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Il motivo della scelta di questo argomento è l’importanza che secondo noi hanno, e che stanno assumendo, il commercio Equo e Solidale e lo sviluppo sostenibile nel mondo contemporaneo. Approfondire questi argomenti ci sembra molto interessante ma soprattutto utile al fine di comprendere l’organizzazione e gli effetti di questi fenomeni. Inoltre crediamo che, in quanto appartenenti a uno dei paesi più industrializzati, abbiamo un dovere morale, ma anche pratico nei confronti dei paesi in via di sviluppo.

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Il commercio Equo e Solidale

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

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La nostra è una società dei consumi

La società dei consumi cambia l’identità individuale (la persona viene identificata in base ai beni che possiede)

In passato l’identità sociale era costruita sulle capacità professionali e il tipo di lavoro che si svolgeva, oggi è basata sulla quantità e sulla qualità dei beni che l’individuo acquista

Il lavoro non garantisce più stabilità e quindi non garantisce più un’identità all’interno della società

Nell’epoca industriale l’uomo doveva essere soprattutto produttore, nelle società moderne deve essere consumatore

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Epoca dell’ iperconsumismo

Trasformazione della struttura del commercio

Supermercati Centri commerciali Mall Supermall

commercio on-line

La città si trasforma in oggetto di consumo

Consumo visuale: si consumano le immagini e i segni.

Se di massa, deteriora la città

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Il povero nella società del consumo che ruolo possiede?

Essere povero significa non avere la possibilità di vivere una vita normale con la persistente sensazione di essere rimasti in dietro provocando la perdita di autostima, sensi di colpa e vergogna

Globalizzazione e forme alternative di consumo

“ i poveri non appartengono a una cultura diversa da quella dei ricchi, essi devono vivere nello stesso modo che è stato creato a beneficio di chi possiede denaro. E la loro distanza dai ricchi aumenta con la crescita economica cosi come la loro povertà è aggravata dalla recessione e dalla stagnazione”

Bauman “ Lavoro, consumismo e nuove povertà”

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La società attuale forma i propri membri al fine primario che essi svolgano il ruolo di consumatori. Ai propri membri la nostra società impone una norma: saper e voler consumare.

Il fatto che consumare prenda del tempo è in realtà la rovina della società dei consumi.

La soddisfazione del consumatore dovrebbe essere istantanea: in un duplice senso. I beni consumati dovrebbero soddisfare nell’immediato e la soddisfazione dovrebbe anche cessare immediatamente.

La necessaria riduzione del tempo viene ottenuta meglio se i consumatori non possono concentrare troppo a lungo la propria attenzione o i propri desideri su uno specifico oggetto.

La cultura della società dei consumi riguarda piuttosto il dimenticare che non l’imparare

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

Nella società dei consumi si è sviluppato un grande apparato di pubblicità, televendite e promozioni per convincere la gente a consumare

Il rovescio della medaglia sono i rifiuti

Ogni persona produce mezza tonnellata di rifiuti domestici all’anno

Questo sistema materialista ci fa credere che il benessere consista esclusivamente nel possesso di oggetti. Più ne abbiamo, più dovremmo considerarci benestanti.

Origine nella rivoluzione industriale

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La riduzione impone scelte di qualità e quantità. Se selezioniamo i prodotti in base alla qualità, ci rendiamo conto che molti vanno scartati perché dannosi. Altri invece vanno scartati perché sono inutili

Recupero del senso della sufficienza

La foga con cui compriamo ha indotto alcuni studiosi a pensare che per noi il consumismo ha la stessa funzione che il biberon ha per il bambino: serve a rassicurarsi e a compensare le nostre insoddisfazioni

Ridurre, riutilizzare, riparare, riciclare, rallentare

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Consumare con rispetto e cioè trattare bene gli oggetti affinché possano durare a lungo.

La società dei consumi ci ha abituati a buttare via le cose quando sono ancora utilizzabili solo perché non sono più di moda o perché non sono più all’avanguardia tecnologica

Un tempo la cultura del rispetto era molto radicata. Oggi non è facile riparare perché gli oggetti vengono costruiti per essere sostituiti

Quasi ogni materiale potrebbe essere riciclato e se oggi questa pratica è ancora poco sviluppata è solo per mancanza di volontà

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I paesi industrializzati sanno che l’esaurirsi delle risorse e l’accumulo di inquinanti è il loro problema, ma finchè possono, nascondono la testa sotto la sabbia o cercano dei rimedi che sono peggiori dei mali

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

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La diffusa sensazione di ansia e incertezza nella quotidianità, segnala che qualcosa nell’idea di sviluppo che finora è prevalsa non ha funzionato.

La fiducia smisurata nelle capacità della scienza e della tecnologia di far progredire l’uomo e di renderlo padrone della natura e della propria vita si rivela sempre più come illusoria e pericolosa

Urgente è la ricerca di alternative credibili che abbiano al centro l’uomo e le sue esigenze, il rispetto per l’ambiente, la tensione alla giustizia sociale e alla redistribuzione dei beni

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Il termine sviluppo implica un fiducia smisurata nelle capacità della scienza e della tecnica di far progredire l’uomo e di renderlo padrone della natura e della propria vita. Gli individui, la società, l’economia sono naturalmente portati allo sviluppo, non all’arresto, alla stagnazione, alla diminuzione, al regresso al peggioramento.

Per sviluppo economico si intende una crescita elevata e prolungata del prodotto pro capite innescata dal progresso tecnologico, accompagnata da importanti trasformazioni strutturali, sociali e culturali e associata a un miglioramento nella distribuzione della ricchezza, nelle condizioni lavorative, nelle condizioni sanitarie e assistenziali della popolazione

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Il più importante indicatore del livello di sviluppo economico è considerato dalla maggior parte degli economisti il Prodotto Interno Lordo. Il PIL può essere considerato un indicatore valido per misurare le capacità produttive di un’economia, ma è assai meno significativo nel valutare il grado di benessere di una data popolazione; esso costituisce un indice “tecnico” ma non socioeconomico.

Proprio dalla insoddisfazione degli economisti ei riguardi degli indicatori come il PIL è sorta l’esigenza di costruire un indicatore composito al quale è stato dato il nome di indice dello sviluppo il quale tiene conto di tre fattori:

- livello di sanità

- livello di istruzione

- reddito

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Un paese è in condizione di sottosviluppo quando, malgrado la disponibilità potenziale di risorse e di tecnologie adeguate, non riesce a produrre un flusso di beni e servizi corrispondenti ai bisogni reali minimi e alle aspettative di progresso di popolazione

Differenza tra povertà e sottosviluppo

Sottosviluppo carenza di produzione e di ricchezza rispetto alle risorse disponibili

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povertà: mancanza di risorse umane e naturali a disposizione

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•Un paese può essere economicamente sottosviluppato senza essere “povero”. Può anzi avvenire che sia un tempo “naturalmente ricco” ed “economicamente sottosviluppato”. Si ha uno stato di povertà soltanto se risulta che un paese sia privo o particolarmente carente di risorse.

• un paese è comunque sottosviluppato quando, pur possedendo abbondanti risorse, queste vengono utilizzate solo parzialmente, oppure sfruttate con metodi tradizionali e inadeguati ad assicurare un suficente flusso di ricchezza

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cause naturali: in taluni casi l’arretratezza economica è il risultato di precarie condizioni naturali

l’eccesso di popolazione Un paese non riesce ad affrancarsi dalla propria condizione di arretratezza perché la sua popolazione è permanente in eccesso rispetto alle risorse disponibili

il colonialismo la dominazione di estese aree dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina da parte di poche potenze occidentali ha provocato un clima di degradazione socio economica oltre che ambientale in molti paesi.

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denutrizione: La denutrizione comporta soprattutto la carenza di vitamine e di proteine con risultato che i bambini risultano assai più esposti alle malattie infettive e parassitarie

lavoro minorile: nelle zone di sottosviluppo i bambini vengono adibiti a numerose occupazioni.

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Si definisce sostenibile la gestione di una risorsa il cui sfruttamento non superi un determinato limite, tenuto conto della sua capacità di riproduzione

Il tema della sostenibilità è quindi riferito alle risorse rinnovabili come possono esserlo gli animali e le piante; le risorse non rinnovabili come quelle minerarie vengono in genere dette esauribili

Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni

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Essa implica la necessità che tutti i diversi fattori concorrono a dare sostenibilità allo sviluppo cioè non soltanto il capitale umano e il capitale tecnico ma anche il capitale ambientale ha un suo rilevante ruolo nel processo evolutivo di ogni sistema economico

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Tanto i paesi industrializzati e altamente sviluppati quanto i paesi in via di sviluppo e quelli a economia fortemente arretrata sono accomunati da un unico destino.

La tradizionale concezione dello sviluppo sembra non essere in grado di assicurare né un’estensione dello sviluppo né una sostenibilità di tale sviluppo in una prospettiva di medio-lungo periodo. Al contrario vi sono serie ragioni per ritenere che le disuguaglianze sociali ed economiche tra aree e paesi diversi del pianeta si accentueranno e inoltre a esse si sommerà il rapido deterioramento dell’ecosistema

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Lo sviluppo sostenibile è una forma di sviluppo che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo preservando la qualità del patrimonio e delle risorse naturali. L’obiettivo è di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l’equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale

Nel 1991 Hermann Daly ricondusse lo sviluppo sostenibile a tre condizioni generali concernenti l’uso delle risorse naturali da parte dell’uomo:

il tasso di utilizzazione delle risorse rinnovabili non deve essere superiore al loro tasso di rigenerazione

l’immissione di sostanze inquinanti e di scorie nell’ambiente non deve superare la capacità di carico dell’ambiente stesso

lo stock di risorse rinnovabili deve restare costante nel tempo

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In tale definizione,viene introdotto un concetto di “equilibrio” auspicabile tra uomo e natura

La sostenibilità pura e semplice può diventare il pretesto per ingiustizie.

Ecco perché bisogna parlare di sostenibilità dell’equità.

Solo se sapremo costruire un’economia capace di rispettare gli equilibri del pianeta e nel contempo garantire a tutti una vita dignitosa, potremmo parlare di vero progresso umano. L’impresa è possibile, ma va comunque ridimensionato il ruolo del mercato

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Nel 2001 l’UNESCO ha ampliato il concetto di sviluppo sostenibile indicando che “la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto la biodiversità per la natura (…) la diversità culturale è una delle radici dello sviluppo inteso non solo come crescita economica, ma anche come un mezzo per condurre una esistenza più soddisfacente sul piano intellettuale, emozionale, morale e spirituale” (Art 1 and 3,Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale,UNESCO, 2001) in questa visione , la diversità culturale diventa il quarto pilastro dello sviluppo sostenibile, accanto al tradizionale equilibrio delle tre E: ecologia, equità, economia

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È stato creato e sottoscritto nel 1997 un accordo internazionale noto come protocollo di Kyoto, con il quale 118 nazioni del mondo si sono impiegati a ridurre le emissioni di gas serra per rimediare ai cambiamenti climatici in atto. Grandi assenti furono gli Stati Uniti, i primi produttori di gas serra nel mondo. Per raggiungere questo obbiettivo si lavora su due vie:

il risparmio energetico

Lo sviluppo delle fonti alternative di energia invece

del consumo massiccio di combustibili fossili

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“ Alcuni paesi non appoggiano il Protocollo di Kyoto sulla riduzione delle emissioni climalteranti proprio perché non vogliono rinunciare al loro modello di vita “super-consumistico”: un modo per invertire la rotta sarebbe invece imparare a riutilizzare molte delle risorse che usiamo e gettiamo via”

Premio Nobel per la pace nel 2004 Wangari Maathai

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Definizione

Obiettivi del commercio equo e solidale

Etica e morale

Criteri adottati dalle organizzazioni di commercio equo e solidale

Produttori, esportatori ed importatori

Regole

Prodotti

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Il commercio equo e solidale è un approccio alternativo al commercio convenzionale. È una relazione paritaria fra tutti i suoi oggetti coinvolti nella catena di commercializzazione: produttori, lavoratori, Botteghe del Mondo, importatori e consumatori.

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Il Commercio Equo e Solidale vuole riequilibrare i rapporti con i paesi economicamente meno sviluppati, migliorando l’accesso al mercato e le condizioni di vita dei produttori svantaggiati

Garantisce, infatti, ai produttori un giusto guadagno e condizioni di lavoro dignitose. Elimina le intermediazioni speculative e sostiene, con il prefinanziamento progetti di autosviluppo.

Il Commercio Equo e Solidale propone una nuova visione dell’economia e del mondo, attenta agli interessi di tutti

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Garantire condizioni di lavoro che rispettino i diritti dei lavoratori sanciti dalle convenzioni OIL

Pagare un prezzo equo che garantisca a tutte le organizzazioni un giusto guadagno

Adottare strutture organizzative democratiche e trasparenti

Privilegiare progetti che promuovono il miglioramento della condizione delle categorie più deboli

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Garantire ai lavoratori una giusta retribuzione per il lavoro svolto assicurando pari opportunità lavorative e salariali senza distinzioni di sesso, età, condizione sociale, religione, convinzione politica

Non ricorrere al lavoro minorile

Garantire relazioni commerciali libere e trasparenti

Garantire trasparenza nella gestione economica, con particolare attenzioni alle retribuzioni

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Migliorare le condizioni di vita dei produttori aumentando l’accesso al mercato

Promuovere opportunità di sviluppo per produttori svantaggiati

Proteggere i diritti umani promuovendo giustizia sociale, sostenibilità ambientale, sicurezza economica

Favorire l’incontro fra consumatori critici e produttori dei paesi economicamente meno sviluppati

Promuove un uso equo e sostenibile delle risorse ambientali

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I produttori sono organizzazioni di produzione e commercializzazione di artigianato ed alimentari che condividono gi obiettivi del Commercio Equo e Solidale.

I produttori devono:

perseguire logiche di autosviluppo e di autonomia delle popolazioni locali.

evitare una dipendenza economica verso l’esportazione, a scapito della produzione per il mercato locale

Favorire l’uso do materie prime locali

Garantire la qualità del prodotto

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

Gli esportatori sono organizzazioni che acquistano dai produttori, essi condividono gli obiettivi del Commercio Equo e Solidale e rispettano i seguenti criteri:

assicurarsi che i principi del Commercio Equo e Solidale siano conosciuti dai produttori e lavorare con questi per applicarli

fornire supporto alle organizzazioni di produzione

Dare ai produttori il prefinanziamento della merce o altre forme di credito equo e microcredito

Fornire informazioni sui prodotti e sui prezzi pagati ai produttori

Garantire rapporti di continuità con i produttori

Gli importatori sono:

-Italia

- Austria

- Germania

- Francia

- Svizzera

- Spagna

-Inghilterra

-Olanda

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

Divieto del lavoro minorile

Impiego di materie prime rinnovabili

Cooperazione tra produttori

Sostegno della propria comunità

Creazione, laddove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

Caffè

Zucchero

Cacao

Miele

Infusi

Frutta Secca

Spezie

Prodotti trasformati (es. Biscotti)

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Il commercio alternativo utilizza una politica “di poche parole, di molta concretezza e lavoro, di rispetto della libertà altrui, culturalmente e praticamente antimonopolista, di sperimentazione, di ricerca di coinvolgimento e spinta al cambiamento di noi stessi e della valorizzazione del contributo, anche quando piccolo e parziale, degli altri, di chiunque voglia e possa far fare passi in avanti verso un mondo migliore.”

Il commercio equo e solidale promuove La lotta allo sfruttamento del lavoro minorile

Questo progetto sostiene le attività dei produttori locali, commercio equo , microcredito e promozione del turismo in Sri Lanka

Il progetto riguarda:

• la sensibilizzazione e la informazione dei cittadini sul tema del lavoro minorile

•La produzione e la commercializzazione di palloni per diversi sport prodotti in Pakistan e certificati Fairtrade

•L’appoggio alle azioni di miglioramento delle condizioni dei lavori che i sindacati locali stanno realizzando

Globalizzazione e forme alternative di consumo

Via Darsena 176/a 44100 Ferrara

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Il commercio Equo e Solidale

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Storia del commercio alternativo:

• 1979 Ferrara Terzo Mondo- Gruppo mani tese

•1987 prima importazione di caffè dall’Ecuador

• 1989 apertura del primo negozio Ferrara Terzo Mondo (FTM)

• 1992 nasce la federazione Commercio Alternativo

Il Commercio Alternativo è una cooperativa senza fini di lucro dell’area no profit che dal 1992, anno della sua fondazione, opera nell’ambito del commercio equo e solidale, importando e distribuendo, senza intermediari, prodotti alimentari ed artigianali provenienti dai Paesi del Sud del Mondo

Il commercio Equo e Solidale

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Garantisce ai produttori prezzi equi decisi da loro stessi

Le relazioni fra le persone devono essere pacifiche, solidali, mutuamente arricchenti, basate sulla giustizia e sull’equità

Il commercio è una relazione “chiave” fra le persone soprattutto nel forte contesto di globalizzazione delle società attuali

La Soc. Commercio Alternativo opera con successo nel settore del Commercio Equo e Solidale, condividendone valori, obiettivi, pratiche, essendone attore fondamentale e protagonista attivo

Il commercio Equo e Solidale

ESEMPIO Prezzo di vendita al consumatore: 4,34

0,72 euro IVA

1 euro al produttore

0,20 euro trasporto

0,05 prefinanziamento

1,63 margine BdM

0,17 euro trasporto

interno

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Il commercio Equo e Solidale

I produttori sono contadini del sud del mondo che non hanno possibilità di accesso al mondo del mercato tradizionale

Gli importatori acquistano i prodotti direttamente dai produttori

Le botteghe del mondo oltre a vendere i prodotti del CEeS propongono iniziative che vanno nela direzione di un modello di sviluppo più giusto, umano e sostenibile

I consumatori condizionano le scelte delle aziende e quindi il commercio mondiale. Per fortuna l’eticità sta diventando sempre più un motivo nella scelta del prodotto

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Assemblea dei soci DIREZIONE

Amministrazione

5 persone

Grafica - Comunicazione

3 persone

Logistica e Show Room

11 persone

Acquisti Food e Controllo

Qualità Nuovi prodotti

4 persone

Acquisti Esteri Food e

ArtigianatoProgetti

5 persone

Commerciale6 persone in sede

6 resp.li territoriali

Il commercio Equo e Solidale

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Il commercio Equo e Solidale

Il Commercio Alternativo aderisce alle seguenti organizzazioni di “accreditamento”

IFAT International

Fair Trade Association

FLO Fairtrade Labelling Organization

TRANSFARIR

AGICES Associazione Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale

• Nata nel 1989.E’ composta da oltre 200 membri di 55 paesi diversiI membri sono organizzazioni di produttori e ATO’S

• Certifica l’organizzazione

• il nuovo marchio

• Autovalutazione• Controllo

reciproco• Verifica esterna

• Riunisce 16 marchi (Transfair, Max Havelaar)

• Certificazione reale• Garantisce prezzi minimi di acquisto• “Più commerciale”

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Il commercio Equo e Solidale

AFRICA:Benin, Burkina Faso, Camerun, Costa D’Avorio, Egitto, Etiopia, Ghana, Guinea Bissau, Kenya, Madagascar, Marocco, Mauritius, Mozambico, RD Congo, Rwanda, Sud Africa, Senegal, Tanzania, Uganda, Zambia, Zimbabwe

ASIA:Bangladesh, Cina, Filippine, India, Indonesia, Nepal, Pakistan, Palestina, Pakistan, Sri Lanka, Thailandia, Uzbekistan, Vietnam

AMERICA LATINA:Argentina, Bolivia, Brasile, Chile, Colombia, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Messico, Nicaragua, Paraguay, Perù, Uruguau,Venezuela,.

EUROPA:Croazia, Romania., Albania, Germania, Italia

RAPPORTI DIRETTI CONpiù di 40 PAESI più di 150 GRUPPI DI PRODUTTORI

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Il commercio Equo e Solidale

Progetto Tsunami ( Sri Lanka)

Progetto micro- Interventi Di water supply ( Burkina Faso)

Progetto Europa Africa ( Italia, Africa)

La via dell’oro (Bosnia Herzegovina)

cooperative agricole di donne nel distretto di Ramallah (Palestina)

tutela dei minori nelle produzioni di palloni da calcio ( Pakistan)

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Il commercio Equo e Solidale

Il centro di documentazione Alexander Langher è stata fondata dall’Associazione Gruppo Ferrara Terzo Mondo nel 1985.

Nel 2000 il Centro si è arricchito della collaborazione dell’Associazione di Volontariato Legambiente allargando la propria dotazione di libri e riviste

Il centro dispone di un emeroteca con oltre 300 riviste italiane ed estere, di una videoteca con più di 200 titoli e di una biblioteca con oltre 3000 volumi e dispense che trattano di:

tematiche ambientali

commercio equo e solidale

educazione e dialogo tra culture

Finanza etica

politica internazionale

Ecc…

Del 1992 è entrata a far parte del centro la Cooperativa Commercio Alternativo e dal 2004 anche il Movimento Nonviolento

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Il commercio Equo e Solidale

Nuova- Mente è una cooperativa Sociale di tipo B, ovvero di inserimento lavorativo per persone svantaggiate così come definita dalla Legge 381/91

il principale settore d’impiego è quello della piccola ristorazione attraverso la gestione del Bar Delizia Del Parco e del Bar della Piscina all’interno del Parco Urbano G. Bassani di Ferrara

Progetto “RiCicletta” con il quale sono stati attivati percorsi di professionalizzazione sul tema della bicicletta finalizzati all’apertura di un’officina per la riparazione, il deposito e il noleggio di cicli incentivando azioni ecologiche

progetto Café de la paix

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Il commercio Equo e Solidale

Al café de la paix è possibile degustare caffè, tisane, bevande, cibi, cultura della nostra tradizione e del mondo intero, con un’attenzione particolare ai prodotti equosolidali, tipici ferraresi, naturali, biologici, ma soprattutto di qualità. Sono privilegiati i prodotti del commercio equo e solidale dell’agricoltura biologica e i prodotti tipici dei nostri luoghi perché crediamo in un’economia al servizio dell’uomo.

… pensiamo che ogni prodotto abbia una storia che va al di là delle caratteristiche organolettiche o dal prezzo …

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Il Movimento Nonviolento lavora per l'esclusione della violenza individualee di gruppo in ogni settore della vita sociale, a livello locale, nazionalee internazionale, e per il superamento dell'apparato di potere che traealimento dallo spirito di violenza.

Le fondamentali direttrici d'azione del movimento nonviolento sono:1. l'opposizione integrale alla guerra;2. la lotta contro lo sfruttamento economico e le ingiustizie sociali,l'oppressione politica 3. lo sviluppo della vita associata nel rispetto di ogni singola cultura, 4. la salvaguardia dei valori di cultura e dell'ambiente naturale

Il commercio Equo e Solidale

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Centro Commerciale Ipercoop IL CASTELLO, All’interno del Progetto”Sulle strade dell’incontro partecipazione a:Insieme con gusto, corso di cucna etnica- ricette dal Marocco.

Cinema S. Spirito partecipazione alla rassegna stampa di Cinema africano “il Pane nudo” di Rachid Benhadj

Il commercio Equo e Solidale

Ilaria Ghelfi: tutor

Claudio Bertoni: presidente cooperativa Commercio Alternativo

Luca Andreoli: ex presidente della cooperativa Ferrara Terzo Mondo fondatore commercio Equo e Solidale Ferrara

Alessandra Ferrarini: responsabile ufficio commerciale commercio alternativo

Eva Occhiali: resposabile ufficio esteri

Barbara Carlini: responsabile showroom

Enrico Bratti: responsabile magazzino commercio alternativo

Simone Paltrinieri: responsabile progetti (commercio alternativo, FTM)

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…Lo stage “il Commercio Equo e Solidale” è stato coinvolgente in quanto ho imparato molo sia dal punto di vi sta economico sia dal punto di vista umanistico. ..

…È stato uno stage molto variegato, ogni giorno eravamo in sedi differenti e abbiamo incontrato molte figure professionali operanti in settori diversi…

… Complessivamente lo stage è stato variegato ed ho compreso in maniera più approfondita la complessità che sta dietro ad ogni settore e la globalità di ogni minimo particolare …

Elena Cavallari

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Zygmunt Bauman, Lavoro, consumismo e nuove povertà, Lavoro, consumismo e nuove povertà, Città Aperta Edizioni, Torino 2004

Zygmunt Bauman, Dentro la globalizzazione,Dentro la globalizzazione, Laterza, Bari 1999

Serena Viccari Haddock, La città contemporaneaLa città contemporanea,

Il Mulino, Bologna 2004

Francesco Gesualdi, Sobrietà,Sobrietà, Feltrinelli, Milano 2005

Tittarelli e Cardilli, Scienze Sociali: il diritto e l’economia,Scienze Sociali: il diritto e l’economia,

Tramontana, Milano 2004

Rivista “equosolidale” n.1 gennaio/febbraio

Globalizzazione e forme alternative di consumo

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Globalizzazione e forme alternative di consumo

www.commercioalternativo.it

www.Commercioequo.org

www.lamiaspesaperlapace.it

www.utopie.it

www.wikipedia.org

www.lanuovaecologia.it