Stazione arcento 8 dal ghiacciaio tiliaventum sulle colline ......metri dopo un ponticello su un...
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A pochi chilometri a nord di Udine, le colline moreniche
rappresentano un’area in cui si possono ancora scoprire
aspetti di naturalità ed ambienti integri di bosco, prato e
torbiere. Qui la portentosa azione del ghiacciaio del Taglia-
mento ha modellato una particolare conformazione del ter-
ritorio che ha permesso all’agricoltura e all’urbanizzazione di
occuparne solo dei lembi. Alcune zone di torbiera sono state
‘700 fu incentivata per l’aumento dell’uso combustibile della
torba, e oggi rappresentano importantissime aree di biodi-
versità in continua evoluzione. L’itinerario proposto è solo un
assaggio dei numerosi percorsi che le colline moreniche del
Friuli centrale offrono, da effettuare a piedi o in bicicletta
visitando i borghi antichi e i castelli. Un “viaggio” che alcuni
autori individuano anche cromaticamente nelle gradazioni del
giallo: quello delle foglie e del mais in autunno, della colza
in primavera, dei girasoli e del grano in estate e quello della
terra in riposo durante un tramonto invernale.
l’eccezionale biodiversita’ della
torbiera di lazzacco e brazzacco
sulle colline modellatedal ghiacciaio tiliaventum
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Stazioneforestale
di Tarcento
Sguardoverso le Alpi(D. Di Gallo)
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PARTENZA
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Come raggiungere il punto di partenza: da Udine o dallo svin-
colo autostradale di Udine nord verso Pagnacco lungo la SP
49. Quindi in direzione Moruzzo lungo la SP 51; a Brazzacco
svoltare a destra su via Colloredo; dopo 400 mt ampio par-
cheggio.
località di partenza e arrivo: Brazzacco, via Colloredo nei
pressi del civico 9
DIFFICOLTà: T-Turistico. Strade interpoderali e sentieri pianeg-
gianti percorribili anche in mountain-bike.
Tempo di percorrenza: ore 1,45. Km 6,5.
Particolarità: l’itinerario può svolgersi in tutte le stagioni, ma
è consigliata la visita nei mesi di maggio-giugno al culmine
Carta di appoggio: “Prealpi del Gemonese Colli Morenici del
Friuli”, casa editrice Tabacco, scala 1:25.000, foglio 020.
Sulle colline modellatedal ghiacciaio tiliaventum
PROFILO ALTIMETRICO
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Cominciamo ad incamminarci leggermente in salita, su una
stradina interpoderale, percorrendo un tratto del segna-
lato Sentiero delle Colline di Pasqua. Superato il dislivel-
lo percorriamo un tratto pianeggiante che in prossimità del
bosco diventa
sentiero. Proce-
diamo sulla som-
mità di questa
collinetta da cui
lo sguardo spa-
zia a sud, sulla
pianura, per-
cependo chia-
ramente che ci
troviamo al cul-
mine della prima
-
teatro morenico
tilaventino, la più
esterna e meglio conservata. Lasciando sulla destra un cam-
po coltivato (NB: non imboccare sulla sinistra il sentiero che
scende nel bosco), intercettiamo una strada sterrata che por-
ta al borgo di Colmalisio
dello sterrato, svoltiamo a sinistra e attraversiamo il tranquil-
non si immette su una più ampia strada asfaltata. Giriamo
quindi a sinistra e procediamo lungo questa strada. Circa 150
metri dopo un ponticello su un rio, in prossimità di una curva,
ci dirigiamo a destra su una interpoderale che conduce alla
Torbiera di Lazzacco e Brazzacco. Si tratta di un biotopo
naturale, tutelato dalla legge regionale n. 42/1996, che si
estende per circa 16 ettari. L’area è divisa in due zone sepa-
rate da uno sterrato; il primo luogo che si incontra presenta,
umidi, quali il molinieto e il cariceto.
la torbiera di lazzacco e brazzacco
La Torbieradi Lazzacco
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L’importanza e la buona conservazione degli habitat sono
confermati dalla presenza di specie botaniche inserite nella
Lista Rossa per l’Italia delle entità a rischio d’estinzione, quali
l’aglio odoroso ( ), l’eufrasia di Marchesetti
(Euphrasia marchesettii), la piantaggine palustre (Plantago
altissima), la genziana mettimborsa (Gentiana pneumonan-
the), il senecione palustre ( ) e soprattutto
la rarissima ciperacea rincospora bianca ( ),
specie esclusiva delle torbiere, vero e proprio relitto dell’e-
poca glaciale. Raggiunta la strada bianca che attraversa l’a-
rea protetta, possiamo “entrare” nella seconda parte del bio-
topo dove, oltre alle praterie da sfalcio lungo i versanti e oltre
il già citato moli-
nieto, si trovano
importanti spe-
cie erbacee tipi-
che delle torbiere
basse alcaline
e dei fragmiteti.
Mammiferi e uc-
celli, per la limi-
tatezza delle su-
non sono abbon-
danti e solo con
un po’ di atten-
zione sarà possi-
-
tili sono ben maggiori con popolazioni di rana di Lataste, rana
agile, rana verde, raganella italiana, ululone dal ventre giallo
e tritone crestato. Presenti la testuggine d’acqua, il biacco, il
saettone e il ramarro. Nelle limpide acque del biotopo vivono
anche il mollusco Vertigo angustior e il gamberetto Niphar-
gus dolenianensis. Altro aspetto che rende unico questo bio-
Alberi sullapista(D. Di Gallo)
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La torbiera(C. Bergnach)
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topo e ne conferma l’ottima conservazione dell’habitat, è l’ac-
certata presenza della rara libellula Nehalennia speciosa, che
ha attualmente il suo unico sito di presenza in Italia proprio
Neha-
lennia spe-
ciosa, an-
che detta
codazzurra
pigmea, è
la più pic-
cola libel-
lula eu-
r o p e a
(lunghezza
del corpo:
24-26 mm,
a p e r t u r a
alare: 25
mm). Ma-
schi e femmine, cromaticamente simili, hanno colorazione
dorsale verde metallica e ventrale azzurra chiara. La testa è
nero bronzo mentre l’addome presenta una colorazione verde
ventrale dell’addome si estende dorsalmente sugli ultimi tre
giugno e settembre. Colonizza le piccole pozze fra i cariceti
della torbiera, dove spesso si ritrova in associazione con il tri-
Menyanthes trifoliata). Anche se esteticamente
il biotopo non presenta aspetti particolarmente appariscenti,
il suo valore sta tutto nella conservazione di piante e insetti
ormai relegati ad occupare spazi limitatissimi. Infatti in pas-
sato queste aree considerate “malsane e paludose” erano
perciò i pochi lembi superstiti meritano una rispettosa tutela.
Ripresa la strada bianca che divide l’area protetta, ci dirigiamo
Nehalenniaspeciosa
la torbiera di lazzacco e brazzacco
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ora a sinistra su strada sterrata più ampia, procediamo dritti
per circa 350 metri e, in prossimità di un incrocio, giriamo a
destra su “Strada de Liule”. Proseguiamo sempre dritti, evi-
tando di girare ai bivi che si incontrano. Percorrendo questo
tratto intravediamo un’area intensamente coltivata, sottopo-
zona ancora integra, con prati stabili (magredi evoluti), lembi
di querco-carpineto, boschi di ontano nero, robinia. I magredi
evoluti sono dei
prati stabili da
sfalcio sviluppati
su terreni aridi e
sassosi e gene-
ralmente ricchi
di ossidi di ferro
(ferrettizzati), in
cui l’intervento
umano si è limi-
tato agli sfalci
(due al massimo
per annata). La
conservaz ione
dei prati è stata
agevolata dal fatto che si sono sviluppati sui pendii delle col-
line moreniche o nelle aree soggette a ristagno (prati umidi e
torbiere viste in precedenza, denominati molinieti o cariceti a
seconda delle specie prevalenti) dove l’uomo non ha potuto
sviluppare l’agricoltura tradizionale.
In prossimità di un prato che lasciamo alla nostra sinistra,
imbocchiamo un evidente sentiero sulla destra che entra in
un bosco e ci porta ai piedi di maestosi esemplari di querce,
tra le quali spiccano due esemplari di faggi secolari, chia-
ramente introdotti dall’uomo ma meravigliosamente adattati
all’ambiente. Quindi rientriamo nel prato e procediamo a de-
stra dritti su tracce di interpoderale inerbita, costeggiando un
Campi di mais(D. Di Gallo)
la torbiera di lazzacco e brazzacco
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bosco sulla destra. In prossimità di uno slargo prativo prose-
guiamo a destra sotto la linea elettrica.
sinistra e, dopo 50 metri, a destra su una strada sterrata.
Su questo tratto sono preponderanti le aree coltivate, ma
permangono lembi di prati e siepi che caratterizzano l’am-
biente collinare. Seguiamo interamente lo sterrato sino ad
incrociare via San Michele, dove, girando a sinistra, percor-
della omonima chiesetta e ammirando verso nord le catene
montuose delle Prealpi Giulie. Quindi torniamo su via Collo-
redo e, con un breve tratto di strada asfaltata, ritorniamo al
punto di partenza.
Sullo sfondoil Monte Canin(D. Di Gallo)
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l
l’anFIteatro morenico tilaventinoe la vegetazione
-
nominazione latina del Fiume Tagliamento: -
tum, è stato creato durante la glaciazione del Würm (iniziata
circa 120.000 anni fa e terminata 10.500 anni fa) quando
l’imponente ghiacciaio che scendeva dalle Alpi ed arrivava
Udine, lavorava come un enorme bulldozer, spingendo ed ac-
cumulando al suo fronte enormi quantità di detriti ghiaiosi.
Durante la glaciazione le oscillazioni delle pur fredde tempe-
rature portavano i ghiacciai a periodi di espansione alternati
mila anni fa, il ghiacciaio tilaventino nel suo progressivo ritiro
generava le tre marcate cerchie moreniche su cui sorgono
ora importanti paesi quali San Daniele, Fagagna, Moruzzo,
Pagnacco e Tricesimo. La successione di colline, costituite
quindi in prevalenza da ghiaie ed aree inframoreniche con
terreni più profondi ed umidi, condiziona chiaramente la suc-
cessione vegetale. Al culmine della prima collina morenica si
non trattengono l’acqua, come il carpino nero, l’orniello e la
roverella. Basterà però scendere di pochi metri a nord nell’
area inframorenica per trovare alberi amanti dei terreni fre-
schi e profondi quali il carpino bianco, la farnia, l’ontano nero.
In un’area davvero ristretta convivono quindi specie arboree
con caratteristiche ecologiche completamente differenti.