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SPELEOGENESI IN ROCCE CARBONATICHE a cura di Jo De Waele Coordinatore con la collaborazione di: Paolo Forti Leonardo Piccini Progetto Powerpoint 2009 Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto L. Pusceddu) Inghiottitoio di Orbisi, Sardegna, Italia (foto J. De Waele) Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto R. De Luca)

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SPELEOGENESIIN ROCCE

CARBONATICHE

a cura di Jo De Waele Coordinatore

con la collaborazione di: Paolo Forti Leonardo Piccini

Progetto Powerpoint 2009

Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto L. Pusceddu)

Inghiottitoio di Orbisi, Sardegna, Italia (foto J. De Waele)

Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia(foto R. De Luca)

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SPELEOGENESI: DEFINIZIONI

La speleogenesi è l’insieme dei processiche portano alla formazione delle grotte.

Dove per grotta s’intende una cavità naturaledi dimensioni tali da essere accessibile all’uomo.

I processi speleogenetici sono molteplicie si manifestano in tutti i contesti geologico-ambientali.

La maggior parte delle grotte è formata prevalentementeda processi di dissoluzione in rocce carbonatiche (speleogenesi carsica)

ed è di questi che ci occuperemo in questa lezione.

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SPELEOGENESI IN ROCCE CARBONATICHE

Nelle rocce carbonatiche le grotte si formano essenzialmentegrazie a due tipi di processi in cui l’agente è l’acqua:

- processi chimici (dissoluzione della roccia e corrosione);

- processi fisici (erosione).

Le acque coinvolte possono essere:

- acque meteoriche (epigeniche - ricarica dall’alto verso il basso);- acque profonde (ipogeniche - ricarica dal basso verso l’alto).

Le sostanze acide che partecipano al processo carsico possono essere:

- acido carbonico (H2CO3);- acido solforico (H2SO4).

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MA LA SPELEOGENESI È IMPORTANTE?Capire come si formano i sistemi carsici nelle varie situazioni

geologico-strutturali e climatiche consente di utilizzarequeste conoscenze anche in alcuni campi scientifici applicati,

in particolare:

- l’idrogeologia carsica: è sicuramente il campo applicativo più importante, anche perché le acque carsiche diventano via via più importanti (perché abbondanti);

- gli idrocarburi: il ruolo della porosità carsica (permeabilità e porosità causata da processi di dissoluzione) nella migrazione e nello stoccaggio di fluidi mineralizzati (idrocarburi soprattutto);

- geologia ambientale: pedologia, doline di crollo e subsidenze, inquinamento delle falde etc...;

- studi paleo-ambientali e paleo-climatici: lo studio delle morfologie e dei depositi può aiutare a ricostruire la storia geologica e geomorfologica di ampi territori.

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LE TEORIESPELEOGENETICHEPRIMA DEL 1900

Alexander Catcott (Galles) (1756):grotte formate da acque

(legato all’inondazione universale).

Charles Lyell (UK) e Charles Edouard Thirria (Francia) (1830):

riconoscono l’importanza della CO2 per la dissoluzione del calcare.

Franklen George Evans (UK) (1870):riconosce che le grotte si formano anche al di sotto della tavola d’acqua.

Edouard-Alfred Martel (Francia) (1896):erosione e corrosione da parte delle acque che scorrono dentro le grotte.

Non esiste un livello freatico, ma soltanto dei fiumi sotterranei. Speleogenesi – Società Speleologica Italiana 2009

Edouard-Alfred MartelCharles Lyell

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LE TEORIE SPELEOGENETICHE ALL’INIZIO DEL XX SECOLO

Alfred Grund (Austria) (1903): zona dinamica soprae zona satura e statica sotto la tavola d’acqua regionale.

Jovan Cvijić (ex-Yugoslavia) (1893 e 1918):suddivisione del carso in zona di percolazione,zona intermedia d’oscillazione e zona inferiore

(un perfezionamento della teoria di Grund).Edouard-Alfred Martel (1921), Katzer F. (1909):nessuna zona di saturazione né tavola d’acqua,soltanto fiumi sotterranei che portano l’acqua

da zone d’infiltrazione alla risorgiva.Altri studiosi furono l’austriaco Lehmann (1932),

gli americani Swinnerton (1929), Davis (1930), Gardner (1935), Mallot (1937), Moneymaker (1941), Rhoades

& Sinacori (1941), Bretz (1942) e il russo Laptev (1939).

Jovan Cvijić

Edouard-Alfred Martel

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IL MODELLO DI GRUND (1903) Alfred Grund suddivideva l’acquifero carsico in due distinti livelli:1. la zona al di sotto della tavola d’acqua, in cui le acque sono

stagnanti;2. la zona al di sopra del livello piezometrico, in cui le acque si

muovono in grotte verso le risorgenti.

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IL MODELLO DI CVIJIĆ (1918) E SWINNERTON (1929)

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Jovan Cvijić (1928) e, successivamente, Allyn C. Swinnerton (1929)suddividevano l’acquifero carsico in tre distinti livelli:

1. la zona asciutta (areata o di percolazione);2. la zona di transizione,poco sopra e sottola tavola d’acqua,in cui avvienela maggior partedello scorrimentosotterraneodelle acquecon formazionedi grotte;3. la zona saturain cui la dissoluzioneè molto lenta.

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IL MODELLO DI KATZER (1909),MARTEL (1921) E LEHMANN (1932) Katzer (1909) riteneva che in area carsica la zona satura

e il livello piezometrico non esistessero. Tale teoria fu sposatada Edouard-Alfred Martel prima, poi da Otto Lehmann (1932).

Tutta l’acqua nell’acquifero carsico scorre in grotte idrologicamente indipendenti tra loro, da inghiottitoi o zone assorbenti alle sorgenti.

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IL MODELLO DI DAVIS (1930) William Morris Davis riteneva che in un primo ciclo la dissoluzione

della roccia calcarea, e quindi la formazione delle grotte, avvenissesotto la tavola d’acqua, anche seguendo tracciati molto profondi.

Quando queste grotte, a causa di vari processi, venivano sollevateal di sopra della tavola d’acqua, iniziava il secondo ciclo evolutivo,

con riempimento e, infine, totale fossilizzazione.

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IL MODELLO DI GARDNER (1935)James H. Gardner introduce il significato di “strato carsificabile”,

costituito da una porzione di roccia più permeabile in cui viene favoritala formazione delle grotte. Le grotte iniziano a formarsi

quando vi è gradiente idraulico che consente all’acqua di scorrereper gravità dalla zona di alimentazione alla zona di affioramento.

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CARSOLOGI DEL DOPO GUERRA Kaye C. (1957): dissoluzione di calcare, dinamica fluidi

Dunn J.R. (1957): invenzione del fluorocaptore di carbone

Burdon (1963): analisi di curve di portata delle sorgenti

Bögli (1964), Laptev (1939): corrosione per miscela

Thrailkill (1968): geochimica delle acque carsiche

Mangin (1970) & Bakalowicz (1975): idrogeologia carsica

Ford D.C. & Ewers R.O. (1978): modello concettuale

di speleogenesi basata su fratturazione e piezometria

Dublyanski (1980): carsismo idrotermale

Schwarcz & Ford (1982): datazione di speleotemi (U/Th)

Schmidt (1982): magnetostratigrafia, sedimenti in grotta

Palmer (1991): formazione e morfologia di grotte

Dreybrodt (1996): modelli matematici e numerici Speleogenesi – Società Speleologica Italiana 2009

Derek Clifford Ford

Arthur N. Palmer

Alfred Bögli

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LA SPELEOGENESI MODERNA

Dalla fine degli anni Cinquanta gli studi sulla speleogenesiaffrontano l’argomento da tre lati:

interpretazione della formazione delle grotte attraversolo studio della loro morfologia, del loro contesto geologico

e dei sedimenti ospitati;

la speleogenesi vista da un punto di vista idrogeologico,cercando di capire l’evoluzione di una rete carsica

e un sistema di drenaggio sotterraneo;

gli aspetti chimici e fisici della formazione dei vuoti sotterraneie delle condotte carsiche (dissoluzione, dinamica dei fluidi etc...).

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I FATTORICHE INFLUENZANOLA SPELEOGENESI

Fattori geologici:

- passivi;

- attivi.

Fattori climatici:

- precipitazioni;

- temperatura.

Fattori biologici:

- attività biologica

(produzione di CO2).

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Grotta di Is Angurtidorgius, Sardegna, Italia (foto G. Pani)

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I FATTORI GEOLOGICI PASSIVI

Litologia:- tipo di roccia (calcare, dolomia, gesso, sale, quarzite);- strutture sedimentarie (stratificazione, porosità etc…).

Struttura:- superfici di strato;- fratture, diaclasi, faglie;- clivaggio;- giacitura;- posizione dello strato solubile nella sequenza geologica;- spessore dello strato carsificabile.

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I FATTORI GEOLOGICI ATTIVI

Morfologia:- pendenza del terreno;- energia del rilievo (dislivello zona assorbente/sorgenti);- tipo di drenaggio superficiale.

Idrogeologia:- tipo di alimentazione (diffusa, concentrata, indiretta);- provenienza dell’acqua (epigenica, ipogenica);- posizione delle emergenze (e loro abbassamento).

Tettonica:- faglie attive;- deformazioni gravitative.

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I FATTORI CLIMATICI (E BIOLOGICI)Regime pluviometrico: - quantità (e tipo) di precipitazione; - distribuzione nel tempo.

Temperatura:- velocità delle reazioni chimiche;

- solubilità della CO2 in acqua;

- stato fisico dell’acqua (ghiaccio o liquido); - evaporazione.

Vegetazione:- tipo e densità.

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Il clima varia nel tempo (es. intervallarsi di periodi

glaciali e interglaciali)

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CONTROLLO IDROGEOLOGICO

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A seconda del tipo di alimentazione i processi speleogenetici cambiano, e quindi anche le risultanti morfologie saranno differenti(cfr. lezione Struttura e morfologia dei sistemi carsici).

Acque epigeniche (con acque discendenti, in cui l’aggressività chimica deriva da fonti presenti sulla superficie terrestre, legate cioè a processi esogeni):- infiltrazione concentrata autoctona;- infiltrazione alloctona;- infiltrazione diffusa diretta;- infiltrazione diffusa indiretta.

Acque ipogeniche (con acque salienti, in cui l’aggressività chimica deriva in genere da fonti profonde, legate cioè a processi endogeni):- iniezione basale di acque meteoriche (antiche);- risalita di acque termali a chimismo bi-carbonatico;- risalita di acque termali a chimismo solfatico.

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INFILTRAZIONE (CONCENTRATA) ALLOCTONA

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Dove le aree carsiche sono confinanti con terreni impermeabilia quote più elevate, l’alimentazione può provenire da bacini

a deflusso superficiale. Queste acque sono in genere più sottosature(quindi più aggressive) e soggette a variazioni di portata notevoli.

Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto G. Pani)

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INFILTRAZIONE CONCENTRATA AUTOCTONA

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È il meccanismo speleogenetico più classico, in cui grotte si formanoa partire da più punti di ricarica costituiti da inghiottitoi e/o doline

con alimentazione soltanto da rocce carbonatiche.

Depressione carsica con inghiottitoio di Pian Ambrogi, Marguareis, Francia (foto B. Vigna)

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INFILTRAZIONE DIFFUSA DIRETTA

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In rocce carbonatiche l’infiltrazione può avvenire lungo molteplici fessureed entrate, in genere non penetrabili nella zona epicarsica.

L’acqua, a intimo contatto con la roccia, si satura velocemente.Sotto l’epicarso, dove le acque di infiltrazione si concentrano,

si possono formare grotte esplorabili.

Crepacci carsici nel Rosso ammonitico, Veneto, Italia (foto U. Sauro)

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INFILTRAZIONE DIFFUSA INDIRETTA

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Là dove le rocce carbonatiche sono coperte da uno strato permeabile(un suolo di elevato spessore, uno strato di sabbia) l’infiltrazione avviene

diffusamente attraverso questo strato. Le acque alla loro entratanella roccia carbonatica sono in genere ancora sottosature

e in grado di sciogliere la roccia in modo efficace, almeno nei primi metri.

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INIEZIONE BASALEDI ACQUE METEORICHE

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In alcuni casi le acque meteoriche possono entrare nello strato solubile dal basso. Esempi tipici sono le grotte ipogeniche (s.l.) di Optimisticeskaja, di Ozernaja

e Zoloushka (Ucraina).

Grotta di Jubilejnaja, Ucraina (foto A. Klimchouk) Da Klimchouk et al. 2000

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RISALITADI ACQUE TERMALIBICARBONATICHE

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Quando invece le acque provenienti dal basso sono in parte arricchite

in CO2 di origine ipogenica

(quindi non soltanto derivantidalla superficie), la combinazione

del rilascio di CO2 per abbassamento

della pressione lungo la risalitae la dissoluzione della CO2

per il raffreddamento delle acque,e la miscelazione con acque diverse, creano condizioni locali di aumentata

aggressività delle soluzioni(cfr. lezione Le Grotte ipogeniche).

Grotta Giusti, Toscana, Italia (foto P. Forti)

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RISALITA DI ACQUE TERMALI SULFUREE

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Le acque termali in salita possono anche essere a chimismo prevalentemente solfatico, legato alla maturazione di idrocarburi

in profondità, oppure all’interazione con rocce evaporitiche.Anche queste acque portano alla formazione di grotte particolari

(cfr. lezione Le Grotte ipogeniche).

Grotta Frasassi, Marche, Italia (foto J. De Waele)

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OSSIDAZIONE DI SOLFURI

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L’acidità rinnovata delle acque può anche proveniredall’ossidazione di minerali sulfurei nella zona di percolazione.

Questo è tipico di aree caratterizzate da giacimenti a solfuri metallicitipo Mississippi Valley (Iglesiente).

Galena nella Grotta Santa Barbara 2, Sardegna, Italia (foto J. De Waele) Aragonite nella Crovassa azzurra, Sardegna, Italia (foto G. Pani)

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CONTROLLO GEOLOGICO-GEOGRAFICONELLA SPELEOGENESI

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A seconda del tipo di roccia, della posizione dello strato solubilee della posizione geografica i processi speleogenetici variano:

Carso libero (non confinato):- speleogenesi vadosa;- speleogenesi epifreatica;

- speleogenesi freatica.

Carso costiero o marino:- aree carsiche costiere;- isole carbonatiche;- carso eogenetico e singenetico (dune, calcareniti costiere).

Carso confinato:- speleogenesi artesiana normale (epigenica);- speleogenesi trasversale (epigenica);- speleogenesi ipogenica.

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CARSO LIBERO CON ACQUE METEORICHELa maggior parte dei sistemi carsici

che conosciamo si genera dall’azionedi dissoluzione e corrosione carsica

a opera delle acque meteoriche (epigeniche) che si muovono per gravità

dai punti d’infiltrazione verso i puntidi recapito (risorgive e sorgenti carsiche).

Parliamo, per semplicità,di sistemi carsici normali.

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Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto P. Jolivet)

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Una volta che una rocciaviene a contatto

con le acque meteorichela nascita di un sistema carsico

avviene generalmenteattraverso la successione

delle seguenti fasi:

a) formazione di protocondotti;

b) configurazione della rete di drenaggio preferenziale;

c) allargamento veloce dei condotti.

Tutto ha inizio appena si instauraun gradiente idraulico.

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Grotta dell’Edera, Sardegna, Italia (foto P. Jolivet)

L’EVOLUZIONEDI UN SISTEMA

CARSICO NORMALE

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IL GRADIENTE IDRAULICO

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Il gradiente idraulicoè uno dei primi e necessari requisiti

per iniziare la formazionedi un sistema carsico (e darle successivamente impulso).

Senza dislivelli tra punti di entrata delle acque meteoriche

e punti d’uscita(sorgenti, risorgenti etc…)le acque NON si muovono

per gravità.

Più è grande il gradiente idraulico più energia avrà l’acquaper muoversi dall’alto

verso il basso.

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FORMAZIONE DI PROTOCONDOTTI

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Con l’instaurarsi di un gradiente idraulico l’acqua inizia a muoversiper gravità lungo le discontinuità della roccia collegando i numerosipunti di entrata con i punti di uscita. In questa fase l’allargamento

delle discontinuità avviene sostanzialmente in condizioni di pieno carico.

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Porzione del sistema carsico del Siebenhengste-Hohgant (Svizzera) che mostra chiaramente come la grotta si sviluppi su alcuni orizzonti suscettibili (modificato da Filipponi M., Jeannin P.Y. (2006): Is it possible to predict karstified horizons in tunneling? Austrian Journal of earth sciences, 99: 24-30).

IL RUOLO DEGLI ORIZZONTI SUSCETTIBILI La formazione di un protocondotto avviene preferenzialmente,

ove presenti, lungo orizzonti predisposti alla dissoluzione(con porosità o permeabilità congeniale): l’orizzonte carsico embrionale

(inglese inception horizon).

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CONFIGURAZIONE DELLA RETEDI DRENAGGIO PRINCIPALE

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Una volta che i primi protocondotti raggiungono le dimensioni critichedi circa 5 millimetri si accentua la competizione tra condotti

con la configurazione della rete di drenaggio preferenziale, con l’abbandono della maggior parte dei percorsi formati durante la precedente

fase.

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ALLARGAMENTO VELOCE DEI CONDOTTI

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I condotti che risultano favoriti si allargano velocementeper via del flusso turbolento delle acque,

aumentando la conducibilità idraulica con la formazionedi una superficie piezometrica (intorno alla quota delle uscite).

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QUANTO TEMPO CI VUOLE ?

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CORROSIONECONTRO EROSIONE

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Il ruolo della dissoluzioneè quindi determinante

nelle prime fasi dello sviluppo carsico.

Quando i condottisono abbastanza larghi

da poter innescare un flusso turbolento, l’azione meccanica

delle particelle trasportate dalle acque diviene molto più importante.

La dimensione del condottodipende largamente

dalla quantità di acquache, almeno periodicamente,

lo attraversa.

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ESISTE IL MODELLO UNIVERSALE? Una delle teorie più accettate è quella di Ford & Ewers (1978)

in cui la forma longitudinale di un sistema carsicodipende dall’intensità della fratturazione nella roccia carsica.

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FOUR-STATE MODEL (FORD & EWERS, 1978)

I due casi estremi in questa scala,

lo Stato 0 e lo Stato 5,

sono stati aggiunti successivamente:

una roccia isotropa senza fratture

e discontinuità non permette

la formazione di grotte

(es. marmo compatto),

così come una roccia troppo fratturata

o porosa costituirà un acquifero poroso con vuoti troppo piccoli

(quindi non grotte)

(es. tufo calcareo o creta).

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Cava di Marmo in Apuane, Toscana, Italia (foto G. Pani)

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MA IL MODELLONON SEMPRE FUNZIONA

Applicando questo modello nelle Alpi,

dove le rocce sono molto fratturate,

sarebbero dovute esserci

molte grotte piezometriche;

invece vi sono molte grotte

con profilo longitudinale

a montagne russe.

Nasce il Modello epifreatico(Audra, 1994;

Hauselmann et al., 2003).

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Mammuthoehle, Austria (foto L. Plan)

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IL MODELLO EPIFREATICO DI SPELEOGENESI

Il Modello epifreatico asserisceche le fasi iniziali di dissoluzione

(formazione di protocondotti)avvengono in ambiente freatico.

Una volta creatauna circolazione carsica efficientela superficie piezometrica scende

e l’allargamento esponenzialedei condotti avviene soprattutto

nella zona epifreatica (di oscillazione).

Giocano un ruolo estremamente importante le piene che,

con il carico solido,contribuiscono in modo rilevante

all’allargamento dei condotti.

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Hirlatzhoehle, Austria (foto L. Plan)

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SPELEOGENESI IN AREE COSTIERE

Le aree carbonatichein diretto contatto

con le acque marinesono soggette

ad una dissoluzionedella roccia più intensa

dovuta alla miscelazionetra acqua dolcee acqua salata

(effetto della forza ionica)

(cfr lezione Il processo carsico).

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Grotte di Cala Luna, Sardegna, Italia (foto J. De Waele)

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SPELEOGENESI SU ISOLE CARBONATICHE Su isole interamente carbonatiche le rocce sono in genere ancora immature (quindi porose) e la ricarica avviene in modo diffuso ed

autoctono.La dissoluzione è particolarmente sviluppata in tre zone: la superficie

che riceve le acque di pioggia, la parte superiore della zona saturadove avviene miscela tra acque d’infiltrazione e acque sotterranee,

e lungo l’aloclino, ove acque salate si miscelano con acque dolci.

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SPELEOGENESI SU ISOLECOPERTE DA CALCARI

Nelle isole in cui le rocce affioranti sono carbonatiche, ma in profondità esistono rocce poco solubili, la speleogenesi si differenzia poco dall’isola

interamente carbonatica. Se la roccia poco solubile si propagaal di sopra della zona satura influenzerà la forma

della superficie piezometrica, e quindi la forma delle grotte.

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SPELEOGENESI SU ATOLLI Un caso frequente è quello di un’isola composta da rocce poco solubili

bordata sulle coste da affioramenti carbonatici. Qui esiste,oltre alla ricarica autoctona, anche la ricarica alloctona con l’ingresso

di acque più aggressive, con formazione di valli cieche, inghiottitoie grotte con fiumi sotterranei. Queste acque, venendo a contatto

con acque salmastre e salate, possono divenire ancora più aggressive.

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SPELEOGENESI SU COSTE CARBONATICHE Un caso simile, e molto più frequente, è l’area carsica costiera,

in cui spesso l’apporto di acque allogeniche può essere molto importante.Le grotte, tuttavia, si sviluppano preferenzialmente lungo la zona

di miscelazione tra acque d’infiltrazione e zona satura e lungo l’aloclino.

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SPELEOGENESI IN ROCCE CARBONATICHE POCO DIAGENIZZATE

In zone costiere troviamo spesso anche sedimenticontenenti almeno il 50% di cemento carbonatico

che portano allo sviluppo di forme carsiche molto particolari,che ricadono nei carsi eogenetici (carsismo in rocce porose e tenere)

e singenetici (carso sviluppato durante la cementazione del sedimento).

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SPELEOGENESI IN SITUAZIONI CONFINATE Non sempre le grotte si formano in condizioni di acquifero libero, ma lo strato solubile può trovarsi interposto tra due strati non solubili. Quando questi sono acquiferi più o meno buoni, la ricarica può avvenire dall’alto oppure dal basso. La ricarica, al contrario dei sistemi carsici epigenici, avviene in modo regolare, eliminando quindi la competizione tra condotti. Questo produce in genere grotte labirintiche invece che grotte ramificate.

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SPELEOGENESI CONFINATA NORMALE Se la connessione

tra i due strati acquiferiavviene dall’alto verso il basso

(caso poco frequente)le grotte si propagano dal tetto

della formazione carsificataverso l’acquifero inferiore.

Si formano grotte labirintiche come nel caso

della speleogenesi ipogenica, senza tuttavia mostrare segnidi un flusso ascendente tipico

per grotte labirintiche ipogeniche(cfr lezione Le Grotte ipogeniche).

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SPELEOGENESI TRASVERSALE

Il movimento delle acque,e quindi anche la speleogenesi

a esso legata,in condizioni

di confinamento idrologicoavviene in senso ortogonale

alla stratificazione.

Questa speleogenesi trasversalesi oppone alla classica speleogenesi laterale

tipica dei sistemi carsici epigenici(l’acqua scorre da un inghiottitoio a una risorgente in senso parallelo o subparallelo alla stratificazione).

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LE CORRENTI DI DENSITÀNella speleogenesi trasversale sono importanti le correnti di densità. Acque di diversa composizione chimica o a diversa temperatura hanno anche differente densità e creano quindi delle celle di convezione libera. Le correnti che si creano in tali situazioni sono lente e spesso insignificanti rispetto alle correnti delle acque in sistemi epigenici. Per questo le correnti di densità giocano un ruolo importante soprattutto in sistemi carsici ipogenici.

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IL RUOLODELLA CONDENSAZIONE

Negli ultimi anni è cresciutala consapevolezza che il processodella condensazione dell’acquapuò giocare un ruolo importantenella speleogenesi, soprattutto

al livello delle meso e microforme.

Alcune forme che possono essere ingenerate, almeno in parte,

sono le cupole, mentre i boxworksono esclusivamente prodottida condensazione-corrosione.

Il processo può assumere notevole rilevanza a grande scala in grotte idrotermali (cfr lezione Le grotte

ipogeniche) e in clima arido. Speleogenesi – Società Speleologica Italiana 2009

Cupole in Kraushoehle, Austria (foto L. Plan)

Boxwork in una grotta in Sardegna, Italia (foto L. Sanna)

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CONSEGUENZE DELLA

CONDENSAZIONE

Aumenta la quantità

d’acqua disponibile

(è più intensa

nella stagione estiva,

quando le precipitazioni

sono basse, e limita

la perdita d’acqua d’inverno

perché condensa nell’epicarso e torna quindi

nel sistema carsico).

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SEDIMENTAZIONE E PARAGENESIMolte grotte, dopo una fase di corrosione-erosione, spesso sono soggette

a fasi di sedimentazione in regime sia saturo sia vadoso.

I sedimenti possono in questo modo proteggere la parte inferiore dei vanie costringere le acque a operare la loro azione speleogenetica verso l’alto

creando forme di tipo paragenetico.

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PER SAPERNE DI PIU’AA.VV. (2000), Speleogenesis Evolution of Karst Aquifers,National Speleological Society, Huntsville USA, pp. 496; FORD D.C. & WILLIAMS P. (2007), Karst hydrogeology and Geomorphology, John Wiley & Sons, Chichester, pp. 562; HAUSELMANN PH., JEANNIN P.-Y., MONBARON M. (2003), Role of epiphreatic flow and soutirages in conduit morphogenesis: the Barenschacht example,BE, Switzerland, Zeitschr,F. Geom. 47(2), pp. 171-190;PICCINI L. (1999), Geomorfologiae Speleogenesi carsica, Quaderno didattico della SSI n° 1, pp. 40; WHITE W.B. (1988), Geomorphology and Hydrology of Karst Terrains, Oxford Un. Press, New York, pp. 464.

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CREDITI

Questa lezione è stata coordinata da Jo De Waelecon la collaborazione di Paolo Forti e Leonardo Piccini.

Per la parte fotografica si ringraziano i fotografi Riccardo De Luca, Jo De Waele, Philippe Jolivet, Alexander Klimchouk, Gabriela Pani, Lukas Plan,Luciano Pusceddu, Laura Sanna, Ugo Sauro, Bartolomeo Vigna.

I disegni sono stati preparati da Jo De Waele.

Il disegno della Dia 31 (Inception Horizons)è stato preparato da Marco Filipponi.

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purché non se ne stravolgano i contenuti. Si prega di citare la fonte.

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