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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 28-29 dicembre 2020) L ’O SSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt Anno CLX n. 297 (48.621) lunedì 28 dicembre 2020 Città del Vaticano y(7HA3J1*QSSKKM( +z!=!$!$!; Nel messaggio natalizio alla città e al mondo nuovo appello del Papa affinché siano garantiti i vaccini a tutti, specie ai più vulnerabili e bisognosi C’è bisogno di fraternità e speranza in questo tempo di oscurità C i sono le “oscurità” e le “incertezze” dell’attua - le «momento storico, segnato dalla crisi eco- logica e da gravi squilibri econo- mici e sociali, aggravati dalla pan- demia»; ma ci sono anche «diver- se luci di speranza, come le sco- perte dei vaccini», nel messaggio natalizio del Papa alla città e al mondo. Un momento un po’ me - no tradizionale del solito, visto che a mezzogiorno del 25 dicem- bre il Pontefice non si è affacciato dalla loggia centrale della basilica Vaticana — non essendoci fedeli in piazza San Pietro a causa delle norme anti-coronavirus — ma ha parlato dall’Aula della Benedizio- ne, raggiungendo ogni angolo della terra attraverso i media. E nel farlo ha ribadito il bisogno di fraternità che hanno gli uomini in questo tempo reso ancor più diffi- cile dal covid-19: «Non una frater- nità fatta di parole, ideali astrat- ti», ma concreta, «capace di in- contrare l’altro». Infatti affinché la speranza del Natale possa illu- minare il mondo, ha detto, non si può lasciare spazio ai «nazionali- smi chiusi», né «mettere le leggi del mercato e dei brevetti sopra» quelle «della salute». Da qui l’ap - pello «ai responsabili degli Stati, alle imprese, agli organismi inter- nazionali», chiamati a promuove- re la cooperazione» per poter ave- re «vaccini per tutti», specie per i «più vulnerabili e bisognosi». Spostando poi lo sguardo sulle altre difficoltà vissute dagli uomini, il Papa ha parlato di ma- lati, disoccupati, donne che su- biscono violenze domestiche, migranti, e in particolare dei bambini che soffrono; quindi ha elencato i Paesi e le regioni vitti- me di conflitti o disastri naturali: dal Medio Oriente al Mediterra- neo orientale, dal Nagorno-Ka- rabakh, all’Ucraina, così come in Africa, in America e in Asia. La sera precedente, celebran- do la messa della Notte di Nata- le, Francesco aveva ripetuto la “lezione” sempre attuale che vie- ne dalla «povera mangiatoia» di Betlemme: «Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio». PAGINE 2 E 3 LA FOTO GRAFIA «Questa è la piccola Allam, è nata 15 giorni fa. Vive nel vecchio mattatoio con i suoi genitori. Mi sembra che non ci sia ancora corrente elettrica. Un inizio non così dissimile dalla nascita di Gesù a Betlemme. Invece dei buoi e dell'asino, ci sono molti ratti e scarafaggi. Dio ci aiuti tutti!». È lo scarno messaggio che fra Luke Gregory ha inviato da Rodi a un amico il giorno di Natale. Il francescano inglese, che è parroco anche di Kos, da anni fornisce assistenza ai profughi che giungono sull’isola soprattutto dalla Siria. Quella bimba tra le sue braccia rappre- senta oggi una speranza per la sua gente, ma i suoi vagiti sono anche un grido di aiuto. Le condizioni di vita di 450 persone, tra cui 25 bambini e diversi malati di covid, sono drammatiche nelle tende e nel fatiscente vecchio mattatoio. Un grido di aiuto che fra Luke rilancia a nome di questa umanità dolente e dimenticata. L’annuncio all’Angelus del 27 dicembre Un Anno speciale dedicato alle famiglie Si aprirà il prossimo 19 marzo, quinto anni- versario dalla promulgazione dell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, l’Anno speciale dedicato alle famiglie annunciato da Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre. PAGINA 4 DAL MOND O Avviate nell’Ue le vaccinazioni PAGINA 5 Accordo in extremis sulla Brexit PAGINA 5 Motu proprio circa alcune competenze in materia economico-finanziaria Una migliore organizzazione Converte in legge quanto aveva già scritto nella lettera del 25 agosto scorso al segretario di Stato, il motu proprio di Papa Francesco Una migliore organizzazione riguardante «alcune competenze in materia economico-finanziaria». Reso noto oggi, lunedì 28 dicembre, reca la data del 26 e costituisce — spiega un comuni- cato della Sala stampa della Santa Sede — un altro passo importante nella rifor- ma della Curia visto che arriva prima dell’1 gennaio, per l’implementazione nel budget del 2021. PAGINA 11

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  • Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,50 Copia arretrata € 3,00 (diffusione e vendita 28-29 dicembre 2020)

    L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

    Unicuique suum Non praevalebunt

    Anno CLX n. 297 (48.621) lunedì 28 dicembre 2020Città del Vaticano

    y(7HA

    3J1*QS

    SKKM(

    +z!=!$!$

    !;

    Nel messaggio natalizio alla città e al mondo nuovo appello del Papa affinché siano garantiti i vaccini a tutti, specie ai più vulnerabili e bisognosi

    C’è bisogno di fraternità e speranzain questo tempo di oscurità

    Ci sono le “oscurità” e le“incertezze” dell’attua -le «momento storico,segnato dalla crisi eco-logica e da gravi squilibri econo-mici e sociali, aggravati dalla pan-demia»; ma ci sono anche «diver-se luci di speranza, come le sco-perte dei vaccini», nel messaggionatalizio del Papa alla città e almondo. Un momento un po’ me -no tradizionale del solito, vistoche a mezzogiorno del 25 dicem-bre il Pontefice non si è affacciatodalla loggia centrale della basilicaVaticana — non essendoci fedeli inpiazza San Pietro a causa dellenorme anti-coronavirus — ma haparlato dall’Aula della Benedizio-ne, raggiungendo ogni angolodella terra attraverso i media. Enel farlo ha ribadito il bisogno difraternità che hanno gli uomini inquesto tempo reso ancor più diffi-cile dal covid-19: «Non una frater-nità fatta di parole, ideali astrat-ti», ma concreta, «capace di in-contrare l’altro». Infatti affinchéla speranza del Natale possa illu-minare il mondo, ha detto, non sipuò lasciare spazio ai «nazionali-smi chiusi», né «mettere le leggidel mercato e dei brevetti sopra»quelle «della salute». Da qui l’ap -pello «ai responsabili degli Stati,alle imprese, agli organismi inter-nazionali», chiamati a promuove-re la cooperazione» per poter ave-re «vaccini per tutti», specie per i«più vulnerabili e bisognosi».

    Spostando poi lo sguardosulle altre difficoltà vissute dagliuomini, il Papa ha parlato di ma-lati, disoccupati, donne che su-biscono violenze domestiche,migranti, e in particolare deibambini che soffrono; quindi haelencato i Paesi e le regioni vitti-me di conflitti o disastri naturali:dal Medio Oriente al Mediterra-neo orientale, dal Nagorno-Ka-rabakh, all’Ucraina, così comein Africa, in America e in Asia.

    La sera precedente, celebran-do la messa della Notte di Nata-le, Francesco aveva ripetuto la“lezione” sempre attuale che vie-ne dalla «povera mangiatoia» diBetlemme: «Il Figlio di Dio ènato scartato per dirci che ogniscartato è figlio di Dio».

    PAGINE 2 E 3

    LA FOTO GRAFIA

    «Questa è la piccola Allam, è nata 15 giorni fa. Vive nel vecchio mattatoio con isuoi genitori. Mi sembra che non ci sia ancora corrente elettrica. Un inizio noncosì dissimile dalla nascita di Gesù a Betlemme. Invece dei buoi e dell'asino, cisono molti ratti e scarafaggi. Dio ci aiuti tutti!». È lo scarno messaggio che fraLuke Gregory ha inviato da Rodi a un amico il giorno di Natale. Il francescanoinglese, che è parroco anche di Kos, da anni fornisce assistenza ai profughi chegiungono sull’isola soprattutto dalla Siria. Quella bimba tra le sue braccia rappre-senta oggi una speranza per la sua gente, ma i suoi vagiti sono anche un grido diaiuto. Le condizioni di vita di 450 persone, tra cui 25 bambini e diversi malati dicovid, sono drammatiche nelle tende e nel fatiscente vecchio mattatoio. Un gridodi aiuto che fra Luke rilancia a nome di questa umanità dolente e dimenticata.

    L’annuncio all’Angelus del 27 dicembre

    Un Anno specialededicato alle famiglie

    Si aprirà il prossimo 19 marzo, quinto anni-versario dalla promulgazione dell’esortazioneapostolica post-sinodale Amoris laetitia, l’Annospeciale dedicato alle famiglie annunciato daPapa Francesco all’Angelus del 27 dicembre.

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    DAL MOND O

    Avviate nell’Uele vaccinazioni

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    Accordo in extremissulla Brexit

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    Motu proprio circa alcune competenze in materia economico-finanziaria

    Una migliore organizzazione

    Converte in legge quanto aveva già scritto nella lettera del 25 agosto scorso alsegretario di Stato, il motu proprio di Papa Francesco Una migliore organizzazioneriguardante «alcune competenze in materia economico-finanziaria». Reso notooggi, lunedì 28 dicembre, reca la data del 26 e costituisce — spiega un comuni-cato della Sala stampa della Santa Sede — un altro passo importante nella rifor-ma della Curia visto che arriva prima dell’1 gennaio, per l’implementazione nelbudget del 2021.

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  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 2 lunedì 28 dicembre 2020

    Natale 2020

    «Il Figlio di Dio è nato scartato per dirci che ogni scartato è figlio di Dio. È venutoal mondo come viene al mondo un bimbo, debole e fragile, perché noi possiamo acco-gliere con tenerezza le nostre fragilità»: ecco la “lezione” sempre attuale che viene dalla«povera mangiatoia» di Betlemme. Il Papa l’ha riproposta all’omelia della messa del-la Notte di Natale celebrata alle 19.30 di giovedì sera, 24 dicembre, all’altare dellaCattedra della basilica Vaticana.

    L’omelia della messa del 24 dicembre nella basilica Vaticana

    Ogni scartatoè figlio di Dio

    Roma città apertaE solidale

    I n questa notte si compie la grandeprofezia di Isaia: «Un bambino ènato per noi, ci è stato dato un fi-glio» (Is 9, 5).Ci è stato dato un figlio. Si sentespesso dire che la gioia più gran-de della vita è la nascita di unbambino. È qualcosa di straordi-nario, che cambia tutto, mette inmoto energie impensate e fa supe-rare fatiche, disagi e veglie inson-ni, perché porta una grande felici-tà, di fronte alla quale niente sem-bra che pesi. Così è il Natale: lanascita di Gesù è la novità che cipermette ogni anno di rinascere

    dentro, di trovare in Lui la forzaper affrontare ogni prova. Sì, per-ché la sua nascita è per noi: perme, per te, per tutti noi, per cia-scuno. Per è la parola che ritornain questa notte santa: «Un bam-bino è nato per noi», ha profetatoIsaia; «Oggi è nato per noi il Sal-vatore», abbiamo ripetuto al Sal-mo; Gesù «ha dato se stesso pernoi» (Tt 2, 14), ha proclamato SanPaolo; e l’angelo nel Vangelo haannunciato: «Oggi è nato per voiun Salvatore» (Lc 2, 11). Per me,per voi.

    Ma che cosa vuole dirci questo

    per noi? Che il Figlio di Dio, il be-nedetto per natura, viene a farcifigli benedetti per grazia. Sì, Dioviene al mondo come figlio perrenderci figli di Dio. Che donostupendo! Oggi Dio ci meravigliae dice a ciascuno di noi: “Tu seiuna meraviglia”. Sorella, fratello,non perderti d’animo. Hai la ten-tazione di sentirti sbagliato? Dioti dice: “No, sei mio figlio!” Hai lasensazione di non farcela, il timo-re di essere inadeguato, la pauradi non uscire dal tunnel della pro-va? Dio ti dice: “Coraggio, sonocon te”. Non te lo dice a parole,ma facendosi figlio come te e perte, per ricordarti il punto di par-tenza di ogni tua rinascita: rico-noscerti figlio di Dio, figlia diDio. Questo è il punto di parten-za di qualsiasi rinascita. È questoil cuore indistruttibile della nostra

    speranza, il nucleo incandescenteche sorregge l’esistenza: al di sot-to delle nostre qualità e dei nostridifetti, più forte delle ferite e deifallimenti del passato, delle pauree dell’inquietudine per il futuro,c’è questa verità: siamo figli ama-ti. E l’amore di Dio per noi nondipende e non dipenderà mai danoi: è a m o re g ra t u i t o . Questa nottenon trova spiegazione in altraparte: soltanto, la grazia. Tutto ègrazia. Il dono è gratuito, senzamerito di ognuno di noi, puragrazia. Stanotte, ci ha detto sanPaolo, «è apparsa infatti la graziadi Dio» (Tt 2, 11). Niente è piùp re z i o s o .

    Ci è stato dato un figlio. Il Padrenon ci ha dato qualcosa, ma il suostesso Figlio unigenito, che è tut-ta la sua gioia. Eppure, se guar-diamo all’ingratitudine dell’uomoverso Dio e all’ingiustizia versotanti nostri fratelli, viene un dub-bio: il Signore ha fatto bene a do-narci così tanto, fa bene a nutrireancora fiducia in noi? Non ci so-pravvaluta? Sì, ci sopravvaluta, elo fa perché ci ama da morire.Non riesce a non amarci. È fattocosì, è tanto diverso da noi. Civuole bene sempre, più bene diquanto noi riusciamo ad averneper noi stessi. È il suo segreto perentrare nel nostro cuore. Dio sache l’unico modo per salvarci, perrisanarci dentro, è amarci: non c’èun altro modo. Sa che noi miglio-riamo solo accogliendo il suo amo-re instancabile, che non cambia, maci cambia. Solo l’amore di Gesùtrasforma la vita, guarisce le feritepiù profonde, libera dai circoli vi-ziosi dell’insoddisfazione, dellarabbia e della lamentela.

    Ci è stato dato un figlio. Nella po-vera mangiatoia di una buia stallac’è proprio il Figlio di Dio. Sorgeun’altra domanda: perché è venu-to alla luce nella notte, senza unalloggio degno, nella povertà enel rifiuto, quando meritava dinascere come il più grande re nelpiù bello dei palazzi? Perché? Perfarci capire fino a dove ama la no-stra condizione umana: fino atoccare con il suo amore concreto lanostra peggiore miseria. Il Figliodi Dio è nato scartato per dirciche ogni scartato è figlio di Dio.È venuto al mondo come viene almondo un bimbo, debole e fragi-le, perché noi possiamo accoglie-re con tenerezza le nostre fragili-tà. E scoprire una cosa importan-te: come a Betlemme, così anchecon noi Dio ama fare grandi coseattraverso le nostre povertà. Hamesso tutta la nostra salvezza nel-la mangiatoia di una stalla e non

    teme le nostre povertà: lasciamoche la sua misericordia trasformile nostre miserie!

    Ecco che cosa vuol dire che unfiglio è nato per noi. Ma c’è ancoraun p e r, che l’angelo dice ai pastori:«Questo per voi il segno: un bam-bino adagiato in una mangiatoia»(Lc 2, 12). Questo segno, il Bam-bino nella mangiatoia, è ancheper noi, per orientarci nella vita.A Betlemme, che significa “Casadel pane”, Dio sta in una mangia-toia, come a ricordarci che per vi-vere abbiamo bisogno di Lui co-me del pane da mangiare. Abbia-mo bisogno di lasciarci attraversa-re dal suo amore g ra t u i t o , instancabi-le, c o n c re t o . Quante volte invece, af-famati di divertimento, successo emondanità, alimentiamo la vitacon cibi che non sfamano e lascia-no il vuoto dentro! Il Signore, perbocca del profeta Isaia, si lamen-tava che, mentre il bue e l’asinoconoscono la loro mangiatoia,noi, suo popolo, non conosciamoLui, fonte della nostra vita (cfr. Is1, 2-3). È vero: insaziabili di avere,ci buttiamo in tante mangiatoie divanità, scordando la mangiatoia diBetlemme. Quella mangiatoia,povera di tutto e ricca di amore,insegna che il nutrimento della vi-ta è lasciarci amare da Dio e ama-re gli altri. Gesù ci dà l’esempio:Lui, il Verbo di Dio, è infante;non parla, ma offre la vita. Noiinvece parliamo molto, ma siamo

    Urbi et Orbi. Stavolta piùche mai la parola e la bene-dizione del Papa hanno rag-giunto “la città e il mondo”,anche se il finestrone che dàsulla loggia centrale dellabasilica Vaticana è rimastochiuso.

    Francesco era lì, a pochipassi da quel finestrone, aconsegnare e affidare il suomessaggio proprio dall’auladella Benedizione, luogoche è, anche fisicamente, un“trampolino di lancio” dallabasilica di San Pietro versol’umanità. Era lì con la ma-no alzata nel segnodella benedizioneUrbi et Orbi. Que-sta volta davveropiù che mai “alla cit-tà e al mondo”.

    Nell’aula, con unarazzo della Nativi-tà della collezionedei Musei Vaticani afar da eloquente esimbolico “sfondo”,erano presenti i rap-presentanti dellaPolizia di Stato ita-liana, dei Carabinie-ri e dei Vigili urbaniche garantiscono lasicurezza intorno al-la Città del Vatica-no. Con loro, tra glialtri compreso il personalein servizio, anche i rappre-sentanti della Guardia sviz-zera pontificia e del Corpodella Gendarmeria.

    In un clima di sobrietà —stavolta niente inni — il car-dinale Angelo Comastri, ar-ciprete della basilica Vatica-na, ha ricordato la conces-sione dell’indulgenza plena-ria «nella forma stabilitadalla Chiesa a tutti coloroche ricevono» la benedizio-ne del Papa «sia attraversole diverse tecnologie di co-municazione sia unendosianche solo spiritualmente econ il desiderio al presente

    rito».Con questa delicata at-

    tenzione il Pontefice dal-l’aula della Benedizione hadavvero gettato “p onti” — lasua missione — verso ognipersona, per raggiungerespiritualmente soprattuttoquanti stanno soffrendo perguerre, ingiustizie, povertà,malattie.

    La sera del 24 dicembre,

    inoltre, Francesco ha presie-duto la celebrazione dellamessa di Natale, alle 19.30,all’altare della cattedra dellabasilica Vaticana. Ricordan-do, nella preghiera univer-sale — come poi anche nelmessaggio Urbi et Orbi delgiorno di Natale — «i popo-li dilaniati da guerre e vio-lenze» perché «nessunodebba più subire oppressio-ne e vergogna» e chiedendoche siano accolti «gli ultimi,gli emarginati, chi lascia lapropria terra a causa diguerre e povertà».

    Alla messa della Notteerano presenti — in conside-

    razione delle restrizioniadottate per contenere ladiffusione della pandemia —circa 150 persone e 30 cardi-nali che si sono preparati al-la celebrazione con la pre-ghiera del Rosario. Tra iporporati concelebranti, ildecano del collegio cardina-lizio Giovanni Battista Re,il vice decano LeonardoSandri (si sono accostati al-

    l’altare per la pre-ghiera eucaristica) e ilsegretario di StatoPietro Parolin.

    Giunto in proces-sione davanti all’alta-re, Francesco haascoltato il canto del-la Kalenda. Si è quindiavvicinato alla sta-tuetta del BambinoGesù — i n t ro n i z z a t aaccanto al libro deiVangeli — per toglier-le il velo che la copri-va, baciarla e incen-sarla. Quindi, al can-to del Gloria, le cam-pane della basilicahanno suonato a di-stesa.

    Alla preghiera universalesono state elevate supplicheanche perché «la Chiesa an-nunci con gioia che il miste-ro del Natale ha apertonuove vie di libertà e di pa-ce» e perché il Papa, «i ve-scovi, i presbiteri e i diaconiraggiungano con il donodella grazia il cuore di ognip ersona».

    A conclusione della cele-brazione Francesco ha so-stato in preghiera davantiall’immagine della Madredi Dio — accompagnato dalcanto dell’antifona Alma Re-demptoris Mater — e ha poirinnovato l’atto di venera-

    zione all’immagine di GesùBambino, mentre è stato in-tonato il tradizionale innoTu scendi dalle stelle.

    E per Natale il Papa havoluto fare un particolareregalo alla sua Roma: i4.000 tamponi per la dia-gnosi del covid — ricevuticome omaggio della Slove-nia insieme all’albero perpiazza San Pietro — verran-no utilizzati per i poveri.

    L’iniziativa è stata resapossibile da un accordo conRoma Capitale e per l’im-pegno dell’Elemosineriaapostolica, in collaborazio-ne con l’Istituto di medicinasolidale e l’ospedale SanGallicano.

    Con lo stesso spirito diattenzione ai più deboli, ungruppo di dipendenti vati-cani, accompagnati damonsignor Vittorio For-menti, officiale della Segre-teria di stato, si è unito aivolontari della Comunità diSant’Egidio per dar vita aun Natale solidale per le 46famiglie — e soprattutto peri 6 bambini — che da oltreotto anni vivono in uno sta-bile, già sede di uffici, inpiazza Attilio Pecile, allaGarbatella.

    Tra le tante testimonian-ze “sul campo” che hannoreso autentico il Natale, inpiena pandemia, ecco chemonsignor Francesco Pesce,incaricato diocesano dellapastorale sociale lavorativae parroco di Santa Maria aiMonti, proprio durante laNotte santa ha raggiunto, auna a una, le postazioni de-gli agenti di vigilanza peruna benedizione. Tra le 22del 24 dicembre e le 4 delgiorno di Natale, il sacerdo-te ha incontrato gli agentiin 18 “tapp e”, partendo dal-la sala operativa di via Bat-tistini fino a piazza Venezia,tra ospedali e cantieri.

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 28 dicembre 2020 pagina 3

    Natale 2020

    Il messaggio «Urbi et Orbi»

    C’è bisogno di fraternità e speranzain questo tempo di oscurità

    Siano garantiti i vaccini a tutti, specialmente ai più vulnerabili e bisognosi

    spesso analfabeti di bontà.Ci è stato dato un figlio. Chi ha un

    bimbo piccolo, sa quanto amore equanta pazienza ci vogliono. Oc-corre nutrirlo, accudirlo, pulirlo,prendersi cura della sua fragilità edei suoi bisogni, spesso difficilida comprendere. Un figlio fa sen-tire amati, ma insegna anche adamare. Dio è nato bambino perspingerci ad avere cura degli altri.Il suo tenero pianto ci fa capirequanto sono inutili tanti nostricapricci; e ne abbiamo tanti! Ilsuo amore disarmato e disarman-te ci ricorda che il tempo che ab-biamo non serve a piangerci ad-dosso, ma a consolare le lacrimedi chi soffre. Dio prende dimoravicino a noi, povero e bisognoso,per dirci che servendo i poveriameremo Lui. Da stanotte, comescrisse una poetessa, «la residenzadi Dio è accanto alla mia. L’a r re -do è l’amore» (E. D ickinson,Poems, XVII).

    Ci è stato dato un figlio. Sei Tu,Gesù, il Figlio che mi rende fi-glio. Tu mi ami come sono, noncome mi sogno di essere; io lo so!Abbracciando Te, Bambino dellamangiatoia, riabbraccio la mia vi-ta. Accogliendo Te, Pane di vita,anch’io voglio donare la mia vita.Tu che mi salvi, insegnami a servi-re. Tu che non mi lasci solo, aiuta-mi a consolare i tuoi fratelli, per-ché Tu sai da stanotte sono tuttimiei fratelli.

    A mezzogiorno di venerdì 25 dicembre, solennità delNatale del Signore, Papa Francesco ha rivolto iltradizionale messaggio «Urbi et Orbi» — nell’Au l adella Benedizione, senza affacciarsi su piazza SanPietro rimasta vuota a motivo delle norme anti-co-ronavirus — ai fedeli che lo ascoltavano attraversola radio, la televisione e i nuovi media.

    Cari fratelli e sorelle, buon Natale!Vorrei far giungere a tutti il messaggio chela Chiesa annuncia in questa festa, con leparole del profeta Isaia: «Un bambino ènato per noi, ci è stato dato un figlio» (Is 9,5).È nato un bambino: la nascita è semprefonte di speranza, è vita che sboccia, è pro-messa di futuro. E questo Bambino, Gesù,è “nato per noi”: un noi senza confini, sen-za privilegi né esclusioni. Il Bambino chela Vergine Maria ha dato alla luce a Be-tlemme è nato per tutti: è il “figlio” cheDio ha dato all’intera famiglia umana.

    Grazie a questo Bambino, tutti possia-mo rivolgerci a Dio chiamandolo “Pa d re ”,“Pa p à ”. Gesù è l’Unigenito; nessun altroconosce il Padre, se non Lui. Ma Lui è ve-nuto nel mondo proprio per rivelarci ilvolto del Padre. E così, grazie a questoBambino, tutti possiamo chiamarci ed es-sere realmente fratelli: di ogni continente,di qualsiasi lingua e cultura, con le nostreidentità e diversità, eppure tutti fratelli es o re l l e .

    In questo momento storico, segnatodalla crisi ecologica e da gravi squilibrieconomici e sociali, aggravati dalla pande-mia del coronavirus, abbiamo più che maibisogno di fraternità. E Dio ce la offre do-nandoci il suo Figlio Gesù: non una frater-nità fatta di belle parole, di ideali astratti,di vaghi sentimenti... No. Una fraternitàbasata sull’amore reale, capace di incon-trare l’altro diverso da me, di con-patire lesue sofferenze, di avvicinarsi e prenderse-ne cura anche se non è della mia famiglia,della mia etnia, della mia religione; è di-verso da me ma è mio fratello, è mia sorel-la. E questo vale anche nei rapporti tra ipopoli e le nazioni: fratelli tutti!

    Nel Natale celebriamo la luce del Cristoche viene al mondo e lui viene per tutti:non soltanto per alcuni. Oggi, in questotempo di oscurità e incertezze per la pan-demia, appaiono diverse luci di speranza,come le scoperte dei vaccini. Ma perchéqueste luci possano illuminare e portaresperanza al mondo intero, devono stare adisposizione di tutti. Non possiamo la-sciare che i nazionalismi chiusi ci impedi-scano di vivere come la vera famiglia uma-na che siamo. Non possiamo neanche la-sciare che il virus dell’individualismo radi-cale vinca noi e ci renda indifferenti allasofferenza di altri fratelli e sorelle. Nonposso mettere me stesso prima degli altri,mettendo le leggi del mercato e dei brevet-ti di invenzione sopra le leggi dell’amore edella salute dell’umanità. Chiedo a tutti: airesponsabili degli Stati, alle imprese, agliorganismi internazionali, di promuoverela cooperazione e non la concorrenza, e dicercare una soluzione per tutti: vaccini pertutti, specialmente per i più vulnerabili ebisognosi di tutte le regioni del Pianeta. Alprimo posto, i più vulnerabili e bisognosi!

    Il Bambino di Betlemme ci aiuti alloraad essere disponibili, generosi e solidali,specialmente verso le persone più fragili, imalati e quanti in questo tempo si sonotrovati senza lavoro o sono in gravi diffi-coltà per le conseguenze economiche dellapandemia, come pure le donne che in que-sti mesi di confinamento hanno subito vio-lenze domestiche.

    Di fronte a una sfida che non conosceconfini, non si possono erigere barriere.

    Siamo tutti sulla stessa barca. Ogni perso-na è mio fratello. In ciascuno vedo riflessoil volto di Dio e in quanti soffrono scorgoil Signore che chiede il mio aiuto. Lo vedonel malato, nel povero, nel disoccupato,nell’emarginato, nel migrante e nel rifu-giato: tutti fratelli e sorelle!

    Nel giorno in cui il Verbo di Dio si fabambino, volgiamo lo sguardo ai troppibambini che in tutto il mondo, special-mente in Siria, in Iraq e nello Yemen, pa-gano ancora l’alto prezzo della guerra. Iloro volti scuotano le coscienze degli uo-mini di buona volontà, affinché siano af-frontate le cause dei conflitti e ci si adopericon coraggio per costruireun futuro di pace.

    Sia questo il tempo propi-zio per stemperare le tensio-ni in tutto il Medio Oriente enel Mediterraneo orientale.

    Gesù Bambino risani le fe-rite dell’amato popolo siria-no, che da ormai un decen-nio è stremato dalla guerra edalle sue conseguenze, ulte-riormente aggravate dallapandemia. Porti conforto alpopolo iracheno e a tutti co-loro che sono impegnati nelcammino della riconciliazio-ne, in particolare agli yazidi,duramente colpiti dagli ulti-mi anni di guerra. Rechi pa-ce alla Libia e consenta che lanuova fase dei negoziati incorso porti alla fine di ogniforma di ostilità nel Paese.

    Il Bambino di Betlemme doni fraternitàalla terra che lo ha visto nascere. Israelianie palestinesi possano recuperare la fiduciareciproca per cercare una pace giusta e du-ratura attraverso un dialogo diretto, capa-ce di vincere la violenza e di superare en-demici risentimenti, per testimoniare almondo la bellezza della fraternità.

    La stella che ha illuminato la notte diNatale sia guida e incoraggiamento per ilpopolo libanese, affinché, nelle difficoltàche sta affrontando, col sostegno della Co-munità internazionale non perda la spe-ranza. Il Principe della Pace aiuti i respon-sabili del Paese a mettere da parte gli inte-ressi particolari e ad impegnarsi con serie-tà, onestà e trasparenza perché il Libanopossa percorrere un cammino di riforme eproseguire nella sua vocazione di libertà edi convivenza pacifica.

    Il Figlio dell’Altissimo sostenga l’imp e-gno della comunità internazionale e deiPaesi coinvolti a proseguire il cessate-il-fuoco nel Nagorno-Karabakh, come purenelle regioni orientali dell’Ucraina, e a fa-vorire il dialogo quale unica via che con-duce alla pace e alla riconciliazione.

    Il Divino Bambino allevii la sofferenzadelle popolazioni del Burkina Faso, delMali e del Niger, colpite da una grave crisiumanitaria, alla cui base vi sono estremi-smi e conflitti armati, ma anche la pande-mia e altri disastri naturali; faccia cessare leviolenze in Etiopia, dove, a causa degliscontri, molte persone sono costrette afuggire; rechi conforto agli abitanti dellaregione di Cabo Delgado, nel nord delMozambico, vittime della violenza del ter-rorismo internazionale; sproni i responsa-bili del Sud Sudan, della Nigeria e del Ca-merun a proseguire il cammino di fraterni-tà e di dialogo intrapreso.

    Il Verbo eterno del Padre sia sorgente disperanza per il Continente americano,particolarmente colpito dal coronavirus,che ha esacerbato le tante sofferenze che loopprimono, spesso aggravate dalle conse-guenze della corruzione e del narcotraffi-

    co. Aiuti a superare le recenti tensioni so-ciali in Cile e a porre fine ai patimenti delpopolo venezuelano.

    Il Re del Cielo protegga le popolazioniflagellate da calamità naturali nel sud-estasiatico, in modo particolare nelle Filippi-ne e in Vietnam, dove numerose tempestehanno causato inondazioni con ricadutedevastanti sulle famiglie che abitano inquelle terre, in termini di perdite di viteumane, danni all’ambiente e conseguenzeper le economie locali.

    E pensando all’Asia, non posso dimen-ticare il popolo Rohingya: Gesù, nato po-vero tra i poveri, porti speranza nelle loro

    s o f f e re n z e .Cari fratelli e sorelle,«Un bambino è nato per noi» (Is 9, 5).

    È venuto a salvarci! Egli ci annuncia che ildolore e il male non sono l’ultima parola.Rassegnarsi alle violenze e alle ingiustizievorrebbe dire rifiutare la gioia e la speran-za del Natale.

    In questo giorno di festa rivolgo unpensiero particolare a quanti non si lascia-no sopraffare dalle circostanze avverse, masi adoperano per portare speranza, confor-to e aiuto, soccorrendo chi soffre e accom-pagnando chi è solo.

    Gesù è nato in una stalla, ma avvoltodall’amore della Vergine Maria e di SanGiuseppe. Nascendo nella carne, il Figliodi Dio ha consacrato l’amore familiare. Ilmio pensiero va in questo momento allefamiglie: a quelle che oggi non possono ri-congiungersi, come pure a quelle che sonocostrette a stare in casa. Per tutti il Natalesia l’occasione di riscoprire la famiglia co-me culla di vita e di fede; luogo di amoreaccogliente, di dialogo, di perdono, di so-lidarietà fraterna e di gioia condivisa, sor-gente di pace per tutta l’umanità.

    Buon Natale a tutti!

    Dopo aver impartito la tradizionale benedizione al-la città e al mondo, il Pontefice ha chiesto a quantilo seguivano preghiere «per le famiglie e le comunitàche vivono fra tante sofferenze» e ha esortato a con-tinuare «anche a pregare» per la sua missione.

    Cari fratelli e sorelle, rinnovo i miei auguridi Buon Natale a tutti voi, collegati daogni parte del mondo, mediante la radio,la televisione e gli altri mezzi di comunica-zione. Vi ringrazio per la vostra presenzaspirituale in questo giorno caratterizzatodalla gioia. In questi giorni, nei quali l’at-mosfera del Natale invita gli uomini a di-ventare migliori e più fraterni, non dimen-tichiamoci di pregare per le famiglie e lecomunità che vivono fra tante sofferenze.Per favore, continuate anche a pregare perme. Buon pranzo natalizio, e arrivederci!

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 4 lunedì 28 dicembre 2020

    Natale 2020

    All’Angelus di santo Stefano

    Anche i piccoligesti d’a m o re

    cambiano la storia«I gesti d’amore cambiano la storia; anche quelli piccoli, nascosti, quotidiani». È l’inse-gnamento che il Papa ha tratto dalla testimonianza di santo Stefano, riproponendola al-l’Angelus di sabato 26 dicembre, festa del primo martire, durante il quale ha ri c o rd a t o«quanti oggi soffrono persecuzioni per il nome di Gesù». Di seguito la meditazione diFrancesco prima di recitare la preghiera mariana di mezzogiorno dalla Biblioteca privatadel Palazzo apostolico vaticano.

    Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Ieri il Vangelo parlava di Gesù «lu-ce vera» venuta nel mondo, luceche «splende nelle tenebre» e che«le tenebre non hanno vinta» (Gv 1,9.5). Oggi vediamo il testimone di Ge-sù, santo Stefano, che brilla nelle te-nebre. I testimoni brillano con laluce di Gesù, non hanno luce pro-pria. Anche la Chiesa non ha lucepropria; per questo i padri antichichiamavano la Chiesa: “il misterodella luna”. Come la luna non haluce propria, i testimoni non hannoluce propria, sono capaci di pren-dere la luce di Gesù e rifletterla.Stefano viene accusato falsamentee lapidato brutalmente, ma nelbuio dell’odio, in quel tormentodella lapidazione, lui fa splenderela luce di Gesù: prega per i suoi uc-cisori e li perdona, come Gesù sullacroce. È il primo martire, cioè il pri-mo testimone, il primo di unaschiera di fratelli e sorelle che, finoad oggi, continuano a portare lucenelle tenebre: persone che rispon-dono al male con il bene, che noncedono alla violenza e alla menzo-gna, ma rompono la spirale dell’o-dio con la mitezza dell’a m o re .Questi testimoni accendono l’albadi Dio nelle notti del mondo.

    Ma come si diventa testimoni?Imitando Gesù, prendendo luce daGesù. Questa è la via per ogni cri-stiano: imitare Gesù, prendere laluce da Gesù. Santo Stefano ci dàl’esempio: Gesù era venuto per ser-vire e non per essere servito (cfr. Mc10, 45), e lui vive per servire e nonper essere servito, e lui viene perservire: Stefano è stato eletto diaco-no, diventa diacono, cioè servitore,e assiste i poveri alle mense (cfr. At6, 2). Cerca di imitare il Signoreogni giorno e lo fa anche alla fine:come Gesù viene catturato, con-dannato e ucciso fuori della città e,come Gesù, prega e perdona. Men-tre viene lapidato dice: «Signore,non imputare loro questo peccato»(7, 60). Stefano è testimone perchéimita Gesù.

    Potrebbe però sorgere una do-manda: servono davvero queste te-stimonianze di bontà, quando nelmondo dilaga la cattiveria? A checosa serve pregare e perdonare? So-lo a dare un bell’esempio? Ma a cheserve quello? No, c’è molto di più.Lo scopriamo da un particolare.Tra quelli per i quali Stefano prega-va e che perdonava c’era, dice il te-sto, «un giovane, chiamato Saulo»(v. 58), che «approvava la sua ucci-sione» (8, 1). Poco dopo, per la gra-zia di Dio, Saulo si converte, ricevela luce di Gesù, la accetta, si con-verte, e diventa Paolo, il più grandemissionario della storia. Paolo na-sce proprio dalla grazia di Dio, maattraverso il perdono di Stefano, at-traverso la testimonianza di Stefa-no. Ecco il seme della sua conver-sione. È la prova che i gesti d’a m o recambiano la storia: anche quellipiccoli, nascosti, quotidiani. PerchéDio guida la storia attraverso il co-raggio umile di chi prega, ama eperdona. Tanti santi nascosti, i san-

    ti della porta accanto, testimoni na-scosti di vita, con piccoli gesti d’a-more cambiano la storia.

    Essere testimoni di Gesù vale an-che per noi. Il Signore desidera chefacciamo della vita un’opera straor-dinaria attraverso i gesti ordinari, igesti di ogni giorno. Lì dove vivia-mo, in famiglia, al lavoro, ovunque,siamo chiamati a essere testimoni diGesù, anche solo donando la lucedi un sorriso, luce che non è nostra:è di Gesù, e anche solo fuggendo leombre delle chiacchiere e dei pette-golezzi. E poi, quando vediamoqualcosa che non va, al posto di cri-ticare, sparlare e lamentarci, pre-ghiamo per chi ha sbagliato e perquella situazione difficile. E quan-do a casa nasce una discussione,anziché cercare di prevalere, pro-viamo a disinnescare; e a ricomin-ciare ogni volta, perdonando chi ciha offeso. Piccole cose, ma cambia-no la storia, perché aprono la porta,aprono la finestra alla luce di Gesù.Santo Stefano, mentre riceveva lepietre dell’odio, restituiva parole diperdono. Così ha cambiato la sto-ria. Anche noi possiamo cambiareogni giorno il male in bene, comesuggerisce un bel proverbio, che di-ce: «Fai come la palma: le tirano sassi e lei lascia cadere datteri».

    Oggi preghiamo per quanti sof-frono persecuzioni per il nome diGesù. Sono tanti, purtroppo. Sonopiù che nei primi tempi della Chie-sa. Affidiamo alla Madonna questinostri fratelli e sorelle, che rispon-dono all’oppressione con la mitez-za e, da veri testimoni di Gesù, vin-cono il male con il bene.

    Dopo l’Angelus il Pontefice ha salutatoquanti lo seguivano attraverso i media,esortando a «collaborare con le disposizioniche hanno dato le autorità» per contrastarela diffusione del covid-19 e ringraziandoper i messaggi augurali ricevuti durante lefeste.

    Cari fratelli e sorelle,saluto tutti voi, famiglie, gruppi, esingoli fedeli che seguite questomomento di preghiera attraverso imezzi di comunicazione sociale.Dobbiamo farlo così, per evitareche la gente venga in Piazza. Così,per collaborare con quelle disposi-zioni che hanno dato le Autorità,per aiutarci tutti a fuggire da questapandemia.

    L’atmosfera di gioia del Natale,che oggi si prolunga e riempie an-cora i nostri cuori, susciti in tutti ildesiderio di contemplare Gesù nelPresepe, per poi servirlo e amarlonelle persone che ci stanno accan-to. In questi giorni ho ricevutomessaggi augurali da Roma e da al-tre parti del mondo. È impossibilerispondere a ciascuno, ma approfit-to ed esprimo adesso la mia gratitu-dine, specialmente per il dono dellapreghiera, che voi fate per me e chericambio volentieri.

    Buona festa di Santo Stefano.Per favore, continuate a pregare perme.

    Buon pranzo, e arrivederci!

    L’annuncio del Papa alla preghiera mariana del 27 dicembre

    Un Anno specialededicato alle famiglie

    Dal 19 marzo 2021 a giugno 2022

    « Al l ’esempio di evangelizzare conla famiglia ci chiama la festa di og-gi, riproponendoci l’ideale dell’a-more coniugale e familiare, così co-me è stato sottolineato nell’esorta-zione apostolica “Amoris laetitia”,di cui ricorrerà il quinto anniver-sario di promulgazione il prossimo19 marzo. E ci sarà un anno di ri-flessione» sul documento per ap-profondirne i contenuti. Lo ha an-nunciato il Papa all’Angelus del27 dicembre, domenica della santaFamiglia di Nazaret, spiegandoche l’Anno speciale si protrarrà finoal giugno 2022, quando è in pro-gramma a Roma il decimo Incon-tro mondiale delle famiglie.

    Cari fratelli e sorelle,buongiorno!A pochi giorni dal Natale, laliturgia ci invita a fissare losguardo sulla Santa Fami-glia di Gesù, Maria e Giu-seppe. È bello riflettere sulfatto che il Figlio di Dio havoluto aver bisogno, cometutti i bambini, del calore diuna famiglia. Proprio perquesto, perché è la famigliadi Gesù, quella di Nazaret èla famiglia-modello, in cuitutte le famiglie del mondopossono trovare il loro sicu-ro punto di riferimento euna sicura ispirazione. ANazaret è germogliata la pri-mavera della vita umana delFiglio di Dio, nel momentoin cui Egli è stato concepitoper opera dello Spirito San-to nel grembo verginale diMaria. Tra le mura ospitalidella Casa di Nazaret si èsvolta nella gioia l’infanziadi Gesù, circondato dallepremure materne di Maria edalla cura di Giuseppe, nelquale Gesù ha potuto vederela tenerezza di Dio (cfr. Lett.apost. Patris corde, 2).

    Ad imitazione della SacraFamiglia, siamo chiamati ariscoprire il valore educativodel nucleo familiare: esso ri-chiede di essere fondato sul-l’amore che sempre rigenerai rapporti aprendo orizzontidi speranza. In famiglia sipotrà sperimentare una co-munione sincera quando es-sa è casa di preghiera, quan-do gli affetti sono seri, pro-fondi e puri, quando il per-dono prevale sulle discordie,quando l’asprezza quotidia-na del vivere viene addolcitadalla tenerezza reciproca edalla serena adesione allavolontà di Dio. In questomodo, la famiglia si apre allagioia che Dio dona a tutticoloro che sanno dare con

    gioia. Al tempo stesso, troval’energia spirituale di aprirsiall’esterno, agli altri, al servi-zio dei fratelli, alla collabo-razione per la costruzione diun mondo sempre nuovo emigliore; capace, perciò, difarsi portatrice di stimoli po-sitivi; la famiglia evangeliz-za con l’esempio di vita. Èvero, in ogni famiglia ci sonodei problemi, e a volte anchesi litiga. “Padre, ho litiga-to...” — siamo umani, siamodeboli, e tutti abbiamo avolte questo fatto che liti-ghiamo in famiglia. Io vi di-rò una cosa: se litighiamo infamiglia, che non finisca lagiornata senza fare la pace.“Sì, ho litigato”, ma prima difinire la giornata, fai la pace.E sai perché? Perché la guer-ra fredda del giorno dopo èpericolosissima. Non aiuta.E poi, in famiglia ci sono treparole, tre parole da custodi-re sempre: “p ermesso”, “gra-zie”, “scusa”. “Pe r m e s s o ”,per non essere invadenti nel-la vita degli altri. “Pe r m e s s o :posso fare qualcosa? Ti sem-bra che possa fare questo?”.“Pe r m e s s o ”. Sempre, nonessere invadente. “Pe r m e s -so”, la prima parola. “Gra-zie”: tanti aiuti, tanti serviziche ci facciamo in famiglia.Ringraziare sempre. La gra-titudine è il sangue dell’ani-ma nobile. “Grazie”. E poi,la più difficile da dire: “Scu-sa”. Perché noi sempre fac-ciamo delle cose brutte etante volte qualcuno si senteoffeso di questo. “Scusami”,“scusami”. Non dimentica-tevi le tre parole: “p ermes-so”, “grazie”, “scusa”. Se inuna famiglia, nell’ambientefamiliare ci sono queste treparole, la famiglia va bene.

    All’esempio di evangeliz-zare con la famiglia ci chia-ma la festa di oggi, ripropo-nendoci l’ideale dell’a m o reconiugale e familiare, cosìcome è stato sottolineatonell’Esortazione apostolicaAmoris laetitia, di cui ricorreràil quinto anniversario di pro-mulgazione il prossimo 19marzo. E ci sarà un anno diriflessione sull’Amoris laetitiae sarà un’opportunità perapprofondire i contenuti deldocumento [19 marzo 2021-giugno 2022].

    Queste riflessioni saran-no messe a disposizione del-le comunità ecclesiali e dellefamiglie, per accompagnarlenel loro cammino. Fin d’orainvito tutti ad aderire alle

    iniziative che verranno pro-mosse nel corso dell’Anno eche saranno coordinate dalDicastero per i Laici, la Fa-miglia e la Vita. Affidiamoalla Santa Famiglia di Naza-reth, in particolare a SanGiuseppe sposo e padre sol-lecito, questo cammino conle famiglie di tutto il mon-do.

    La Vergine Maria, allaquale ci rivolgiamo ora conla preghiera dell’An g e l u s , ot-tenga alle famiglie del mon-do intero di essere semprepiù affascinate dall’idealeevangelico della Santa Fa-miglia, così da diventare fer-mento di nuova umanità e diuna solidarietà concreta euniversale.

    Al termine dell’Angelus, svoltosi dinuovo senza la presenza di fedelinella Biblioteca del Palazzo vati-cano, il Papa ha salutato quanti loseguivano attraverso i media, ri-volgendo particolari pensieri aquanti «hanno perso un congiun-

    to» per la pandemia, a medici, in-fermieri e personale sanitario per il«grande impegno in prima lineanel contrasto alla diffusione del vi-rus» e alle famiglie «provate dallepiaghe dell’incomprensione e delladivisione».

    Cari fratelli e sorelle,saluto tutti voi, famiglie,gruppi e singoli fedeli, cheseguite la preghiera dell’An-gelus attraverso i mezzi dicomunicazione sociale. Ilmio pensiero va in particola-re alle famiglie che in questimesi hanno perso un con-giunto o sono state provatedalle conseguenze dellapandemia. Penso anche aimedici, agli infermieri e atutto il personale sanitario ilcui grande impegno in pri-ma linea nel contrasto alladiffusione del virus ha avutosignificative ripercussionisulla vita familiare.

    E oggi affido al Signoreogni famiglia, specialmentequelle più provate dalle dif-ficoltà della vita e dalle pia-ghe dell’incomprensione edella divisione. Il Signore,nato a Betlemme, doni a tut-te la serenità e la forza dicamminare uniti nella viadel bene.

    E non dimenticatevi que-ste tre parole che aiuterannotanto a vivere l’unità nellafamiglia: “p ermesso” — p ernon essere invadenti, rispet-tare gli altri — “grazie” — rin-graziarci, mutuamente in fa-miglia — e “scusa” quandonoi facciamo una cosa brut-ta. E questo “scusa” — oquando si litiga — per favoredirlo prima che finisca lagiornata: fare la pace primache finisca la giornata.

    A tutti auguro una buonadomenica e per favore, nondimenticatevi di pregare perme. Buon pranzo e arrive-d e rc i !

    VERSO IL DECIMO INCONTRO MONDIALE

    A cinque anni da «Amoris laetitia»

    «Ho deciso di indire un Anno speciale dedicato alla Fa-miglia #Amorislaetitia, che sarà inaugurato nella prossi-ma solennità di San Giuseppe. Affidiamo alla Santa Fa-miglia di Nazareth questo cammino con le famiglie ditutto il mondo». Con un tweet sull’account Pontifex ilPapa ha rilanciato sui social media l’annuncio fatto al-l’Angelus di questa nuova iniziativa spirituale, pastoralee culturale per accompagnare e sostenere le famiglie allaluce delle sfide del nostro tempo. Un itinerario, lungo 15mesi, coordinato dal Dicastero per i laici, la famiglia e lavita, che subito dopo le parole del Pontefice ha diffusoun comunicato, insieme con una brochure di presenta-zione da condividere con le diocesi, le parrocchie, le uni-versità, i movimenti ecclesiali, le associazioni familiari ele singole famiglie, scaricabile dal nuovo sito www.amori-slaetitia.va, sviluppato in cinque lingue (inglese, france-se, spagnolo, portoghese e italiano). Nella nota il Dica-stero spiega come l’esperienza della pandemia abbia«messo maggiormente in luce il ruolo centrale della fa-miglia come Chiesa domestica» evidenziando «l’imp or-tanza dei legami tra famiglie, che rendono la Chiesa una“famiglia di famiglie”». Per questo motivo attraversol’Anno “Famiglia Amoris laetitia” il Pontefice — prosegue lanota — «intende rivolgersi a tutte le comunità ecclesialinel mondo esortando ogni persona a essere testimonedell’amore familiare». A tal fine saranno diffusi strumen-ti di spiritualità familiare, di formazione e azione pasto-rale sulla preparazione al matrimonio, l’educazione al-l’affettività dei giovani, sulla santità degli sposi e delle fa-miglie che vivono la grazia del sacramento nella loro vitaquotidiana, e verranno organizzati simposi accademiciinternazionali per approfondire i contenuti e le implica-zioni dell’esortazione apostolica post-sinodale.

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 28 dicembre 2020 pagina 5

    COMUNE DI SAPRI (SA)Bando di gara - CIG 85578354D9

    È indetta procedura aperta - offerta economicamentepiù vantaggiosa - per l'affidamento dei lavori di com-pletamento riqualificazione turistica delle aree portualie collegamento del Porto al Centro urbano. Realizza-zione di un terminal turistico intermodale in localitàBrizzi. IV Lotto funzionale. Importo: € 2.459.277,86.Termine ricezione offerte: 25/01/2021 ore 12.00.Apertura: 28/01/2021 ore 15.00. Documentazione su:www.comune.sapri.sa.it e su www.asmecomm.it.

    Il responsabile del procedimentoAlberto Ciorciaro

    Dopo mesi di estenuanti trattative tra Unione europea e Regno Unito per evitare il no deal

    Accordo in extremis sulla BrexitMa restano ancora punti controversi

    L’Oms avverte: non sarà l’ultima pandemia

    Avviate nell’Uele vaccinazioni

    GINEVRA, 28. «La storia ci di-ce che covid-19 non sarà l’ulti -ma pandemia. Dobbiamo im-pegnarci» ora «e investire peressere preparati, in modo che inostri figli ereditino un mon-do più sicuro e sostenibile».Lo ha dichiarato ieri il diretto-re generale dell’O rganizza-zione mondiale della sanità(Oms), Tedros AdhanomGhebreyesus, in un videomes-saggio su twitter in occasionedella prima Giornata mondia-le di preparazione alle epide-mie, sottolineando inoltre co-me sia fondamentale «impara-re la lezione dalla pandemia dicovid-19». Sarà necessariod’ora in poi per i Paesi farsitrovare pronti, con il coinvol-gimento dei governi e delle so-cietà. «Negli ultimi 12 mesi,vite ed economie sono statisconvolte dal covid-19. Ma ne-gli anni l’Oms e i nostri par-tner — ha ricordato ancora ilnumero uno dell’Oms — ave -vano avvertito che il mondonon era preparato a una pan-demia».

    Intanto sono stati quasi 432mila i nuovi casi di coronavi-rus registrati nelle ultime 24ore nel mondo e 7.200 le per-sone che hanno perso la vitaper complicazioni legate al vi-rus. Lo ha reso noto la JohnsHopkins University nel suoultimo bilancio, mentre il to-tale dei casi dall'inizio dellapandemia si appresta a rag-giungere quota 81 milioni.

    Nell’Unione europea, nelfrattempo, la giornata di ieriha rappresentato una tappa

    importante nella lotta al nuo-vo coronavirus. Ha preso in-fatti il via quello che è statodenominato il “Vax day”, os-sia la campagna di vaccinazio-ne contro il virus, scattata al-l’unisono in tutti i Paesi mem-bri. Tra questi solo Germania,Slovacchia e Ungheria aveva-no anticipato di un giorno, sa-bato, la somministrazione del-le prime dosi del vaccino pro-dotto dall’azienza Pfi-zer/Biontech. I contratti conle aziende produttrici dei vac-cini sono stati stipulati diretta-mente dalla Commissione eu-ropea per conto di tutti i Paesimembri dell’Unione. OgniPaese riceverà la quota per-centuale di dosi spettante inproporzione alla popolazionesecondo le stime eurostat.

    Ciascuna nazione all’inter -no dell’Ue ha fissato le pro-prie priorità nell’accesso aipiani di vaccinazione: nellamaggior parte dei casi i primia poter ricevere il farmaco so-no gli operatori sanitari e altrigruppi vulnerabili, come glianziani o le persone malate.Inoltre, nello sforzo di con-vincere il maggior numero dipersone a vaccinarsi, in questaprima giornata sono stati di-versi anche i leader politici chesi sono arrotolati la manicadella camicia davanti a foto-grafi e telecamere. Dal pre-mier ceco Andrej Babis a quel-lo greco Kyriakos Mitsotakis.Dopo l'approvazione a tempirecord del primo vaccino lariuscita della campagna dovràdunque fare i conti con lo scet-ticismo di numerosi cittadinieuropei, in particolare in alcu-ni Paesi come la Francia. InEuropa non c’è alcun obbligodi sottoporsi al vaccino, comeha ribadito ancora una voltaper la Francia il presidenteMacron, ed è questa la lineaseguita anche nei principaliPaesi del Vecchio Continente.Compresa la Russia, dove pe-raltro anche il presidente Vla-dimir Putin ha annunciatol’intenzione di farsi inoculareil vaccino anti-covid elaboratodagli scienziati russi, denomi-nato “Sputnik V”.

    Usa, identificato l’a t t e n t a t o redi Nashville

    di COSIMO GRAZIANI

    I l 24 dicembre l’Unioneeuropea e il RegnoUnito hanno raggiuntofinalmente un accordoper la definizione dei lororapporti politici ed economicidopo la Brexit. L’intesa è sta-ta trovata con parecchi giornidi ritardo rispetto al program-ma fissato dalledue parti in pre-cedenza, e appe-na una settimanaprima della finedel periodo ditransizione cheera iniziato il 31gennaio, data uf-ficiale della fuo-riuscita di Lon-dra dall’Ue.

    Ursula vonder Leyen, presi-dente della Com-missione euro-pea, ha commen-tato mestamenteil raggiungimen-to dell’a c c o rd ocome un “sollie-vo” e ha aggiun-to che adesso ètempo per l’Eu-ropa di «lasciarsila Brexit allespalle e guardare il futuro».Di tutt’altro spirito invece èstata la reazione del primoministro britannico BorisJohnson, il quale ha dichiara-to l’accordo come «l’inizio diuna nuova relazione tra ledue sponde della Manica» eche nonostante la fine dellamembership, il Regno Unito«resterà dal punto di vistaculturale, emotivo, storico, estrategico vicino all’E u ro p a » .Ora l’accordo deve essere ap-provato dal parlamento bri-tannico e da quello europeoprima della fine dell’anno.

    Westminster ha già in pro-gramma la discussione e l’ap-provazione sia alla Cameradei Comuni che alla Cameradei Lord nella giornata dimercoledì, mentre a Bruxellesi lavori sulle duemila paginedell’accordo sono partiti do-po il suo raggiungimento conla presentazione agli amba-sciatori ai Paesi membri. Se-condo il quotidiano britanni-co «The Guardian», il Parla-

    mento europeo però inizieràa discutere il trattato solo apartire dai primi giorni digennaio a causa del pocotempo rimasto tra il raggiun-gimento dell’accordo e ladeadline; anche il voto è pre-visto per gennaio. Nel frat-tempo, per sopperire al man-cato voto di approvazione,l’accordo entrerà in vigore in

    maniera provvisoria per evita-re una situazione teorica di“no deal”. L’accordo verrà si-curamente approvato da Lon-dra, e in questo il Governobritannico può fare affida-mento anche sull’app oggiodel Partito Laburista, anchese il partito guidato da KeirStramer non considera il ri-sultato delle trattative un mi-glioramento per gli operai in-glesi.

    A Londra è già iniziato ildibattito sui contenuti del-l’accordo, che a discapito deltono trionfante di Johnson,ha sollevato molte critiche.Molti esponenti del settoredella pesca, tema che in que-sti mesi aveva letteralmentebloccato i negoziati, si diconoinsoddisfatti perché secondo itermini negoziati l’Ue potreb-be ancora avere un certo pe-so. In particolare, il puntopiù problematico sarebbe ilfatto che l’export verso il con-tinente potrebbe essere limi-tato se l’Ue considerasse i cri-

    teri con i quali viene svoltal’attività non congrui con ledirettive europee. Come ri-porta il «Guardian», il capodella Federazione Nazionaledelle Organizzazioni dei Pe-scatori, Barrie Deas, ha di-chiarato che l’intero settore èstato tradito dal premierJohnson, esattamente comefurono traditi al momento

    dell’entrata nella Comunitàeconomica europea nel 1973.

    Anche un altro settore ri-sulterebbe svantaggiato dal-l’accordo, quello della finan-za. Lo ha dichiarato Johnsondurante un’intervista al «Sun-

    day Telegraph». Inoltre, lanuova regolamentazione perl’accesso al mercato finanzia-rio europeo entrerà in vigoresolo dal primo gennaio eLondra dovrà fornire ulterioridocumenti prima che da Bru-

    xelles decidano che tipo diaccesso riservare alle compa-gnie della City, scrive il «Fi-nancial Times». Lo stessoquotidiano precisa che allostato attuale, la borsa londi-nese è paragonata ad altreborse internazionali (comeNew York o Singapore) e lasituazione potrebbe rimanereinvariata anche dopo l’a p p ro -vazione dell’accordo da partedei due parlamenti.

    Infine, il governo britanni-co deve affrontare il capitoloScozia. A Edimburgo sonosul piede di guerra. Ora chel’accordo è stato firmato, ilPartito nazionale scozzese(Snp) ha reso noto che nonvoterà a favore della sua en-trata in vigore perché contra-rio agli interessi economiciscozzesi: in particolare duran-te i negoziati, Londra avrebbelasciato fuori dalla regola-mentazione per l’export versoil continente alcuni beni fon-damentali per l’economia lo-cale. Lo scontento potrebbefar crescere i sostenitori del-l’indipendenza, che secondogli ultimi sondaggi, avrebbe-ro raggiunto quasi il 60% del-l’elettorato. Il governo guida-to da Nicola Sturgeon si stapreparando alle elezioni delmaggio 2021 per il parlamen-to locale. Fin da 2016 Stur-geon ha dichiarato che il ri-sultato del referedum sullaBrexit nel 2016 metteva sultavolo una seconda consulta-zione per l’indipendenza daLondra. Se dovesse arrivare a

    ottenere una forte maggioran-za nel parlamento locale amaggio, risultato che i son-daggi danno molto probabile,il governo Johnson avrebbeun altro enorme problema in-terno da affrontare.

    La prima vaccinata allo Spallazani di Roma (Reuters)

    Trump firma il pacchetto di aiutiall’economia voluto dal Congresso

    WASHINGTON, 28. Donald Trump hafinalmente firmato il nuovo piano distimoli per l’economia statunitense.Ieri dalla sua residenza di Mar-a-La-go a Palm Beach, in Florida, il presi-dente degli Stati Uniti ha ratificato ilpacchetto da ulteriori 2.300 miliardidi dollari approvato dal Congresso il21 dicembre. La misura prevede 1.400miliardi per il rifinanziamento delloStato federale e altri 900 miliardi didollari per il sostegno all’economiacolpita dalle ricadute della pandemiadi coronavirus. La firma ha evitatodunque il rischio di uno shutdownparziale della pubblica amministra-zione.

    In un primo momento Trump siera rifiutato, minacciando di opporsi

    all’intero provvedimento. Aveva po-lemizzato sulla scarsità delle risorsedestinate alle famiglie e alle piccole emedie imprese Usa colpite dalla crisieconomica legata alla pandemia, e suimiliardi di dollari destinati a una se-rie di programmi di cooperazione eassistenza internazionale.

    La misura prevede un assegno da600 dollari per tutti gli americani conun reddito non superiore ai 75miladollari — Trump aveva chiesto che lacifra fosse portata a 2.000 dollari —,un incremento del sussidio di disoc-cupazione di 300 dollari per 11 setti-mane, 284 miliardi di aiuti alle picco-le imprese, soldi per scuole, ospedalie l'estensione della moratoria deglisfratti.

    WASHINGTON, 28. Il responsabile del-l’esplosione la mattina di Natale nelcentro di Nashville, in Tennessee, èstato identificato in Anthony QuinnWarner, un uomo di 63 anni, bianco,di Antioch, una località dello stessoStato meridionale statunitense.

    I resti umani trovati sul luogo del-l’esplosione, come emerso dall’esamedel Dna, sono i suoi. Resta ancora sco-nosciuto il motivo di quello che le au-torità hanno definito «un atto delibe-rato». L’Fbi indaga, affiancando lapolizia locale nel tentativo di fare lucesul gesto di Quinn Warner che, secompiuto durante un giorno normale,avrebbe potuto provocare una strage.L’attentatore, secondo gli inquirenti,ha fatto esplodere un camper a Second

    Avenue, meta turistica e sempre affol-lata dove si alternano uno dietro l’a l t rolocali dove si suona e ristoranti. Testi-moni oculari hanno reso noto che dalcamper si è alzata una voce registratache avvertiva della presenza di unabomba: «Scappate ora. Questo veico-lo ha una bomba ed esploderà». Pocodopo la voce ha iniziato il conto allarovescia di 15 minuti prima della deto-nazione. Giunta sul posto la polizia hanotato il veicolo sospetto parcheggia-to e, bussando di porta in porta, ha in-vitato tutti i residenti a sgombrare. Poil’esplosione, che ha mandato in fran-tumi vetri e vetrine, danneggiandouna quarantina di negozi. Quinn War-ner è morto nell’esplosione, mentre trealtre persone sono rimaste ferite.

  • L’OSSERVATORE ROMANOGIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO

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    L’OSSERVATORE ROMANOpagina 6 lunedì 28 dicembre 2020

    Mentre continuano gli scontri armati

    Centrafricaal voto

    Dal Sud Sudan all’Uganda:la scuola un diritto minacciato

    DAL MOND O

    Indonesia: ucciso un seminaristanella provincia di Papua

    La comunità cattolica in Indonesia è sotto shock: la se-ra del 24 dicembre il corpo senza vita di Zhage Sil, se-minarista cattolico, è stato trovato in un fossato a Jaya-pura, città della Papua indonesiana. Secondo la polizialocale, sono tuttora ignoti gli autori del delitto. Il go-verno locale ha auspicato un’indagine trasparente.

    Accordo di libero scambiotra Turchia e Regno Unito

    Il Regno Unito e la Turchia firmeranno martedì in vi-deoconferenza un accordo di libero scambio, il primoda quando Londra ha raggiunto l’intesa post-Brexitcon l’Ue giovedì scorso. L'accordo «che intendiamo fir-mare questa settimana prevede accordi commerciali sen-za dazi e contribuirà a sostenere le nostre relazionicommerciali»; inoltre l’intesa «garantirà migliaia di po-sti di lavoro», ha dichiarato Liz Truss, segretario bri-tannico al commercio.

    Afghanistan: il 5 gennaio colloquitra governo e talebani

    La seconda sessione dei negoziati di pace tra il gover-no afghano e i talebani inizierà il 5 gennaio a Doha.Lo ha annunciato ieri Faraidoon Khwazoon, portavocedell’Alto Consiglio per la riconciliazione nazionale, unorganismo governativo che sovrintende al processo dipace afghano.

    Il governo dispiega l’esercito dopo il massacro di Benishangul-Gumuz

    Aumentano le violenze etniche in Etiopia

    BANGUI, 28. In un clima diviolenza e paura, i cittadinidella Repubblica Centrafri-cana si sono recati ieri alleurne per le elezioni presiden-ziali e parlamentari.

    Faustin-Archange Toua-déra è in corsa per un secon-do mandato come capo delloStato, mentre contempora-neamente verrà eletto ancheun nuovo Parlamento. Ilprincipale candidato dell’op-posizione è l’ex premier Ani-cet-Georges Dologuélé.

    Le elezioni hanno avutoluogo in un contesto di scon-tri tra una nuova alleanza ri-belle e le forze di sicurezzain diverse parti del Paese.

    L'Ohchr, l’ufficio per i Di-ritti umani delle NazioniUnite, ha recentemente av-vertito che gli scontri armaticontinuano a rappresentareuna seria minaccia per la si-curezza nel Paese, soprattut-to dei civili.

    Venerdì scorso, tre caschiblu camerunensi delle Na-zioni Unite sono stati uccisidopo un attacco alle forze disicurezza interna e alla mis-sione Minusca, a Dekoa.

    Secondo la missione dipace delle Nazioni Unitenella Repubblica centrafrica-na, i ribelli sono supportati

    dall’ex presidente, FrançoisBozizé, a cui è stato impedi-to dalla Corte costituzionaledi Bangui di candidarsi perun ulteriore mandato. Se-condo quanto riferito, gli at-tacchi armati, miravano, in-fatti a impedire il regolaresvolgimento delle elezioni.

    Touadéra è considerato ilfavorito, anche se c’è la pos-sibilità che si vada al ballot-taggio, se nessuno dei candi-dati supererà il 50 per centodei voti.

    La Repubblica Centrafri-cana è martoriata dai conflit-ti da molti anni, con scontritra una coalizione ribelle amaggioranza musulmana ele milizie, dopo il rovescia-mento di Bozizénel 2013.

    Un intervento militarefrancese, insieme a una mis-sione di pace delle NazioniUnite, ha temporaneamentestabilizzato il Paese con unaccordo di pace firmato nel2019, ma ci sono ricorrentinuovi focolai di violenza.

    Nonostante sia ricca di ri-sorse, la Repubblica Centra-fricana è uno dei Paesi piùpoveri e instabili di tutta l’A-frica. Secondo l’Onu, metàdella popolazione è dipen-dente dagli aiuti umanitari eun quinto è sfollata.

    di PAOLO IM PA G L I A Z Z O

    I l Sud Sudan, il più gio-vane Paese africano, in-dipendente dal 2011, stacercando di uscire daldramma di una guerra civileche dal dicembre 2013 a oggiha causato circa 400.000 vitti-me e costretto oltre quattromilioni di sud sudanesi, unterzo della popolazione, adabbandonare le proprie case.Sono circa 2,5 milioni i sudsudanesi riparati all’estero e diquesti circa 900 mila vivonooggi in Uganda.

    Dal 2018 è in atto una tre-gua e la speranza di pace si èandata progressivamente raf-forzando per la volontà delleparti, per il sostegno della co-munità internazionale e l’ac-compagnamento partecipe diPapa Francesco e di mediatori

    internazionali come la Comu-nità di Sant’Egidio. Un segnodi questo accompagnamentoè stato l’incontro del Papa acasa Santa Marta (aprile 2019)con il presidente Salva Kiir e ivice presidenti designati, RiekMachar e Rebecca Nyandengde Mabior, espressioni delleprincipali etnie del Paese.L’incontro è stato caratteriz-zato da un gesto simbolico, ilPapa si è inchinato baciando ipiedi dei leader per imploraretutti alla pace. La Comunitàdi Sant’Egidio, da parte sua, èattiva per costruire la stabilitànel Paese alimentando unprocesso cominciato a gen-naio 2020 attraverso la firmadella Dichiarazione di Roma.

    Per chi è scappato dal SudSudan il sito di Nyumanzi,nella provincia di Adjumani,in Nord Uganda, è stato uno

    dei primi luoghi dove si eraaccolti. Oggi è un campo pro-fughi di dimensioni medio-grandi (circa 41.000 abitanti),l’85 per cento della popola-zione rifugiata è composta dadonne e minori. In particolarei bambini e i ragazzi in etàscolare (dai 5 ai 17 anni) sonocirca il 50 per cento del totale.Nel caso di Nyumanzi si trat-ta di 20.000 giovani che han-no un bisogno primario: lostudio. Per questo qui, nel2014, è nata la School of Pea-ce, per iniziativa di Sant’Egi-dio in collaborazione con lalocale Diocesi di Arua. Offrecorsi gratuiti di istruzione pri-maria (il ciclo è di sette anni)e accoglie 1.100 studenti. Per igiovani profughi sud sudane-si, frequentare la scuola —School of Peace — significaanche apprendere i fonda-menti di un impegno per lapace. Attorno alla Scuola si ècreato un vero e proprio mo-vimento di integrazione e dipace tra le persone dell’a re ain cui sorge il campo profu-ghi.

    Per le restrizioni impostedalla pandemia le scuole sonostate chiuse dal marzo del2020. Gli studenti vivono nel-l’impossibilità di seguire le le-zioni e anche di utilizzare gliausili messi in campo dal go-verno (lezioni via radio, testispeciali per lo studio a casa).Solo a metà ottobre è statodecisa una parziale riaperturadelle scuole, limitata agli ulti-mi anni dei due cicli di studio(elementare e superiore), perconsentire lo svolgimento de-gli esami. Anche la School ofPeace ha potuto riprendere lesue attività, nel rispetto dellenorme anti-covid. Gli studentidell’ultimo anno entrano inclasse dopo la misurazionedella febbre e l’igienizzazionedelle mani. Indossano le ma-scherine che Sant’Egidio hadonato alle loro famiglie. Glistudenti hanno seguito deicorsi di prevenzione del co-vid-19 che hanno coinvolto agruppi non solo i ragazzi, maanche i docenti e le famiglie.

    Sant’Egidio con la Diocesidi Arua hanno anche stipula-to un accordo con l’O pm,l’ufficio del primo ministro

    ugandese, che consente le“outreach school”, ovvero del-le scuole all’aperto nei villag-gi. Un modo per assicurare ilproseguimento del corso distudi in sicurezza, prevenendol’allargarsi di un divario so-cioculturale che rischia di es-sere ulteriormente aggravatodal perdurare dell’e m e rg e n z asanitaria. La scuola e le attivi-tà ausiliarie messe in campoin questi mesi di pandemiasono state realizzate grazie alsostegno della Cei-Comitatointerventi caritativi a favoredel terzo mondo. Oltre allaChiesa italiana c’è stato ilcoinvolgimento dell’Agenziaitaliana per la cooperazione elo sviluppo (Aics) e di altrisostenitori che hanno investi-to sull’istruzione di questi ra-gazzi che, dal primo giorno,hanno dimostrato tutto il loroentusiasmo per lo studio.

    La parziale riapertura dellascuola e le lezioni itinerantisono un segno di speranzaper i tanti ragazzi che rischia-vano una pericolosa disper-sione scolastica dopo quellagià enorme verificatasi a causadella guerra. Per milioni dibambini africani la scuola ri-schia di essere una delle pri-me vittime del covid-19, pri-vandoli del futuro. A Nyu-manzi la School of Peace nonvuole lasciare indietro nessu-no.

    ADDIS ABEBA, 28. Si estendono, in diverse zo-ne dell’Etiopia, le violenze di matrice etnicache già hanno provocato centinaia di vittimetra i civili. È salito infatti a 207 il numero dellepersone morte nell’attacco avvenuto mercole-dì scorso nella regione occidentale di Beni-shangul-Gumuz, dopo la visita del primo mi-nistro etiope Abiy Ahmed. Lo rende noto laCommissione etiope per i diritti umani, laquale precedentemente aveva riferito che levittime fossero 100.

    L’attacco è stato sferrato all’alba del 23 di-cembre contro il villaggio di Bekoji, nella zo-na di Metekel. Si tratta dell’ultimo di una se-rie di episodi avvenuti negli ultimi mesi inquest’area, dove vivono le etnie Oromo,

    Amhara — le due più numerose — e Shinasha.Secondo i leader locali, questi attacchi sonostati effettuati da membri del gruppo Gu-muz.

    «Il massacro di civili nella regione di Beni-shangul-Gumuz è tragico», ha detto il pre-mier su Twitter, aggiungendo che «il governo,per risolvere le cause profonde del problema,ha dispiegato le forze necessarie». Abiy ha vi-sitato la regione proprio nel tentativo di discu-tere con le autorità delle continue violenzecontro i civili. Divisioni di terre, potere e risor-se sono alla base delle violenze, mentre laguerra nel Tigray sembra entrata in una fase distasi con l’occupazione di Macallè lo scorso 28novembre da parte delle truppe del Governo.

  • L’OSSERVATORE ROMANOlunedì 28 dicembre 2020 pagina 7

    La «Natività» di Raffaello nella predella della «Pala Oddi» restaurata dai Musei Vaticani

    Te n e re z z ae capacità di commuovere

    La volta in cui le scintille non volarono in altoIl viaggio di un piccolo pastore in «Sulle ali dell’angelo» di Michael Morpurgo

    «L’appello» di Alessandro D’Avenia

    Una rete fattadi perché

    di GIULIA ALBERICO

    T orna a parlare di scuola Alessandro D’Avenia e lofa con una storia originalissima, a tratti poco reali-stica, ma non inverosimile. Un professore di scien-ze, quarantacinquenne, torna a insegnare dopoanni in cui aveva abbandonato il mestiere. Gli viene affidatol’incarico di supplente in una ultima classe di liceo, l’annodell’esame di maturità. Dieci alunni difficili, problematici,ribelli tanto temuti perché irritanti, pieni di umori rabbiosi etristi. Nessun insegnante regge a lungo questi ragazzi e perOmero Romeo, questo il nome del professore, sarà una pro-va dura. Il preside è preoccupatissimo e lo mette in guardiaanche perché il professor Romeo è cieco ma non sembra darmolto peso a questa sua condizione. È ironico, colto, deter-minato e una collaboratrice scolastica intelligente ed empati-ca lo aiuterà a inserirsi.

    Questo l’avvio de L’appello (Milano, Mondadori, 2020,pagine 348, euro 19) e di un’avventura con la classe. Il ritodell’appello è fin dalle prime battute il momento fondantenel rapporto che Omero Romeo vuole stabilire con i suoi

    allievi. Significa pronunciare ad alta voce, giorno per gior-no, il nome dei ragazzi, e così “battezzarli” perché da uninsieme di fonemi e da numero sull’elenco diventinoognuno un volto, una storia, una voce.

    Omero sa, come chiunque abbia svolto con passione ilmestiere di insegnante, che in un’aula si lavora sui perché,sulle domande più che sulle risposte, si lavora innanzi tutto acreare una relazione perché credi davvero che la vita è innan-zi tutto relazione. Se non srotoli questa rete tra te che insegnie i ragazzi che hai di fronte potrai essere bravo, colto, simpa-tico quanto vuoi. Ma non basta. Devi riuscire ad “andare atemp o”. «La classe, ci piaccia o no, è il luogo dove siamochiamati ad accordarci» dice Omero Romeo. Si tratta quindidi sintonizzare i cuori su quella danza ritmica che, sola, potràpermettere scambio, conoscenza, ascolto reciproco.

    Non è una necessità sentimentale, è condizione perchési attivino le sinapsi, quindi anche questione di scienzeesatte. Omero sa gettare le basi perché la rete si tenda eregga, è capace, è resiliente, è curioso, sa ascoltare. Con gliallievi parleranno di sé, della loro vita, dei buchi neri, di fi-sica quantistica, di Dio e di molto altro. I ragazzi — ognu -no un nome, una storia, un assillo, un dolore — risp ondo-no alla voce che li appella e la scuola sarà per tutti un tem-po pieno di vita, un’avventura.

    Il rito dell’appello è il momento fondantenel rapporto che Omero Romeovuole stabilire con i suoi allieviSignifica pronunciare ad alta voceil nome dei ragazzi e così “battezzarli”perché da un insieme di fonemi e numeridiventino un volto, una storia, una voce

    Addio a padre Fosterveterano dei latinisti

    di GIULIA GALEOTTI

    È un bambino di 9 annia raccontare la notte in-credibile che ha vissu-to. Dopo una giornatalunga e particolarmente fatico-sa, con il padre, lo zio Zac e idue fratelli poco più grandi, ilpiccolo siede attorno al fuoco;nessuno ha la forza o la voglia diparlare, tanto sonotutti stanchi e ner-vosi. Finché im-provvisamente lescintille, invece divolare in alto perraggiungere le stel-le come solitamentefanno, si compon-gono in una figuraumana «immersa inun’improvvisa lucegloriosa» che vol-teggia sopra di lo-ro. È l’angelo Ga-briele venuto ad av-

    vertirli della nascita del Re bam-bino, «figlio di Dio e figlio del-l’uomo».

    Dopo lo spavento, superati loshock e l’incredulità, gli adulti,Ruben e Jacob partono. Il soloche resta — perché le pecore nonpossono essere abbandonatenemmeno per pochissimo tem-po («Betlemme è appena oltre lacollina») — è il minore del grup-

    po. «Seduto accanto al fuoco,avvolgendomi nel mantello, im-precai contro la sorte per essereil più piccolo, contro mio padreper avermi abbandonato, e co-minciai a piangere a dirotto».Finché il bambino non sco-pre che in realtà non è solo:quello stesso angelo venutoper spronarli a partire, in-fatti, una volta assolto il suo

    compito è tornatoindietro di nasco-sto: issato il bam-bino sulle sue ali,lo porta in volo adammirare Gesùappena nato. E dalì la storia meravi-gliosamente prosegue.

    Sono tanti gli aspet-ti che colpiscono leg-gendo Sulle ali dell’ange-lo (Milano, Jaca Book2020, pagine 48, euro14, traduzione di Lau-ra Molinari e Vera Mi-

    nazzi), bel libro per i più piccolidi Michael Morpurgo, con le il-lustrazioni del grandissimoQuentin Blake, che continua amettere la sua matita al serviziodelle storie più diverse. Soprat-

    tutto a noi sembra una splendi-da metafora del Dio che toglie edel Dio che dà. Del Dio chequando sembra farci quasi losgambetto con qualcosa di brut-to, in realtà sta solo lavorandoper mettere in atto qualcosa diben più importante per noi.

    Quando Diosembra toglierci qualcosain realtà sta solo lavorandoper mettere in atto un progettoben più importante per noi

    Particolare da una delle tavole di Quentin Blake

    di BARBARA JAT TA

    R affaello giunge a Pe-rugia giovanissimo,diciassettenne, ma giàcon l’esperienza e lafama acquisita nella nativa Ur-bino e a Città di Castello. Rice-ve la committenza di una palaimportante, per una famiglianotabile della città e per unachiesa di tutto rilievo, SanFrancesco al Prato, la maestosachiesa francescana, luogo dicappelle e sepolture delle gran-di famiglie perugine. È infattiLeandra Baglioni, sposa di Si-mone di Guido degli Oddi cherichiede al giovane artista, perla cappella gentilizia degli Od-di e per un probabile eventoluttuoso, un’Incoronazione dellaVe rg i n e , che Raffaello magistral-mente realizza con uno stile an-cora peruginesco ma intriso giàdi quell’estro compositivo e co-loristico che lo contraddistin-guono.

    Una pala che segna la fasegiovanile di Raffaello, ancoraperuginesca, ma che determinaanche il superamento dello stiledel grande Vannucci. Da Peru-gino ha appreso il segreto del ritmoche governa le forme e della bellezzache le intenerisce e le trasfigura. Raf-faello ne fa tesoro ma va oltre,innalzando la sua pittura aduna vera categoria estetica.Quell’ottimo universale che lo ca-

    ratterizzerà in tutta la sua attivi-tà. In questo Santo Natale2020, anno di celebrazioni raf-faellesche, il messaggio augura-le è nella predella di questa pa-la. Una piccola e preziosa pre-della, a sua volta suddivisa intre scene con le raffigurazionidella vita della Vergine: An n u n -ciazione, Natività e Presentazione alTe m p i o . Una predella minuta,ma dotata di una melodiosa rit-mica eleganza.

    Guardiamo con attenzione laNatività. L’ambientazione dellascena è il meraviglioso paesag-gio umbro, di quell’Umbria ter-ra di colline digradanti, alturedolci e spirituali. Un paesaggiomorbido con alberi in primopiano, rigogliosi ma anche raffi-nati steli che introducono unpaesaggio che ricorda quelli diPiero della Francesca (alla cortedi Urbino Raffaello era cresciu-to con la visione del doppio ri-tratto di Federico da Montefel-tro e della moglie Battista Sfor-za di Piero oggi conservati agliUffizi), ma anche i paesaggi delPinturicchio e soprattutto quelliumbri, appunto, del Perugino.

    Natività o meglio Adorazione deiMa g i ma anche Adorazione dei Pa-stori. Nel registro destro vi è tut-ta l’umiltà della capanna, diroc-cata ed essenziale e la Sacra Fa-miglia è avvolta dalla povertà edall’affetto dei Pastori. Nellaparte sinistra, i Magi, nella loro

    regalità, vestiti di abiti sontuosie con un seguito altrettanto illu-stre. Il gioco dei cavalli sulla si-nistra è di una grazia sublime;Raffaello mutua da Paolo Uc-cello, Piero della Francesca, edanche Leonardo, ma costruiscela composizione con un suo duc-tus autonomo. Geniale è la solu-zione del piccolo cane nero inprimo piano che si staglia sulcavallo bianco.

    Incredibilmente nella terzaparte di una piccola predella c’ègià tutta la vocazione universaledel grande Urbinate. Vi è la suacreatività compositiva, c’è la suaindiscutibile qualità pittorica ecoloristica, ma vi è soprattuttola tenerezza e la capacità dicommuovere, di arrivare al cuo-re e alle sue corde più delicate,che hanno reso Raffaello San-zio da Urbino il Divin Pittore.

    ****La Pala Oddi rappresenta an-

    che la storia delle raccolte pon-tificie: prelevata da Perugia nel1797 dalle truppe francesi, ven-ne riportata in Italia nel 1816 daAntonio Canova, ma non feceritorno a Perugia bensì entrònelle collezioni vaticane “re -staurate” da Pio VII Chiaramon-ti. Dal 1932 è esposta nel gran-dioso Salone di Raffaello dellanuova Pinacoteca Vaticana diPio XI, la Sala VIII, che vede

    magistralmente espostevicino tre delle pale piùimportanti di Raffaello(la Oddi, la Madonna di Fo-ligno e la Tra s f i g u ra z i o n e ) in-sieme ai magnifici arazziraffaelleschi concepiti perla Cappella Sistina.

    In questo funesto “An-no Sanzio” di celebrazio-ni i Musei Vaticani hannorestaurato la Pala Oddi, ri-portandola alle cromie

    originali, hanno rinvenuto e ri-collocato le cornici napoleoni-che dei tre dipinti, hanno com-pletato il restauro dei preziosiarazzi ed hanno, infine, rialle-stito la Sala VIII, creando un’at-mosfera avvolgente e di valoriz-zazione delle mirabili opere chevi sono conservate. Lavori fattiin tempi di pandemia e di in-quietudini, ma svolti con un’in-credibile passione e amore perquel bello, spirituale e universa-le che è raccolto nelle collezionip ontificie.

    Geniale è la soluzionedel piccolo cane neroin primo pianoche si staglia sul cavallo bianco

    Per quarant’anni è stato trai massimi esperti, inVaticano, della lingualatina; padre ReginaldFoster è morto nel giornodi Natale, a 81 anni.Sacerdote e fratedell’ordine dei CarmelitaniScalzi, originario diMilwaukee nel Wisconsin,padre Foster fino al 2009ha lavorato nella sezioneLetteratura latina dellaSegreteria di Stato dellaSanta Sede. Ma eraconosciuto in tutto ilmondo soprattutto comeinsegnante, grazie al suometodo pedagogico chepresentava agli studenti illatino come una linguaviva, con cui parlare, oltreche leggere e scrivere.Padre Foster ha contagiatocon il suo entusiasmo e lasua passione per laconoscenza generazioni di

    studenti con il suoprogramma estivo Ae s t i v aRomae Latinitas, sempreofferto gratuitamente. Nel2010 l’università di NotreDame nell’Indiana gli hariconosciuto la LaureaHonoris causa per il suocontributo agli studi sullamillenaria cultura latina.Tante volte ospite aimicrofoni di RadioVaticana per parlare dellalingua dei Papi, eraintervenuto anche inmerito al concistorospiegando l’origine ditermini che diamo perscontati come la stessaparola “c a rd i n a l e ”. Eamava molto giocare conla sua lingua del cuore,come ben sanno gli allievia cui ha insegnato Ti n n i a tTi n t i n n a b u l u m , Jingle Bellstradotta nella lingua diC e s a re .

  • L’OSSERVATORE ROMANOpagina 8 lunedì 28 dicembre 2020

    «L’assemblea degli animali» di Filelfo

    Una nuovissima favola antica

    Riedizione degli articoli di cronaca nera

    Dino Buzzatie la consapevolezza

    dell’o l t reNelle

    i l l u s t ra z i o n i :particolari

    da due tavoledi Riccardo

    Ma n n e l l iper il libro

    edito da Einaudi

    di NICOLA BU LT R I N I

    L a scrittura di Dino Buzza-ti è tanto varia, ricca, im-prevedibile, da risultarepraticamente inclassifica-bile. Dal grande romanzo, ai for-midabili racconti, dalle cronachesportive, a quelle militari, dallecronache metropolitane al fumetto,alla poesia; e poi ancora, la sor-prendente pittura, il teatro. Forseper questo tanta critica distratta, hatardato a riconoscere a Buzzati ilvalore assoluto e il ruolo di maestroche invece merita nella grande let-teratura del Novecento.

    Così pur tanto letto e amato, inItalia soltanto in tempi più recenti,si è potuto dire senza dubbio dismentita che occupi un posto di as-soluto rilievo nella nostra letteratu-ra (non così all’estero, si pensi allaFrancia che da subito lo ha ricono-sciuto come un grande del suotempo). E del resto, dotato, nonsolo di un formidabile ingegno im-maginifico, ma anche di una vocenarrante sicura, autorevole, affida-bile, l’autore mantiene sempre ilpatto con il lettore, senza mai tra-dire il credito attribuitogli.

    Perché la sua narrazione è credi-bile, aderente alla realtà del vivere,ma pure sempre protesa verso ilfantastico. Forse per questo, in pas-sato una critica semplicistica haspesso affiancato Buzzati a Kafka,come se ne costituisse la mascheraitaliana. Ma mentre per lo scrittoredi Praga le bizzarie della vita ri-mangono nell’insondabile e nel-l’inspiegabile, per Buzzati, diven-tano elementi naturali, assoluta-mente normali del grande orizzon-te dell’esistente (esiste davvero ilColombre, diventa storia l’invasio-ne degli orsi in Sicilia); tutto in-somma diventa plausibile, improv-visamente innegabile.

    L’orizzonte del-lo scrittore si aprea Villa Buzzati, al-le porte di Bellu-no, dove ha vissutol’infanzia e poi viha fatto sempre ri-torno, per un lega-me profondo e vi-scerale. In quel-l’ambiente natura-le ha sviluppato ilsuo immaginariopiù fantastico, fonte di ispirazioneper i grandi romanzi (si pensi aBarnabo delle montagne, Il segreto del bo-sco vecchio, agli scorci montani delDeserto dei Tartari), ma anche permolti racconti (Lo spirito del granaio,Conigli sotto la luna, Dolce notte, Bussa-no alla porta).

    Poi però c’è Milano, la metropo-li moderna, la vita di redazione delgiornale, la quotidiana attesa e l’os-servazione della cronaca. Quell’e-stenuante attesa che, come da luistesso spiegato, ispirerà il mood delDeserto dei Tartari. Al «Corriere dellaSera», Dino entra giovanissimo,facendo prima di tutto una intensagavetta come reporter, che battevaospedali e commissariati per racco-gliere le notizie da rielaborare inredazione. Buzzati è un “doverista”(come lui si è autodefinito) nellavita e nel lavoro, attento e scrupo-loso nell’annotare i fatti, i dettagli,le sfumature più significative. Isuoi quindi, non sono mai semplicireportage, ma pezzi di grande gior-nalismo, ognuno la miniatura diuna storia.

    Mondadori, storico editore del-l’opera del nostro, offre oggi al suo

    pubblico una straordinaria riedi-zione de La nera (Milano, Monda-dori, 2020, pagine 690, euro 30),che raccoglie gli articoli che Buzza-ti ha scritto come cronista per il«Corriere della sera» e il «Corrieredell’informazione» in quasi tren-t’anni di carriera giornalistica. Lanuova edizione — per la cura atten-ta e appassionata di Lorenzo Viga-nò — è ampliata e aggiornata e in-fatti accosta ai testi un ricchissimoe interessantissimo materiale ico-nografico. Si tratta degli appunti edei disegni dello stesso Buzzati, eancora pagine di giornale e fotod’epoca che illustrano gli eventi.D all’arresto della banda Cavallero,alla sciagura di Albenga, dal delit-to di Rina Fort, alla tragedia in cuimorì l’intera squadra di calcio delTorino sulla collina di Superga, al-la catastrofe della diga del Vajont.La prima sezione è dedicata allacronaca nera più classica (“Criminie misteri”), e quindi omicidi, rapi-ne, misteri, suicidi; la seconda(“Incubi”) racconta invece le tantetragedie che hanno tristemente se-gnato la storia italiana del Nove-cento.

    Drammi che nella penna di Buz-zati diventano veri e propri raccon-ti; si direbbe, tutti buoni per un ro-manzo! Ne emerge un grande af-fresco dell’Italia del dopoguerra fi-no agli anni Settanta, anni di gran-di cambiamenti, non solo il ba-byboom, il boom economico, maanche le radici di quella mutazioneantropologica degli italiani, che(previsto da un altro visionario, Pa-solini), esploderà negli anni Ottan-ta. Con grande onestà di sguardo,l’autore dà testimonianza dei fatti,senza ombra ideologica, senza mo-ralismi, anzi con la più trasparentee consapevole accettazione diquanto cruda sia la realtà dell’ani-mo umano (ricorda un po’ Sime-

    non e lo sguardo del suo Maigretsulla Parigi criminale).

    Pagine dure, commoventi, dolo-rose, nelle quali l’autore coglie gliaspetti intimi di una società, nesvela i segreti e i tormenti, inda-gando quello che di più nascostoma anche naturale si muove nell’a-nimo dell’uomo, sia vittima checarnefice. Buzzati, com’è noto, siprofessò sempre non credente, ep-pure innegabilmente intenso e pro-fondo è in lui il senso del mistero,tanto da renderlo sempre in prossi-mità dell’idea di Dio.

    In tutta la sua opera si percepi-sce la tangibile presenza del miste-ro che abbraccia la vita nella suameravigliosa e inafferrabile com-plessità, insomma quel grande Mi-stero su cui lo scrittore si è sempreaffacciato senza mai riuscire ad ab-bandonarsi pienamente (cosa cheinvece lascerà fare al tenente Dro-go, nel finale splendido del Desertodei Tartari). E la consapevolezza diun “o l t re ” è forse la vera matrice diuna visione così attenta e sensibile,di uno sguardo che nulla abbando-na e che anzi, accoglie anche la cro-naca più “nera” dei fatti della vita.

    L’autore dà testimonianza dei fattisenza ombra ideologica e senza moralismianzi con la più trasparente accettazionedi quanto cruda siala realtà dell’animo umano

    di MARCO TESTI

    Una profonda sensazione di ritor-no spira dalla “favola selvaggia”,così il sottotitolo, di L’assemblea de-gli animali (Torino, Einaudi, 2020,pagine 172 , euro 15) del misterio-so Filelfo, nome che richiama an-tichi esseri prima della separazio-ne dal grande tutto, ma anchel’umanesimo militante e tribola-to di Francesco Filelfo, testa diponte tra Oriente e Occidente la-tino, che rimanda in qualche mo-do alla grecità autoriale enuncia-ta nelle note di copertina.

    In un’opera non catalogabilese la si vede con lo sguardo del-l’oggi, ma che, se si viaggia indie-tro nel tempo, proprio nei dialo-ghi quattrocenteschi e nei loroantecedenti favolistici trova unasua collocazione. A patto che sirifugga dalle rigide classificazio-ni scolastiche cui purtroppo cihanno abituato le semplificazio-ni in correnti e in generi.

    L’assemblea degli animali, illustra-ta da Riccardo Mannelli, che do-na fisicità a un racconto a più vo-ci che porterebbe verso il sogno e

    la metamorfosi, è una favola con-temporanea, nella quale lo spillo-ver tra animale e uomo non è do-vuto al caso, ma, come hanno do-cumentato gli studi di DavidQuammen, deriva dalla distru-zione dell’ecosistema da partedell’homo civilis e dalla brutale ac-cumulazione di animali — desti-nati a pasti chic — in veri e propricastelli di gabbie, con la relativamescolanza di deiezione e fango,che, unita alla visita notturna deipipistrelli, ha causato la zoonosialla base dell’attuale peste.

    Ma se Quammen ha divulgatoi dati medici e biologici attraver-so la sua presenza nei luoghi dacui tutto è iniziato, Filelfo ripren-de storie più antiche, a partire daimiti.

    Mito vuol dire, come si sa, rac-conto: ma di che cosa? Di favolee spiegazioni popolari — i popolidell’età del bronzo e del ferro eancora prima — di ciò che è avve-nuto dopo?

    A leggere questo strano coa-cervo di favola, racconti dell’Ini-zio, leggende, autori d’o ccidentecome d’oriente, sembra il contra-rio. Sembra che il mito sia la real-

    tà e la storia delle industrializza-zioni un incubo dal quale ci si de-ve svegliare in fretta. Il mito par-la, lo sapeva Hillman, tra l’a l t roqui giustamente presente, e lo sa-peva prima ancora Jung, che ne-gli ultimi anni si allontanò dallacura psicoanalitica per fare i con-ti personali con le leggende e i rititribali.

    Gli animali che si riuniscono,un motivo frequentato dalla let-teratura di ogni latitudine, sonoportatori di una memoria collet-tiva che viene da un prima, e quelprima è il ricordo di un giardinonarrato nei modi che sappiamo.Un giardino perduto per aver vo-luto dimenticare, dice l’a u t o re .La dimenticanza è una dimensio-ne ripresa anche in altri momentidella storia dell’uomo, basti pen-sare a Esiodo, a Platone o al pri-mo romanticismo germanico, so-prattutto Novalis e Hölderlin. Èdivenuta il peccato di Hybris, del-la separazione di chi si ritiene su-periore, nato dal volersi distin-guere dall’insieme armonico didivinità e natura del paradisoperduto, come avrebbe dettoMilton e confermato EzraPound. Dal ritenersi ormai sepa-rati dalla stessa Anima del mon-do. Con un’eco in chi non tiaspetteresti: il Nietzsche dellaNascita della tragedia che vede nel-l’arte “la gioiosa speranza” chel’ordine dell’individuazione pos-sa essere infranto per tornare aduna “ristabilita unità”.

    La natura è stata dimenticatain un paradossale lungo cammi-no di riconquista di qualcosa cheera già stato nostro, lo avrebbescritto nel primo ventennio delNovecento Eliot. Dicui tornano qui nonsolo il divertissementdel Libro dei gatti e de-gli Esercizi per le cinquedita (oltre che le cita-zioni più diffuse co-me quella di April is theCruellest Month), maanche l’abissale pre-senza delle sirenenella sua prima operapoetica, Prufrock ealtre osservazioni, làdove il non ricono-scere più sorelle le fi-glie del mare originala dispersione nelle“voci umane” e lamorte per acqua. Ed’altronde la trasfor-mazione, da Apuleioa Ovidio, da Swift aCollodi fino a Kafkapuò essere letta comeriaggallare della me-moria involontaria diun’unità perduta.

    La duplice assem-

    blea, prima degli animali, e poiquella tra animali e creature dellatrasformazione, come i cinocefalidalla testa di cane o i centauri dalcorpo equino, per decidere comesanare le ferite che l’antrop o ceneha inferto alla Madre, è attraver-sata da lampi che portano lonta-no, un po’ troppo per parlarneesaurientemente qui: per restareal poeta della Waste Land, all’ico-na mariana, nella «Signora dei si-lenzi quieta e affranta» del Mer-coledì delle ceneri, dove non a ca-so torna ricorrente il motivo delG i a rd i n o .

    L’assemblea riesce non solo nel-l’impresa di far incontrare favola— senza concessioni ai buonismiposteriori — poesia, testi sacri,immagini mariane, grande ma-dre pre-indoeuropea, ma anchein quella di attirare sul suo va-scello quelli che erano creduti irelitti delle arti non nobili, comequando affiorano i riferimenti aDe Andrè e a Branduardi, ai Bea-tles di Abbey Road, a Di Giacomo(e alla canzone napoletana), maanche alla cosiddetta letteraturaper ragazzi, come nel caso di Al i c enel paese delle meraviglie, o ai riti dipassaggio — e di sacrificio — tra-sformati in fiabe.

    Il messaggio dell’Assemblea deglianimali è quello del ritorno attra-verso il risveglio, appoggiandosianche sulle citazioni buddiste ozen, sulla riunificazione con i cin-que animali del qigong, sui riferi-menti ai culti femminili e al ma-triarcato rielaborati da Bachofen,ma anche con il ricorso alla ine-sausta volontà di Schopenhauer.

    Questo racconto polifonico èla rivelazione di come la favolaper ragazzi sia, se ben interpreta-ta, una narrazione della sapienzaarchetipica che parla per figure inmodo che lentamente si possanoriconoscere i segni di una fratel-lanza perduta per il guadagno e ilpotere divenuti atti fini a se stessie senza nessuna utilità, anzi.

    Un messaggio che riesce a par-lare ai bambini e ai grandi e aporre religiosamente la grandequestione del legame tra la vitadell’uno con quella di tutti. E acon