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ROBERTO steve GOBESSO LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA LIMES . Rivista Italiana di Geopolitica . pubblicazione bimestrale Gruppo Editoriale L’Espresso www.limesonline.com progetto Roberto steve Gobesso . 1992 collaborazioni per le illustrazioni di copertina in alcuni numeri fino a oggi Claudio Appetito . Duilio Cambellotti . Paola Ghirotti Koen Ivens . Cinzia Leone . Ksenija Maric . Stefano Navarrini . Teresa Orazio cartografia Laura Canali . Roberto steve Gobesso . Marta Mancinelli ASIA MAIOR numero 1 . anno 1999 CINDIA. LA SFIDA DEL SECOLO numero 5 . anno 2005 PAGINA 1 di 11

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ROBERTO steve GOBESSO

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

LIMES . Rivista Italiana di Geopolitica . pubblicazione bimestrale

Gruppo Editoriale L’Espresso

www.limesonline.com

progetto

Roberto steve Gobesso . 1992

collaborazioni per le illustrazioni di copertina in alcuni numeri fino a oggi

Claudio Appetito . Duilio Cambellotti . Paola Ghirotti

Koen Ivens . Cinzia Leone . Ksenija Maric’ . Stefano Navarrini . Teresa Orazio

cartografia

Laura Canali . Roberto steve Gobesso . Marta Mancinelli

ASIA MAIOR

numero 1 . anno 1999

CINDIA. LA SFIDA DEL SECOLO

numero 5 . anno 2005

PAGINA 1 di 11

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ROBERTO steve GOBESSO

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INTRODUZIONE

LUCIO CARACCIOLO . Direttore di Limes

Limes nasce nel marzo 1993 da un’idea di Michel Korinman,

esperto francese di geopolitica, in collaborazione con il gior-

nalista Lucio Caracciolo. La rivista viene edita dal gruppo L’E-

spresso e riprende il formato di MicroMega. Siamo in piene

guerre balcaniche, dunque il ragionamento geopolitico è di

particolare attualità.

I principi su cui si fonda Limes sono i seguenti:

a. assenza di linea politica, ma presa in conto di tutti i punti

di vista utili a ricostruire un caso geopolitico;

b. esame di singoli casi cartografabili, in cui siano riportate le

rappresentazioni e i progetti delle parti in causa e le poste

in gioco;

c. rifiuto di ogni accademismo e cooperazione fra analisti e

decisori: per Limes scrivono politici e storici, economisti e

giornalisti, geografi e militari, eccetera.

L’impresa è particolarmente difficile in un contesto culturale

come quello italiano dei primi anni Novanta, in cui il termine

geopolitica evoca scenari sulfurei e in cui l’interesse naziona-

le è considerato un esercizio nazionalista se non fascista. Ciò

malgrado, fin dai primi numeri Limes ottiene subito un inspe-

rato successo di pubblico, anche perché non esistono in Ita-

lia strumenti di analisi simili. Il lettorato è fra l’altro molto va-

rio, giacché comprende addetti ai lavori ma anche studenti e

persone professionalmente molto lontane dalla geopolitica.

Limes costruisce oggi, ogni due mesi, dei volumi monografi-

ci diffusi in edicola, in libreria e per abbonamento, cui si af-

fiancano ogni anno alcuni quaderni speciali, dedicati a temi

di particolare attualità.

Dalla rivista italiana è nata Heartland - Eurasian Review of

Geopolitics, oggi disponibile sul net all’indirizzo www.heart-

land.it

Esiste poi un’altra rivista sorella, un’edizione di Limes in ser-

bo-croato. In passato abbiamo pubblicato anche volumi in

francese, inglese e spagnolo.

Intorno alla rivista nascono fin dagli albori occasioni di dibat-

tito, alcune delle quali organizzate da Limesclub sorti spon-

taneamente sul territorio nazionale. Ogni uscita di numero è

accompagnata da un forte lancio mediatico e da interventi sul-

la stampa nazionale e spesso anche internazionale. Periodi-

camente Limes promuove seminari e incontri internazionali.

Ad esempio, ogni anno teniamo un Forum italo-turco in co-

operazione con il think tank Sam di Ankara e con il supporto

di Unicredit.

Oggi Limes si è affermato come uno dei luoghi privilegiati del

dibattito geopolitico, non solo in Italia.

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

GLI IMPERI DEL MARE . numero 4 . anno 2006

illustrazione Roberto steve Gobesso

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LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

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IL CONCEPT . Prima fase progettuale

La prima immagine qui in basso è tratta dal lavoro di Luigi Ghirri Atlantedel 1973. Questa raccolta e in particolare quest’immagine sono stati lospunto per la scelta della divisione in verticale del formato della pubbli-cazione in due aree uguali di diverso colore.Il simbolismo della cartografia, un sistema di segni universalmente ac-cettato e di alto impatto visivo, era la scelta più naturale per comunicaregraficamente i temi geopolitici trattati dalla pubblicazione.

I confini: il fondo per la copertina e per la quarta

novembre 1992

IL CONCEPT . Seconda fase progettuale

La terra di nessuno: la lettera centrale della testata

novembre 1992

Macromedia® FreeHand™ 3.0

IL PROGETTO . Prima fase

La testata . Caratteristiche progettuali e fonts

novembre 1992

IL PROGETTO . Seconda fase

La testata . Disegno grafico finale e utilizzo del colore

al centro dicembre 1992

in basso restiling del gennaio 1995

da Luigi Ghirri, Università di Parma, Centro studi e archivio della comuni-cazione, Dipartimento fotografia, Quaderni 44, Parma 1979, [FOTO 119].

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IL PROGETTO . Terza fase . La copertina, il dorso, la quarta

Ingombro immagine e titolazioni . Prima stesura . dicembre 1992

IL PROGETTO

Materiali iconografici per l’interno . Infografica e Cartografia . Format grafico . gennaio 1993

TUTTI GIÙ PER TERRA

Quaderno speciale, anno 2006

cartografia Laura Canali

LE IMMAGINI . Format grafico

Copertine dei primi numeri

Macromedia® FreeHand™ 3.0

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IL PROGETTO . Quinta fase . Interno

Gabbia, occhielli di pagina, titolazioni di apertura, capilettera, trattamento testo, note, numeri di pagina

Prima stesura . dicembre 1992 . QuarkXPress™ 2.0

l’apertura dell’editoriale del primo numeropagina 2 del primo numero, marzo 1993 pagine 4-5, il sommario del numero 3, anno 1993

apertura, Quaderno speciale, anno 2006

1. A TRE ORE DI AUTOSTRADA DASan Francisco il lago Tahoe è una meta prediletta dagli abitanti della Bay Area incerca di natura incontaminata: ci si va a sciare d’inverno, in barca a vela d’estate, afare trekking in tutte le stagioni. A duemila metri di altitudine l’acqua del grande la-go è azzurra come il cielo della California, le leggi del parco nazionale di LakeTahoe proteggono questo territorio come tante altre riserve naturali della Sierra Ne-vada. L’esistenza di simili paradisi fa parte del fascino della West Coast, su cui vigi-lano gli ecologisti di potenti lobby verdi come il Sierra Club di San Francisco. Ma direcente lo scienziato Steven S. Cliff, studioso dell’atmosfera alla University of Ca-lifornia-Davis, ha lanciato un allarme: i cieli sopra il lago Tahoe hanno registrato «lapiù forte concentrazione di nubi di zolfo dopo le zone urbane altamente condensa-te» 1. È anidride solforosa che viene dalla Cina, hanno stabilito i satelliti meteorolo-gici americani.

L’anno scorso la Cina ha rilasciato nell’atmosfera terrestre 26 milioni di tonnellatedi anidride solforosa – per la maggior parte prodotta dalle centrali termoelettriche acarbone che generano il 70% del suo fabbisogno di corrente – cioè più del doppiodegli Stati Uniti. Le particelle di anidride solforosa, una volta penetrate nei nostri pol-moni, causano malattie respiratorie, danni cardiaci, cancro. Attraverso i jet-stream e iventi planetari di altitudine, l’inquinamento cinese attraversa il Pacifico (una distanzadi 11 ore di volo su un Boeing 747), invade gli Stati Uniti, infine prosegue per l’Euro-pa. La Cina brucia più carbone di Stati Uniti, Europa e Giappone messi insieme e inmedia apre una nuova centrale termoelettrica ogni settimana, potente quanto baste-rebbe a illuminare Roma e Milano. L’India segue dappresso la Cina, per il ruolo pre-

1. K. BRADSHER, D. BARBOZA, «Pollution from Chinese Coal Casts a Global Shadow», The New York Ti-mes, 11/6/2006.

TUTTI GIÙ PER TERRA

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L’impatto della crescita di Cina e India sull’ambiente è già drammatico.Se i due colossi asiatici avvicinassero il nostro grado di benessere individuale, il mondo non ce la farebbe. L’ipocrisiadell’Occidente e i rischi di una guerra per le risorse.

LA TERRAEPICCOLAPER CINDIA di Federico RAMPINI

Sommario n. 3/1993Pag 7 EDITORIALE

Interesse nazionale e interesse cattolico

Pag 13 TAVOLA ROTONDA

Quando il Vaticano pensa il mondoincontro con Michael FITZGERALD, Philippe LEVILLAIN,

Andrea RICCARDI, Pietro SCOPPOLA, Achille SILVESTRINI

Pag 29 come FUNZIONA il VATICANO

Andrea RICCARDI Così funziona L’Internazionale vaticana:scopi, strumenti, limiti

Pag 45 la CHIESA in ITALIA

Sandro MAGISTER Due Chiese per due Italie

Giuseppe CUCCHI L’influenza vaticanae Gianfranco GASPERINI sull’azione internazionale dell’Italia

Roberto Sant’Egidio:MOROZZO DELLA ROCCA la via romana alla pace

Salvatore ABBRUZZESE Opus Dei e CL:due modelli di espansione geopolitica

Francesco Il nuovo ConcordatoMARGIOTTA BROGLIO nell’Europa che cambia

Francesco Marzo 1917:MARGIOTTA BROGLIO uno Stato per il papa

Eugenio PACELLI (verbale) Circa la situazionedella Santa Sede in Italia

Pag 123 la SANTA SEDE al LAVORO

Michel KORINMAN Tagliare o non tagliare?Le diocesi germano-polacche dopo il 1945

Lucio BRUNELLI La guerra in Sudan:i cattolici sfidano il fondamentalismo

Angelo SODANO (appendice) Perché non possiamo tacere

Silvio FERRARI Per Gerusalemme una e indivisibile

Andrej ZUBOV Uno sguardo dall’Est sulla Ostpolitik vaticana

Pag 213 LA GUERRA IN EUROPA(CONTINUA DAL N. 1-2)

Stefano BIANCHINI I Balcani dopo la guerra:un’utopia geografica?

Giuseppe SACCO La Jugoslavia non è un pericolo per l’Italia

Alessandro POLITI L’area adriaticaè il perno della nostra sicurezza

Pag 243 TRICOLORE

Virgilio ILARIPacifismo e interventismo

nella cultura politica italiana

Pag 257 DE BELLO AC PACE

Carlo JEAN«Guerre giuste» e «Guerre ingiuste»,

ovvero i rischi del moralismo

Pag 272 GLI AUTORI

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Maurizio STEFANINI Geopolitica dell’avanzata protestantein America Latina

Pag 193 BIBLIOTECA

Marco ANTONSICHSaperne di più della geopolitica vaticana

Pag 203 ARCHIVIO

Christian JACOBLa topografia cristiana di Cosma Indicopleuste

Pag 207 επιδερµα

Irène PENNACCHIONI Gli zuavi pontifici

Pag 175

209

215

227

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LA TERRA È PICCOLA PER CINDIA

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tutto il resto del mondo, noi per primi, cessasse di consumare e quindi di esistere 2. Le proiezioni danno le vertigini: entro il 2030 il livello di consumi di materie pri-

me di Cindia potrebbe portare questi due paesi ad avere un «footprint» – «improntaterrestre» – proporzionata a quella del Giappone, ma date le loro dimensioni demo-grafiche questo significa che avrebbero bisogno di occupare la Terra intera solo per lo-ro 3. C’è di che giustificare la previsione più pessimistica: la lotta per le risorse naturaliha tutti gli estremi per diventare nel corso del XXI secolo la principale fonte di conflit-ti strategici tra le nuove superpotenze asiatiche e l’Occidente, riproponendo così suscala assai più vasta quello che fu il detonatore iniziale del conflitto Giappone-StatiUniti nel 1941 (i dirigenti giapponesi erano convinti che gli americani e l’impero bri-tannico avrebbero strangolato il loro sviluppo economico, negando all’industria nip-ponica l’accesso ai territori asiatici ricchi di materie prime).

Ciò che più colpisce dell’impatto ambientale provocato da Cindia, è che il piane-ta è già entrato oggi in una situazione di emergenza per l’impatto di questi due paesi,molto tempo prima che la loro crescita economica sia arrivata a livelli paragonabili ainostri. Quella che abbiamo visto finora è davvero soltanto un’avvisaglia. In realtà ci-nesi e indiani per il momento consumano ancora poca energia e poche risorse, rispet-to a noi. È la loro massa a rendere già insostenibile un processo di sviluppo che, permolti versi, è appena iniziato e deve ancora dispiegare tutti i suoi effetti. La contraddi-zione è solo apparente. Ogni abitante della Cina è responsabile di meno di una ton-nellata all’anno (per la precisione 0,8) di quelle emissioni di gas carbonici che provo-cano l’effetto serra e il surriscaldamento climatico, cioè una frazione dell’inquinamen-to provocato dal cittadino europeo o giapponese (rispettivamente 2,5 e 2,7 tonnellatepro capite all’anno) e a maggior ragione dall’americano (5,5 tonnellate); un indianoinquina ancora meno di un cinese, perché la sua quota di emissioni carboniche è 0,3tonnellate. Ma la dimensione demografica di Cindia rende questi dati assai meno in-nocui quando si passa a esaminare l’impatto complessivo delle nazioni 4. La Cina hasuperato l’Europa ed è già al secondo posto mondiale dopo gli Stati Uniti, con oltreun miliardo di tonnellate di emissioni carboniche. L’India con trecento milioni di ton-nellate si appresta a superare il Giappone.

Le proiezioni per il futuro sono ancora più preoccupanti. Il primo dato allarman-te infatti è il ritmo di crescita dell’inquinamento prodotto dalle nuove potenze asiati-che: dal 1990 al 2004 la Cina ha visto aumentare del 67% le sue emissioni carboniche,

2. THE WORLDWATCH INSTITUTE, State of the World 2006. Special Focus: China and India, New York-Lon-dra, 2006, W.W. Norton & Company.3. Il concetto di «footprint» è stato elaborato dallo scienziato ambientale Mathis Wackernagel per misura-re tutto ciò che un’economia sottrae alla natura, sia attraverso il consumo di risorse, sia attraverso i rifiutiche produce. Questo impatto ambientale viene sintetizzato in un metro di misura: il numero di ettaricomplessivi di terra e di acqua che una economia nazionale «consuma», in proporzione con la biocapacitàche è il capitale di risorse naturali intatte a disposizione. Vedi www.footprintnetwork.org 4. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono alle emissioni carboniche nel 2004. Fonte: Energy InformationAdministration (Eia), «World carbon dioxide emissions from the consumption and flaring of fossil fuels»,US Department of Energy, International Energy Annual, Washington 2005. L’anidride solforosa, citatapiù sopra, non è inclusa invece in questi dati sulle emissioni carboniche rilevanti ai fini dell’effetto serra.

2. THE WORLDWATCH INSTITUTE, State of the World 2006. Special Focus: China and India, New York-Lon-dra, 2006, W.W. Norton & Company.3. Il concetto di «footprint» è stato elaborato dallo scienziato ambientale Mathis Wackernagel per misura-re tutto ciò che un’economia sottrae alla natura, sia attraverso il consumo di risorse, sia attraverso i rifiutiche produce. Questo impatto ambientale viene sintetizzato in un metro di misura: il numero di ettaricomplessivi di terra e di acqua che una economia nazionale «consuma», in proporzione con la biocapacitàche è il capitale di risorse naturali intatte a disposizione. Vedi www.footprintnetwork.org 4. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono alle emissioni carboniche nel 2004. Fonte: Energy InformationAdministration (Eia), «World carbon dioxide emissions from the consumption and flaring of fossil fuels»,US Department of Energy, International Energy Annual, Washington 2005. L’anidride solforosa, citatapiù sopra, non è inclusa invece in questi dati sulle emissioni carboniche rilevanti ai fini dell’effetto serra.

TUTTI GIÙ PER TERRA

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l’India dell’88%, contro il +6% europeo e il +19% degli Stati Uniti. Un altro dato si-gnificativo è il rapporto fra inquinamento e pil, che misura una «elasticità» cruciale:quante emissioni carboniche sono necessarie a un certo paese per produrre ricchezzaeconomica. Qui la Cina supera gli Stati Uniti e l’India supera l’Europa. Per ogni mi-lione di dollari di pil l’economia cinese genera 158 tonnellate di emissioni carboniche,gli Stati Uniti 147, l’India 99, l’Europa 94 (questo è anche un rivelatore di inefficienzaenergetica legato alla tipologia dell’industrializzazione dei paesi emergenti). Quindi dauna parte il tenore di vita e il livello di consumi del singolo cinese o indiano è ancoramolto inferiore al nostro, e questo si traduce nel fatto che la quota di inquinamentomisurata su base individuale è più bassa in Asia; d’altra parte la popolazione di queipaesi è così ampia che l’inquinamento cinese e indiano è già una realtà immensa.

Questo espone una ipocrisia etica e politica che gli asiatici percepiscono imme-diatamente di fronte alle grida di panico o alle «prediche» degli occidentali. Anche segli ingorghi di traffico automobilistico a Pechino e Shanghai ormai non hanno nullada invidiare a quelli di Los Angeles o Parigi, nei comportamenti individuali il cittadi-no cinese e indiano è rimasto finora assai più «verde» dell’occidentale medio. Laquantità di risorse naturali che un italiano distrugge quotidianamente per permettersiil suo tenore di vita è molto più alta del danno ambientale prodotto da un asiatico, an-che da un asiatico appartenente al ceto medio-alto urbano. Il motivo è che il livellodella motorizzazione individuale, la frequenza dei viaggi in aereo, la quantità di elet-trodomestici e di condizionatori d’aria, tutti gli indicatori di ricchezza materiale inqui-nante ci vedono ancora in netto vantaggio nel confronto pro capite. Una denunciaambientalista che suoni come un invito a cinesi e indiani a non fare come noi non suo-na accettabile. Le loro aspirazioni a un benessere simile al nostro sono legittime. Il fat-to che questo benessere non sia replicabile su scala planetaria senza andare incontro auna catastrofe ambientale, non sta spingendo noi europei – ancor meno gli americani– a drastiche rinunce né a coraggiose riforme del modello di sviluppo. Non abbiamoquindi l’autorità per chiedere rinunce a chi sta accedendo al benessere di recente.

La stessa contraddizione è visibile da un’altra angolatura, cioè proiettando nelfuturo i consumi petroliferi. Oggi il cinese medio consuma appena un quindicesimodel petrolio consumato dall’americano medio; l’indiano consuma la metà del cinese,ovvero un trentesimo dell’americano medio. Ma se entro qualche decennio Cina eIndia dovessero raggiungere il livello di consumi pro capite del Giappone – che a suavolta è «solo» la metà degli Stati Uniti – quelle due nazioni consumerebbero 100 mi-lioni di barili di greggio al giorno. Cioè molto più del petrolio che il mondo intero èin grado di estrarre e di raffinare oggi (85 milioni di barili al giorno). Da un lato nonabbiamo argomenti per negare a cinesi e indiani l’aspirazione a un tenore di vita cheincluda l’auto privata; dall’altro è evidente che le loro aspirazioni ci conducono versoun disastro economico o ambientale o verso entrambi.

I vecchi paesi industrializzati sono anche i diretti responsabili di una parte del-l’inquinamento «made in Chindia». È una faccia della delocalizzazione: molte nostremultinazionali sono andate a produrre in Asia non solo per attingere a quel bacino

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

IL PROGETTO . Quarta fase

Materiali grafici per l’interno

Testate per il sommario

e per le aperture dei saggi

doppia pagina interna, Quaderno speciale, anno 2006 restiling: il sommario del numero 4, anno 2006, Gli imperi del mare

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Frontespizio interno

A CHE CI SERVE LA NATO

numero 4 . anno 1999

Dossier interno . Il frontespizio

A CHE CI SERVE LA NATO

numero 4 . anno 1999

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

IL PROGETTO . Materiali grafici per l’interno

Frontespizio della pubblicazione

A CHE CI SERVE LA NATO

numero 4 . anno 1999

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La COPERTINA e la QUARTA del PRIMO NUMERO

LA GUERRA IN EUROPA Adriatico, Jugoslavia, Balcani

marzo 1993

immagine di Ksenija Maric’

L’ULTIMO RESTILING

Testata e copertina

Progetto dell’agosto 2006 per il numero 5 . anno 2006

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

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LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

ROBERTO steve GOBESSO

PAGINA 8 di 11

A CHE SERVE L’ITALIA Perché siamo una nazione

numero 4 . anno 1994

illustrazione Koen Ivens

I numeri indicano le parti che, con il tempo,sono state soggette a modifichedi carattere redazionale e grafico

IL NOSTRO ORIENTE

numero 6 . anno 2003

illustrazione Roberto steve Gobesso

IL NOSTRO ISLAM

numero 3 . anno 2004

illustrazione Roberto steve Gobesso

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LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA

ROBERTO steve GOBESSO

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LA RUSSIA IN GIOCO

numero 6 . anno 2004

illustrazione Claudio Appetito

COME MAFIA COMANDA

numero 3 . anno 2005

illustrazione Roberto steve Gobesso

LE MANI SULLO SPAZIO

numero 5 . anno 2004

illustrazione Roberto steve Gobesso

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La copertina stesa del primo numero

RIVOLTA ALBANESE . marzo 1997

illustrazione Roberto steve Gobesso

QUADERNI SPECIALI

La testata

febbraio 1997

LA GUERRA DEL TERRORE

settembre 2001

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA LE “COSTOLE” DI LIMES

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ROBERTO steve GOBESSO

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LIMES FRANCIA . settembre 1996

La testata dell’edizione francese

HEARTLAND . settembre 2000

La testata dell’edizione euroasiatica

www.heartland.it

EDIZIONE EUROASIATICA . La copertina del primo numero

editore Gruppo Editoriale L’Espresso/Cassan Press-HK

A NEW SILK ROAD?

numero 1 . anno 2000

illustrazione Roberto steve Gobesso

EDIZIONE FRANCESE . La copertina e il dorso

editore Gallimard/Limes

LA GUERRE DES MONDES

Medias planetaires ou medias americains?

numero 4 . anno 1997

illustrazione Roberto steve Gobesso

LIMES RIVISTA ITALIANA DI GEOPOLITICA LE “COSTOLE” DI LIMES