Speciale febbraio

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Il giornalino pastorale dell’ospedale (“sulla Via della Vita”), uscito proprio in occasio ne della GGM, nell’articolo di fondo commenta già questo titolo e ad esso vi rimando. Qui si riprende il tema in senso più articolato, essendo questo un lavoro preparato per la tavola rotonda del Seminario di studio accreditato ECM, avvenuta in Sala Ma rani per tutto il pomeriggio del 23 febbraio, dal titolo: “L’ appropriatezza terapeutica nel curare tutto l’uomo”. Mi arrischio a conservare nel testo scritto alcune delle battute (non tutte) anche se a voce acquisterebbero in qualità. Il mio intervento è il settimo di questa tavola rotonda, ed è risaputo che il numero “sette” nella Bibbia come nella catechesi ritorna in modo insistente: i 7 giorni della settimana dentro i quali si snodano i 7 interventi di Dio nella creazione, il perdonare 70 volte 7, i 7 sacramenti, le 7 opere di misericordia corporale e spirituale, i 7 vizi capita li… Insomma, 7 buoni motivi per dire: siamo stanchi! Pensandoci bene, anche il Creatore al 7° giorno… riposò. L’obiettivo del mio intervento è di entrare nel merito della Giornata Mondiale del Ma lato e illustrare il tema che il Papa da una parte e l’Ufficio CEI di pastorale della salute dall’altra ci propongono per quest’anno. Il messaggio annuale del papa prende per titolo le parole dette da Gesù al lebbroso guarito, l’unico di dieci mondati dalla lebbra a tornare per inginocchiarsi davanti e ringraziarlo: “Àlzati, la tua fede ti ha salvato!” La Conferenza Episcopale Italiana, su un programma pluriennale che tratta della fragili tà, insiste sulla necessità di una cura in grado di “Servire tutto l’uomo”. Quando la Chiesa parla di uomo vi fa rientrare anche il gentil sesso, così come in Adamo era già compresa Eva, che poi è stata tratta fuori dall’uomo, purtroppo. Da lì la buona consue tudine che le donne stiano in casa… ** Servire tutto l’uomo “Lo ha riavuto sano e salvo” (Lc 15, 27) Presenza Pastorale in Ospedale Speciale Febbraio SUPPLEMENTO Febbraio 2012 sulla VIA della VITA Dal messaggio papale raccolgo alcune affermazioni forti: la salute riacquistata è segno di qualcosa di più prezioso della semplice guarigione fisica; il compito della Chiesa è certamente l’annuncio del Regno di Dio ma proprio questo stesso annuncio deve essere un pro cesso di guarigione. La riflessione suggerita da Benedetto XVI è la seguente: questo binomio “salute fisica / rinnovamento spirituale” aiuta a comprendere i cosiddetti “sacramenti di guarigione”, che sono la Riconciliazione, l’Unzione degli infermi e l’Eucaristia. Chiedo scusa se mi trovo a richiamare alcu ni contenuti di catechesi ma è il mio compitino d’oggi. Che i sacramenti siano sette, l’abbiamo già detto. Essi sono cele brazioni liturgiche importanti, istituite di rettamente dal Signore Gesù come canali attraverso i quali Egli, risorto e sempre pre sente nella persona del ministro e nella co munità che prega, elargisce la sua grazia salvifica. I sette sacramenti concernono i grandi eventi del vivere cristiano: la nasci ta (Battesimo), l’iniziazione alla vita adulta (Cresima), l’agape fraterna (Eucaristia), la riconciliazione (Penitenza), la guarigione (Unzione degli Infermi), la missione (Ordine), la famiglia (Matrimonio). La loro struttura settenaria sta a dire che tutta la vita e l’agire della Chiesa – popolo di Dio chiamato a estendere nel mondo e nel tempo l’opera di Gesù – è in qualche modo “sacramento”, cioè un segno e stru mento dell’agire salvifico del Signore a fa vore di tutta l’umanità. La Chiesa, in altre parole, è chiamata dal suo Signore ad es sere una “comunità sanante”, luogo dove si vivono relazioni sane, il sostegno e l’edi ficazione vicendevoli, la comprensione, il rispetto… e metteteci tutto quel che vole te, perché di questo si tratta quando si parla di “regno di Dio”. In tutti coloro che si dicono discepoli di Gesù dovrebbe es serci la preoccupazione di creare attorno a sé un contesto positivo, un ambiente sa no, armonico, in pace… È l’utopia cristia na, questa! E questo agire all’insegna della ricerca del bene e del benessere (nel senso origina rio di “esserebene”) trova conferma ed efficacia in alcuni particolari sacramenti, detti “di guarigione” in quanto hanno fra i loro effetti quello di portare la persona a stare bene, a benessere come persone. 1 I Sacramenti di guarigione

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speciale in occasione della giornata mondiale del malato 2012

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Il giornalino pastorale dell’ospedale (“sulla Via della Vita”), uscito proprio in occasio­ne della GGM, nell’articolo di fondo commenta già questo titolo e ad esso vi rimando.Qui si riprende il tema in senso più articolato, essendo questo un lavoro preparatoper la tavola rotonda del Seminario di studio accreditato ECM, avvenuta in Sala Ma­rani per tutto il pomeriggio del 23 febbraio, dal titolo: “L’ appropriatezza terapeuticanel curare tutto l’uomo”.Mi arrischio a conservare nel testo scritto alcune delle battute (non tutte) anche se avoce acquisterebbero in qualità.

Il mio intervento è il settimo di questa tavola rotonda, ed è risaputo che il numero“sette” nella Bibbia come nella catechesi ritorna in modo insistente: i 7 giorni dellasettimana dentro i quali si snodano i 7 interventi di Dio nella creazione, il perdonare 70volte 7, i 7 sacramenti, le 7 opere di misericordia corporale e spirituale, i 7 vizi capita­li… Insomma, 7 buoni motivi per dire: siamo stanchi! Pensandoci bene, anche ilCreatore al 7° giorno… riposò.

L’obiettivo del mio intervento è di entrare nel merito della Giornata Mondiale del Ma­lato e illustrare il tema che il Papa da una parte e l’Ufficio CEI di pastorale della salutedall’altra ci propongono per quest’anno.Il messaggio annuale del papa prende per titolo le parole dette da Gesù al lebbrosoguarito, l’unico di dieci mondati dalla lebbra a tornare per inginocchiarsi davanti eringraziarlo: “Àlzati, la tua fede ti ha salvato!”La Conferenza Episcopale Italiana, su un programma pluriennale che tratta della fragili­tà, insiste sulla necessità di una cura in grado di “Servire tutto l’uomo”. Quando laChiesa parla di uomo vi fa rientrare anche il gentil sesso, così come in Adamo era giàcompresa Eva, che poi è stata tratta fuori dall’uomo, purtroppo. Da lì la buona consue­tudine che le donne stiano in casa…

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Servire tutto l’uomo“Lo ha riavuto sano e salvo” (Lc 15, 27)

P r e s e n z a P a s t o r a l e i n O s p e d a l e

Speciale Febbraio

SUPP

LEMEN

TOFebbraio 2012

sulla VIA della VITA

Dal messaggio papale raccolgo alcuneaffermazioni forti:­ la salute riacquistata è segno di qualcosadi più prezioso della semplice guarigionefisica;­ il compito della Chiesa è certamentel’annuncio del Regno di Dio ma proprioquesto stesso annuncio deve essere un pro­cesso di guarigione.La riflessione suggerita da Benedetto XVI èla seguente: questo binomio “salute fisica /rinnovamento spirituale” aiuta acomprendere i cosiddetti “sacramenti diguarigione”, che sono la Riconciliazione,l’Unzione degli infermi e l’Eucaristia.

Chiedo scusa se mi trovo a richiamare alcu­ni contenuti di catechesi ma è il miocompitino d’oggi. Che i sacramenti sianosette, l’abbiamo già detto. Essi sono cele­brazioni liturgiche importanti, istituite di­rettamente dal Signore Gesù come canaliattraverso i quali Egli, risorto e sempre pre­sente nella persona del ministro e nella co­

munità che prega, elargisce la sua graziasalvifica. I sette sacramenti concernono igrandi eventi del vivere cristiano: la nasci­ta (Battesimo), l’iniziazione alla vita adulta(Cresima), l’agape fraterna (Eucaristia), lariconciliazione (Penitenza), la guarigione(Unzione degli Infermi), la missione(Ordine), la famiglia (Matrimonio).La loro struttura settenaria sta a dire chetutta la vita e l’agire della Chiesa – popolodi Dio chiamato a estendere nel mondo enel tempo l’opera di Gesù – è in qualchemodo “sacramento”, cioè un segno e stru­mento dell’agire salvifico del Signore a fa­vore di tutta l’umanità. La Chiesa, in altreparole, è chiamata dal suo Signore ad es­sere una “comunità sanante”, luogo dovesi vivono relazioni sane, il sostegno e l’edi­ficazione vicendevoli, la comprensione, ilrispetto… e metteteci tutto quel che vole­te, perché di questo si tratta quando siparla di “regno di Dio”. In tutti coloro chesi dicono discepoli di Gesù dovrebbe es­serci la preoccupazione di creare attorno a

sé un contesto positivo, un ambiente sa­no, armonico, in pace… È l’utopia cristia­na, questa!E questo agire all’insegna della ricerca delbene e del benessere (nel senso origina­rio di “essere­bene”) trova conferma edefficacia in alcuni particolari sacramenti,detti “di guarigione” in quanto hanno fra iloro effetti quello di portare la persona astare bene, a ben­essere come persone.

1 ­ I Sacramenti di guarigione

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2 – La Riconciliazione “terapeutica”Prendiamo, per cominciare, il sacramentodella Penitenza (detto anche della Confes­sione o Riconciliazione).Dove sta il suo risvolto sanante? È prestodetto: stare in armonia, in pace con chi vi­ve attorno a noi, con chi sta sopra di noi(Dio) e prima ancora con noi stessi… que­sto fa bene! Va recuperato il senso latinodi “penitenza” (poenitemini): re­immettersi sul percorso, ritessere il lega­me interrotto; ritrovare il sentiero di pacee di giustizia. Questa riconciliazione è salu­te!Nel Vangelo di domenica scorsa ( VII delTempo ordinario, Mc 2,1­12) si cita un epi­sodio di guarigione illuminante al ri­guardo: un gruppo di uomini portano daGesù un paralitico sulla barella. Si dannoda fare per metterglielo davanti, baipas­sando la folla stipata in casa e passandoper il tetto. E Gesù cosa dice a quel pove­ro disgraziato? “Ti sono rimessi i peccati”.Ma come! Sembra proprio una burla…Non occorre un’intelligenza stratosfericaper capire cosa si aspetti quel paralitico!Anche Dio a volte fa il finto tonto per pro­vocarci e suscitare in noi le domande giu­ste: “Che c’azzecca! ­ si domandano alcuniscribi antenati di “mani pulite” ­ Comepuò costui arrogarsi un’esclusiva di divi­na?!” Se facessero una ripassatina del librodi Genesi al cap. 3, si ricorderebbero delnesso tra il peccato dei progenitori e i ma­lanni generalizzati sulla terra. Al di là delle

figure simboliche, sta la verità di un uomofragile e vulnerabile di per sé, il quale,quando si fa del male, è così in gamba darovinarsi su tutta la linea. La disobbe­dienza ad una precisa proibizione (mangia­re del frutto dell’albero della vita) non èche la punta d’iceberg ­ o metafora se vole­te ­ di una realtà inoppugnabile: l’uomo èmalato dentro, nel profondo di sé… e intante maniere ­ alcune un po’ misteriose,altre più lampanti ­ quel mal/essere esi­stenziale può avere una serie vertiginosadi ricadute.Qual è la medicina salvifica di Dio? Ilperdono. In un mondo retto dal concettoretributivo della giustizia, si fa fatica a capi­re la portata salutare del perdono. Il si­gnor Castagna di Erba – marito, padre enonno di tre vittime massacrate per ragio­ni effimere – in una recentissima intervi­sta TV ribadisce: se io perdono gli uccisoriè innanzitutto per me stesso. È l’unica viad’uscita per non restare perennementeeroso dal rancore. Il perdono è scelta ditotale libertà che permette di ripartire dacapo, di non restare avvinghiati al reo inun legame tossico.Ma il perdono offre unachance anche al colpevole: cosa potrà“salvare” il comandante Schettino (ammes­so e per ora non concesso che abbiaeffettivamente tutte le responsabilità a luiattribuite) dalla disperazione per la mortedi 32 vittime? Solo il perdono. Dal perdo­no dato e ricevuto può ripartire la vita.

E quel paralitico perdonato da Gesù chemale poteva avere fatto? Non lo sappiamo.Gesù però sapeva scrutare i cuori equalcosa avrà certo visto: forse era ranco­roso verso i sani, forse bestemmiava Dioper la sua sorte, forse era un tifoso delChievo, forse sperava di vivere tanto alungo da dare il voto a Berlusconi… Nonsappiamo. O forse era stato in qualchemodo causa del proprio male, perchénella malattia non siamo sempre e solovittime. Ci sono i “comportamenti a ri­schio”: fumare per esempio, eccedere nelcibo o nei dolci, nell’alcol, nel lavoro,nello sport… Anche condurre l’auto­mezzo senza rispettare le norme di sicu­rezza è comportamento a rischio…Siccome ho timore di passare perbacchettone, non cito qui certe abitudinisessuali… Anche avere un amante lo è,soprattutto se è la donna di Mark Ty­son… Anche parlare male del Vaticano: tiarriva un… Bertone di traverso!Gesù non è cinico: alla fine guarisce quelparalitico e, siccome il lavoro nobilital’uomo, gli dà subito un lavoretto da fare:che se la metta in spalla lui ora la sua ba­rella, così capisce che anche nell’essereparalitico ci sta qualche vantaggio... La le­zione comunque è arrivata: ci può essereper l’uomo una patologia più perniciosadi quella fisica. Su con le recie!

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3 – L’Eucaristia, “viatico e pegno di vita eterna”Passiamo ora al sacramento dell’Eucaristia,che rimanda al gesto di Gesù nell’ultimacena: “Questo è il mio corpo dato pervoi”. Egli sta dicendo che il senso di tuttala sua incarnazione è “farsi cibo” perpermettere a noi di vivere. E cos’è que­st’alimento se non il suo amore “fattocarne”, fatto visibilità, tangibilità? Cibo pernoi tutti assimilabile.Qui parliamo di amore divino, non di amo­re umano, che sappiamo essere molto pre­cario e transeunte!: quello di Dio è fedele,è roccioso, è eterno. È quell’amore che cisalva, perché quello non verrà mai meno.Abbiamo bisogno di sentirci dire cose così,che fra tante esperienze che passano, checi illudono, che sono sempre mezze conve­nienze… ci sta un amore puro e incondi­zionato. Non so se il neo­profeta

Celentano intenda questo quando al Festi­val sanremese rimprovera ai preti di nonparlare più di Paradiso. Non so neppurecosa lui intenda quando parla di Paradiso,ma questo è il Paradiso: l’amore di Diodiffuso nei nostri cuori. Non occorreaspettare di salire al… piano superioreper incontrarlo, perché Gesù è venuto afarci intendere che già qui possiamo speri­mentare – dandoci la mano l’un l’altro – ilparadiso. Magari sarà ancora con la “p” mi­nuscola, ma è quel pezzettino di paradisoche ci fa sperare possa esistere quello conla “P” maiuscola. Se no, che ci è venuto afare qui Gesù? Poteva ben aspettarci al pia­no superiore dove si deve il caffè Lavazzanel bar di San Pietro e fare tutto in unavolta, non vi pare?Ebbene, l’Eucaristia diventa per noi viati­

co (cioè “il pane del viaggio”) e pegno divita eterna: “Chi mangerà questo cibonon morrà in eterno!” Su questo puntoGesù vuole essere molto esplicito: il suocorpo donato per amore sulla croce è pernoi il “pegno di garanzia” che lui deponeai Paschi di Siena. Il nostro corpo morrà,su questo non facciamoci illusioni (anchese io amo lasciare a Dio la libertà diqualche eccezione della quale gradirei es­sere testimone) ma l’amore posto in noida Dio quello non morrà mai. Quello ètutto ciò che di noi si conserverà per la vi­ta eterna (“preoccupatevi di accumularetesori nei cieli!”). Se noi “diventiamo”amore, noi vivremo per sempre. Facileno!? Eeh, Adriano!: uno c’è che parlalento e va lontano: c’è lentàno!

4 – L’Unzione degli Infermi, “olio della speranza”E arriviamo anche a quel sacramento chequi in ospedale trova il suo habitat natura­le: l’Unzione degli Infermi. In che modoquesto sacramento è stato istituito da Ge­sù? Con tutto il suo agire apostolico! Egliinfatti ha interpretato la sua missione allaluce di quella figura intravista dal profetaIsaia del Servo sofferente, il quale dovevainaugurare “un anno di grazia del Signo­re… sciogliendo la lingua ai muti, dandola vista ai ciechi, l’udito ai sordi… ”. Sitenga presente che le categorie dei ciechi,sordomuti, paralitici e lebbrosi erano lecategorie rappresentative di tutti i malati;ad esse si affiancavano quelle più misterio­se degli epilettici e dei posseduti da spiritiimmondi (gli psicotici?).E questa cosa Gesù conferma all’amba­sciata giuntagli dal Battista che è in galera:“È lui colui che deve venire o si deveattendere un altro?” Risposta: “i ciechicamminano, i sordi vedono, i paraliticiparlano, i lebbrosi ballano la lab­dance, ibauchi si svegliano, i politici si decurtanolo stipendio… dunque è giunto a voi il re­gno di Dio”. Qui sì che si promettono…mari o monti!Ora è interessante capire “come” Gesùinterpreta questo suo messianismo tau­maturgico. Ci aiuta in questo l’analisi dellaterminologia (greca) usata dagli evangeli­sti, i quali parlando delle guarigioni ri­corrono a verbi estensivi.

3 È il caso per esempio di therapeuein,il cui originario significato non era “cura­re” (cf. terapia) bensì “onorare, servire”. Èun verbo molto usato dagli evangelisti epreferito al verbo iaomai (= guarire). Es­so sottolinea l’aspetto del prendersi cura

(to care, si direbbe in inglese). Si pensiall’episodio dell’uomo dalla mano inaridi­ta: i presenti si domandano “vediamo se locurerà in giorno di sabato” (Mc 3,2) e Ge­sù pone quell’uomo “al centro” quasi a di­re che ogni giorno della settimana occorreessere a servizio della vita. Il “prendersi cu­ra dell’uomo”, l’onorare l’uomo, è il sensoin cui Gesù intende la propria missione edà il mandato ai discepoli di farealtrettanto, unendo assieme i tre verbi: “cu­rare” (terapeuein), “insegnare” (dida­schein) e “predicare” (cherussein) in unatrilogia inscindibile.

3 Abbiamo poi l’uso del verbo hyghiai­nein, che esprime la guarigione integrale(in Gv 7,23: “Voi vi sdegnate perché di sa­bato io ho guarito interamente un uo­mo?”, olon antropon): la guarigione diGesù raggiunge tutte le dimensioni feritedella persona. Nella parabola del figliolprodigo (Lc 15,27) questo termine al parti­cipio hyghiainonta viene tradotto con dueaggettivi accostati: “tuo padre fa festaperché lo ha riavuto sano e salvo). Il figliofuggito da casa è tornato ancora sano fisi­camente, ma soprattutto egli ha recupe­rato il senso dell’essere figlio! E questoauspicio deve valere anche per il figliomaggiore, che è rimasto sì in casa ma siconsidera uno schiavo.

3 C’è poi il verbo sozein, salvare, che invari passi è abbinato al verbo “sanare”.All’emorroissa guarita Gesù dice “la tua fe­de ti ha salvata” (Mc 5): è la fede il veroponte per la guarigione, cioè il nuovorapporto instaurato con Gesù. E così puretroviamo il verbo “salvare” nell’episodio

dei 10 lebbrosi già citato (Lc 17,19): tuttie dieci sono stati “guariti” ma uno soloanche “salvato”. Con la guarigione quellebbroso inizia un percorso che si rivelasalvifico nella misura in cui scopre in Cri­sto il suo salvatore. La salute recuperatanon è ancora salvezza, ma un possibilepercorso di orientamento verso lasalvezza! È il gesto del glorificare Dio chesegna l’avvenuta guarigione integrale, laguarigione dell’uomo.

Il sacramento dell’Unzione degli infermiintende conferire i doni della grazia salvi­fica e il conforto ­ fortezza nella lotta,sollievo nel dolore, fiducia nella vita, paceinteriore…­ a chi è messo partico­larmente alla prova e può essere tentatodi lasciarsi andare alla disperazione.Certo, fino a che esso viene richiesto soloquando il malato è agonizzante e senzacoscienza (quando è di fatto “estremaunzione”) il conforto è più per i famiglia­ri… E vuoi mai che, a quel punto, sa­rebbe più indicato per loro?...

Dei tre sacramenti che ho commentato,uno è più direttamente relativo alla salutefisica (Unzione), uno alla salute psico­rela­zionale (Riconciliazione), uno a quella va­loriale­spirituale (l’Eucaristia). Cosa cidice la compresenza di questi tre sacra­menti dentro l’unica categoria dei sacra­menti di guarigione? Ci dice che la graziaelargita dal Cristo va a salvare tutta lapersona.

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sulla VIA della VITAPeriodico del Servizio Religioso presentenell’Ospedale di B.go Trento, Verona.Il bollettino viene distribuito in cartaceo ein digitale sul sito AziendaleOspedale Civile MaggioreB.go Trento ­ VeronaTelefono: 045.812.2110email: [email protected] ONLINEhttp://issuu.com/sullaviadellavita

5 – Curare tutto l’uomoAndiamo verso la conclusione del nostrodiscorso, riprendendo proprio la figuradel lebbroso che trova la salvezza nel ge­sto della riconoscenza verso Dio. Quantiutenti passano attraverso le nostre curein ospedale e tornano a casa guariti…Tornano a casa anche più uomini di pri­ma? Tornano a casa più riconciliati con lavita? O con qualche risposta esistenzialein più? Che esperienza di cura hannofatto? Hanno trovato solo chimica nelle lo­ro medicine o anche qualcos’altro? Si so­no sentiti diagnosticati solo da complicatimacchinari o anche accarezzati dasguardi? Hanno incontrato robot o perso­ne?

A questo punto il nostro chiacchierare sisposta decisamente sul tema specificoindicato dall’ufficio CEI di pastorale dellasalute. “Curare tutto l’uomo”, si diceva.Non s’intende curare tutto il corpodell’uomo, ma tutto l’uomo. L’uomo inquanto uomo. Realtà bellissima, affasci­nante. “Cos’è mai l’uomo perché tu (Dio)te ne dia pensiero! Il figlio dell’uomoperché tu te ne curi!”, si domanda stupi­to il salmista (Sal 8). “Eppure l’hai fattopoco meno degli angeli, di gloria e dionore lo hai coronato”. Già nel corpo so­no riscontrabili i segni della nobiltàdell’uomo: le mani, il volto, lo sguardo, ilgesto… Se l’uomo sia stato creato cosìfin dall’inizio (è l’ipotesi creazionista) ose lo sia diventato lungo un processo evo­lutivo è, tutto sommato, irrilevante. Chisia l’uomo, questo siffatto uomo, non èquestione che riguardi la sola teologia: ri­guarda ogni appassionato ricercatore diverità, religioso o agnostico che sia.

Ebbene, come va curato questo concretouomo quale appare ai nostri sensi? Conce­detemi di tenere un profilo piuttostoalto: prendersi cura dell’uomo ècontemplarlo, innanzitutto. È ricono­scerlo nella sua verità. Non vogliamo dis­quisire se sia anche figlio di Dio oltre che

figlio dell’uomo? Ok, ci basti considerarlonelle sue molteplici manifestazioni: biolo­gica, funzionale, emotiva, razionale, socia­le, relazionale, etica ed estetica, creativa,spirituale, anche religiosa, perché no.Aggiungiamo qui, dimensione patologica.C’è un modo di essere malati che è pecu­liare all’uomo. Cosa significa per un uo­mo essere malato? È da domande comequesta che discende l’indicazione dellacura.Essa non potrà appiattirsi alla considera­zione della sola parte o funzione malata ­sarebbe una forma di riduzionismo ­ enon potrà non essere rivolta a tutta lapersona. Non si può trattare il corpo ma­lato come un meccanico tratterebbe l’au­tomezzo da aggiustare, anche quando siapplicano delle protesi. Perché la perso­na è lì, indissolubilmente unita al suocorpo. Quel corpo malato come viene vis­suto dal soggetto pensante che lo inabita?Quali pensieri, quali significati, quali emo­zioni, quali risvolti sociali o relazionali…quali domande emergono?Certo, vanno messi dei paletti. Non sipuò pensare all’intervento sanitario comel’offerta di tutto e di più. Non si può pre­tendere che il Servizio Sanitario offra unasalute talmente estensiva da coinciderecon la stessa felicità! Questo è stato unfraintendimento, involontariamenteindotto dalla definizione di salutedell’OMS, quando parla di “stato dicompleto benessere”. Restiamo coi piediper terra: si va in ospedale per essere cu­rati nel corpo! Dopodiché si bada a nonignorare le emozioni più negative, a far sìche l’apparato psichico mantenga un suoequilibrio, a far sì che l’entroterra socioe­conomico non mandi a carte quaranta lasalute recuperata. Si vedrà anche comenon far mancare il sostegno spirituale ereligioso. Ma queste attenzioni sono esigi­te ed agite tanto in quanto agevolano ilpercorso diagnostico­terapeutico­riabili­tativo.Se questa è la cura, di tutto l’uomo, allo­

ra diventa ovvio che alle figure professio­nali dei medici, degli infermieri, deitecnici, ne vanno affiancate altre in ragio­nevole proporzione quali: lo psicologo,l’assistente sociale, il cappellano, il vo­lontario, l’animatori del tempo libero, ilclown dottore… e ­ mi permetto disottolinearlo ­ prima di tutte, il famiglia­re! C’è ancora troppo la sensazione che ilfamigliare sia visto più come presenzaincomoda che come risorsa.Del resto, neppure questa integrazionedell’organico potrà bastare perché,quando si accoglie un concetto di curacosì esigente, diventa d’obbligo un lavo­ro a rete con altre istituzioni, associazionie quant’altre risorse esterne all’ospedale.La cura di tutto l’uomo non può esau­rirsi nel recinto ospedaliero. Cura ditutto l’uomo equivale a cura concertatacol concorso di molti. È un fatto di socie­tà. È un fatto di cultura.

*Siccome fa trend concludere in modopoetico, propongo una preghiera che,una volta tanto, non è del fedele versoDio ma è rivolta dal Padre misericordiosoa noi. Sono versi composti da un autoreche va sotto lo pseudonimo di OttavioDegardo.

Invocami, figlio dell’uomo, invocami…Sei fragilità? sarò la tua forza.Sei malattia? sarò la tua guarigione.Sei paura? sarò il tuo coraggio.Sei solitudine? sarò per te presenza.Sei tenebra? sarò la tua luce.Sei aridità? sarò la tua acqua.Sei rumore? sarò la tua musica.Sei domanda? sarò la tua risposta.Sei ateo? Sarò la tua sorpresa.Sei orfano? ricordati che ti sono Padre.Invocami, figlio mio, invocami…

Padre Edoardo Gavotti

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