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Elementi di Storia della Grecia moderna Dario De Jaco Associazione Piemonte Grecia Santorre di Santarosa Liceo Gioberti, 25 e 30 gennaio 2018 (CC BY-NC-SA 3.0 IT)

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Elementi di Storia della Grecia moderna

Dario De Jaco Associazione Piemonte Grecia

Santorre di Santarosa Liceo Gioberti, 25 e 30 gennaio 2018

(CC BY-NC-SA 3.0 IT)

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Obiettivo

• Dare un'idea della nascita e della evoluzione dello Stato greco moderno, a partire dalle lotte per l’indipendenza dall’Impero Ottomano (XIX sec.), con qualche collegamento con quanto succedeva in Europa negli stessi periodi (con l’Italia ci sono parecchie analogie)

• La presentazione è divisa in due parti: – dal 1821 al 1922 e

– dal 1923 a oggi

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Fonti usate

• Richard Clogg, Storia della Grecia moderna: dalla caduta dell’Impero bizantino a oggi. - Bompiani, 1996

• Thanos Veremis e Ioannis Koliopulos, La Grecia moderna: una storia che inizia nel 1821. - Argo edizioni, 2014

• Nicolas Svoronos, Storia della Grecia moderna. - Editori Riuniti, 1974

• Wikipedia

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La Grecia

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L’inizio del XIX secolo

• La Grecia all’inizio del XIX secolo era territorio dell’Impero ottomano

• La situazione politica generale del periodo era abbastanza movimentata, grazie alla Rivoluzione francese ed a Napoleone

• Napoleone non arrivò sulla Grecia continentale ma ci andò molto vicino (Isole ionie)

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La Grecia discuteva

• In Grecia si discuteva parecchio di rivoluzione e di indipendenza. • Il clero, fin dal 1798, era schierato a favore dello status quo,

arrivando a sostenere che l’Impero Ottomano era una creazione di Dio per proteggere l’ortodossia dalla contaminazione dell’eresia cattolica. La cosa non piacque ai più e generò anche forme di anticlericalismo, che in Grecia non s’erano mai viste.

• Comunque la probabilità di una rivoluzione generale in Grecia era considerata dagli osservatori stranieri (John Hobhouse 1810) sostanzialmente nulla poiché, sebbene una gran massa di persone avrebbero avuto lo spirito di tentare, “la maggior parte delle classi agiate ed il clero nutrono l’evidente intenzione di prolungare la condizione presente”.

• Ciononostante nel 1821 la rivolta cominciò

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L’Impero ottomano

• Era un Impero, cioè una struttura di controllo e di coordinamento di nazioni e regni (relativamente) indipendenti

• Fondato nel 1299 (Osman I), si espandeva in Asia, Africa ed Europa.

• Il momento di massima espansione avvenne verso la fine del XVII secolo

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Millet

• Con il termine millet (in arabo milla ovvero "confessione religiosa") si indicavano alcune comunita religiose non musulmane residenti nel territorio dell'Impero ottomano e, insieme, il sistema di governo amministrativo di tali comunita.

• Il sistema delle millet costituiva una forma perfezionata e con influssi bizantini dell'istituto islamico della dhimma (protezione delle “Genti del Libro”).

• Nel turco moderno, milliyet significa nazione.

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Millet

• Ogni comunita religiosa non musulmana veniva riconosciuta come "nazione".

• Il capo di ciascuna comunita era il leader religioso, che rivestiva funzioni religiose e civili insieme. La massima autorita religiosa di una comunita cristiana era il patriarca; per gli ebrei era il Gran Rabbino di Costantinopoli. Nelle chiese cristiane, anche i vescovi erano ufficiali civili.

• Il millet era autonomo: il capo religioso, ricevuto conferma dell'investitura dal sultano, entrava nella pienezza delle sue funzioni di capo civile: egli dirigeva la riscossione delle tasse e amministrava la giustizia nelle materie legate al diritto di famiglia e al diritto civile in genere; inoltre rappresentava la propria comunita davanti al Sultano e all’Amministrazione.

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Millet

• I millet furono concepiti su base etnica/religiosa: i cristiani armeni erano il millet piu numeroso, seguiti dai greco-ortodossi (di lingua e cultura greca) e dagli ebrei.

• Nel XIX secolo nacquero anche millet cattolici in conseguenza dell'intervento della Francia: armeno-cattolici (1831), greco-cattolici (1834), caldei (1844 o 1861) e siro-cattolici.

• Nel 1882 ottennero il riconoscimento come millet anche i siro-ortodossi, grazie all'interessamento del Regno Unito

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I millet dell'Impero ottomano

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L’Impero ottomano

• Il rapporto con la Russia fu costantemente conflittuale, in senso stretto: dodici conflitti armati fra Russia e Imp. Ottomano tra la fine del ‘500 e la Prima Guerra Mondiale

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L’Impero ottomano

• Circondato da altri imperi e regni ostili anche se qualche volta alleati (soprattutto in funzione antirussa)

• La radice dei conflitti, come sempre, era una sola: il controllo delle rotte commerciali

• Il Mar Nero, il Danubio e i Dardanelli sono punti assai importanti, intorno ai quali si è molto combattuto (si potrebbe risalire alla Guerra di Troia e forse oltre)

• Alla fine del XIX sec. si fa avanti un’altra buona causa: il petrolio.

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Il crollo dell’Impero ottomano

• L’Impero crolla definitivamente dopo la Prima Guerra Mondiale, tra perdite territoriali importanti (Trattato di Sévres) e sommovimenti politici interni

• Nel 1923 il movimento dei “Giovani Turchi”, già attivo dalla fine del XIX sec. ed al governo dal 1908, riesce a detronizzare il Sultano e a fondare la Repubblica

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L’avvio dell’indipendenza

• La Grecia nasce all’inizio del XIX secolo dalla crisi dell'Impero Ottomano, dagli interessi economici e militari delle potenze europee e dall’avvio del processo politico e culturale alla base della nascita del concetto di nazione.

• Anche in Italia, grazie alle teorizzazioni degli intellettuali e dei letterati (da Berchet in poi) nasce una tensione nazionale profonda, che serve a mobilitare ed a giustificare la lotta per l’autodeterminazione.

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Gli antefatti politici

• Gia dalla fine del ‘700 qualche rivolta armata c’era stata: per esempio Bouboulina a Spetzes

• Gli ideali rivoluzionari cominciavano a prendere piede: Rigas Fereos riesce a costruire una proposta costituzionale innovativa nel 1797 (finita in una dura repressione)

• Le Isole ionie sono occupate da Napoleone nel 1797 (presa la Repubblica di Venezia), con grande preoccupazione della Sublime Porta, che riuscì a cacciarlo solo facendosi aiutare dai russi. Ma poi le isole furono occupate stabilmente dagli Inglesi (protettorato dal 1814 al 1866)

• In Serbia una lunga rivolta ottenne la concessione di uno statuto di semiautonomia stabile (1804-1815)

• Fiorirono le associazioni (eterìe) più o meno segrete in tutta l’Europa. In Italia la Carboneria e poi la Giovane Italia.

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Filikì Eterìa

• Una delle più importanti associazioni segrete in Grecia fu Filikì Eterìa (Società degli Amici), fondata nel 1814 a Odessa da uomini della diaspora mercantile ellenica, costituita allo scopo dichiarato di liberare la Madrepatria tramite una rivolta armata.

• Questa eterìa aveva una struttura interna segreta assai complessa (anche per difendersi dall’occhiuta polizia ottomana) e riusciva a coinvolgere almeno un migliaio di persone, pur avendo (o forse grazie al fatto che aveva) un programma politico sul futuro della Nazione abbastanza vago.

• Parecchi affiliati erano nel Peloponneso (tra questi anche maggiorenti come Mavromichàlis nel Mani)

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H Μεγάλη Ιδέα

• La Grande Idea fu un fondamento del nazionalismo greco, che esprimeva la volontà di annettere allo Stato ellenico tutti i territori abitati da popolazione di etnia greca, sotto un unico grande Stato unitario, con Costantinopoli capitale al posto di Atene.

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H Μεγάλη Ιδέα

• L'Idea si riferiva al tentativo di allargare la sovranità greca nella regione recuperando alcuni dei territori perduti dell'Impero bizantino, l'Anatolia del sud e Cipro, e di liberare Costantinopoli, sede del Patriarcato ecumenico, per farne il centro del cristianesimo ortodosso.

• Dall'unificazione avvenuta nel 1821-1829, la Grande Idea giocò un ruolo importante nella politica estera greca. Il progetto, rimasto un obiettivo politico primario per quasi tutti i governi greci fino al 1922, arrivò quasi a compimento con il Trattato di Sèvres (1920), ma fu abbandonato al termine della Guerra greco-turca del 1919-1922.

• Il concetto di Megali Idea è stato ripreso dall’attuale partito politico di destra estrema Alba Dorata.

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La rivolta armata del 1821

• I primi focolai di rivolta (6 marzo 1821) iniziarono nei principati danubiani sotto la guida di Alessandro Ypsilanti (capo della Filikì Eterìa), ma furono presto repressi dagli ottomani.

• Gli avvenimenti nel nord spronarono all'azione i greci del Peloponneso, e il 17 marzo 1821 i manioti dichiararono guerra agli ottomani. Entro la fine dello stesso mese, l'intero Peloponneso era in aperta rivolta contro gli ottomani, e nell'ottobre dello stesso anno i greci, guidati da Theodoros Kolokotronis, prendevano Tripoli.

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La situazione politica interna

• Tra il 1822 e il 1824 nei territori liberati dal “giogo schiacciante e senza paragoni della tirannia ottomana” sono presenti molte fazioni indipendentiste, in forte conflitto fra di loro, che attraverso assemblee regionali e locali cercavano di costruire un’autorita politica centrale. Ohimè invano.

• Una prima e poi una seconda Assemblea nazionale non riuscirono a sedare l’antagonismo fra le parti (partito “militare” con Kolokotronis, il partito “civile” o “aristocratico” dominato dai maggiorenti del Peloponneso, dai notabili delle isole e dai politici fanarioti, prevalentemente mercanti di Istanbul)

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La situazione politica interna

• Gli antagonismi regionali e locali ostacolarono qualsiasi forma di coordinamento centrale e di governo.

• A questo si aggiunse una tendenza più o meno tradizionalista (i militari), che mirava ad una forma di Stato simile a quelle del passato (governo oligarchico con un ruolo importante della Chiesa nelle questioni civili) contro una tendenza liberale alla occidentale (i civili), che subordinava la Chiesa allo Stato ed tentava di imporre una forma di costituzionalismo liberale.

• Ed inoltre cominciarono a prendere piede posizioni politiche allineate alle priorità degli Stati europei interessati a quell’area: Inghilterra, Francia e Russia.

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La risposta ottomana

• Nel 1822 e nel 1824 i turchi e gli egiziani devastarono alcune isole, tra cui Chio e Psara, massacrandone le popolazioni.

• Per un intervento “risolutivo”, il Sultano negoziò con Mehmet Ali d'Egitto, il quale acconsentì a mandare suo figlio Ibrahim Pascià in Grecia con un esercito, per reprimere la rivolta, in cambio di guadagni territoriali (Creta e Peloponneso).

• Ibrahim sbarcò nel Peloponneso nel febbraio 1825 ed ebbe subito successo: entro la fine dell'anno, la maggior parte del Peloponneso era sotto il suo controllo, e la città di Missolungi -assediata dall'aprile del 1825- cadde nell'aprile del 1826.

• Nonostante la sconfitta subita nel Mani, Ibrahim ebbe successo nella repressione della maggior parte delle rivolte. Anche Atene fu riconquistata (Acropoli e pallottole 1827).

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Chi si mosse per la Grecia?

• Sulla Grecia convergevano più interessi, tra cui: • Interessi politici e di solidarietà, quasi una forma di Brigata

internazionale, composta dai cosiddetti filelleni, combattenti per la libertà, tra cui anche italiani come Santorre di Santarosa e inglesi come Lord Byron, che combattevano sostanzialmente per il concetto di “nazione”;

• Interessi concretissimi di politica imperialista e di controllo commerciale da parte delle grandi Potenze europee (inglesi, francesi, russi …), soprattutto in termini di mantenimento dell’equilibrio raggiunto dopo la tempesta napoleonica, o di spostamento e ridefinizione dello stesso;

• con qualche forma di resistenza da parte dell’Impero Austro-Ungarico, superata poi dai fatti (per dire, Metternich riteneva la Grecia una pura espressione geografica, senza alcun diritto ad un’esistenza politicamente indipendente)

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Intervento della Russia

• Nel 1826 si fece avanti la Russia, che decise di intervenire militarmente per favorire l’indipendenza dei Greci e (soprattutto) per consolidare un proprio ruolo importante nel Mediterraneo.

• Il commercio dei cereali russi (il monopolio del trasporto del grano era stato concesso agli armatori greci dalla fine del XVIII sec.) ed anche gli interessi mercantili francesi ed inglesi soffrivano per la situazione bellica.

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Il grano ucraino

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Gli altri non stanno a guardare

• La Francia ed il Regno Unito, di fronte all’iniziativa russa, strinsero subito un accordo di cobelligeranza. Ogni nazione inviò una propria flotta.

• A seguito della notizia che le flotte combinate ottomana ed egiziana si dirigevano all'attacco dell'isola greca di Idra, le flotte alleate le intercettarono a Navarino (20 ottobre 1827) e lì le sconfissero duramente.

• Una spedizione militare francese supervisionò l'evacuazione dell'armata egiziana dal Peloponneso, mentre i greci procedevano alla cattura di parte della Grecia centrale nel 1828.

• Dopo lunghe negoziazioni, lo Stato greco nascente fu finalmente riconosciuto dal Protocollo di Londra del 1830.

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Finalmente liberi? Quasi

• Il primo tentativo di autogoverno fu la designazione di Giovanni Capodistria, scelto nel 1828 come governatore della Repubblica.

• Capodistria, medico di Corfù con una notevole carriera diplomatica prima con gli Inglesi (nelle Isole ionie) e poi con i Russi (contro Napoleone) ed anche politica (aderì all’Eterìa dei Filomusi), tentò di governare e di amministrare davvero, scontrandosi con gli interessi di molti potentati locali, in particolare sulla questione delle terre nazionali: latifondi abbandonati dai turchi e di proprietà dello Stato (acquisite con la guerra ed usate anche come garanzia per i prestiti internazionali del 1824 e 1825).

• Capodistria voleva distribuire quelle terre alla grande massa di contadini poveri, come fondamento stabile della società. La cosa fu impedita dal fatto che la gran parte di queste terre era stata requisita da capi militari e maggiorenti locali.

• Nel 1831 Capodistria, accusato di essere troppo filorusso, fu ucciso dal clan dei Mavromichàlis di Mani.

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Il regno di Ottone

• Le potenze occidentali Francia, Russia e Inghilterra, visto lo stato di anarchia, si accordarono sull’instaurazione di un regno, che affidarono a Frederick Otto di Wittelsbach, diciassettenne figlio cadetto di Ludwig di Baviera

• Ottone sbarcò nel gennaio 1833, sotto tutela (fino alla maggiore età) di un Consiglio di Reggenza composto da tre notabili bavaresi, accompagnati da un “esercito privato” di 35.000 soldati.

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I primi anni di Ottone

• Qualunque forma di costituzione fu abbandonata. Lo Stato fu organizzato in modo strutturato e amministrato, fino a livello comunale, da funzionari reali.

• Fu definita la struttura della Magistratura ed introdotto il diritto bizantino come base della legislazione e della giurisprudenza. Di fatto si trattava del diritto romano secondo il modello tedesco.

• La Chiesa fu sganciata dal Patriarcato di Costantinopoli e definita autocefala (con a capo il Re). Fu definita la struttura della scuola, fino all’Universita (1837). Fu ridefinito l’esercito, che non prevedeva soldati greci (!) se non con una rappresentanza formale.

• Fu ridefinito il meccanismo delle Finanze, che si mostrò peggiore del sistema turco, con una struttura complessa e tasse di ogni genere. Malgrado ciò la spesa pubblica era fuori controllo ed il prestito di 60 milioni di franchi, accordato all’inizio del regno, servì a malapena a pagare le spese principali (costi diretti dell’amministrazione, tra cui i soldati bavaresi)

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I primi fallimenti di Ottone

• Non c’era una vera rappresentanza politica dei Greci, suddivisi tra partito “inglese”, partito “russo” e partito “francese”, e sballottati fra gli intrighi degli Ambasciatori delle tre Potenze e i rappresentanti del Consiglio di Reggenza.

• I contadini piccoli e piccolissimi erano sempre più in miseria. Circa 28.000 ha su 721.000 delle terre nazionali furono date in concessione, ma quasi sempre ai maggiorenti locali. Si calcola inoltre che un ammontare circa 300.000 ha delle stesse terre fosse stato usurpato. Per gli artigiani ed i commercianti le cose non andavano meglio.

• In termini di politica estera non c’erano grandi speranze di liberazione di altri territori “greci”, ma l’idea dominante di affrancamento rimase, anzi si rafforzò (di nuovo spunta la Grande Idea, su cui tutti erano d’accordo e che funzionava bene anche come espediente per distogliere l’attenzione dai problemi sociali). Velleita inconcludenti che non tenevano conto, tra l’altro, delle politiche delle tre Potenze dominanti.

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Tensioni con l’Inghilterra

• Nel 1839-41 la guerra turco-egiziana per Samos e Creta, a causa di una rigida posizione dell’Inghilterra, finì con la restituzione dei territori alla Sublime Porta e con la stroncatura di tutte le rivolte locali filogreche.

• Nel 1843 la situazione finanziaria costrinse il governo a dichiarare bancarotta ed a chiedere l’intervento delle tre Potenze protettrici, che accordarono una nuova convenzione a condizioni durissime. Lo stesso giorno della firma scoppiò una rivolta popolare guidata da tutti i capi partito, che chiese a gran voce la Costituzione.

• Il Re fu costretto ad accettare.

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La Costituzione di Ottone

• La Costituzione era un passo avanti, sia pure limitato (Camera elettiva e Senato reale, Governo del Re e Magistratura reale, ma alcune libertà fondamentali come quella individuale, quella di stampa e quella di associazione)

• Ma l’esercizio che venne attuato del potere (Primo Ministro Kolettis, partito “francese”) fu assolutamente corrotto e dittatoriale (squadracce armate comprese). Nella storia politica greca egli è il prototipo del politicante avventuriero, che più di chiunque altro utilizzò la corruzione nell’esercizio del potere.

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Ancora Ottone

• Fino al 1847, il peso dominante nella politica nazionale greca lo ebbe la rivalità fra Francia (Kolettis) e Inghilterra.

• La politica russa, per un certo periodo, se ne disinteressò, ma poi, nel 1848 riprese in considerazione la Grecia (soprattutto a scopo antiturco) offrendo alleanza e protezione ad Ottone I, piuttosto terrorizzato da quanto stava succedendo in Europa.

• Gli Inglesi, in funzione antirussa, inventarono un incidente diplomatico su certi isolotti dello Ionio e si spinsero fino al blocco navale della Grecia intera tra gennaio e giugno del 1850. L’intervento francese e russo risolse la questione ma permise allo zar di portare Ottone I (e buona parte del popolo greco) del tutto dalla sua parte con la cancellazione del debito nazionale (per la sua quota di interessi) e con la mediazione con il Patriarca di Costantinopoli, per risolvere la questione ancora sospesa della chiesa autocefala di Grecia.

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Ottone e la Crimea

• La conseguenza diretta fu che alla dichiarazione della guerra di Crimea (1854) le popolazioni greche ancora in territorio ottomano si ribellarono e la Grecia si dichiarò pronta a scendere in campo dalla parte russa.

• La Francia e l’Inghilterra, senza troppo discutere, occuparono il Pireo nel maggio del 1854 e se lo tennero fino al 1859.

• La Grecia fu esclusa dal trattato di pace (1856) e messa sotto tutela con una commissione di controllo.

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La guerra di Crimea

• La guerra di Crimea fu combattuta fra l'Impero russo da un lato e un'alleanza composta da Impero ottomano, Francia, Regno Unito e Regno di Sardegna dall'altro. Il casus belli fu una disputa fra Russia e Francia sul controllo dei luoghi santi della cristianità in territorio ottomano. Quando la Turchia accettò le proposte francesi, la Russia la attaccò. La Gran Bretagna, temendo l'espansione russa verso il Mediterraneo, si unì alla Francia ed entrambe si mossero per difendere la Turchia, dichiarando guerra alla Russia nel marzo del 1854.

• L'Austria appoggiò politicamente le potenze occidentali e il Regno di Sardegna, nel timore che la Francia si legasse troppo all'Austria, nel gennaio 1855 inviò un contingente militare al fianco dell'esercito anglo-francese dichiarando a sua volta guerra alla Russia.

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La Guerra di Crimea

• Il conflitto si svolse soprattutto nella penisola russa di Crimea, dove le truppe alleate misero sotto assedio la città di Sebastopoli, principale base navale russa del mar Nero. Dopo vani tentativi dei russi di rompere l'assedio (battaglie di Balaklava, di Inkerman, della Cernaia) e l'attacco finale degli alleati, Sebastopoli fu abbandonata dai difensori il 9 settembre 1855, portando alla sconfitta della Russia.

• Il Congresso di Parigi del 1856 stabilì le condizioni di pace, avvicinando politicamente il Regno di Sardegna alla Francia e favorendo quel processo di intese che porterà nel 1859 alla nostra seconda guerra di indipendenza.

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La fine del regno di Ottone

• Dopo la partenza delle truppe d’occupazione, si riaprì l’attivita dell’opposizione antidinastica, sospesa durante la guerra. Nel 1859 le elezioni portarono alla camera una nuova generazione di politici (i vecchi intriganti erano ormai quasi tutti morti o fuori gioco).

• Il Governo finì in minoranza ma, tra attentati (alla Regina, 1861), scontri sanguinosi, complotti vari e rivolte si arrivò ad una fase anarchica e velleitaria di comitati rivoluzionari locali e di consigli municipali, senza troppa fortuna.

• Il nazionalismo di Ottone, sempre orientato verso la Russia, era fortemente inviso all’Inghilterra.

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La fine del regno di Ottone

• Dimitrios Voulgaris (disegno), rappresentante del ceto mercantile delle isole, in politica da più di trent’anni e legato fortemente all’Inghilterra, si mise a capo del movimento contro Ottone e riuscì a portare alla sollevazione le guarnigioni militari di Acarnania, Patrasso, Corinto ed Atene. Ottone, destituito, abbandonò la Grecia e tornò in Baviera.

• L’Inghilterra si occupò della successione ed insediò il Principe Vilhelm Glucksbourg di Danimarca, con il nome di Giorgio I di Grecia.

• Inoltre offrì allo Stato Ellenico le Isole Ionie, come “regalo” d'incoronazione.

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Giorgio I re dei Greci

• Il principe Cristiano Guglielmo Ferdinando Adolfo Giorgio di Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, era il figlio secondogenito di Cristiano IX di Danimarca della casata dei Glücksburg e fratello di Alessandra di Danimarca, moglie del re Edoardo VII d'Inghilterra.

• Aveva iniziato la sua carriera militare nella flotta danese ed aveva appena 17 anni quando salì al trono di Grecia il 30 marzo 1863.

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La Dinastia

• Questa Casa reale espresse 6 Re, che restarono in carica, con vicende alterne e burrascose, fino al 1974 (con una interruzione tra il 1923 ed il 1935).

• Ebbero tutti rapporti particolari con la struttura militare e rapporti difficili con i leader politici eletti.

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Creta 1866

• Dopo le prime agitazioni del 1858 e del 1862, nel 1866 a Creta iniziò una vera e propria rivolta popolare, che costituì un governo locale, fece appello alle solite potenze internazionali e proclamò l’unione dell’isola alla Grecia.

• Il governo greco in carica, che aveva una grande maggioranza parlamentare, avviò contatti con il Vicerè d’Egitto, i montenegrini, i romeni ed i serbi per un trattato che riconoscesse il principio secondo il quale l’Oriente cristiano è arbitro del proprio destino ed indipendente da qualunque ingerenza straniera, come base per un’alleanza dei popoli balcanici.

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Creta 1866

• Giorgio I stroncò quest’attivita, fece dimettere il Governo e ripescò Voulgaris il quale, secondo le indicazioni del Re, si rimise alla volontà delle Potenze protettrici.

• La questione fu risolta alla Conferenza di Parigi (1869), cui la Grecia non era invitata a partecipare, che assegnò Creta al Sultano ma con uno statuto speciale, che peraltro il sultano aveva gia concesso l’anno prima.

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Suez

• Il motore principale degli sviluppi politici e militari dei paesi del Mediterraneo centro-orientale (il cosiddetto Vicino Oriente) era il Canale di Suez.

• Qualche data, per contestualizzare: – Primo progetto moderno nel 1833. – Progetto di dettaglio iniziato nel 1846. – Concessione Lesseps nel 1854 – Inizio lavori nel 1859. Primo passaggio navale nel 1867 – Apertura ufficiale nel 1869 con una composizione di Johann Strauss

(Egyptischer Marsch) – Prima mondiale nel 1871 al Cairo dell’Aida di Verdi, commissionata

appositamente

• Nel 1875 l’Inghilterra comperò il Canale e (dal 1882) lo presidiò con proprie forze armate

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Lo sviluppo economico

• Dopo la guerra di Crimea, le colonie greche dei Balcani occuparono e mantennero stabilmente il primo posto nell’economia di quei paesi.

• Sul Danubio, duemila battelli su tremila battevano bandiera greca. La maggior parte del commercio del Mar Nero era svolta da greci residenti in Russia.

• La crescita fu esercitata soprattutto dallo sviluppo economico dei greci dell’Impero ottomano, come banchieri e come partecipi delle società inglesi.

• Anche lo Stato greco cominciò a raggiungere un buon livello di sviluppo, soprattutto nella marina mercantile (dal 1856 prese avvio il passaggio al naviglio a vapore).

• Iniziò così un lento ma inesorabile distacco della borghesia greca dalla casta dei notabili e dei proprietari fondiari.

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Lo sviluppo economico

• Le riforme liberali del ’63 ed una certa stabilità politica (soprattutto dal 1875 in poi) favorirono fortemente lo sviluppo della nazione.

• Investimenti pubblici significativi finalizzati a: triplicazione della rete stradale, sviluppo della rete ferroviaria, taglio dell’Istmo di Corinto (1882-93), attrezzatura dei porti

• Sviluppo dell’agricoltura (soprattutto per l’esportazione). Tra il 1871 ed il 1911 furono distribuiti 265.000 ha di terre nazionali, in appezzamenti tra i 2 e gli 8 ha.

• Parecchi investimenti industriali dipesero dallo spostamento di capitali stranieri (provenienti soprattutto dall’Impero ottomano, diventato poco sicuro)

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Lo sviluppo politico

• Dal 1880 gruppi e gruppetti politici si aggregarono in due grandi formazioni politiche ben definite:

• gli elementi progressisti della borghesia, gli intellettuali ed una gran parte del popolo erano rappresentati da Kharilaos Trikoupis (foto)

• I conservatori e le forze del vecchio mondo politico facevano blocco intorno a Koumoundouros, che rinnegava ogni spirito progressista. Alla sua morte (1883) il segretario diventò Teodoro Diliyannis, che spesso fece opera di puro e semplice ostruzionismo alle proposte di Trikoupis

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La politica delle grandi potenze

• La Grecia e gli Stati balcanici sono stati elementi importanti della “questione d’oriente”, cioè della politica delle grandi potenze sul Vicino Oriente.

• Il ruolo preponderante è stato svolto dall’Inghilterra, padrona incontrastata del Mediterraneo a partire dal XIX secolo con un forte controllo dell’economia greca.

• L’obiettivo dell’Inghilterra era la penetrazione economica in Oriente e la difesa contro ogni minaccia delle rotte marittime verso le Indie.

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L’Inghilterra governa

• Nella “questione d’oriente” gli interessi nazionali degli stati slavi (soprattutto danubiani) andavano d’accordo quasi sempre con la politica russa mentre le rivendicazioni nazionali greche non erano facilmente conciliabili con la politica inglese.

• Da questo le continue contraddizioni tra la Grecia e l’Inghilterra.

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La Russia e i Balcani

• Nel periodo immediatamente precedente la guerra russo-turca del 1877, i Balcani si ribellarono di nuovo.

• La Grecia, sotto l’influenza inglese (che le agitava lo spettro del pericolo panslavista da una parte e le prometteva la supremazia nei Balcani dall’altra) si tenne sull’aspettativa e lasciò cadere le proposte della Serbia, che chiedeva il rinnovo dell’alleanza del 1867.

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La Tessaglia

• La sconfitta dei Turchi ad Adrianopoli spinse il governo greco (Min. Esteri Diliyannis) il 1° febbraio 1878 a mandare l’esercito in Tessaglia per favorirne la rivolta, ma –ohimè- commise un grave errore di timing, poiché il giorno prima era stato firmato l’armistizio tra i belligeranti.

• La Grecia, esposta al contrattacco turco, si ritirò precipitosamente. Solo l’intervento delle grandi potenze evitò la guerra.

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Congresso di Berlino (1878)

• Il trattato preliminare di pace russo-turco non piacque alle Cancellerie europee, che imposero una revisione degli accordi, con il Congresso di Berlino del 1878.

• In questa occasione, la Grecia fece molte rivendicazioni territoriali (Tessaglia, Epiro, Creta, Macedonia, Tracia, ecc.) ma ottenne solo qualche vaga promessa (e solo grazie alla protezione francese).

• L’Inghilterra intanto occupò e si tenne Cipro.

• In questa occasione fece la sua comparsa, sulla scena politica internazionale, una nuova grande potenza, appena nata: la Germania.

• Le promesse fatte ai greci vennero poi parzialmente mantenute, grazie al nuovo Primo Ministro inglese Gladstone, nella Convenzione greco-turca del 1881, che assegnò la Tessaglia alla Grecia e un forte indennizzo economico alla Turchia

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La Germania

• La Germania acquistò rapidamente un ruolo egemonico nei confronti di alcuni paesi, attraverso l’Austria, che nel 1878 aveva il possesso della Bosnia e dell’Erzegovina ed aveva assunto il controllo economico della Serbia.

• Anche la Romania e la Bulgaria entrarono in zona d’influenza tedesca, ma la questione saliente fu la penetrazione in Turchia, in funzione anti-inglese e anti-francese.

• Il punto cruciale della Questione d’Oriente diventò così la Macedonia: la strada del Drang nach Osten (Slancio verso Oriente) dell’Impero germanico.

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La Macedonia

Centro geografico della penisola balcanica

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Ancora uno scontro (1897)

• Nel 1897 nuovi sommovimenti a Creta spinsero il Governo Deliyannis, malgrado il disastro economico e la scarsa preparazione militare, ad inviare truppe sull’isola ed a provocare rivolte in Epiro e Macedonia.

• La Turchia dichiarò guerra. Le sue truppe, organizzate da ufficiali tedeschi, sbaragliarono l’esercito greco (Larissa).

• L’intervento delle potenze fermò tutta l’operazione e si ritornò allo status quo ante, con due differenze: – Un governo locale autonomo a Creta, ma commissariato dal Principe

Giorgio di Grecia – L’impegno della Grecia a pagare 4.000.000 di lire turche ed a accettare

una commissione di controllo per la verifica della corresponsione di questo indennizzo e per la regolamentazione del problema del debito pubblico nel suo complesso.

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Di nuovo la Macedonia

• La propaganda esasperata di tutte le fazioni e gli scontri tra bande armate bulgare e poi greche, fino l’insurrezione di Sant’Elia (1903) scatenata dai Macedoni slavi e repressa duramente dai Turchi, fece intervenire nuovamente le potenze internazionali, che incaricarono Russia e Austria a sovraintendere alle riforme amministrative concordate con la Turchia.

• Nel 1904 si insediò nel paese una polizia internazionale a salvaguardia degli accordi.

• La guerra delle bande armate continuò.

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La rivolta del 1909

• Nel 1905 Creta tentò di nuovo la rivolta, ma questa volta contro l’autoritarismo del Principe Giorgio di Grecia.

• Nel 1908 i Giovani Turchi presero il potere a Istanbul stabilendo un regime costituzionale nell’Impero ottomano

• I greci in Macedonia e in Tracia si agitavano e i Cretesi proclamarono l’unione con la Grecia.

• Le solite potenze internazionali evitarono la guerra, ma l’atteggiamento rinunciatario del governo greco accrebbe molto l’impopolarita della corona.

• Nel maggio del 1909 si formò la lega militare “Unione e Progresso” che nell’agosto dello stesso anno fece un colpo di stato e costrinse il governo ed il Re greci ad accettare una serie di rivendicazioni sulla riforma dell’esercito e sul risanamento della vita politica.

• E invitò ad Atene Eleutherios Venizelos.

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Eleutheros Venizelos

• Venizelos, con il suo partito, che si chiamava "Komma Fileleftheron" (Partito Liberale) partecipò alle elezioni del 1910 e le vinse, quindi formò un governo e iniziò la riorganizzazione delle questioni economiche, politiche e nazionali del paese.

• Il 20 maggio 1911, fu approvata la nuova Costituzione che si concentrava su: – il rafforzamento della libertà individuali, l'istruzione elementare

obbligatoria, la tutela giuridica contro espropriazione forzata, – l'introduzione di misure per facilitare il lavoro legislativo del

Parlamento, il diritto di invitare personale straniero per la riorganizzazione dell'amministrazione e delle forze armate (missioni francesi ed inglesi che modernizzeranno le forze armate elleniche in previsione delle Guerre Balcaniche),

– la restaurazione del Consiglio di Stato e la semplificazione delle procedure per eventuali future modifiche della Costituzione.

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Eleutheros Venizelos

• L'obiettivo del programma di riforme era consolidare la sicurezza pubblica e lo Stato di diritto, nonché sviluppare e aumentare il potenziale produttivo del paese.

• Per questo fu (finalmente!) istituito nel 1911 il Ministero dell'Economia Nazionale, che assunse un ruolo di primo piano. Questo ministero fu diretto a lungo da Emmanuel Benakis, un ricco mercante greco (dall'Egitto).

• Tra il 1911 e il 1912 furono promulgate una serie di leggi che miravano ad avviare la legislazione del lavoro: specifiche misure vietavano il lavoro minorile e il turno di notte per le donne, regolavano le ore lavorative settimanali e la vacanza di Domenica, ed infine istituivano le organizzazioni sindacali.

• Furono anche varate misure per l'insediamento di contadini senza terra nella Tessaglia.

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Anche l’Italia

• Partecipò alla spoliazione dell’Impero ottomano, occupando Cirenaica e Tripolitania con la guerra italo-turca del 1911-12

• Nel 1934, assieme al Fezzan, queste due provincie costituirono la Libia, dapprima come colonia italiana ed in seguito come Stato indipendente.

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Il Dodecaneso

• Durante il conflitto fu occupato anche il Dodecaneso, che avrebbe dovuto essere restituito ai turchi alla fine della guerra, ma rimase sotto amministrazione provvisoria da parte dell'Italia fino a quando, con la firma del trattato di Losanna nel 1923, la Turchia rinunciò ad ogni rivendicazione e riconobbe ufficialmente la sovranità italiana sui territori perduti nel conflitto.

• L’amministrazione provvisoria italiana durò fino al 1944 (occupazione inglese), con strascichi amministrativi fino agli anni ‘80

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I Guerra Balcanica

• La Lega balcanica era l'alleanza fra il regno di Serbia, il regno del Montenegro, regno di Grecia e regno di Bulgaria contro l’Impero ottomano.

• Nel 1912, il Regno del Montenegro dichiarò guerra all'Impero ottomano; pochi giorni più tardi scesero in campo, a fianco del primo, anche i regni di Bulgaria, Serbia e Grecia, estendendo il conflitto a tutta la parte meridionale dei Balcani.

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I Guerra balcanica

• In meno di due mesi l'esercito dell'Impero ottomano subì una lunga serie di sconfitte, per mare e per terra, ad opera delle forze dei coalizzati che conquistarono la quasi totalità dei possedimenti ottomani (nella penisola balcanica).

• Un primo armistizio fu stabilito il 3 dicembre 1912, ma le trattative diplomatiche per giungere alla conclusione delle ostilità, mediate dalle potenze europee, non ebbero esito e i combattimenti ripresero il 3 febbraio 1913: le residue piazzeforti ottomane nei Balcani (Adrianopoli, Scutari, e Giannina) furono espugnate dai coalizzati, e un secondo armistizio fu stipulato il 24 aprile.

• Con la mediazione delle principali potenze europee, il 30 maggio 1913 fu firmato il trattato di Londra, che pose fine alla guerra: l'Impero ottomano perse quasi tutti i suoi territori europei

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La Macedonia (maggio 1913)

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II Guerra Balcanica

• Con il trattato di Londra, la Turchia dovette cedere alle nazioni vincitrici tutto il territorio che si estendeva oltre la linea Enos-Midia, eccetto l'Albania, i cui confini e governo furono affidati alle potenze europee.

• Ma la spartizione non fu affatto indolore: il Regno di Bulgaria, che non voleva riconoscere l'annessione della maggior parte della Macedonia alla Serbia, il 29 giugno del 1913 attaccò i suoi ex alleati della Lega Balcanica. Greci, Serbi e Montenegrini resistettero però saldamente all'attacco dell'ex alleato bulgaro, passando in seguito all'offensiva.

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II Guerra Balcanica

• Dello scoppio di questo nuovo conflitto nei Balcani approfittarono gli Ottomani, che il 20 luglio 1913 attaccarono la Bulgaria orientale riconquistando Adrianopoli, e i Rumeni, che, avanzando pretese sulla Dobrugia, scesero in armi contro i Bulgari e, passato il Danubio, si diressero a Sofia.

• Al termine del conflitto, il 10 agosto del 1913, dopo faticose trattative si raggiunse un accordo e a Bucarest fu firmata una pace, che avrebbe modificato profondamente la geografia politica dei Balcani: – alla Grecia, oltre all'isola di Creta, vennero assegnate Salonicco, la regione

dell'Epiro del sud, una buona parte della Macedonia (fino a Bitola) e Cavala; – al Montenegro venne ceduto qualche lembo dell'Albania settentrionale e la

parte di Novi Pazar;. – alla Serbia venne raddoppiato quasi il suo territorio, annettendo quasi

totalmente la Macedonia; – la Romania si annetté Silistra, quasi tutta la Dobrugia e parte della costa

bulgara sul Mar Nero

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La Macedonia (agosto 1913)

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Salonicco

• Salonicco è la seconda città della Grecia per numero di abitanti e la prima e più importante della regione greca della Macedonia, con circa un milione di abitanti (area urbana).

• Fiorente centro industriale, economico e culturale è il secondo porto della Grecia ed un punto nevralgico per i trasporti nel sud-est Europa.

• La città presenta diverse tracce della dominazione ottomana e della comunità ebraica, che prima della seconda guerra mondiale era una delle più numerose d'Europa.

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Salonicco

• La città venne fondata attorno al 315 a.C. da Cassandro, Re dei Macedoni, che le diede il nome di sua moglie Tessalonica, sorellastra di Alessandro Magno.

• Sotto il controllo ottomano (fino al 1912) divenne una delle città più importanti dell'impero, dotata di un grande porto costruito nel 1901 dai commercianti albanesi.

• Mustafa Kemal (Atatürk) nacque a Salonicco nel 1881, e il movimento dei Giovani Turchi ebbe qui il suo quartier generale all'inizio del XX secolo.

• La città ha costituito un unicum al mondo, in quanto popolata in maggioranza da ebrei: nel 1910 l'amministrazione comunale contava 132.000 abitanti, di cui 65.000 ebrei, 35.000 greci e 30.000 turchi o musulmani. Gli ebrei erano in gran parte sefarditi, espulsi dalla Spagna e dal Portogallo dopo il 1492.

• Re Giorgio I di Grecia venne assassinato da un attentatore anarchico greco a Salonicco il 18 marzo 1913.

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La Grecia si evolve

• Malgrado lo stato di guerra quasi permanente, Venizelos riuscì ad imprimere un serio impulso allo sviluppo dello Stato sia sul piano organizzativo (l’esercito con i Francesi, la marina con gli Inglesi, la Magistratura, l’Educazione pubblica, l’Agricoltura col finanziamento di cooperative agricole e con l’avvio delle procedure di esproprio dei latifondi a favore dei piccoli coltivatori)

• Anche il movimento operaio, grazie soprattutto alle aree già organizzate, come Salonicco, riceve un forte impulso all’organizzazione delle proprie strutture sindacali.

• Naturalmente le guerre balcaniche e poi la I Guerra mondale, con quel che ne consegue, riportano l’attenzione sulla questione nazionale (la Grande Idea sta sempre là).

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La I Guerra mondiale

• L’Europa era esplicitamente divisa in due grandi blocchi: l’Intesa Inghilterra-Francia-Russia contro gli Imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria).

• La diplomazia cercava, in modo esplicito o con sotterfugi, di attirare consensi ed alleanze, più o meno segrete.

• La Grecia nel 1915 era sballottata fra due linee di tendenza: il Re Costantino I, la Corte ed il vecchio ceto politico erano per la totale neutralità, il che favoriva gli Imperi Centrali. Venizelos ed il Partito liberale erano per la partecipazione diretta nello schieramento dell’Intesa.

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La I Guerra mondiale

• Nei mesi iniziali della guerra, la Grecia era neutrale, ma Venizelos cercava strade per schierarsi.

• Nel marzo del 1915, il Re fermò Venizelos licenziandolo da capo del Governo e sostituendolo con il conservatore Gounaris, il quale prende subito le distanze dall’Intesa (l’Inghilterra in particolare)

• L’Inghilterra allora si rivolse all’Italia e convinse il Re italiano a firmare l’accordo a entrare in guerra (Trattato di Londra, 26/04/1915). Il Parlamento italiano era contrario. Giolitti, Primo Ministro, per evitare una crisi istituzionale, si dimise e lasciò campo al Sovrano ed ai militari. Lo si sarebbe potuto definire un colpo di stato.

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La I Guerra mondiale

• Le elezioni a Giugno del ’15 riportarono Venizelos in carica.

• La tensione nei Balcani aumentava (con la Bulgaria in particolare): Venizelos autorizzò uno sbarco dell’Intesa (inglesi) a Salonicco, per aiutare l’esercito serbo contro i tedeschi e i turchi.

• Il Re lo defenestrò di nuovo (Ottobre ‘15) e convocò nuove elezioni, alle quali i Liberali non partecipano, ritenendo questo un vero e proprio colpo di stato. Naturalmente vinsero i conservatori.

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La I Guerra mondiale

• A questo punto la Grecia si trasformò in un campo di battaglia fra Tedeschi (in Macedonia), Inglesi a Salonicco e Francesi, nel frattempo sbarcati al Pireo.

• Venizelos, alla testa del Partito Liberale, formò una lega militare e, partendo da Salonicco, arrivò prendere Atene nel maggio del 1917.

• Il Re Costantino I, sconfitto, abbandonò la Grecia e fu sostituito dal secondogenito Alessandro (giugno ’17).

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La I Guerra mondiale

• Cacciato Costantino I, la Grecia si schierò ufficialmente con l’Intesa e partecipò alla guerra nei Balcani contro la Bulgaria, la quale si arrese alla fine di settembre 1918.

• Poco dopo (ottobre) anche la Turchia si arrese.

• L’armistizio generale (11 novembre 1918) mise fine a tutte le ostilità.

• Almeno sembrava.

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La I Guerra mondiale

• La posizione greca non era affatto semplice: le questioni Macedonia e Tracia si risolsero in fretta (Neuilly 1919) con l’abbandono della Bulgaria della costa del Mar Egeo e l’assegnazione di quelle terre alla Grecia

• Mentre invece su Epiro (Albania), sulle Isole dell’Egeo e sull’Asia minore c’erano una posizione intransigente dell’imperialismo italiano e alcune serie rivalità franco-inglesi (Accordo Sykes-Pikot del 1916).

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Una prima conclusione

• Alla fine si arrivò al Trattato di Sévres (1920), nel quale si intravide qualche risultato territoriale significativo: – la Tracia orientale

– le isole dell’Egeo occupate dopo il 1913

– l’amministrazione della regione di Smirne (Ionia), da annettere dopo cinque anni, previo plebiscito.

• MA niente Epiro (che restò albanese) e niente Dodecaneso (che restò italiano).

• CIPRO infine continuò a essere inglese

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Il Trattato di Sévres

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Epperò …

• Epperò, nel giugno del 1919 Mustafa Kemal aveva proclamato la Repubblica turca, assegnandole come primo compito la salvaguardia dell’indipendenza della nuovo stato nazionale.

• Di conseguenza, l’assemblea di Ankara (23/4/1920) ed il primo Governo nazionale (3/5/1920) rigettarono il trattato di Sévres senza alcuna esitazione.

• La Grecia quindi avrebbe dovuto piegare la Repubblica turca con la forza.

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Il fatale 1920

• Truppe greche erano già nella Ionia dal maggio del 1919, con l’autorizzazione dell’Intesa, ma con un parere non positivo del Consiglio generale per il trattato di pace.

• Nel luglio del 1920, quando le truppe greche uscirono da Smirne per attaccare i Turchi e prendere Ankara, la reazione internazionale si inasprì assai:

– L’Italia chiuse la questione albanese, riconoscendone l’integrita territoriale (Epiro) e l’indipendenza, a scapito delle pretese greche.

– La Francia aveva appena firmato l’armistizio con Kemal per porre fine alle ostilità in Cilicia (anche in funzione anti-inglese).

– L’Inghilterra non voleva abbandonare Venizelos, ma era molto imbarazzata dalla situazione.

• Kemal ebbe buon gioco a presentare la resistenza turca come una guerra d’indipendenza contro la spedizione greca, che aveva tutto l’aspetto di una guerra di conquista.

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Ancora la guerra?

• Anche in Grecia la reazione generale non fu particolarmente positiva, anzi. • Morto per un’infezione il Re Alessandro, i fratelli si rifiutarono di

succedergli al trono, riaprendo la strada al vecchio Costantino I. • Le elezioni del dicembre 1920 sbaragliarono Venizelos, sia per una certa

popolarità di Costantino, sia perché la politica interna aveva portato ad una serie di epurazioni dolorose ed infine perché, malgrado la Grande Idea, otto anni di guerra avevano esasperato tutti.

• Venizelos andò in esilio. Costantino ritornò in sella ma i monarchici, nonostante una campagna elettorale tutta pacifista, dichiararono di non aver alcuna intenzione di interrompere la guerra.

• Nel dicembre 1920 un referendum popolare, indetto per verificare la possibilità di far tornare davvero Costantino I, si risolse in un plebiscito favorevole al 99,9%. Dati evidentemente truccati ma la maggioranza voleva davvero di nuovo quel Re.

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Ancora la guerra

• Tornato Costantino I, tutti i funzionari ed i militari epurati da Venizelos tornarono ai loro posti. Tutti i posti di comando furono riassegnati.

• I francesi e gli italiani abbandonarono il vecchio alleato, preferendo un accordo con Kemal

• La Grecia era ancora convinta che l’Inghilterra l’avrebbe appoggiata. Ma questa era solo l’opinione (la speranza?) dei militari, che spingevano per farla davvero, la guerra.

• Nel Marzo del 1921 una grande offensiva portò l’armata greca (comandata formalmente dal Re) fino a 60 km da Ankara.

• Ma nell’autunno la logistica (fronte troppo grande) e la neutralita delle grandi Potenze (che impediva la fornitura di armi) portarono l’armata greca in una situazione di stallo.

• Ancora all’inizio del 1922 un tentativo internazionale di compromesso non diede alcun frutto.

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La disfatta

• Il 26 agosto del 1922 l’esercito turco lanciò la sua offensiva, che si trasformò molto rapidamente in una rotta disordinata dell’esercito greco, il quale si ritirò fino a Smirne e alla costa dell’Egeo.

• L’8 settembre l’esercito greco evacuò tutte le sue ultime posizioni nella Ionia.

• Il giorno dopo le truppe di Kemal entrarono in Smirne e diedero inizio ad una sanguinosa epurazione, con omicidi e saccheggi di massa. Il massacro si concluse con circa 30.000 morti e con l’incendio dei quartieri armeni, greci e franchi.

• Circa 250.000 profughi atterriti cercarono scampo in mare, ma le truppe e le navi alleate in rada si mantennero nella più assoluta neutralità.

• La presenza greca sul litorale dell’Asia minore, dopo piu di 2500 anni, finiva in un totale disastro.

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La reazione in Grecia

• Il disastro ridiede forza alla lega degli ufficiali venizelisti, che alla fine del 1922 organizzarono un colpo di stato (Gen. Plastìras) e costrinsero Costantino I all’esilio. Il primogenito Giorgio fu incoronato Re.

• Venizelos non entrò nel governo ma accettò di rappresentarlo all’estero (fu lui a curare l’accordo per lo scambio di popolazioni).

• Otto militari e politici di spicco furono arrestati e processati con l’accusa di alto tradimento. Malgrado le proteste internazionali (inglesi, in particolare) sei di loro furono condannati a morte e giustiziati il 28 novembre 1922.

• Il Trattato di Losanna (1923) chiuse definitivamente a qualsiasi pretesa greca in Asia Minore: la frontiera con la Turchia era in Tracia, sul fiume Evros. Il Dodecaneso rimase italiano. Solo alcune isole restarono greche: Mitilene, Chios e Samos, ma con restrizioni forti alla loro militarizzazione.

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La Catastrofe

• La Catastrofe non fu solo la fine della Grande Idea, ma produsse degli effetti devastanti sulla Grecia intera perché provocò il rimpatrio forzato (“Scambio di popolazioni”) – verso la Grecia degli Ortodossi residenti su territorio turco: circa

1.220.000 persone su circa 6.200.000 abitanti (20%) – verso la Turchia dei Mussulmani residenti in Grecia (soprattutto

Rodi), circa 300.000 persone su circa 15.000.000 abitanti (2%)

• I profughi erano completamente rovinati sul piano economico. Avevano portato con sé -al più- le proprie icone (e spesso non conoscevano altra lingua che il turco).

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Conclusione I parte

• Il paese nacque per effetto di decisioni ed iniziative delle grandi potenze (sia in funzione antiottomana che per tensioni fra di loro), allo scopo di controllare il commercio internazionale.

• La partecipazione popolare alle rivolte antiturche e la mobilitazione militare avvennero grazie all’affermarsi del principio di nazionalita, in assenza però del concetto di stato come collettivo organizzato, quindi fra lotte intestine fratricide e senza prospettive politiche condivise.

• Il principio della riorganizzazione, su base etnica, della carta dell'Europa ed i 14 Punti del Pres. Wilson fornirono una giustificazione alle successive pulizie etniche e per la preparazione di nuove guerre, come la Seconda guerra mondiale ed i conflitti che hanno insanguinato (e insanguinano) i Balcani ed il Medio Oriente (cfr. Eric Hobsbawm).

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Dopo il 1923

• L’arrivo dei profughi in Grecia fu devastante, ma la loro ricollocazione ebbe comunque qualche aspetto positivo: – La presenza greca, nei territori di confine (per es.

Macedonia o in Tracia) divenne di larga maggioranza;

– Le leggi agrarie riavviarono il processo di smembramento dei latifondi (Monte Athos compreso) e di assegnazione ai contadini più poveri (tra cui moltissimi profughi);

– Nelle città una certa imprenditoria ed un gran numero di operai (soprattutto in edilizia) contribuirono allo sviluppo del paese.

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Una nuova Repubblica

• Il governo rivoluzionario in carica (Gen. Plastìras) riuscì a resistere per tutto il 1923 (superando persino un colpo di stato ordìto nell’ottobre di quell’anno, forse con la complicità di Re Giorgio).

• Alle elezioni di dicembre i monarchici si astennero, ottenendo 7 deputati contro 401 del Partito Liberale.

• Vista la situazione, Re Giorgio decise di partire per l’estero con un “permesso di espatrio”, mentre si preparava un referendum istituzionale.

• Il referendum, a stragrande maggioranza (70/30) abolì la monarchia e insediò la Repubblica.

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Seconda meta degli Anni ‘20

• Dall’istituzione della Repubblica del ‘24 si susseguirono una serie di governi poco efficaci, molto dominati dai militari: – Nel 1925 il Gen. Pàngalos prende il potere e instaura una

dittatura da operetta (la lunghezza delle gonne); – Nel 1926 il Gen. Kondìlis fa il suo colpo ed indice le

elezioni; – Le elezioni fanno nascere un governo “ecumenico” che

promulga nel 1927 la nuova costituzione repubblicana.

• Nel 1928 si ripresenta alle elezioni Venizelos e guadagna una maggioranza schiacciante.

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L’inizio degli anni ‘30

• Venizelos (in carica fino al ‘32), ormai piuttosto invecchiato anche politicamente ma soprattutto poco elastico nell’affrontare i problemi dell’economia, si scontrò nel 1929 con il crollo di Wall Street.

• La crisi incise molto in Grecia, soprattutto sull’esportazione, con un calo di oltre il 65%, e contemporaneamente frenò la marina mercantile e le rimesse degli emigrati.

• Nel 1933 2/3 delle spese dello Stato servivano per pagare il debito estero.

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Le convulsioni degli anni ‘30

• Alle elezioni del ‘32 Venizelos vinse ancora ma in modo assai risicato e non riuscì a formare il governo. I populisti (Tsaldàris) tentarono di farlo, ma furono affossati poco dopo da Venizelos stesso.

• Alle elezioni seguenti (‘33) Venizelos perse in modo netto. Questa sconfitta spinse il Gen. Plastìras a tentare un colpo di stato, che però fallì e lasciò la sensazione che esso fosse stato tentato per volere di Venizelos in persona.

• Tsaldàris riuscì a fare il governo, ma nel marzo del ‘35 si scontrò con un altro colpo di stato (sempre Gen. Plastìras), che fallì ma causò un a grande epurazione di venizelisti nelle forze armate e nello stato.

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Ancora convulsioni

• Venizelos e Plastìras scapparono all’estero e furono condannati a morte in contumacia.

• Il fallito putsch diede forza a quelli che propugnavano una restaurazione della monarchia.

• Alle elezioni dl ‘35 i populisti (Tsandàlis) ottennero una grande maggioranza (i monarchici una presenza quasi nulla)

• Tsandàlis promise il referendum, ma questa promessa non bastò: il 10 ottobre fu bloccato per strada da alcuni alti ufficiali (tra cui il gen. Kondìlis) e costretto a scegliere fra la monarchia o le dimissioni. Lui si dimise e Kondìlis lo sostituì

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Il referendum del ‘35

• Il 3 novembre del ’35 si tenne comunque il referendum, con un risultato strabiliante: la monarchia ottenne 1.491.992 voti a favore e 32.454 contro. Il 99,97%, persino a Creta, cuore dei venizelisti.

• Il clima politico comunque propendeva per una riconciliazione nazionale (Giorgio II pare fosse intenzionato anche ad amnistiare i partecipanti al golpe del ‘35)

• Un governo provvisorio portò il paese alle elezioni nel gennaio ’36, che però diedero un risultato inconcludente: 143 ai populisti/monarchici, 141 ai liberali e 15 ai comunisti.

• Le convulsioni continuavano.

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Metaxas

• Nella formazione del governo furono coinvolti (in segreto) anche i comunisti. La cosa non piacque al Ministro della Guerra (Gen. Papàgos) che protestò e fu sostituito dal Gen. Ioànnis Metaxas.

• A causa della morte del Primo ministro Demerzis, il Re incaricò il Gen. Metaxas di tentare di fare il governo.

• La discussione inconcludente spinse Metaxas a proporre ai deputati di rimandare i lavori parlamentari di 5 mesi, dando ad una commissione di 40 saggi le funzioni legislative.

• La tensione nel paese cresceva. I comunisti convocarono uno sciopero generale per il 5 agosto (su questioni sindacali).

• Il 4 agosto 1936, con l’assenso del Re Giorgio II, Metaxas sospese temporaneamente la Costituzione, precettò i lavoratori dei servizi essenziali, istituì la censura e sciolse il Parlamento.

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I Colpi di Stato in Grecia

• 1862 Voulgaris, contro Ottone I • Settembre 1922 Gen. Gonatas e Gen. Plastiras • Giugno 1925 Gen. Theodoros Pangalos • Agosto 1926 Gen. Georgios Kondylis • 1933 Gen. Plastiras (colpo fallito) • Marzo 1935 Gen. Plastiras (colpo fallito) • Ottobre 1935 Gen. Georgios Kondylis • 4 Agosto 1936 Gen. Metaxa • 15 Luglio 1965 Costantino II • 21 Aprile 1967 Col. Papadopoulos e Pattakos

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Cos’è un Colpo di Stato?

• Il golpe, o colpo di stato, è un atto improvviso e spesso violento con il quale si destituisce il potere governativo in carica al fine di provocare un cambiamento di regime.

• Il golpe, solitamente, viene effettuato da frange contrarie allo schieramento di potere dominante, ma comunque interne al regime stesso. E' proprio questa la caratteristica che distingue il golpe dalle rivoluzioni: in queste ultime, infatti, la forza destituente arriva da movimenti esterni al regime politico vigente.

• Il golpe, spesso, viene considerato una sorta di congiura nei confronti degli organi di governo ed in particolare verso le persone che ne occupano le cariche.

• Per esempio si può nominare il golpe che avvenne in Portogallo nel 1974 (Rivoluzione dei garofani), durante il quale l'ala progressista delle Forze Armate del paese prese il potere al fine di destituire il regime autoritario di Salazar in favore della democrazia (quel golpe ebbe lo scopo di istituire l’attuale repubblica parlamentare portoghese)

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Tipi di Colpi di Stato

• Il politologo Samuel P. Huntington identifica tre categorie di colpo di Stato:

– Il Golpe Svolta

– Il Golpe Guardiano

– Il Golpe Veto

– e (fuori classifica): l’auto-golpe

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Il Golpe Svolta

• Un esercito rivoluzionario rovescia un governo tradizionale e crea una nuova élite burocratica. Generalmente è guidato da militari di medio rango o sottufficiali. Spesso assumono l'aspetto di rivoluzioni.

• Ne sono un esempio il golpe in Cina nel 1911, la marcia su Roma in Italia del 1922, la Bulgaria nel 1944, l'Egitto nel 1952, la Turchia nel 1960, la Libia nel 1969, il Portogallo nel 1974, la Liberia nel 1980 e il fallito golpe di Hugo Chávez in Venezuela nel 1992, che tentò di deporre un governo considerato estremamente corrotto.

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Il Golpe Guardiano

• L'obiettivo dichiarato di tale un colpo di Stato è di solito migliorare l'ordine pubblico e l'efficienza, e mettere termine alla corruzione. Di solito senza cambiamenti fondamentali nella struttura di potere. In generale, i golpisti ritraggono le loro azioni come una necessità temporanea.

• Un primo esempio è il colpo di Stato del console Silla, nell'88 a.C., contro i sostenitori di Mario nella Repubblica romana, dopo che quest'ultimo ebbe tentato di spogliarlo del comando militare.

• Un esempio contemporaneo è il rovesciamento del governo civile di Ali Bhutto in Pakistan da parte del Capo di Stato Maggiore dell'esercito Gen. Muhammad Zia-ul-Haq nel 1977, che citò come giustificazione i diffusi disordini civili e la guerra civile imminente.

• Nazioni abituate a casi di golpe-guardiano possono spesso spostarsi avanti e indietro tra i governi civili e militari. Gli esempi includono Argentina (dal 1930 al 1983), Pakistan, Turchia (1978 e 1980), e Thailandia. Un golpe guardiano è di solito da un golpe incruento, con la vistosa eccezione della serie di golpe argentini durante il Processo di Riorganizzazione Nazionale, con la violenta repressione del generale Videla e dei successori.

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Il Golpe Veto

• si verifica quando l'esercito pone il veto alla partecipazione di massa ed alla mobilitazione sociale del popolo per l'autogoverno.

• In tal caso, l'esercito affronta e sopprime su larga scala l'opposizione civile, fino alla repressione e al massacro, come il golpe cileno del 1973, contro il presidente eletto Salvador Allende da parte dei militari cileni di Pinochet, oppure il fallito golpe venezuelano contro il presidente eletto Hugo Chavez nel 2002.

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Fuori classifica: l’auto-Golpe

• Un auto-golpe denota l'atto di un governo in carica che, aiutato dai militari, assume poteri extra-costituzionali.

• Un esempio storico è il passaggio da presidente a imperatore di Luigi Napoleone Bonaparte.

• Esempi recenti includono Alberto Fujimori in Perù che, pur eletto, assunse il controllo del potere legislativo e giudiziario, nel 1992, diventando un leader autoritario.

• Un'altra forma è quando un governo, sconfitto alle elezioni, rifiuta di dimettersi, come Laurent Gbagbo in Costa d'Avorio nel 2010 oppure quando teme di perdere la maggioranza e quindi preferisce far fuori l’opposizione, come in Turchia nel 2016

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Il periodo di Metaxas

• Il 4 agosto 1936 il Gen. Metaxas divenne dittatore della Grecia. • Egli modellò il regime ispirandosi ad altri governi autoritari contemporanei

(soprattutto al regime fascista italiano di Mussolini), proibendo l'esistenza dei partiti politici, arrestando comunisti, vietando gli scioperi come attività criminali e introducendo una diffusa censura su tutti i media.

• Il governo Metaxas promosse varie misure sociali e popolari, come la giornata lavorativa di 8 ore e altri miglioramenti alle condizioni dei lavoratori, stabilendo il fondo sociale di sicurezza greco (ancora oggi l'istituzione di sicurezza sociale più grande in Grecia) e migliorò le difese del paese.

• Nelle aree rurali i prezzi agricoli vennero alzati e i debiti delle fattorie vennero rilevati dal governo. Nonostante questi sforzi il popolo greco generalmente si muoveva politicamente verso sinistra, ma senza opporsi attivamente alla dittatura.

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Il periodo di Metaxas

• In politica estera Metaxas era dichiaratamente filo-inglese. • Egli vedeva gli Inglesi come alleati naturali nel Mar Mediterraneo: la

loro flotta era una forza preponderante e sicura, mentre le mire espansionistiche di Mussolini erano una chiara minaccia per la Grecia.

• La politica di tenere la Grecia fuori della Seconda guerra mondiale (neutralita) venne meno nell'ottobre 1940 di fronte all’ultimatum e poi al tentativo di invasione da parte degli italiani.

• Grazie alla preparazione e ad una buona difesa, i Greci furono capaci di contrattaccare rapidamente, costringendo l'esercito italiano a riparare in Albania e addirittura occuparono la parte meridionale del paese.

• L’intervento tedesco (04/41) spianò la strada all’occupazione. • Metaxas morì ad Atene il 29 gennaio 1941 di setticemia.

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la II Guerra mondiale (‘40-’41)

• Attacco italiano (ultimatum del 28 ottobre, in Grecia ricordato come il Giorno del No)

• sconfitta (italiana) in Albania

• Intervento tedesco e occupazione

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La II Guerra mondiale (‘41-’44)

• L’occupazione tedesca era finalizzata ad assicurare il fianco sud-orientale dei Balcani nell'imminenza dell'attacco all'URSS.

• Con l’occupazione la Grecia soggiacque a un governo militare collaborazionista fino all'autunno del 1944

• Il Re Paolo I andò in esilio a Londra e poi al Cairo

• Più di 100.000 civili greci morirono di fame durante l'inverno del 1941-42

• Nel 1943 quasi l'intera comunità ebraica greca (Salonicco) fu deportata in campi di sterminio nazisti

• L'8 settembre 1943 le truppe tedesche soppiantarono le truppe di occupazione italiane

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La Resistenza (‘41-’44)

• L'occupazione nazi-fascista in Grecia non ebbe facile vita per via della Resistenza, che cominciò nel settembre del ’41 con l’EAM (Fronte Nazionale di liberazione), comprendente molte formazioni politiche, e l’ELAS (l’Armata popolare greca di liberazione) che cominciò a combattere nel febbraio del 1942

• La lotta non era solo militare ma (in città) anche politica, con scioperi e manifestazioni di massa, in particolare contro la mobilitazione di mano d’opera greca a favore del Reich (marzo ‘43). Nelle campagne l’ELAS tolse di mezzo le bande valacche, messe assieme dagli italiani, e protesse i raccolti contro le rapine delle truppe d’occupazione.

• Le regioni liberate dalle truppe d’occupazione erano amministrate come uno stato: elezioni e riforme sociali dal Comitato provvisorio di liberazione nazionale (Marzo ’44)

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La Resistenza (‘41-’44)

• L’importanza che assunse il Fronte nazionale (EAM) preoccupava fortemente gli Inglesi, i partiti politici d’anteguerra e la Casa reale, , soprattutto a causa della significativa presenza del Partito comunista. Per questo, essi arrivarono a favorire la creazione di altre organizzazioni di resistenza, tra cui l’EDES (Armata greca democratica nazionale), formata principalmente da militari, “originariamente simpatizzanti repubblicani divenuti, col passar del tempo solo anticomunisti fanatici” (Churchill, La II Guerra mondiale).

• La vita politica, interrotta da Metaxas, era ripresa convulsa come prima con, in più, le armi. Ci furono vari tentativi di accordo, senza alcun risultato. La lotta si acuì soprattutto dopo l’armistizio con l’Italia (che aveva consegnato le armi all’ELAS)

• “Erano presenti tre forze divergenti: l’ELAS (20.000 uomini, in maggioranza comunisti), le bande dell’EDES (5.000 uomini circa) e i politici monarchici, raggruppati al Cairo o a Londra, intorno al Re” (Churchill, Memorie)

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La Resistenza (‘41-’44)

• Il governo reale in esilio era formalmente costituzionale, ma gli ufficiali monarchici della Corte mantenevano lo spirito di Metaxas e si preparavano alla restaurazione. Nell’aprile del ‘44 una protesta dell’esercito, che chiedeva un governo nazionale vero, viene repressa con l’aiuto degli Inglesi come un ammutinamento (e conseguente epurazione).

• Nel Maggio del ‘44 le tutte forze politiche greche trovarono un accordo e formano un governo di unità nazionale, che si insediò a Napoli.

• La Gran Bretagna si dichiarò pronta ad inviare ad Atene, dopo la liberazione, un corpo di spedizione “per salvare il paese dall’anarchia”.

• L’EAM sottoscrisse l’accordo di Caserta (Settembre ‘44) con cui si impegnava a non occupare Atene e ad accettare lo sbarco inglese.

• All’inizio di ottobre ‘44, l’avanzata dell’Armata rossa nei Balcani, spinse le forze tedesche a ritirarsi verso nord.

• La Grecia del sud (Atene) fu allora occupata rapidamente dagli Inglesi, seguiti subito dal Governo greco in esilio. Con i tedeschi in fuga, la guerra sembrava ormai finita.

• E invece non finì.

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La Guerra civile (’44-’49)

• Gli Inglesi entrati ad Atene ordinarono l’immediato disarmo dell’Esercito di liberazione (ELAS)

• I ministri dell’EAM presenti nel governo si dimisero e l’ELAS cominciò (Dicembre 1944) ad opporre resistenza agli inglesi ed alle truppe filo-monarchiche giunte in Grecia nel frattempo.

• Ad Atene si sparò nelle strade per più di un mese. • L’accordo di Varkiza (12 febbraio 1945), garantito dal Governo britannico, pose fine

al conflitto armato, con una serie di condizioni che prevedevano elezioni e plebiscito sulla forma costituzionale. La reggenza fu affidata all’Arcivescovo di Atene Damaskinos.

• L’estrema destra monarchica, anche ripescando e riutilizzando bande armate di collaborazionisti organizzate dai tedeschi durante l’occupazione, instaurò nel paese un clima di terrore, nel quale furono svolte elezioni (31 marzo 1946), vinte ovviamente dai monarchici ed il plebiscito (settembre 1946) che permise il ritorno del Re.

• Gli scontri armati ripresero quasi immediatamente. Nell’ottobre del 1946 fu creata l’Armata democratica della Grecia e piu avanti il Governo provvisorio della Grecia libera.

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La Guerra civile (’44-’49)

• Il 12 febbraio 1947 il Governo inglese informò gli Stati uniti di non essere più in grado di far fronte ai suoi impegni nei confronti della Grecia e della Turchia.

• Il 12 marzo del 1947 il Presidente Truman dichiarò che gli USA avrebbero dovuto aiutare la Grecia per “salvaguardare il suo regime democratico” e diede inizio all’intervento diretto in Grecia nel ruolo di potenza protettrice.

• Salvaguardare il regime democratico greco evidentemente non era l’unico scopo degli USA, con la discesa ormai inevitabile della Cortina di Ferro, a separazione delle zone d’influenza delle grandi potenze.

• Peraltro le motivazioni profonde e gli obiettivi (irrealistici) del Partito comunista greco non sono mai stati chiariti.

• L’aiuto americano contribuì in modo decisivo alla disfatta degli insorti nel 1949 e pose fine alle operazioni militari armate.

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La Cortina di Ferro

• Il termine “Cortina di Ferro” fu reso popolare da un discorso di Churchill a Fulton (USA) nel 1946. Esso stava ad indicare la separazione fra i territori controllati dall’URSS e quelli controllati dagli USA (direttamente o indirettamente)

• (© Sémhur / Wikimedia Commons)

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Il periodo più nero (1950-1963)

• La destra (estrema) riuscì ad allontanare dal governo del paese anche i liberali ed i moderati.

• Nel 1952, con l'adozione del sistema elettorale maggioritario, imposto direttamente dall’Ambasciata USA, iniziò la serie di governi monocolore di destra, praticamente senza alcuna opposizione parlamentare (“Concentrazione ellenica” col 49% di voti ottenne oltre l’82% di seggi)

• Concentrazione ellenica prese poi il nome ERE (Unione nazionale radicale) e restò al potere fino al 1963, con tutti i mezzi possibili (manipolazioni e frodi elettorali, pressioni morali ed economiche e violenza squadrista, su un popolo rovinato da 10 anni di guerra)

• Il regime politico era formalmente una “democrazia parlamentare coronata”, ma il potere reale finì con l’essere concentrato sul Re, sull’Esercito (alle dirette dipendenze della NATO), sui Servizi segreti (KYP, controllati dalla CIA) ed infine sulla Polizia e sulla TEA, milizia di guardie civili.

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Il periodo più nero (1950-1963)

• Dal punto di vista economico il paese era alla rovina, con la moneta praticamente senza più alcun valore.

• La ricostruzione prese il via soltanto con l’ingresso massiccio di capitali privati stranieri, con tutti i vincoli conseguenti.

• Nel periodo 1944-1964 l’assistenza straniera alla Grecia può essere valutata in 4.600 milioni di dollari, di cui 4.000 provenienti dagli USA.

• Il 21% di questa somma era destinata ad investimenti produttivi, mentre il 54% era dedicata all’equipaggiamento dell’Esercito ed alle spese militari.

• Capitali stranieri privati cominciarono ad arrivare dal 1953, per effetto delle leggi che accordavano ogni sorta di privilegi fiscali, con la conseguente trasformazione dell’economia del paese in un’economia di tipo “neocoloniale”.

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Il periodo più nero (1950-1963)

• Tale economia presentava un carattere parassitario, con forti squilibri, con il settore industriale per di più estremamente debole.

• L’agricoltura (il ramo piu importante dell’economia) non riuscì a razionalizzarsi ed a svilupparsi. I contadini formavano una classe povera, la cui sorte dipendeva dalle banche e dai commercianti.

• Il settore più lucrativo restava il terziario (commercio, trasporti). La flotta commerciale in pochi anni riacquistò il tonnellaggio d’anteguerra, mentre gli armatori greci sotto bandiera straniera arrivarono al terzo posto nella navigazione mondiale.

• Il paese diventò meno agricolo e più industriale.

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Il periodo più nero (1950-1963)

• Il clima di terrore legalizzato e le misure eccezionali contro la sinistra finirono col colpire qualsiasi forza politica, senza riuscire ad arginare l’opposizione che coinvolgeva strati sempre piu larghi della popolazione: operai, piccola e media borghesia, uomini d’affari piu o meno indipendenti dall’estero ma anche ceti sociali parassitari.

• Il PIL era in notevole aumento, ma restavano irrisolti problemi legati alla disoccupazione e sottoccupazione permanenti, al reddito nazionale a vantaggio delle oligarchie, al sistema fiscale basato sulle imposte indirette, che colpiva soprattutto i soggetti più deboli.

• Alla fine degli anni ‘50 furono fondati i partiti EDA (Sinistra democratica unita) e EK (Unione di Centro)

• Nel 1955 scoppiò la questione cipriota

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Cipro

• Con la rivolta armata del 1955, ed un lungo negoziato, Cipro ottenne l'indipendenza dal Regno Unito il 16 agosto 1960, a seguito dei trattati di Zurigo del 1959, con Regno Unito, Grecia e Turchia come potenze tutelari.

• La costituzione cipriota, per evitare attriti tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, stabilì che il vicepresidente di stato e il 30% del parlamento dovevano essere turco-ciprioti.

• La situazione non si stabilizzò mai completamente, tra Makarios (Presidente) che voleva mantenere l’integrita territoriale e gli USA, che erano invece per la bipartizione sotto l’egida NATO

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Nello stesso giorno dell'indipendenza, entrò in vigore la bandiera ufficiale cipriota che con lo sfondo bianco e due rami d'ulivo, simboli della pace, che doveva simboleggiare la ritrovata unione tra greco-ciprioti e turco-ciprioti.

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L’inizio degli anni ‘60

• Agli inizi degli anni '60 il governo era ancora in mano alla destra ma iniziavano a evidenziarsi segnali di una richiesta di maggior libertà.

• Quegli anni furono caratterizzati da una marginalizzazione della sinistra nelle sfere politiche e sociali, ma anche da una significativa crescita economica. La Grecia dal 1950 al 1973 ebbe uno dei tassi di crescita economica più alti del mondo, seconda soltanto al Giappone per rapidità di sviluppo. Il "miracolo economico" italiano andava di pari passo.

• Un grande scossone fu l’omicidio di Lambrakis (1963) e la fortissima reazione popolare che ne seguì, con manifestazioni impressionanti, con la caduta del Governo e con una partecipazione al voto che lasciava prevedere la prossima imminente prevalenza dell’EDA su tutti gli altri.

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Costantino II e Papandreu

• La cosa piaceva poco a chi aveva in testa ancora la guerra civile della fine degli anni ’40 e la guerra fredda, che era ancora in corso (Baia dei Porci e crisi di Cuba non erano poi troppo lontane).

• Piaceva poco anche a Costantino II, che era succeduto al padre Paolo nel 1964, e che mal tollerava Papandreu (Segretario dell’EDA). Lo scontro cominciò in particolare sul controllo del Ministero della Difesa (l’Esercito greco e la Polizia hanno una lunga tradizione di adesione attiva ad organizzazioni di estrema destra, [para]fascista)

• Manifestazioni oceaniche (“Ena Ena Tessera” era lo slogan in riferimento ad un articolo della Costituzione che il Re non rispettava) a favore di Papandreu già nel ’64 e nei tre anni seguenti. Lo spauracchio dei comunisti arrivò fino a descrivere G. Papandreu come un agente di Mosca ed il figlio Andreas animatore di Aspida.

• Manifestazioni enormi e esercito in allarme, quindi il colpo avvenne.

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e finalmente l'ordine:

• Il colpo di stato del 21 aprile 1967 “ufficialmente” prese di sorpresa tutti, anche se tutti sapevano benissimo che la tensione, sul piano politico, era arrivata ad un livello estremamente alto, intollerabile per i militari greci e per i loro alleati statunitensi.

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Il Colpo del ‘67

• In realtà una qualche sorpresa ci fu: il Re ed un gruppo di Generali stavano approntando l’esercito per reagire a risultati elettorali “sgraditi” ma furono preceduti da due colonnelli (Papadopoulos e Makarezos, già nei Servizi segreti) e un generale (Pattakos), che avevano applicato il Piano d’emergenza della NATO Prometeo

• Nell’arco di poche ore migliaia di oppositori (appartenenti ai partiti di sinistra) finirono allo Stadio (e poi nei campi di concentramento)

• Costantino non firmò i decreti di epurazione emessi a suo nome dai golpisti, ma non si oppose agli arresti (anche dei membri del suo Governo), convinto di poter esercitare una forma di controllo sulla situazione.

• Fino a settembre il Re continuò a non firmare ma poi accondiscese, convinto di riprendere in mano la situazione con un “suo” colpo di stato, che effettivamente fu tentato il 13 dicembre ‘67. Ma fu un tentativo così maldestro ed approssimativo che fallì nell’arco di poche ore. Il Re se ne volò in esilio a Roma con la famiglia.

• La Giunta assunse tutti i poteri ed epurò tutta la pubblica amministrazione (Magistratura compresa) dagli “elementi non fidati”. I partiti furono sciolti ed instaurata la censura su tutti i canali d’informazione.

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In Italia intanto

• In Italia negli Anni ’60 (per chi non ricorda o chi non c’era):

• Tambroni (’60),

• Segni (’62),

• De Lorenzo (’64) e

• Stay Behind (organizzazione NATO segreta, ancora in funzione).

• Principe Junio V. Borghese nel ’71.

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Effetti del colpo del ‘67

• Sul piano interno, furono smantellate tutte le riforme fatte negli anni precedenti (in particolare l’Istruzione, fino alla riscrittura dei testi scolastici ed all’istituzione dell’”esame politico” per l’accesso all’Universita)

• Nel settembre 1968, mentre era ancora in vigore la legge marziale, si tenne un referendum per una nuova costituzione, tutta centrata sui poteri straordinari ma permanenti delle strutture militari. Il SI prese più del 92% dei voti.

• Sul piano internazionale la Grecia finì con l’essere assolutamente isolata e senza alleati (USA esclusi, naturalmente)

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La Grecia della Giunta

• L’efficienza e la brutalita della Polizia e della Polizia militare divennero rapidamente note: iniziò la detenzione di migliaia di persone (Macronissos era obsoleta, quindi Ghiaros e Leros, in particolare) e la diaspora all’estero (per chi poteva)

• Gli oppositori in esilio contribuirono a far muovere molti governi europei contro la Grecia in sede di Consiglio d’Europa, da dove la Giunta ritirò la delegazione per non rischiare l’espulsione formale. Inoltre l’accordo di associazione con la CEE fu formalmente “congelato”.

• La NATO, invece, fu molto più cauta ed accondiscendente, soprattutto grazie all’influenza americana, sia indiretta (Gen. Goldpaster NATO) che diretta (Nixon, Agnew, Laird, Stans)

• Forme di solidarietà internazionale permisero la collocazione di figli degli arrestati in vari paesi d’Europa e la concessione “facile” di passaporti anche da parte di Paesi in genere piuttosto restii (UK)

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La Grecia della Giunta

• Sul piano economico ci furono una serie di scelte dissennate: – furono aumentate le agevolazioni nei confronti di investitori esteri per

attirare capitali e firmati molti accordi estremamente vantaggiosi per aziende straniere (anche con finanziamenti “personali”) ma con pochissimi risultati concreti per il paese;

– furono concesse molte facilitazioni agli armatori greci per persuaderli a registrare le navi sotto la bandiera greca. Il ringraziamento fu che nel 1972, Papadopoulos fu eletto Presidente a vita dell’Associazione degli Armatori.

• Lo sviluppo turistico, le rimesse degli emigrati e dei marittimi e numerosi prestiti internazionali sembravano rendere costante il tasso di crescita dell’economia.

• Molti prosperarono in quegli anni, anche grazie ad una spesa pubblica assolutamente fuori controllo, ma questo portò l’inflazione fino a oltre il 30%, con un generale aumento della povertà (di chi non riusciva ad “arrangiarsi”).

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1973

• Nel maggio del 1973 ci fu un ammutinamento da parte dell’equipaggio del Cacciatorpediniere Vèlos (rifugiatosi in Italia durante manovre NATO), che fece venire alla luce una notevole insoddisfazione fra gli ufficiali di Marina (malgrado tutte le epurazioni).

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Papadopoulos accusò Re Costantino di essere implicato nel complotto e di averlo diretto dal suo esilio romano. Quindi il 1° giugno del 1973 lo depose formalmente e proclamò la “repubblica presidenziale parlamentare”, da ratificare con un referendum. Con legge marziale in vigore e con un unico candidato Presidente (ovviamente Papadopoulos stesso), il referendum confermò la scelta col 78% dei voti.

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1973

• Ma, con l’occupazione del Politecnico di Atene, nel Novembre 1973 (estesasi a Salonicco e Patrasso) prese avvio il crollo della Giunta, che si completò l’anno dopo con la farsa cipriota (un maldestro tentativo di colpo di stato) e con l’invasione turca della parte nord dell’isola.

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1973 e 1974

• Una trentina di morti ed un migliaio di arresti per gli scontri al Politecnico fecero dilagare la protesta. Papadopoulos, ormai fuori controllo, impose di nuovo la legge marziale ma finì deposto il 25 novembre ‘73 da un golpe incruento dell’Esercito, in collaborazione con la Marina e con l’Aviazione. Il tutto governato dal Gen. Ioannìdis, capo della Polizia Militare.

• La situazione non cambiò. Il nuovo governo non aveva capacità migliori di quello di prima e l’inflazione continuava a galoppare. Anzi si profilava all’orizzonte un problema anche più grave: la crisi con la Turchia.

• Nell’isola di Thasos (Calcidica) fu scoperto il petrolio, il che causò l’inizio di un contenzioso tremendo con la Turchia sul problema della divisione della piattaforma continentale (ed i conseguenti diritti di sfruttamento dei minerali ivi reperibili).

• La Grecia minacciò l’intervento militare e schierò l’esercito, assumendo un tono minaccioso anche verso il Governo cipriota (Makarios) che lamentava pesanti ingerenze greche sul proprio territorio.

• Il 15 luglio 1974 la Guardia nazionale cipriota, ispirata da Atene, fece un colpo di stato. Makarios riuscì a scappare ma la Turchia, dopo aver cercato la mediazione inglese, che non avvenne, esercitò il suo diritto di intervento ed invase l’isola.

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Cipro

• L’esercito turco sbarcò nella parte Nord di Cipro e ne occupò militarmente una grande porzione, più tardi autoproclamatasi indipendente come Repubblica Turca di Cipro del Nord.

• Il primo atto del neonato stato di Cipro del Nord fu quello di espellere i greco-ciprioti, che costituivano l'80% della popolazione, verso sud e di richiamare un imponente flusso di turco-ciprioti verso nord. Inoltre organizzò un'importante colonizzazione di turchi in provenienza dall'Anatolia, che ha profondamente modificato la demografia dell'isola.

• Le Nazioni Unite inviarono i caschi blu, creando una "zona cuscinetto" tra le truppe turche d'occupazione e i territori greco-ciprioti; la zona è tuttora attiva.

• Ripetute risoluzioni delle Nazioni Unite hanno condannato l'invasione e richiesto alla Turchia (senza successo) di ritirare le sue truppe.

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Cipro

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Nicosia, attraverso cui passa il confine è capitale di entrambi gli stati.

Nonostante vari tentativi di negoziazione, le due parti non hanno trovato un accordo per formare un unico Stato. La Repubblica di Cipro (i greco-ciprioti) è l'unica autorità riconosciuta dalle Nazioni Unite, mentre la Repubblica Turca di Cipro del Nord (i turco-ciprioti) resta senza riconoscimento ufficiale.

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1974

• La crisi politica della Giunta arrivò al suo culmine: la mobilitazione militare anti-turca si dimostrò un caos, buona parte degli ufficiali comandanti si rifiutarono di obbedire agli ordini della Giunta.

• Il Generale Dàvos (III Corpo d’Armata, Grecia del Nord) lanciò un ultimatum al Presidente Ghizikis in cui chiedeva il ritorno alla legalità democratica. Il Presidente, insieme a molti capi militari ed uomini politici, decise di richiamare in Grecia l’esule Karamanlìs, leader del centro-destra, in esilio dal 1963 a seguito di tensioni con il re e la Corte.

• Karamanlìs (“clandestino” all’Hotel Grand Bretagne) tornò ed assunse la carica di Primo Ministro.

• Fu Karamanlìs, da Primo Ministro, che riuscì a concludere davvero la rivoluzione del 1821, dando corpo ad una reale autodeterminazione del popolo greco, il quale nel 1974 scelse definitivamente la Repubblica (oltre il 69% dei voti) e rimise mano alla Costituzione, finalmente senza “tutela” di grandi potenze e di militari.

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La Costituzione del 1975

• Karamanlìs riesce a far approvare la nuova Costituzione la quale: – riequilibra i poteri dello Stato (Presidente, Parlamento e

Governo); – rivede (e riorganizza) i rapporti con la Chiesa Ortodossa, che non

è più un obbligo per lo Stato (niente religione di Stato), anche se vengono mantenuti parecchi finanziamenti.

• Sul piano internazionale la Grecia assume un ruolo importante come interlocutore privilegiato degli Stati balcanici (Helsinki ‘75, Atene ‘76), per favorire forme di cooperazione e di interscambio, con la benedizione esplicita (Mosca ‘79) dell’URSS.

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Scelte economiche

• L’eredita della Giunta militare era stata un’inflazione ad oltre il 26%, il deficit della bilancia dei pagamenti e la recessione.

• Nell’arco dei due anni, il Governo riuscì a riportare il PIL in positivo e l’inflazione a valori piu sopportabili (15%).

• Alle elezioni del ‘77 compare in forze (25%) il Movimento socialista panellenico (Pasòk), guidato da Andreas Papandreu, che sarà il protagonista della politica greca degli anni ’80.

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L'adesione all'UE

• Il 1° gennaio del 1981 la Grecia è entrata formalmente nella Comunità europea.

• Questa adesione (fortemente voluta da Karamanlìs, che si spese molto sul piano internazionale) fu molto discussa negli anni precedenti. Alla fine prevalse chi sosteneva la scelta anche in funzione di un adeguamento politico e legislativo ad alcuni principi democratici, che avrebbero fatto svanire la possibilità di eventuali altri colpi di stato militari.

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Ma il vizio è duro da perdere …

• Nell’agosto del 1981 movimenti strani di truppe e strani incidenti, accompagnati da un’anomala proliferazione di incendi nel Peloponneso e poi tutto intorno ad Atene, facevano pensare che ci si ricascasse. La giornata peggiore fu il 4 agosto.

• Il Governo prese pubblicamente una posizione molto dura in difesa della democrazia, schierando i soldati a difesa dei palazzi pubblici.

• Il 5 agosto fu proclamato lo stato d’emergenza in Peloponneso e il 7 agosto anche ad Atene.

• In qualche giorno tutta l’emergenza (incendi compresi) finì.

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Come la fenice

• Nel 1974/75 i membri della Giunta finirono in galera. • Papadopoulos era a Kea e lì, quasi per caso, incontra un tal

Michaloliàkos, ex militare espulso dall’esercito perché troppo guerrafondaio, in galera anche lui, che stava lavorando alla costruzione di Alba Dorata (Chrisì Avghì).

• Oggi Alba Dorata raccoglie circa il 7% dei voti (18 deputati) a livello nazionale. Ma, se si va a guardare le percentuali che raggiunge nei seggi dove votano i militari, si supera abbastanza facilmente il 50%.

• Il mostro costruito dal nazionalismo e dalla guerra civile rigenera sé stesso nel tempo.

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Anni ‘80

• Alle elezioni del ‘81 il Pasòk prese la maggioranza assoluta. Papandreu (che era stato fortemente contrario all’ingresso nell’UE) negoziò alcuni trattamenti privilegiati (sostanzialmente di facciata) che gli permisero – in pochi anni – di cambiare radicalmente posizione.

• Nel 1980 l’aumento del prezzo del petrolio riavviò una spirale recessiva significativa (struttura industriale produttiva sull’orlo del fallimento), con salari sempre piu bassi e inflazione di nuovo in salita (più del 20%).

• Nel 1981, però, il debito pubblico non superava il 28% di PIL, di conseguenza ottenere prestiti internazionali, per un paese comunitario, era relativamente facile.

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Il debito pubblico si gonfia

• Il Pasòk, appena arrivato al governo, sfruttò l’occasione senza badare troppo agli effetti a lungo termine: durante gli anni ‘80 la Grecia prese denaro a prestito da ogni parte, per finanziare spese consumistiche ed un ipertrofico ed inefficiente settore pubblico, così come un sistema di previdenza sociale che avrebbe ben presto portato il Paese sull’orlo del fallimento, con contributi previdenziali artificialmente mantenuti a livelli bassi, mentre le retribuzioni erano sempre più generose.

• Questa non era una politica redistributiva (socialista, come insisteva il Pasòk) ma una politica che caricava tutti di debiti.

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Una spirale

• L’aumento dei salari e la diminuzione dell’orario di lavoro (1982), insieme ad una leggera caduta della produttività, crearono seri problemi alle esportazioni, avendo reso i prodotti greci più cari.

• Come era successo anche in altre occasioni (ed in altri paesi, come l’Italia) la scelta fu la svalutazione della dracma (15% nel 1983).

• I vantaggi causati da prezzi piu bassi all’esportazione furono vanificati dall’aumento dei prezzi dei beni importati. Questi aumenti, grazie all’inflazione ed all’appena introdotta scala mobile sui salari, azzerarono i guadagni causati dalla svalutazione.

• Fu istituito l’Organismo statale per la riorganizzazione delle imprese che tra prestiti di banche (di Stato) ed assunzioni diretta di controllo (acquisto) caricò lo Stato dei debiti di tutti.

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Senza fine

• Alle elezioni del 1985 il Pasòk propose un programma che prevedeva ulteriori passaggi nel settore pubblico dei sistemi di produzione, investimenti in agricoltura, aumento delle pensioni e miglioramento della previdenza sociale, ottenendone in cambio la maggioranza del Parlamento (172 seggi).

• Nel 1985, con un programma di stabilizzazione economica, il governo ottenne un prestito internazionale importante (circa 1,75 miliardi di dollari dall’UE) ed attuò alcune misure di controllo (contenimento dei salari, svalutazione e riduzione della spesa pubblica) che erano abbastanza impopolari ma ebbero un effetto ancora limitato ma utile.

• Ma nel 1987 il programma venne abbandonato (ed il Ministro dell’Economia Simìtis sostituito), per permettere un incremento insolitamente elevato di spesa pubblica (in vista delle elezioni del 1989).

• Il Fondo monetario internazionale, l’OCSE e la Commissione europea erano piuttosto inquieti.

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Anni ‘90

• Tra l’89 ed il ‘90 si andò alle elezioni tre volte. Alla fine prevalse Nuova Democrazia (Mitsotàkis), che dovette affrontare il problema del debito pubblico, salito in 10 anni al 120% del PIL e non dava segno di volersi fermare.

• Ma dovette occuparsi soprattutto di politica estera: consolidamento del rapporto con gli USA (cioè spazio aereo e basi militari in appoggio alla guerra del Golfo) e tensioni crescenti nei Balcani.

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I Balcani negli Anni ‘90

• L’avvio della perestrojka di Gorbaciov ebbe effetti immediati nei Balcani. Furono svolti vari incontri multilaterali tra ministri degli esteri nel 1988 e nel 1989 (Grecia compresa) al fine di definire le linee guida per regolare le future relazioni fra gli stati dell’area.

• Nell’agosto del 1991 la Jugoslavia nel suo insieme non c’era piu, lasciando il posto a parecchi stati che cominciano a muoversi alla ricerca della propria indipendenza.

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Anche l’Albania era in gran fermento. Accordi bilaterali commerciali e territoriali non furono del tutto risolutivi. La crisi socio-economica portò in Grecia circa 500.000 immigrati clandestini. (nella foto il Vlora a Bari, nell’agosto del 1991)

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La questione macedone

• Le Guerre balcaniche (1912-1913) avevano tolto il controllo di questa zona agli Ottomani, che divenne una parte della Serbia.

• Nel 1944 fu istituita come Repubblica socialista di Macedonia, con l’obiettivo di “riunificare tutte le parti della Macedonia”, con grande preoccupazione della Bulgaria e della Grecia

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La questione macedone

• Con il referendum dell’8 settembre 1991, la Repubblica socialista di Macedonia si separò pacificamente dalla Federazione jugoslava.

• Il mantenimento in vigore del preambolo della Costituzione del 1944, che proclamava “l’esigenza di riunire tutto il popolo macedone”, preoccupò non poco la Grecia, che avrebbe preferito una ridefinizione del nome stesso della nuova Repubblica (per esempio “Nuova Macedonia”), soprattutto dati i precedenti della Repubblica socialista, che nel catechismo scolastico e nelle carte geografiche aveva continuato ad avanzare pretese sulla Macedonia greca e su quella bulgara.

• In Grecia si scatenò una sorta di delirio, come se i confini nazionali fossero minacciati da un qualche esercito invasore (magari serbo o bosniaco o croato o una combinazione, che nel frattempo effettivamente stavano dando buona dimostrazione di sé).

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La questione macedone

• In sede di Comunita europea l’argomento fu discusso in molte occasioni e con molti tentativi di mediazione, senza risultati.

• Un accordo nel 1993 arrivò alla individuazione di un nome: FYROM (Former yugoslavian Republic of Macedonia) da usare nelle Nazioni Unite.

• All’inizio del 1994, Papandreu, appena ritornato al governo, per forzare la situazione di stallo ed avviare accordi bilaterali (dato anche l’isolamento della Grecia sul piano internazionale) decise l’embargo delle merci da e verso Skopje che transitavano dal porto di Salonicco. La cosa creo una tempesta di proteste ma spinse le Nazioni Unite e gli USA a riprendere le mediazioni.

• Le mediazioni (e le tensioni internazionali) si placarono, fino ad arrivare ad un “accordo provvisorio” nel settembre 1995 secondo il quale la Grecia avrebbe riconosciuto FYROM e tolto l’embargo, in cambio di una modifica della bandiera (Sole di Verghina) e di alcune modifiche costituzionali per cancellare mire irredentiste a discapito della Grecia stessa.

• L’accordo “provvisorio” sta ancora lì.

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Tensioni con la Turchia

• Nel 1995 si riavviò la tensione con la Turchia, per una rivendicazione territoriale su un’isolotto disabitato del Dodecaneso.

• La mediazione americana stemperò la questione ma il clima non era tranquillo.

• Le tensioni risalirono nel 1997 quando il Consiglio europeo escluse la Turchia dal successivo giro di colloqui per l’integrazione, mentre vi comprese Cipro (ed alcuni Stati dell’Europa centro-orientale).

• L’anno dopo il Min. Esteri turco ed il leader della comunita turco-cipriota proposero una relazione confederale fra le due parti, con eguali diritti (ma mantenendo alla Turchia lo status di garante di tutta l’isola). Inaccettabile, ovviamente.

• L’affaire Ocalan (febbraio 1999), con un ruolo non secondario dei servizi segreti greci, aggravò molto la situazione, che si stemperò soltanto per merito dell’aiuto reciproco in occasione dei terremoti dell’agosto e del settembre ’99.

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Ancora Cipro

• Nel 2002, il segretario generale dell'ONU Kofi Annan avviò una nuova serie di negoziati per la riunificazione dell'isola. Nel 2004, con lunghe trattative tra le due parti, emerse un possibile piano di riunificazione dell'isola.

• La proposta fu sostenuta dall'Assemblea delle Nazioni Unite, dall'Unione europea e dagli Stati Uniti. La parte turca dell'isola accettò il piano ma la parte greca lo respinse, perché non riconosceva a tutti i ciprioti greci scacciati dall'invasione turca il diritto di ritornare nelle loro case e non rimandava in Turchia tutti i coloni turchi.

• Ulteriori negoziati per la riunificazione sono falliti nel 2016.

• Cipro è diventata membro dell'Unione Europea nel 2004 e ha adottato l'Euro come propria valuta dal 1º gennaio 2008, sostituendo la sterlina cipriota; la zona nord, invece, continuò ad utilizzare la Lira turca e il 1º gennaio 2008 ha adottato la Nuova Lira Turca.

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L’inizio della crisi economica

• A partire dal 2009 un calo di fiducia degli investitori e una serie di downgrading da parte delle maggiori agenzie di rating hanno fatto schizzare alle stelle gli interessi sul debito pubblico, mentre i tagli operati dai governi hanno di fatto contratto la domanda interna.

• Ma il problema era cominciato con chiarezza un paio di anni prima, a ridosso del crollo di alcune banche americane (poiché le banche greche erano praticamente tutte di proprietà USA) e divenne esplosivo grazie agli effetti delle politiche economiche degli anni precedenti.

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La crisi economica greca

• Tra il 90 e il 92, il governo greco riuscì a frenare un po’ l’inflazione (dal 20% al 12%) ed a contenere il rapporto deficit/PIL (al 120%), con una politica di austerità, cui aggiunse tagli alla spesa pubblica ed aumento di alcune tasse (diesel) che lo resero assai impopolare.

• Le promesse elettorali del ‘93 (che avrebbero permesso il ritorno ai bei giorni degli anni ‘80) riportarono in auge il Pasòk.

• La leadership del Pasòk mutò, nell’arco di due anni, passando da Papandreu a Simìtis, economista attento alla “modernizzazione” e profondamente filoeuropeo.

• Per facilitare la “modernizzazione”Simìtis agganciò la dracma al serpente monetario europeo (dopo la solita svalutazione) e la porto verso l’Eurozona. Contemporaneamente avviò una serie di interventi radicali per rientrare con sicurezza nei parametri europei.

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La crisi economica greca

• L’operazione riuscì con la produttivita e gli investimenti in grande crescita e, per converso, il costo del lavoro che cresceva in modo molto più contenuto.

• La Grecia passò all’euro il 1/1/2001.

• Ma i conti erano complicati da una spesa pubblica ancora troppo alta: il sistema pensionistico era da riformare seriamente, cosa che era troppo impopolare e difficile da portare a termine.

• Alle elezioni del 2004 Nuova Democrazia (con Kòstas Karamanlis) vinse e costituì un governo senza alcun apporto dal Pasòk.

• Sempre nel 2004 due eventi importanti: i Giochi Olimpici e la visita del Primo Ministro turco Erdogan, interessato a sbloccare la trattativa per l’ingresso nell’UE.

• Negli anni seguenti tutti i tentativi di riforma (per es. Istruzione) finirono sostanzialmente in nulla, a causa dei veti diretti e indiretti di ogni piccola categoria o corporazione.

• La crisi internazionale fu esorcizzata, evitando di parlarne o sottovalutandone gli affetti, fino al conseguente crollo.

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Insolvenza sovrana

• In finanza pubblica l'insolvenza sovrana (o nazionale) è la condizione in cui viene a trovarsi uno Stato sovrano che non è piu in grado di restituire completamente il suo debito pubblico ai creditori (insolvenza, fallimento o default).

• Può essere accompagnata da una dichiarazione formale di un governo circa l'intenzione di pagare solo in parte (o non pagare) i propri debiti, oppure consistere in una cessazione de facto dei pagamenti dovuti alle scadenze stabilite.

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La causa

• La causa di un fallimento di uno Stato sovrano è sempre ascrivibile a una situazione di deficit pubblico, cioè una situazione in cui le entrate finanziarie statali, tipicamente sotto forma di tasse, risultano insufficienti a coprire le uscite pubbliche (spesa pubblica), che ovviamente comprendono anche le spese per la copertura degli interessi sul debito pubblico gia presente.

• Questo genera ulteriore deficit pubblico e incremento del debito pubblico, fino all'incapacita dello Stato di restituire il proprio debito nelle scadenze previste.

• Situazioni simili avvengono anche quando gli interessi sui titoli di Stato diventano così alti da risultare di fatto insostenibili, con conseguente mancata emissione di nuovi titoli per finanziare/coprire il deficit.

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Effetti

• L'insolvenza di uno Stato può portare alla dichiarazione di fallimento ovvero al rischio di non poter assicurare ciò che lo Stato deve ai suoi cittadini quali in primis interessi e montanti iniziali sui titoli di Stato, pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, pensioni, ammortizzatori sociali, ecc.

• Con effetti diretti anche sull'amministrazione pubblica ovvero con la possibilita di blocco dell'apparato amministrativo statale.

• A rischio diretto quindi tutti gli investitori privati che hanno sottoscritto crediti allo Stato nell'acquisizione di quote rilevanti di titoli di Stato, come ad esempio le banche e con essa i suoi clienti/correntisti.

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Rimedi

• Per scongiurare il fallimento o tentare di risanare i conti pubblici lo Stato può (deve) mettere in atto misure di politica di bilancio fortemente restrittive, con riduzioni drastiche della spesa pubblica, con generale peggioramento della qualita dei servizi pubblici offerti, aumento della pressione fiscale, possibile riduzione di stipendi pubblici e pensioni, ecc.

• Gli effetti si ripercutono inevitabilmente a cascata sul sistema economico a livello macroeconomico con calo della domanda per effetto del calo dei consumi (per diminuzione dei redditi), aumento della disoccupazione ecc., innescando o alimentando fenomeni di crisi economica.

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Storia

• I casi di insolvenza sovrana nella storia sono parecchi. • Il primo caso conosciuto avvenne nella Grecia del IV secolo

a.C. e interessò alcune poleis che facevano parte dell'alleanza nota come Lega di Delo.

• Casi di insolvenza sovrana si sono verificate in molte altre epoche storiche, compreso il XX e XXI secolo: nel Novecento, ad esempio, vi sono stati i tre casi di insolvenza della Germania (andata in default nel 1932, nel 1939, e nel 1948).

• Un caso di insolvenza (famoso anche da noi) si è avuto durante la crisi economica argentina (2002).

• Il rischio di insolvenza sovrana pende ancora su alcuni paesi europei, come l'Italia e la Grecia.

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In Europa

Albania (1990)

Austria (1938, 1940, 1945)

Austria-Ungheria (1796, 1802, 1805, 1811, 1816, 1868)

Bulgaria (1990)

Danimarca (1813)

Francia (1558, 1624, 1648, 1661, 1701, 1715, 1770, 1788, 1812)

Germania (1932, 1939, 1948) Assia (1814) Prussia (1683, 1807, 1813) Schleswig-Holstein (1850) Westfalia (1812)

Grecia (1826, 1843, 1860, 1893, 1932, 2012)

Inghilterra (1340, 1472, 1596) Regno Unito (1749, 1822, 1834, 1888–89, 1932)

Islanda (2008)

Jugoslavia (1983) Croazia (1993–1996)

Paesi Bassi (1814)

Polonia (1936, 1940, 1981)

Portogallo (1560, 1828, 1837, 1841, 1845, 1852, 1890)

Romania (1933, 1982, 1986)

Russia (1839, 1885, 1918, 1947, 1957, 1991, 1998)

Spagna (1557, 1575, 1596, 1607, 1627, 1647, 1809, 1820, 1831, 1834, 1851, 1867, 1872, 1882, 1936-1939)

Svezia (1812)

Ucraina (1998–2000)

Ungheria (1932, 1941)

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Napoleone e Wall Street

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Crisi recente

• Nell'autunno del 2009,il primo ministro G. Papandreou rivelò pubblicamente che i bilanci economici inviati dai precedenti governi greci all'Unione europea erano stati falsificati con l'obiettivo di garantire l'ingresso della Grecia nella Zona Euro.

• Deficit pubblico al 12,7% del PIL, ovvero oltre 4 volte superiore ai limiti concessi nella Zona euro

• Dopo aver indetto, per poi disdirlo, un referendum sulle politiche d'austerità imposte dall'UE, dalla BCE e dal FMI, Papandreou si dimette da primo ministro il 10 novembre 2011

• Le principali forze politiche greche (PASOK e ND) si accordarono sulla nomina dell'economista Lucas Papadìmos a nuovo Primo ministro. A maggio 2012 la disoccupazione si attesta intorno al 20%.

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Crisi recente

• Alle elezioni parlamentari del maggio 2012 Nuova Democrazia ottiene 108 seggi mentre il Pasok crolla a 41 seggi. Samaras leader di ND viene così incaricato dal Presidente della Repubblica Papoulias di formare il nuovo governo, ma non riesce nell’intento.

• Dopo che anche gli altri tentativi falliscono, la Grecia torna alle urne un mese dopo.

• Nel maggio 2012, in piena fase elettorale e con un crescente sentimento antipolitico nel popolo, l'uscita dall'euro della Grecia venne data sempre più probabile e l'agenzia Fitch sostenne che tale evento non sarebbe stato fatale per la moneta unica.

• I partiti non riuscirono a formare un governo di coalizione, rimandando il tutto a nuove elezioni per giugno e causando nuova sfiducia che portò all'abbassamento del rating da parte dell'agenzia Fitch a CCC (sostanziale rischio di credito) e ad un'enorme fuga di capitali

• Alle elezioni parlamentari del giugno 2012, ND ottenne 129 seggi e Samaras riuscì a formare un governo di unità nazionale con il sostegno di PASOK e DIMAR (Sinistra democratica).

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Tsipras

• Alle elezioni del 25 gennaio 2015, Alexis Tsipras, capo del partito SYRIZA, (Coalizione della Sinistra Radicale) viene nominato Capo del governo con il 36,34% dei voti e 149 seggi.

• Tsipras, incaricato di negoziare con la BCE, il FMI e la UE il pagamento del debito greco, inizialmente fallisce nell'intento, in quanto le condizioni imposte dai creditori sono definite "umilianti" per il popolo greco e in grado di condurre l'economia del paese ad una "nuova crisi depressiva", perché fondate sui tagli e sull'austerity.

• A fine giugno 2015, con un discorso alla nazione, Tsipras indice un referendum in cui gli elettori vengono chiamati ad accettare o rifiutare le proposte di ristrutturazione del debito fornite dai creditori. La vittoria è del fronte del "NO" con circa il 62% dei voti.

• Nonostante il voto al referendum avesse fatto inizialmente pensare a un rifiuto dell'austerità e a un possibile ritorno alla dracma, nella notte fra il 12 e il 13 luglio 2015, Tsipras e i creditori raggiungono finalmente un accordo, mentre la maggioranza di governo si spacca, tuttavia senza compromettere gli accordi con i creditori.

• Alle elezioni di Settembre 2015, Tsipras e SYRIZA mantengono la maggioranza.

• La situazione economica, a due anni di distanza, non è più così catastrofica.

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A titolo di esempio

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Problemi rimasti

• Crisi economica (la nottata sarà lunga) e sviluppo economico del paese

• Alcuni “resti” dell’Impero ottomano: – Turchia: Erdogan non è proprio una garanzia di

democrazia, ma la Turchia è un paese grande ed importante;

– Cipro: fa parte dell’UE, ma soltanto la zona indipendente (greca), il rischio è l’abbandono;

– La Macedonia (FYROM): bisogna ancora trovare un equilibrio condiviso

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Il passato non passa

• I problemi, che non si affrontano, tornano periodicamente a galla

• Il concetto di nazione usato come clava stride con la convivenza pacifica

• Ragionare per interessi “particulari” impedisce prospettive di crescita democratica (ed economica)

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