Spett. le Area Formazione San Marco 1965 30124 - Venezia … esplicative Pixel... · 2016-07-07 ·...

6
Spett. le Teatro “La Fenice” – Area Formazione San Marco 1965 30124 - Venezia Alla c. a. Preg.ma Dott.ssa Simonetta Bonato Oggetto: Presentazione Pixel Trailer Tosca I. C. “Lucia Schiavinato” di San Donà di Piave Il diario straziante compilato dalle Suore di Maria Bambina durante l’autunno del 1917 1 , scolpisce la statua marmorea di una città che ormai sorseggiava l’aceto asperrimo della desolata devastazione. A dirla tutta, fino all’ottobre di quell’anno il teatro della Grande Guerra aveva per fortuna ambientato i propri drammi più cruenti lontano da San Donà di Piave; in paese ahinoi! - se ne disquisiva soprattutto a causa delle dolorose dipartite di alcuni ragazzi e giovani padri di famiglia, i quali subirono tanto la sventura di raggiungere il fronte, quanto quella spesso - di non farvi ritorno. Tuttavia l’aura grigia di Caporetto valicò il Tagliamento ed aleggiò a guisa di un temibile crepuscolo per la città; una notte buia per i gioielli più diamantati, ma anche per le stesse miserie di un popolo ormai in ginocchio. Quello stesso popolo, che in un quarto di secolo tra fame e malattie seppe edificare per tre volte il proprio tempio e riuscì a risollevare il capo dalle macerie che l’avevano soffocato. Oltre all’innegabile compiacimento per quanto di antiquario suggelli i percorsi della vita per dirla in altri termini: il fascino delle “passate cose” - , ad aver destato l’attenzione di chi ora scrive fu anche l’orgoglio profondo dimostrato in quei mesi dalla povera gente: quel lodevole senso del dovere e della giustizia; quel desiderio manifesto di difendere casa, chiesa, famiglia e affetti a costo della propria stessa esistenza; quella condivisione diffusa dell’appartenenza ad una comunità affranta, ma mai vinta. Forse non nasce pure il dramma di Tosca da una reazione di certo smodata e riottosa, ma orgogliosamente fiera - ai soprusi della malignità umana? Come si può spiegare una involuzione così cruenta dell’etica di una donna, che dall’infiorare la Madonna e sospirare nidi d’amore, si trovò in poche ore a macchiarsi d’un delitto e a togliersi la propria stessa esistenza? Disquisendo con gli alunni della classe III B, si è giunti a riconoscere la paternità di questo tragico regresso al potere demonizzante della guerra: un Lucifero capace di fagocitare angeli pii, cuori miti e menti sublimi e di trasformarli in diavoli rii, spiriti malvagi ed intelletti corrotti. Insomma ciò che avvenne di truce presso la spenta Repubblica Romana due secoli or sono, ci è parso piuttosto vicino al profumo di maligno di cui furono disseminate le nostre terre cento anni più tardi. Le imminenti ricorrenze degli anniversari bellici che ci si accingerà a celebrare da ora e per il prossimo lustro 2 , la stretta aderenza dei contenuti ai programmi ministeriali dell’area storiografica sviluppati dalla classe ed il copioso materiale documentario di cui lo scrivente dispone, sono state le ulteriori ragioni che hanno spinto ad ambientare la ricostruzione della vicenda a San Donà di Piave, alla vigilia della disfatta di Caporetto. 1 E’ consultabile presso l’archivio del Duomo Le suore di Maria Bambina di San Donà di Piave nell’anno dell’invasione. Memorie di guerra, 1928, più noto come Diario delle Suore di Maria Bambina 2 Da quest’anno fino a tutto il 1918 sono previste a San Donà di Piave numerose manifestazioni commemorative relative ai massacri locali della Grande Guerra.

Transcript of Spett. le Area Formazione San Marco 1965 30124 - Venezia … esplicative Pixel... · 2016-07-07 ·...

Spett. le

Teatro “La Fenice” – Area Formazione

San Marco 1965 – 30124 - Venezia

Alla c. a. Preg.ma Dott.ssa Simonetta Bonato

Oggetto: Presentazione Pixel Trailer Tosca – I. C. “Lucia Schiavinato” di San Donà di Piave

Il diario straziante compilato dalle Suore di Maria Bambina durante l’autunno del 19171,

scolpisce la statua marmorea di una città che ormai sorseggiava l’aceto asperrimo della desolata

devastazione. A dirla tutta, fino all’ottobre di quell’anno il teatro della Grande Guerra aveva per

fortuna ambientato i propri drammi più cruenti lontano da San Donà di Piave; in paese – ahinoi! -

se ne disquisiva soprattutto a causa delle dolorose dipartite di alcuni ragazzi e giovani padri di

famiglia, i quali subirono tanto la sventura di raggiungere il fronte, quanto quella – spesso - di non

farvi ritorno.

Tuttavia l’aura grigia di Caporetto valicò il Tagliamento ed aleggiò a guisa di un temibile crepuscolo

per la città; una notte buia per i gioielli più diamantati, ma anche per le stesse miserie di un popolo

ormai in ginocchio. Quello stesso popolo, che in un quarto di secolo tra fame e malattie seppe

edificare per tre volte il proprio tempio e riuscì a risollevare il capo dalle macerie che l’avevano

soffocato.

Oltre all’innegabile compiacimento per quanto di antiquario suggelli i percorsi della vita – per dirla

in altri termini: il fascino delle “passate cose” - , ad aver destato l’attenzione di chi ora scrive fu

anche l’orgoglio profondo dimostrato in quei mesi dalla povera gente: quel lodevole senso del

dovere e della giustizia; quel desiderio manifesto di difendere casa, chiesa, famiglia e affetti a

costo della propria stessa esistenza; quella condivisione diffusa dell’appartenenza ad una

comunità affranta, ma mai vinta.

Forse non nasce pure il dramma di Tosca da una reazione – di certo smodata e riottosa, ma

orgogliosamente fiera - ai soprusi della malignità umana? Come si può spiegare una involuzione

così cruenta dell’etica di una donna, che dall’infiorare la Madonna e sospirare nidi d’amore, si trovò

in poche ore a macchiarsi d’un delitto e a togliersi la propria stessa esistenza? Disquisendo con gli

alunni della classe III B, si è giunti a riconoscere la paternità di questo tragico regresso al potere

demonizzante della guerra: un Lucifero capace di fagocitare angeli pii, cuori miti e menti sublimi e

di trasformarli in diavoli rii, spiriti malvagi ed intelletti corrotti.

Insomma ciò che avvenne di truce presso la spenta Repubblica Romana due secoli or sono, ci è

parso piuttosto vicino al profumo di maligno di cui furono disseminate le nostre terre cento anni più

tardi. Le imminenti ricorrenze degli anniversari bellici che ci si accingerà a celebrare da ora e per il

prossimo lustro2, la stretta aderenza dei contenuti ai programmi ministeriali dell’area storiografica

sviluppati dalla classe ed il copioso materiale documentario di cui lo scrivente dispone, sono state

le ulteriori ragioni che hanno spinto ad ambientare la ricostruzione della vicenda a San Donà di

Piave, alla vigilia della disfatta di Caporetto.

1 E’ consultabile presso l’archivio del Duomo Le suore di Maria Bambina di San Donà di Piave nell’anno dell’invasione.

Memorie di guerra, 1928, più noto come Diario delle Suore di Maria Bambina 2 Da quest’anno fino a tutto il 1918 sono previste a San Donà di Piave numerose manifestazioni commemorative relative

ai massacri locali della Grande Guerra.

Gli spazi nella nuova finzione hanno trovato una traduzione a dir poco esemplare. Il Duomo3,

dedicato alla Vergine delle Grazie”, era stato edificato a metà Ottocento, grazie anche alle braccia

di tanti fedeli devoti: le cronache narrano la solennità delle celebrazioni, allietate dal canto e dalla

commovente preghiera dell’assemblea orante. S’è allegata una fotografia4 ritraente l’ultima

processione prima della devastazione, riconducibile quindi alla commemorazione dei fedeli defunti

dell’anno 1917.

L’organo Mascioni era stato inaugurato nel 1913 con una liturgia celebrata dal Vescovo Andrea

Giacinto Longhin, durante la quale settanta cantori eseguirono una nuova messa composta per

l’occasione dal M° Enrico Segattini5. Il grande tempio era un cantiere ancora aperto alla vigilia

3 Per una essenziale bibliografia relativa alla vita religiosa sandonatese si citano alcuni testi di riferimento: D. S. Teker,

Storia cristiana di un popolo – San Donà di Piave –, De Bastiani editore, 1994; C. Chimenton, San Donà e le succursali di Chiesanuova e Passarella, Treviso, 1928; Don Francesco Santon, Mons. Luigi Saretta, Tipografia editrice trevigiana, 1970 (ristampa 2003); AA.VV., Monsignor Saretta – Pastore di San Donà di Piave, Tipografia Colorama, 2004; AA.VV., Don Giovanni Peretti, i colori delle stagioni e dell’anima, Tipolitografia Passart, San Donà di Piave, 2000 4 Gli apparati fotografici si devono in gran parte agli archivi dei Sigg.ri Angelino, Filiberto, Italo e Cesco Battistella, del

Cav. Gino Girardi e del sig. Arturo Mestre. Finissimi documentatori della vita sandonatese dell’intero Novecento, hanno pubblicato una collana di testi fotografici. Alcune delle loro testimonianze, unite ad altri contributi di sandonatesi, sono state recentemente divulgate in una pagina Facebook curata dal sig. Giorgio Onor e titolata San Donà com’era. 5 Enrico Segattini (Sommacampagna 1874 – San Donà di Piave 1955) fu senz’altro il principale animatore della vita

musicale sandonatese durante la prima metà del Novecento. Dopo gli studi a Bologna ed a Napoli compiuti grazie ad un benefattore, sposò nel 1904 una giovane sandonatese e da allora divenne organista titolare presso il Duomo. Istruì il coro per tutte le funzioni liturgiche, fu direttore della Banda Cittadina, fondatore del gruppo mandolinistico, insegnante di musica; si occupò dell’organizzazione delle stagioni liriche prima presso il Teatro Sociale e poi presso il Teatro “G. Verdi”

della Grande Guerra: i dipinti, le sculture e le vetrate che impreziosirono l’edificio durante il terzo

lustro del secolo, non lasciarono presagire che la furia demoniaca degli invasori potesse

annientare in pochi minuti i sacrifici della povera gente.

La morte di Scarpia è immaginata presso l’incantevole Villa Ancillotto, divenuta in quelle

settimane quartier generale degli Imperi Centrali: il sindaco della città dovette liberare il municipio,

riparando addirittura a Firenze6.

Infine la fucilazione di Cavaradossi ed il suicidio di Tosca sono stati ideati nei pressi del ponte sul

Piave, trasformato l’anno successivo in una tragica fossa comune per centinaia di soldati italiani

ed austro-tedeschi. Si è ritenuto importante allegare le immagini del brillamento dello stesso ponte,

avvenuto per volontà dei sandonatesi durante quelle giornate, al fine di scongiurare l’avanzata dei

nemici oltre le rive del fiume. La morte di Floria anche qui è accompagnata significativamente dallo

sguardo attonito di un angelo: si tratta in questo caso della statua che venne sistemata sopra il

campanile del Duomo ricostruito.

della città. Diresse anche molte opere: è conservata una recensione di una recita locale di Rigoletto, una di Boheme ad Udine (si dice vi avesse presenziato lo stesso Puccini) ed una foto di un allestimento di Pagliacci a Verona. Compose varia musica sacra (di cui lo scrivente possiede molti dei manoscritti) in parte pubblicata e per banda (la maggior parte dei suoi lavori sono stati dispersi). A sua memoria vennero fondati nel 1977 un Circolo Culturale Musicale (di cui lo scrivente è direttore artistico dall’anno 2000) ed un’orchestra sinfonica nel 2002 (di cui lo scrivente è direttore principale). Per i dettagli biografici è consultabile presso l’archivio del Circolo Culturale Musicale “E. Segattini” il volume M. Perissinotto, Vita musicale sandonatese nel secolo XX, San Donà di Piave, 2002. 6 La stessa villa venne gravemente danneggiata dai bombardamenti, per essere poi ricostruita una prima volta durante il

Ventennio Fascista e successivamente al termine del Secondo Conflitto Mondiale. Ironia della sorte ora, dopo la decadenza della famiglia Ancillotto (di cui è celebre l’aviatore pluridecorato Giannino) e l’utilizzo dell’immobile per alcuni decenni da parte della famiglia circense Nones - Orfei, lo stabile versa in stato di deplorevole degrado: tuttavia pare essere in corso di definizione l’accordo per essere acquistato dall’attuale amministrazione comunale.

Quanto ai personaggi si è riusciti a conferire identità alla maggior parte degli eroi pucciniani,

facendo loro vestire i panni di concittadini illustri residenti a San Donà di Piave nell’autunno del

1917.

Tosca è un soprano sandonatese, Emilia Elisa (più nota con il nome di Isabella) Picchetti, nata

nel 1901: fu interprete precocissima, stimata Mimì, dalla voce calda e dall’incantevole presenza

scenica. Purtroppo l’antifascismo dichiarato della famiglia le precluse presto le strade del

successo. Conservò il ricordo dei fasti giovanili fino agli ultimi giorni di vita, quando il sottoscritto

ebbe modo con sommo stupore di sentirla ultracentenaria intonare frasi della Manon pucciniana7.

Mario Cavaradossi è impersonato dal pittore Vittorio Marusso8, nato a San Donà di Piave nel

1866. Realizzò effettivamente alcuni dipinti presso il Duomo ed è artista tutt’ora studiato e stimato

dalla critica. Una prematura cecità lo costrinse ad abbandonare mete più confacenti all’indubbio

talento. Morì a Treviso nel 1943.

Il barone Scarpia veste i panni del tenente colonnello austriaco Wurm9, che – come già s’è

ricordato - nel 1917 costrinse il sindaco della città ad un’improvvisata fuga a Firenze.

7 Per una biografia più dettagliata di Isabella Picchetti si può consultare il citato volume M. Perissinotto, Vita musicale

sandonatese nel secolo XX, San Donà di Piave, 2002. 8 A San Donà è attiva un’Accademia intitolata alla memoria di Vittorio Marusso, presso la quale esistono ampie

documentazioni biografiche. 9 Se ne parla in A. Bozzo, Fossalta dal 130 a.C alla Battaglia del Piave, Boschiero, Jesolo, 1983

Il sagrestano in quegli anni era il Sig. Enrico Peretti.

Durante la scena del Te Deum si immaginano intervenire il vescovo francescano di Treviso Beato

Mons. Andrea Giacinto Longhin, il parroco Monsignor Luigi Saretta10, la “Serva di Dio” Lucia

Schiavinato11, la maestra Anna Bagnolo12, i coniugi Battistella con i loro figli chierichetti ed

alcune nobildonne sandonatesi13, che in altre scene del presente lavoro si fingono prendere parte

anche agli spettacoli di Tosca presso il Teatro “G. Verdi”.

10

La figura di Monsignor Saretta è stampata nelle memorie dei sandonatesi: nominato arciprete nel 1915, dovette affrontare i disagi delle devastazioni di due guerre. Seppe gestire con autorità e magnanimità il suo importante ruolo sociale e delineò in maniera decisiva i percorsi non solo religiosi della città. Per una bibliografia di riferimento si rinvia alla nota n. 3. 11

Lucia Schiavinato (Musile di Piave 1900 – Verona 1976), Volontaria della Carità, fondatrice dei centri di accoglienza per la disabilità denominati “Piccolo Rifugio” e missionaria in Brasile. E’ in corso la causa di beatificazione. A lei è dedicato l’Istituto Comprensivo a cui appartiene la classe III B. 12

Fu insegnante elementare molto apprezzata in quegli anni così difficili. 13

Appartengono alle famiglie Ancillotto, Janna e Fabris.

L’antagonista di Tosca – l’Attavanti – è la contessina Ancillotto, sorella del celebre conte

(Angelotti).

Le prove musicali della protagonista sono dirette dal M° Enrico Segattini14; il violinista e il

violoncellista sono immaginati essere i fratelli Miotti15.

Si è voluto offrire un piccolo, ma significativo contributo diretto della classe anche dal punto di vista

musicale (con tutti i limiti tecnici che ciò può comportare), facendo loro eseguire una piccola

sezione del Te Deum : la registrazione live è stata effettuata a scuola. Le fotografie sono state

realizzate dal sig. Giuseppe Perissinotto presso il Duomo e presso l’abitazione del sottoscritto.

Le sezioni audio dell’opera sono state prevalentemente tratte dall’edizione recente Georghiou-

Alagna – Pappano e per il secondo atto dalla memorabile Callas – Di Stefano – Gobbi – De

Sabata. L’esiguità del tempo previsto per il documento prodotto, ha imposto di scegliere i tratti che

meglio potessero esprimere e caratterizzare l’identità dei luoghi e dei personaggi. Gli alunni hanno

potuto tuttavia conoscere l’intero sviluppo dell’opera attraverso dettagliati percorsi, guidati dal

sottoscritto.

Il lavoro è risultato molto intenso per la quantità dei materiali impiegati, per la gestione dei tempi e

delle logistiche, per l’ideazione del progetto, per la ricerca documentaria, per la definizione dei

contenuti e per la confezione del prodotto. L’attività è stata giudicata tuttavia altrettanto

affascinante dagli stessi alunni, dalle famiglie, dai colleghi docenti e dalla dirigenza dell’istituto; ci si

augura infine il percorso risulti fruttuoso per il bagaglio esperenziale e culturale dei ragazzi.

L’ambizione spinge a dilatare i confini dell’iniziativa, proponendo l’idea registica quale possibile

spettacolo inaugurale dell’erigendo teatro cittadino.

Ringraziando per l’attenzione riservata e per l’opportunità concessa, l’occasione è gradita per

porgere distinti saluti.

San Donà di Piave, li 10 marzo 2014

Il coordinatore

Prof. Mauro Perissinotto

14

Si veda la nota n.5 15

E’ noto come questi due valenti musicisti organizzassero a San Donà molte stagioni musicali presso il Teatro “G. Verdi” grazie alla loro conoscenza diretta di molti artisti del Teatro “La Fenice”; quest’ultimi si prestavano volentieri a rinforzare le fila delle realtà locali, giudicate a ragione troppo amatoriali per sostenere impegni così raffinati.