Speciale febbraio
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Il giornalino pastorale dell’ospedale (“sulla Via della Vita”), uscito proprio in occasione della GGM, nell’articolo di fondo commenta già questo titolo e ad esso vi rimando.Qui si riprende il tema in senso più articolato, essendo questo un lavoro preparatoper la tavola rotonda del Seminario di studio accreditato ECM, avvenuta in Sala Marani per tutto il pomeriggio del 23 febbraio, dal titolo: “L’ appropriatezza terapeuticanel curare tutto l’uomo”.Mi arrischio a conservare nel testo scritto alcune delle battute (non tutte) anche se avoce acquisterebbero in qualità.
Il mio intervento è il settimo di questa tavola rotonda, ed è risaputo che il numero“sette” nella Bibbia come nella catechesi ritorna in modo insistente: i 7 giorni dellasettimana dentro i quali si snodano i 7 interventi di Dio nella creazione, il perdonare 70volte 7, i 7 sacramenti, le 7 opere di misericordia corporale e spirituale, i 7 vizi capitali… Insomma, 7 buoni motivi per dire: siamo stanchi! Pensandoci bene, anche ilCreatore al 7° giorno… riposò.
L’obiettivo del mio intervento è di entrare nel merito della Giornata Mondiale del Malato e illustrare il tema che il Papa da una parte e l’Ufficio CEI di pastorale della salutedall’altra ci propongono per quest’anno.Il messaggio annuale del papa prende per titolo le parole dette da Gesù al lebbrosoguarito, l’unico di dieci mondati dalla lebbra a tornare per inginocchiarsi davanti eringraziarlo: “Àlzati, la tua fede ti ha salvato!”La Conferenza Episcopale Italiana, su un programma pluriennale che tratta della fragilità, insiste sulla necessità di una cura in grado di “Servire tutto l’uomo”. Quando laChiesa parla di uomo vi fa rientrare anche il gentil sesso, così come in Adamo era giàcompresa Eva, che poi è stata tratta fuori dall’uomo, purtroppo. Da lì la buona consuetudine che le donne stiano in casa…
* *
Servire tutto l’uomo“Lo ha riavuto sano e salvo” (Lc 15, 27)
P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e
Speciale Febbraio
SUPP
LEMEN
TOFebbraio 2012
sulla VIA della VITA
Dal messaggio papale raccolgo alcuneaffermazioni forti: la salute riacquistata è segno di qualcosadi più prezioso della semplice guarigionefisica; il compito della Chiesa è certamentel’annuncio del Regno di Dio ma proprioquesto stesso annuncio deve essere un processo di guarigione.La riflessione suggerita da Benedetto XVI èla seguente: questo binomio “salute fisica /rinnovamento spirituale” aiuta acomprendere i cosiddetti “sacramenti diguarigione”, che sono la Riconciliazione,l’Unzione degli infermi e l’Eucaristia.
Chiedo scusa se mi trovo a richiamare alcuni contenuti di catechesi ma è il miocompitino d’oggi. Che i sacramenti sianosette, l’abbiamo già detto. Essi sono celebrazioni liturgiche importanti, istituite direttamente dal Signore Gesù come canaliattraverso i quali Egli, risorto e sempre presente nella persona del ministro e nella co
munità che prega, elargisce la sua graziasalvifica. I sette sacramenti concernono igrandi eventi del vivere cristiano: la nascita (Battesimo), l’iniziazione alla vita adulta(Cresima), l’agape fraterna (Eucaristia), lariconciliazione (Penitenza), la guarigione(Unzione degli Infermi), la missione(Ordine), la famiglia (Matrimonio).La loro struttura settenaria sta a dire chetutta la vita e l’agire della Chiesa – popolodi Dio chiamato a estendere nel mondo enel tempo l’opera di Gesù – è in qualchemodo “sacramento”, cioè un segno e strumento dell’agire salvifico del Signore a favore di tutta l’umanità. La Chiesa, in altreparole, è chiamata dal suo Signore ad essere una “comunità sanante”, luogo dovesi vivono relazioni sane, il sostegno e l’edificazione vicendevoli, la comprensione, ilrispetto… e metteteci tutto quel che volete, perché di questo si tratta quando siparla di “regno di Dio”. In tutti coloro chesi dicono discepoli di Gesù dovrebbe esserci la preoccupazione di creare attorno a
sé un contesto positivo, un ambiente sano, armonico, in pace… È l’utopia cristiana, questa!E questo agire all’insegna della ricerca delbene e del benessere (nel senso originario di “esserebene”) trova conferma edefficacia in alcuni particolari sacramenti,detti “di guarigione” in quanto hanno fra iloro effetti quello di portare la persona astare bene, a benessere come persone.
1 I Sacramenti di guarigione
2 – La Riconciliazione “terapeutica”Prendiamo, per cominciare, il sacramentodella Penitenza (detto anche della Confessione o Riconciliazione).Dove sta il suo risvolto sanante? È prestodetto: stare in armonia, in pace con chi vive attorno a noi, con chi sta sopra di noi(Dio) e prima ancora con noi stessi… questo fa bene! Va recuperato il senso latinodi “penitenza” (poenitemini): reimmettersi sul percorso, ritessere il legame interrotto; ritrovare il sentiero di pacee di giustizia. Questa riconciliazione è salute!Nel Vangelo di domenica scorsa ( VII delTempo ordinario, Mc 2,112) si cita un episodio di guarigione illuminante al riguardo: un gruppo di uomini portano daGesù un paralitico sulla barella. Si dannoda fare per metterglielo davanti, baipassando la folla stipata in casa e passandoper il tetto. E Gesù cosa dice a quel povero disgraziato? “Ti sono rimessi i peccati”.Ma come! Sembra proprio una burla…Non occorre un’intelligenza stratosfericaper capire cosa si aspetti quel paralitico!Anche Dio a volte fa il finto tonto per provocarci e suscitare in noi le domande giuste: “Che c’azzecca! si domandano alcuniscribi antenati di “mani pulite” Comepuò costui arrogarsi un’esclusiva di divina?!” Se facessero una ripassatina del librodi Genesi al cap. 3, si ricorderebbero delnesso tra il peccato dei progenitori e i malanni generalizzati sulla terra. Al di là delle
figure simboliche, sta la verità di un uomofragile e vulnerabile di per sé, il quale,quando si fa del male, è così in gamba darovinarsi su tutta la linea. La disobbedienza ad una precisa proibizione (mangiare del frutto dell’albero della vita) non èche la punta d’iceberg o metafora se volete di una realtà inoppugnabile: l’uomo èmalato dentro, nel profondo di sé… e intante maniere alcune un po’ misteriose,altre più lampanti quel mal/essere esistenziale può avere una serie vertiginosadi ricadute.Qual è la medicina salvifica di Dio? Ilperdono. In un mondo retto dal concettoretributivo della giustizia, si fa fatica a capire la portata salutare del perdono. Il signor Castagna di Erba – marito, padre enonno di tre vittime massacrate per ragioni effimere – in una recentissima intervista TV ribadisce: se io perdono gli uccisoriè innanzitutto per me stesso. È l’unica viad’uscita per non restare perennementeeroso dal rancore. Il perdono è scelta ditotale libertà che permette di ripartire dacapo, di non restare avvinghiati al reo inun legame tossico.Ma il perdono offre unachance anche al colpevole: cosa potrà“salvare” il comandante Schettino (ammesso e per ora non concesso che abbiaeffettivamente tutte le responsabilità a luiattribuite) dalla disperazione per la mortedi 32 vittime? Solo il perdono. Dal perdono dato e ricevuto può ripartire la vita.
E quel paralitico perdonato da Gesù chemale poteva avere fatto? Non lo sappiamo.Gesù però sapeva scrutare i cuori equalcosa avrà certo visto: forse era rancoroso verso i sani, forse bestemmiava Dioper la sua sorte, forse era un tifoso delChievo, forse sperava di vivere tanto alungo da dare il voto a Berlusconi… Nonsappiamo. O forse era stato in qualchemodo causa del proprio male, perchénella malattia non siamo sempre e solovittime. Ci sono i “comportamenti a rischio”: fumare per esempio, eccedere nelcibo o nei dolci, nell’alcol, nel lavoro,nello sport… Anche condurre l’automezzo senza rispettare le norme di sicurezza è comportamento a rischio…Siccome ho timore di passare perbacchettone, non cito qui certe abitudinisessuali… Anche avere un amante lo è,soprattutto se è la donna di Mark Tyson… Anche parlare male del Vaticano: tiarriva un… Bertone di traverso!Gesù non è cinico: alla fine guarisce quelparalitico e, siccome il lavoro nobilital’uomo, gli dà subito un lavoretto da fare:che se la metta in spalla lui ora la sua barella, così capisce che anche nell’essereparalitico ci sta qualche vantaggio... La lezione comunque è arrivata: ci può essereper l’uomo una patologia più perniciosadi quella fisica. Su con le recie!
3 – L’Eucaristia, “viatico e pegno di vita eterna”Passiamo ora al sacramento dell’Eucaristia,che rimanda al gesto di Gesù nell’ultimacena: “Questo è il mio corpo dato pervoi”. Egli sta dicendo che il senso di tuttala sua incarnazione è “farsi cibo” perpermettere a noi di vivere. E cos’è quest’alimento se non il suo amore “fattocarne”, fatto visibilità, tangibilità? Cibo pernoi tutti assimilabile.Qui parliamo di amore divino, non di amore umano, che sappiamo essere molto precario e transeunte!: quello di Dio è fedele,è roccioso, è eterno. È quell’amore che cisalva, perché quello non verrà mai meno.Abbiamo bisogno di sentirci dire cose così,che fra tante esperienze che passano, checi illudono, che sono sempre mezze convenienze… ci sta un amore puro e incondizionato. Non so se il neoprofeta
Celentano intenda questo quando al Festival sanremese rimprovera ai preti di nonparlare più di Paradiso. Non so neppurecosa lui intenda quando parla di Paradiso,ma questo è il Paradiso: l’amore di Diodiffuso nei nostri cuori. Non occorreaspettare di salire al… piano superioreper incontrarlo, perché Gesù è venuto afarci intendere che già qui possiamo sperimentare – dandoci la mano l’un l’altro – ilparadiso. Magari sarà ancora con la “p” minuscola, ma è quel pezzettino di paradisoche ci fa sperare possa esistere quello conla “P” maiuscola. Se no, che ci è venuto afare qui Gesù? Poteva ben aspettarci al piano superiore dove si deve il caffè Lavazzanel bar di San Pietro e fare tutto in unavolta, non vi pare?Ebbene, l’Eucaristia diventa per noi viati
co (cioè “il pane del viaggio”) e pegno divita eterna: “Chi mangerà questo cibonon morrà in eterno!” Su questo puntoGesù vuole essere molto esplicito: il suocorpo donato per amore sulla croce è pernoi il “pegno di garanzia” che lui deponeai Paschi di Siena. Il nostro corpo morrà,su questo non facciamoci illusioni (anchese io amo lasciare a Dio la libertà diqualche eccezione della quale gradirei essere testimone) ma l’amore posto in noida Dio quello non morrà mai. Quello ètutto ciò che di noi si conserverà per la vita eterna (“preoccupatevi di accumularetesori nei cieli!”). Se noi “diventiamo”amore, noi vivremo per sempre. Facileno!? Eeh, Adriano!: uno c’è che parlalento e va lontano: c’è lentàno!
4 – L’Unzione degli Infermi, “olio della speranza”E arriviamo anche a quel sacramento chequi in ospedale trova il suo habitat naturale: l’Unzione degli Infermi. In che modoquesto sacramento è stato istituito da Gesù? Con tutto il suo agire apostolico! Egliinfatti ha interpretato la sua missione allaluce di quella figura intravista dal profetaIsaia del Servo sofferente, il quale dovevainaugurare “un anno di grazia del Signore… sciogliendo la lingua ai muti, dandola vista ai ciechi, l’udito ai sordi… ”. Sitenga presente che le categorie dei ciechi,sordomuti, paralitici e lebbrosi erano lecategorie rappresentative di tutti i malati;ad esse si affiancavano quelle più misteriose degli epilettici e dei posseduti da spiritiimmondi (gli psicotici?).E questa cosa Gesù conferma all’ambasciata giuntagli dal Battista che è in galera:“È lui colui che deve venire o si deveattendere un altro?” Risposta: “i ciechicamminano, i sordi vedono, i paraliticiparlano, i lebbrosi ballano la labdance, ibauchi si svegliano, i politici si decurtanolo stipendio… dunque è giunto a voi il regno di Dio”. Qui sì che si promettono…mari o monti!Ora è interessante capire “come” Gesùinterpreta questo suo messianismo taumaturgico. Ci aiuta in questo l’analisi dellaterminologia (greca) usata dagli evangelisti, i quali parlando delle guarigioni ricorrono a verbi estensivi.
3 È il caso per esempio di therapeuein,il cui originario significato non era “curare” (cf. terapia) bensì “onorare, servire”. Èun verbo molto usato dagli evangelisti epreferito al verbo iaomai (= guarire). Esso sottolinea l’aspetto del prendersi cura
(to care, si direbbe in inglese). Si pensiall’episodio dell’uomo dalla mano inaridita: i presenti si domandano “vediamo se locurerà in giorno di sabato” (Mc 3,2) e Gesù pone quell’uomo “al centro” quasi a dire che ogni giorno della settimana occorreessere a servizio della vita. Il “prendersi cura dell’uomo”, l’onorare l’uomo, è il sensoin cui Gesù intende la propria missione edà il mandato ai discepoli di farealtrettanto, unendo assieme i tre verbi: “curare” (terapeuein), “insegnare” (didaschein) e “predicare” (cherussein) in unatrilogia inscindibile.
3 Abbiamo poi l’uso del verbo hyghiainein, che esprime la guarigione integrale(in Gv 7,23: “Voi vi sdegnate perché di sabato io ho guarito interamente un uomo?”, olon antropon): la guarigione diGesù raggiunge tutte le dimensioni feritedella persona. Nella parabola del figliolprodigo (Lc 15,27) questo termine al participio hyghiainonta viene tradotto con dueaggettivi accostati: “tuo padre fa festaperché lo ha riavuto sano e salvo). Il figliofuggito da casa è tornato ancora sano fisicamente, ma soprattutto egli ha recuperato il senso dell’essere figlio! E questoauspicio deve valere anche per il figliomaggiore, che è rimasto sì in casa ma siconsidera uno schiavo.
3 C’è poi il verbo sozein, salvare, che invari passi è abbinato al verbo “sanare”.All’emorroissa guarita Gesù dice “la tua fede ti ha salvata” (Mc 5): è la fede il veroponte per la guarigione, cioè il nuovorapporto instaurato con Gesù. E così puretroviamo il verbo “salvare” nell’episodio
dei 10 lebbrosi già citato (Lc 17,19): tuttie dieci sono stati “guariti” ma uno soloanche “salvato”. Con la guarigione quellebbroso inizia un percorso che si rivelasalvifico nella misura in cui scopre in Cristo il suo salvatore. La salute recuperatanon è ancora salvezza, ma un possibilepercorso di orientamento verso lasalvezza! È il gesto del glorificare Dio chesegna l’avvenuta guarigione integrale, laguarigione dell’uomo.
Il sacramento dell’Unzione degli infermiintende conferire i doni della grazia salvifica e il conforto fortezza nella lotta,sollievo nel dolore, fiducia nella vita, paceinteriore… a chi è messo particolarmente alla prova e può essere tentatodi lasciarsi andare alla disperazione.Certo, fino a che esso viene richiesto soloquando il malato è agonizzante e senzacoscienza (quando è di fatto “estremaunzione”) il conforto è più per i famigliari… E vuoi mai che, a quel punto, sarebbe più indicato per loro?...
Dei tre sacramenti che ho commentato,uno è più direttamente relativo alla salutefisica (Unzione), uno alla salute psicorelazionale (Riconciliazione), uno a quella valorialespirituale (l’Eucaristia). Cosa cidice la compresenza di questi tre sacramenti dentro l’unica categoria dei sacramenti di guarigione? Ci dice che la graziaelargita dal Cristo va a salvare tutta lapersona.
sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul sito AziendaleOspedale Civile MaggioreB.go Trento VeronaTelefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita
5 – Curare tutto l’uomoAndiamo verso la conclusione del nostrodiscorso, riprendendo proprio la figuradel lebbroso che trova la salvezza nel gesto della riconoscenza verso Dio. Quantiutenti passano attraverso le nostre curein ospedale e tornano a casa guariti…Tornano a casa anche più uomini di prima? Tornano a casa più riconciliati con lavita? O con qualche risposta esistenzialein più? Che esperienza di cura hannofatto? Hanno trovato solo chimica nelle loro medicine o anche qualcos’altro? Si sono sentiti diagnosticati solo da complicatimacchinari o anche accarezzati dasguardi? Hanno incontrato robot o persone?
A questo punto il nostro chiacchierare sisposta decisamente sul tema specificoindicato dall’ufficio CEI di pastorale dellasalute. “Curare tutto l’uomo”, si diceva.Non s’intende curare tutto il corpodell’uomo, ma tutto l’uomo. L’uomo inquanto uomo. Realtà bellissima, affascinante. “Cos’è mai l’uomo perché tu (Dio)te ne dia pensiero! Il figlio dell’uomoperché tu te ne curi!”, si domanda stupito il salmista (Sal 8). “Eppure l’hai fattopoco meno degli angeli, di gloria e dionore lo hai coronato”. Già nel corpo sono riscontrabili i segni della nobiltàdell’uomo: le mani, il volto, lo sguardo, ilgesto… Se l’uomo sia stato creato cosìfin dall’inizio (è l’ipotesi creazionista) ose lo sia diventato lungo un processo evolutivo è, tutto sommato, irrilevante. Chisia l’uomo, questo siffatto uomo, non èquestione che riguardi la sola teologia: riguarda ogni appassionato ricercatore diverità, religioso o agnostico che sia.
Ebbene, come va curato questo concretouomo quale appare ai nostri sensi? Concedetemi di tenere un profilo piuttostoalto: prendersi cura dell’uomo ècontemplarlo, innanzitutto. È riconoscerlo nella sua verità. Non vogliamo disquisire se sia anche figlio di Dio oltre che
figlio dell’uomo? Ok, ci basti considerarlonelle sue molteplici manifestazioni: biologica, funzionale, emotiva, razionale, sociale, relazionale, etica ed estetica, creativa,spirituale, anche religiosa, perché no.Aggiungiamo qui, dimensione patologica.C’è un modo di essere malati che è peculiare all’uomo. Cosa significa per un uomo essere malato? È da domande comequesta che discende l’indicazione dellacura.Essa non potrà appiattirsi alla considerazione della sola parte o funzione malata sarebbe una forma di riduzionismo enon potrà non essere rivolta a tutta lapersona. Non si può trattare il corpo malato come un meccanico tratterebbe l’automezzo da aggiustare, anche quando siapplicano delle protesi. Perché la persona è lì, indissolubilmente unita al suocorpo. Quel corpo malato come viene vissuto dal soggetto pensante che lo inabita?Quali pensieri, quali significati, quali emozioni, quali risvolti sociali o relazionali…quali domande emergono?Certo, vanno messi dei paletti. Non sipuò pensare all’intervento sanitario comel’offerta di tutto e di più. Non si può pretendere che il Servizio Sanitario offra unasalute talmente estensiva da coinciderecon la stessa felicità! Questo è stato unfraintendimento, involontariamenteindotto dalla definizione di salutedell’OMS, quando parla di “stato dicompleto benessere”. Restiamo coi piediper terra: si va in ospedale per essere curati nel corpo! Dopodiché si bada a nonignorare le emozioni più negative, a far sìche l’apparato psichico mantenga un suoequilibrio, a far sì che l’entroterra socioeconomico non mandi a carte quaranta lasalute recuperata. Si vedrà anche comenon far mancare il sostegno spirituale ereligioso. Ma queste attenzioni sono esigite ed agite tanto in quanto agevolano ilpercorso diagnosticoterapeuticoriabilitativo.Se questa è la cura, di tutto l’uomo, allo
ra diventa ovvio che alle figure professionali dei medici, degli infermieri, deitecnici, ne vanno affiancate altre in ragionevole proporzione quali: lo psicologo,l’assistente sociale, il cappellano, il volontario, l’animatori del tempo libero, ilclown dottore… e mi permetto disottolinearlo prima di tutte, il famigliare! C’è ancora troppo la sensazione che ilfamigliare sia visto più come presenzaincomoda che come risorsa.Del resto, neppure questa integrazionedell’organico potrà bastare perché,quando si accoglie un concetto di curacosì esigente, diventa d’obbligo un lavoro a rete con altre istituzioni, associazionie quant’altre risorse esterne all’ospedale.La cura di tutto l’uomo non può esaurirsi nel recinto ospedaliero. Cura ditutto l’uomo equivale a cura concertatacol concorso di molti. È un fatto di società. È un fatto di cultura.
*Siccome fa trend concludere in modopoetico, propongo una preghiera che,una volta tanto, non è del fedele versoDio ma è rivolta dal Padre misericordiosoa noi. Sono versi composti da un autoreche va sotto lo pseudonimo di OttavioDegardo.
Invocami, figlio dell’uomo, invocami…Sei fragilità? sarò la tua forza.Sei malattia? sarò la tua guarigione.Sei paura? sarò il tuo coraggio.Sei solitudine? sarò per te presenza.Sei tenebra? sarò la tua luce.Sei aridità? sarò la tua acqua.Sei rumore? sarò la tua musica.Sei domanda? sarò la tua risposta.Sei ateo? Sarò la tua sorpresa.Sei orfano? ricordati che ti sono Padre.Invocami, figlio mio, invocami…
Padre Edoardo Gavotti
http: / / i s suu.com/sul lav iadel lav i ta