione di una

malattia pediatrica: i bambini venivano fasciati per evitare deformazioni ossee.

• Tumi etrusco: strumentario Etrusco usato per le trapanazioni del cranio.

• Altro strumento usato per le trapanazioni era il cauterio che veniva utilizzato

arroventato in modo tale da tagliare e causticare al tempo stesso.

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• Lavori in oro di odontoiatrici etruschi: lavoravano l’oro formando delle

fascette per formare dei ponti, usati al posto delle dentiere con denti di animali

o presi da cadavere.

Ci è pervenuto un grafico che evidenzia come poggiavano i denti mancanti.

• Protesi in oro del IV Sec. A.C.: quattro dei sei anelli di cui è formata

circondano ancora i rispettivi denti.

• Schema di protesi dentarie etrusche.

Altri reperti della medicina etrusca:

• Pronto soccorso per una ferita ( VI secolo a.C.)

• Modello di fegato usato dagli Aruspici.

• Fegato di Piacenza appartenente a un Aruspice etrusco.

• Una pianta diffusamente impiegata nella medicina etrusca era il cavolo.

MEDICINA ROMANA

Secondo Catone il vecchio: "I Greci hanno deciso di uccidere tutti i barbari con la

medicina e per di più lo fanno facendosi pagare". (Con questa frase emerge la gelosia

nei confronti della medicina greca, Ippocratica, così all’avanguardia; essa infatti

veniva praticata anche dagli schiavi che raggiungevano Roma, e così i romani

incominciarono a vedere che queste pratiche non erano solo appannaggio del pater

familiae come avveniva a Roma.) Certamente Catone doveva aver conosciuto

qualche ciarlatano greco come Argato (primo medico greco di cui si abbia notizia a

Roma nel 219 a.c.).

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La prima funzione del medico a Roma è affidata al capofamiglia senza cognizione

scientifiche e privo di cognizioni farmacologiche.

Anche Catone vedeva nel cavolo la medicina capace di guarire tutte le malattie.

Solo parecchi anni dopo quando Roma arrivò a consolidare il suo impero nel

mediterraneo (146 a.c.) si vedrà la città aprire le porte ai culti di tutto il mondo.

Troviamo allora tre scuole:

1) Dogmatica o razionale

2) Empirica

3) Metodica

PRATICA MEDICA E METODI TERAPEUTICI NELLA MEDICINA ROMANA

Come afferma Seneca la medicina in origine non fu che "la scienza di poche erbe

dotate di potere emostatico e cicatrizzante". Era quindi una medicina molto semplice.

Con Asclepiade (medico di Crasso, Antonio, Cicerone) si consigliava opportuno

dosaggio di veglia e sonno, esercizi fisici, regime dietetico, bagni e massaggi. Tali

cure ottenevano risultati migliori di quelle degli Ippocratici che utilizzavano purghe,

emetici e salassi. Era una medicina più dolce.

Fecero la prima comparsa le cure termali con acque solforose, ferruginose, carbonato-

sodiche. (Impero di Traiano 98-117 d.c.).

Le terme erano talmente utilizzate che arrivò un periodo in cui ce n’erano oltre 100.

Le terme avevano una duplice funzione:

• igienica, poiché nelle case non c’era acqua;

• di aggregazione

Nelle terme si incominciarono poi a dividere le acque in:

• calidarium,

• tepidarium,

• frigidarium,

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a seconda del beneficio che si voleva ottenere (talvolta ci si immergeva

altrernativamente nell’acqua calda e fredda, esercitando una sorta di ginnastica

vascolare).

LA CHIRURGIA

La chirurgia era molto praticata, poiché, essendo un popolo belligerante, avevano

sviluppato grandi conoscenze ed esperienze sui campi di battaglia (amputazioni,

estrazioni di frecce); inoltre vi erano i gladiatori, che dovevano essere curati, spesso

da medici esperti come ad es. Galeno, essendo fonte di guadagno per i ricchi che li

“ingaggiavano”.

Il medico romano:

• conosceva una primitiva forma di narcosi, la cosiddetta spugna soporifera,

impregnata di succhi vegetali con potere narcotico (succhi ricchi di alcaloidi

attivi come la scopolamina).

• sapeva arrestare una emorragia con legatura dell'arteria, amputare un arto,

estirpare denti, asportare tumori (mammella), resecare ossa.

Es. della cura di una ferita da guerra:

• Il medico estrae una freccia dalla coscia dell’eroe troiano Enea (Museo

Nazionale di Napoli

GALENO

Nato a Pergamo nel 138 d.c., studiò medicina a Smirne e Corinto, si trasferì poi ad

Alessandria e tornò a Pergamo come medico della scuola dei gladiatori. E’ stato

influenzato dalla medicina Ippocratica.

Lo ritroviamo a Roma come medico personale dell'imperatore Marco Aurelio dove

rimase fino alla morte nel 201. Galeno volle sempre porre l'esperimento alla base

delle sue affermazioni. Ad esempio compì esperimenti sulla circolazione del sangue

introducendo delle cannule nelle arterie iliache del capretto (shant artero-venoso:

Page 21: Storia della medicina

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incannulava un’arteria e la collegava ad una vena) e sulla produzione di urina

causando l' idronefrosi con la legatura degli ureteri.

Purtroppo i suoi studi di fisiologia furono responsabili di errori che durarono fino al

17 secolo:

• Il sangue prodotto dal fegato si dirige da un lato verso la parte bassa

dell'organismo e dall' altro verso la parte destra del cuore ed i polmoni

(interconnessione del setto interatriale tra parte destra e parte sinistra) creando

in tal modo due sistemi circolatori autonomi (n.b.vigeva il divieto di sezionare

i cadaveri).

• Il “pneuma” costituito da:

1) spirito animale presente nel cervello che coordina i movimenti e i sensi

2) spirito vitale presente nel cuore che regola il circolo ematico

3) spirito naturale presente nel fegato deputato alla costruzione del sangue ed alla

funzione della nutrizione

ANTONIO MUSA

Visse nel I secolo d.c. Fu uno dei medici più celebrati nell'antica Roma perchè ebbe

la fortuna di guarire l'imperatore Augusto.

Egli è soprattutto un eclettico rivolto alla pratica più che alla speculazione teorica.

Uno dei suoi metodi terapeutici è l' idroterapia fredda consistente in bagni di acqua

gelata con consigli dietetici.

Nonostante la cura di Musa, il figlio adottivo di Augusto (Marcello) morì.

SORANO DI EFESO (117-138 d.C.)

Scrisse due famosi trattati:

- sulle fasciature

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- sulle malattie delle donne ( libro di testo di ginecologia adottato fino al 15

secolo)

Egli compì studi sulla gravidanza, sulle posizioni del feto nell'utero, si interessò di

assistenza al parto, puerperio e puericultura.

Ci è pervenuto uno schema:

• Possibili presentazioni del feto nell’utero materno al momento del parto.

(Ginecologia di Sorano di Efeso) Avendo studiato le varie presentazioni, si può

ritenere che praticassero il taglio cesareo, non si sa però con quali esiti! Si preferiva

salvare il bambino, sacrificando la mamma!

• Terme di Diocleziano inaugurata a Roma nel 305-306 da Diocleziano e

Massimiliano

Dagli scavi di Pompei si è risaliti alla pianta di un ambulatorio medico costituito

quasi sempre da un doppio ingresso, uno direttamente dalla strada:

• Pianta della “casa del chirurgo” (Scavi di Pompei).

• Ricostruzione dell’ospedale militare romano di Vindonissa (Odierna Windish

in Svizzera) Le stanze di degenza, tre metri per quattro, che contenevano anche

sei o sette soldati per volta, erano disposte attorno alla sala operatoria o

medicheria.

Ci sono pervenuti esempi di strumentario chirurgico romano:

• Taglienti panciuti e a spatola.

• Uncini.

• Dilatatore a quattro punte, usato probabilmente per facilitare l’estrazione di

punte di frecce o simili.

ORGANIZZAZIONE DEI MEDICI

Page 23: Storia della medicina

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Durante l' impero di Augusto i medici erano esentati dal pagare le tasse. Assunti

all'inizio come medici militari stipendiati furono poi divisi in:

- Medici militari per truppe di terra e di mare

- Medici addetti alle scuole gladiatorie

- Medici addetti ai teatri e ai municipi (questi ultimi trasformati in medici

condotti).

Così numeroso fu l' afflusso di medici che Antonino Pio (138-161 d.c.) istituì il

numero chiuso.

Alessandro Severo (222-235) istituì borse di studio per studenti poveri e meritevoli.

Intanto fioriva la libera professione e forti pene pecuniarie erano comminate ai

medici che praticavano 1'aborto o non assistevano sufficientemente un paziente.

L'imperatore Teodosio (364-395) esigeva un certificato di buona condotta per

iscriversi ad una Scuola di medicina. Durante l' impero romano il medico divenne

quella figura che ancora oggi conserviamo.

IL MEDIOEVO

Segna una battuta d'arresto anzi un regresso rispetto alle mete raggiunte dalla

medicina nel mondo antico (periodo Greco e Romano).

Che cosa sapeva un medico nel medioevo? Un nebuloso ricordo dell'epoca classica

attraverso:

1 La Medicina di Celso (I secolo a.c.) con una mescolanza di diverse scuole

2 Le storie naturali di Plinio il vecchio (sapere zoologico e botanico; le virtù delle

pietre etc...)

3 L'articella di Galeno molto travisata in quanto non letta nella lingua originale

(greco) poichè il medioevo ignorò quasi completamente questa lingua.

Nè il medico si poteva avvantaggiare delle cure della medicina araba per 1'assoluta

impossibilità in cui si trovavano questi ultimi grazie alle prescrizioni del Corano di

Page 24: Storia della medicina

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non sezionare cadaveri. Sorgono allora centri religiosi in cui si pratica la medicina e

tali centri corrispondono ai monasteri, nasce, cioè, la cosiddetta medicina monastica.

I MONASTERI

Due fatti concorsero a determinare la nascita della medicina monastica:

• sono gli unici centri in cui si salvò la cultura (i monaci avevano copiato

amorevolmente gli antichi testi)

• nuova visione del mondo, nuova impostazione dei problemi umani, la carità

cristiana (aiutare gli afflitti, soccorrere i bisognosi).

I1 più importante monastero fu quello benedettino di Montecassino fondato da S.

Benedetto da Norcia intorno al 529 (modello al quale si ispirarono quasi tutti gli

altri.).

La cultura dei monaci: lunga pratica affiancata da fondamenti di farmacologia e

dietetica, il problema fondamentale però era quello di non risolvere il problema a

monte, ma risolvere solo il sintomo. Fondamentale fu il testo ippocratico "Sulle arie,

le acque, e i luoghi" tradotto in latino. Sosteneva come l’ambiente poteva influenzare

la malattia.

LA CURA DEI MALATI

Le regole dei diversi monasteri:

a) la cura dei monaci infermi, prescrivendo una cella personale e un inserviente;

b) l'uso dei bagni tutte le volte che era necessario; (non era molto curata l’igiene,

perché scarseggiava l’acqua);

c) nutrizione finalizzata al riutilizzo delle forze perse a seguito della patologia, ma

dopo il miglioramento bisognava astenersi, poiché la dieta era prevalentemente

vegetariana.

Page 25: Storia della medicina

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Accanto ai monasteri si radunano i medici laici per esercitare la professione (come

accanto agli asclepiei dell'antica Grecia). In breve tempo si organizzano delle vere e

proprie scuole come quelle di: Montpellier e Salerno

Quadri:

• Frati che lavorano l’orto delle piante medicinali (Firenze – Galleria degli

Uffizi)

• S. Francesco cura i lebbrosi

LE SCUOLE DI SALERNO E MONTPELLIER

I monaci trascuravano gli impegni religiosi e poi erano attratti da guadagni fuori delle

mura del convento in qualità di medici privati.

Il Concilio di Roma del 1139 con la sua proibizione di esercitare la medicina fuori dai

monasteri dette il massimo impulso alle scuole laiche.

La scuola di Salerno che risale al secolo nono si avvantaggiò dell'influsso della

medicina araba fra l'XI e il XII secolo con Costantino l'Africano.

Uno dei primi maestri fu Garioponto morto verso il 1050. Famoso fu il suo trattato

"I1 Passionario" in cui descriveva tutte le malattie procedendo dal capo ai piedi

secondo la tradizione e insegnava 1'uso del cauterio.

I1 periodo di massimo fulgore iniziò con Costantino l'africano il quale ebbe la

capacità di fondere le tre correnti vigenti:

-la tradizione monastica

-la tradizione classica

-la cultura araba

REGIMEN SANITATIS SALERNITANUM

Page 26: Storia della medicina

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E' una raccolta di scienza popolare e la progenitrice di manuali di medicina pratica;

frutto di lunga pratica popolare e misera di concetti scientifici.

Es: "se vuoi vivere senza malanni e sano, elimina le gravi preoccupazioni e convinciti

che prendersela è un male"

Es: "non credere che valga poco una passeggiata dopo pranzo" Es: "primo non

nuocere... (contrapposto a Ippocrate che usava una medicina molto drastica).

Il declino della scuola Salernitana:

FedericoII fondando l'Università di Napoli concesse il diritto di conferire agli

studenti, dopo cinque anni di studi, un diploma per esercitare la medicina,

autorizzando ufficialmente l'anatomia del cadavere come parte essenziale dell'

insegnamento. Gli studenti non pagavano, al contrario di quelli salernitani, poiché

l’Università era retta direttamente dal regime.

La scuola di Salerno venne chiusa nel 1811 dal Governo Napoleonico.

IL MEDIOEVO - LE PESTILENZE

Con la parola pestilenza si intende:

a) qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente diffusibile

b) intossicazioni e carenze alimentari

CAUSE: 1) presenza nell'aria di vapori nocivi contenenti veleni pestilenziali

2) giganteschi incendi the producevano fumi velenosi.

3) Il morbo proviene dalle viscere della terra o dal cielo, a causa di maligne

congiunzioni astrali

4) avvelenamento dei pozzi da parte di ebrei o lebbrosi (persecuzioni agli

untori)

Page 27: Storia della medicina

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Nel XII secolo in Europa si ebbe una pestilenza in media ogni dieci quindici anni.

Patologie che più frequentemente causavano queste morie:

1) Lebbra;

2) Vaiolo;

3) Tifo;

4) Peste bubbonica;

5) Malaria:

6) Scorbuto

PESTE NERA: inizio nel 1330 e diffusione in Asia, India, Mesopotamia, Arabia,

Egitto, Italia (attraverso la Sicilia), Inghilterra, Germania, Polonia, Russia.

Dal 1347 al 1350 si ebbero in Europa 43.000.000 di vittime.

COME SI CERCAVA DI DEBELLARE I MORBI

1) Accensione di grandi fuochi

2) Uso di unguenti, resine, erbe aromatiche per depurare i miasmi che si riteneva

diffondessero il male (tanfo proveniente dai cadaveri abbandonati in putrefazione)

3) resina di pino bruciata su legno di larice

4) zolfo

5) aceto (da tenere alle narici per purificare l'aria inspirata)

6) chiodi di garofano, cannella, etc..

7) suffumigi di pino e larice

DIFESE ADOTTATE PER LE PESTILENZE

• I malati di peste venivano espulsi dalle città.

• Veniva impedita 1'usanza di accompagnare i defunti nei funerali.

• Seppellire i cadaveri fuori dalle città anzichè nelle chiese.

Page 28: Storia della medicina

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• Istituzione di cordoni sanitari tra le città colpite dalle pestilenze e quelle

limitrofe immuni.

• Le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per

almeno dieci giorni.

• Le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte.

• Per i sacerdoti esisteva 1'obbligo di denunciare tutti i malati di cui venivano a

conoscenza.

Era fatto obbligo per le navi che provenivano da regioni sospette di trascorrere

quaranta giorni fuori dai porti prima che fosse permesso loro l' attracco.

Nel 1403 si istituiscono luoghi di ricovero costruiti a spese dello stato o donazioni

private : "IL LAZZARETTO".

Page 29: Storia della medicina

1

Storia della medicina Prof. Manzo II-III lezione 7-11.ott.2008

La medicina greca preippocratica

La storia della medicina è possibile grazie a scritti ritrovati di una certa

importanza che ci sono pervenuti nel corso dei secoli.

Innanzitutto, va fatta una distinzione tra periodo pre e post Ippocrate.

Gli Asclepiei

Il periodo preippocratico vede il sorgere di una serie di ospedali organizzati

intorno a templi (consacrati ad Asclepio, dio della medicina del IV secolo a.c.).

Poiché l’ospedale era concepito come un luogo di benessere in cui il malato deve

essere curato nel corpo e nello spirito, gli asclepiei costruirono alloggi per il

personale e per gli stessi malati durante il periodo di preparazione alla cura. Inoltre,

c’erano bagni, docce e teatri per la ricreazione dei degenti.

In questo periodo i malati sperano nella guarigione non ad opera del medico ma ad

opera del dio stesso, per cui si è ancora nel campo della medicina sacerdotale.

Le cure consistevano in diete vegetariane, bagni in acque termali, pozioni con

effetti ipnotici e stupefacenti, erbe con effetti evacuanti e diuretici.

Ci si avvicina, quindi, al tipo di medicina ippocratica in cui bisogna eliminare le

sostanze tossiche dall’organismo.

Dopo la preparazione il paziente andava nell'Incubatoio e dormiva a terra. Durante il

sonno gli sarebbe dovuto apparire il dio in persona. Il sonno probabilmente era

dovuto a queste sostanze allucinogene. A questo punto è importante la figura del

sacerdote che interviene chiarendo la cura e indicandola al malato.

Anche in questo caso numerose sono le testimonianze per gli ex-voto provenienti da

scavi archeologici.

Page 30: Storia della medicina

2

La medicina greca ippocratica

Ippocrate nacque intorno al 460 a.c. nell'isola di Cos ed era figlio di medico

(Eraclide). Viaggiò in Egitto e forse in Libia. Morì in Tessaglia a novanta anni,

mentre la vita media si aggirava intorno ai 40 anni.

Secondo Aulo Cornelio Celso, Ippocrate avrebbe per primo separato la medicina

dalla filosofia, trasferendola sul piano della osservazione sperimentale.

In pratica, avviene il distacco da credenze in divinità, demoni, potenze occulte e,

finalmente, la medicina acquisisce il valore di vera e propria scienza.

A Ippocrate sono attribuite circa 53 opere tra cui, quelle di maggiore interesse, sono:

1) Il Giuramento;

2) Trattato sul morbo sacro (epilessia);

3) Trattato sulle arie, le acque, i luoghi: rappresenta un testo che ha avuto

valore fino al medioevo perché evidenzia l’importanza data da Ippocrate

all’acqua e all’ambiente come fattori influenzanti il benessere dell’uomo;

4) Il pronostico: prognosi di malattie;

5) Trattato sulle epidemie;

6) Trattato sulla medicina antica:

Da un punto di vista epidemiologico le cause di malattie secondo Ippocrate

dovevano essere ricondotte a:

a) condizioni climatiche e geografiche in cui vive l'individuo: le patologie

possono variare a seconda della latitudine, mentre le zone dove vi è ristagno di

acqua favoriscono lo sviluppo della malaria;

b) regimi dietetici cui l'individuo si attiene;

c) abitudini e modo di vivere dell'individuo stesso.

Secondo Ippocrate il corpo umano è formato da carne, ossa e muscoli (gli

ippocratici non distinguono tra muscoli e tendini e tra arterie e vene) ed esistono

quattro umori: bile gialla, bile nera, sangue, flemma (che rappresenta, forse, lo

spirito vitale). L'armonica mescolanza dà lo stato di benessere, mentre un umore che

Page 31: Storia della medicina

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prevale sugli altri induce lo stato di malattia. Prima ancora dell’intervento del medico

la natura ristabilisce l'equilibrio espellendo gli umori in eccesso attraverso:

• le vie urinarie;

• fecali: diarrea per sostanze tossiche;

• vomito per un’indigestione;

• sudore per un ipertermia;

• espettorazione;

• emorragia nasale: per es. nelle crisi ipertensive evita l’ictus cerebrale;

se l'espulsione non avviene per vie naturali, gli umori si ammassano con conseguenti

processi infiammatori, suppurazioni, gangrena.

Solo a questo punto interviene la medicina che aiuta la natura ad eliminare l’umore in

eccesso, per esempio, con il salasso, purghe e clisteri evacuativi. Va ricordato, per

questo ultimo punto, che le dame del ‘700 praticavano fino a 5 clisteri al giorno con

l’intenzione di apparire più belle.

Per quanto riguarda la terapia, secondo Ippocrate il medico deve aiutare la

potenza guaritrice della natura attraverso la diagnosi, la prognosi e la cura.

I sintomi sono i segni della malattia e il medico deve essere un profondo osservatore

dei sintomi. Potrebbe apparire come un atteggiamento freddo o spietato, ma ciò è

dovuto al distacco dello scienziato, tutto preso dal suo rigore metodologico. Metodo

ancora valido dopo 24 secoli. Si giunge, finalmente, alla:

• separazione dal medico sacerdote e medico stregone;

• profonda partecipazione ai mali dell'umanità.

Si instaura, cioè, un rigore metodologico, per cui se la natura da sola non permette

l’espulsione degli umori, interviene il medico.

Per la prima volta non si parla più di medico sacerdote.

Ippocrate, poi, si è espresso su:

la malattia sacra (epilessia) dicendo che per quel che concerne il morbo sacro

i fatti sono questi: esso, secondo me, non è per nulla più sacro o più divino

delle altre malattie, ma ha la stessa natura, dalla quale derivano anche gli

Page 32: Storia della medicina

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altri morbi. Furono gli uomini a credere che esso fosse di natura divina e che

la causa di esso fosse da far risalire a qualche cosa di sacro; e lo credettero

da un lato, per la loro inesperienza, dall'altro, per la natura straordinaria di

questo morbo, in quanto esso non somiglia in nulla a nessun altro;

i macrocefali affermando che in nessuna popolazione gli individui hanno una

testa come quella dei macrocefali. All' inizio, il loro costume di fasciare il capo

dei neonati (perché le ossa fragili della testa del neonato ben si adattano ad

essere modellate), per provocarne la deformazione, fu la causa principale

della lunghezza del cranio; infatti, per loro sono nobilissimi coloro che hanno

il cranio più lungo. Ancora oggi, in alcune popolazioni dell’Africa equatoriale

si assiste a questo tipo di pratica;

il giuramento sostenendo che pure e sante conserverò la vita e 1'arte....In

qualunque casa io entri, sarà per il bene del malato e mi terrò lungi da ogni

atto volontariamente dannoso, nonchè da contatti impuri, vuoi con donna, vuoi

con uomini, siano essi liberi o schiavi. Qualunque cosa io veda o oda durante

la cura e che non sia tale da poter essere raccontata ad estranei o qualunque

cosa che oda o veda al di fuori dell'ambito specifico della cura, cioè nei

rapporti con la vita, ne serberò il segreto come una cosa che non è lecito dire.

In sostanza, si può parlare del caso di un paziente senza però identificarlo.

Alcune pratiche ippocratiche vengono ancora oggi attuate come, per esempio, la

riduzione delle lussazioni della mandibola, dell’anca, della spalla e delle vertebre

descritte da un codice dell’ XI sec. “Delle articolazioni” attribuito ad Ippocrate.

Page 33: Storia della medicina

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La medicina greca alessandrina

Il periodo alessandrino è più o meno contemporaneo ad Ippocrate.

Ad Alessandria (fondata da Alessandro Magno nel 332 a.C.), studiarono Erasistrato

ed Erofilo. II primo nacque a Cos alla fine del III sec. a.C.; il secondo a Calcedone

nello stesso periodo.

Essi sono importanti per avere dato un grosso impulso alla conoscenza sia

dell’anatomia che della fisiologia umana.

Entrambi approfondirono l'osservazione, con migliori conoscenze delle strutture e

funzioni del corpo umano (organi interni). Infatti, il medico ha a disposizione per la

prima volta cadaveri umani da sezionare per capirne l’anatomia.

In epoca precedente questo non poteva avvenire perché doveva essere conservata

l’integrità fisica per l’aldilà. Secondo testimonianze del romano Aulo Celso si poteva

disporre anche di uomini vivi da sezionare (soprattutto condannati a morte). A questi

uomini era dato, in tal modo, il privilegio di essere utili alla scienza con la loro morte.

Diverse sono le scoperte attribuite ad Erasistrato:

⊗ distinzione tra nervi sensori e nervi motori;

⊗ distinzione tra vene in cui scorre il sangue e arterie in cui scorre lo spirito

vitale. In effetti, essi vedevano, quando sezionavano i cadaveri, che le vene

presentavano sangue coagulato mentre le arterie risultavano vuote. Questo

fenomeno lo spiegavano credendo che nelle arterie scorresse il cosiddetto

spirito vitale, mentre sappiamo, invece, che esso è dato dal fatto che l’ultimaa

contrazione prima della morte fa in modo che il sangue fluisca tutto nel

circolo venoso;

⊗ epiglottide: prima di questa scoperta i medici ritenevano che gli alimenti

liquidi andassero nei polmoni e quelli solidi nello stomaco. Egli, invece,

dimostrò che entrambi vanno nello stomaco, mentre l'aria entra ed esce dai

polmoni. La domanda che ci si poneva era se era possibile mangiare e

respirare contemporaneamente: c’è una fase della vita di una persona in cui

Page 34: Storia della medicina

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questo è possibile. Infatti, il neonato è capace di succhiare e respirare allo

stesso tempo;

⊗ dimostrò una rete di fibre che avvolgono gli organi e chiamò parenchima la

massa non strutturata degli organi;

⊗ studiò le modifiche della conformazione degli organi in seguito alla malattia

(bisogna attendere Morgagni, 1682-1771, per riprendere gli studi sull'anatomia

patologica, es. sovvertimento del parenchima epatico nella cirrosi);

⊗ intuì il metabolismo (bisogna attendere Santorio, 1561-1636, per riprendere

gli studi sulla digestione degli alimenti). In alcuni paesi poveri dell’Africa i

bambini nascono e restano sani fino a 3-31/2 anni, cioè fino a quando vengono

allattati al seno della madre. Dopo, sviluppano una malattia, dovuta a

malnutrizione, definita enasarco perché vengono nutriti con una poltiglia di

mais che, ovviamente non contiene tutti gli aminoacidi essenziali.

Ad Erofilo, invece, che è considerato il fondatore dell’anatomia umana, si attribuisce:

compì una dettagliata descrizione del cervello, distinguendo il cervello dal

cervelletto, dalle meningi e dai plessi coroidei mentre prima si consideravano

una sola massa cerebrale;

scoprì la differenza tra tendini e nervi, assegnando a questi ultimi la funzione

sensoriale e ai tendini la funzione meccanica;

studiò l' occhio scoprendo la retina (simile ad una rete) con coni e bastoncelli;

scoprì il duodeno (da lui definito dodici dita) prima porzione dell’intestino;

studiò il ritmo del polso, formulando l'alternarsi di sistole e diastole;

nella terapia accolse la dottrina umorale sull'origine delle malattie, ma

aggiunse dietetica e ginnastica per curare le malattie.

Page 35: Storia della medicina

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La medicina etrusca

La medicina etrusca si collega direttamente a quella che sarà la medicina

romana. Infatti, molti re etruschi saranno anche re di Roma.

Si parla, in effetti, di era preromana. Va , inoltre, considerato che gli Etruschi erano

una civiltà molto avanzata e, per oltre mezzo millennio, la loro cultura e tecnologia

sono state trainanti per i popoli italici.

Non è escluso, che la stessa Roma, ne sia stata influenzata largamente, anche dopo il

periodo di convivenza durante la monarchia (753-509 a.C.).

Era una medicina non molto differente da altre praticate in quel periodo: egiziana,

indiana, persiana, ebraica (in Palestina), greca.

In essa era massima l’attenzione alla prevenzione. Si dava importanza estrema

alla igiene personale, alla scelta dell'habitat in cui vivere, all’alimentazione,

all’attività fisica.

L’Etruria, compresa tra l’alto Lazio e la bassa Toscana, era una zona ricca di acqua e,

quindi, gli etruschi erano dei cultori dell’acqua.

Come base delle cure spesso si faceva ricorso all'acqua che si trovava in grande

quantità per presenza di fiumi e torrenti (nei punti di ristagno le acque erano anche

drenate e bonificate per evitare la formazione di agenti malarici. Tarquinio Prisco

fece costruire la Cloaca Massima per drenare le acque sporche).

Il problema fondamentale era, infatti, la malaria dovuta alla trasmissione della stessa

attraverso le zanzare presenti nelle zone paludose. Alcune alterazioni genetiche dei

popoli mediterranei, es. la thalassemia, in un certo senso sono state una benedizione,

perché il globulo rosso nella thalassemia non è attaccabile dalle zanzare.

Con l’acqua curavano le più svariate malattie. Infatti a Saturnia, Viterbo e

Chiangiano (cura delle malattie epatiche, calcoli della colecisti), per la presenza di

sorgenti di acqua calda, si trattavano le più svariate patologie. Si utilizzavano tre tipi

di acqua: fredda, calda, tiepida, facendo passare il paziente da una vasca all’altra.

Ancora oggi si usano queste tecniche, ad es., in pazienti con problemi di varici.

Page 36: Storia della medicina

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Da un punto di vista farmacologico essi applicavano essenzialmente la

Fitoterapia, poiché i boschi dell’Etruria erano ricchi di piante, ma si includevano

anche alcuni minerali, come la limatura di ferro (per la cura dell’anemia. Le nostre

nonne usando posate di ferro, probabilmente, ne ingerivano i grani), rame (per la cura

delle infiammazioni. A questo proposito va detto che non molto tempo fa, ai giorni

nostri, si sono usati braccialetti di rame per i reumatismi)), sali di sodio, di potassio

etc.

Tra le piante medicinali venivano usate per es.: scammonea (itterizia), ricino

(purgante), aglio (battericida), cipolla (diuretico), timo (vermifugo), camomilla

(calmante), cavolo (grande successo ebbe a Roma perché con esso si potevano curare

tutte le malattie), vino (attualmente si è avuta una riscoperta delle proprietà

benefiche, antiossidanti, di questa bevanda. Da una ricerca del CNR si è scoperto che

la provincia di Nuoro è quella che presenta la più alta quota di ultracentenari che, si

sa, fanno un modico uso di vino giornaliero), alloro contro le emorragie ed il catarro,

pino come cicatrizzante ed il suo odore balsamico veniva sfruttato nei malati di petto,

melograno (antielmintico), papavero (sedativo), salice (dolori articolari. Da esso

deriva l’acido acetilsalicilico che è il principio attivo dell’aspirina).

La dissezione anatomica era praticata solo sugli animali, per lo studio degli

organi interni. (si aveva un profondo rispetto per il corpo dei defunti).

L'organo più studiato era il fegato perchè fonte del sangue.

Lo studio era affidato agli Aruspici, sia osservando il fegato degli animali che usando

modelli in terracotta. In base ai segni predicevano il tipo di malattia di cui la persona

era affetta e la possibilità di guarigione.

In diversi musei esistono teschi con protesi dentarie, prevalentemente in oro, grazie

alla loro abilità nel lavorare qualsiasi metallo.

Sono state inoltre rinvenute negli scheletri, numerose fratture ricomposte, che

dimostrano che il soggetto ha continuato a vivere dopo l'intervento.

Il taglio cesareo era previsto solo in caso di minaccia di morte della partoriente.

Page 37: Storia della medicina

9

Il tumi etrusco rappresenta lo strumentario usato per le trapanazioni del cranio che

si ritroverà anche a Roma.

Altro strumento usato per le trapanazioni era il cauterio che veniva utilizzato

arroventato in modo tale da tagliare e causticare al tempo stesso (tipo elettrobisturi).

Sono stati ritrovati lavori in oro di odontoiatri etruschi: lavoravano l’oro formando

delle fascette a costituire dei ponti, usati al posto delle dentiere.

I denti mancanti erano sostituiti con denti presi da cadaveri o animali. Venivano

limati, aggiustati, ed impiantati con banderelle di oro accanto ai denti sani.

La punta del dente andava nell’alveolo e si usavano dei mastici particolari per tenerli

insieme. Ci è pervenuto un grafico che evidenzia come poggiavano i denti mancanti.

I denti sono stati definiti le scatole nere dell’antichità perché sono fonte di numerose

informazioni. Infatti, nel corso dell’evoluzione, con la scoperta del fuoco non c’è

stato più bisogno per l’uomo neolitico di strappare con i denti, ma aveva più bisogno

di molari per triturare i tuberi, frutta e verdura.

In un’isola della Polinesia ci sono delle scimmie che hanno dei denti perfetti, a

differenza delle loro omologhe che ce li hanno, invece, rovinati.

La spiegazione di ciò consiste nel fatto che queste scimmie si alimentavano con

tuberi estratti dal terreno. Se mangiati senza pulirli, si trasporta in bocca anche il

terreno che, con il passare del tempo, può dare abrasioni allo smalto dei denti.

Una di queste scimmie, per caso, lavò un tubero nell’acqua di mare e da allora tutte le

altre, per un processo di imitazione, l’hanno imitata. Non essendoci più il terreno

come elemento abrasivo, i loro denti rimangono perfetti.

Page 38: Storia della medicina

10

La storia dell’alimentazione presuppone la conoscenza delle abitudini, dei

costumi e delle coltivazioni dei popoli.

Tutto ciò che si conosce viene recuperato, ad es., dagli affreschi.

Un elemento emergente era il convivium, cioè la cena intesa come momento

conviviale. Faceva seguito al banchetto, alla fine del quale rimaneva solo il vino: si

cantava , si suonava, si declamavano poesie e le mogli e le figlie non vi potevano

partecipare. Infatti, non godevano di grossa reputazione le signore che vi prendevano

parte. Per lo più erano donne di facili costumi. Il momento del convivium,

chiaramente, era diverso a seconda dell’estrazione sociale e delle possibilità

economiche.

Nelle abitudini alimentari posto rilevante aveva il vino che già all’epoca era

conosciuto e consumato mischiato con il miele o allungato con l’acqua.

Mangiavano molta selvaggina: cervi, cinghiali, caprioli, lepri perché era molto poco

conosciuto l’allevamento. La carne rossa della selvaggina dava, però, grossi problemi

di aumento di acido urico e di conseguenza, gotta.

Attraverso l’esame mineralogico, cioè attraverso l’esame di un pezzetto di osso

degli scheletri ritrovati e analizzandone i minerali si può risalire al tipo di

alimentazione, e cioè se l’economia era prevalentemente:

agricola: ad alta concentrazione ossea di Sr (stronzio);

pastorale: a bassa concentrazione ossea di Sr;

ricca di alimenti carnei: ad alta concentrazione ossea di Zn (zinco);

povera di alimenti carnei: a bassa concentrazione ossea di Zn.

I poveri mangiavano essenzialmente legumi come piselli, lenticchie e fave non

essendoci ancora fagioli, mais e patate.

Page 39: Storia della medicina

1

I. dogmatica o razionale;

Storia della medicina Prof. Manzo IV lezione 1.dic.2008

.

La medicina romana

Secondo Catone il vecchio: i greci hanno deciso di uccidere tutti i barbari

con la medicina e per di più lo fanno facendosi pagare.

Con questa frase emerge la gelosia nei confronti della medicina greca,

Ippocratica, così all’avanguardia; essa infatti veniva praticata anche dagli schiavi che

raggiungevano Roma, e così i romani incominciarono a vedere che queste pratiche

non erano solo appannaggio del pater-familiae come avveniva a Roma.

Certamente Catone doveva aver conosciuto qualche ciarlatano greco come Argato

(primo medico greco di cui si abbia notizia a Roma nel 219 a.C.).

La prima funzione del medico a Roma è affidata al capofamiglia, senza cognizione

scientifiche e privo di conoscenze farmacologiche.

Anche Catone vedeva nel cavolo la medicina capace di guarire tutte le malattie.

Solo parecchi anni dopo, quando Roma arrivò a consolidare il suo impero nel

mediterraneo (146 a.C.), si vedrà la città aprire le porte ai culti di tutto il mondo.

Prenderanno forma, allora, tre scuole:

II. empirica;

III. metodica.

Per quanto riguarda la pratica medica e i metodi terapeutici, come afferma

Seneca, la medicina in origine non fu che la scienza di poche erbe dotate di potere

emostatico e cicatrizzante; era, quindi, una medicina molto semplice.

Page 40: Storia della medicina

2

Con Asclepiade (medico di Crasso, Antonio, Cicerone) si consigliava un opportuno

dosaggio di veglia e sonno, esercizi fisici, regime dietetico, bagni e massaggi.

Tali cure ottenevano risultati migliori di quelle degli ippocratici che utilizzavano

purghe, emetici e salassi.

Fecero la prima comparsa le cure termali con acque solforose, ferruginose, carbonato-

sodiche durante l’impero di Traiano (98-117 d.C.).

Le terme erano talmente utilizzate che arrivò un periodo in cui se ne contavano più di

cento. Le terme avevano una duplice funzione:

♦ igienica, poiché nelle case non c’era acqua;

♦ di aggregazione.

Nelle terme si incominciarono poi a dividere le acque in: calidarium, tepidarium,

frigidarium, a seconda del beneficio che si voleva ottenere (talvolta ci si immergeva

altrernativamente nell’acqua calda e fredda, esercitando una sorta di ginnastica

vascolare).

La chirurgia era molto praticata poiché, essendo un popolo belligerante avevano un

alto rischio di procurarsi ferite da arma da taglio e da punta, ferite che ovviamente

prevedevano interventi immediati, per cui avevano sviluppato grandi conoscenze ed

esperienze sui campi di battaglia (amputazioni, estrazioni di frecce); inoltre vi erano i

gladiatori che dovevano essere curati, spesso da medici esperti come ad es. Galeno,

essendo fonte di guadagno per i ricchi che li ingaggiavano.

Il medico romano:

conosceva una primitiva forma di narcosi, la cosiddetta spugna soporifera,

impregnata di succhi vegetali con potere narcotico (succhi ricchi di alcaloidi

attivi come la scopolamina);

sapeva arrestare una emorragia con legatura dell'arteria, amputare un arto,

estirpare denti, asportare tumori (mammella), resecare ossa.

Page 41: Storia della medicina

3

Mentre la medicina greca è stata caratterizzata dagli insegnamenti di Ippocrate,

quella romana ha conosciuto l’opera di Galeno, importantissimo tanto che ancora

oggi si parla di preparazioni galeniche.

Nato a Pergamo nel 138 d.C., studiò medicina a Smirne e Corinto. Si trasferì poi ad

Alessandria e tornò a Pergamo come medico della scuola dei gladiatori.

Lo ritroviamo, infine, a Roma, come medico personale dell'imperatore Marco

Aurelio, dove rimase fino alla morte, nel 201 d.C.

Galeno volle sempre porre l'esperimento alla base delle sue affermazioni. Ad

esempio, compì esperimenti sulla circolazione del sangue introducendo delle cannule

di vetro nelle arterie iliache del capretto producendo uno shunt artero-venoso:

incannulava un’arteria e la collegava ad una vena. Inoltre, si interessò della

produzione di urina causando l'idronefrosi con la legatura degli ureteri, perché il rene

non può scaricarsi. Purtroppo i suoi studi di fisiologia furono responsabili di errori

che durarono fino al XVIII secolo, e cioè:

⇒ il sangue prodotto dal fegato si dirige da un lato verso la parte bassa

dell'organismo e dall'altro verso la parte destra del cuore e dei polmoni

(interconnessione del setto interatriale tra parte destra e parte sinistra)

creando in tal modo due sistemi circolatori autonomi. Questa era un’ipotesi,

perché bisogna considerare che.vigeva il divieto di sezionare i cadaveri. Ma è

stato un errore più grande di quello che affermava che il sangue passasse dalla

parte destra alla parte sinistra del cuore. La comunicazione avviene, ma tra

atrio e ventricolo sottostanti. Il passaggio di sangue tra atrio e ventricolo si

realizza solo in situazioni patologiche come nella persistenza della pervietà del

dotto di Botallo nel bambino;

⇒ il pneuma era costituito da:

- spirito animale presente nel cervello che coordina i movimenti e i sensi;

- spirito vitale presente nel cuore che regola il circolo ematico;

- spirito naturale presente nel fegato deputato alla costruzione del sangue

alla funzione della nutrizione.

Page 42: Storia della medicina

4

Altra personalità molto importante nell’antica Roma è stato Antonio Musa

che, vissuto nel I secolo d.C., fu uno dei medici più celebrati perchè ebbe la fortuna

di guarire l'imperatore Augusto.

Egli è, soprattutto, un eclettico rivolto alla pratica più che alla speculazione teorica.

Uno dei suoi metodi terapeutici è l'idroterapia fredda consistente in bagni di acqua

gelata con consigli dietetici.

Nonostante la cura di Musa, il figlio adottivo di Augusto (Marcello) morì.

Di Sorano di Efeso (117-138 d.C.) sono ricordati due suoi famosi trattati:

∴ sulle fasciature;

∴ sulle malattie delle donne (libro di testo di ginecologia adottato fino al XV sec)

Egli compì studi sulla gravidanza, sulle posizioni del feto nell'utero e si interessò di

assistenza al parto, puerperio e puericultura.

Ci è pervenuto uno schema delle possibili presentazioni del feto nell’utero materno al

momento del parto. Avendo studiato le varie presentazioni, si può ritenere che

all’epoca si praticasse il taglio cesareo, non si sa però con quali esiti!

Si preferiva, in genere, salvare il bambino sacrificando la mamma.

Dagli scavi di Pompei si è risaliti alla pianta di un ambulatorio medico, che

di solito esercitava nella propria casa, costituito quasi sempre da un doppio ingresso,

uno direttamente dalla strada. Il medico non veniva pagato se non con scambi.

Inoltre vi è la ricostruzione dell’ospedale militare romano di Vindonissa (odierna

Windish, in Svizzera). Le stanze di degenza, tre metri per quattro, che contenevano

anche sei o sette soldati per volta, erano disposte attorno alla sala operatoria o

medicheria.

Infine, sono pervenuti esempi di strumentario chirurgico romano come:

taglienti panciuti e a spatola;

uncini;

dilatatore a quattro punte, usato probabilmente per facilitare l’estrazione di

punte di frecce o simili. Estrarre la freccia così come entrava era pericoloso.

Page 43: Storia della medicina

5

Durante l'impero di Augusto l’organizzazione medica era esentata dal pagare

le tasse. I medici, assunti all'inizio come medici militari stipendiati, furono poi divisi

in: - medici militari per truppe di terra e di mare;

- medici addetti alle scuole gladiatorie;

- medici addetti ai teatri e municipi (questi ultimi trasformati in medici condotti).

Così numeroso fu l'afflusso di medici che Antonino Pio (138-161 d.c.) istituì il

numero chiuso.

Alessandro Severo (222-235d.C.) istituì borse di studio per studenti poveri e

meritevoli. Intanto fioriva la libera professione e forti pene pecuniarie erano

comminate ai medici che praticavano 1'aborto o non assistevano sufficientemente un

paziente (retaggio del giuramento di Ippocrate).

L'imperatore Teodosio (364-395) esigeva un certificato di buona condotta per

iscriversi ad una Scuola di medicina.

Durante l'impero romano il medico divenne la figura che ancora oggi conserviamo.

Page 44: Storia della medicina

6

La medicina nel medioevo Segna una battuta d'arresto, anzi un regresso, rispetto alle mete raggiunte dalla

medicina nel mondo antico (periodo greco e romano).

Un medico nel medioevo poteva avere poche conoscenze se non un nebuloso ricordo

dell'epoca classica attraverso:

la medicina di Celso (I secolo a.c.) con una mescolanza di diverse scuole;

le storie naturali di Plinio il vecchio (sapere zoologico, botanico e le virtù delle

pietre etc);

l'articella di Galeno, molto travisata in quanto non letta nella lingua originale

(greco) poichè il medioevo ignorò quasi completamente questa lingua.

Nondimeno il medico si poteva avvantaggiare delle cure della medicina araba per

1'assoluta impossibilità in cui si trovavano questi ultimi grazie alle prescrizioni del

Corano di non sezionare cadaveri.

Sorgono allora centri religiosi in cui si pratica la medicina e tali centri corrispondono

ai monasteri: nasce, cioè, la cosiddetta medicina monastica.

I monasteri

Due fatti concorsero a determinare la nascita della medicina monastica:

sono gli unici centri in cui si salvò la cultura (i monaci avevano copiato

amorevolmente gli antichi testi);

hanno una nuova visione del mondo, nuova impostazione dei problemi umani,

la carità cristiana (aiutare gli afflitti, soccorrere i bisognosi), tutti canoni della

religione cristiana.

I1 più importante monastero d’Europa fu quello benedettino di Montecassino fondato

da S. Benedetto da Norcia intorno al 529 (modello al quale si ispirarono quasi tutti gli

altri.). La cultura medica dei monaci era basata su una lunga pratica affiancata da

fondamenti di farmacologia e dietetica; il problema fondamentale, però, era quello di

non risolvere il problema a monte, ma curavano solo il sintomo. Fondamentale fu il

testo ippocratico Sulle arie, le acque, e i luoghi, tradotto in latino, che sosteneva

come l’ambiente poteva influenzare la malattia.

Page 45: Storia della medicina

7

In definitiva, la cura presso i monasteri nasce dall’esigenza di curare i bisognosi

ammalati.

Accanto ai monasteri c’erano i villaggi e i confratelli avevano l’abitudine di uscire

dal monastero per andare a curare i bisognosi. Fino a quando, però, un decreto

pontificio non lo impedì perché alcuni di essi si facevano pagare.

Le regole per la cura dei malati erano diverse a seconda dei diversi monasteri:

a) la cura dei monaci infermi, prescrivendo una cella personale e un inserviente;

b) l'uso dei bagni tutte le volte che era necessario; (non era molto curata l’igiene,

perché scarseggiava l’acqua);

c) nutrizione finalizzata al riutilizzo delle forze perse a seguito della patologia, ma

dopo il miglioramento bisognava astenersi poiché la dieta era quasi solo vegetariana.

Accanto ai monasteri si radunano i medici laici per esercitare la professione

(come accanto agli asclepiei dell'antica Grecia). In breve tempo si organizzano delle

vere e proprie scuole come quelle di: Montpellier e Salerno.

Le scuole di Salerno e Montpellier I monaci trascuravano gli impegni religiosi e poi erano attratti da guadagni

fuori dalle mura del convento in qualità di medici privati.

Il Concilio di Roma del 1139 con la sua proibizione di esercitare la medicina fuori dai

monasteri dette il massimo impulso alle scuole laiche.

La scuola di Salerno, che risale al secolo IX, si avvantaggiò dell'influsso della

medicina araba fra l'XI e il XII secolo con Costantino l'Africano.

Uno dei primi maestri fu Garioponto morto verso il 1050. Famoso fu il suo trattato Il

Passionario in cui descriveva tutte le malattie, procedendo dal capo ai piedi secondo

la tradizione, e insegnava 1'uso del cauterio (dimenticato ma già usato dai romani)

I1 periodo di massimo fulgore iniziò con Costantino l'Africano il quale ebbe la

capacità di fondere le tre correnti vigenti: la monastica, la classica e la cultura araba.

Page 46: Storia della medicina

8

Il Regimen Sanitatis Salernitanum è una raccolta di scienza popolare e la progenitrice

di manuali di medicina pratica; essa è il frutto di lunga pratica popolare ma misera di

concetti scientifici. Esempi:

o se vuoi vivere senza malanni e sano, elimina le gravi preoccupazioni e

convinciti che prendersela è un male;

o non credere che valga poco una passeggiata dopo pranzo;

o primo non nuocere (invece Ippocrate era per una medicina molto drastica).

Il declino della scuola Salernitana avviene quando Federico II, fondando l'Università

di Napoli, concesse il diritto di conferire agli studenti, dopo cinque anni di studi, un

diploma per esercitare la medicina, autorizzando ufficialmente l'anatomia del

cadavere come parte essenziale dell' insegnamento.

Gli studenti non pagavano, al contrario di quelli salernitani, poiché l’Università era

retta direttamente dal regime.

La scuola di Salerno venne chiusa nel 1811 dal Governo Napoleonico.

Le pestilenze

Con la parola pestilenza si intende:

♦ qualsiasi genere di malattia epidemica rapidamente diffusibile;

♦ intossicazioni e carenze alimentari.

Diverse possono essere le cause che le determinano:

° presenza nell'aria di vapori nocivi contenenti veleni pestilenziali;

° giganteschi incendi the producevano fumi velenosi;

° il morbo proviene dalle viscere della terra o dal cielo, a causa di maligne

congiunzioni astrali;

° avvelenamento dei pozzi da parte di ebrei o lebbrosi (persecuzioni agli untori).

Nel XII secolo in Europa si ebbe una pestilenza in media ogni dieci-quindici anni.

Patologie che più frequentemente causavano queste epidemie sono la lebbra, vaiolo,

tifo, peste bubbonica, malaria, scorbuto

Page 47: Storia della medicina

9

La più conosciuta è la cosiddetta peste nera che ebbe inizio nel 1330 e si diffuse in

Asia, India, Mesopotamia, Arabia, Egitto, Italia (attraverso lo stretto di Messina),

Inghilterra, Germania, Polonia, Russia.

Dal 1347 al 1350 si ebbero in Europa 43 milioni di vittime.

I morbi si cercava di debellarli attraverso la:

◊ accensione di grandi fuochi;

◊ uso di unguenti, resine, erbe aromatiche per depurare i miasmi che si riteneva

diffondessero il male (tanfo proveniente dai cadaveri in putrefazione);

◊ resina di pino bruciata su legno di larice per aromatizzare;

◊ zolfo;

◊ aceto (da tenere alle narici con spugnette per purificare l'aria inspirata);

◊ chiodi di garofano, cannella, etc.;

◊ suffumigi di pino e larice.

Le difese adottate per cercare di contenere le pestilenze prevedevano:

≈ i malati di peste venivano espulsi dalle città;

≈ veniva impedita 1'usanza di accompagnare i defunti nei funerali;

≈ seppellire i cadaveri fuori dalle città anzichè nelle chiese;

≈ istituzione di cordoni sanitari tra le città colpite dalle pestilenze e quelle

limitrofe immuni;

≈ le persone che avevano assistito i malati dovevano stare lontano dalla città per

almeno dieci giorni;

≈ le case e le suppellettili degli appestati dovevano essere distrutte;

≈ per i sacerdoti esisteva 1'obbligo di denunciare tutti i malati di cui venivano a

conoscenza.

Era fatto obbligo per le navi che provenivano da regioni sospette di trascorrere

quaranta giorni fuori dai porti prima che fosse permesso loro l' attracco.

Nel 1403 si istituiscono luoghi di ricovero costruiti a spese dello stato o donazioni

private, i cosiddetti lazzaretti dove ricoverare le persone affette da peste.

Page 48: Storia della medicina

1

Il ‘700: la medicina sociale

Edward Jenner (1749 – 1823) nasce e muore a Berkeley.

Debella la malattia che terrorizza e decima le popolazioni di interi continenti: il

Vaiolo.

Anziché percorrere una fortunatissima carriera professionale a Londra, preferisce

essere medico condotto nel suo villaggio nativo.

Proprio la campagna gli offre un oggetto di studio di estrema attualità.

Nelle campagne dove soprattutto era sviluppato l’allevamento di bestiame, i contadini

affermavano che chi avesse in precedenza contratto il vaiuolo vaccino (quello che

colpiva i bovini), rimaneva immune al vaiuolo umano, il terribile vaiuolo nero.

Chi facilmente contraeva il male erano i mungitori, che per necessità di mestiere

maneggiavano le mammelle delle vacche (ove il vaiuolo presentava la sua

manifestazione pustolosa).

Tale male era di entità irrisoria e si risolveva in pochi giorni. Jenner venne a

conoscenza di ciò nel 1771.

Da qui seguirono ben 25 anni di studio dal suo primo esperimento.

Il 14 maggio 1796 vaccinò un bambino, James Phipps, con pus ricavato da pustola di

vaiuolo vaccino, da cui era affetta una contadina.

Il 1 luglio del 1976, inoculò con pus tratto da pus vaiolo umano il bambino

precedentemente vaccinato con pus ricavato da pustola bovina. Ciò, per osservare se

il pus ricavato da pustola proveniente dalla malattia dell’uomo avesse lo stesso potere

immunizzante.

Allo studio e alla soluzione del problema della vaccinazione a catena dedicò le sue

ricerche fra il 1796 al 1798: il vaccino non perdeva il suo potere immunizzante.

Dopo la scoperta di Jenner, nonostante le polemiche e le vignette umoristiche, la

vaccinazione si diffuse largamente. Già negli ultimi 2 anni del secolo prima della

morte di Jenner, essa era conosciuta e praticata in tutte le comunità civili del mondo.

Page 49: Storia della medicina

2

Il traguardo che Jenner voleva raggiungere era quello di eliminare per sempre e

dovunque il pericolo delle epidemie de, vaiolo : una vittoria per l’umanità intera.

L’800: le ultime grandi conquiste.

Louis Pasteur (1822 – 1895 ) chimico, microbiologo e immunologo francese.

Figlio di un modesto conciatore di pelli di Arbois. Si laureò in lettere a Besançon nel

1840 a 18 anni. Due anni dopo conseguì la laurea in matematica, presso l’università

di Digione, ove fu giudicato mediocre in chimica.

Si fece immediatamente notare per una singolare scoperta, proprio nel campo della

chimica: quella della “polarizzazione rotatoria della luce”, che seppe acutamente

porre in relazione con l’emiedria dei cristalli (cristalli di acido para-tartarico).

Oltre, scoprì che il Penicillum Glaucum (una muffa che coltivava in laboratorio)

utilizza solo l’acido destrogiro (quello che devia verso destra il piano della luce

polarizzata) e che quindi i microrganismi distinguono fra le due forme otticamente e

cristallograficamente diverse, che tuttavia hanno proprietà chimiche identiche. Da qui

Pasteur fu indotto da occuparsi dei microrganismi.

Le dottrine di quei tempi vedevano in essi dei semplici prodotti spontanei, risultati da

processi chimici e fermentazione, quindi null’altro di un processo meccanico (quello

della fermentazione), che producendo dei composti albuminosi, quali per es: il

lievito, creava la sostanza da cui poi sarebbero spontaneamente nati i microrganismi.

Pasteur osservando, che nella fermentazione di diverse sostanze (vino, birra, latte) si

riscontrava la presenza di microrganismi diversi, dedusse che questi non fossero il

prodotto della fermentazione, ma piuttosto la “causa “.

Pasteur prese diverse ampolle, vi pose del brodo e le sottopose ad altissima

temperatura, ottenendo una completa sterilizzazione.

Lasciò alcune di esse con il collo aperto in modo che vi potesse liberamente penetrare

aria; da altre invece adatto un collo ricurvo a perfetta tenuta, ma con la bocca aperta.

Page 50: Storia della medicina

3

Nel collo introdusse dei batuffoli di cotone, in modo che l’aria potesse penetrare

nell’ampolla, ma venisse filtrata dal cotone.

Nelle prime, il brodo andò rapidamente in putrefazione, nelle seconde, no. Introdusse,

poi, i batuffoli che chiudevano il collo, nel brodo sterile, questi provocarono una

rapidissima putrefazione (questo voleva dire che erano pieni zeppi di germi della

putrefazione, che tuttavia non erano riusciti a penetrare attraverso il collo delle

ampolle e non vi avevano quindi provocato putrefazione.

A Pasteur non poté sfuggire l’ipotesi che anche le malattie fossero causate da

microrganismi, aprirono la strada i bachi da seta.

All’epoca, l’industria della seta aveva assunto per l’economia francese un importante

primissimo piano. Riuscì a scoprire che la PEBRINA (malattia che mieteva gli

allevamenti dei bachi da seta), era prodotta da un microrganismo che si diffondeva

con l’aria. Riuscì,in oltre, a dettare norme per combattere questa malattia ed evitarne

la diffusione.

Da qui studiò l’origine di altre malattie, identificando il germe del carbonchio,

quello del mal rosso che falciava gli allevamenti dei suini e bovini e nell’uomo

scoprì il germe della rabbia e lo streptococco che causava, la febbre puerperale.

Gli esperimenti di Pasteur inoculando in animali sani i bacilli di carbonchio di una

coltura attenuata condussero la tecnica della vaccinazione sulla via della più completa

modernità.

Robert Koch (1843 – 1910) scienziato tedesco.

Koch e Pasteur lavorarono, ignorandosi a vicenda , alla risoluzione dello stesso

problema. Ognuno per conto suo crea la batteriologia.

All’età di 30 anni, pubblica il suo lavoro sul Bacillus Anthracis. Pasteur avalla

lealmente le esperienze di Koch, nonostante le critiche.

Al Servizio Sanitario Imperiale di Berlino, Koch circondato da collaboratori quali,

Löffler, mette a punto una tecnica batteriologica, allora ancora rudimentale, inventa

Page 51: Storia della medicina

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un nuovo metodo per ottenere colture pure di batteri, servendosi di un infuso di carne

mescolato con gelatina calda, che si solidifica quando viene versato su una lastra di

vetro. Nel 1881 al Congresso Internazionale di medicina a Londra, Pasteur si

congratula con Koch, rimanendo impressionato dalla sua tecnica.

Con tale scoperta i batteriologi possono ottenere colture pure di microrganismi

Koch compie altri studi sulle infezioni delle ferite e dei disinfettanti che permetterà a

Lister di creare la moderna chirurgia antisettica.

Il 24 marzo 1882, Koch, al congresso della società di fisiologia di Berlino, presenta la

sua grande scoperta, l’esistenza del bacillo della tubercolosi, che egli era riuscito ad

isolare e a coltivare.

Dopo numerosi studi in tutti gli ospedali di Berlino esaminando cadaveri, scopre la

vera causa della Tubercolosi: il Bacillo, il famoso bastoncino colorato di blu (bacillo

di Koch).

Nel 1883 il colera infuria ad Alessandria d’ Egitto, Koch vi è invitato e in poco tempo

risolve questo terribile flagello. Scopre l’Esistenza del Bacillo Virgola (vibrione di

Koch).

Trova la soluzione a problemi che concernono la peste bovina ed equina, le

piroplasmosi (malattie prodotte da parassiti endocellulari), il paludiamo (malaria) e la

malattia del sonno.

Viene nominato Eccellenza e nel 1905 riceve il premio Nobel. Muore per angina

pectoris a 67 anni.

Il XX : la scoperta della penicillina.

Alexander Fleming (1881- 1955). Scopritore della penicillina.

Nel 1906 Fleming inizia i suoi studi di batteriologia.

La guerra di Sarajevo, in quegli anni lo fa assistere impotente alla morte di migliaia

di feriti. Circondato da piaghe infette e da persone che muoiono, da vite che non può

Page 52: Storia della medicina

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salvare, comincia a pensare a qualcosa che potesse distruggere quelle orribili

infezioni.

Un giorno per “caso” mentre osserva una coltura microbica, nota un fenomeno

interessante: la coltura microbica era coperta di grandi colonie gialle, ma il fatto

sensazionale era l’esistenza di una larga zona senza organismi.

In quella zona , Fleming aveva lasciato cadere , un giorno in cui era molto

raffreddato,una goccia del suo muco nasale.

Il risultato era chiaro: quella goccia doveva contenere una sostanza in grado di

uccidere i microbi. Sarà, poi, il professore Wright a chiamarlo “lisozima” ( enzima

dotato di potere litico, ossia di distruzione su alcuni batteri, sia innocui che

patogeni). Esso è contenuto nel siero del sangue e in altri liquidi organici, nelle

lacrime e nella saliva.

Ma la sostanza scoperta da Fleming agisce soltanto su germi banali e inoffensivi e

non su quelli delle malattie infettive.

Allora comincia a sperimentare nuove sostanze. Prova con le lacrime. Una sola

lacrima è sufficiente a dissolvere una colonia di microbi.

Sperimenta, poi diversi tipi di muffe. Lo studio del Penicillum Notatum, una muffa

dalle spiccate caratteristiche antibatteriche, che non è tossica per gli animali e che

rappresenta un progresso rispetto agli antisettici, sino ad allora conosciuti.

Ma la sostanza prodotta dalla muffa è estremamente instabile e perde ogni efficacia

nel giro di poche ore.

La chiama Penicillina, e tenta invano con i propri collaboratori di produrla in

laboratorio.

Nel 1828 la fortuna si Presenta a Fleming sottoforma di muffa. La miracolosa

sostanza che egli ricerca da 15 anni, entra un mattino nel suo studio dalla finestra, si

posa su una scatola contenente una colonia di stafilococchi che sta esaminando.

Osservandola, Fleming nota che attorno a quella muffa le colonie si sono dissolte.

Passeranno altri 12 anni prima che il miracoloso farmaco possa essere sperimentato

sull’uomo.

Dopo molti tentativi, un gruppo di chimici e batteriologi dell’ Università di Oxford,

riesce ad isolare un preparato di penicillina che si rivela straordinariamente efficace.

Page 53: Storia della medicina

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Ma sfortunatamente il suo primo paziente trattato con penicillina, muore, perché le

riserve di penicillina a disposizione erano minime.

Bisognava produrne enormi quantità per avere sufficienti scorte di penicillina.

L’industria farmaceutica inglese non è in grado di produrre medicina su larga scala.

La speranza è l’America. Gli scienziati americani scoprono il procedimento

necessario per aumentare di 20 volte il rendimento del ceppo antibiotico originario;

così iniziano le ricerche su una vastissima gamma di muffe.

Nel luglio del 1944 il re gli concede il titolo di Sir.

Il 25 ottobre del 1945 la giuria del Premio Nobel assegna il premio per la Medicina a

Sir Alexander Fleming, a Florey e a Chain.

Quando muore nel 1955 Sir A. Fleming aveva salvato più vite di ogni altro uomo

vivente.