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Bimestrale di arte e cultura - Anno 1 num. 4 - Distribuzione gratuita Giovanni Pascoli

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arte e cultura

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Giovanni Pascoli

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DIRETTORE RESPONSABILEMario Barbarisi

ART DIRECTOR Manuela Coluccino

stARTRegistrazione del Tribunale di Bari n° 10 del 22/03/2011Num. R.G. 820/2011Tiratura 3000 copie

EDITORE Associazione di Promozione Sociale“Muretti a secco”Via Canale D’Alonzo, 15 Gravina in P. (Ba)[email protected]

PROGETTO GRAFICOe IMPAGINAZIONEManuela Coluccinowww.mandea.it

HANNO COLLABORATOGiovanni Albore, Mario Barbarisi, Vincenzo Casino, Teresa Flengo, Randall Meyers, Pino Navedoro, Elisabetta Previati, Rossella Pugliese, Andrea Rettino, Donatella Santo, Tina Valentino.

PUBBLICITÁMandea graphic&[email protected]

COPERTINAFoto in copertina di Luca PierroSelf-Portraits

STAMPAEurografica di Michele CataldiVia Don S. Valerio, 8 - Gravina in P. (Ba)Tel. 080 3262727www.tipografiaeurografica.it

La partecipazione a stART è assolutamente GRATUITA La scelta di pubblicare o meno il materiale pervenuto rimane ad insindacabile giu-dizio dell’editore, il quale si riserva di non pubblicarlo, di pubblicarne solo una parte e/o di farlo in un numero a propria scelta. L’editore si riserva, comunque, il diritto di impaginare il materiale all’interno della struttura grafica e della gabbia d’impa-ginazione della rivista e di modificare la qualità delle immagini per permetterne la corretta visualizzazione e prestazione.

Chi non sogna o è morto fisi-camente o lo è mentalmente e spiritualmente.Questo spiega quanto stretto sia il legame tra sogno e vita.Proviamo a dare dei sinonimi al-la parola sogno: desiderio, spe-ranza, ambizione, obiettivo, tra-guardo, utopia...I sogni sono tutto questo ma al-lo stesso tempo sono molto ma molto di più.Il senso della nostra esisten-za è colorato dai sogni, le scel-te di vita spesso sono detta-te da questi misteriosi abitanti del“famoso cassetto”. Ed è pro-prio quando quest’ ultimi si aprono improvvisamente libe-randone il carico di felicità e gioia che riusciamo davvero a capirne l’essenza e la grandez-za. Il loro carattere intimo e per-sonale spesso ci svela il caratte-re stesso e la personalità di chi

lo custodisce; se così non fosse, non ci sarebbe la necessità di nasconderli in fantomatici cas-setti o tenerli segreti e gelosa-mente custoditi, indicibili, irri-nunciabili. E gli incubi? È irrispettoso a mio avviso chiamarli “brutti sogni”, perchè sono di tutt’altra mate-ria e si trovano all’opposto, ne sono l’esatto contrario. Il sogno è bellezza, bene, felicità, gli in-cubi il male, la tristezza, la brut-tezza, la paura.Mi piace pensare che la vita stessa sia un sogno; con una durata matematicamente e pro-porzionalmente uguale a quel-la di un riposino pomeridiano è solo breve momento rispetto all’eternità. Per essere tale non può prescindere da un verbo per esistere: sognare, quindi esi-stere è sognare, sognare vuol dire esistere.

di Francesco Sossio Sacchetti

Anno 1 num. 4 - Nov/Dic 2011

CinemaL’arte del sogno

6MusicaCantami qui, come ero,e ti sognerò come eri tu 22

TeatroSemplicemente...

Eduardo12ArchitetturaArchitettare un sogno

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FotografiaDoppiosogno

10CulinariaMangiare e sognare di star bene 28

ComunicazioneDreaming Apulia

8LetteraturaLa morte del Dio dei sogni 24

IllustrazioneLa vita da svegli è un

sogno controllato4PitturaDel pittore e del suo sogno d’essere demiurgo 18

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Nel cinema di animazione è faci-le ritrovare tutti quegli elementi che ci accompagnano nel corso dei nostri sogni. Questa not-te, ad esempio, ho sognato un enorme pentolone contenente un liquido viola, viscido, traspa-rente, nel quale c’era un occhio gigante dalle lunghissime ciglia, il tutto naturalmente, immerso in un’atmosfra surreale. Potremmo incominciare a trovare un riscon-

tro psicologico nel mio sogno, o semplicemente sentire l’esigenza di condividerlo con altre persone restando più fedeli possibili ad esso. Non esiste mezzo miglio-re del cinema di animazione per farlo. Quando sognamo, infatti, è come se stessimo guardando un fi lm nel quale noi siamo gli spettatori, ma anche i protagoni-sti. Siamo giunti ad un punto in cui la tecnologia ci off re tutti gli

strumenti necessari per far rivi-vere ad altri le nostre esperienze oniriche o rivivere quelle degli al-tri attraverso l’animazione, che sia in 2D o 3D, che sia una sem-plice linea mossa da un suono, o una ricostruzione perfetta di un luogo o di un personaggio con la più avanzata tecnica fotorea-listica. Non esistono limiti: come nei nostri sogni. Il sogno, come il cinema di animazione, è spesso un mondo sconosciuto, popo-lato di personaggi e paesaggi a volte al di fuori dalla realtà, fatti di stati di allucinazione, di deliri, di follia. Di sicuro non c’ è biso-gno di dormire per sognare.

La vita da svegli è un sogno controllatoEsiste uno stretto rapporto tra cinema d’animazione e mondo onirico.

Illustrazionedi Rossella Pugliese - Graphic Designer

L’intero fi lm è stato girato in vi-deo digitale, con attori reali. In seguito, con l’utilizzo di una tec-nica chiamata “rotoscoping”, un gruppo di artisti con diff erenti stili pittorici, ha ridisegnato su ogni singolo fotogramma con l’utilizzo della pittura digitale .Il risultato è una piacevole fu-sione tra il naturalismo del girato reale e la pittura digitale, con un look stilizzato e vibrante che ricorda il cartone anima-to, o un dipinto in movimento, o più semplicemente, un sogno.

Frame tratti dal fi lm “Walking Life” di Linklater

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L’unica diff erenza tra il sogno in veglia e quello da dormienti, è che da svegli, oltre ad essere spettatori e protagonisti, di-ventiamo anche i registi della nostra storia, scegliendo i pun-ti di vista, i suoni, i colori, tutto quello che occorre a descrive-re una situazione o a far vivere un’emozione. Spesso il sogno viene utilizzato come un “facile” espediente narrativo, per giusti-fi care le assurdità di una storia. Succede così che dopo ave-re vissuto una storia fantastica, il protagonista si svegli, si ren-da conto di aver fatto un sogno e la narrazione procede coerente e senza intoppi fi no al the end e vissero tutti felici e contenti. Non voglio raccontarvi della bella ad-dormentata nel bosco che dormì per 100 anni, probabilmente so-gnando il suo principe azzurro in calzamaglia, e nemmeno di ce-nerentola, che cantava “i sogni son desideri”.Vorrei parlare invece di uno dei capolavori di animazione che più di ogni altro ha saputo sfruttare al meglio le tecniche digitali per restituirci una particolare atmo-sfera, appunto, quella del sogno. Waking Life, è un fi lm del 2001 del regista Richard Linklater. La trama del fi lm ruota intorno al tentativo di un uomo di trova-re la diff erenza tra la veglia e l’onirico. Il protagonista, spo-standosi per la città, incontra una serie di personaggi e si tro-va ad assorbire le loro opinioni su arte, fi losofi a, società ed altre questioni che riguardano la vi-ta contemporanea. Possiamo controllare i sogni? Che cosa stanno raccontando? Da dove veniamo e dove stiamo an-dando? Il fi lm non risponde a queste domande, ma ci spinge a porci delle domande e a trovare da soli le risposte.

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I sogni appartengono a chiun-que e per questo, in parte, chiunque é creativo. Non tutti però sono disposti a imparare il linguaggio dei so-gni, né ad ascoltare il significa-to del loro contenuto che spes-so appare dirompente e strano. Di fatto i sogni sono esplici-ti e la loro apparente incon-gruenza deriva dalla nostra incapacità di comprendere la loro non ortodossa dramma-turgia. Gli artisti sono costret-

ti, volenti o no, a tradurre la di-mensione inconscia dei sogni in atti creativi. Questa mediazione è un atto creativo, un’Arte.

È disciplina dell’artista scavare nell’oscura

profondità dell’inconscio, come alla ricerca dell’oro, non accontentandosi di soluzioni fa-cili e semplicistiche.Tutti i contenuti della coscienza sono stati o possono diventare

subliminali e dunque formano parte della sfera psichica, de-nominata inconscio. Questo è il regno dei sogni e della genesi dell’atto creativo. Così come i contenuti consci svaniscono nella sfera dell’in-conscio, altri ancora possono derivare da essa. L’inconscio è pura immacolata fontana dal-la quale sgorgano pensieri nuo-vi e idee creative che non sono mai state partorite prima. Que-sto è il terreno fertile dei sogni

L’arte del sogno

Cinemadi Randall Meyers - Compositore

Per capire i propri sogni bisogna comunicare con il sé alle radici dell’essere.

A RING AROUND SILENCEFor Pianoforte Solo

Cinema

di Randall Meyers

Il significato di Mandala in sanscrito è cerchio. Il cerchio è un simbolo di perfezione, l’eternità, di unità e com-pletezza. In numerologia questa è rappresentata dal numero 8 o infini-to ∞. La forma di base della maggior parte dei Mandala è un quadrato con quattro porte che contiene un cerchio con un punto centrale. Il numero 4 del quadrato rappresenta il principio creativo femminile, Terra. Il centro è il punto di emanazione delle otto fonti di chi (energia) nell’universo. Nel mio Mandala mu-sicale l’ho impiegato come uno stru-mento visivo per focalizzare l’atten-

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A RING AROUND SILENCEFor Pianoforte Solo

e dell’arte. Nell’inconscio, come in un vulcano psichico, l’urgen-za creativa fl uttua in una mente conscia come la lava. L’ideazione dell’artista nasce da queste buie profondità co-me un fi ore di loto, forman-do una parte sostanziale del-la psiche subliminale. I nostri sogni quindi, aprono le porte di questo mondo psichico sotter-raneo; sono i narratori sublimi-nali dell’inconscio.

Come ogni racconto ben arti-colato, i nostri sogni però de-vono essere tradotti affi nché siano compresi. Il linguag-gio onirico deve essere appre-so e quindi accettato per quel-lo che è. L’urgenza spesso inerente al contenuto del sogno, così co-me la fantasia immaginifi ca ci-nematografi ca e la non or-todossa drammaturgia delle immagini oniriche, necessità di traduzione e azione.Per capire i propri sogni biso-gna comunicare con il sé alle radici dell’essere.Tutta l’arte nasce da questa zo-na d’ombra, in cui l’artista è at-tivo traduttore dell’esplosivo contenuto subliminale, consa-

pevolmente o no. La maggior parte del contenuto dei sogni è altamente emozionale, ma tal-volta presenta signifi cati arche-tipi: premonizioni, rivelazioni, intuizioni soprannaturali che implicano una trasformazione.

L’artista deve essere abbastanza coraggioso

da raccogliere i contenuti crudi di questo

mondo sotterraneo del subconscio

e di modellarli in profondità e universalmente in opere d’arte, rifl ettendo così il sogno nel-la realtà, l’inconscio nella co-scienza.

Randall Meyers, 1955Ha viaggiato in tutto il Medio Orien-te e India (1979-1980) studiando il rapporto e le usanze di Musica di religione e indiani improvvisazione musica classica. Meyers da allora ha lavorato come compositore, performer, regista e produttore, con sede in Italia, Germania e Scan-dinavia. Ha composto musiche utilizzate ne “Il paziente inglese” e le partiture per oltre 100 cortometraggi, tv, e produzioni commerciali e 27 caratteristiche, compreso il rilascio tedesco Sofi es World, e altri fi lm di fama internazionale come Il tele-grafi sta, Herman, Cross My Heart e Spero di morire e Insomnia. È riconosciuto a livello interna-zionale come uno dei compositori eccezionali della sua generazione. La sua musica si estende su un am-pio spettro di stili e forme. Da brani solistici e da camera, alle opere per grande orchestra, concerti, musica da fi lm, così come spettacoli teatrali e balletti. Attraverso il suo profondo

interesse per le tradizioni musicali di diverse culture, Meyers ha svi-luppato un linguaggio musicale personale, non facilmente colloca-bile in qualsiasi idioma o scuola di composizione. Meyers ha registrato numerosi CD di musica contemporanea, classica, jazz e colonne sonore, alcune delle quali possono essere trovati sul sito: www.solaris-cd.com

zione e liberare l’immaginazione degli artisti durante l’esecuzione della musica. Il punto centrale rappresenta l’universo circondato da un otta-gono di trigrammi dal Libro dei Mutamenti Cinese yì jīng che sim-boleggiano le otto fonti di energia universale. Dal momento che l’yì jīng è impiegato nella mia musica c’è anche un elemento di probabi-lità o di improvvisazione, che per-mette al Mandala di infl uenzare correttamente l’interprete durante un concerto, migliorando i risultati delle prestazioni.

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Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. Comincia ora.

Johann Wolfgang Göethe

Comunicazionedi Teresa Flengo - Dott.ssa in comunicazione pubblicitaria

Partiamo da questa frase per raccontare e cercare di capire cosa sia per noi il sogno e l’im-portanza che ha ai giorni nostri.SOGNO una parola che ha mille significati e sfaccettature, pos-siamo riferirci ai sogni che in-contriamo durante la fase rem del sonno, che non sono altro che bisogni, necessità o pau-re inconsce; il sogno inteso co-me desiderio, qualcosa che vo-gliamo, fortemente utopica e/o reale.Intendiamo il sogno nella for-ma più generica e quotidiana

in cui ogni essere umano pos-sa pensarci…il sogno che aiu-ta a vivere la quotidiana realtà, che può essere tanto nascosto quanto comune, il sogno co-me spinta verso il migliorarsi e il non arrendersi davanti alle difficoltà.È una parola che conosciamo dall’infanzia che col tempo as-sume vari significati e un’im-portanza soggettiva; fatto sta che il sogno è qualcosa di per-sonale, qualcosa che rimane dentro di noi e che nessuno può portarci via.

Viviamo la vita cercando di re-alizzare i nostri sogni, alcu-ni rimangono tali altri li vedia-mo concretizzarsi e realizzarsi, quindi pensiamo all’importan-za che hanno… concentriamo la nostra forza affinché un pen-siero, che chiamiamo sogno perché è caricato da un deside-rio irrefrenabile, si realizzi… Spinti da questa voglia il no-stro sogno più grande è sem-pre stato quello di comunicare e far conoscere la nostra terra, fonte inesauribile di ricchezze paesaggistiche e non. Quindi il risveglio è stato per noi fonda-mentale per la realizzazione di questo sogno. Concludo dicendo che “i sogni sono desideri” che devono di-ventare realtà, e se questo non accade la cosa non ci deve sco-raggiare, perché l’importante è avere dei sogni, un punto di ar-rivo che ci proietta nel nostro vivere quotidiano.

Dreaming Apulia...“Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi.” Paul Valéry

Vincent Van Gogh - L’uliveto (1889)

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Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia. L’audacia reca in se genialità, magia e forza. Comincia ora.

Johann Wolfgang Göethe

Comunicazionedi Teresa Flengo - Dott.ssa in comunicazione pubblicitaria

Partiamo da questa frase per raccontare e cercare di capire cosa sia per noi il sogno e l’im-portanza che ha ai giorni nostri.SOGNO una parola che ha mille signifi cati e sfaccettature, pos-siamo riferirci ai sogni che in-contriamo durante la fase rem del sonno, che non sono altro che bisogni, necessità o pau-re inconsce; il sogno inteso co-me desiderio, qualcosa che vo-gliamo, fortemente utopica e/o reale.Intendiamo il sogno nella for-ma più generica e quotidiana

in cui ogni essere umano pos-sa pensarci…il sogno che aiu-ta a vivere la quotidiana realtà, che può essere tanto nascosto quanto comune, il sogno co-me spinta verso il migliorarsi e il non arrendersi davanti alle diffi coltà.È una parola che conosciamo dall’infanzia che col tempo as-sume vari signifi cati e un’im-portanza soggettiva; fatto sta che il sogno è qualcosa di per-sonale, qualcosa che rimane dentro di noi e che nessuno può portarci via.

Viviamo la vita cercando di re-alizzare i nostri sogni, alcu-ni rimangono tali altri li vedia-mo concretizzarsi e realizzarsi, quindi pensiamo all’importan-za che hanno… concentriamo la nostra forza affi nché un pen-siero, che chiamiamo sogno perché è caricato da un deside-rio irrefrenabile, si realizzi… Spinti da questa voglia il no-stro sogno più grande è sem-pre stato quello di comunicare e far conoscere la nostra terra, fonte inesauribile di ricchezze paesaggistiche e non. Quindi il risveglio è stato per noi fonda-mentale per la realizzazione di questo sogno. Concludo dicendo che “i sogni sono desideri” che devono di-ventare realtà, e se questo non accade la cosa non ci deve sco-raggiare, perché l’importante è avere dei sogni, un punto di ar-rivo che ci proietta nel nostro vivere quotidiano.

Dreaming Apulia...“Il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi.” Paul Valéry

Vincent Van Gogh - L’uliveto (1889)

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Foto di Giovanni AlboreHuman Behaviour

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di Giovanni Albore - Fotografo

Se penso al sogno, mi viene in mente innanzitutto Schnit-zler. Il suo “Doppiosogno”, altri non è che un romanzo sulla tra-sformazione e il cambiamen-to, che alcune persone hanno, quando prendono coscienza di sé e su ciò che vogliono e que-sto avviene soprattutto in so-gno. Quindi sogno o realtà? Può il sogno influenzare la realtà? Si, può. Il mio primo libro, l’ho intitola-to in virtù di questa riflessione, “Sogni lucidi di un Onironauta”. Questa pratica emblematica, serve a veicolare il sogno, di-storcendone gli eventi a pro-prio piacere e facendoli propri. Da svegli condividiamo il mon-do fenomenologico con regole uguali per tutti.

Nel sogno le percezioni non sono legate ai

fenomeni e, per questo motivo, possono anche non presentare alcuna

linearità. Se trasportassimo questa pra-tica in fotografia, non sareb-be molto difficile notare, disar-

manti parallelismi. La fotografia, sappiamo bene, non è rappre-sentazione della realtà, bensì

una sua interpretazione. Il mio lavoro, spesso consiste nel mi-gliorare gli aspetti di un qualco-

DoppiosognoL’importanza di creare la giusta ombra per risaltare le forme.

Fotografia

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sa che si pone davanti all’obiet-tivo, distorcendo la realtà a mio piacimento e migliorandone gli aspetti. Un “sogno lucido”. La peculiarità della fotografia è quella di partire da un qualcosa che esiste ed è di fronte a noi e interpretarla con gli strumenti a nostra disposizione.

In tutto questo, influisce la nostra intelligenza, cultura ed esperienza. Esattamente come in

sogno. A tal proposito mi sovviene un’autrice che ha fatto del so-gno la propria arte. In Sarah Moon, si trova tutto ciò che l’uomo ritrova nella realtà, ma in maniera distorta, inquietante e poetica allo stes-so tempo. Il suo lavoro, si basa sulla non corrispondenza degli archetipi dell’uomo e del bello. Spesso le sue figure sono oscu-re, sfocate, poco nitide, mai del tutto chiare e, su queste imma-gini l’artista pratica dei raschi, delle cancellazioni sfruttando il formato fotografico Polaroid per esprimere queste visioni. Tra realtà e sogno. Tra rappre-sentazione e interpretazione.

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Eduardo, grande interprete del cuore umano, non sarà mai più vero, più ricco, più generoso nella vita di quanto lo è nel suo momento di grazia, sulla pagi-na scritta o sulle tavole della ri-balta. Di lui si è scritto che è rima-sto prigioniero della sua origi-ne piccolo-borghese esaspera-ta dalle diffi coltà economiche e sociali; che il suo moralismo e la sua misantropia erano il frutto della nostalgia di valori tramon-tati; che la sua amarezza nasce-va essenzialmente dalla deca-denza della famiglia e dei buo-ni costumi. Il che è certamente vero, ma a condizione di essere considerato, per l’appunto, nel contesto della cultura e della città da cui nacque la sua Arte. Infatti la Napoli in cui Eduar-do colloca i suoi “interni con fi -gure” non rassomiglia ad alcu-na altra. La sua rifl essione sul presente e il passato della cit-tà rassomiglia ad un lavo-ro di scavo, prodigiosa-mente lieve e profon-do, che ci restituisce in-tatta la sua verità eterna: dialetto, sentimen-ti, principi etici, ma anche superstizio-ne, fame, paura, egoismo. Ma è la sua inimita-

bile ironia che allieta e insegna, comprende e consiglia,

ma soprattutto parla una lingua comune,

fatta non solo di parole dialettali ma di sapori,

odori, musiche che a Napoli chiameremmo tra-dizioni, che solo chi ha nel san-gue sa riconoscere e distingue-re. Proprio per questo riusciva ad arrivare nel profondo e a per-cuotere le anime di tutti coloro

che lo ascoltavano… La sua voce, bassa e strisciante, sapeva impennarsi in una sorta di rictus con cui l’attore comico, il fi glio di Scarpetta, di Pulcinella si raccordava al grande interpre-te drammatico e lo ammoniva sulla precarietà della sua stes-sa tragedia; la sua “parlata” se l’è inventata, anzi se l’è costruita in ottant’anni di storia, di lavo-ro e di vita, grazie a quello che egli stesso

“Nel teatro si vive sul serio quello che gli altri recitano male nella vita.” E. De Filippo

Teatro

Semplicemente... Eduardo

di Manuela Coluccino - Art Director StART

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ha defi nito come il suo “spirito di osservazione ossessivo” che lo portava a lasciarsi aff ascinare dal modo di essere, di esprimer-si dell’umanità.

Questo è il motivo per cui aff onda le radici

della sua Arte in una conoscenza sbalorditiva del suo

prossimo e della realtà in cui si dipana

la commedia umana. Ma la realtà, che ironicamente è rappresentata nelle commedie di Eduardo, è talvolta racconta-ta in maniera onirica che si fon-de con il “sogno”, come acca-de in Le voci di dentro, un rac-conto fantastico, sospeso tra so-gno e realtà. Il fi lo conduttore di questa commedia, forse la più amara scritta da Eduardo, è l’in-comunicabilità simboleggia-ta dallo zi’ Nicola, l’enigmatico personaggio che per disillusio-ne delle cose umane ha rinun-ciato a parlare preferendo espri-mersi con una sorta di “Codi-ce Morse”. Questo personaggio è la metafora di chi, dolorosa-mente, vuole mantenersi estra-neo e al di fuori dalle meschine vicende del mondo; abita in sor-ta di palafi tta, eretta al centro della scena, lontano dalle vicen-de che si svolgono sul palcosce-nico, e lì morirà nel mezzo della commedia, tornando a parlare poco prima di morire, solo per esclamare: «Per favore, un poco di pace!». Zi’ Nicola ha smesso di parlare poiché il mondo non lo ascolta più. È questo il tema del mutismo e del silenzio che tornerà in altre commedie di Eduardo da Mia famiglia a Gli esami non fi niscono mai.

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Rifugiarsi quindi nel si-lenzio o nel sogno, visto come unico sfogo delle inquietudini umane: con il racconto del so-gno sanguinolento della came-riera Maria e del portiere Miche-le che rimpiange i bei sogni a colori della giovinezza si apre la commedia dove proprio un so-gno, quello di Alberto Sapori-to sarà l’evento scatenante del-la vicenda, portando progres-sivamente a galla le ipocrisie, le amarezze e le meschinità dei personaggi coinvolti. Il gioco delle parti e quello del-la fi nzione sono presenti in al-tre due commedie Questi fan-tasmi e Non ti pago. Nella pri-ma vi sono le proiezioni della coscienza e i bisogni dell’uomo, il quale crede ai fantasmi per non credere alla realtà che pure ha ben compreso ma non vuo-le accettare. L’amante della mo-glie è reale ma si dissolve nel fantasma benefattore... I fanta-smi da esorcizzare sono quel-li inconsci, i fantasmi “veri”, gli uomini intorno a noi, diventa-

no illusioni che ci aiutano a so-pravvivere.Eduardo cerca il contatto con la realtà, secondo lui il senso delle cose può essere raggiunto:

il personaggio può inserirsi nella rete del

vivere comune e la fi nzione, il fantasma,

è solo una via per non soccombere.

In Non ti pago il signor Bertolini vince quattro milioni con i nu-meri che il padre di don Ferdi-nando gli ha dato in sogno nella casa datagli in affi tto. Don Fer-dinando, gestore del lotto, rifi u-ta di pagargli la somma, convin-to che il padre volesse dare a lui i numeri. Qui Eduardo confon-de sogno e realtà, il gioco del-le parti della vita crea situazioni comiche e spunti farseschi. Anche in Sogno di una notte di mezza sbornia (rielaborata da Eduardo dalla pièce di Athos Setti La fortuna si diverte) tratta

della fortuna nel gioco del lot-to per proporre rifl essioni sulla vita, lo fa in maniera intelligen-te, pungente e raffi nato, attra-verso battute e situazioni comi-che sull’ora della sua presun-ta morte. Mentre i componenti della sua famiglia sono inebriati dalla ric-chezza e dalle condizioni favo-revoli improvvisamente acquisi-te, Pasquale, il protagonista, vi-ve la mutata situazione con la lucidità e la saggezza di chi ha presente e teme la preannun-ciata fi ne della vita: “…mia fi -glia, che fi no adesso non la vo-leva nessuno, appena hanno sentito l’odore di soldi è usci-to subito l’americano e si si-stema; Arturo, mio fi glio, fa il commerciante di vino, è diven-tato intelligente, Ah che intel-ligenza tiene mio fi glio… Ma quello è cretino. I soldi fanno diventare intelligenti. Voi met-tete i soldi in mano a un creti-no e diventa immediatamente intelligente…” (atto II). Nella nostra epoca in cui il pen-siero della morte viene rimosso, oppure fatto oggetto di spetta-colo e dove avanza l’idea di ren-dere eterna la vita attraverso la clonazione, questa commedia ambientata nel 1934/35, diven-ta un’occasione di rifl essione sul nostro modo di stare al mondo. Vale forse la pena, attraverso questa divertente rappresenta-zione teatrale, far propria quella sana consapevolezza che porta a vivere degnamente il tempo che a ciascuno è dato.

Antonio Ghirelli, Gente Nostra, Grandi Autori del Mattino, Ed. Prisma, 1996www.eduardando.com

Fonti

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Se l’ombra è il segno intangibile dell’esistenza, l’opera d’arte, il dipinto nella fattispecie, è il segno della capacità di sognare, ossia della voglia di creare, con la consapevo-lezza di sé e del proprio stare al mondo, alcuni brani del-la realtà. E la stessa opera d’arte non può esser significa-to nella creazione, ma significante; non può esserne rap-presentazione, ma solo possedere un valore intrinseco e autoreferenziale, valido in se stesso, immanente. Il pittore vuole essere creatore, non illustratore e la sua opera vuole essere il segno di un’esistenza che, parados-salmente, sopravvive all’attore della propria genesi. Sul piano sostanziale, dunque, il dipinto è un anelito all’im-mortalità; su quello formale, invece, è la codifica della ca-pacità che solo il pittore ha, quella, cioè, di poter raccon-tare per immagini.Quando, nel corso dei secoli, tale prerogativa non è più esclusivamente del pittore-artifex, il sogno diviene in-

La significanza e la morte dell’artista segnificante

di Pino Navedoro - PittorePittura

Del pittore e del suo sogno d’essere demiurgo

Pino Navedoro Miracolo,2011

Olio su tela applicata su tavola 77X188 cm

“Il pittore non dovrebbe dipingere quello che vede, ma quello che sarà visto.” Paul Valery

Dipingere non è un’operazione estetica: è una forma di magia intesa a compiere un’opera di mediazione tra questo mondo

estraneo e ostile e noi. Pablo Picasso

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cubo ed egli comincia a veder-si surrogato da un sistema tec-nico e ideologico che lo porta a sentire, pressante, la necessità di “reinventarsi”. La fotografi a e la sua opera di “sostituzione” del pittore dal ruolo di “creatore” e ri-produttore della realtà sem-brano prendere il sopravvento. A sancire defi nitivamente la morte terrena di chi è abituato a produrre con le proprie ma-ni un prolungamento della vita dopo il disfacimento della car-ne, giunge la fi gura messianica, non nuova, ma sempre più im-pertinente, del “critico” che pre-dica un messaggio apparente-mente salvifi co e scrive le pagi-ne di un vangelo in cui non c’è spazio per dèi diversi da lui.

L’incubo, allora, si trasforma in illusione.

Il pittore crede a tutto quello che l’esegeta dice

a lui e agli altri; crede d’aver stretto la mano di un complice, invece trova le labbra del proprio assassino.“Volgi lo sguardo a quello che sei sempre stato, pittore; lascia

il torpore del sonno e tor-na a sentirti artigiano, pri-ma che vate; torna a vo-ler stupire te stesso, pri-

ma che gli altri; abbandona la speranza che un uomo

possa creare dal nul-la la tua presenza e ri-

corda di saper dare vita alla materia indistinta nel-

le forme che unicamen-te tu sai. Solo così rico-mincerai a sognare e a

far sognare; solo così il sogno della tua esistenza pro-ietterà sugli altri un’infi nita e colorata ombra.”

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Musica

Sogni infranti, sogni ribelli, so-gni proibiti, sogni ricorrenti, so-gni svelati, sogni vividi, così vi-vidi da sembrare reali. Dal Sogno d’amore di Liszt a Do-menico Modugno che canta “come a nu sognu tu sì svanitu e non riturni cchiù”, fi no all’ulti-mo Sogno Eretico di Caparezza.Non potendo scandagliare tut-ta la storia della musica ci limi-teremo ad una carrellata – un po’ emotiva invero – del mondo onirico ricorrente in note più o meno famose.De Andrè ha usato la metafo-ra del sogno in modo allegorico nell’album Storia di un impiega-to, il cui protagonista intrapren-de la sua lotta contro la socie-tà, sognando prima di mettere una bomba al ballo maschera-to simbolo del potere borghe-se, salvo poi – quasi pentendosi – sognare di essere suo padre e vivere una vita di sacrifi ci. Il Sogno di Maria, invece, “for-se era sogno, ma sonno non era”, perché Maria si sveglia in-cinta di Gesù, dopo che l’Ange-lo ha contato le vertebre della sua schiena! La sposa del soldato di Vini-cio Capossela grida al suo amo-re “sognami qui come ero, so-gnami come eri tu, non ritorna il tempo per noi” mentre lui cor-re e la guerra distrugge... i loro

sogni. A volte i sogni cantati so-no incubi orrendi, ma purtrop-po reali, come in un sogno di Francesco De Gregori popola-to da suicidi, campi di prigionia, bambini “passati” per i camini; “Ma dimmi, sogni spesso le co-se che hai scritto, oppure le hai inventate solo per scandalizza-re?”, gli chiede un amico. “Navi-

ga via, devo ancora svegliarmi!”. Nel tango argentino i sogni so-no disincanti struggenti ma sempre venati di speranza e, ovviamente, sono sogni d’amo-re. Come in un vals di Franci-sco Canaro, “Sonar y nada mas”: non svegliarti, bimba bella, se stai sognando l’amore. Se ti svegli distruggi l’illusione e tro-

di Elisabetta Previati - CantanteMusica

Cantami qui, come ero, e ti sognerò come eri tu“Voci di strada, rumori di gente, mi rubarono al sogno per ridarmi al presente”.

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vi solo, tra le ombre, l’amara re-altà. Avere gli stessi sogni purtroppo non salva Romeo e Giulietta dei Dire Straits, neppure con l’in-dimenticabile gioco di parole “I dreamed your dream for you and now your dream is real”. Mentre i sogni d’oltre manica ri-sentono delle cupe atmosfere londinesi e diventano una stu-penda litania:

“La scorsa notte ho sognato che qualcuno

mi amava. Nessuna speranza, nessun danno, solo

un altro falso allarme” (The Smiths)

E infi ne una “preghiera” di Jim Morrison: “datemi un sogno per vivere perché la realtà mi sta uccidendo!”

Franz Liszt Sogno d’amore

Domenico ModugnoAttimu d’amuri

Fabrizio De Andrè Il ballo mascherato, Sogno numero due, La canzone del padre, Il sogno di Maria

Vinicio CaposselaCorre il soldato

Francesco De GregoriSognando un altro Egitto

Francisco Canaro e Ivo Pelay Sonar y nada mas

Dire Straits Romeo and Juliet

The Smiths Last night I dreamt that somebody loved me

Brani c i t a t i :

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LetteraturaLetteratura

Quand’ero bambino vivevo in una casa vicino la stazione sud- est e i pomeriggi erano scanditi dallo scampanellio della chiusu-ra del passaggio a livello. Era bel-lo rimanere ad ascoltarlo seduto sulla sedia in vimini recuperata dalla villetta del nonno. Questo ricordo è stato l’inizio di un bizzarro episodio che mi ha reso testimone della morte del Dio dei Sogni. Ti spiego com’è andata. Erano appena le ven-tidue quando, nel giro di poco tempo, mi addormentai. La pri-ma immagine che focalizzai fu quella della lavastoviglie anni settanta che i miei tenevano in cucina. Mi sono sempre chiesto perché fosse lì, inutilizzata ma perennemente presente.Forse stavolta l’avrei usa-ta…mi venne un’idea.Rifl ettei sul fatto che probabilmente nel sog-giorno avrei trovato un Me Stesso seduto su di una sedia in vimini. Avrei sollevato lui e la se-dia riponendoli nell’elet-trodomestico. A quel punto l’avrei messo in funzione, ma a quale scopo? Ero ignaro del mio obbiettivo. Mi av-vicinai al soggiorno, diretto ver-so il mio doppio. Caspita, era talmente distratto da non ac-corgersi di me!

Tutto a un tratto disse: “Aspet-ta, non è il momento! Tu mi but-ti nella lavastoviglie al suona-re della campanella, quella del passaggio a livello... ricordi? Pa-zienta!”. Interdetto, rimasi lì ad aspettare. Di nuovo parlò: “Puoi anticipar-mi qualcosa? Il Dio dei Sogni muore?” Gli risposi: “Che ne so? Il mio compito qui è quello di get-tarti nella lavastoviglie!”. “Uff a, al-lora non aspetterò…la suonerò io la campanella!” esclamò, mo-strandomi un grosso campanac-cio poggiato per terra.Fu in quel momento che appar-ve Concetta, la signora delle pu-lizie che veniva il martedì.

Nel riordi-

nare aveva trovato un vecchio elefante di pelouche che, per togliere di torno, aveva riposto nell’inutilizzata lavastoviglie. Era dunque questa la mia missio-ne! Salvare l’ormai stropicciato elefante! Avrei mandato il Me Stesso lì dentro per recuperar-lo, solo lui conosceva l’illusio-ne nella quale mi trovavo!I miei pensieri vennero interrot-ti dal martellante scampanio che il mio doppio produceva; aveva fretta di conoscere la fi ne di que-sta allucinazione!Cominciò a girare tutto intorno e sentivo qualcosa toccarmi la spalla. Pat, la gatta che vive nel mio appartamento, era riuscita a svegliarmi con la sua zampetta.

E la mia missione? Fallita! Il Me Stesso aveva ro-

vinato tutto. Un’avi-da curiosità lo aveva indotto a interrom-pere lo strano mi-raggio. Mi dispiace

deluderti... ma non ci sono riuscito!

Ora provarci tu, in qualche maniera, a sal-

vare il salvabile, cerca il Dio dei Sogni, rovista

in tutte le lavasto-viglie che puoi, entra nel sogno!

Ah, dimenticavo... ci sei già dentro!

“Me stesso” salverà l’elefante.

un racconto di Andrea Rettino - Musicista

La morte del Dio dei Sogni

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● 24 nov ore 21,00MOSTRI, RICORDI DI UNA VITA

esposizione di arte casual di Andrew Das Retlive set: Plasteel in e i Temponauti

● 4 dic ore 21,00OPTICAL FESTIVAL

rassegna di cortometraggi spagnoliideata da Josè Ramon Gonzalez Saiz

e Patricia Pelaez Alvarez

● 8 dic ore 21,00A SONG 4 EACH DAY..

presentazione del disco di Claudio Signori leCon mostra fotografica Le cose ci guardano a cura di Gianni Perrel l i & Sara Diana.

● 27 dic ore 21,00KRIST

videoinstallazione di Michele Ardito

● 29 dic ore 21,00CAROGLIONE BAND

Omaggio a Carosone e Buscaglione

VIA CANALE D’ALONZO,15GRAVINA IN PUGLIA (BA)

INFO SU www.arc imuret t iasecco. i t

TUTT I GL I EVENT I S I TERRANNO PRESSO LA SEDE DELL ’ARC I MURETT I A SECCO

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Racconto vincitore categoria UN AMORE ESTIVO “Un amore estivo” di Stella LeoneEro stata un anno intero ad aspettarlo, cercando di rivivere nei ricor-di il calore che nasceva in me, e finalmente, ora mi era davanti.Eccolo, così altezzoso, così unico, così estasiante, lui, così mio e di tutti. Nulla posso quando sono al suo cospetto e, rapita dal suo splendore, inevitabilmente vorrei essere sua e sua ci divento, vittima di quel tocco a volte così intenso. Le sue carezze si concentrano sui miei occhi, improvvisamente costretti a serrarsi, e poi, pian piano, ri-scaldano tutto il mio corpo e la mia mente si spegne. Non ho più ra-gione, rimango lì, immobile, permettendo che lasci i suoi segni ar-denti su di me. Così, sazia del mio amato, son pronta a separarmene, e nella notte, addormentata, i ricordi si nascondono, i sogni si fanno spazio e la realtà non esiste più. Ma poi, improvvisamente una sor-presa! Di nuovo lui a farmi visita!E mai stanca di questa presenza seduttrice, permetto che mi svegli con dolcezza, con calmo silenzio e, mentre lo guardo farsi spazio nel-la notte, eccomi pronta, ancora una volta, a bruciare per il mio aman-te... il sole!

Racconto vincitore categoria LA PRIMA VOLTA Monologo... a due! (“I tradimenti del giovane Pene”) di Elena CarlucciMa ti rendi conto del tiro che mi hai giocato? Ci conosciamo da 20 anni, ci siamo divertiti insieme da quando avevamo dieci-dodi-ci anni. A nascondino prima, a palla poi. Questa da te proprio non

Scrittori...per una birra

a cura di Donatella Santo

Racconti vincitori del concorso letterario promosso da Z.R.

Il 3 Ottobre scorso, al Gallery Pub di Gravina in Puglia, si è svolto il concorso letterario “Scrittore per una birra” organizzato dallo staff di Zona Radioattiva in collabora-zione con i gestori del Gallery.Il concorso prevedeva la stesura di un breve racconto su uno dei temi tra quelli proposti nel regolamen-to: “Un amore estivo”, “Un giorno sfortunato”, “La prima volta”.

I racconti pervenuti sono stati va-lutati da una giuria tecnica, com-posta dallo psicologo Giovan-ni Matera, dall’editore de Il Gril-lo Editore Angelo De Leonardis, dall’art director della rivista stART Manuela Coluccino, e da una giu-ria popolare costituita dal pubbli-co presente nel locale.

I vincitori, premiati con la ma-glietta del programma “Zona Ra-dioattiva” e con un buono consu-mazione per pizza e birra per due persone offerta dal Gallery Pub, sono stati: Stella Leone, Elena Car-lucci e Luigi Fatigati.La serata conclusiva del concor-so è stata condotta da Frank Defe-lice e Joe Farella supportati nella parte tecnica e redazionale rispet-tivamente da Fabio Nuzzi e Dona-tella Santo.

La lettura dei racconti è stata cu-rata da Lulù con accompagna-mento musicale di Giovan-ni Allenti, personaggio di Zona Radioattiva interpre-tato da Achille Granieri.Tutta la serata è an-data in onda su Radio Studio Uno in streaming e vi-deo streaming suzonaradioattiva.it

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me l’aspettavo, dopo tutto il tempo trascorso insieme... Ti ricordi le nottate passate a vedere i tuoi fi lm preferiti? I pomeriggi, di nasco-sto dalla mamma, a sfogliare le riviste di tendenza! La mamma che mi teneva sempre d’occhio e mio padre che mi lanciava occhiate di malcelata comprensione. E quelle volte che, vedendomi preoccupa-to, mi assicuravi: “non preoccuparti, crescerò... non ti deluderò, sarai fi ero di me”... E invece, quando è arrivato il momento di dimostrarti grato di quello che ho fatto per te... ti sei tirato indietro! Certo, è ve-ro, i modi bruschi e violenti, le situazioni intricate non piacciono ne-anche a me, ma te ne devi fare una... ragione. È proprio quando ve-di tutto scuro davanti a te che devi reagire! E comunque, visto che ci siamo, chiariamo alcune cose: quando parlavo di elezioni non allu-devo alla politica... lo sai che ho la “erre” moscia io! Quando ti esorta-vo ad elevarti non mi riferivo alla tua cultura e, soprattutto, quando dicevo: ”Gli amici si vedono nel momento del bisogno...” beh, io par-lavo di bisogno e non di bisognino!

Racconto vincitore categoria UN GIORNO SFORTUNATOMi vuoi sposare? di Luigi Fatigati“Mi vuoi sposare?”. Quante volte ho ripensato allo sfortunato giorno in cui, ai suoi piedi e armato di pietra sberluccicante, ho pronunciato quelle tre semplici parole: “Mi vuoi sposare?”. E ogni volta che chiu-do gli occhi sento riecheggiare la mia voce ferma ed incosciente. “Mi vuoi sposare?”. E poi la monotonia delle feste comandate, il cian-ciare del televisore al plasma e le urla capricciose della prole alleva-

ta a plasmon. “Mi vuoi sposa-re?”. È da quel brutto gior-

no che la mia vita è di-ventata un noiosissimo ed infi nito inferno co-niugale... e tutto que-sto per aver sbagliato due consonanti.

PROGRAMMA RADIOFONICO

diINTRATTENIMENTO

ideato e condotto da Frank Defelice

autore e interprete di vari personaggi

in collaborazione con: Donatella Santo

parte tecnica e redazionaleLucia Tullo

collegamenti esterniAchille Granieri

interprete di alcuni personaggi

In diretta tutti i giovedi dalle 21.00 alle 23.00 su

Radio Studio Uno FM 101.3

...anche in streaming e video streaming su

www.zonaradioattiva.it e in replica il sab alle 19.00

e la dom alle 10.00

YouTubeZonaRadioAttiva1

Pagina e gruppo FacebookZona Radioattiva New

[email protected]: 334 2586228

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“... Lo si schiaccia dolcemente tra lingua e palato, lentamente fre-sco e delizioso, comincia a fon-dersi: bagna il palato molle, sfi o-

ra le tonsille, penetra nell’esofago accogliente e infi ne si depone nel-lo stomaco che ride di folle con-tentezza …”(G. Flaubert).

Il cibo a volte riesce ad estasiar-ci a tal punto da farci sperimen-tare prelibati momenti tra sogno e realtà. Il piacere del cibo è una delle motivazioni che ci spinge a mangiare. È proprio dalle sensa-zioni trasmesse in qualche mo-do dalle pietanze e percepite dal nostro cervello, dall’aroma, cioè quella sensazione data dall’in-sieme di sapore, odore, struttu-ra fi sica dell’alimento, che dipen-de gran parte del piacere che l’uomo trova nel cibo. Dove pe-rò il piacere, “l’avere voglia” di una squisitezza, entra in contat-to col sogno? Il mangiare rifl et-te un movimento psichico com-

di Vincenzo Casino - ChefCulinaria

Mangiare e sognare di star beneSveglia è pronto!

Ingredienti per 4 persone:1 fi letto di branzino (oppure orata, den-tice, ombrina) 16 asparagi 4 foglie di basilico 1 limone olio extra ver-gine d’oliva caviale Oscetra sale in fi occhi (tipo Maldon) sale e pepe

Ricavate dal branzino 4 scaloppe di circa 110 g ciascuna senza la pelle, sa-latele, pepatele e ungetele con un fi lo d’olio. Quindi avvolgetele in un foglio di pellicola da cucina con in mezzo una foglia di basilico. Chiudete bene l’involtino di branzino e fatelo cuocere a vapore per circa 14 minuti. Preparate la crema di asparagi frullando 4 asparagi, precedentemente cotti in acqua bollen-

Involtino di branzino con caviale oscetra

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pensatorio, esprime un bisogno da soddisfare, o simbolizza la ne-cessità di integrazione di alcu-ni contenuti inconsci. È proprio la necessità di colmare un vuo-to, che nei sogni off re all’analisi gli spunti di maggiore interesse. Mangiare, nei sogni, mal volen-tieri, può fare riferimento ad una mancanza - di piacere, di sesso - che il sogno tenta di compensare o al contrario, può mostrare l’ir-ruenza con la quale si sta viven-do o “consumando” una situazio-ne o si sta gustando qualcosa di piacevole.Invece, l’appetito che si sente nei sogni, può facilmente rappre-sentare un appetito sessuale, un desiderio dell’amplesso, un’im-magine della libido individuale, l’espressione di un piacere che forse nella realtà, ci si nega o a cui non si può accedere.... Sublime dolcezza , infi nito pia-cere dei sensi, miriadi di colori al-la mia vista; tatto e olfatto; il cibo prelibatezza degli dei; in un so-gno di sensazioni apro gli occhi e mi ritrovo di fronte l’ombra di gustose pietanze che mi donano pensieri tra sogno e realtà!...

te acidulata con succo di limone e un cucchiaio di olio d’oliva extravergine. Passate il tutto al setaccio. A questo punto sistemate la crema di asparagi in un piatto caldo e adagiatevi sopra l’in-voltino di branzino dopo aver tolto la pellicola. Cuocete gli asparagi restanti e impiattateli ben caldi conditi con olio, sale e pepe. Infi ne deponete sopra al pesce una quenelle di caviale.Passate un fi lo di olio d’oliva extraver-gine crudo sopra agli ingredienti con qualche granello di sale in fi occhi tipo Maldon e servite subito.Preparazione 20 minutiCott. 25 minuti - Esecuzione facile Vino Langhe Bianco

Servizio Catering • Mense Aziendali • Mense ScolasticheLa Grotta di Varvara Sergio & C. snc

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...il gusto di amare

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Architetturadi Mario Barbarisi - Architetto

Chiudiamo gli occhi e riapria-moli avendo davanti a noi l’im-magine della Sagrada familia o di casa Milà. Due fulgidi esempi del celebre architetto catalano Antoni Gaudì che mostrano come il progetto di una strut-tura, abitata o monumentale, nasca dall’idea o dal sogno ad occhi aperti di chi avverte il bisogno inconscio di progettare e realizzare opere, enigmatiche ma al tempo stesso fruibili, in

grado di interpellare il passante o il visitatore sulle ragioni che si nascondono dietro il giro di una linea che rompe gli schemi precostituiti per inseguire il de-siderio di stupire, meravigliare e condurre per mano il passante nel mondo dove tutto è possibi-

le. La storia dell’architettura rac-conta delle innumerevoli opere realizzate nel corso dei secoli da vari autori, tutte opere signifi ca-tive dei tempi vissuti. Defi nisco l’architettura musica congelata, scriveva Johann Wolfgang Goethe nell’800. E l’architettura se frutto di giuste proporzioni e scelte progettuali oculate diventa davvero monumentale, come musica congelata. Si lascia ammirare e aff ascina proprio come il racconto di un sogno meraviglioso che ciascuno di noi riesce a fare al risveglio mattuti-no rivolgendosi alla persona che gli sta accanto. E proprio come accade per il sogno l’architettura non si svela tutta all’improvviso, ma un po’ alla volta raccontando

Architettare un sognoL’architettura, come il sogno, è per tutti e può essere presente in tutti i luoghi.

La Sagrada Família, di Barcellona, è una grande basilica cattolica (mi-nore), tuttora in costruzione. I lavori sono cominciati nel lontano 1882 e proseguiranno ancora per molti anni. Il progetto è basato sulle versioni ricostruite dei progetti e dei modelli perduti (un incendio nel 1936, appiccato all’atelier di Gaudí, distrusse molte tavole progettuali del celebre architetto), sullo studio della porzione dell’edifi cio realizzata personalmente da Gaudí e su adat-tamenti moderni.

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parti inedite della vita dell’au-tore e della società ad esso con-temporanea.Resta da svelare il mistero dell’architettura che precorre i tempi, anticipando le funzioni e i tratti estetici come nelle ope-re razionali di Le Corbusier o dell’architettura organica, rispet-tosa dell’ambiente e dei luoghi, nel caso di Frank Wright. L’Italia presenta numerosi esempi di architettura organica antece-denti alle opere di Wright, come nel caso dei Trulli o dei centri costieri con le case dei pescatori che, realizzate in pietra locale, si incastonano come perle nel pa-esaggio collinare. Ma l’architet-tura è sogno non solo nella fase di ideazione e di progettazione ma anche nel sapersi raccontare. I progettisti devono, infatti, sa-per raccontare bene il sogno se vogliono davvero stupire. Ecco perché nei libri di storia sono entrate alcune opere anziché altre. L’arte è comunicazione del sogno (idea) attraverso il segno grafico (progetto) che ne spiega la realizzazione alle maestranze, il passaggio suc-cessivo è la forma. Peccato che oggi si trascuri molto la buona architettura per fare spazio a luoghi anonimi come le periferie o i centri commerciali. Si guarda solo a ciò che l’architettura con-sente in termini di ricavi econo-mici e non si sceglie raramente un progetto in base alla pro-duzione di idee. L’architettura, come il sogno, è per tutti e può essere presente in tutti i luoghi. Gaudì lo ha dimostrato: si può creare con fantasia una Chiesa e una casa. Aveva ragione Guy de Maupassant quando scriveva: ”L’architettura, la più incompresa e dimenticata delle arti d’oggi, è forse anche la più misteriosa e la più nutrita di idee.”

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