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Politecnico di Torino III Facoltà di Ingegneria Alberta Rebaglia GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA Per gli allievi del Corso Universitario a Distanza in Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni Anno Accademico 2008-2009

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Politecnico di Torino

III Facoltà di Ingegneria

Alberta Rebaglia

GUIDA ALLA PREPARAZIONE DELL’ESAME DI

STORIA DELLA FILOSOFIA CONTEMPORANEA

Per gli allievi del Corso Universitario a Distanza in Ingegneria Informatica, Elettronica e delle Telecomunicazioni

Anno Accademico 2008-2009

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Avvertenze e chiarimenti per la preparazione dell’esame A integrazione delle informazioni sul corso (reperibili all’indirizzo http://corsiadistanza.polito.it ) si precisa che

il materiale didattico indispensabile per la preparazione dell’esame è il Corso in

CD-ROM Storia della filosofia contemporanea, Parte I e Parte II, disponibile in

Mediateca, nonché scaricabile dalla pagina web:

http://corsiadistanza.polito.it/diplomi/mediateca/cdrom.php.

lo studente deve scegliere dieci lezioni, tra le quindici che compongono il Corso,

individuando un minimo di tre lezioni per ciascuna delle tre unità in cui il

Corso è suddiviso. Per ciascuna delle lezioni prescelte è richiesto:

lo studio della lezione inclusa nel CD

lo studio dell’integrazione presente nel CD e accessibile tramite il pulsante

la lettura critica dei testi indicati in questa dispensa

ai fini dell’esame, per ciascuna delle dieci lezioni scelte occorre svolgere gli

esercizi inclusi in questa dispensa nella sezione “Esercizi per l’esame” e inviare

l’elaborato almeno una settimana prima della data di appello prescelta

all’indirizzo e-mail: [email protected]. Il punteggio acquisito nello scritto

contribuirà alla valutazione complessiva, unitamente al colloquio orale.

Dubbi e curiosità emersi durante la preparazione delle lezioni potranno essere

sottoposti all’attenzione degli altri iscritti al corso (e del docente) collegandosi al

Forum aperto nella pagina web accessibile dal portale della didattica

(www.didattica.polito.it) inserendo le proprie password e username. Le

spiegazioni necessarie verranno inserite periodicamente nella medesima sede ed

eventualmente approfondite durante le lezioni di tutorato.

Nella Sezione “Materiali”, all’interno della medesima pagina web, sono presenti gli

estratti in versione stampabile dei capitoli del libro Ragione scientifica e

progresso tecnologico di cui è richiesto lo studio.

Nella Sezione “Avvisi”, all’interno della medesima pagina web, è possibile

controllare l’elenco degli studenti regolarmente iscritti a ciascun appello.

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Avvertenze e chiarimenti per la consultazione della dispensa Per ciascuna delle quindici lezioni del Corso in CD-ROM, la dispensa contiene le seguenti sezioni:

1. Contenuti della videolezione

include l’indice degli argomenti trattati nella lezione presente nel CD

2. Letture di brani

include brevi brani di autori trattati nella lezione e/o il riferimento a una opportuna

scheda antologica inserita nel volume A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso

tecnologico. Temi di filosofia contemporanea, contenuto nei CD in formato

ipertestuale

3. Nell’ipertesto

include il riferimento ai paragrafi del volume citato, nei quali sono svolti gli

argomenti trattati nella lezione

4. Nel glossario

include l’indicazione

− dei termini filosofici rilevanti per la comprensione degli argomenti principali

trattati nella lezione, da approfondire mediante la consultazione del Glossario

contenuto nel volume citato

− degli autori centrali della lezione, per i quali la lettura delle pagine a loro

dedicate nel medesimo volume (reperibili consultandone l’Indice Analitico)

fornisce un idoneo inquadramento delle tematiche di interesse

5. Integrazioni

include una selezione di brevi brani tratti da testi (eventualmente consultabili

presso la Biblioteca Centrale). La lettura di questi passi è facoltativa, e si

propone di fornire allo studente, ove lo ritenga opportuno, ulteriori strumenti per

una migliore padronanza dei temi sviluppati nella lezione

6. Esercizi per l’esame

include gli esercizi da svolgere ai fini dell’esame, per il corrente anno accademico.

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Indice

CD-ROM Dispensa

Unità 1 Ragione scientifica

Lezione 1 Origini della scienza moderna Parte I pag. 5

Lezione 2 Il tribunale della ragione Parte I pag. 9

Lezione 3 Geometrie non euclidee Parte I pag. 13

Lezione 4 Il positivismo Parte I pag. 16

Lezione 5 Critica della metodologia scientifica Parte I pag. 19

Unità 2 Progresso e industrializzazione

Lezione 6 L’età di Darwin Parte I pag. 22

Lezione 7 Industria e capitale Parte I pag. 27

Lezione 8 Razionalizzazione e progresso Parte I pag. 30

Lezione 9 Nietzsche. Razionalismo e nichilismo Parte II pag. 34

Lezione 10 L’età di Freud Parte II pag. 37

Unità 3 Addio a Ragione e Progresso?

Lezione 11 Il neopositivismo Parte II pag. 40

Lezione 12 Popper e il fallibilismo Parte II pag. 47

Lezione 13 Esperimenti e convenzioni Parte II pag. 52

Lezione 14 Ragione dialogica Parte II pag. 56

Lezione 15 Progresso e innovazione Parte II pag. 61

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Unità 1

Ragione scientifica

Lezione 1

ORIGINI DELLA SCIENZA MODERNA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

La scienza antica − Deduzione − Induzione − Salvare i fenomeni La spiegazione scientifica − Osservazione sperimentale − Controllo sperimentale − Costruzione sperimentale

LETTURE DI BRANI

1. Potenza e atto “L‟atto esiste nelle cose in modo diverso dalla potenza. Noi diciamo che per esempio la statua di Ermes esiste potenzialmente in un blocco di legno perché può essere derivata da esso o che la mezza linea esiste potenzialmente nella linea intera perché questa può essere divisa; e che una persona può conoscere o contemplare anche se non conosce o contempla attualmente. [..] come il costruire attuale sta al poter costruire, come la veglia sta al sonno, come il vedere sta all‟aver gli occhi chiusi; come ciò che è costruito con un certo materiale sta al materiale stesso e ciò che è formato sta a ciò che è informe: così l‟atto sta, in tutti questi casi, alla rispettiva potenza. [..] La sostanza sensibile è soggetta al mutamento. Il mutamento avviene tra opposti o tra cose che stanno in mezzo agli opposti: non però fra tutti gli opposti (non tra il non bianco e la voce); ma tra gli opposti che sono tra loro contrari. Il mutamento procede da un contrario all‟altro contrario: i contrari tuttavia non mutano. Vi deve essere allora qualcosa che soggiace al mutamento, se il contrario non vi soggiace; e vi è, oltre ai contrari, un terzo termine: la materia. Vi sono quattro mutamenti: quello sostanziale, quello qualitativo, quello quantitativo e quello locale. Il mutamento sostanziale è la nascita e il perire; il mutamento quantitativo è la trasformazione; il mutamento locale è il movimento. Le

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trasformazioni avverranno tra i rispettivi contrari. La materia dovrà essere necessariamente la potenza di trasformarsi in entrambi i contrari.”

(da Aristotele, Metafisica, ca. 50 a. C.)

2. La nuova filosofia della natura

Scheda 1, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Francesco Bacone (Francis Bacon), da Novum Organum, seconda parte dell’Instauratio Magna, 1620

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo

1.1 Tassonomie e osservazione “attiva”

1.2 Il controllo sperimentale

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Assioma Aristotele Deduzione Bacone, Francesco Dimostrazione Empirismo Induzione

Integrazioni

“Anche lo scetticismo, la cui corrosiva critica al sapere ha accompagnato ogni momento significativo nello sviluppo culturale dell‟Occidente (dalle scuole di Pirrone e dell‟Accademia nell‟epoca in cui il pensiero greco elaborava le sue prime potenti costruzioni razionali, allo scetticismo riproposto da Montaigne in epoca rinascimentale, quando hanno inizio le trasformazioni concettuali che condurranno alla nascita della scienza moderna), non pone in discussione quel carattere della conoscenza che individua nella „corrispondenza ai fatti‟ l‟unico, autentico criterio di

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verità, ovvero la sola unità di misura che consenta di stabilire se un enunciato „dica effettivamente qualcosa sul mondo‟. E‟ certamente „falso‟ asserire che il remo immerso nell‟acqua sia realmente spezzato, e ciò è del tutto evidente e fuori di qualsiasi dubbio anche per il filosofo scettico. Egli sottolinea però come non risulti sufficiente che un‟affermazione sia oggettivamente vera in quanto „rispecchia fedelmente il mondo reale‟ per poter essere correttamente definita una effettiva conoscenza fisica, un tassello sicuramente affidabile con il quale costruire l‟orizzonte del sapere. Il pensatore scettico nega, infatti, la possibilità di giustificare una credenza fornendo ragioni conclusive, che ne documentino la verità oppure la falsità. Secondo quanto suggerisce il senso comune, tale „giustificazione‟ sarebbe ottenibile garantendo la correttezza del metodo che consente di attuare il confronto fra struttura teorica e fatti empirici, rivelandone la effettiva oppure la mancata „corrispondenza‟. E tuttavia lo scetticismo ricorda come nemmeno l‟evidenza empirica, che pure parrebbe la guida più sicura e immediata per compiere il confronto richiesto, è affidabile totalmente: poiché i sensi ingannano, quantomeno in alcune occasioni, non sarà possibile affidarsi a essi per giudicare della verità o della falsità delle nostre convinzioni, valutando se esse si possano considerare autentiche conoscenze sul mondo. Ogni concreta possibilità di sapere, ogni effettiva conoscenza scientifica viene dunque a essere indissolubilmente legata all‟esistenza di una verità a cui l‟indagine razionale possa accedere e di un criterio metodologico sicuro in base al quale giudicare quali siano le „conoscenze‟ „vere‟. E lo spirito scientifico nasce e si organizza –nel lungo periodo della scienza moderna, che dal XVII secolo si spinge sino alle soglie del XX– con l‟intento di sconfiggere il dubbio scettico proprio individuando un metodo di assoluto rigore e certezza (meno immediatamente familiare al senso comune) al quale affidare il processo gnoseologico.”

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

“I problemi metodologici hanno rivestito un ruolo centrale nella rivoluzione scientifica operata nel Rinascimento [..] Nella prospettiva introdotta dalla scienza rinascimentale i fenomeni non sono più da «salvare», bensì da descrivere: il collegamento tra formulazione teorica e mondo fisico è diretto, immediato, imprescindibile. [..] Un‟analogia che evidenzia chiaramente la solidità della connessione tra sistema concettuale e dati empirici può essere l‟immagine dell‟ «arco della conoscenza.» Rappresentare con un‟arcata la metodologia scientifica significa sottolineare come essa richieda una fase ascensionale di tipo induttivo, che definisce i principi teorici esclusivamente a partire dal mondo dei fenomeni empirici, e un successivo andamento discensionale deduttivo, che dai principi giunge a predire nuovi fatti empiricamente controllabili.

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Nessuno fra quanti si sono occupati di filosofia naturale nel periodo della prima rivoluzione scientifica ha utilizzato esplicitamente tale modello, ma esso consente certamente di rappresentare lo spirito del nuovo impegno scientifico, in rapporto sia alle regole metodologiche, sia alle convinzioni ontologiche. La certezza nella totale riducibilità del mondo naturale entro i confini di un costrutto matematico -che equivale alla pretesa, introdotta dalla fisica classica, di ritenere l‟intera realtà fisica, almeno in linea di principio, scientificamente descrivibile-, unita alla convinzione che questo costrutto possa „rispecchiare‟ adeguatamente il reale, fa sì che all‟arco metodologico, il quale dall‟esperienza sensibile diretta giunge, attraverso la struttura matematica, a conferme sperimentali specifiche di predizioni teoriche, corrisponda implicitamente un analogo arco ontologico, che dal mondo sensibile conduce, attraverso la simbolizzazione matematica dell‟evento fisico, al mondo reale. Discorso sull‟essere fisico e programma metodologico si correlano quindi strettamente all‟interno della prospettiva scientifica classica, tanto che proprio la strutturabilità di una conoscenza in linguaggio matematico diviene il criterio ontologico attraverso cui discriminare tra caratteri autenticamente reali e proprietà puramente contingenti dei fenomeni naturali, ovvero, seguendo la terminologia allora usuale, fra „qualità primarie oggettive‟ e „qualità secondarie soggettive‟ ”.

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione]

“Il mutamento procede da un contrario all‟altro contrario: i contrari tuttavia non mutano. Vi deve essere allora qualcosa che soggiace al mutamento, se il contrario non vi soggiace.” Aristotele

“Alla percezione immediata e propria del senso non attribuiamo grande valore e giungiamo ad affermare che il senso dovrà giudicare solo dell‟esperimento e l‟esperimento delle cose reali.” Bacone

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Lezione 2

IL TRIBUNALE DELLA RAGIONE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Galileo. Il metodo sperimentale − “Certe dimostrazioni” − “Sensate esperienze” − Qualità primarie Kant. La sintesi a priori − Il ruolo di spazio e tempo − Fenomeno e noumeno − I concetti e le leggi fisiche

LETTURE DI BRANI

1. Il Libro della Natura

“La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l‟universo), ma non si può intendere se prima non s‟impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne‟ quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. Per tanto io dico che ben sento tirarmi dalla necessità, subito che concepisco una materia o sostanza corporea, a concepire insieme ch‟ella è terminata e figurata di questa o quella figura, ch‟ella in relazione ad altre è grande o piccola, ch‟ella è in questo o quel luogo, in questo o quel tempo, ch‟ella si muove o sta ferma, ch‟ella tocca o non tocca un altro corpo, ch‟ella è una, poche o molte, né per veruna immaginazione posso separarla da queste condizioni; ma ch‟ella debba essere bianca o rossa, amara o dolce, sonora o muta, di grato o ingrato odore, non sento farmi forza alla mente di doverla apprendere da cotali condizioni necessariamente accompagnata: anzi, se i sensi non ci fussero scorta, forse il discorso o l‟immaginazione per se stessa non v‟arriverebbe già mai. [..] che ne‟ corpi esterni, per eccitare in noi i sapori, gli odori e i suoni, si richieggia altro che grandezze, figure, moltitudini e movimenti tardi o veloci, io non lo credo; e stimo che, tolti via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino bene le figure, i numeri e i moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell‟animal vivente non credo che sieno altro che nomi.

(da G. Galilei, Il Saggiatore, 1623)

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2. La sintesi a priori

Scheda 2, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Immanuel Kant, da Critica della ragion pura, 1781, 2ª ed. 1787

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo

1.2 Il controllo sperimentale

1.3 Lo spazio. Intuizione e percezione empirica

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

A priori Galilei, Galileo Illuminismo Kant, Immanuel Intuizione Ragione

Integrazioni “Nella concezione tradizionale, l‟essenza „in sé‟ del fenomeno -per principio inconoscibile- è indirettamente sondabile attraverso la struttura formale della legge -che consente di dedurre informazioni precise su tutte le proprietà fisicamente rilevanti dell‟oggetto di analisi- e attraverso il processo di misurazione organizzato, secondo la celebre esposizione che ne dà Kant, in base al filtro categoriale a priori (il quale si manifesta nelle leggi e nei principi universali e necessari che guidano l‟impresa scientifica). La misura sperimentale si distingue quindi dalla pura osservazione, il cui ruolo è irrilevante entro il processo conoscitivo dettato dalla fisica classica.”

(da A. Rebaglia, Leggi quantistiche e leggi della complessità, in “Atti Accademia Peloritana”, 1996)

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“… nello spirito dell‟analogia kantiana [tra la “ragione” e il “giudice”] possiamo affermare che le variabili libere interne alle equazioni differenziali (che costituiscono la strutturazione formale dei principi scientifici) rappresentano il taglio, la modalità con cui la ragione umana pone alla natura interrogativi specifici, costringendola a dare a essi una risposta precisa; mentre i parametri prefissati e adeguatamente definiti (che costituiscono le condizioni iniziali e al contorno) rappresentano, per così dire, il prezzo di questo taglio dato dal soggetto alla propria domanda. Nell‟esortazione kantiana a non subire passivamente gli insegnamenti della natura, non permettendole quindi di guidare la nostra indagine conoscitiva “con le redini”, è ravvisabile l‟equivalente epistemologico della prescrizione metodologica galileiana a “diffalcare gli impedimenti della materia” nell‟organizzare le proprie osservazioni sperimentali. La funzione parzialmente attiva del soggetto nel conoscere il mondo fisico -in tal modo implicitamente ammessa- viene esplicata mediante la scelta compiuta tra gli argomenti da considerare centrali e quelli dai quali è possibile astrarre, lasciandoli sullo sfondo e tematizzandoli solamente (appunto) in qualità di condizioni iniziali e al contorno. Si delinea così lo specifico taglio prospettico della domanda posta alla natura (le si chiede, per esempio, quale legge universale sovrintenda al meccanismo di oscillazione di un pendolo, stabilendo preliminarmente di considerare inessenziali i fenomeni di attrito che ne ostacolano il movimento nel tempo). Affinché il processo conoscitivo possa aver luogo, è necessario che la ragione, la quale conosce -kantianamente- il mondo in modo oggettivo allorquando istituisce correttamente il proprio “tribunale”, e pone consapevolmente domande alla Natura, registrandone obiettivamente le risposte, organizzi tali risposte in base all‟idea dell‟esistenza di una realtà in sé, autonoma e non condizionata dai quesiti della razionalità.”

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

“L‟esclusione di ogni riflessione teleologica o assiologia dall‟ambito dell‟indagine fisica risulta indissolubilmente subordinata al convincimento costitutivo del nascente spirito di investigazione della natura: è l‟impossibilità di conoscere l‟essenza intrinseca delle sostanze empiriche -quella „x‟ che Kant denominerà „noumeno‟ o „cosa in sé‟- a impedire di assegnare un ruolo costruttivo alla metafisica e alle sue considerazioni finaliste. L‟oggetto fenomenico può, infatti, essere ritenuto pienamente conoscibile proprio ed esclusivamente in quanto non coincide affatto con una „essenza reale‟ „in sé‟, la quale imporrebbe al soggetto che compie l‟investigazione scientifica le modalità di conoscenza; all‟opposto, come spiega il filosofo di Königsberg, «le condizioni della possibilità dell’esperienza in generale sono a un tempo condizioni della possibilità degli oggetti dell’esperienza»; si tratta della „rivoluzione‟ concettuale che permette al soggetto di assegnare egli stesso alla natura una struttura che la renda conoscibile: «La natura è l‟esistenza delle cose in quanto determinata da leggi universali. Se natura significasse l‟esistenza delle cose in sé, non potremmo

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conoscerla mai né a priori né a posteriori. [..] Natura quindi, considerata materialiter, è l‟insieme di tutti gli oggetti dell’esperienza» [Kant]. [..] La scienza può rispondere alle domande che essa stessa pone solamente rinunciando a conoscere direttamente i singoli eventi empirici, e isolando -in base a operazioni di astrazione e idealizzazione- quello che, ancora in termini kantiani, si può definire un „oggetto in generale‟, simbolo descrivente innumerevoli „oggetti empirici‟ specifici e particolari, contenente tutte e soltanto le informazioni (tra quelle costitutive dell‟oggetto empirico) che la ragione scientifica può manipolare. Tramite l‟ „intelletto‟, teorizza Kant, il soggetto dispone di una funzione unificatrice che, agendo attivamente, consente di prospettare i tratti più generali caratterizzanti un dato insieme di eventi fisici, rendendone in tal modo possibile una conoscenza scientifica.”

(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “Stimo che, tolti via gli orecchi, le lingue e i nasi, restino bene le figure, i numeri e i moti, ma non già gli odori né i sapori né i suoni, li quali fuor dell‟animal vivente non credo che sieno altro che nomi.” Galilei

“Con principi de‟ suoi giudizi secondo leggi immutabili, deve la ragione entrare innanzi e costringere la natura a rispondere alle sue domande.” Kant

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Lezione 3

GEOMETRIE NON EUCLIDEE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Fisica assiomatica − Assiomi e postulati − La matematizzazione della fisica − I Principia di Newton Coerenza logica dei sistemi geometrici − Il quinto postulato − Da Saccheri a Gauss − Geometrie non euclidee

LETTURE DI BRANI

1. Verità sintetiche e verità a priori

“Dopo la morte di Kant, avvenuta nel 1804, la scienza ha attraversato un periodo di sviluppo, dapprima graduale e quindi sempre più rapido, durante il quale ha abbandonato ogni verità assoluta e ogni idea preconcetta. I principi che Kant aveva ritenuto indispensabili per la ricerca scientifica e cui aveva attribuito natura non analitica sono apparsi validi solo entro certi limiti. Si è scoperto che importanti leggi della fisica classica valgono per i fenomeni che hanno luogo nel nostro ambiente ordinario, ma nelle dimensioni astronomiche e sub-microscopiche vanno sostituite dalle leggi della nuova fisica, fatto che basta a provare che tali leggi sono empiriche e non imposte dalla ragione. Questa disgregazione del sintetico a priori può venir illustrata considerando lo sviluppo della geometria. [..] La geometria euclidea è la geometria del nostro ambiente fisico, non deve quindi stupire che le nostre concezioni visive adattandosi a esso seguano regole euclidee. Se vivessimo in un mondo la cui struttura geometrica fosse notevolmente diversa dalla geometria euclidea, ci adatteremmo al nuovo ambiente e impareremmo a vedere triangoli e leggi non euclidei come ora vediamo strutture euclidee. Troveremmo naturale che gli angoli di un triangolo misurino più di 180° e impareremmo a valutare le distanze in termini di congruenza definita dai corpi solidi di quel mondo. Visualizzare le relazioni geometriche significa immaginare le esperienze che avremmo vivendo in un ambiente in cui sussistessero tali relazioni. [..] Il filosofo [Kant] aveva commesso l‟errore di considerare visione della mente o legge di ragione quello che in realtà è soltanto prodotto dell‟abitudine. Sono occorsi più di duemila anni per scoprire ciò; senza l‟opera e le tecniche del matematico non saremmo mai stati in grado di spezzare abiti inveterati e liberare le nostre menti da pseudo principi razionali. La storia della geometria costituisce un‟ottima illustrazione delle potenzialità filosofiche insite nello sviluppo della scienza. Col pretendere di aver scoperto le

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leggi della ragione il filosofo [Kant] rese un cattivo servizio alla teoria della conoscenza: quelli che egli considerò principi razionali sono in effetti solo un condizionamento dell‟immaginazione umana da parte dell‟ambiente fisico in cui vive l‟uomo. La potenza della ragione va cercata non nelle regole che essa impone all‟immaginazione, ma nella capacità di svincolarla da qualsiasi tipo di regola attinta attraverso l‟esperienza e la tradizione. Con la sola riflessione filosofica non sarebbe stato mai possibile demolire abiti radicati, né la ricchezza della mente umana avrebbe mai potuto palesarsi per intero prima che lo scienziato avesse messo in luce strutture differenti da quelle impresse nell‟immaginazione degli uomini a opera di una lunga tradizione. “

(da H. Reichenbach, La nascita della filosofia scientifica, 1951; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

NELL’IPERTESTO

Capitolo primo La filosofia della natura tra empirismo e razionalismo

1.4 Assiomatizzare la natura Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.1 “Paradigma” newtoniano e geometrie non euclidee

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Assioma Gauss, Carl Friedrich Convenzionalismo Keplero, Johannes Deduzione Newton, Isaac Dimostrazione Saccheri, Giovanni Girolamo

Integrazioni “Scoprire come una teoria scientifica quale la relatività generale (peraltro particolarmente ben confermata a livello sperimentale) richieda allo spazio fisico di possedere caratteri differenti da quelli prescritti dalla geometria euclidea significa,

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afferma Reichenbach, dover rinunciare alla convinzione kantiana nell‟esistenza di giudizi sintetici a priori: tutti i giudizi concernenti l‟esperienza (e dunque sintetici) sono esprimibili soltanto a posteriori, a partire dall‟esperienza stessa, giacché soltanto essa può guidarci nella scelta tra costruzioni razionali alternative. “

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all’epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

“Come è ben noto, i prodromi dell‟ineludibile crisi del sistema di pensiero „classico‟ sono, in effetti, presenti già all‟epoca stessa in cui Kant lavora ai suoi studi critici: nelle riflessioni di padre Saccheri e nel suo tentativo di emendare il sistema deduttivo della geometria di Euclide da ogni incertezza metodologica, derivando la necessità logica del quinto postulato dagli altri primi quattro, indubitabilmente evidenti. La nascita delle geometrie non euclidee costringe a rifiutare la soluzione kantiana che vede nello „spazio‟ e nel „tempo‟ „intuizioni pure‟, „forme a priori‟ attraverso le quali, soltanto, il fenomeno può costituirsi come tale, fornendo al soggetto la molteplicità delle rappresentazioni empiriche su cui basare la conoscenza razionale. Svanita la possibilità di credere nella formulabilità di giudizi sintetici a priori, „soggetto‟ e „oggetto‟ si trovano nuovamente a costituire polarità opposte; i giudizi analitici –pura espressione della razionalità– sono a priori, ma esprimono solamente tautologie, mentre i giudizi sintetici –che intendono valutare i molteplici dati derivanti dall‟esperienza sensibile– sono irrimediabilmente a posteriori.”

(da A. Rebaglia, Il ruolo del finalismo nella scienza contemporanea, in “Nuova Civiltà delle Macchine”, 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “Quelli che Kant considerò principi razionali sono solo un condizionamento dell‟immaginazione umana da parte dell‟ambiente fisico in cui vive l‟uomo. La po-tenza della ragione va cercata non nelle regole che essa impone all‟immaginazione, ma nella capacità di svincolarla da qualsiasi tipo di regola attinta attraverso l‟esperienza e la tradizione.” Reichenbach “Una volta realizzato che le geometrie non-euclidee possono essere logicamente consistenti, non siamo più autorizzati a decidere quale geometria valga in natura senza fare dei controlli empirici.” Carnap

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Lezione 4

IL POSITIVISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Comte. Le origini del positivismo − La legge dei tre stadi − Conoscenze relative − Leggi come cataloghi Leggi empiriche e scienza industriale − Termodinamica − La sintesi a posteriori − Probabilità e statistica

LETTURE DI BRANI

1. Le spiegazioni scientifiche

“… il carattere fondamentale della filosofia positiva consiste nel considerare tutti i fenomeni come sottoposti a leggi naturali invariabili, la cui precisa scoperta e riduzione al minor numero possibile costituiscono il fine dei nostri sforzi, dal momento che è affatto impossibile, e, secondo noi, priva di senso, la ricerca delle così dette cause, sia prime che finali. E‟ inutile insistere troppo su di un principio che è familiare a chi si occupi un po‟ profondamente delle scienze d‟osservazione. Ognuno sa infatti come le nostre soluzioni positive, anche le più perfette, non avanzino affatto la pretesa di esporre le cause generatrici dei fenomeni –perché in tal caso non faremmo che sospingere indietro le difficoltà– ma si propongono soltanto di esaminare con esattezza le circostanze della loro produzione, e di collegarle le une alle altre mediante relazioni normali di successione e di somiglianza.

Così, per citare l‟esempio più lampante, affermiamo che i fenomeni generali dell‟universo sono generalmente spiegati, per quanto è possibile, dalla legge di gravitazione perché, da un lato, questa bella teoria ci mostra tutta l‟immensa varietà dei fenomeni astronomici come un unico e solo fatto colto nei suoi differenti aspetti –la costante e reciproca attrazione di tutte le molecole in ragione diretta alla loro massa e in ragione inversa al quadrato delle distanze; mentre, dall‟altro lato, questo fatto generale ci è presentato come la semplice estensione di un fenomeno che ci è familiare, e che, solo perciò, consideriamo perfettamente conosciuto –il peso dei corpi sulla superficie terrestre. Quanto poi a stabilire che cosa sono questo peso e quest‟attrazione, quali ne siano le cause, queste sono questioni che consideriamo insolubili, che esorbitano dal dominio della filosofia positiva, e che abbandoniamo senza rimpianti alla fantasia dei teologi e alle sottigliezze dei metafisici”.

(da A. Comte, Corso di filosofia positiva, 1830-1847)

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2. Filosofia della natura

Scheda 3, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Auguste Comte, da Corso di filosofia positiva, 1830-1847

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.2 Catalogare e prevedere. Origini della scienza industriale Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.1 Progresso e leggi empiriche

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Causalità Comte, Auguste Positivismo Laplace, Pierre-Simon de Pragmatismo Poisson, Simon Denis Utilitarismo

Integrazioni “.. fu Pierre Simon de Laplace –il più noto rappresentante della concezione deterministica della fisica classica– a sviluppare per primo i calcoli di probabilità statistica [..] Le leggi statistiche secondo Laplace rivestono un ruolo indispensabile nell‟esperienza quotidiana, in cui il determinismo gnoseologico non è pienamente realizzabile: la possibilità di un determinismo rigido e totale è una condizione di principio, inapplicabile dal punto di vista concreto. Soltanto un‟«Intelligenza extraumana» se, «per un dato istante, conoscesse tutte le forze da cui è animata la natura e la collocazione relativa degli esseri che la compongono, se inoltre fosse tanto capace da sottoporre ad analisi questi dati, abbraccerebbe nella stessa formula i movimenti dei più grandi corpi dell‟universo e dell‟atomo più leggero: nulla sarebbe incerto per essa e l‟avvenire, come il passato, sarebbe presente ai suoi occhi»

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(Laplace, 1814). L‟uomo, invece, può tendere solo asintoticamente a questo determinismo totale: «tutti questi sforzi nella ricerca della verità tendono ad avvicinarlo continuamente all‟Intelligenza che abbiamo appena concepito, ma dalla quale resterà sempre infinitamente lontano» (ivi). Per tale motivo la capacità umana di elaborare concetti probabilistici e statistici si rivela la sola guida concretamente valida per conoscere il reale. Strumento metodologico statistico e concezione ontologica deterministica non risultano, perciò, affatto incompatibili; al contrario, entro la meccanica classica essi sono strettamente correlati. La realtà si può supporre regolata da rigidi processi causali, in linea di principio conoscibili e prevedibili con la massima esattezza, pur accettando rilevanti limitazioni sugli effettivi strumenti conoscitivi a nostra disposizione.

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

ESERCITAZIONE

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “I fenomeni generali dell‟universo sono generalmente spiegati, per quanto è possibile, dalla legge di gravitazione … Quanto poi a stabilire che cosa sono questo peso e quest‟attrazione, quali ne siano le cause, queste sono questioni che consideriamo insolubili, che esorbitano dal dominio della filosofia positiva.” Comte “Misurazione e positivismo sono parenti stretti. … Scienza positiva voleva dire scienza numerica. Non vi era nulla meglio della statistica che potesse rappresentare una scienza positiva.” Hacking

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Lezione 5

CRITICA DELLA METODOLOGIA SCIENTIFICA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Mach e il positivismo − Il “sensismo” − Il “principio di economia” − La scienza fisica Mach e il sistema newtoniano − Lo spazio assoluto − La definizione di massa − Esperimento di Newton

LETTURE DI BRANI

1. Assiomi ed esperienza

Scheda 4, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Ernst Mach, da La meccanica nel suo sviluppo storico-critico, 1883

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.3 Positivismo e metodologia scientifica

2.4 Esperimenti mentali

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Empirismo Galilei, Galileo Induzione Laplace, Pierre-Simon de Percezione Mach, Ernst Positivismo Newton, Isaac

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Integrazioni “Prendendo in esame il paradigma scientifico della fisica moderna, ovvero la dinamica classica, è possibile sottolineare come esso non coincida interamente con il modo in cui Newton lo ha strutturato. E il riferimento, qui, non è alle cosiddette «teorie di minimo» e all‟impostazione della dinamica, su basi ampiamente innovative, elaborata da Lagrange. [..] L‟attenzione è invece rivolta a quella che si configura indubbiamente come una rilettura del paradigma scientifico della dinamica classica, alternativa rispetto alla costruzione newtoniana. Si tratta dell‟interpretazione fornita da Ernst Mach nel notissimo lavoro su La meccanica nel suo sviluppo storico critico. Mach discute la priorità concettuale assegnata da Newton al principio di inerzia all‟interno dell‟edificio teorico che Newton stesso ha costruito, e che, nelle sue linee generali, viene a strutturare l‟intero orizzonte paradigmatico classico. Questa priorità concettuale sollecita ad attribuire alla categoria di spazio assoluto una necessità logica (che Newton trasformerà in una realtà oggettiva). L‟attacco portato da Mach a tale priorità del principio di inerzia consiste, nel suo aspetto logico, nel ritenere quest‟ultimo la formulazione di un caso limite: il caso ideale in cui sia nulla l‟inclinazione del piano, oggetto degli studi galileiani sul moto (che hanno condotto alla prima legge di Newton). Chiave di volta del sistema della meccanica classica appare quindi a Mach, semmai, la seconda legge di Newton, che pone in relazione i concetti di «forza» , «massa» e «accelerazione»; e, ancor più, la legge gravitazionale, che descrive l‟azione mutuamente esercitata dalle masse presenti nell‟universo. Anche il concetto di forza è inteso da Newton in modo che Mach ritiene scorretto, poiché -considerando la forza come l‟agente che fa deviare il moto dalla traiettoria rettilinea- presuppone esistano regioni spaziali non sottoposte alla gravitazione, nelle quali viga il principio di inerzia: astrazione che Mach sottolinea essere priva di concretezza fisica. Né, nell‟impostazione machiana, la definizione data da Newton della massa come quantità di materia può essere soddisfacente, in quanto -oltre a essere tautologica- non prende in considerazione le relazioni dinamiche tra i corpi, compito invece primario per una struttura che, reggendosi sulle leggi di Newton, intende descrivere il movimento degli enti fisici. Nello spirito della rilettura machiana, la nozione di «massa» è riformulata come il rapporto tra le accelerazioni che i corpi si imprimono reciprocamente, e quella di «inerzia» come la resistenza che un corpo oppone alle accelerazioni prodotte dalle masse di tutti i corpi costituenti l‟universo. E‟ ben evidente che gli elementi del paradigma costitutivo della dinamica classica (e in particolare la struttura formale delle tre leggi di Newton) restano invariati. Non è dunque possibile pensare la reimpostazione machiana come una “rivoluzione scientifica”, un radicale mutamento di paradigma. Tuttavia, lettura newtoniana dei principi potanti della dinamica e lettura machiana differiscono tanto profondamente da poter essere ritenute [..] articolazioni di possibilità divergenti, “progetti” differenti e alternativi .”

(da A. Rebaglia, Ontologia ermeneutica e indagine scientifica, in “Interpretazione ed emancipazione”, Raffaello Cortina, Milano 1996)

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“Il principio di semplicità ha rappresentato nel corso dei secoli, e tuttora rappresenta, un riferimento indispensabile, una guida insopprimibile nell‟elaborazione di modelli teorici. Espresso esplicitamente da Guglielmo di Ockham nella forma del noto “rasoio” [Frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora è la famosa espressione usata da Ockham nel suo Commentario alle Sentenze, scritto tra il 1317 e il 1324], successivamente alla base del sistema galileiano -in cui si raccomanda di „diffalcare gli impedimenti della materia‟-, e -ancora- tematicamente esposto da Mach, divenendo così un momento essenziale nel pensiero scientifico ed epistemologico del XX secolo, tale principio costituisce uno strumento metodologico di fondamentale valore, tanto strettamente intessuto nella struttura conoscitiva da risultare un elemento attivo nel condurre alla elaborazioni e ai risultati dell‟impresa scientifica. [..] Esso non deriva dagli assiomi formali e dalle ipotesi fisiche assunte a fondamento di uno specifico scenario scientifico, e tuttavia si impone quale strumento condizionante per la formulazione di tali assiomi. Soltanto in base al criterio extrascientifico della semplicità Galileo può ritenere metodologicamente corretto «diffalcare gli impedimenti della materia», pervenendo in tal modo alla conoscenza delle „qualità primarie‟, oggettive ed essenziali, della natura; natura che si manifesta essa stessa come un Gran Libro strutturato in base alla „semplice‟ efficacia delle formule matematiche e delle figure geometriche. In modo analogo, Mach fa del suo principio di economia (espressione del principio di semplicità) un criterio al quale l‟indagine scientifica deve conformarsi nell‟organizzare i molteplici dati empirici, favorendo così l‟efficacia predittiva dell‟investigazione: «La mia idea fondamentale -egli scrive- [è] che la scienza sia essenzialmente un‟economia di pensiero. [..] Tutta la scienza ha lo scopo di sostituire, ossia di economizzare esperienze mediante la riproduzione e l‟anticipazione di fatti nel pensiero» (Mach, 1883).”

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione]

“Gli autori moderni che si lasciano convincere dall‟argomento newtoniano del vaso d‟acqua a distinguere fra moto assoluto e moto relativo, non si rendono conto che il sistema del mondo ci è dato una sola volta, e che la teoria tolemaica e quella copernicana sono soltanto interpretazioni, ed entrambe ugualmente valide.” Mach

“La cosa è un simbolo mentale per un complesso relativamente stabile di sensazioni.” Mach

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Unità 2

Progresso e industrializzazione

Lezione 6

L’ETA’ DI DARWIN

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Empirismo e selezione − Regolarità nel mondo biologico − La legge di Malthus − Selezione come legge di natura

Selezione e progresso − Perfettibilità − Processo evolutivo − Spencer. Sviluppo e progresso

LETTURE DI BRANI

1. Selezione naturale

“Allo stato domestico osserviamo molta variabilità, causata, o per lo meno esaltata, da mutate condizioni di vita; ma spesso in modo così oscuro, che siamo tentati di considerare le variazioni come spontanee. [..] La variabilità non è in effetti causata dall‟uomo; egli, senza intenzione, espone soltanto esseri viventi a nuove condizioni di vita, e quindi la natura agisce sulla loro organizzazione e fa sì che essa vari. Ma l‟uomo può scegliere, e sceglie, le variazioni che la natura gli fornisce, e così le accumula nella maniera voluta. Egli così adatta animali e piante secondo il suo utile o piacere. Egli può farlo metodicamente o può farlo inconsciamente, conservando gli individui più utili o che più gli piacciono, senza alcuna intenzione di modificare la razza. E‟ certo che egli può largamente influenzare il carattere di una razza selezionando, in ogni successiva generazione, differenze individuali così leggere da non essere avvertite se non da un occhio esercitato. Questo inconsapevole processo di selezione è stato il grande agente della formazione delle più distinte e utili razze domestiche. [..] Non vi è alcuna ragione perché i principi che hanno così efficacemente agito allo stato domestico non debbano aver agito allo stato di natura. Nella sopravvivenza di individui e razze favorite, durante la lotta, costantemente ricorrente, per l‟esistenza, vediamo una potente e perpetua forma di selezione. La lotta per l‟esistenza inevitabilmente consegue dall‟elevata progressione geometrica di aumento che è

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comune a tutti gli esseri viventi. [..] Nascono più individui di quanti possano sopravvivere. Un grano sulla bilancia può determinare quali individui vivranno e quali morranno; quali varietà o specie aumenteranno numericamente e quali diminuiranno o alfine si estingueranno. [..] Il più piccolo vantaggio in alcuni individui –a una qualunque età o in una qualunque stagione– su quelli con cui entrano in concorrenza, o un migliore adattamento, per quanto in lieve misura, alle condizioni ambientali, faranno, nel corso del tempo, tracollare la bilancia. [..] Poiché ciascuna specie, per la progressione geometrica della sua riproduzione, tende ad aumentare di numero; e poiché i discendenti modificati di ciascuna specie saranno tanto più posti in grado di moltiplicarsi quanto più divengono diversificati nelle abitudini e nella struttura, così da poter occupare posti numerosi e molto diversi nell‟economia della natura, vi sarà nella selezione naturale una costante tendenza a conservare la prole più divergente di una qualsiasi specie. Perciò, durante un lungo e continuato corso delle modificazioni, le leggere differenze caratteristiche delle varietà della stessa specie tendono ad accrescersi fino a diventare le maggiori differenze caratteristiche delle specie dello stesso genere. Nuove e migliorate varietà inevitabilmente soppianteranno e stermineranno le varietà più antiche, meno migliorate e intermedie; così le specie sono rese in larga misura oggetti definiti e distinti.”

(da C. Darwin, L’origine delle specie, 1859)

2. Organismo naturale e organismo sociale

“Quando diciamo che lo sviluppo è comune agli aggregati sociali e agli aggregati organici, non escludiamo però interamente ogni comunanza con gli aggregati inorganici: alcuni di questi, per esempio i cristalli, crescono in modo visibile; e tutti, nell‟ipotesi dell‟evoluzione, sono ritenuti sorti in un certo tempo, per via di integrazione. Tuttavia, in confronto alle cose che chiamiamo inanimate, i corpi viventi e le società presentano in modo così evidente l‟aumento della massa, che si può considerarlo come caratteristico degli uni e delle altre. Molti organismi crescono durante tutta la vita; altri crescono durante una parte considerevole della loro vita. Lo sviluppo sociale suole continuare o fino al tempo in cui le società si dividono, o fino al tempo in cui sono schiacciate. E questo è il primo carattere, per il quale le società si connettono al mondo organico, e si distinguono sostanzialmente dal mondo inorganico. E‟ pure un carattere dei corpi sociali, come pure dei corpi viventi, che, mentre crescono in dimensione, crescono anche in struttura. [..] La moltiplicazione delle parti di natura diversa è così grande nei corpi politici e nei corpi viventi, che costituisce un altro carattere comune sostanziale, che li distingue dai corpi inorganici. La comunanza sarà più completamente intesa, se si osserva che la progressiva differenziazione delle strutture è accompagnata dalla progressiva differenziazione delle funzioni. [..]

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Passando all‟ultimo e più spiccato carattere del corpo politico e del corpo vivente, vedremo perché in essi le azioni dissimili di parti diverse sono da considerare come funzioni, mentre non altrettanto possiamo dire delle azioni dissimili di parti dissimili in un corpo inorganico. L‟evoluzione determina negli uni e negli altri non solo semplici differenze, ma differenze che stanno in rapporti definiti, differenze di cui ognuna rende possibili le altre. Le parti di un aggregato inorganico sono in tale relazione, che l‟una può subire un gran cambiamento senza modificare il resto in modo apprezzabile. Ma avviene altrimenti nelle parti di un aggregato organico, o di un aggregato sociale. In ambedue le trasformazioni delle parti si determinano vicendevolmente, e le azioni mutue delle parti dipendono l‟una dall‟altra. In ambedue questa vicendevole dipendenza cresce col progredire dell‟evoluzione.”

(da H. Spencer, Principi di sociologia, 1870-72)

NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.1 Progresso e leggi empiriche Capitolo decimo Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”

10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Adattamento Darwin, Charles Robert Epistemologia Lamarck, Jean-Baptiste de Monet de Positivismo Malthus, Thomas Robert Progresso Spencer, Herbert

Integrazioni

“Origine ed evoluzione delle specie naturali, secondo la teoria darwiniana, sono scientificamente descrivibili facendo appello a un ben determinato meccanismo causale, la selezione naturale, e alla presenza di particolari condizioni al contorno, quali l‟uso e il disuso di alcuni organi. Si possono definire, in tal modo, le leggi della

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variazione delle specie che sono da noi conosciute solo in minima parte («La nostra ignoranza sulle leggi della variazione è profonda» scrive Darwin, 1859), ma testimoniano la loro universalità e necessità («pare che le medesime leggi governino la produzione delle differenze esistenti fra le varietà di una specie e delle differenze più grandi esistenti fra le specie di un medesimo genere», ivi). [..] L‟enfasi teleologica non è del tutto estranea alla storia del pensiero scientifico [..] in particolare, all‟interno degli studi biologici ottocenteschi e nelle ricerche di biofisica condotte nei primi decenni di questo secolo è manifestamente possibile rintracciare alcune interessanti analisi che, per taluni aspetti, esprimono tesi teleologicamente connotate. Secondo i numerosi seguaci di Lamarck, per esempio, è una forza interiore presente in ciascun organismo a farne progredire il perfezionamento verso forme più elevate e perfette. [..] La teoria darwiniana dell‟evoluzione delle specie naturali [..] è, nella sua essenza, rigorosamente deterministica; e possiede quindi il medesimo nucleo metodologico sul quale è basata la fisica classica a essa contemporanea. Le specie vengono classificate in riferimento a una loro costitutiva invarianza, mentre la casualità che si trova alla base delle mutazioni (da cui derivano adattamento e selezione negli organismi viventi) è intesa –in modo perfettamente compatibile con l‟ideale laplaciano– come inadeguatezza conoscitiva, anziché come effettiva assenza di cause”.

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

“… si constata l‟operare nell‟impresa scientifica di una „ragione „astuta‟ [Il termine da noi utilizzato fa riferimento all‟analogo termine utilizzato dal matematico e storico della scienza Yehuda Elkana. Tale «ragione astuta» (metis), che «caratterizza il processo della scoperta anche nelle scienze naturali», «implica un insieme complesso, ma molto coerente, di atteggiamenti mentali e comportamenti intellettuali che uniscono insieme: acume, saggezza, previdenza, decisione, ingegnosità, vigilanza, opportunismo, abilità ed esperienza acquistate negli anni» (Elkana)], la quale di volta in volta suggerisce un nuovo principio di invarianza, che consente di ampliare il dominio delle conoscenze sul mondo fisico; e lo fa appellandosi costantemente al sapere già acquisito, ai metodi ormai consolidati, pur introducendovi il potere radicalmente innovatore -e come tale discontinuo- della propria capacità di invenzione. [..] Le verità cui giunge questo processo razionale di scoperta non sono, quindi, „cumulative‟ nel senso tradizionale del termine, poiché non conducono a migliorare la conoscenza di oggetti già descritti dalle teorie precedenti: ogni nuova verità acquisita corrisponde alla scoperta di una realtà nuova. In queste considerazioni sembra, tuttavia, presente il principio di un progresso scientifico inteso come un continuo e irreversibile accrescersi di ciò che è „noto‟ e „vero‟.”

(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)

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ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “La lotta per l‟esistenza inevitabilmente consegue dall‟elevata progressione geometrica di aumento che è comune a tutti gli esseri viventi.” Darwin “Quando diciamo che lo sviluppo è comune agli aggregati sociali e agli aggregati organici, non escludiamo però interamente ogni comunanza con gli aggregati inorganici.” Spencer

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Lezione 7

INDUSTRIA E CAPITALE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Materialismo dialettico − Hegel. Il metodo dialettico − Modo capitalistico di produzione − Progresso e discontinuità

Il marxismo e i suoi classici : Marx e Engels − Concetti chiave del marxismo: ideologia − Materialismo storico e materialismo dialettico − Capitalismo, proletariato, lotta di classe

LETTURE DI BRANI

1. Il “rovesciamento” della dialettica hegeliana

“Dopo una citazione dalla mia prefazione alla Critica dell’economia politica, Berlino, 1859, pp.IV-VII, dove ho esposto la base materialistica del mio metodo, l‟egregio autore [che nel numero del maggio 1872 del Messaggero europeo di Pietroburgo tratta il metodo del Capitale] continua: «Per Marx una cosa sola importa: trovare la legge dei fenomeni che sta indagando. E per lui non è importante soltanto la legge che li governa in quanto hanno forma finita e fanno parte di un nesso osservabile in un periodo di tempo dato. Per lui è importante soprattutto la legge del loro mutamento, del loro sviluppo, ossia del trapasso dei fenomeni da una forma nell‟altra, da un ordinamento di quel nesso a uno nuovo. [..] Ma, si dirà, le leggi generali della vita economica sono uniche e sempre le stesse; ed è del tutto indifferente se si applicano al presente o al passato. Marx nega proprio questo. Per lui tali leggi astratte non esistono… Per lui ogni periodo storico ha le sue leggi proprie… [..] I vecchi economisti, confrontando le leggi economiche con le leggi della fisica e della chimica, mostravano di non averne capito la natura… [..] Per esempio Marx nega che la legge della popolazione sia la stessa in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Afferma anzi che ogni grado di sviluppo ha una sua propria legge della popolazione… Alla differenza di sviluppo della forza produttiva corrispondono cambiamenti dei rapporti [di produzione] e delle leggi che li regolano. [..]» Nel rappresentare quel che egli chiama il mio metodo effettivo, in maniera così esatta e così benevola per quanto concerne la mia applicazione personale di esso, che cos‟altro ha rappresentato l‟egregio autore se non il metodo dialettico? [..] Per il suo fondamento, il mio metodo dialettico, non solo è differente da quello hegeliano, ma ne è anche direttamente l‟opposto. Per Hegel il processo del pensiero, che egli trasforma addirittura in soggetto indipendente col nome di Idea, è il

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demiurgo del reale, che costituisce a sua volta solo il fenomeno esterno dell‟idea o processo del pensiero. Per me, viceversa, l‟elemento ideale non è altro che l‟elemento materiale trasferito e tradotto nel cervello degli uomini. [..] La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie in nessun modo che egli sia stato il primo a esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento della dialettica stessa. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico. Nella sua forma mistificata, la dialettica divenne una moda tedesca, perché sembrava trasfigurare lo stato di cose esistente. Nella sua forma razionale, la dialettica è scandalo e orrore per la borghesia e pei suoi corifei dottrinari, perché nella comprensione positiva dello stato di cose esistente include simultaneamente anche la comprensione della negazione di esso, la comprensione del suo necessario tramonto, perché concepisce ogni forma divenuta nel fluire del movimento, quindi anche dal suo lato transeunte, perché nulla la può intimidire ed essa è critica e rivoluzionaria per essenza.”

(da K. Marx, Il Capitale, libro I, Poscritto alla seconda edizione, 1875)

2. Forza lavoro e plusvalore

Scheda 5, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Karl Marx, da Salario, prezzo e profitto, 1865

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.2 Le nuove vie dell’economia industriale

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Metafisica Hegel, Wilhelm Progresso Marx, Karl Ragione

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Integrazioni “Nel contesto culturale dell‟idealismo tedesco, estremamente dissimile da quello platonico, la categoria di Idea sembra includere anche il tema della „temporalità‟ [..] dell‟essere fisico. Il movimento dialettico, che nella filosofia di Hegel riunisce e colloca entro il medesimo costrutto razionale (quello dell‟Idea, naturalmente) soggetti ed enti, introduce però solo apparentemente „divenire‟ e „temporalità‟ nella costruzione ontologica: l‟Idea –che accoglie in sé il soggetto e la propria antitesi, il mondo esterno– non si può affermare metta effettivamente in gioco il proprio essere. Tale movimento ha un andamento rigidamente preordinato, che impedisce l‟accadere di qualsiasi novità; mentre quest‟ultima costituisce il segno di un autentico divenire temporale.”

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “La mistificazione alla quale soggiace la dialettica nelle mani di Hegel non toglie in nessun modo che egli sia stato il primo a esporre ampiamente e consapevolmente le forme generali del movimento della dialettica stessa. Bisogna rovesciarla per scoprire il nocciolo razionale entro il guscio mistico.” Marx “Benché solo una parte del lavoro giornaliero dell‟operaio sia pagata, benché proprio questa parte non pagata rappresenti il fondo dal quale sorge il plusvalore o profitto, ciononostante sembra che tutto il lavoro sia lavoro pagato.” Marx

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Lezione 8

RAZIONALIZZAZIONE E PROGRESSO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Civiltà industriale − Emancipazione − Organizzazione scientifica del lavoro − Amministrazione

Da Weber alla Scuola di Francoforte − Max Weber. Razionalità formale − Capitalismo moderno. Disincanto del mondo − Horkheimer e Adorno. La dialettica dell‟illuminismo

LETTURE DI BRANI

1. Capitalismo e predestinazione

“L‟ascesi laica protestante [..] operò con grande violenza contro il godimento spregiudicato della proprietà, e restrinse il consumo, in ispecie il consumo di lusso. D‟altra parte essa liberò, nei suoi effetti psicologici, l‟acquisto di beni dagli ostacoli dell‟etica tradizionalistica, in quanto non solo lo legalizzò, ma addirittura [..] lo riguardò come voluto da Dio. La lotta contro i piaceri della carne e l‟attaccamento ai beni esteriori non era [..] una lotta contro il guadagno razionale, ma sibbene contro l‟impiego irrazionale della proprietà. E questo consisteva nell‟altro apprezzamento, da condannarsi come idolatria, delle forme ostensibili del lusso, che erano così vicine al modo di sentire feudale, in luogo dell‟impiego voluto da Dio, razionale e utilitario, per i fini della vita del singolo e della collettività. Non si voleva imporre al possidente la macerazione, ma l‟uso della sua ricchezza per cose necessarie e di pratica utilità [..] Il pensiero che il lavoro professionale moderno abbia un carattere ascetico non è in realtà nuovo. Anche Goethe, al culmine della sua saggezza ed esperienza della vita, nei Wanderjahre e nella conclusione che dette alla vita di Faust, ci ha voluto insegnare questo motivo ascetico fondamentale dello stile della vita borghese, se questa appunto voglia avere uno stile: che cioè il limitarsi al lavoro professionale colla rinuncia alla universalità faustiana, che questa limitazione comporta, sia nel mondo moderno il presupposto di ogni azione degna di stima, che azione dunque e rinuncia si condizionano inevitabilmente a vicenda. Per lui questo riconoscimento significava rinuncia e un addio a un tempo di piena e bella umanità, che non si rinnoverà più, nel corso della nostra civiltà, come nell‟antichità non si rinnovò il fiorire di Atene. Il Puritano volle essere un professionista, noi dobbiamo esserlo. Poiché in quanto l‟ascesi fu portata dalle celle dei monaci nella vita professionale e cominciò a

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dominare la moralità laica, essa cooperò per la sua parte alla costruzione di quel potente ordinamento economico moderno, legato ai presupposti tecnici ed economici della produzione meccanica, che oggi determina con strapotente costrizione, e forse continuerà a determinare finché non sia stato consumato l‟ultimo quintale di carbon fossile, lo stile della vita di ogni individuo, che nasce in questo ingranaggio, e non soltanto di chi prende parte all‟attività puramente economica. Solo come un mantello sottile, che ognuno potrebbe buttar via, [..] la preoccupazione per i beni esteriori doveva avvolgere le spalle degli “eletti”. Ma il destino fece del mantello una gabbia di acciaio. Mentre l‟ascesi imprendeva a trasformare il mondo e a operare nel mondo, i beni esteriori di questo mondo acquistarono una forza sempre più grande nella storia. Oggi lo spirito dell‟ascesi è sparito, chissà se per sempre, da questa gabbia. Il capitalismo vittorioso in ogni caso, da che posa su di un fondamento meccanico, non ha più bisogno del suo aiuto. Sembra impallidire per sempre anche il roseo stato d‟animo del suo sorridente erede, l‟Illuminismo, e come un fantasma di concetti religiosi che furono, si aggira nella nostra vita il pensiero del dovere professionale.”

(da M. Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, a cura di P. Burresi, Sansoni, Firenze, 1965

2. Critica della ragione strumentale

Scheda 6, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Max Horkheimer, da Eclisse della ragione. Critica della ragione strumentale, 1947

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NELL’IPERTESTO

Capitolo terzo Sapere empirico e produzione industriale

3.3 “One best way”. Mito della modernità

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Epistemologia Horkheimer, Max Illuminismo Taylor, Fredrik Wilson Progresso Weber, Max Utilitarismo

Integrazioni “Il dibattito sugli aspetti appartenenti all‟impresa scientifica estranei al puro intento conoscitivo è venuto assumendo, nel corso degli ultimi cinquant‟anni, sempre maggior rilevanza e più ampi significati. [..] Schematizzando, possiamo collocare le relazioni esistenti tra l‟impresa scientifica e gli elementi a essa esterni in un duplice rapporto: tra strutture economico-sociali e attività di ricerca, da un lato, e tra scienza e orizzonte dei valori etici e morali, dall‟altro. Le influenze esercitate in entrambe queste direzioni si possono chiarire considerandone la progressiva sovrapposizione sintetizzabile in tre distinte fasi concettuali. [..] L‟ordigno atomico fu un primo esempio, tragicamente palese, di come gli interessi economici e politici interni alla struttura sociale esercitino, di fatto, la propria influenza sulle possibili utilizzazioni pratiche dei risultati dell‟indagine scientifica (favorendone la realizzazione dell‟una piuttosto che dell‟altra fra le diverse applicazioni tecnologiche rese possibili dalla ricerca teorica). Acquisita questa consapevolezza, risulta ovvio e immediato dubitare che sia eticamente lecito produrre tutto quello che la scienza teorica renderebbe possibile attuare. Il peso di tali interrogativi, interni alla prima delle tre fasi concettuali che intendiamo chiarire, è ormai universalmente riconosciuto. Ma, a questi, altri se ne sono aggiunti, ancora ampliando l‟entità del problema complessivo. Esigenze economiche e fattori sociali influiscono profondamente, in molte e differenti maniere, non soltanto sulla realizzazione dei risultati teorici, ma anche sulla determinazione stessa degli obiettivi iniziali che l‟indagine scientifica si prefigge. In quella che possiamo definire una seconda fase concettuale è infatti evidente come i rilevanti investimenti di capitale richiesti per dare luogo a gran parte delle possibili indagini scientifiche rendano necessario l‟intervento di strutture esterne al mondo scientifico (imprese, organi statali e sovrannazionali) delle quali si privilegiano alcuni sviluppi teorici, in base a strategie e motivazioni estranee all‟ambito della pura conoscenza. [..] risulta legittimo aprire nuovi quesiti, che non facciano semplicemente appello alla nostra responsabilità nell‟agire (come accade allorché si denunciano le interconnessioni tra attività tecnologica e mondo sociale), ma chiedano di applicare una medesima responsabilità nel decidere cosa è prioritario conoscere, rendendoci consapevoli che anche tale scelta può richiedere un prezzo etico e morale più o meno elevato.

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A questo già complesso intreccio di interrogativi si è poi aggiunto, negli ultimi anni, un ulteriore nucleo di problemi, che possiamo raggruppare in una terza fase di approfondimento concettuale. Molte tra le applicazioni dell‟informatica rendono particolarmente tangibile un effetto che è conseguenza essenziale dell‟intero svolgersi del percorso di scienza e tecnologia occidentali. L‟indagine scientifica e la ricerca tecnologica non sono semplicemente strumenti che ci è possibile utilizzare nel nostro muoverci nel mondo: abitiamo, piuttosto, un mondo già preliminarmente strutturato in base a elaboratissimi progetti e sofisticati esiti scientifici e tecnologici, il quale non ha più i caratteri della natura primigenia e incontaminata, ma è necessariamente un universo almeno in parte artificiale. E sempre più sottilmente complesse divengono, conseguentemente, le preoccupazioni etiche sollevate dall‟impresa scientifica: in che misura, e attraverso quali correttivi, un‟etica e una morale che sono espressione di una società condizionata nei suoi più intimi fondamenti dalla struttura scientifico-tecnologica possono rappresentare una guida affidabile per stabilire quei limiti che abbiamo scoperto essere plausibile dover imporre agli obiettivi e ai metodi dell‟indagine scientifica?”

(da A. Rebaglia, Conoscere: un’impresa ad alto rischio, in “Scienza e vita” 1993)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “Solo come un mantello sottile, che ognuno potrebbe buttar via, [..] la preoccupazione per i beni esteriori doveva avvolgere le spalle degli “eletti”. Ma il destino fece del mantello una gabbia di acciaio.” Weber “Ogni soggetto non solo deve cooperare con gli altri per soggiogare la natura esterna, umana e non umana, ma per far questo deve soggiogare la natura dentro di sé.” Horkheimer

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Lezione 9

NIETZSCHE. RAZIONALISMO E NICHILISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Contro il positivismo − La “malattia storica” − Nichilismo attivo − Un “pensiero abissale”

Friedrich Nietzsche. La critica della cultura − Il razionalismo da Socrate a Hegel − Rinascita del tragico? Wagner − Nichilismo e oltreuomo

LETTURE DI BRANI

1. La verità e il mondo come interpretazione

Scheda 8, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1885-1887, e da Crepuscolo degli idoli, 1889

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

2. La liberazione della conoscenza

Scheda 9, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Frammenti postumi 1882-1884, da La gaia scienza, 1882 e da Così parlò Zarathustra, 1884

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione

4.2 Crisi come convalescenza

4.3 Termodinamica e filosofia dell’eterno ritorno

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Complessità Nietzsche, Friedrich Wilhelm Nichilismo Schopenhauer, Arthur Progresso

Relativismo

Integrazioni “Già i racconti mitologici, con i quali le prime civiltà occidentali tentavano di tracciare una descrizione che spiegasse l‟origine dell‟universo, contenevano l‟idea di caos; ma questo era un principio inteso costantemente in senso negativo, come elemento informe di disarmonia del quale era impossibile ogni conoscenza effettiva. Al suo opposto, il cosmo, regno di ordine e regolare semplicità, cui veniva invece attribuita una valenza totalmente positiva. La negazione di valore e il totale disinteresse per quanto vi è di caotico nei fenomeni naturali restano punti fermi attorno ai quali si svolge l‟intera storia della cultura occidentale; e soprattutto risultano essere gli elementi basilari nel consentire, in epoca moderna, il formarsi e il consolidarsi dello spirito scientifico. Infatti, solo considerando „distrubi accidentali e trascurabili‟ quelle manifestazioni di turbolenza e caoticità sempre presenti, in varia misura, negli eventi naturali, la scienza classica ha potuto formulare, in termini di equazioni matematiche, le leggi fisiche che regolano e descrivono tali eventi. [..] Il caos, tuttavia, incombe costantemente sull‟astrazione scientifica, tanto da essere avvertito come una sorta di ombra infausta all‟interno dello splendente edificio della fisica classica. E proprio la sua esistenza impedisce alle teorie matematiche di tipo analitico (ossia espresse mediante l‟uso di equazioni differenziali e integrali) di descrivere il movimento dei sistemi fisici in modo totalmente esatto, e per un periodo illimitato di tempo. Un esempio usato frequentemente per specificare la situazione tipica descritta dalla meccanica classica fa riferimento a una partita di biliardo ideale, nella quale gli urti non producano attriti e il giocatore possieda un controllo assoluto dei propri colpi. Usualmente si afferma che una teoria matematica analitica è in grado di descrivere la situazione fisica spiegando i rapporti tra cause (gli urti) ed effetti (il movimento delle palle da biliardo). Ma la teoria, in realtà, perde la propria capacità di prevedere la situazione di gioco già dopo circa un minuto da quando la prima palla è stata messa in movimento dalla stecca. Infatti, dato il relativamente piccolo raggio di curvatura delle sfere, la traiettoria successiva a un urto risulta molto sensibile alle regioni superficiali effettivamente interessate dall‟impatto: piccole imprecisioni nella valutazione dei punti di contatto provocano, con l‟aumentare del numero di collisioni, errori più che evidenti. Entrambi questi aspetti (la sensibilità alle condizioni iniziali, ovvero instabilità, e l‟amplificazione esponenziale degli errori, ovvero non linearità) sono i caratteri costitutivi che consentono una definizione scientifica di caos.

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Newton –onde evitare che fosse il caos a prendere il sopravvento sul meccanismo del cosmo, che egli avrebbe voluto poter ritenere perfettamente organizzato e prevedibile– giunse ad avanzare la supposizione che Dio, di tanto in tanto, intervenisse per impedire tale degenerazione, aggiustando e regolando la struttura ordinata dell‟universo. I termini del problema sembrarono definitivamente chiariti verso la fine del Settecento, quando Laplace sostenne che la caoticità presente nei fenomeni naturali sarebbe esclusivamente dovuta all‟intreccio, estremamente complicato, di un numero elevato di cause precise le quali, agendo complessivamente, determinerebbero in ogni suo aspetto l‟evento che appare caotico. Tuttavia, nemmeno un secolo più tardi, Poincaré doveva constatare il fallimento della tesi di Laplace: il caos non è presente soltanto nei sistemi composti da molti elementi, dove numerose sono le condizioni da considerare (come nell‟esempio delle palle da biliardo). Esso appartiene anche ai più semplici sistemi descritti dalla fisica classica, dei quali si sarebbe supposto più che possibile avere una conoscenza perfetta (sono sufficienti le influenze reciproche esercitate fra tre soli corpi a originare instabilità e caos). [..] Fu il fondamentale teorema elaborato nel 1892 dal grande matematico, astronomo ed epistemologo francese Henrì Poincaré a incrinare irreversibilmente il sogno deterministico della fisica classica. Analizzando problemi di meccanica celeste, Poincaré stabilì che, mentre le orbite percorse da due corpi (ad esempio il Sole e un suo pianeta) sono regolari e prevedibili, l‟interazione anche soltanto con un terzo corpo (un satellite del pianeta) provoca perturbazioni tali che il comportamento del sistema globale risulta intrinsecamente instabile; ovvero [..] le equazioni differenziali che lo descrivono non sono integrabili.”

(da A. Rebaglia, Caos, in “Scienza e vita” 1993)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “In effetti, noi filosofi e „spiriti liberi‟ ci sentiamo, alla notizia che il „vecchio Dio è morto‟, come sfiorati da una nuova aurora.” Nietzsche “‟Tutte le cose diritte mentono‟, borbottò sprezzante il nano. „Ogni verità è ricurva, il tempo stesso è un circolo‟.” Nietzsche

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Lezione 10

L’ETA’ DI FREUD

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

La scoperta dell’inconscio − Positivismo e scienza della psiche − Verità storiche − Ricordare e costruire Sigmund Freud − Verità nascosta o gioco di interpretazioni? − Alla scoperta dell‟inconscio − Dalla ricostruzione alla costruzione

LETTURE DI BRANI

1. Attività inconscia

“Una rappresentazione, o qualsivoglia elemento psichico, può attualmente esser presente nella mia coscienza, e scomparire il momento appresso; essa può dopo un intervallo riapparire immutata, provenendo ora , come diciamo, dalla memoria, e non basandosi su una nuova percezione sensoriale. Per rendere conto di un tale fatto siamo costretti ad ammettere che la rappresentazione era presente nel nostro spirito anche durante l‟intervallo, pur essendo rimasta latente nella coscienza. Circa la forma nella quale ha potuto esistere, mentre era presente nella nostra psiche e latente nella coscienza, non possiamo tuttavia fare ipotesi alcuna. [..] Chiameremo „cosciente‟, riservando questo solo significato a un tale termine, soltanto la rappresentazione che è presente nella nostra coscienza e che viviamo intuibilmen-te; invece le rappresentazioni latenti, quando abbiamo motivo di ritenere che continuino a esserci nella vita psichica –come era il caso della memoria– dovranno essere indicate col termine „inconscio‟. Una rappresentazione inconscia è perciò una rappresentazione che non avvertiamo, ma alla quale siamo disposti ad attribuire un‟esistenza in base a indizi e prove di altro genere. [..] Tuttavia la distinzione tra attività cosciente e inconscia e la determinazione del diaframma che le separa non costituisce né l‟ultimo né il più importante dei risultati dell‟esplorazione psicoanalitica della vita interiore. Vi sono produzioni psichiche, che si possono trovare nelle persone più normali benché presentino una straordinaria analogia con i più truci prodotti della follia, e che al pari della follia sono sempre state incomprensibili per i filosofi. Intendo parlare dei sogni. La psicoanalisi si fonda sull‟analisi dei sogni [..] I pensieri latenti del sogno non si distinguono per nulla dai dati della nostra abituale vita cosciente. Essi vanno considerati quali pensieri preconsci e possono

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effettivamente essere stati coscienti in dati momenti della vita vigile. Ma, attraverso il collegamento che hanno stabilito durante la notte con i pensieri inconsci, essi sono stati assimilati a questi ultimi, sono cioè stati retrocessi alla condizione di pensieri inconsci e sottoposti alle leggi che regolano l‟attività inconscia. Così vi è modo di apprendere ciò che sulla base di mere considerazioni teoriche, o di qualche altra fonte del sapere empirico, non avremmo potuto supporre, che cioè le leggi dell‟attività psichica inconscia si differenziano in larga misura da quelle dell‟attività cosciente.

(da S. Freud, Un’osservazione sul concetto di inconscio nella psicoanalisi, 1913)

2. Costruzione psicoanalitica e verità storiche

Scheda 7, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Sigmund Freud, da Costruzioni nell’analisi, 1937

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NELL’IPERTESTO

Capitolo quarto La ragione oltre i confini della razionalizzazione

4.1 Freud. Ragione e inconscio

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Costruttivismo Edelman, Gerald Empirismo Freud, Sigmund Percezione Ragione

Integrazioni “Sul finire del Seicento, John Locke –il grande filosofo empirista britannico– paragonava la mente umana a un „foglio bianco‟, privo di contenuti sino a che non interviene l‟esperienza a lasciarvi le proprie tracce. E‟ una concezione che ha esercitato un forte influsso sul pensiero moderno, e reso del tutto familiare l‟ipotesi secondo cui colori, forme, movimenti e tutte le caratteristiche che ci appaiono inseparabilmente connesse agli oggetti intorno a noi sono percepite passivamente dal

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cervello, il quale si limiterebbe a registrare sul proprio „foglio‟ interiore quanto le sensazioni, provenienti dall‟esterno, vi incidono. Questo scenario lineare e rassicurante del modo in cui la nostra mente si rapporta al mondo circostante non ha, tuttavia, retto il confronto con gli studi più recenti condotti nel campo della neurobiologia e della psicologia della percezione. [..] numerosi esperimenti su vari aspetti della percezione visiva oggi ci dimostrano come la mente svolga un ruolo attivo [..] nel consentire quell‟attività sensoriale che si è soliti ritenere del tutto „neutra‟ e „oggettiva‟. E‟ il cervello che costruisce, e in taluni casi crea, le immagini che noi percepiamo del mondo esterno; con i loro movimenti complessi e la loro ricchezza cromatica. Le immagini retiniche e i segnali sensoriali sono ampiamente inadeguati e –da soli– non possono in alcun modo rendere ragione delle percezioni di cui siamo coscienti; le quali sono, invece, autentiche ipotesi, frutto dell‟attività interpretativa del cervello. Tra le scoperte più recenti e significative ottenute indagando la fisiologia della corteccia cerebrale –la regione dove si svolgono i più complessi processi percettivi– vi è l‟individuazione, in essa, di „moduli specializzati‟, i quali sono addetti al riconoscimento di particolari caratteri e si attivano soltanto in presenza di questi ultimi; alcuni di tali „moduli‟ sono idonei, per esempio, a cogliere il movimento delle mani, altri i tratti del viso. [..] La teoria della „modularità‟ cerebrale pare, in effetti, aprire prospettive concettuali piuttosto inquietanti, poiché può indurre a ipotizzare che anche i più elusivi e complessi prodotti della nostra facoltà intellettiva siano il risultato, semplice e diretto, dell‟attività di cellule cerebrali, di fibre nervose e delle loro connessioni. [..] Studi di frontiera nell‟ambito dell‟intelligenza artificiale e delle scienze cognitive stanno oggi approfondendo le indagini sulla funzione di questi „moduli‟, e delle diverse aree cerebrali, ricorrendo a particolari dispositivi elettronici noti come „reti neurali artificiali‟, attraverso cui modellizzare l‟attività delle sinapsi.”

(da A. Rebaglia, Informatica e neuroscienze, in Tuttoscienze 1998)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “Le rappresentazioni latenti, quando abbiamo motivo di ritenere che continuino a esserci nella vita psichica –come era il caso della memoria– dovranno essere indicate col termine „inconscio‟.” Freud “La nostra costruzione solo in tanto è efficace in quanto restituisce un brano dell‟esistenza andato perduto.” Freud

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Addio a Ragione e Progresso?

Lezione 11

IL NEOPOSITIVISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Empirismo logico − Concezione scientifica del mondo − Wittgenstein. “Dire” e “mostrare” − La legge causale

Neopositivismo e analisi del linguaggio − Le proposizioni protocollari − La verità: dalla corrispondenza alla coerenza − I limiti del linguaggio. Le regole dell‟uso

LETTURE DI BRANI

1. Teoria raffigurativa del linguaggio

“6.124 Le proposizioni della logica descrivono l‟armatura del mondo, o, piuttosto, la rappresentano. Esse „trattano‟ di nulla. Esse presuppongono che i nomi abbiano significato e le proposizioni elementari senso. E questo è il loro nesso con il mondo. E‟ chiaro che deve indicare qualcosa sul mondo il fatto che certi nessi di simboli –che per essenza hanno un determinato carattere– siano tautologie. In questo è il fatto decisivo. Dicemmo che nei simboli che usiamo qualcosa è arbitrario, altro no. Nella logica solo quest‟altro esprime. Ma ciò vuol dire: nella logica non siamo noi ad esprimere, con l‟aiuto dei segni, ciò che vogliamo; nella logica è la natura stessa dei segni naturalmente necessari ad esprimere. [..]

6.32 La legge di causalità non è una legge, ma la forma d‟una legge. 6.321 „Legge di causalità‟: un nome di genere. E come nella meccanica, diciamo, vi

sono leggi di minimo –come quella della minima azione– così nella fisica vi sono leggi di causalità, leggi della forma di causalità [I principi di minimo sono ben noti nello sviluppo della scienza fisica. Famoso il principio di Fermat (1601-1665), o principio del „tempo minimo‟, secondo il quale per passare da un punto iniziale a uno finale una radiazione luminosa sceglie il tragitto che corrisponde al tempo di percorrenza minimo (usualmente una linea retta, ma la cosa si modifica se si interpone uno specchio –fenomeni di riflessione– oppure varia la

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denisità del mezzo di propagazione –fenomeni di rifrazione– e così via). Traducendo il principio in formule appropriate è possibile dar conto di tutte le leggi „locali‟ dell‟ottica geometrica, così come dei fenomeni della diffusione, diffrazione e interferenza dei raggi luminosi. Altrettanto noto è il principio di „minima azione‟ –introdotto per la prima volta da Maupertuis (1698-1799)– secondo il cui un corpo si muove da un punto a un altro in modo tale da rendere minima in ogni istante l‟azione (ovvero la differenza tra l‟energia cinetica e l‟energia potenziale del corpo, il quale adeguerà conseguentemente il proprio moto accelerando, decelerando o mantenendo la velocità costante). Anche in questo caso, traducendo in formule opportune il principio si può dar conto di tutte le leggi „locali‟ della meccanica classica o newtoniana. Analoghe considerazioni consentono di applicare questi medesimi principi variazionali alla meccanica relativistica e alla meccanica quantistica. Nei principi di minimo Wittgenstein individua pertanto non già una usuale legge della fisica (che, pur nella consueta generalizzazione, si applica „localmente‟ a una ben circoscritta classe di fenomeni) bensì una sorta di regola comportamentale della natura (uno statuto analogo hanno i cosiddetti „principi di conservazione‟, validi nel descrivere il comportamento di materia, carica elettrica, quantità di moto, ecc.). Scoprire e tener conto di queste regole affatto generali è di grande importanza nel definire le leggi locali e specifiche che descrivono la classe di fenomeni di volta in volta considerati. Il principio di causalità rappresenta, secondo Wittgenstein, una analoga regola comportamentale della natura A.R.]. [..]

6.341 La meccanica newtoniana, per esempio, riduce la descrizione del mondo in forma unitaria. Pensiamo una superficie bianca, con sopra macchie nere irregolari. Noi diciamo ora: qualunque immagine ne nasca, sempre posso avvicinarmi quanto io voglia alla descrizione dell‟immagine, coprendo la superficie con un reticolato di quadrati rispondentemente fine e dicendo di ogni quadrato che è bianco, o nero. A questo modo avrò ridotto la descrizione della superficie in forma unitaria. Questa forma è arbitraria, poiché avrei potuto impiegare con eguale successo una rete di maglie triangolari o esagonali. Può essere che l‟uso d‟una rete di triangoli rendesse la descrizione più semplice, cioè che noi potessimo descrivere la superficie più esattamente con una rete di triangoli più grossa che con una più fine di quadrati (o viceversa), e così via. Alle diverse reti corrispondono diversi sistemi di descrizione del mondo. La meccanica determina una forma di descrizione del mondo dicendo: tutte le proposizioni della descrizione del mondo devono ottenersi da un certo numero di proposizioni date –gli assiomi della meccanica– in un modo dato. Così essa fornisce le pietre per la costruzione dell‟edificio della scienza e dice: qualunque edificio voglia tu innalzare, lo devi comunque costruire con queste pietre e con queste soltanto. [..]

6.342 E ora vediamo la posizione reciproca di logica e meccanica. (Si potrebbe far consistere la rete anche di figure eterogenee, per esempio anche di triangoli ed esagoni). Che un‟immagine, come quella menzionata or ora, possa descriversi mediante una rete di forma data, non enuncia nulla intorno all‟immagine. (Infatti questo vale per ogni immagine di questa specie). Ma ciò che caratterizza

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l‟immagine è che essa possa descriversi completamente mediante una determinata rete di finezza determinata. Così pure nulla enuncia intorno al mondo la possibilità di descriverlo mediante la meccanica newtoniana; ma enuncia invece qualcosa la possibilità di descriverlo mediante essa proprio così come appunto lo si può descrivere. E dice qualcosa intorno al mondo anche la possibilità di descriverlo più semplicemente l‟una meccanica che mediante l‟altra.”

(da L. Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1922; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

2. Il criterio metodologico di verificazione

“Vi è solo un modo di dar significato a un enunciato, di renderlo una proposizione [Con il termine “enunciati” Schlick fa riferimento all‟aspetto esclusivamente sintattico di un asserto, mentre considerare anche il significato associato all‟enunciato, egli sostiene, equivale a valutarlo in quanto “proposizione”, ovvero in quanto espressione alla quale è possibile attribuire un valore di verità A.R.]: dobbiamo indicare le regole per il suo uso, in altre parole dobbiamo descrivere i fatti che renderanno „vera‟ la proposizione, ed essere in grado di distinguerli dai fatti che la renderanno „falsa‟. In parole ancora diverse: il Significato di una Proposizione è il Metodo della sua Verificazione. La domanda: „Che significa questo enunciato?‟ è identica alla domanda (e comporta la medesima risposta): „Come è verificata questa proposizione?‟ E‟ uno dei più seri errori filosofici quello di pensare che una proposizione possieda un significato indipendentemente dai possibili modi della sua verificazione. Si è caduti in una confusione senza speranza perché si è creduto di conoscere il significato di una frase e tuttavia ci si è dichiarati incapaci, in linea di principio, di definire le circostanze nelle quali essa sarebbe stata vera. Finché mi è logicamente impossibile indicare un metodo per accertare la verità o la falsità di una proposizione, debbo confessare di non conoscere che cosa effettivamente asserisca la proposizione. [..] Stabilendo l‟identità tra significato e modo di verificazione non scopriamo proprio niente di straordinario, ma rileviamo un mero truismo. Stiamo semplicemente sostenendo che una proposizione, per noi, ha un significato solo se per noi fa qualche differenza che essa sia vera o falsa, e che il suo significato sta tutto in questa differenza. Nessuno ha mai spiegato il significato di un enunciato in altro modo se non spiegando che cosa sarebbe differente, nel mondo, se la proposizione fosse falsa anziché vera (o viceversa). Sono certo che ciò non può essere negato. Ma la grande obiezione sollevata di solito contro il punto di vista da me difeso consiste nel sostenere che la „differenza nel mondo‟ espressa dalla proposizione può non essere osservabile né scopribile in alcun modo. In altre parole: perché un enunciato abbia per noi un significato dobbiamo conoscere, ovviamente, quale fatto esso esprime, ma può essere per noi del tutto

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impossibile scoprire se il fatto sussiste realmente. In questo caso la proposizione non potrebbe esser mai verificata, ma non sarebbe priva di significato. Di conseguenza, concludono i nostri avversari, il significato è distinto dalla verificabilità, e non è da essa dipendente. Si tratta di un‟argomentazione difettosa per un‟ambiguità presente nella parola „verificabilità‟. In primo luogo, uno potrebbe chiamare verificabile una proposizione se i fatti reali sono tali da permetterci di scoprirne la verità o la falsità ogniqualvolta siamo disposti a farlo. In questo senso, mi sarebbe impossibile verificare l‟asserzione: “Sotto terra, a trecento metri di profondità sotto la mia casa deve esserci dell‟oro”, perché esistono varie circostanze empiriche che assolutamente mi impediscono di scoprirne la verità; e tuttavia l‟asserto non era certamente insensato. [..] Di fatto, noi diciamo verificabile una proposizione quando siamo in grado di descrivere un modo di verificarla, indipendentemente dal fatto che la verificazione possa essere effettivamente eseguita o no. E‟ sufficiente essere in grado di dire che cosa si deve fare, anche se nessuno mai si troverà nella condizione di farlo.”

(da M. Schlick, Forma e contenuto: una introduzione al pensiero filosofico, 1932; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento,

Paravia, Torino 1997)

NELL’IPERTESTO

Capitolo secondo Dalla ragione legislatrice alla ragione strumentale

2.4 Esperimenti mentali

Capitolo sesto

Come descrivere i fatti

6.1 La percezione tra osservazione e costruzione

6.2 Descrizioni e raffigurazioni

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Asserto base Carnap, Rudolf Demarcazione Schlick, Moritz Epistemologia Wittgenstein, Ludwig Verificazione

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Integrazioni “Nell‟orizzonte di pensiero neopositivistico [..] il tema centrale della filosofia kantiana, l‟esistenza di giudizi sintetici a priori, perde la propria cogenza concettuale e ne vengono progressivamente abbandonati i presupposti: «lo sviluppo della scienza dopo Kant [..] significa in verità la disgregazione dell‟a priori -sostiene Reichenbach- la scienza dei nostri giorni non crede più alla capacità legislativa d‟una ragione pura. Tutto ciò che sappiamo del mondo è tratto dall‟esperienza e le trasformazioni dei dati empirici sono puramente tautologiche, analitiche» (1936). In questo contesto si assiste a una forte accentuazione dell‟interesse verso la ricerca empirica; orientamento che induce a ritenere superflua l‟ipotesi ontologica dell‟esistenza di una realtà noumenica. Ricordando il suo primo incontro con il testo kantiano della Critica della ragion pura, Ernst Mach (la cui posizione di rilievo all‟interno del positivismo ottocentesco si trasforma in una eredità irrinunciabile per l‟empirismo logico, testimoniata dalla scelta di Schlick di intitolare a lui quello che diverrà noto come il Circolo di Vienna, e in un‟influenza sul pensiero di Einstein che in più occasioni Einstein stesso ha riconosciuto) così si esprime: «circa due o tre anni dopo mi resi conto improvvisamente della superfluità della „cosa in sé‟. In un sereno giorno d‟estate all‟aperto il mondo insieme al mio io mi apparve come una quantità di sensazioni compatta» (1906, 5ª ed. accresciuta). Sostenere l‟inutilità del postulato noumenico comporta, evidentemente, anche una rielaborazione della problematica della verità di una teoria scientifica, non più misurabile nei termini del corretto „rispecchiamento‟ di una realtà in sé. [..] Il progetto di „costruzione logica del mondo‟ -facendo riferimento al titolo del celebre volume di Carnap (1928)- rappresenta l‟ideale prioritario dell‟empirismo logico, seguendo il quale l‟opera di chiarificazione sui fondamenti concettuali della scienza condotta in sede filosofica intende indicare in modo inequivocabile i nessi -caratterizzati da assoluto rigore logico- che correlano il mondo immediato dei dati sensibili con la struttura formalizzata -organizzata in base a criteri deduttivi- attraverso la quale è possibile una spiegazione scientifica di tali dati empirici. La completa realizzazione del programma neopositivistico di organizzazione della conoscenza scientifica su basi logico-deduttive comporterebbe, di fatto, un rafforzamento della linea di demarcazione tra scienza e metafisica tale da rendere questo confine assolutamente non permeabile, pur senza dover ricorrere al piano ontologico, al concetto di „cosa in sé‟.”

(da A. Rebaglia, Critica della Ragione Metascientifica, Franco Angeli, Milano 1996)

“[L‟immagine del reticolato], che paragona la struttura delle ipotesi e delle leggi costituenti una teoria scientifica a un reticolato adagiato su una superficie -la quale rappresenta ovviamente il mondo fisico-, è utilizzata per esprimere l‟indipendenza formale delle teorie scientifiche rispetto al loro contenuto empirico, un‟esigenza molto sentita nella fisica del Novecento, e causa principale della crisi nella quale

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sono venute a trovarsi la prospettiva „classica‟ e la modellizzazione dell‟ „arco‟ conoscitivo da essa proposta. La rete è autoconsistente ed è costruita in assenza di ogni riferimento a una realtà esterna, che pure dovrà cercare di catturare. [..] Le maglie di cui è composta una rete, per esempio, hanno forma geometrica e dimensioni determinate esclusivamente in base a una scelta soggettiva arbitraria, e tuttavia sono disposte in modo perfettamente regolare. Proprio questi due caratteri [..] sottolineano, secondo quanto è stato specificato in particolare da Ludwig Wittgenstein, oltre alla totale assenza di vincoli empirici della costruzione logica, libera da ogni preliminare condizionamento sperimentale, sia la possibile unitarietà della descrizione dell‟universo (svolta applicando costantemente il medesimo criterio, ottenuto sovrapponendo sempre lo stesso „reticolato‟), sia la rilevanza del principio della „semplicità‟ per valutare il successo gnoseologico di tale teoria. [..] Sottolineando chiaramente come reti a maglie diverse possano venire sovrapposte a una medesima regione della superficie, dando luogo a sistemi diversi di descrizione del mondo, Wittgenstein compendia la principale conseguenza del carattere convenzionale assunto dalle costruzioni scientifiche nel momento in cui la loro natura razionale non è stata più intesa come „chiave di volta‟ di una struttura architettonica dalle fondamenta esclusivamente empiriche: conseguenza [..] concernente la possibilità che più teorie, tutte ugualmente attendibili, abbiano domini di validità almeno parzialmente sovrapponentisi.”

(da A. Rebaglia, Logos Interpretazione e Microfisica, Franco Angeli, Milano 1992) “Nella convinzione che aspetto dominante del metodo scientifico sia il rapporto percettivo con i dati di fatto, Schlick propone, quale criterio di verità, il principio di verificazione (divenuto un punto nodale della posizione neoempirista), secondo il quale stabilire in che modo una proposizione può essere verificata equivale a determinare regole univoche che correlino l‟atto linguistico con l‟esperienza osservativa. Il rapporto tra linguaggio e mondo risulta, in effetti, il tema portante della filosofia di Schlick; argomento da lui elaborato a partire da numerose suggestioni derivate dal confronto con il pensiero di Russell e soprattutto di Wittgenstein. „Comprendere una proposizione vuol dire saper che accada se essa è vera‟, scrive Wittgenstein (proposizione 4.024 del Tractatus [..]). E Schlick individua nella posizione wittgensteiniana gli elementi concettuali mediante i quali reinterpretare il criterio di conformità, ammettendo l‟impossibilità di conoscere se nel mondo reale esista effettivamente qualcosa che „corrisponda‟ alle sensazioni e alle rappresentazioni soggettive (le quali solamente sono alla base di quanto il senso della proposizione esprime), e soffermandosi invece a indagare quale correlazione sussista tra gli enunciati e quanto –presente in essi– permette di considerarli aventi significato. Scrive Schlick: „Stabilire il significato di una frase equivale a stabilire le regole secondo cui la frase deve essere usata, il che equivale a stabilire il modo in cui essa può venir verificata‟ (Significato e verificazione, 1936, sottolineatura nostra, in A. Pasquinelli, a cura di, Il neoempirismo, UTET, Torino 1969, p.326).

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Il principio di verificazione si rivela quindi un criterio di significanza: soltanto quelle proposizioni che sono empiricamente verificabili possiedono un significato. Mostrandosi criterio di significanza empirica, oltre che criterio di verità, il principio di verificazione conduce a sviluppare una problematica caratterizzante l‟intero pensiero neopositivista: la diffidenza verso ogni forma di „metafisica‟. Se infatti possiedono significato –e possono essere giudicati veri o falsi– soltanto quegli asserti di cui è possibile proporre una verifica sperimentale, gli enunciati che non concernono dati sensibili –ovvero gli enunciati metafisici– sono del tutto „privi di significato‟. L‟impostazione neoempirista rende possibile, perciò, indagare i fondamenti metodologici dell‟impresa scientifica eliminando quelle che essa ritiene superflue oscurità metafisiche.”

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “Che un‟immagine possa descriversi mediante una rete di forma data, non enuncia nulla intorno all‟immagine. Ma ciò che caratterizza l‟immagine è che essa possa descriversi completamente mediante una determinata rete di finezza determinata.” Wittgenstein

“La domanda: „Che significa questo enunciato?‟ è identica alla domanda (e comporta la medesima risposta): „Come è verificata questa proposizione?‟” Schlick

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Lezione 12

POPPER E IL FALLIBILISMO

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Scienza “su palafitte”

− Il criterio di falsificabilità

− Demarcazione e significato

− Gli asserti base

Società aperta

− Approssimazione alla verità

− Epistemologia evoluzionistica

− Ingegneria sociale gradualistica

LETTURE DI BRANI

1. Convenzionalità delle asserzioni-base

“Tutti i controlli di una teoria, sia che mettano capo alla corroborazione, sia che abbiano come risultato la falsificazione della teoria stessa, devono arrestarsi a qualche asserzione-base o ad altre asserzioni che decidiamo di accettare. Se non perveniamo a nessuna decisione, e non accettiamo l‟una o l‟altra delle asserzioni-base, il controllo non ci avrà condotto da nessuna parte. Ma, considerata da un punto di vista logico, la situazione non è mai tale da costringerci ad arrestarci a questa particolare asserzione-base piuttosto che a quell‟altra, o addirittura da costringerci a rinunciare al controllo. Infatti qualsiasi asserzione-base può a sua volta essere controllata usando quale pietra di paragone qualunque asserzione-base che possa essere dedotta da essa, con l‟aiuto di qualche teoria: sia di quella che si deve controllare sia di un‟altra teoria. Questa procedura non ha alcun termine naturale. Così, se il controllo non ci porta in nessun luogo, non ci rimane che arrestarci a un punto o all‟altro, e dire, almeno per il momento, che siamo soddisfatti. E‟ abbastanza facile vedere che in questo modo arriviamo a un procedimento secondo il quale ci fermiamo soltanto a un genere di asserzione particolarmente facile da controllare. Ciò infatti significa che ci arrestiamo ad asserzioni sulla cui accettazione o sul cui rifiuto i vari ricercatori possono mettersi facilmente d‟accordo. [..] Le asserzioni-base a cui ci arrestiamo, che decidiamo di accettare come soddisfacenti e come sufficientemente controllate, hanno sicuramente il carattere di dogmi, ma solo in quanto possiamo desistere dal giustificarle mediante ulteriori argomentazioni (o ulteriori controlli). Tuttavia questo genere di dogmatismo è innocuo perché, se ce ne fosse bisogno, sarebbe facile sottoporre queste asserzioni a ulteriori controlli.

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Ammetto che anche questo rende, in linea di principio, infinita la catena delle deduzioni. Ma questo genere di „regresso all‟infinito‟ è anche innocuo, perché nella nostra teoria non si fa questione di tentar di provare, per suo mezzo, una qualsiasi asserzione. E, in fine, per quanto riguarda lo psicologismo, ammetto di nuovo che la decisione di accettare un‟asserzione-base e di dichiararsene soddisfatti è casualmente connessa con le nostre esperienze –specialmente con le nostre esperienze percettive– ma è altresì vero che non tentiamo di giustificare le asserzioni-base per mezzo di queste esperienze. Le esperienze possono motivare una decisione, e quindi l‟accettazione o il rifiuto di un‟asserzione, ma un‟asserzione-base non può essere giustificata da esse, più di quanto non possa essere giustificata battendo il pugno sul tavolo. [..] Le asserzioni-base si accettano come risultato di una decisione o di un accordo; ed entro questi limiti sono convenzioni. [..] Dunque la base-empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di „assoluto‟. La scienza non posa su un solido strato di roccia. L‟ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. E‟ come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall‟alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o „data‟; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.”

(da K.R. Popper, Logica della scoperta scientifica. Il carattere autocorrettivo della scienza, 1934; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento,

Paravia, Torino 1997)

2. Corroborazioni e confutazioni

Scheda 12, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Karl Raimund Popper, (da Congetture e confutazioni, 1963)

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

3. Esperimenti solo retrospettivamente „cruciali‟

“A mio modo di vedere nella scienza non si apprende semplicemente attraverso congetture e confutazioni. La scienza matura non è un procedimento per tentativi ed errori, non consiste di ipotesi isolate seguite da conferme o confutazioni. I grandi risultati, le grandi „teorie‟, non sono ipotesi isolate o scoperte di fatti, ma programmi di ricerca. La storia della grande scienza è una storia di programmi di ricerca e non di tentativi ed errori, né di „congetture ingenue‟. Nessun esperimento isolato può giocare un ruolo decisivo, tantomeno „cruciale‟, nel far pendere la bilancia a favore di uno fra due programmi di ricerca rivali. Naturalmente non nego che di tanto in tanto gli scienziati

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conferiscano, di solito col senno di poi, il titolo onorifico di „esperimento cruciale‟ ad alcuni esperimenti che sono stati spiegati con successo in un programma e con meno successo (ossia solo per mezzo di manovre ad hoc) in un altro. Né voglio negare che alcuni esperimenti abbiano un effetto psicologico decisivo nella guerra di logoramento fra due programmi e che essi possano causare il crollo di uno e la vittoria dell‟altro. Un‟anomalia può anche avere un effetto paralizzante sull‟imma-ginazione e sulla determinazione degli scienziati che lavorano a un programma di ricerca che è affetto da essa; ma ho sostenuto che nessuna di queste anomalie, non importa se vengano chiamate o meno „esperimenti cruciali‟, è obiettivamente cruciale. Dove il falsificazionista vede un esperimento cruciale negativo, io „predico‟ che non ve n‟era alcuno. Predico che dietro ogni presunto duello fatale fra teoria ed esperimento si scoprirà, come fatto storico, una complessa guerra di logoramento fra due programmi di ricerca rivali, nel corso della quale è possibile stabilire, in ogni dato momento, quali fossero le forze relative (ossia le risorse immaginative e la fortuna empirica) dei due eserciti. Ho anche proposto (e avviato) un programma di ricerca storiografico per controllare questa tesi. La mia posizione ha chiare implicazioni per una teoria dell‟apprendimento scientifico. Il vecchio problema „come e che cosa apprendiamo scientificamente dall‟esperienza?‟ viene risolto in modo nuovo: „quello che nella scienza apprendiamo dall‟esperienza non riguarda la verità (o la probabilità), né la falsità (o l‟improbabilità) delle „teorie‟ ma il relativo progresso e regresso empirico di programmi di ricerca [Un programma di ricerca si rivela, nella terminologia di Lakatos, „teoricamente progressivo‟ quando soddisfa la clausola di „accettabilità 1„ da lui stesso fornita, ovvero quando accresce nel tempo il proprio contenuto empirico; „empiricamente progressivo‟ quando soddisfa la clausola di „accettabilità 2„ e nuovi controlli sperimentali corroborano parte del contenuto empirico addizionale; „teoricamente‟ ed „empiricamente‟ „regressivo‟ quando permette soltanto di spiegare le anomalie tramite l‟introduzione di ipotesi ad hoc ma non conduce a nuove predizioni, e non accrece perciò il contenuto empirico della teoria né rende approntabili nuove indagini di laboratorio A.R.].”

(da I. Lakatos, Anomalie ed esperimenti cruciali, 1973; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

NELL’IPERTESTO

Capitolo settimo

Fare assegnamento sui fatti empirici

7.1 Convenzioni e scienza “su palafitte”

7.3 L‟euristica della scoperta scientifica

7.4 “Reti” teoriche, scoperta e innovazione

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Anomalia Lakatos, Imre Asserto-base Popper, Karl Raimund Base empirica Demarcazione Epistemologia Falsificabilità, principio di

Integrazioni

“Già nel secolo XVIII il metodo induttivo –fulcro dell‟empirismo e del suo esito più mirabile, lo studio scientifico della natura– era stato sottoposto alla penetrante critica avanzata dal filosofo scozzese David Hume, circa l‟impossibilità di pervenire a esprimere enunciati autenticamente „universali‟ e „necessari‟ –i soli a poter essere considerati adeguate leggi scientifiche– attraverso la semplice enumerazione di singoli eventi fattuali. Come insegna lo scetticismo humeano, anche un numero indefinitamente elevato di „conferme‟ lascia sempre aperta la possibilità logica che in una futura occasione l‟evento possa venire „confutato‟ dall‟esperienza. Un solo „pilastro‟ del tradizionale „arco della conoscenza‟ sembra quindi rivelare un‟intrinseca solidità: quello deduttivo, il lato discendente che dall‟ipotesi teorica conduce a indicarne le conseguenze empiriche, avanzando previsioni che il metodo sperimentale potrà poi confermare. Trasformare l‟antica arcata in un unico pilastro deduttivo [..] lascia però immediatamente emergere un notevole problema concettuale: nel definire la base sulla quale formulare le ipotesi da sottoporre successivamente ai controlli sperimentali occorre accettare che le teorie scientifiche (le quali formano la sommità del „pilastro‟ deduttivo) siano libere invenzioni dell‟intelletto, anziché il risultato di inferenze compiute a partire da una collezione di osservazioni empiriche. Posizione che segna il definitivo abbandono del credo epistemologico fondamentale della scienza moderna, riassumibile nel newtoniano „hypotheses non fingo‟. Nella nuova accezione della scienza come „pilastro deduttivo‟ si tratta, in effetti, proprio di „fingere‟ ipotesi. Ovvero si tratta, da un lato, di avanzare „creazioni razionali‟ rinunciando a eleggere l‟osservazione empirica a guida sicura del sapere scientifico [..]. E, dall‟altro lato, si tratta di „conficcare‟ queste ipotesi quanto più solidamente possibile nel terreno dell‟esperienza osservativa: come sarà Karl Popper a spiegare ampiamente, la scienza si rivela costruita „su palafitte‟, le congetture teoriche vengono infitte dall‟alto in una „base‟ costituita da fatti empirici, seppure attraverso un processo di formulazione di inferenze „non induttive‟ bensì deduttive (seguendo la logica del cosiddetto „modus tollens‟, secondo cui se dalla congettura p possiamo dedurre l‟asserto q, allorché un controllo sperimentale evidenzi non q –ovvero falsifichi q– si avrà non p –ovvero anche la congettura teorica p sarà da ritenersi falsa).”

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

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“Il falsificazionismo rappresenta, secondo Lakatos, il solo criterio metodologico affidabile per comprendere il processo di „crescita‟ della conoscenza scientifica. Di esso occorre tuttavia dare una lettura che non risulti semplificata e banalizzante: frequentemente le teorie nascono „in un oceano di anomalie‟ (essendo contraddette da fatti noti che vengono isolati come „eccezioni‟ al modello trattato) oppure sono formulate basandosi su fondamenti concettuali „incoerenti‟ (in quanto sviluppano concetti appartenenti a programmi teorici fra loro „incompatibili‟). Per tali motivi, spesso teorie che già hanno subito confutazioni sperimentali non vengono abbandonate dalla comunità scientifica, la quale ricorre invece a ipotesi ad hoc (ovvero a „stratagemmi convenzionalistici‟) per consolidarne la struttura; inoltre, il medesimo tipo di procedure euristiche è sovente utilizzato anche nell‟organizzare una concezione teorica nuova e alternativa. Accanto all‟elemento „congetturale‟, dice Lakatos, nel valutare l‟impresa conoscitiva occorre quindi considerare anche la peculiare „tenacia‟ con cui spesso la comunità scientifica intende continuare a lavorare a un programma di ricerca giudicato affidabile [..] Qualsiasi esperimento giudicato potenzialmente „falsificante‟ –egli afferma, riprendendo una tesi epistemologica decisiva avanzata da Duhem– può essere neutralizzato modificando le „ipotesi ausiliari‟ che, insieme, costituiscono quella che egli definisce la „cintura protettiva‟, mediante la quale è sempre possibile salvare il „nucleo‟ del „programa di ricerca scientifico‟, formato da una pluralità di teorie interconnesse.”

(da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “La base-empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di „assoluto‟. La scienza non posa su un solido strato di roccia.” Popper

“Nessun esperimento isolato può giocare un ruolo decisivo, tantomeno „cruciale‟, nel far pendere la bilancia a favore di uno fra due programmi di ricerca rivali.” Lakatos

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Lezione 13

ESPERIMENTI E CONVENZIONI

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

“Immacolata percezione”

− Fatti “carichi di teoria”

− Esperimenti cruciali

− Mondi differenti Incommensurabilità

− Neurath. Le enciclopedie

− Indeterminatezza della traduzione

− Postulati culturali

LETTURE DI BRANI

1. L‟emergere delle scoperte scientifiche

Scheda 14, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Thomas S. Kuhn, da La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

2. Conferma empirica e impostazione olistica

“… la scienza nella sua globalità è come un campo di forza i cui punti limite sono l‟esperienza. Un disaccordo con l‟esperienza alla periferia provoca un riordinamento all‟interno del campo; si devono riassegnare certi valori di verità ad alcune nostre proposizioni. Una nuova valutazione di certe proposizioni implica una nuova valutazione di altre a causa delle loro reciproche connessioni logiche. [..] Ma l‟intero campo è determinato dai suoi punti limite, cioè l‟esperienza, in modo così vago che rimane sempre una notevole libertà di scelta per decidere quali siano le proposizioni di cui si debba dare una nuova valutazione alla luce di una certa particolare esperienza contraria. [..] Se tutto ciò è giusto, non è affatto corretto parlare del contenuto empirico di una certa proposizione particolare –specialmente se si tratta di una proposizione molto lontana dalla periferia del campo. E inoltre diventa assurdo cercare una qualsiasi linea di demarcazione fra proposizioni sintetiche, che si fondino sull‟esperienza

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contingente, e proposizioni analitiche, che valgono quali che siano i dati dell‟esperienza. Tutte le proposizioni si potrebbero far valere in tal modo se facessimo delle rettifiche sufficientemente drastiche in qualche altra parte del sistema. [..] Come empirista io continuo a considerare lo schema concettuale della scienza come un mezzo, in ultima analisi, per predire l‟esperienza futura alla luce dell‟esperienza passata. Gli oggetti fisici vengono concettualmente introdotti nella situazione come comodi intermediari –non definendoli in termini di esperienza, ma come semplici postulati non riducibili, paragonabili, da un punto di vista epistemologico, agli dei di Omero. Io, che di fisica ho nozioni più che comuni, credo per parte mia negli oggetti fisici e non negli dei di Omero; e considero un errore scientifico credere altrimenti. Ma in quanto a fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dei differiscono solo per grado e non per la loro natura. Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità entrano nella nostra concezione soltanto come postulati culturali. Da un punto di vista epistemologico il mito degli oggetti fisici è superiore agli altri nel fatto che si è dimostrato più efficace degli altri miti come mezzo per elevare una semplice costruzione nel flusso dell‟esperienza.

(da W.V.O. Quine, Due dogmi dell‟empirismo, 1951; tratto da A. Rebaglia, Scienza e verità. Introduzione all‟epistemologia del Novecento, Paravia, Torino 1997)

NELL’IPERTESTO

Capitolo ottavo La dimensione linguistica della conoscenza scientifica

8.1 Intrascendibilità del linguaggio

8.2 Operare “in mondi differenti”

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Epistemologia Hanson, Norwood Russell Olismo Kuhn, Thomas Relativismo Neurath, Otto Struttura Quine, Willard van Orman

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Integrazioni

“Il salto gestaltico comporta spesso l‟inconciliabilità delle due visioni del mondo tra le quali esso si attua: in ciascuna vengono assegnati significati totalmente inediti anche a termini tradizionali, poiché categorie e concetti sono reimpostati in relazione polemica con idee già ampiamente accreditate. Nel modo di concepire gli eventi fisici dettato dalla teoria della relatività generale, per esempio, al termine „gravitazione‟ corrispondono significati del tutto nuovi, incompatibili con l‟ipotesi newtoniana di un‟attrazione universale esercitata istantaneamente, e a distanza, tra i corpi. «Contrariamente a una impressione prevalente -scrive Kuhn- la maggior parte delle nuove scoperte e teorie nelle scienze non sono semplici aggiunte alla raccolta attuale delle conoscenze scientifiche. Per assimilarle lo scienziato deve in generale risistemare l‟attrezzatura intellettuale e manipolativa sulla quale ha precedentemente contato, scartando alcuni elementi delle precedenti credenze e pratiche, trovando nuovi significati in altri elementi e nuove relazioni tra di loro» [La tensione essenziale. Cambiamenti e continuità nella scienza, 1977]. [..] Pertanto, Kuhn nega la possibilità di ritrovare -in termini continuisti- le leggi di Newton come un caso limite della teoria einsteiniana della relatività generale: «i riferimenti fisici di questi concetti einsteiniani [di spazio, tempo e massa] non sono affatto identici a quelli dei concetti newtoniani che hanno lo stesso nome. (La massa newtoniana si conserva immutabile; quella einsteiniana è convertibile con l‟energia. Soltanto a basse velocità relative le due masse possono essere misurate nello stesso modo, e anche allora non devono essere concepite come se fossero la stessa cosa.) [..] nel passaggio al limite non è soltanto la forma delle leggi che è mutata. Simultaneamente abbiamo dovuto alterare anche gli elementi strutturali fondamentali di cui si compone l‟universo a cui quelle leggi si applicano. [..] Proprio perché non comportò l‟introduzione di concetti o di fatti addizionali, il passaggio dalla meccanica newtoniana a quella einsteiniana illustra con particolare chiarezza quell‟aspetto fondamentale delle rivoluzioni scientifiche che consiste nella trasformazione della struttura concettuale attraverso la quale gli scienziati guardano al mondo» [La struttura delle rivoluzioni scientifiche, 1962]. Ogni nuovo „paradigma‟, secondo la radicalizzazione della posizione kuhniana espressa nella filosofia di Paul Feyerabend, si occupa di «mondi (concettuali) diversi» rispetto al „paradigma‟ precedente, tanto che «non supponiamo più un mondo oggettivo che non risente delle nostre attività epistemiche» [La scienza in una società libera, 1978]. [..] Il legame tra indispensabile esercizio di un potere intuitivo nella scoperta scientifica e incommensurabilità fra il mondo così scoperto e il mondo dischiuso dal precedente paradigma solleva questioni non solo di gnoseologia e metodologia scientifica, ma anche di referenzialità e significato dei termini teorici e delle entità fisiche.”

(da A. Rebaglia, Salti rivoluzionari e storie di concetti, postfazione a L. Krauss, “Paura della fisica”, Raffaello Cortina, Milano 1994)

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ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “L‟anomalia è visibile soltanto sullo sfondo del paradigma” Kuhn “In quanto a fondamento epistemologico, gli oggetti fisici e gli dei differiscono solo per grado e non per la loro natura. Sia l‟uno che l‟altro tipo di entità entrano nella nostra concezione soltanto come postulati culturali.” Quine

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Lezione 14

RAGIONE DIALOGICA

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Heidegger. Essere e linguaggio

− L‟uomo, “pastore dell‟essere”

− “Imposizione” tecnologica

− Cibernetica e metafisica Martin Heidegger

− L‟uomo, progetto gettato

− L‟essere, il tempo

− L‟essere, l‟evento

LETTURE DI BRANI

1. Cibernetica e apprendimento

“Molti ricorderanno one-hoss shay, la carrozza descritta nel poemetto [The Deacon’s

Masterpiece, or the Wonderful One.Hoss Shay (1858)] di Oliver Wendell Holmes. Dopo cento anni di servizio questo venerabile veicolo si rivelò così perfettamente costruito che né le ruote, né la cassetta, né le stanghe contenevano un elemento qualsiasi che presentasse, rispetto agli altri, un‟eccedenza antieconomica di resistenza all‟usura. Oggi il principio dell‟one-hoss shay è alla base della ingegneria e non costituisce più una buffa fantasticheria. Se i cerchi delle ruote fossero durati più dei raggi, o i parafanghi più degli assali, ciò avrebbe svalutato alcuni valori economici. Di conseguenza o questi valori avrebbero potuto essere diminuiti senza menomare la durabilità del veicolo nel suo complesso, oppure essi avrebbero dovuto essere trasferiti alle altre parti più facilmente deteriorabili. In realtà qualsiasi struttura diversa dall‟one-hoss shay è concepita in senso antieconomico. Ciò vuol dire che ai fini della massima economia del servizio non è conveniente che il processo del mio collegamento con il signor A, con il quale io comunico tre volte al giorno, e con il signor B, che per me è soltanto un nome sconosciuto nell‟elenco telefonico, sia dello stesso ordine. Se potessi servirmi di mezzi di comunicazione appena più diretti per comunicare con il signor A, allora, pur dovendo aspettare il doppio prima di poter entrare in comunicazione con il signor B, il consumo del mio tempo sarebbe compensato. Se dunque è possibile costruire senza un costo eccessivo un apparecchio che registri le mie conversazioni passate e mi ridistribuisca una quota di servizio telefonico proporzionale alla frequenza del mio uso passato dei diversi canali telefonici, io potrò fruire di un servizio più efficiente o meno costoso, o

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perfino tale che presenti ambedue questi vantaggi. Questo è ciò che la Philips è riuscita a fare. La qualità del servizio è stata resa meno dipendente dal carico, e ciò è stato possibile per mezzo di una retroazione che Bertrand Russell chiamerebbe un «tipo logico superiore». Sarebbe insomma lo stesso tipo di perfezionamento nel comportamento che otterremmo a un livello inferiore con una semplice retroazione non implicante apprendimento. La retroazione è inoltre il comando di un sistema attraverso la reinserzione nel sistema stesso dei risultati del suo comportamento. Se tali risultati sono impiegati semplicemente come dati numerici per la critica e la rettifica del sistema, avremo la semplice retroazione degli addetti alla manovra. Ma se l‟informazione che procede in senso inverso in funzione del comportamento è in grado di mutare il metodo generale e il modello del comportamento stesso, avremo un processo che potrà realmente essere definito di apprendimento. Un altro esempio del processo di apprendimento è dato dai problemi relativi alla costruzione di centrali automatiche di tiro a previsione. Agli inizi della seconda guerra mondiale, la relativa inefficienza dell‟artiglieria antiaerea rese necessaria l‟introduzione di un apparecchio che seguisse la posizione di un aereo, calcolasse la sua distanza da terra, determinasse il tempo necessario ad un proiettile per raggiungerlo e stabilisse dove esso sarebbe stato alla fine di quel tempo; tutto ciò senza altro intervento che quello del puntatore. Se l‟aereo avesse potuto eseguire un‟azione evasiva del tutto imprevista, nessuna abilità tecnica ci avrebbe permesso di calcolare il movimento ancora sconosciuto dell‟aereo compreso fra il momento dello sparo e l‟istante in cui il proiettile avrebbe dovuto arrivare approssimativa-mente al suo bersaglio. Tuttavia numerose circostanze impediscono al pilota di compiere azioni evasive impreviste. Una limitazione nasce dal fatto che, se egli compie una virata rapida, la forza centrifuga gli farà perdere i sensi; e inoltre dal fatto che il meccanismo di manovra del suo aereo e il corso di istruzioni da lui ricevuto gli impongono praticamente certe abitudini di manovra regolari che si manifestano anche nelle sue azioni evasive. Queste regolarità non costituiscono un elemento certo del suo comportamento, ma piuttosto delle preferenze statistiche che egli rivela nella maggior parte delle sue azioni. [..] [..] L‟adattamento del piano generale di puntamento e di sparo secondo il sistema particolare dei movimenti eseguiti dal bersaglio è essenzialmente un atto di apprendimento. E‟ una modificazione nel «nastro» dello strumento calcolatore del pezzo, che altera non tanto i dati numerici quanto il processo con il quale essi opereranno e che è basato sull‟esperienza passata. Esso è infatti uno dei tipi più generali di retroazione, che incide sull‟intero metodo di comportamento dello strumento.”

(da N. Wiener, Introduzione alla cibernetica, 1953)

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2. Le cose come utilizzabili

Scheda 19, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Martin Heidegger, da Essere e tempo, 1927 e da Filosofia e cibernetica, 1965

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:

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NELL’IPERTESTO

Capitolo Quinto Controllo e comunicazione

5.1 Linearità del tempo e circolarità causale retroattiva

Capitolo Decimo

Dalla ragione “strumentale” alla ragione “dialogica”

10.3 Informazione come interpretazione

10.4 “Adoperare” il mondo (estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica:

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NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Ermeneutica Heidegger, Martin Metafisica Wiener, Norbert Operazionismo

Integrazioni

“CIBERNETICA Disciplina che studia i processi di regolazione nei sistemi naturali e in quelli artificiali. Secondo le sue linee generali, tracciate da N. Wiener negli anni Quaranta del secolo scorso, i dispositivi automatizzati e gli organismi biologici tendono a condurre la propria dinamica compiendo azioni volte a compensare tanto i disturbi provenienti dall‟ambiente esterno quanto gli effetti sull‟ambiente causati dal loro stesso agire: sensori rilevano variazioni significative dello stato del sistema rispetto alle condizioni auspicate e trasmettono l‟informazione a un organo centrale di governo, il quale la elabora e conseguentemente aziona uno o più dispositivi attuatori

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che intervengono sul sistema per riportarlo nelle condizioni richieste (effetto di feedback o retroazione). La ricerca cibernetica –sviluppatasi in stretto contatto con la teoria dell‟informazione e con la teoria generale dei sistemi grazie ai lavori di W. Ross Ashby, e all‟origine di numerose applicazioni nell‟ambito dell‟automazione industriale, nelle scienze della natura e in quelle sociali– emerge come modello epistemologico capace di coordinare in un unico schema discipline differenti e categorie concettuali apparentemente lontane, quali controllo e comunicazione, energia e informazione, trasmissione dei segnali e apprendimento. Di particolare impatto è stato lo sviluppo di modelli logico-matematici e numerici dei processi fisiologici e cognitivi caratterizzanti i sistemi viventi. ● Implicazioni filosofiche. Come sottolineato da M. Heidegger (Filosofia e cibernetica, testo ampliato della conferenza su “La fine del pensiero”, tenuta nel 1965) i principi portanti dell‟indagine cibernetica sollecitano una revisione del concetto di causalità, e la sua impostazione interdisciplinare pone sotto nuova luce il tema dell‟unificazione del sapere. Inoltre essa non è inscrivibile nella struttura verticale e verticistica di „dominio‟ del soggetto sulla natura, suggerita dalla scienza tradizionale: un continuo processo di feedback fa sì che il soggetto, il quale „governa‟ l‟oggetto, debba modificare il proprio agire in base alle resistenze che l‟oggetto oppone. Questa possibilità alternativa di impostare il rapporto soggetto–oggetto rappresenta, secondo Heidegger, il merito principale del metodo cibernetico; esso non conduce all‟analisi di strutture statiche ma impegna a comprendere e modellizzare processi dinamici, e tale nodo concettuale consente di pensare l‟essere in termini più “alleggeriti” rispetto alla tradizione metafisica: il modello cibernetico di un sistema non lo vincola a referenti esterni, che lo ancorino a sostanze oggettive, perenni e indipendenti dal soggetto che cerca di conoscerle. La cibernetica ha dunque, per Heidegger, una duplice valenza positiva: è l‟elemento che conclude l‟epoca del pensiero metafisico (segnando il momento culminante dell‟intero percorso scientifico e tecnologico dell‟Occidente volto a dominare la natura) e mostra una via percorribile per pensare l‟ “oltrepassamento” della metafisica stessa. Ulteriori implicazioni filosofiche concernono la cosiddetta “cibernetica del secondo ordine”, o “cibernetica della cibernetica”. Si tratta di un approfondimento che, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, ha applicato il modello retroattivo ai “sistemi autonomi” (ovvero ai sistemi, naturali o artificiali, le cui dinamiche sono autoreferenziali: guidate dai comportamenti precedenti del sistema stesso). La complessità che caratterizza tali sistemi è spiegata solo parzialmente dal principio di feedback negativo ed è spesso determinata da un differente principio di feedback positivo, che rafforza –anziché ridurre– la deviazione rispetto allo stato di equilibrio e innesca processi di auto-produzione (indagati da H. Maturana e F. Varela). Lo stimolo percettivo –elaborato dal sistema per attuare la risposta– proviene da un ambiente del quale null‟altro è noto, e in cui è già presente e agisce il sistema stesso; l‟osservatore è sempre parte del sistema che intende osservare, puntualizza Heinz von Foerster (iniziatore della cibernetica del secondo ordine e tra i principali esponenti del costruttivismo, che da questa prospettiva trae elementi essenziali).”

(A. Rebaglia, Voce Cibernetica, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

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ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “se l‟informazione che procede in senso inverso in funzione del comportamento è in grado di mutare il metodo generale e il modello del comportamento stesso, avremo un processo che potrà realmente essere definito di apprendimento.” Wiener “La cibernetica non si può più definire una scienza fondamentale. L‟unità delle sfere tematiche del sapere non è più l‟unità del fondamento.” Heidegger

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Lezione 15

PROGRESSO E INNOVAZIONE

CONTENUTI DELLA VIDEOLEZIONE

Pensiero complesso

− Innovazione e “strategia”

− Creatività e“doppio vincolo”

− Progresso e “concretizzazione” Fine della modernità?

− La condizione postmoderna. Il pensiero debole

− Una filosofia della narratività

− Differenza, scrittura, decostruzione

LETTURE DI BRANI

1. La strategia d‟impresa

Scheda 21, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Edgar Morin, da Introduzione al pensiero complesso, 1990

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

2. Ragione dialogica e „progresso‟ tecnologico

Scheda 22, in A. Rebaglia, Ragione scientifica e progresso tecnologico. Temi di filosofia contemporanea : Andrew Feenberg, da Tecnologia in discussione, 1999

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

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NELL’IPERTESTO

Capitolo Decimo Dalla ragione „strumentale‟ alla ragione „dialogica‟

10.2 Cognizione e retroazione ricorsiva Capitolo Undicesimo

Contestualizzazione di fatti e artefatti

11.1 Costruire la realtà

11.2 La nuova logica del processo produttivo

11.3 La „tecnoscienza‟ come impresa complessa

(estratto stampabile nella pagina web del corso, portale della didattica: www.didattica.polito.it)

NEL GLOSSARIO

Termini Autori

Complessità Bateson, Gregory Costruttivismo Feenberg, Andrew Olismo Morin, Edgar Operazionismo von Glasersfeld, Heinz Struttura

Integrazioni

“COSTRUTTIVISMO

Indirizzo di pensiero che emerge nella seconda metà del XX secolo (mutuando il termine dal movimento artistico affermatosi in Russia negli anni successivi alla rivoluzione del 1917) nell‟ambito di indagini “di frontiera” concernenti biologia, psicologia della percezione, cibernetica, teoria dei sistemi, antropologia, linguistica, sociologia della conoscenza, epistemologia e molteplici altri settori disciplinari. Il costruttivismo si costituisce come tentativo di organizzare entro una modellizzazione concettuale coerente le riflessioni gnoseologiche suscitate da tali studi e non adeguatamente trattabili nella tradizionale concezione filosofica in cui la conoscenza è intesa quale rappresentazione di una realtà esterna al soggetto. In base alla sua tesi centrale, nessun sistema biologico può “uscire da se stesso” per acquisire informazioni sul mondo “così come è”: ogni organismo reagisce a stimoli percettivi, che costituiscono i momenti elementari dell‟esperienza e danno luogo alla sola informazione in suo possesso; informazione che esso codifica ed elabora facendone il nucleo del proprio comportamento.

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Il costruttivismo critico articola tali tematiche soprattutto nell‟ambito della pedagogia e degli studi sociali, prendendo avvio dalle analisi di J. Piaget e proponendosi di mantenerne le ripercussioni concettuali entro un orizzonte di tipo “realista”. La conoscenza risulta costruita dall‟individuo attraverso le sue interazioni con l‟ambiente, e l‟apprendimento non viene inteso come ricezione passiva di informazioni circa fatti neutri. Nel processo di conoscenza, i significati sono costantemente costruiti in modo attivo e, conseguentemente, anche il mondo reale risulta una costruzione, esito di interpretazioni soggettive socialmente condivise. Poiché vengono assimilati solamente i concetti strutturati mediante operazioni mentali condotte in un contesto di cooperazione intersoggettiva, secondo il costruttivismo critico anche la pratica educativa non deve prevedere un semplice trasferimento di conoscenze, quanto un ampio progetto che consenta ai discenti di costruire autonomamente le proprie conoscenze nel continuo sforzo di dare significato al contesto in cui sono collocati. Un ripensamento più ampio di tali presupposti filosofici è svolto dal cosiddetto costruttivismo radicale unendo all‟interesse verso la psicologia cognitiva una particolare attenzione agli sviluppi della cibernetica. A partire da un orizzonte di tipo scettico e strumentalista, viene elaborata una teoria della conoscenza che si rifà esplicitamente alla tesi di G. Vico secondo cui verum ipsum factum –il vero consiste nel fare, nel costruire attivamente il proprio sapere– e ripercorre l‟idealismo trascendentale, tema portante della filosofia di I. Kant –il processo gnoseologico non è un passivo recepire dati sensibili, ma l‟attivo operare dell‟intelletto per organizzare una realtà unitaria e durevole. Anche il costruttivismo radicale considera ogni organismo biologico sempre soggetto alla necessità di gestire informazioni e di comunicare con l‟ambiente esterno: “Non si può non comunicare” è il pregnante assioma di P. Watzlawick, uno dei suoi principali esponenti insieme a studiosi come Ernst von Glasersfeld, professore emerito presso l‟Università della Georgia e autore della denominazione di “costruttivismo radicale”, Heinz von Foerster (1911-2002), ingegnere e filosofo viennese padre della “cibernetica del secondo ordine”, G. Bateson, M. Mead, H. Maturana, F. Varela. Poiché per questa vasta e influente componente del costruttivismo l‟elaborazione di modelli cognitivi organizza unicamente esperienze fenomeniche soggettive, e risulta epistemologicamente ingiustificato ipotizzare che le informazioni percettive „rappresentino‟ cose reali, gli asserti non possiedono un valore di verità né poggiano su referenti extralinguistici: l‟informazione trasmessa durante un processo di comunicazione non veicola mai contenuti ma istruzioni di scelta entro un repertorio di strutture concettuali, che ciascuno dei comunicanti già possiede e viene costruendosi durante la sua esperienza di interazioni sociali. Ne consegue la convinzione ontologica secondo cui le leggi di natura non vengono scoperte bensì inventate, e la realtà stessa non è intesa come struttura oggettiva e autonoma che possa venire scoperta attraverso procedimenti gnoseologici, bensì è da ritenersi inventata attraverso l‟esperienza percettiva e la comunicazione. Nel costruttivismo radicale la consapevolezza che la conoscenza non è mai ricevuta passivamente si unisce alla convinzione che il processo cognitivo è uno strumento indispensabile affinché i sistemi biologici possano adattarsi proficuamente

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all‟ambiente, come previsto dalla teoria dell‟evoluzione. La percezione di strutture organizzate emerge da un‟interazione ricorsiva tra il sistema biologico e il suo ambiente, e la relazione fra conoscenza e realtà viene interpretata ridelineando il tema darwiniano della selezione negativa, ovvero dell‟adattamento come esito dell‟eliminazione di quanto è inutile o non funzionale: l‟adattamento biologico -e cognitivo- non è effetto dell‟azione dell‟ambiente, quale causa che determinerebbe le strutture biologiche, né viene considerato quale progressiva ottimizzazione della corrispondenza con l‟ambiente, ma è una risposta attiva dell‟organismo ai vincoli posti dall‟ambiente stesso; è l‟espressione della capacità di un organismo di sopravvivere e di far emergere all‟interno di questi vincoli, mediante il reperimento di vie “agibili” (viable) per la sua sopravvivenza, quei complessi che usualmente denominiamo „oggetti‟ e „significati‟, e ai quali attribuiamo i caratteri di entità oggettive. La conoscenza è quindi ritenuta strumento di condotta pratica, capace di generare una pluralità di vie adattive percorribili, individuate “costruendo” strutture fenomeniche organizzate e durevoli che non entrino in collisione con i vincoli percettivi che costituiscono i dati di partenza dello sviluppo evolutivo. E‟ quanto von Foerster esprime come “postulato di omeostasi cognitiva”: il sistema nervoso è organizzato (e organizza se stesso) in modo da elaborare una realtà stabile; costruiamo noi stessi attraverso la costruzione del mondo in cui viviamo.

(A. Rebaglia, Voce Costruttivismo, Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 2004)

ESERCIZI PER L’ESAME

Con riferimento alle citazioni proposte: 1. spiegarne puntualmente il significato 2. valutare concisamente originalità e impatto concettuale della tesi ivi contenuta [max. 15 righe per ciascuna citazione] “In un‟ottica complessa diciamo: non solo la parte è nel tutto; il tutto è all‟interno della parte che è all‟interno del tutto! Questa complessità è altra cosa rispetto alla confusione del tutto è in tutto e viceversa.” Morin “La nozione semplicistica di una razionalità purificata, astratta dalla vita sociale, non riesce a cogliere la complessità del fenomeno tecnico.” Feenberg