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pag. 1 SPOSARSI IN CHIESA Notizie e istruzioni ad uso delle coppie che si interrogano circa la possibilità di vivere con Cristo e insieme agli altri Cristiani la loro storia d’amore

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SPOSARSIIN CHIESA

Notizie e istruzioniad uso delle coppie

che si interrogano circa la possibilità

di vivere con Cristo e insieme agli altri Cristiani

la loro storia d’amore

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LE PORTE E LE FINESTRE

Mi succede di chiedermi che cosa sia questa emozione, che mi prende pure il corpo, fino a sen-tirla spingere negli occhi, ogni volta che due creature, dentro una chiesa o dentro un comune, osano dire sposandosi parole tanto assolute e tanto tenere ad un tempo. Mi è accaduto ancora una volta giorni fa dentro il silenzio stu-pito di una chiesa romanica a cui ti affacci, per scalata di fede, al colmo del biancore di una lunga scalinata. Mi risposi che a commuovermi è il legame di assolutezza e di tenerezza che abitano queste parole. Non mi prendono il cuore minimamente le parole assolute se sono intrise di gelo, il gelo del dogmatismo. Ma queste altre parole che di-cono amore incondizionato, che sfidano il futuro senza essere sfrontate, consapevoli di una fra-gilità, nel dono di una tenerezza infinita, queste sì, mi prendono il cuore.

Forse, ti dirò, è anche stupore, perché le sento pronunciare den-tro una stagione, dove nell’aria, tra le mille paure, respiri anche questa paura, strana paura, la paura di amare. Dentro una sta-gione come la nostra, in cui si vuole salva e custodita, se possi-bile, una via di fuga alle spalle. E non me la sto prendendo, come spesso avviene con il fenomeno delle convivenze, fenomeno in grande inarrestabile espansione. Non è detto che abiti lì o sempre lì la paura di amare. Ricordo che anni fa mi capitò di leggere un articolo di Xavier Lacroix, teologo francese, padre di famiglia, direttore dell’Istituto di Scienze della Famiglia a Li-one, che invitava a guardare più da vicino il fenomeno: “La situazione non è più quella di trenta anni fa, quando sceg-liere la convivenza equivaleva a contestare il matrimonio. Oggi, per esempio, la maggior parte vive un certo senso della

TOGLITI I SANDALI DAI PIEDI ovvero la paura di amare

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LE PORTE E LE FINESTREfedeltà, e la coabitazione non ha il significato dell’amore libero: ci si augura durata, più dell’80% delle coppie spera di “tenere”, si conce-piscono bambini e i genitori li ri-conoscono. Inoltre, senza saperlo, molti fanno il percorso di storici e etnologi, recuperando e riscopren-do forme antiche di matrimonio in uso prima del XII secolo, prima che la Chiesa istituzionalizzasse il rito con lo scambio di consensi.(...) Non è che chi non si sposa non si im-pegna: la promessa può benissimo essere scambiata nell’intimo della coppia ed è questo l’essenziale. Ma talvolta l’essenziale non basta”.Il luogo della paura di amare, così mi sembra di capire, non è neces-sariamente una situazione socia-le, è una stanza più interiore, è il cuore di ognuno di noi. Spesso la paura di amare è paura di uscire da se stessi dove sai, o ti illudi di sapere, paura di abban-donarsi all’altro, paura di rischiare l’avventura delle mani di una don-na o di un uomo cui ti stai affidan-do. Spesso è anche paura di sof-frire. O di essere ferito. Una paura che non trattenne il Signore Gesù.

Non lo trattenne dal consegnarsi. Lui ben consapevole di che cosa può accadere quando sei nelle mani degli uomini. E furono mani di croce. Purtroppo della logica del caute-larsi e del non rischiare, della pau-ra di amare con vera e non pallida passione, abbiamo dato ampia di-mostrazione lungo i secoli. Nel suo libro “Equivoci, mondo moderno e Cristo” Padre Bevilacqua ricordava le parole, senza misericordia né reticenze, di alcuni testimoni del nostro tempo, parole che andava-no a fotografare volti di credenti. Secondo Mounier “esseri che pe-sano e misurano il gesto al milli-metro, eroi linfatici,, vasi di noia, sacri sillogismi, ombre di ombre”. Trent’anni prima Péguy ne aveva smontato il meccanismo psico-logico dicendo: “Perché non han-no forza per essere della natura, credono di appartenere alla gra-zia. Perchè non hanno il coraggio tem-porale credono di essere penetrati dall’eterno, Perché non possono appartenere al mondo che rifiuta-no, credono di appartenere a Dio”.

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LE PORTE E LE FINESTREParole non prive di durezza in cui senti la delusione per un amore che si dichiara tale ma, per paura di sofferenze o di falsi moralismi, tiene, ad ogni buon conto, una buona riserva di distanza.A volte è anche, e lo dobbiamo ammettere, paura di essere invasi. Le storie di amori che furono in-vasioni non vanno certo a rassi-curare il cuore. Non sarà, mi chie-do, che il segreto per togliere dal cuore dell’altro la paura di amare non stia anche nel vivere amori che non siano per nulla nel segno dell’invasione dell’altro, nel segno dell’occupazione dell’altro, nel segno della riduzione dell’altro ad oggetto. Mi ritornano al cuore le parole di un amico, Erri De Luca: un gior-no lui si trovò fra le mani il libro della Bibbia e tale fu il fascino che dovette per passione andare al sapore delle parole così come suonavano nell’antico testo e da allora, al chiarore delle luci del mattino interroga con gli occhi e le dita le grafie sacre. In un suo testo che mi fecero conoscere anni fa due amici, Federica e Tomaso,

mi capitò di leggere una poesia, non più dimenticata, che mi piace qui trascrivere, parola per parola, quasi toccandole:

Ho visto l’amore delle frecce,“io amo te”: arco teso

contro un bersaglio, dove io è il soggetto

e te un complemento, oggetto di una mira,

un caso accusativo.Ho letto in una lingua antica:

E amerai “al” tuo compagno come te stesso,

(veaavtà lereacà camòca).Un errore in grammatica,

non un errore in cuore.Porta amore a qualcuno

porgi il te stessoma fino alla soglia.

Fa’ che si chini per alzarlo a sé,mai che debba staccarselo

di dosso.Fa’ che non sia proiettilecontro sagoma attinta,ma la deposta offerta.

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LE PORTE E LE FINESTRE

Quando Federica e Tomaso mi les-sero la poesia, che poi trovò posto nel libretto del loro matrimonio, a colpirmi fu da principio la stranez-za del dativo. Nella traduzioni che per lo più abbiamo fra le mani, è scritto: “Amerai il prossimo tuo come te stesso” (Lv 19,18). E la traduzione grammaticalmente funziona.

Nel testo originale, annota Erri De Luca, sta scritto: “Amerai al tuo compagno come te stesso”. “Al tuo compagno”, al dativo. “Un errore in grammatica” ma, aggiunge Erri De Luca, “non un errore in cuore”.

don Angelo Casati

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LE TAPPE DEL CORSO PREmATRImONIALEDA SETTEmbRE A GENNAIOSono previsti una serie di incontri introduttivi:

• a) uno con il parroco di conoscen-za e per chiarire le motivazioni che stanno dietro la richiesta del ma-trimonio religioso e per l’iscrizione

• b) uno di inizio ufficiale con tutte le coppie che parteciperanno all’itinerario che sarà domenica 16 ottobre dalle 17.30 alle 20.30

• c) due con alcuni esperti (gine-cologo, psicologo, avvocato) del consultorio familiare nelle domeniche 27 novembre e 11 dicembre dalle 17.30 alle 20.30

• d) due con una coppia di catechisti per conoscere la loro esperienza e per mettere a fuoco i contenuti fondamentali della vita matri-moniale e della prospettiva della fede a proposito del matrimonio. Con una di queste coppie, che verrà indicata in occasione

dell’incontro iniziale - domenica 16 ottobre - ci si accorderà per sta-bilire le date degli incontri in base alle proprie e altrui disponibilità.

DA GENNAIO A mAGGIODa gennaio a maggio ci saranno gli incontri di approfondimento della vita di fede in prospettiva familiare:

• a) anche questi incontri saranno la domenica sera dalle ore 17.30 alle 20.30 (compresa una cena autogestita alla quale non si può mancare assolutamente)

• b) le date sono: 8 gennaio

12 febbraio 19 marzo 2 aprile 7 maggio

• c) tali incontri saranno integra-ti da un tempo di convivenza e ritiro spirituale dal pomeriggio del 2 alla sera del 3 giugno a Valtournenche (Cervinia) .

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DOMENICA 29 GENNAIO 2017 alla celebrazione dell’Eucaristia delle ore 10.30 i fidanzati riceveranno una particolare benedizione dalle coppie già spo-sate presenti in Chiesa, tra le quali sarebbe bello che ci fossero anche i rispettivi genitori di ciascuno dei fidanzati stessi. Al termine verrà offerto un aperitivo.

INFINE IL CAMMINO IN PREPARAzIONE AL MATRIMONIO

Va inteso come un vero e proprio cammino di fede, ciò significa che gioveranno allo stesso cammino tutti quei gesti che nutrono la fede quotidiana del cristiano quali la preghiera, la lettura del Vangelo, la celebrazione dell’Eucaristia alla domenica, la carità per i poveri, la pratica del perdono, l’amore ai nemici, la partecipazione re-sponsabile al progresso della vita sociale ed economica della società.

LE TAPPE DEL CORSO PREmATRImONIALE

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ADEmPImENTI buROCRATICI1. VALORE CIVILE DEL mATRImONIO IN CHIESA1. Il Matrimonio in Chiesa, normal-

mente, ha valore anche civile, cioè lo stesso matrimonio cele-brato in chiesa ha valore anche per lo Stato: difatti il parroco procede alla celebrazione solo quando è in possesso del Nulla-Osta del Comune, durante la celebrazione legge agli sposi anche gli articoli del Codice Civile riguardanti il matrimonio; dopo la celebrazione fa firmare agli sposi e testimoni un atto di matrimonio che trasmetterà appena possibile al Comune.

2. Attenzione! Quando si va insieme al Comune per i docu-menti, non ci si sposa civilmente, ma si fa solo la richiesta per il consenso civile: l’unico matri-monio, (fatte salve le debite eccezioni) civile e religioso in-sieme, è quello in chiesa.

2. PROCEDuRACirca 2 mesi prima della celebra-zione del matrimonio

1. Si portano al Parroco innanzi-tutto i Certificati di Battesimo e di Cresima di entrambi gli sposi, che vanno chiesti (specificando la richiesta “per uso matrimo-nio”) al parroco della chiesa dove fu amministrato il Battesimo. Se sull’atto di Battesimo non figura anche la Cresima, è necessa-rio richiedere il Certificato di Cresima al parroco della chie-sa dove fu ricevuta la Cresima.

2. Se uno degli sposi (o anche entrambi) non hanno ricevuto la Cresima, bisogna generalmente provvedere prima del matrimo-nio, accordandosi con il par-roco circa i tempi e le modalità.

3. Se uno degli sposi ha abitato fuori della diocesi della sua at-tuale residenza per qualche tem-po (più di un anno) dopo aver

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ADEmPImENTI buROCRATICI

compiuto i 16 anni, è necessario produrre il Certificato di Stato Libero. Tale certificato può es-sere fatto (alla presenza di due testimoni) dal parroco stesso che sta raccogliendo i documen-ti o dal parroco dove si è abitato.

4. In questa occasione è neces-sario consegnare la parroco l’Attestato di Frequenza al Corso di Preparazione al Matrimonio (se tale corso è stato frequen-tato presso un’altra parrocchia).

5. Per l’estrema esattezza dei dati anagrafici attualmente la Conferenza Episcopale Itali-ana (CEI) richiede anche il Cer-tificato anagrafico contestuale di residenza, cittadinanza e stato civile rilasciato dal Co-mune (nel caso il competente ufficio comunale si rifiuti a pro-durre tale certificato si ricorra al documento della Curia arci-vescovile fornito dal parroco).

6. Si consegni infine anche il fo-glio con tutti i dati necessari per compilare i vari documenti (pubblicazioni, richiesta al Co-mune, registro dei matrimoni).

7. Si fissi con il parroco la data del Consenso religioso, verificando che tutti i documenti richiesti siano stati consegnati.

3. IL CONSENSO RELIGIOSO DAL PARROCO1. Innanzitutto il Consenso re-

ligioso consiste nella veri-fica di tutti i documenti: che ci siano e che siano in ordine.

2. In secondo luogo, separata-mente e sotto giuramento, il parroco verifica la correttez-za delle intenzioni dei due fu-turi sposi, facendo firmare tutte le dichiarazioni rilasciate.

3. Il parroco compila e conseg-na agli sposi la richiesta di

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pubblicazioni civili (Mod.X), che gli sposi porteranno al comune quando andran-no per il consenso civile. Il parroco redige inoltre la richiesta di pubblicazio-ni religiose (Mod. VIII/IX) da consegnare al parroco di quello dei due che non abita nella par-rocchia dove si sta facendo il con-senso. Eventualmente il parroco richiederà, quando è necessa-rio, altre pubblicazioni per altre chiese. Si tenga presente che le pubblicazioni devono rimanere esposte in chiesa per almeno due domeniche di seguito, dopo di che possono essere ritirate.

4. IL CONSENSO CIVILE IN COmuNE1. È sufficiente (almeno per il

Comune di Milano) che i futuri sposi muniti di carta di identità (basta anche la fotocopia) op-pure uno dei due (con anche la carta di identità dell’altro)

oppure un parente munito di delega (comprese la car-ta di identità di entrambi gli sposi) si rechi in Comune per consegnare la richiesta com-pilata dal parroco (mod. X).

2. Chiedere in Comune quando sarà possibile tornare per riti-rare il Nulla-Osta del Sindaco per la celebrazione del Matrimonio (da consegnare poi al parroco), tenendo presente che – anche per le pubblicazioni civili – è necessario che passino almeno due domeniche di seguito dal momento del consenso civile.

5. uLTImI ADEmPImENTI1. Consegnare al Parroco sia le

pubblicazioni religiose fir-mate e timbrate dal parroco (o dai parroci) presso il quale erano state esposte, sia il nul-la-osta ritirato in Comune.

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ADEmPImENTI buROCRATICI2. A questo punto, se il matri-

monio sarà celebrato altrove, il Parroco rilascia i documen-ti necessari da consegnare al parroco che celebrerà il rito. Oppure da consegnare in Curia per essere vidimati se il rito dovrà essere celebrato in altra diocesi.

6. NOTE SuLLA CELEbRAzIONE1. Se il rito verrà celebrato in

questa Parrocchia, i futuri spo-si potranno indicare al parroco le letture bibliche scelte per la celebrazione. È opportuno che siano gli stessi sposi a in-caricare qualche conoscente o amico per la proclamazione della Parola di Dio durante la celebrazione del matrimonio.

2. Dato che è molto opportuno che durante la celebrazione eucaristica del matrimonio gli sposi ricevano la Comunione, in questa occasione si fisserà con il parroco un appuntamen-

to per la Confessione (qualche giorno prima del matrimonio), a meno che gli stessi sposi pre-vedano di confessarsi altrove. Nella stessa occasione o co-munque due /tre giorni pri-ma del matrimonio si farà una “prova” della celebrazione.

3. Se gli sposi desiderano che il matrimonio sia celebrato da un altro prete diverso dal proprio parroco, avvisino per tempo il parroco, comunicandogli il nominativo del prete scelto.

4. Si tenga presente che il matri-monio va celebrato entro 6 mesi dalla data del primo certificato prodotto, perché tutti i docu-menti hanno validità semestrale. Se scadono, tutta la procedura deve essere ripetuta daccapo.

5. L’addobbo floreale della chiesa è a carico e a discrezione de-gli interessati. Si consiglia la moderazione: gli sprechi sono

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ADEmPImENTI buROCRATICI

sempre fuori luogo e le esag-erazioni sempre di cattivo gus-to. Se dovessero capitare due matrimoni lo stesso giorno nel-la stessa chiesa, è cosa ottima che le due coppie si accordino.

6. Gli sposi, se credono, posso-no prepararsi un libretto par-ticolare da distribuire a tut-ti per seguire meglio il rito.

7. Tocca agli sposi preoccuparsi dell’accompagnamento musi-cale della celebrazione. Se gli sposi vogliono fare intervenire qualcuno che canti la tradizio-nale “Avemaria” o qualcosa del genere, si sappia che ciò è pos-sibile solo a cerimonia conclusa

(cioè durante la firma del registro e dell’atto di matrimonio). È usanza che si lasci alla chiesa, in questa occasione, un’offerta per le necessità del-la stessa Parrocchia. Non es-istono tariffe in proposito.

8. Quanto al “riso” forse la cultura che abbiamo e la sensibilità che abbiamo maturato verso tante situazioni di miseria potrebbe aiutarci a prendere le distanze da questa usanza che sta diven-tando esagerata e pacchiana e quindi a invitare parenti e amici a inventare qualche modo più fantasioso e fine per esprimere gli auguri.

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PRImA LETTuRADal libro della Genesi 1,26-28.31

Dio disse: “Facciamo l’uomo a nos-tra immagine, a nostra somiglian-za, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche è su tutti i rettili che strisciano sul-la terra”. Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra”. Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona.

Dal libro della Genesi 2,18-24

Signore Dio disse: “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile”. Allora il Signore Dio plasmò dal suolo

ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li con-dusse all’uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiama-to ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l’uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l’uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull’uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e rinchi-use la carne al suo posto. Il Signo-re Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all’uomo, una donna e la condusse all’uomo. Allora l’uomo disse: Questa volta essa è carne dalla mia carne e osso dal-le mie ossa. La si chiamerà donna perché dall’uomo è stata tolta”. Per questo l’uomo abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne.

Per imparare a raccontarsi con le parole di Dio

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Dal libro della Genesi 24 48-51.58-67

In quei giorni, il servo di Abra-mo disse a Labano: “Benedissi il Signore, Dio del mio padrone Abramo, il quale mi aveva gui-dato per la via giusta a prendere per suo figlio, come sposa, la figlia del fratello del mio padrone. Ora, se intendete usare benevolenza e lealtà verso il mio padrone, fate-melo sapere; se no, fatemelo sa-pere ugualmente, perché io mi rivolga altrove”. Allora Labano e Betuel risposero: “La cosa dal Si-gnore procede: non possiamo dirti nulla. Ecco Rebecca davanti a te: prendila e va’ e sia la moglie del figlio del tuo padrone, come ha parlato il Signore”. Chiama-rono dunque Rebecca e le dissero: “Vuoi partire con quest’uomo?”. Essa rispose: “Andrò”. Allora essi lasciarono partire Re-becca con la nutrice, insieme con il servo di Abramo e i suoi uomini.

Benedissero Rebecca e le dissero: “Tu, sorella nostra, diventa miglia-ia di miriadi e la tua stirpe con-quisti la porta dei suoi nemici!”. Così Rebecca e le sue ancelle si al-zarono, montarono sui cammelli e seguirono quell’uomo. Il servo prese con sé Rebecca e partì. In-tanto Isacco rientrava dal pozzo di Lacai-Roi; abitava infatti nel terri-torio del Negheb. Isacco uscì sul far della sera per svagarsi in cam-pagna e, alzando gli occhi, vide venire i cammelli. Alzò gli occhi anche Rebecca, vide Isacco e scese subito dal cammello. E disse al servo: “Chi è quell’uomo che viene attraverso la campagna incontro a noi?”. Il servo rispose: “È il mio pa-drone”. Allora essa prese il velo e si coprì. Il servo raccontò ad Isac-co tutte le cose che aveva fatte. Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara; si prese in moglie Rebecca e l’amò. Isacco trovò conforto dopo la morte della madre.

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Dal libro di Tobia 7,6-14

In quei giorni Raguele abbracciò Tobia e pianse. Poi gli disse: “Sii benedetto, figliolo! Sei il figlio di un ottimo padre. Che sventura per un uomo giusto e largo di el-emosine essere diventato cieco!”. Si gettò al collo del parente Tobia e pianse. Pianse anche la moglie Edna e pianse anche la loro figlia Sara. Poi egli macellò un montone del gregge e fece loro una caloro-sa accoglienza. Si lavarono, fecero le abluzioni e, quando si furono messi a tavola, Tobia disse a Raf-faele: “Fratello Azaria, domanda a Raguele che mi dia in moglie mia cugina Sara”. Raguele udì queste parole e disse al giovane: “Man-gia, bevi e sta’ allegro per questa sera, poiché nessuno all’infuori di te, mio parente, ha il diritto di prendere mia figlia Sara, come del resto neppure io ho la facoltà di darla a un altro uomo all’infuori di te, poiché tu sei il mio parente più stretto. Però, figlio, voglio dirti

con franchezza la verità. L’ho data a sette mariti, scelti tra i nostri fratelli, e tutti sono morti la notte stessa delle nozze. Ora mangia e bevi, figliolo; II Signore provve-derà. Ma Tobia disse: “Non man-gerò affatto ne berrò, prima che tu abbia preso una decisione a mio riguardo”. Rispose Raguele: “Lo farò! Essa ti viene data secondo il decreto del libro di Mosè e come dal cielo è stato stabilito che ti sia data. Prendi dunque tua cugina, d’ora in poi tu sei suo fratello e lei tua sorella. Ti viene concessa da oggi per sempre. Il Signore del cielo vi assista questa notte, figlio mio, e vi concede la sua misericor-dia e la sua pace”. Raguele chiamò la figlia Sara e quando essa venne la prese per mano e l’affido a To-bia con queste parole: “Prendi-la; secondo la legge e il decreto scritto nel libro di Mosè ti viene concessa in moglie. Tienila e sana e salva conducila da tuo padre. Il Dio del cielo vi assista con la sua

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pace”. Chiamò poi la madre di lei e le disse di portare un foglio e stese il documento di matrimonio, sec-ondo il quale concedeva in moglie a Tobia la propria figlia, in base al decreto della legge di Mosè. Dopo di ciò cominciarono a mangiare e a bere.

Dal libro di Tobia 8,4-8

La sera delle nozze, Tobia disse a Sara: “Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore che ci dia grazia e salvezza”. Essa si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, di-cendo: Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni e il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le crea-ture per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sue moglie, perché gli fosse di aiuto e di sos-tegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: non è cosa buona che l’uomo resti solo: facciamogli un aiuto simile a lui.

Ora non per lussuria io pren-do questa mia parente, ma con rettitudine d’intenzione. Degna-ti di aver misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia. E dissero insieme: “Amen, amen!”

Dal libro dei Proverbi 31,10-13.19-20.30-31

Una donna perfetta chi potrà tro-varla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Essa gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni del-la sua vita. Si procura lane e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e gira il fuso con le dita. Apre le sue mani al misero, stende la mano al povero. Fallace è la grazia e vana è la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Datele del frutto delle sue mani e le sue stesse ope-re la lodino alle porte della città.

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Dal Cantico dei Cantici 2,8-10.14.16;8,6-7

Una voce! Il mio diletto! Eccolo, viene saltando per i monti, bal-zando per le colline. Somiglia il mio diletto a un capriolo o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla fines-tra, spia attraverso le inferriate. Ora parla il mio diletto e mi dice: “Alzati, amica mia, mia tutta bella, e vieni! O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro”. Il mio di-letto è per me e io per lui. Egli mi dice: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo brac-cio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la gelosia: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non pos-sono spegnere l’amore ne i fiumi travolgerlo”.

Dal libro di Siracide 26,1-4.13-16

Beato il marito di una donna vir-tuosa; il numero dei suoi giorni sarà doppio. Una brava moglie è la gioia del marito, questi trascorre-rà gli anni in pace. Una donna vir-tuosa è una buona sorte, viene as-segnata a chi teme il Signore. Ricco o povero il cuore di lui ne gioisce, in ogni tempo il suo volto appare sereno. La grazia di una donna al-lieta il marito, la sua scienza gli rinvigorisce le ossa. È un dono del Signore una donna silenziosa, non c’è compenso per una donna educata. Grazia su grazia è una donna pudica, non si può valutare il pregio di un’anima modesta. Il sole risplende sulle montagne del Signore, la bellezza di una donna virtuosa adorna la sua casa.

Per imparare a raccontarsi con le parole di Dio

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Per imparare a raccontarsi con le parole di DioDal libro del profeta Geremìa 31,31-32.33-34

“Ecco verranno giorni - dice il Si-gnore - nei quali con la casa di Israele e con la casa di Giuda io concluderò una alleanza nuova. Non come l’alleanza che ho con-clusa con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dal paese d’Egitto. Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo. Non dovranno più istruirsi gli uni gli altri, dicen-do: Riconoscete il Signore, perché tutti mi conosceranno, dal più pic-colo al più grande, dice il Signore”.

SECONDA LETTuRADal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo 19,1.5-9

Io, Giovanni, udii come una voce po-tente di una folla immensa nel cielo che diceva: “Alleluia! Salvezza, glo-ria è potenza sono del nostro Dio”. Partì dal trono una voce che diceva: “Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servi voi che lo temete, piccoli e grandi!”. Udii poi come una voce di una immensa folla simile a fragore di grandi acque e a rombo di tuoni possenti, che gridavano: “Alleluia. Ha preso possesso del suo regno il Si-gnore, il nostro Dio, l’Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendi-amo a lui gloria, perché son giunte le nozze dell’Agnello; la sua sposa è pronta, le hanno dato una veste di lino puro splendente”. La veste di lino sono le opere giuste dei santi. Allora l’angelo mi disse: “Scri-vi: Beati gli invitati al banchetto delle nozze dell’Agnello!”.

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Per imparare a raccontarsi con le parole di DioDalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8,31-35.37-39

Fratelli, se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha ri-sparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è ri-suscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tri-bolazione, l’angoscia, la persecu-zione, la fame, la nudità, il perico-lo, la spada? In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per vir-tù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcu-na altra creature potrà mai sepa-rarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 12,1-2.9-18

Vi esorto, fratelli, per la misericor-dia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale. Non conformate-vi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discer-nere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto. La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda. Non siate pi-gri nello zero; siate invece ferven-ti nello spirito, servite il Signore. Siate lieti nella speranza, forti nel-la tribolazione, perseveranti nella preghiera, solleciti per le necessità dei fratelli, premurosi nell’ospita-lità. Benedite coloro che vi perse-guitano, benedite e non maledite. Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quel-

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Dioli che sono nel pianto. Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose trop-po alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un’idea troppo alta di voi stessi. Non rendete a nessuno male per male. Cercate di compiere il bene davanti a tutti gli uomini. Se possibile, per quan-to questo dipende da voi, vivete in pace con tutti.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani 15,1-3.5-7.13

Fratelli, noi abbiamo il dovere di sopportare l’infermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. Cia-scuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificar-lo. Cristo infatti non cercò di pia-cere a se stesso. Il Dio della per-severanza e della consolazione vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti ad esem-pio di Cristo Gesù, perché con un solo animo e una voce sola rendia-

te gloria a Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Accoglietevi perciò gli uni gli altri come Cristo accolse voi, per la gloria di Dio. Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nella fede, per-ché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 6,13-15.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impu-dicizia, ma per il Signore, e il Si-gnore è per il corpo. Dio poi, che ha risuscitato il Signore, risuscite-rà anche noi con la sua potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Ma chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. Fuggite la fornicazione! Qualsiasi peccato l’uomo commet-ta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impudicizia, pecca contro il proprio corpo. O non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spiri-to Santo che è in voi e che avete da

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Per imparare a raccontarsi con le parole di DioDio, e che non appartenete a voi stessi? Infatti siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 12,31-13,8

Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostrerò una via migliore di tutte. Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli an-geli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tut-te le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo

interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto cre-de, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.

Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesìni 4,1-6

Fratelli, vi esorto io, il prigioniero del Signore, a comportarvi in ma-niera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sop-portandovi a vicenda con amo-re, cercando di conservare l’unità dello spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo Spirito, come una sola è la speran-za alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è pre-sente in tutti.

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Per imparare a raccontarsi con le parole di DioDalla lettera di san Paolo aposto-lo agli Efesìni 5,2.21-33

Fratelli, camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi. Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli sia-no sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto. E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cri-sto ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla san-ta, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi com-parire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia ne ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mo-gli come il proprio corpo, perché

chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha pre-so in odio la propria carne; al con-trario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. “Per que-sto l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola”. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chie-sa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia ri-spettosa verso il marito.

Dalla lettera di san Paolo aposto-lo ai Filippesi 4,4-9

Fratelli, rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, ral-legratevi. La vostra affabilità sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nul-la, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con pre-ghiere, suppliche e ringraziamen-ti; e la pace di Dio, che sorpassa

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Dioogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto que-sto sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, è quello che dovete fare. E il Dio della pace sarà con voi!

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 3,12-17

Fratelli, rivestitevi, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; sop-portandovi a vicenda e perdonan-dovi scambievolmente, se qual-cuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. A1 di sopra di tutto poi vi sia la ca-rità, che è il vincolo della perfezio-ne. E la pace di Cristo regni nei vo-stri cuori, perché ad essa siete stati

chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti! La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

Dalla lettera agli Ebrei 13,1-4.5-6

Fratelli, perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospi-talità; alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saper-lo. Ricordatevi dei carcerati, come se foste loro compagni di carcere, e di quelli che soffrono, essendo anche voi in un corpo mortale. Il matrimonio sia rispettato da tutti e il talamo sia senza macchia. La vostra condotta sia senza avari-zia; accontentatevi di quello che avete, perché Dio stesso ha detto:

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Per imparare a raccontarsi con le parole di DioNon ti lascerò e non ti abbandone-rò. Così possiamo dire con fiducia: “Il Signore è il mio aiuto, non te-merò. Che mi potrà fare l’uomo?”.

Dalla prima lettera di san Pietro apostolo 2,1l;3,1-9

Carissimi, io vi esorto nel nome del Signore: voi, mogli, state sot-tomesse ai vostri mariti perché, anche se alcuni si rifiutano di cre-dere alla parola, vengano conqui-stati dalla condotta delle mogli, senza bisogno di parole, consi-derando la vostra condotta casta e rispettosa. Il vostro ornamento non sia quello esteriore -capel-li intrecciati, collane d’oro, sfog-gio di vestiti-; cercate piuttosto di adornare l’interno del vostro cuore con un’anima incorruttibi-le piena di mitezza e di pace: ecco ciò che è prezioso davanti Dio. Così una volta si ornavano le san-te donne che speravano in Dio; esse stavano sottomesse ai loro mariti, come Sara che obbediva

ad Abramo, chiamandolo signo-re. Di essa siete diventate figlie, se operate il bene e non vi lasciate sgomentare da alcuna minaccia. E ugualmente voi, mariti, tratta-te con riguardo le vostre mogli, perché il loro corpo è più debole, e rendete loro onore perché par-tecipano con voi della grazia del-la vita: così non saranno impedite le vostre preghiere. E finalmente siate tutti concordi, partecipi del-le gioie e dei dolori degli altri, ani-mati da affetto fraterno, miseri-cordiosi, umili; non rendete male per male, né ingiuria per ingiuria, ma, al contrario, rispondete be-nedicendo; poiché a questo siete stati chiamati per avere in eredità la benedizione.

Dalla prima lettera di san Giovan-ni apostolo 3,18-24

Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e da-

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Diovanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rim-proveri. Dio è più grande del no-stro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fidu-cia in Dio; e qualunque cosa chie-diamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Questo è il suo comandamen-to: che crediamo nel nome del Fi-glio suo Gesù Cristo e ci amiamo gli uni gli altri, secondo il precetto che ci ha dato. Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conoscia-mo che dimora in noi: dallo Spiri-to che ci ha dato.

Dalla prima lettera di san Giovan-ni apostolo 4,7-12

Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha cono-sciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di

Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, per-ché noi avessimo la vita per lui. In questo sta l’amore: non siamo sta-ti noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbia-mo amarci gli uni gli altri. Nessu-no mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi.

VANGELODal vangelo secondo matteo 5,1-12

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messo-si a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. Prendendo allora la paro-la, li ammaestrava dicendo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, per-

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Dioché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete del-la giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché trove-ranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saran-no chiamati figli di Dio. Beati i per-seguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi r causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.

Dal vangelo secondo matteo 5,13-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sa-pore, con che cosa lo si potrà ren-der salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del

mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un mon-te, né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma so-pra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce da-vanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Dal vangelo secondo matteo 7,21.24-29

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel re-gno dei cieli, ma colui che fa la vo-lontà del Padre mio che è nei cieli.

Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbat-terono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Diola roccia. Chiunque ascolta que-ste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strari-parono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande”. Quando Gesù ebbe fini-to questi discorsi, le folle restaro-no stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

Dal vangelo secondo matteo 19,3-6

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”. Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò ma-schio e femmina e disse: Per que-sto l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? Così

che non sono più due, ma una car-ne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi.

Dal vangelo secondo matteo 22,35-40

In quel tempo, un dottore della legge interrogò Gesù per metter-lo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Si-gnore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più gran-de e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Ame-rai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti di-pende tutta la Legge e i Profeti”.

Dal vangelo secondo Giovanni 2,1-11

In quel tempo, ci fu uno sposali-zio a Cana di Galilea e c’era la ma-dre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli dis-

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Diose: “Non hanno più vino”. E Gesù rispose: “Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora”. La madre dice ai servi: “Fate quello che vi dirà”. Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: “Riempite d’acqua le giare”; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: “Ora attingete e porta-tene al maestro di tavola”. Ed essi gliene portarono. E come ebbe as-saggiato l’acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l’acqua), chiamò lo sposo e gli disse: “Tutti servono da principio il vino buo-no e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buo-no”. Così Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, mani-festò la sua gloria e i suoi discepo-li credettero in lui.

Dal vangelo secondo Giovanni 15,9-12

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho ama-to voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comanda-menti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i coman-damenti del Padre mio e riman-go nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”.

Dal vangelo secondo Giovanni 15,12-16

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Questo è il mio coman-damento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di que-sto: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. Non vi chiamo

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Per imparare a raccontarsi con le parole di Diopiù servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tut-to ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi ave-te scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda”.

Dal vangelo secondo Giovanni 17,20-26

In quel tempo Gesù, alzati gli occhi al cielo, pregava dicendo: “Padre santo, non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, sia-no anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, per-ché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano

perfetti nell’unità e il mondo sap-pia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me. Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato, siano con me dove sono io, perché contemplino la mia glo-ria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della crea-zione del mondo. Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che tu mi hai mandato. E io ho fat-to conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amo-re con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

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Il consenso religioso

ESAmE DEL FIDANzATO/ FIDANzATA

Queste domande concludono la preparazione al matrimonio che l’ha aiutata a prendere coscienza dei valori e degli impegni del ma-trimonio.

Accetta di rispondere alle seguen-ti domande sotto il vincolo di giu-ramento?

STATO LIbERO

1. Dopo il compimento dei sedici anni ha dimorato per più di un anno in altra diocesi? (diocesi=realtà ecclesiale che fa capo a un vescovo). Dove?

2. Ha mai contratto matrimonio, anche solo civile? - Quando e con chi? Come è cessato questo vincolo? - Ha avuto figli?

CONSENSO mATRImONIALE

1. Perché sceglie di sposarsi in chiesa? - Crede nel matrimonio come sacramento? - Ha qualche difficoltà nell’ac-cettare l’insegnamento della Chiesa sul matrimonio? Quale?

2. Il matrimonio comporta una decisione pienamente libera. - Si sposa per sua scelta, libe-ramente e per amore, oppure è costretto da qualche necessità? - Si sente spinto al matrimo-nio dai suoi familiari o da quel-li della fidanzata/fidanzato?

3. Il matrimonio è comunione di tutta la vita tra un uomo e una donna. - Vuole il matrimonio come uni-co e si impegna alla fedeltà co-niugale?

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Il consenso religioso

4. È volere di Dio che il vincolo matrimoniale duri fino alla morte di uno dei coniugi. - Vuole il matrimonio come indissolubile e quindi esclude di scioglierlo mediante il divorzio?

5. Il matrimonio è di sua natura ordinato al bene dei coniugi, alla procreazione ed educazione della prole. - Accetta il compito della paternità/maternità, sen-za escludere il bene della procreazione? - Intende dare ai figli un’educazione cattolica?

6. Pone condizioni al matrimonio? Quali?

7. La sua fidanzata/fidanzato accetta il matrimonio-sacramento come unico e indissolubile, oppure ha qualche riserva in proposito (infedeltà, divorzio)?

- È sicuro/a che sposa lei libera-mente per amore?

8. Nel fidanzamento ha avuto motivi per dubitare della riuscita del suo matrimonio? - Ha tenuto nascosto qualcosa che possa turbare gravemente la vita coniugale?

N.B: il fidanzato deve essere interrogato separatamente dalla fidanzata e viceversa. Se non è conosciuto/a personal-mente dal parroco, si richieda un documento di identità. Si faccia presente che le risposte alle doman-de di questo esame devono essere date sotto vincolo di giuramento e che esse sono tutelate dal segreto d’ufficio (cfr. Decreto generale, 10). Le risposte siano verbaliz-zate e, al termine, siano rilette all’interessato/a. Bisogna fare in modo che le risposte non si riduca-no genericamente al «sì» o al «no», ma che esprimano più significati-vamente l’intenzione dei nubendi.

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Nozze solidali. Cosa sono?

Le alternative al “consumismo da altare” sono idee semplici per risparmiare senza dimenticarsi de-gli altri. A volte ci mancano soltan-to quelle e dei recapiti concreti. Ecco alcune proposte.

LE STRuTTuRE E I PRANzI

La cooperativa sociale “Meta” pre-viene il disagio giovanile e affitta spazi e tavoli della cascina “Costa Alta” del Parco di Monza (Mi) (tel. 039.321900).

La cooperativa agricola “Fraterni-tà Nibai” a Cernusco sul Naviglio (Mi) (tel. 02.9249433) prepara pranzi di nozze a prezzi ragione-voli.

Un altro parco ricco di fascino e solidarietà per una festa all’aper-to è quello dell’ex-ospedale psi-chiatrico Paolo Pini: chiedete lumi all’associazione Olinda (tel. 02.66212315).

Se lo spazio c’è già ma il cibo no affidatevi al “catering sociale” del-la cooperativa “Il Laboratorio”, che inserisce al lavoro ragazzi

con problemi di disagio psi-chico (tel. 02.330296812); o al catering multietnico di “L’Alveare” (tel. 02/29403597) o di “Proficua” (tel. 02/780811).

PARTECIPAzIONI, INVITI E LIbRETTI DI NOzzE

La cooperativa sociale “La Bottega Creativa” (tel. 039.321174) può chiamare a raccolta i vostri amici con partecipazioni, inviti e libretti di nozze preparate dai soci svantaggiati.

LISTE DI NOzzE

Sul fronte del commercio equo ha aperto da poco lo “Spazio Cose dell’altro mondo”, prima botte-ga del commercio equo dedicata solo alle nozze, promossa da “Cose dell’altro mondo”. Lo spazio si può visitare tutti i giorni su appunta-mento (tel. 02.8940175), venerdì pomeriggio dalle 16.00 alle 19.00 e sabato dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 19.00. Gli sposi potranno scegliere partecipazio-

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Nozze solidali. Cosa sono?

ni, bomboniere e creare la pro-pria lista di nozze equa e solidale. Non mancano prodotti artigianali lavorati dalle cooperative sociali italiane che impiegano persone svantaggiate. Anche le “Botteghe del Mondo” di commercio equo e solidale propongono liste nozze e bomboniere. Chi vuole regalare solidarietà può “donare” agli spo-si un contributo a un progetto nel Sud del mondo.

AbITI

Gli abiti da sposa, salvo eccezioni, vengono usati una sola volta. Se vuolete evitare questo spreco an-date al negozio “Di mano in mano” dell’assoc. Comunità e Famiglia, in V. Durazzo 5 (cell. 333-4741314, per gli orari); oppure all’Officina delle Fate, in piazza S. Erasmo 5 (tel.02.29060969)

bOmbONIERE

Una bomboniera speciale? Vidas propone una donazione all’asso-ciazione, che verrà comunicata a parenti ed amici tramite un car-toncino di ringraziamento da par-te di Vidas, (Eleonora Giusti, tel. 02.72511224 oppure email: [email protected])

LuNA DI mIELE

Sognate Santo Domingo o Cuba? Andateci al volo, ma con rispetto. Tures (tel. 030-292212) e Pindo-rama (tel. 02-39218714, [email protected]), agenzie di viaggio e di turismo responsabile, pro-pongono lune di miele dal Brasi-le al Venezuela. Il settore “Viaggi e miraggi” della cooperativa Pace e Sviluppo di Treviso (tel. 0422-301424) propone altri viaggi. Altre soluzioni le propongono i vari gruppi di “Bilanci di giusti-zia”: pranzi, abiti e feste autopro-dotte e tanta semplicità: [email protected]

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Parrocchia san bernardo

Piazza cardinale Pietro Gasparri, 11 - 20161 milano

Tel. 0266227777 / 3771186236 - fax 0293661372

www.sanbernardocomasina.it