MURI di SOSTEGNO Pareti di sostegno - verifiche. generalità.
Spett.le Parco Regionale Alpi Apuane OGGETTO: Memoria su ... · di sostegno dello sbocco della...
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Spett.le Parco Regionale Alpi Apuane
Stazzema, li 16 marzo 2016
OGGETTO: Memoria su Autorizzazione del piano di coltivazione della cava “La Ratta” posta in
Comune di Stazzema, frazione di Pomezzana
Con Riferimento alla conferenza di servizi convocata per il giorno 18 marzo p.v. la Comunità di
Pomezzana trasmette la presente memoria informativa circa l’Autorizzazione in oggetto:
Premesso che:
- in data 28 Luglio 2015, con determina n° 238 è stata rilasciata da parte del Comune di
Stazzema l’autorizzazione al piano di coltivazione della cava denominata “La Ratta”, situata
nei pressi della frazione di Pomezzana;
- la comunità di Pomezzana è stata informata del rilascio di tale autorizzazione in data 15
febbraio 2016 dopo che la ditta autorizzata all’escavazione aveva già comunicato al Comune
di Stazzema la propria intenzione di avviare l’attività entro il mese di febbraio 2016;
- che in data 10 Marzo 2016, la Società “Marmo Ardesia e Affini di Menchetti Sergio & C.
ha iniziato l’attività per la realizzazione della strada di arroccamento per il raggiungimento
della quota 770m s.l.m. dalla quale poi procedere con le operazioni di sbancamento, così
come previsto dalla prima fase del piano di coltivazione;
- a seguito di verifiche, indagini, ed incontri tenuti con l’Amministrazione comunale di
Stazzema e con l’ente Parco delle Apuane, sono emerse criticità che si ritengono non
adeguatamente valutate in fase di istruttoria dell’autorizzazione e che sotto sono riportate in
dettaglio.
1. Possibile interferenza con la sorgente di Canal Verde
Presenza a valle del sito di cui stiamo trattando, più precisamente sullo stesso versante e ad una
distanza inferiore ai 300 metri, della sorgente che alimenta l’acquedotto pubblico della frazione di
Pomezzana, come si può verificare dall’immagine di Figura 1.
L’acquedotto è stato realizzato nell’estate 1998 quando il paese di Pomezzana rischiava di rimanere privo dell’acqua potabile a causa del venir meno della possibilità di utilizzare l’acqua proveniente della sorgente del Pungitopo, perché danneggiata dall’attività estrattiva allora svolta in località Le Buche. Si sottolinea che anche in questo caso la sorgente era situata sullo stesso versante della cava, più in basso rispetto al sito estrattivo e ad una distanza inferiore ai 300 metri, così come nel caso della sorgente di Canal Verde e del sito estrattivo de La Ratta.
Si evidenzia inoltre che il fosso della ratta, come meglio descritto sotto, risulta gravemente ostruito dalla presenza di detriti derivanti dalle lavorazioni precedenti ed oltre a scorrere sotto il materiale detritico, filtra in una vecchia galleria risultante da un’antica attività estrattiva estintasi alla fine degli anni ’70.
Figura 1 Mappa delle captazioni idriche per fini idropotabili con evidenziato in rosso il sito estrattivo (Fonte: ARPAT
Toscana)
2. Rischio idrogeologico e instabilità del versante
• Si fa presente che il sito estrattivo in questione presenta frane attive e una forte
propensione al dissesto, attitudine conclamata nel recente passato in occasione di eventi
meteorici avversi ed intensi: i nuovi interventi di sbancamento rischiano di provocare
dissesti nell'area soprastante pregiudicando la stabilità della strada rurale, vicinale di uso
pubblico, di accesso all'Alpeggio di San Rocchino, recentemente oggetto di consistenti
opere di messa in sicurezza, regimazione idraulica, nonché consolidamento di dissesti per
mezzo di opere di contenimento realizzate con micropali e cemento armato (a differenza di
quanto riportato nel progetto di recupero del ravaneto). Gli interventi sono stati eseguiti con
risorse pubbliche finanziate tramite il Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 per un importo
di oltre 150.000€. La mappa di Figura 2 evidenzia i fenomeni franosi in prossimità del sito
estrattivo, molti dei quali interessano direttamente la viabilità di accesso al sito stesso.
Figura 2. Mappa dei fenomeni franosi in prossimità del sito estrattivo e delle strade di accesso al sito stesso (Fonte:
Regione Toscana)
• Persiste già instabilità dell'attuale piazzale di cava costituito da materiale derivante dalle precedenti
attività estrattive, privo di qualsiasi opera di contenimento e posto a ridosso del fosso di Canal
Verde. In più occasioni, in concomitanza di piogge intense, parti del ravaneto sono franate nel
sottostante fosso di Canal Verde, invadendo, con centinaia di metri cubi di materiale, sia
l’alveo del fiume sia i circostanti castagneti coltivati. Gran parte del materiale è stato invece
trasportato a valle, verso il paese di Mulina, dove si sono resi necessari interventi di rimozione,
con costi a carico della comunità, essendo stati, gli interventi, effettuati dal Consorzio di Bonifica
della Versilia. Il nuovo piano di coltivazione autorizzato, nonostante ciò, prevede che ulteriori
11.000 metri cubi di materiale vengano collocati sulla sommità dell’attuale ravaneto andando
quindi ulteriormente ad aggravare una già precaria stabilità dello stesso.
• Si fa anche presente che il fosso della Ratta, già gravemente ostruito ed interrotto nel suo corso naturale dai detriti derivanti dalle precedenti attività estrattive, scorre sotto il materiale detritico che costituisce il ravaneto stesso, come bene evidenziato nella foto sottostante: uno strato di oltre 10 metri di materiale è stato accumulato oltre quello che era il precedente livello del terreno, evidenziato mediante la riga rossa, situata nel sottostante ravaneto, in corrispondenza del punto dove l’acqua riaffiora in occasione di intensi fenomeni piovosi.
Figura 3. Stoccaggio dei detriti sul piazzale della cava con rialzamento del livello e ostruzione del fosso della Ratta. La
linea rossa indica approssimativamente il vecchio livello del piazzale: punto in cui l'acqua del fosso affiora in superficie in occasione di intensi fenomeni piovosi.
3. Ravaneto sottostante il sito estrattivo Il ravaneto si estende dall’area di cava fino al fosso di Canal Verde: due sentieri sono stati completamente ostruiti dalla presenza dei detriti e resi completamente inagibili, il più basso di essi è stato recentemente reso di nuovo praticabile, anch’esso con spese sempre a carico della comunità, poiché l’intervento è stato finanziato dall’Unione dei Comuni della Versilia. A tale proposito si allegano di seguito le foto che evidenziano l’evoluzione dell’area dal 1996 al 2013 (fonte: Ortofoto 1:10.000 Regione Toscana).
Figura 4. Situazione del sito nel 1996, anno in cui non era presente alcuna attività.
Figura 5. Situazione dell'area nell'anno 2007: era in corso una cosiddetta “attività di bonifica”, portata avanti sulla base
di provvedimenti AUSL: il ravaneto a valle della strada non era ancora presente
Figura 6. Situazione dell'area nell'anno 2010: è evidente la costituzione del ravaneto sotto il piazzale di "cava" (l'area
non è ancora estrattiva) e il movimento franoso in corso, sulla parte destra dell’area “bonificata”.
Figura 7. Situazione dell'area nel 2013: l'attività era stata sospesa da meno di un anno, si nota l'ulteriore estensione del
ravaneto, soprattutto sulla parte sinistra in ombra e l'accentuarsi del movimento franoso sulla parte destra, già presente nel 2010.
4. Impatto sulla viabilità L'unica strada di accesso alla frazione di Pomezzana e quindi anche al sito di cava de La Ratta,
presenta svariate criticità principalmente dovute a cedimenti e dissesti, che con il transito di
mezzi sarebbero sicuramente ulteriormente aggravati, mettendo a rischio isolamento la frazione così
come già accaduto più volte nel recente passato; del resto, Il transito di mezzi pesanti con massa
complessiva di oltre 40 Tonnellate, danneggia gravemente la già precaria viabilità pubblica
comunale che, a suo tempo, non fu concepita per sopportare un tale tipo di traffico, sia in termini
di intensità che in termini di ingombro. Sotto si evidenziano i punti più critici per la viabilità e quelli
che più sono sottoposti allo stress causato dal transito di mezzi pesanti: lo sforzo maggiore è a carico
delle strutture portanti della strada (punti 3, 4, 5, 8, 9), mentre in prossimità delle curve è il manto
asfaltato a subire la maggiore usura per le azioni di frenatura e sterzata che, a causa dell’elevato
peso dei mezzi, esercitano forze notevoli sul manto stradale (punti 1, 2, 4, 6, 7, 8).
La precarietà della viabilità di accesso alla frazione di Pomezzana ha indotto nell’anno 2012,
l’Allora Sindaco del Comune di Stazzema ad emettere una ordinanza (N.1 del 02/01/2012) con la
quale viene vietato il transito su detta viabilità ai veicoli con massa a pieno carico oltre i 50
quintali. Tale ordinanza è ancora oggi regolarmente vigente.
La possibilità di poter transitare in sicurezza sull’unica strada di accesso alla frazione è elemento
indispensabile a garantire le condizioni minime di vivibilità di un territorio già sufficientemente difficoltoso
e insidioso e distante da strutture quali Ospedali, Scuole, uffici, farmacie, ed ogni altro servizio
necessario per il più banale bisogno di ogni giorno.
Nel tratto interessato dal transito dei mezzi pesanti esistono inoltre infrastrutture idrauliche deputate al
convogliamento nel fosso di Canal Verde delle acque meteoriche che vengono raccolte, mediante
opportune opere idrauliche, sui terreni che furono interessati da importanti movimenti franosi in
occasione dei ben noti eventi alluvionali che nel 1996 colpirono gravemente la Versilia e dei quali
quest’anno ricorre il ventesimo anniversario.
La condotta (punto 10) risulta danneggiata in più tratti ed oggi è completamente ostruita ed inefficacie.
Inoltre, in Loc. Le Volte (punto 5) il collasso del muro di sostegno della strada è già stato ripristinato solo
qualche anno fa a spese della comunità per un importo di oltre 150.000 €.
Figura 8. Punti in cui sono presenti gravi criticità sul tratto di viabilità comunale di accesso al sito estrattivo. In
particolare i numeri 3, 4, 5, 8, 9, 10 evidenziano punti in cui la stabilità della carreggiata è gravemente compromessa ed il passaggio di mezzi pesanti non farebbe che aggravare ulteriormente la già precaria situazione con rischio
isolamento per la frazione di Pomezzana.
Figura 9. Sbocco della condotta nel fosso di Canal Verde. L'acqua che defluisce lungo la strada ha danneggiato il muro
di sostegno dello sbocco della condotta e parte del ciglio e del muro di sostegno della strada.
5. Considerazioni Ambientali e Paesaggistiche • Il sito estrattivo di cui si tratta, inoltre, si trova in prossimità di componenti che presentano una
elevata naturalità e valenza paesaggistico ambientale, a monte della zona interessata dall’attività di
cava è posto l’alpeggio di San Rocchino, luogo di indubbio interesse Storico, Paesaggistico ed
Ambientale.
• Le località de Le Calde e di San Rocchino si trovano sulla rotta migratoria di rapaci come il gheppio e
il falco pellegrino, che trovano in queste aree ideali posatoi e siti di nidificazione.
6. Conclusioni
Considerato tutto quanto sopra riportato, con la presente manifestiamo la nostra giustificata
preoccupazione per l’avvio di un’attività di un insostenibile impatto per una comunità che dovrà
sopportare disagi di traffico pesante, assistere al progressivo depauperamento ed
impoverimento del territorio, correndo il rischio di perdere la disponibilità di un bene primario
quale è l’acqua e vedere la propria strada dissestata e inagibile.
L’attività estrattiva, non più ambientalmente sostenibile contrasta con la necessità di mantenere il
presidio del territorio con azioni mirate alla valorizzazione della Montagna, portate avanti con duro
sacrificio dalla comunità che ha scelto di non abbandonare la propria terra e per questo motivo invita i
destinatari, nell’ambito delle proprie competenze e responsabilità, a porre in essere ogni
provvedimento volto a garantire alla comunità il non peggioramento delle condizioni di vita della
popolazione su ogni fronte (con elevati rischi di inquinamento ambientale, stradale, idraulico,
acustico, paesaggistico, ecc)
Riteniamo che si debba procedere a verifiche più approfondite sulla documentazione che ha portato al
rilascio dell’autorizzazione del piano di coltivazione di cui in oggetto, sulla quale, da una sommaria
verifica che abbiamo potuto fare in occasione dell’incontro pubblico tenutosi con l’Amministrazione
Comunale ed i Tecnici, riteniamo siano stati omessi particolari importanti come l’estensione maggiore
del ravaneto rispetto a quanto rappresentato graficamente e la completa ostruzione del canale causata
dal medesimo ravaneto. In merito al progetto di ripristino ambientale del ravaneto presente a valle della
strada di acceso alla cava “La Ratta” che da una sommaria verifica riteniamo non certo appropriato, se
paragonato ad interventi similari eseguiti dagli stessi enti pubblici coinvolti, auspichiamo che il Parco
delle Alpi Apuane, voglia dettare quanto prima condizioni e prescrizioni più precise rispetto a quelle
formulate in fase di rilascio della Pronuncia di Compatibilità Ambientale, andando a verificare l’effettiva
consistenza del ravaneto stesso e dell’attuale stato dei luoghi, che, come riportato dal medesimo
ente è frutto di provvedimenti AUSL e si discosta sostanzialmente da quanto a suo tempo
autorizzato, dettando tempistiche precise per l’esecuzioni delle opere e richiedendo ai progettisti
il rilascio di idonea certificazione attestante che le opere previste sono sufficienti alla messa in
sicurezza del ravaneto.
Riteniamo che il Comune di Stazzema nella fase istruttoria che ha portato al rilascio dell’Autorizzazione
per la coltivazione della cava non abbia tutelato la comunità come previsto dallo Statuto Comunale; lo
stesso vale per il Parco delle Apuane: di quanto sopra esposto NULLA può essere considerato come
intervento di miglioramento delle condizioni di vita delle comunità locali; tutela dei valori
naturalistici, paesaggistici ed ambientali; restauro dell’ambiente naturale e storico; recupero
degli assetti alterati in funzione del loro uso sociale; realizzazione di un equilibrato rapporto tra
attività economiche ed ecosistemi, così come riportato all’art. 3 dello Statuto dell’Ente Parco delle
Apuane.
E’ ormai noto a tutti che le attività svolte dal 2004 al 2012 nel sito denominato La Ratta, sono nate ed
autorizzate come recupero e bonifica di un sito dove negli anni settanta era stata avviata una cava che
ben presto si era dimostrata di difficile coltivazione proprio a causa dell’instabilità del versante. Se il
risultato della bonifica è quello che oggi ci troviamo sulle foto sotto allegate, chiediamo agli enti
competenti di rivalutare le proprie scelte e decisioni perché il Territorio di Stazzema non merita lo
scempio che si stà realizzando.
Forse sembreremo eccessivi ma la storia del nostro paese purtroppo porta sul proprio territorio segni
indelebili degli errori di valutazione commessi, ne citiamo uno su tutti “La Diga del Vajot” e ciò che è
scritto sulla pagina iniziale del sito che racconta la catastrofe riteniamo sia significativo e per questo lo
alleghiamo di seguito:
Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno (Italia). La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò un immane ondata, che seminò ovunque morte e desolazione.
La stima più attendibile è, a tutt'oggi, di 1910 vittime. Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l'aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l'aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l'allarme la sera del 9 ottobre per attivare l'evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione.
Fu aperta un'inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la previdibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi.
Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti. La zona in cui si è verificato l'evento catastrofico continua a parlare alla coscienza di quanti la visitano attraverso la lezione, quanto mai attuale, che da esso si può apprendere.
Certi che Vogliate accogliere la nostra richiesta di Revocare in Autotutela
l’Autorizzazione al Piano di Coltivazione della Cava La Ratta, al fine di non
far morire la nostra comunità ed il nostro territorio, facendo prevalere il
bene comune e non interessi economici di pochi, distintamente salutiamo.
La Comunità di Pomezzana.