Squarci d'eliso - specimen antologico

16
VOCAZIONE Vieni, cielo, fulgore dell’arcano trascendi dall’interno originale fatti agguantare, radice del mondo come un titano il lampo fra le mani traduci alla mia bocca delirante il dire tuo profondo, sussultante; gira in me, mulino dell’abisso macinando il chicco di luce il grano di forza che sono; fammi entrare nel tuo cuore e battere con esso nelle vene più sottili e profonde della vita e per questa scendi nel mio infinitalo al tutto dell’immenso allagalo di luce, di spiro lievitante ubriacalo d’amore per la gente; fammi toccare il volto di Dio se incontenuto, ovunque in un dove lo contieni ed eterno lo contempli; fammi baciare le labbra del tempo capire la bellezza il suo mistero, fammi sfiorare l’ombra di un senso le sponde mutanti dell’infinito vero traboccar di gioia il mio silenzio approdare al porto dell’essenza sedurre a me l’amor dell’universo bere l’acqua di chiara innocenza e ritornare a casa, ché son perso…

Transcript of Squarci d'eliso - specimen antologico

Page 1: Squarci d'eliso - specimen antologico

VOCAZIONE

Vieni, cielo, fulgore dell’arcano trascendi dall’interno originale fatti agguantare, radice del mondo come un titano il lampo fra le mani traduci alla mia bocca delirante il dire tuo profondo, sussultante; gira in me, mulino dell’abisso macinando il chicco di luce il grano di forza che sono; fammi entrare nel tuo cuore e battere con esso nelle vene più sottili e profonde della vita e per questa scendi nel mio infinitalo al tutto dell’immenso allagalo di luce, di spiro lievitante ubriacalo d’amore per la gente; fammi toccare il volto di Dio se incontenuto, ovunque in un dove lo contieni ed eterno lo contempli; fammi baciare le labbra del tempo capire la bellezza il suo mistero, fammi sfiorare l’ombra di un senso le sponde mutanti dell’infinito vero traboccar di gioia il mio silenzio approdare al porto dell’essenza sedurre a me l’amor dell’universo bere l’acqua di chiara innocenza e ritornare a casa, ché son perso…

Page 2: Squarci d'eliso - specimen antologico

ESISTERE - I

Siamo fiori di carne sbocciati dal nulla il rovescio del vuoto, noi relitti millenari in riva estrusi di un mondo alieno che ci sopravvive passanti vele all’orizzonte che scompaiono alla vista, spume in bolle sfiorite d’un mare che diverso e non scalfito da chiglia o d’altro corpo che lo fende a se stesso sempre uguale e universo ovunque resta: ancore che cercano il fondo, deserte isole di doglia se non da amore inconsolata disperse al continente originale che nell’evo pria del tempo une in orbe le faceva: ferite purulente immarginate di viva fiamma in carne accese o segni di smagliate cicatrici per le botte in campo prese. Siamo nuvole nel cielo dell’eterno scisse monadi del tempo, fiammelle che tremano al vento su candele di miele e di sale. Locatari del verno al suo palazzo trafitti da ghiacci interiori che divallano nel cuore e neppure il fuoco scioglie, il silenzio ci divide il silenzio ci mangia la voce e ci fiacca la mano disarmando il pugno all’inazione snervata desistenza del midollo smessa cura dell’impegno, abdicato sogno, dissuasione. Siamo fumo di vento e di cenere persa che trascina il fardello dei nostri passi, eternamente fermi nell’attesa scalpicciando al massimo la soglia dell’infinito mondo che li storna all’incrocio multiverso dei destini indecidibili, dove appaiono e subito scompaiono i cammini, come le nuvole nel cielo

Page 3: Squarci d'eliso - specimen antologico

che rilucenti adombrano sentieri per valigie gonfie di panni dimessi ricordi, infolti come stelle e vivi come ami sotto pelle: profane reliquie di noi stessi coi volti sbattuti e gli occhi pesti con le rughe feroci dei giorni e tutti i sogni i desideri i dolci inganni tutto l’amore che ci fa capaci di esister nella pena, trapassando gli anni l’interno struggimento, il cuore affaticato l’appetito insonne e non saziato ad ogni soffio, ad ogni pulsazione e negli occhi il silenzio delle stelle la stessa luce, la stessa incredula malinconica follia che avremo all’ora della nostra morte la più grande madre della nostra vita che ci verrà a sorprendere e lontano a portar via al peggio rassegnati e indifferenti come un amore antico e inaspettato in un meriggio illune, profondissimo, stellato lassù, nella casa del tempo.

Page 4: Squarci d'eliso - specimen antologico

JESUS

Nel pungente risveglio del mio giorno puntolino confitto nel fresco profondissimo del cielo. Chi è, chi è, e chi fu? “Colui che sparve dietro la nube per esser dentro al cuore di ogni cosa”. Tornerà, nel giorno di tutti.

Page 5: Squarci d'eliso - specimen antologico

D’APRILE CANTO

Aprile: alto nel cielo è il suo concento. Gioconda e lieta dimoranza del mondo l’universo canto la danza che si muove in ogni dove. Spiove guazza sulle mani come stille di fili luminosi sento ed i miei occhi chiusi accarezzano le verginali stelle che ho di dentro, e le montagne di luna infarinate e le stupende cime. D’ombra il verde riflesso, diafano il sembiante mio di me, supino sul campo: solo. Abbocco sospiri gioia quieta, occulta continenza e di stupori un’incognita dolcezza. Libertà meravigliosa di avere il fuoco tra le mani e saperlo palpitare, e sentirlo pregno d’amore e di sangue pomoso di sole e tondo come il cuore, l’avvenire stesso che addiviene al compimento e più non sale; di vivere la vita che vorrei e mai chiudere il sorriso, l’apertura: agguantare i sogni in volo a un pelo affioranti dal mio viso: catturare la datura più profonda la quintessenza vera: esser pondo muto, sasso liso, conquistare la bellezza dell’eliso corolla di superna fioritura e continuando ad essere bambino immaginare in pace un’altra vita e atteggiarmi come un divo calando la sua tesa al borsalino il panama illibato di farfalla e un croccante filo d’erba accolto alle mie labbra schiuse umettate ai bordi in commessura. Ah, me stesso, interno alle mie braccia stupendamente libero e solingo!

Page 6: Squarci d'eliso - specimen antologico

I miei occhi chiusi apro. Castelli di nuvole accese forgiate dal tempo istante per istante ci sorvolano lassù me e il campo me e la curva terra distesi vedo. Torrioni, merli da faglie velati ricci soffusi in bioccoli fumosi oscillano silenti le campane dei fiori muta il vagolante bombo di neve eccelse le muraglie in guglie svaporanti immacolate al divampar dei nembi in alta luce si sfaldano e cedono a strapiombo in crolli verticali inesorati dal corpo evanescente dei crinali senza fili girellano aquiloni innescati da tutti gli orizzonti. Sorge spumosa l’ovatta che mangia capriole a rincorrere i suoi vènti sibilanti di certo lassù ove questo invece è il mio silenzio; solo il canto del tempo consuona lo stesso di quaggiù afflato al tempo avvinto aligero l’impulso, gran di fuochi la luce che divampa nel respiro scolpendo ininterrotto il mio pensiero e l’abisso consuma vorace disarmando la forza d’ogni voce la persistenza muta della cosa. Specchio il cielo, d’immagini riflesse. Pozze d’acqua ferma. Ondeggia e rotola nel mondo assorta, quest’aria un po’ densa. Ora tarda del mattino lo sdivenire in canto. Vapori di fumi, campi di sogno sonno, quasi: sottile mutamento flebile nenia, languida malia. Sciacqua il mare senza posa naufragando le sue onde sconfinate terre lambite chiare le sponde estreme della vita mia… Stasi.

Page 7: Squarci d'eliso - specimen antologico

I miei occhi schiusi serro per un attimo infinito. Amen.

Page 8: Squarci d'eliso - specimen antologico

CALURA

Tremolante ovunque, come gelatina trasparente spolpa ai cavi affondi in forme di budini caramelli la pelle nera della luce che noi siamo, anche adusta fino al seme, alla radice si desquama in calici di vènti di fuoco foglie in chiari lenti di segni le invisibili movenze o in budelli appesi al cielo di morgane le inviolabili dimore casse armoniche di liuti risonanze di panciuti mandolini. Allagati da un mare accecante che si spulcia il carico di stelle alla luce farinosa della luna sprofondare nell’immemore suo torpido abbandono al teso incanto nell’estasi del mondo il dolce oblio la tela invisibile e maliosa che scintilla in fondo all’aria e soffolce l’ala al nostro canto! Ah, l’onda generosa della vena che palpita nel cuore dell’estate un tuffo ad ogni guardo ci balena doviziosa apporta ad ogni sfoglia di vita il soffio ad ogni mica e brucia calcinando la cancrena delle polveri assetate… Tutto in cuor matura, l’infinito smagato nella sede del suo dove esondando dalla forma di natura onusto dal fardello del suo grave nella quieta smemoranza della cura schiacciato dal macigno della luce: e avvampa, nel silenzio, la calura. Romba e boccheggia, l’apocalisse eterna che al suo giorno sopravvisse tuoni di crepitante afa estuose bolle d’aria vuoto e vastazione. Dalla maglia lacerata l’occhio erompe e corrusco il dono elice

Page 9: Squarci d'eliso - specimen antologico

la sua scorza crepando di turgore la forza insonne della linfa nell’infuriare acerbo di battaglia nell’armonia che inquieta si raggiunge dal mutuo cimentarsi dei contrari dal bellicoso velle che li oppone e in coppia indivisibili li tiene e il laccio solve dal profondo e lo riannoda, per il novello impreso il gorgo intorto, l’occulto parapiglia che della vera pace il suono attolle come un soffio modulato di bottiglia. Il cielo è una fortezza diroccata che sinistra si profila all’orizzonte di corvi tana nell’immensa luce passata alla sua fine rinascendo vestigia mute di un glorioso tempo accorpando macerie di bastioni in forme consurgendo delle mura l’antica cinta alla sua possa oltre la fossa al fiume inerpicata: una carrucola di greve appiccicume un meccanismo autogeno e costante un organismo che si superfeta addosso si rovescia, pastafrolla e a tutto in cuore crolla fornace incandescente di veleni l’inconcludente abisso esubera i confini e da se stesso eternamente cresce e non riesce che dall’ovunque in nessun luogo gli appartiene, e il vento solo il vento lo sostiene… Sereno nel suo campo si scolora lo sfolgorante azzurro in un bianco che c’impollina la mente e ronza nel silenzio la morìa adenti cornamuse di cicale incenerite alambiccano chimere tumefatte liquescenti stelle nel calore come olio di fondiglio in damigiana del muschio vitreo al puncichio avvinto in cespuglioso vello al muto anfratto il faraglione d’alga l’anguiforme palpitio fluorescente brace in fondo al mare e al nevischio volitante della luce il sospeso sfarfallio… L’aria è corda tesa che convulsa onniparte si dibatte scudisciando come la corda di lucertola recisa

Page 10: Squarci d'eliso - specimen antologico

e di repressi spasmi una membrana immota per soverchie vibrazioni di gocce d’acqua mercuriale imperla le rocce stupefatte la misteriosa notte che del giorno si nasconde e pulsa nelle vene. Fiata silenzio la più vasta casa inabitabile del vento in cerca delle nubi immaginarie. Occultamente mostra della vita che sormonta, dall’ultimo confine senza posa l’attimo che viene.

Page 11: Squarci d'eliso - specimen antologico

NUVOLE

Segreti movimenti ai bordi di neve sfaldati dai vènti. Un cirro cavaliere, lancia in resta d’ovatta sfumando la vista galoppa, liberi all’assalto i campi smerigliati dell’Azzurro. La quiete luminosa a squarci trasale d’innocenza e nell’abisso del tuono (tra golfi di silenzio) è il vago sospiro dell’evanescenza. Vortici di tempo sparsi ricordi di ore disparte e parole parlate. Sai, vagar ramingo e muto tra cime in alto cielo cadersi nulli dentro e reclinar la mente senza alcuna cognizione nell’infinito incanto dell’altra dimensione… Ah, sparir per sempre al punto del teso mezzogiorno, rapiti nel cuore dal rovescio fuor di peso e senza più ritorno!

Page 12: Squarci d'eliso - specimen antologico

ESISTERE - II Come nuvole che passano e scompaiono nel cielo. Come nel cielo le nuvole d’agosto. Questo, questo noi siamo.

Page 13: Squarci d'eliso - specimen antologico

SQUARCI D’ELISO

Rose, rose a ventagli di creste svampite che Cronos mantella e di guglie distese, di neve in cattedrali senza soglia per entrare, olle votive in teche di silenzi assoluti, dove l’eco bisbiglia in un dare di ali, dove il tuono rimbomba di fanfare solari. E solcano incoscienti, beate levi, fumanti, pastose tra spicchi di scuro e circhi di cielo nel sorriso di un raggio di sole o riverse di pioggia sospesa dopo il temporale. E la terra ascolta, la terra accoglie e l’acqua scende, l’acqua si fa strada e il gorgo involve, la goccia si colora lagnosa di tocchi sulla gronda preziosa di linfa sulla spora. Ma un tratto, dal muro d’un nembo remita occhiar visioni del tutto a noi sommerso passar legioni d’oltrevita che meste, gecchite e senza viso che giunte al picco estremo si tuffano dal fronte nell’eliso che il cielo ci nasconde, ove a turno piantan lo stelo reciso della luce. Stupir la voce e scomparire al verso tacer basiti e poi capire finalmente che si è aspettato l’eterno immemoriale perché ogni nuvola fosse proprio quella che si vede.

Page 14: Squarci d'eliso - specimen antologico

MORTE

Niveo sale il muro immoto alle rapide silenti, turbinose di perlescente spuma che trapassa il pondo immateriale delle celesti rocce ignude per l’ovunque sparte e rese. Ivi giunto, alle sirti oceaniche del tempo chiude il torno illocata foce del mondo al suo essere in cammino: caterva di tristi danze e gioie meste, fraterna disvelata umanità indotta all’essenziale fondo celeste delle cose. Quinci ammonta, la torma letèa illuvie lutulenta all’acque oscure di ruglio cupo in tempestoso gorgo inquiete di mutevole follia guizzando il riverbero di luce alla scintilla, in polve atomizzata sospinta e poscia sopraffatta dall’interno struggimento che la franse mutasi in fila, cotale a turno mea ad ogni face un tuffo nell’immane per non mai più vanire. Solo oltre, il lampo dell’eterno.

Page 15: Squarci d'eliso - specimen antologico

SEMPRE CADE l’immagine così come un airone scoppiato il cuore in volo guardando dall’alto, già luce dalla soglia del confine piombare a peso morto ancora caldo il suo cencio di penne arruffate dai vénti, che grida il nome segreto prima ed ultima parola e poi tace per sempre nell’azzurro indicibile del cielo.

Page 16: Squarci d'eliso - specimen antologico

SPECCHIO

E’ questo silenzio che non passa che spolpa la carne del tempo fino all’ossa, di cui son fatte che spoglia e disabilita il respiro e batte nel sangue delle stelle e pesa sul cuore, nebulosa astrale come un sasso che dal recesso fondo sale stanco di notte insonne questo eterno riflesso del sogno inabitabile canto come il pensiero muto di un persistente irrecintabile mistero chiamando fiumi che riemergono ricordi senza tempo immensi e profondi dalle mie vene. Il cuore dell’aria è un polline. La mia anima è al suo fiore corolla dell’infinito e inconsolabile mio pianto malinconiosa stella. Chi sono? Nient’altro che una piccola spora di luce e vivo nella casa del tempo. Mutamento, è il mio nome più vero.