Stare bene a scuola si può: vademecum per un buon clima in ... · tarli a rendere chiaro il loro...
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© Educare.it (rivista on line - ISSN: 2039-943X) - Vol. 17, n. 11 – Novembre 2017
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Stare bene a scuola si può: vademecum per un buon clima in classe
Giulia Lucchesi
Docente Scuola Secondaria di I° grado, ha conseguito il dottorato in Scienze della Formazione presso l’Università degli Studi di Firenze.
Il clima della classe è il frutto di un infinito intreccio di condizioni che pos-
sono essere create a partire dalla consapevolezza del docente della propria
funzione di guida.
In questo articolo si presentano una serie di indicazioni distinte nei diversi
momenti di rapporto con la classe, che ogni docente può facilmente appli-
care durante la sua attività. Nella seconda parte, l’Autrice si sofferma a pre-
sentare una serie di attività educative che possono essere messe in atto per
favorire un clima di classe positivo.
Introduzione
Il compito dell’insegnante è quello di es-
sere formatore nell’accezione più ampia del
termine. Il suo modo di essere e di stare nel-
la classe può influire notevolmente sui sen-
timenti del singolo alunno e sulle dinamiche
interpersonali nel gruppo.
Se il docente accede ad una capacità ri-
flessiva (Bruner, 1988; Schön, 1993; Mezi-
row, 2003;) rispetto a sé e alla relazio-
ne/comunicazione in classe, può offrire uno
specchio con cui i ragazzi si potranno sinto-
nizzare (Franca, 2014; Rizzolatti e Senigallia,
2006).
Qui di seguito sono proposte delle sem-
plici procedure che il docente può attivare
per essere maggiormente consapevole del
proprio compito di formatore a tutto tondo.
Prima di entrare in classe
Prima di entrare in classe il docente può
soffermarsi, auto osservarsi e ricentrarsi ri-
spetto a:
Respirazione: cercare di rallentarla e di
portarla a livello addominale. Ricordarsi
di respirare sempre col naso in modo che
ci sia meno iperventilazione e quindi sia
facilitata la concentrazione e la calma
(Middendorf, 2005).
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Propriocezione: fare un breve check sul
proprio orientamento corporeo (Kabat-
Zinn, 1990), per riconnettersi al proprio
sé corporeo.
Identità: sentire il proprio nome cercan-
do di essere concentrati sul momento
presente (Tolle, 2004; 2008), e sul gruppo
classe nel quale si sta per entrare. Capita
spesso che ci portiamo dentro l’aula i
sentimenti e le emozioni vissute nelle ore
precedenti in altre classi; è importante
cercare di lasciare fuori dalla porta tutto
ciò che non riguarda la storia della classe
in cui stiamo entrando in modo da essere
più ricettivi a ciò che si muove nel grup-
po.
In classe
Esplicitare gli obiettivi: è buona norma
far presente ad ogni lezione cosa si andrà
a fare (attività, contenuti, metodologie,
tempi). Su proposta dei ragazzi si po-
tranno anche inserire variazioni nella
scansione degli obiettivi in modo da
stabilire un’alleanza educativa (Franca, op.
cit.) grazie alla quale ognuno si sentirà
partecipe e ascoltato rispetto alle proprie
esigenze. La definizione degli obiettivi
insieme alla classe è una procedura che
sarebbe importante svolgere sempre:
all’inizio dell’anno per la scelta condivisa
dei progetti, delle attività extra curricola-
ri, della scansione degli argomenti di le-
zione, ma anche durante tutto l’anno
ogni volta che ce ne sia la necessità o se
ne presenti l’occasione (Jasmine, 2002).
Se la classe si abitua a questa modalità il
clima cambia radicalmente. Ovviamente
per questo il docente dovrà spendere un
po’ del suo tempo, ma i risultati saranno
sorprendenti. All’insegnante, nel rispetto
della sua funzione educativa, rimarrà
sempre il compito e la responsabilità di
guida e regia della situazione.
Ascolto attivo: concentrarsi
sull’espressione dei ragazzi ricordando
che, oltre che essere alunni, sono bambi-
ne, bambini, ragazze e ragazzi che vivo-
no esperienze (in famiglia, con gli amici,
nelle altre ore di lezione) che influenzano
i loro comportamenti. È importante,
quindi, cercare di pensarli, ascoltarli e
accoglierli come persone e riconoscere
ognuno nella propria unicità di espres-
sione (Sclavi, 2003).
Assertività: è possibile manifestare la
propria opinione partendo sempre dal
proprio sentire (“mi sento a disagio quando
fai certe cose”, ‚mi dispiace che tu dica que-
sto”); l’attenzione è rivolta agli stati emo-
tivi di chi parla ed esprime le proprie
sensazioni riguardo al comportamento di
chi ascolta (Istituto Superiore di Sanità,
2005). Si eviterà che l’alunno entri in uno
stato di frustrazione per essersi sentito
giudicato e gli si lascia aperta la possibi-
lità di riflettere senza innescare meccani-
smi di difesa (chiusura, diniego o rab-
bia). Ascoltando il proprio insegnante, i
ragazzi saranno aiutati ad essere a loro
volta assertivi e impareranno a parlare in
prima persona ed esprimersi sempre re-
lativamente si propri stati d’animo (Scla-
vi op. cit.).
Funzione riflessiva l’insegnante ha la
possibilità di dare un nome ai sentimenti
dei ragazzi (“sento che sei in ansia”, “mi
sembra che ti sia chiuso e che tu non voglia
partecipare”, ‚ah, sei allegra oggi!”) per aiu-
tarli a rendere chiaro il loro sentimento,
in modo da innescare un’ alfabetizzazio-
ne emotiva (Goleman, 1996; 2000), neces-
saria soprattutto nelle situazioni in cui ci
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si rende conto che ci sono difficoltà. In
tutte le fasi di crescita ci sono momenti
di confusione difficili da decifrare e da
gestire: se l’adulto si pone sulla sua fun-
zione riflessiva (Fonagy, Target, 2001) può
facilitare negli alunni una maggior com-
prensione di sé, abilità fondamentale per
essere emotivamente competenti.
Valutazione delle sole performance: è
fondamentale non dimenticare che è la
prestazione che viene valutata e non
l’alunno (Franca, op. cit.). La persona non
è mai messa in discussione, è ciò che fa
che può essere valutato in una prospetti-
va formativa (“il tuo compito non ha rag-
giunto gli obiettivi di sufficienza, ma ho fidu-
cia in te”). Questo consente allo studente
di non sentirsi frustrato e incapace, ma
semplicemente che quel lavoro di quel
giorno non era adeguato a ciò che si ri-
chiedeva. In questo modo consentiamo
agli alunni di non sentirsi giudicati su
una scala di valore e il senso della loro
esistenza sarà salvaguardato.
Valutazione del solo comportamento:
anche in questo caso è importante sepa-
rare il comportamento dalla persona che
non è mai messa in discussione in quan-
to tale, ma che, per molti e differenti mo-
tivi può esprimersi attraverso compor-
tamenti disfunzionali, generalmente
campanello di allarme di un disagio inte-
riore o di difficoltà di relazione (Franca,
op. cit.). Il docente potrà utilizzare frasi
che riportino al solo comportamento
(“riesci a comprendere che il tuo comporta-
mento mette in difficoltà/offende i tuoi com-
pagni?” , ‚sei consapevole che la tua reazione
può condurre ad una chiusura del tuo com-
pagno nei tuoi confronti?). Ciò non toglie
che, se se ne presenta la necessità, alcuni
comportamenti siano da sanzionare in
modo chiaro! In questo caso è importan-
te, ancora una volta, ricordare che la
sanzione colpisce il comportamento e
mai la persona, la cui integrità va co-
munque sempre salvaguardata. E questo
può essere importante esplicitarlo ogni
volta.
Astensione dal giudizio: il giudizio può
chiudere lo studente in uno schema che
rischia di autoriprodursi portando ad un
blocco dell’autostima. È necessario che il
docente si posizioni su una flessibilità di
vedute in modo da dare spazio alle
espressioni personali dei propri allievi
cercando di accogliere le posizioni di
ognuno. In questo senso il lavoro del do-
cente può avere ricadute eccezionali sui
ragazzi: se i giovani, che sono uomini e
donne in formazione, si sentono accolti e
rispettati nella loro singolarità, si apri-
ranno alla comunicazione fra sé e col do-
cente e questo genererà un circolo vir-
tuoso di ulteriore comunicazione (Fran-
ca, op. cit.; Sclavi, op. cit.).
Fuori dalla classe a fine lezione
Resoconto interiore: al termine del lavo-
ro sarebbe buona norma prendersi qual-
che minuto per riflettere e fare un bilan-
cio di come sono andate le cose. Se ci so-
no state situazioni la cui gestione ha ri-
chiesto particolare impegno è possibile
ripercorrerne le tappe: ciò che disturba e
crea disagio offre la possibilità, se elabo-
rato, di essere accolto e trasformato inte-
riormente.Questo aiuterà a proseguire la
giornata senza rimanere influenzati dagli
eventi e permetterà di rientrare successi-
vamente in classe senza vissuti residui
che possono influenzare la lezione. Ogni
nuovo giorno è una nuova storia per il
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docente e per la classe! Se possibile, sa-
rebbe importante appuntarsi brevemente
per iscritto le cose salienti e tenere una
sorta di diario anche attraverso semplici
parole chiave. La narrazione, anche sin-
tetica, di eventi ed emozioni è un’attività
di cura di sé molto efficace; la testimo-
nianza degli eventi accaduti e dei senti-
menti ad essi relativi offre la possibilità
di una riflessione a posteriori molto utile
soprattutto nelle professioni educative e
di cura (Demetrio, 1995).
Meditazione: si suggerisce a fine giorna-
ta di dedicare qualche minuto del pro-
prio tempo ad una meditazione (Kabat-
Zinn, 2013; Nhất Hạnh, 1987; un tempo
per sé che permette di armonizzarsi ri-
spetto a tutte le funzioni di vita (docente,
genitore, marito/moglie, compa-
gno/a<)1.
Attività educative per la conduzione del gruppo classe
Se il docente riesce ad avere chiarezza sui
punti precedenti la situazione della classe,
per esperienza, cambierà. Secondo gli studi
sulla complessità questo è il frutto della si-
nergia che si crea nell’intersoggettività del
gruppo classe (Morin, 1993; 2000; Bocchi,
Ceruti, 2007; Emoto, 2007) per cui il cam-
biamento di un elemento del gruppo può
trasformare tutto ciò che sta intorno, a mag-
gior ragione se questo avviene nel docente
che è l’adulto di riferimento del gruppo
classe.
Qui di seguito sono riportate alcune sem-
plici attività che possono incrementare tale
cambiamento perché favoriscono
un’elaborazione interiore degli stessi alunni.
I suggerimenti proposti potranno essere ar-
ricchiti del contributo di ciascun docente in
base alla propria esperienza e sensibilità.
Identità: aiutare i ragazzi a sentire la
propria identità è per noi un requisito fon-
damentale.
Ci sono varie possibilità a seconda del
tempo che ciascun docente può dedicare a
tale attività:
- Appello dei nomi. I ragazzi a turno
esprimono il proprio nome cercando
concentrarsi su di esso per sentirlo
espandere interiormente. Si possono
fare alcuni giri per dare il tempo a
tutti di ‘posizionarsi’ rispetto alla
propria identità. Questi sono sugge-
rimenti che possono essere applicati
in ogni contesto avendo a disposizio-
ne un tempo limitato. Ci sono poi an-
che attività più strutturate che neces-
sitano di più tempo e di una prece-
dente preparazione. Si può suggerire
ai ragazzi di chiudere gli occhi per fa-
cilitare la concentrazione.
- Spazio e tempo. Proprio come sugge-
riamo di fare al docente prima di en-
trare in aula, è possibile invitare i ra-
gazzi a concentrarsi sul luogo in cui
sono e sul momento presente. Capita
spesso che i ragazzi si portino dietro i
vissuti familiari e/o scolastici imme-
diatamente precedenti o che si proiet-
tino sulle ore successive (in cui maga-
ri hanno un’interrogazione o un
compito) oppure su un’attività del
pomeriggio. Questo li deconcentra e
non permette loro di vivere l’istante
presente, nel gusto di se stessi in quel
momento.
Attività sull’assertività: essere in
grado di esprimere la propria opinione in
ogni contesto è una competenza fondamen-
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tale nel percorso di vita di ognuno. Ciò che
possiamo aiutare a far capire ai ragazzi è che
il modo in cui ci esprimiamo può portare
all’apertura o alla chiusura della comunica-
zione con l’altro.
Possiamo, di tanto in tanto, invitare i ra-
gazzi a mettersi a coppie (anche col compa-
gno di banco) e nel tempo di qualche minu-
to invitarli a turno a scrivere e poi a dire
all’altro, parlando sempre in prima persona,
come si sentono relativamente a determinati
comportamenti del compagno (‚io mi sento
… quando tu…”). Suggeriamo di far espri-
mere prima qualcosa di positivo, poi di ne-
gativo, se c’è.
Nel tempo sarà interessante allargare a
tre componenti (a turno il primo esprime al
secondo, mentre il terzo cerca di essere in un
ascolto attivo e senza giudizio per aiutare i
due che stanno lavorando). Si suggerisce di
cambiare ogni volta le coppie o i gruppi di
tre in modo che in poco tempo tutti abbiamo
lavorato tra loro.
In una fase successiva, quando i ragazzi
saranno pronti, sarà possibile proporre di
fare la stessa cosa in gruppo, in cerchio (Ro-
gers, 1976) . Questa attività è fondamentale;
in poco tempo porterà ad un incremento
della consapevolezza personale e al rispetto
degli altri oltre che all’autonomia del grup-
po.
Attività di riflessione sui bisogni e
potenziamento delle risorse interiori: mol-
to spesso quando siamo in una carenza di
identità andiamo a cercare fuori da noi ciò
che possa aiutarci a compensare i vuoti in-
terni e darci l’appagamento necessario per
coprire il senso di frustrazione (Franca, op.
cit.) Se aiutiamo i ragazzi a riflettere che le
risorse sono dentro ognuno di loro, di volta
in volta saranno facilitati nel ritrovare la
propria centralità. Il fatto di essere sempre
ben centrati su di sé non va confuso con es-
sere egocentrici: quando una persona ha
un’identità ben strutturata, al contrario, sarà
naturalmente disponibile all’incontro con
l’altro nella coerenza e nel rispetto (Nhất
Hạnh, 2012). Questa attività si può fare sia a
livello individuale, quando il docente lo ri-
tienga opportuno parlando privatamente
con gli alunni, sia, ed è più consigliabile, con
la classe, perché grazie all’intersoggettività
che si crea, l’elaborazione del gruppo porta
il singolo a riflettere su di sé anche quando
si esprime un compagno. Il materiale di ri-
flessione, in questo modo, sarà più ampio e
formativo.
Attività in cerchio: consigliamo di
proporre periodicamente un’attività in cer-
chio, preparata nei giorni precedenti, in cui i
ragazzi possano esprimere ciò che non va
nel gruppo classe. È importante che i ragaz-
zi imparino a parlare con assertività e che
ognuno possa esprimere la propria opinione
senza il timore di essere frainteso o giudica-
to e cercando di non essere aggressivo o of-
fensivo nei confronti di altri (Rogers, 1976).
La partecipazione dei ragazzi ad un’attività
del genere è sempre molto gradita; ci sono
docenti che concordano l’incontro in cerchio
anche ogni settimana dedicando un tempo
stabilito. Per esperienza abbiamo notato che
un appuntamento fisso è molto proficuo; il
docente può decidere la cadenza (ogni 15
giorni o mensilmente), ma se ritiene che ci
siano problematiche più urgenti da risolve-
re, può anticipare, oppure al contrario, po-
sticipare. Il docente predispone un quader-
no dove i ragazzi nei giorni precedenti pos-
sono scrivere l’argomento di ciò che a loro
preme discutere e si danno, così, una sorta
di ordine del giorno. In questi incontri la
funzione del docente è quella di facilitatore
delle relazioni e della comunicazione tra i
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ragazzi; il suo prezioso contributo potrà
permettere ai ragazzi di esprimersi rispetto
ai disagi e di trovare insieme le possibili so-
luzioni. Se ben condotto, questo strumento
darà grandi risultati con una evidente rica-
duta anche nella didattica. Il tempo dedicato
a questi momenti sarà ripagato da un clima
di classe progressivamente più sereno e col-
laborativo. È inoltre indispensabile che
dall’incontro i ragazzi escano con possibili
soluzioni al problema e/o con la messa a di-
sposizione di aiuto e collaborazione da parte
di coloro che si sentono di farlo (Jasmine, op.
cit). Naturalmente deve essere garantito il
rispetto della privacy di ognuno, per cui è
bene esplicitare le regole e costruire un set-
ting che protegga la libertà di espressione.
Autobiografia: una volta terminata
l’attività, è possibile proporre ai ragazzi di
scrivere le proprie riflessioni, emozioni, sen-
timenti, dubbi, paure rispetto a ciò che
emerso durante il lavoro anche fornendo
qualche spunto o traccia da seguire (Cambi,
2002; Demetrio, 1996). Il vantaggio di questa
tecnica è duplice: da un lato i ragazzi hanno
maggior privacy per potersi esprimere e
dall’altro si permette loro di elaborare su un
piano cognitivo un vissuto emotivo.
È preferibile che la consegna sia di scrive-
re liberamente (anche poche righe) senza
preoccuparsi dell’aspetto formale (ortogra-
fia, sintassi, lessico), ma concentrandosi solo
sull’ascolto interiore. Il risultato spesse volte
è eccezionale e può fornire al docente ulte-
riore materiale su cui riflettere in incontri
successivi.
Note
1 Per questo si veda il lavoro della Mindfulness portato avanti Jonh Kabat-Zinn e collaboratori, oppure si consulti la vasta bibliografia sulle tecniche meditative proposte da Thích Nhất Hạnh. Per entrambe le scuole di pensiero ci sono i molte città italiane gruppi di meditazione a cui partecipare anche gratuitamente
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