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101 A pochi chilometri a nord di Udine, le colline moreniche rappresentano un’area in cui si possono ancora scoprire aspetti di naturalità ed ambienti integri di bosco, prato e torbiere. Qui la portentosa azione del ghiacciaio del Taglia- mento ha modellato una particolare conformazione del ter- ritorio che ha permesso all’agricoltura e all’urbanizzazione di occuparne solo dei lembi. Alcune zone di torbiera sono state ULVSDUPLDWH GDOOH ERQLソFKH H GDOOD ORUR FROWLYD]LRQH FKH D ソQH ‘700 fu incentivata per l’aumento dell’uso combustibile della torba, e oggi rappresentano importantissime aree di biodi- versità in continua evoluzione. L’itinerario proposto è solo un assaggio dei numerosi percorsi che le colline moreniche del Friuli centrale offrono, da effettuare a piedi o in bicicletta visitando i borghi antichi e i castelli. Un “viaggio” che alcuni autori individuano anche cromaticamente nelle gradazioni del giallo: quello delle foglie e del mais in autunno, della colza in primavera, dei girasoli e del grano in estate e quello della terra in riposo durante un tramonto invernale. l’eccezionale biodiversita’ della torbiera di lazzacco e brazzacco sulle colline modellate dal ghiacciaio tiliaventum 8 Stazione forestale di Tarcento Sguardo verso le Alpi (D. Di Gallo)

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A pochi chilometri a nord di Udine, le colline moreniche

rappresentano un’area in cui si possono ancora scoprire

aspetti di naturalità ed ambienti integri di bosco, prato e

torbiere. Qui la portentosa azione del ghiacciaio del Taglia-

mento ha modellato una particolare conformazione del ter-

ritorio che ha permesso all’agricoltura e all’urbanizzazione di

occuparne solo dei lembi. Alcune zone di torbiera sono state

‘700 fu incentivata per l’aumento dell’uso combustibile della

torba, e oggi rappresentano importantissime aree di biodi-

versità in continua evoluzione. L’itinerario proposto è solo un

assaggio dei numerosi percorsi che le colline moreniche del

Friuli centrale offrono, da effettuare a piedi o in bicicletta

visitando i borghi antichi e i castelli. Un “viaggio” che alcuni

autori individuano anche cromaticamente nelle gradazioni del

giallo: quello delle foglie e del mais in autunno, della colza

in primavera, dei girasoli e del grano in estate e quello della

terra in riposo durante un tramonto invernale.

l’eccezionale biodiversita’ della

torbiera di lazzacco e brazzacco

sulle colline modellatedal ghiacciaio tiliaventum

8

Stazioneforestale

di Tarcento

Sguardoverso le Alpi(D. Di Gallo)

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PARTENZA

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Come raggiungere il punto di partenza: da Udine o dallo svin-

colo autostradale di Udine nord verso Pagnacco lungo la SP

49. Quindi in direzione Moruzzo lungo la SP 51; a Brazzacco

svoltare a destra su via Colloredo; dopo 400 mt ampio par-

cheggio.

località di partenza e arrivo: Brazzacco, via Colloredo nei

pressi del civico 9

DIFFICOLTà: T-Turistico. Strade interpoderali e sentieri pianeg-

gianti percorribili anche in mountain-bike.

Tempo di percorrenza: ore 1,45. Km 6,5.

Particolarità: l’itinerario può svolgersi in tutte le stagioni, ma

è consigliata la visita nei mesi di maggio-giugno al culmine

Carta di appoggio: “Prealpi del Gemonese Colli Morenici del

Friuli”, casa editrice Tabacco, scala 1:25.000, foglio 020.

Sulle colline modellatedal ghiacciaio tiliaventum

PROFILO ALTIMETRICO

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Cominciamo ad incamminarci leggermente in salita, su una

stradina interpoderale, percorrendo un tratto del segna-

lato Sentiero delle Colline di Pasqua. Superato il dislivel-

lo percorriamo un tratto pianeggiante che in prossimità del

bosco diventa

sentiero. Proce-

diamo sulla som-

mità di questa

collinetta da cui

lo sguardo spa-

zia a sud, sulla

pianura, per-

cependo chia-

ramente che ci

troviamo al cul-

mine della prima

-

teatro morenico

tilaventino, la più

esterna e meglio conservata. Lasciando sulla destra un cam-

po coltivato (NB: non imboccare sulla sinistra il sentiero che

scende nel bosco), intercettiamo una strada sterrata che por-

ta al borgo di Colmalisio

dello sterrato, svoltiamo a sinistra e attraversiamo il tranquil-

non si immette su una più ampia strada asfaltata. Giriamo

quindi a sinistra e procediamo lungo questa strada. Circa 150

metri dopo un ponticello su un rio, in prossimità di una curva,

ci dirigiamo a destra su una interpoderale che conduce alla

Torbiera di Lazzacco e Brazzacco. Si tratta di un biotopo

naturale, tutelato dalla legge regionale n. 42/1996, che si

estende per circa 16 ettari. L’area è divisa in due zone sepa-

rate da uno sterrato; il primo luogo che si incontra presenta,

umidi, quali il molinieto e il cariceto.

la torbiera di lazzacco e brazzacco

La Torbieradi Lazzacco

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L’importanza e la buona conservazione degli habitat sono

confermati dalla presenza di specie botaniche inserite nella

Lista Rossa per l’Italia delle entità a rischio d’estinzione, quali

l’aglio odoroso ( ), l’eufrasia di Marchesetti

(Euphrasia marchesettii), la piantaggine palustre (Plantago

altissima), la genziana mettimborsa (Gentiana pneumonan-

the), il senecione palustre ( ) e soprattutto

la rarissima ciperacea rincospora bianca ( ),

specie esclusiva delle torbiere, vero e proprio relitto dell’e-

poca glaciale. Raggiunta la strada bianca che attraversa l’a-

rea protetta, possiamo “entrare” nella seconda parte del bio-

topo dove, oltre alle praterie da sfalcio lungo i versanti e oltre

il già citato moli-

nieto, si trovano

importanti spe-

cie erbacee tipi-

che delle torbiere

basse alcaline

e dei fragmiteti.

Mammiferi e uc-

celli, per la limi-

tatezza delle su-

non sono abbon-

danti e solo con

un po’ di atten-

zione sarà possi-

-

tili sono ben maggiori con popolazioni di rana di Lataste, rana

agile, rana verde, raganella italiana, ululone dal ventre giallo

e tritone crestato. Presenti la testuggine d’acqua, il biacco, il

saettone e il ramarro. Nelle limpide acque del biotopo vivono

anche il mollusco Vertigo angustior e il gamberetto Niphar-

gus dolenianensis. Altro aspetto che rende unico questo bio-

Alberi sullapista(D. Di Gallo)

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La torbiera(C. Bergnach)

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topo e ne conferma l’ottima conservazione dell’habitat, è l’ac-

certata presenza della rara libellula Nehalennia speciosa, che

ha attualmente il suo unico sito di presenza in Italia proprio

Neha-

lennia spe-

ciosa, an-

che detta

codazzurra

pigmea, è

la più pic-

cola libel-

lula eu-

r o p e a

(lunghezza

del corpo:

24-26 mm,

a p e r t u r a

alare: 25

mm). Ma-

schi e femmine, cromaticamente simili, hanno colorazione

dorsale verde metallica e ventrale azzurra chiara. La testa è

nero bronzo mentre l’addome presenta una colorazione verde

ventrale dell’addome si estende dorsalmente sugli ultimi tre

giugno e settembre. Colonizza le piccole pozze fra i cariceti

della torbiera, dove spesso si ritrova in associazione con il tri-

Menyanthes trifoliata). Anche se esteticamente

il biotopo non presenta aspetti particolarmente appariscenti,

il suo valore sta tutto nella conservazione di piante e insetti

ormai relegati ad occupare spazi limitatissimi. Infatti in pas-

sato queste aree considerate “malsane e paludose” erano

perciò i pochi lembi superstiti meritano una rispettosa tutela.

Ripresa la strada bianca che divide l’area protetta, ci dirigiamo

Nehalenniaspeciosa

la torbiera di lazzacco e brazzacco

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ora a sinistra su strada sterrata più ampia, procediamo dritti

per circa 350 metri e, in prossimità di un incrocio, giriamo a

destra su “Strada de Liule”. Proseguiamo sempre dritti, evi-

tando di girare ai bivi che si incontrano. Percorrendo questo

tratto intravediamo un’area intensamente coltivata, sottopo-

zona ancora integra, con prati stabili (magredi evoluti), lembi

di querco-carpineto, boschi di ontano nero, robinia. I magredi

evoluti sono dei

prati stabili da

sfalcio sviluppati

su terreni aridi e

sassosi e gene-

ralmente ricchi

di ossidi di ferro

(ferrettizzati), in

cui l’intervento

umano si è limi-

tato agli sfalci

(due al massimo

per annata). La

conservaz ione

dei prati è stata

agevolata dal fatto che si sono sviluppati sui pendii delle col-

line moreniche o nelle aree soggette a ristagno (prati umidi e

torbiere viste in precedenza, denominati molinieti o cariceti a

seconda delle specie prevalenti) dove l’uomo non ha potuto

sviluppare l’agricoltura tradizionale.

In prossimità di un prato che lasciamo alla nostra sinistra,

imbocchiamo un evidente sentiero sulla destra che entra in

un bosco e ci porta ai piedi di maestosi esemplari di querce,

tra le quali spiccano due esemplari di faggi secolari, chia-

ramente introdotti dall’uomo ma meravigliosamente adattati

all’ambiente. Quindi rientriamo nel prato e procediamo a de-

stra dritti su tracce di interpoderale inerbita, costeggiando un

Campi di mais(D. Di Gallo)

la torbiera di lazzacco e brazzacco

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bosco sulla destra. In prossimità di uno slargo prativo prose-

guiamo a destra sotto la linea elettrica.

sinistra e, dopo 50 metri, a destra su una strada sterrata.

Su questo tratto sono preponderanti le aree coltivate, ma

permangono lembi di prati e siepi che caratterizzano l’am-

biente collinare. Seguiamo interamente lo sterrato sino ad

incrociare via San Michele, dove, girando a sinistra, percor-

della omonima chiesetta e ammirando verso nord le catene

montuose delle Prealpi Giulie. Quindi torniamo su via Collo-

redo e, con un breve tratto di strada asfaltata, ritorniamo al

punto di partenza.

Sullo sfondoil Monte Canin(D. Di Gallo)

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l

l’anFIteatro morenico tilaventinoe la vegetazione

-

nominazione latina del Fiume Tagliamento: -

tum, è stato creato durante la glaciazione del Würm (iniziata

circa 120.000 anni fa e terminata 10.500 anni fa) quando

l’imponente ghiacciaio che scendeva dalle Alpi ed arrivava

Udine, lavorava come un enorme bulldozer, spingendo ed ac-

cumulando al suo fronte enormi quantità di detriti ghiaiosi.

Durante la glaciazione le oscillazioni delle pur fredde tempe-

rature portavano i ghiacciai a periodi di espansione alternati

mila anni fa, il ghiacciaio tilaventino nel suo progressivo ritiro

generava le tre marcate cerchie moreniche su cui sorgono

ora importanti paesi quali San Daniele, Fagagna, Moruzzo,

Pagnacco e Tricesimo. La successione di colline, costituite

quindi in prevalenza da ghiaie ed aree inframoreniche con

terreni più profondi ed umidi, condiziona chiaramente la suc-

cessione vegetale. Al culmine della prima collina morenica si

non trattengono l’acqua, come il carpino nero, l’orniello e la

roverella. Basterà però scendere di pochi metri a nord nell’

area inframorenica per trovare alberi amanti dei terreni fre-

schi e profondi quali il carpino bianco, la farnia, l’ontano nero.

In un’area davvero ristretta convivono quindi specie arboree

con caratteristiche ecologiche completamente differenti.