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COLLEGAMENTO PASTORALE Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 2, DCB Vicenza Vicenza, 31 gennaio 2012 Anno XLIV n. 3 SOMMARIO p. 2 DETTO TRA NOI… p. 3 IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I FANCIULLI p. 5 IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I RAGAZZI p. 25 RIFLESSIONI BIBLICHE p. 26 PASQUA IN ARTE… p. 27 4° INCONTRO DIOCESANO SULLA CATECHESI FAMILIARE p. 28 NOTIZIE INFORMATIVE DALL’UFFICIO… Periodico mensile degli uffici pastorali diocesani – Autorizzazione trib. di Vicenza n. 237 del 12/03/1969 Senza pubblicità Direttore respons. Bernardo Pornaro – Ciclostilato in proprio – P.zza Duomo 2 – Vicenza – Tiratura inferiore alle 20.000 copie. www.vicenza.chiesacattolica.it

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Speciale Catechesi 1

COLLEGAMENTO PASTORALE

Poste Italiane s.p.a. – Spedizione in a.p. – D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n° 46) art.1, comma 2, DCB Vicenza

Vicenza, 31 gennaio 2012 Anno XLIV n. 3

SOMMARIO

p. 2 DETTO TRA NOI…

p. 3 IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I FANCIULLI

p. 5 IN CAMMINO VERSO LA PASQUA CON I RAGAZZI

p. 25 RIFLESSIONI BIBLICHE

p. 26 PASQUA IN ARTE…

p. 27 4° INCONTRO DIOCESANO SULLA CATECHESI FAMILIARE

p. 28 NOTIZIE INFORMATIVE DALL’UFFICIO…

Periodico mensile degli uffici pastorali diocesani – Autorizzazione trib. di Vicenza n. 237 del 12/03/1969 – Senza pubblicità – Direttore respons. Bernardo Pornaro – Ciclostilato in proprio – P.zza Duomo 2 – Vicenza – Tiratura inferiore alle 20.000 copie. www.vicenza.chiesacattolica.it

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Speciale Catechesi 2

Detto tra noi… di don Antonio B.

IN CAMMINO CON GESU’ VERSO LA PASQUA Proposte catechistiche per il tempo quaresimale

“La Quaresima - diceva mercoledì 9 marzo 2011 papa Benedetto XVI° - è un cammino, è accompagnare Gesù che sale a Gerusalemme, luogo del compimento del suo mistero di passione, morte e risurrezione; ci ricorda che la vita cristiana è una "via" da percorrere, consistente non tanto in una legge da osservare, ma nella persona stessa di Cristo, da incontrare, da accogliere, da seguire”.

La quaresima ha una lunga tradizione nella Chiesa: è un itinerario di fede e di impegno nella vita cristiana, che ritorna ogni anno e culmina nella Pasqua, il mistero della morte e risurrezione di Cristo; da essa scaturiscono tutti i doni spirituali e i sacramenti, che danno rinnovata vitalità alle nostre comunità (sacramenti della prima eucaristia o comunione eucaristica, confermazione, penitenza cui molti ragazzi si accostano nel tempo quaresimale e pasquale). La catechesi con i ragazzi e i loro genitori - scandita dall’anno liturgico - si intensifica in quaresima: lo sanno bene le catechiste e gli operatori pastorali, chiamati a far percepire l’importanza di questo tempo e a viverlo con loro come giorni di grazia e forte cammino credente.

Per venire incontro a tale esigenza, sono state preparate per tempo - lasciando ad ogni gruppo e parrocchia piena libertà e creatività - alcune schede didattiche per gli incontri catechistici di iniziazione cristiana con i fanciulli e i ragazzi da Francesca Cucchini e Milena Mendo, cui va la nostra gratitudine. (Altro materiale si può trovare nel sito web dell’Ufficio!). Sono una semplice proposta, che va completata con altri sussidi e iniziative messi in campo dalla nostra diocesi, come il libretto per la preghiera in famiglia e la raccolta “Un pane per amor di Dio” con i salvadanai da portarsi a casa. E non sarebbe il caso di condividere anche tra i ragazzi, con il proprio gruppo di catechesi, l’indicazione data dal Vescovo e dalla Caritas diocesana nel dicembre scorso di dar vita a “piccoli” sostegni di vicinanza? “Chi ha pietà del povero fa un prestito al Signore, che gli darà la sua ricompensa” (Pr 19,17).

Però è importante che per primi e con nuovo slancio siano gli operatori della catechesi, siate voi catechiste/i a vivere intensamente la quaresima: dobbiamo cambiare noi, trasformare il nostro cuore… e fare un passo in avanti nella conoscenza - amore - testimonianza di Cristo Signore per aiutare gli altri, i nostri ragazzi a fare altrettanto. Fatevi il dono di un piccolo programma di vitaspirituale quaresimale: trovate - questo è il mio suggerimento fraterno - dei momenti per stare sole/i a pregare, datevi cinque minuti al giorno per incontrare la Parola di Dio, partecipate ad un ritiro spirituale, fate visita ad un malato o ad un anziano, andate qualche volta all’eucaristia feriale, ricercate un concreto impegno di carità… L’Ufficio vi offre alcune opportunità: gli esercizi spirituali, la veglia per catechiste, il fascicolo di catechesi sul Vangelo di Marco.

In questo cammino quaresimale siamo attenti a cogliere l’invito di Cristo, a seguirlo in modo più deciso e coerente, rinnovando la grazia e gli impegni del nostro Battesimo e del nostro servizio catechistico, per abbandonare l’uomo vecchio che è in noi e rivestirci di Cristo, per giungere rinnovati alla Pasqua e poter dire con San Paolo "non vivo più io, ma Cristo vive in me" (Gal 2,20).

Buon cammino quaresimale a voi tutte/i!

Antonio Bollin Vicenza, 31 gennaio 2012 Memoria di S. Giovanni Bosco

In copertina: Sabatelli L. sec. XVIII, Gesù aiutato dal Cireneo a portare la croce, Chiesa di San Silvestro in Santa Caterina Vergine e Martire

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Speciale Catechesi 3

In cammino verso la Pasqua con i fanciulli a cura di – F. Cucchini

INCONTRI DI QUARESIMA IN PREPARAZIONE ALLA PASQUA, CON I FANCIULLI DI SECONDA ELEMENTARE

1° Itinerario del catechismo “Io sono con voi”

PRIMO INCONTRO DI QUARESIMA Obiettivo dell’incontro Far capire ai bambini che Dio Padre con la morte e risurrezione di Gesù ha dato inizio a una vita nuova per tutte le creature. Preparazione Preparare in uno scatolone dei vasi da fiore, del terriccio per aiuole, una paletta da giardino, un bastoncino e guanti di gomma e in un cestino dei semi di nasturzio, di petunie, ecc. (eventualmente chiedere aiuto a un floricoltore) racchiusi in contenitori di carta colorata. Svolgimento I bambini si dispongono in cerchio sulle sedie già preparate dalla catechista, che si pone con la scatola dei semi al centro del cerchio. Dopo aver parlato della settimana trascorsa invita i bambini a scegliere un contenitore colorato che riserva una sorpresa e inizia a raccontare. Il negozio (di Bruno Ferrero) Un giovane sognò di entrare in un grande negozio. A far da commesso, dietro il bancone c’era un angelo. “Che cosa vendete qui?”, chiese il giovane. “Tutto ciò che desidera”, rispose cortesemente l’angelo. Il giovane cominciò ad elencare: “Vorrei la fine di tutte le guerre del mondo, più giustizia per gli sfruttati, tolleranza e generosità verso gli stranieri, più amore nelle famiglie, lavoro per i disoccupati, più comunione nella Chiesa e….e….”. L’angelo lo interruppe: “Mi dispiace, signore. Lei mi ha frainteso. Noi non vendiamo frutti, noi vendiamo solo semi”. Al termine del racconto la catechista dialoga con i bambini;

Che cosa chiede il giovane all’angelo? Che cosa risponde l’angelo? Perché vende solo semi? Gesù ha mai parlato di semi? Quando?

La catechista ricorda che più volte Gesù ha parlato del Regno di Dio come un seme che Dio semina nel campo (Mt 13,31-32; Mt 13,24-30; Mt 13,1-23; Lc 8,5-13; Mc 4,3-20). Il nostro compito è di rendere buona la terra. In ogni uomo c’è un giardino in cui sono seminati i valori e le imprese più grandi, ma per crescere hanno bisogno di terra buona irrigata e concimata. La catechista pone in mezzo al cerchio lo scatolone e con i bambini prepara i vasi riempiendoli di terra. Con il bastoncino pratica un foro al centro di ogni vaso e aiuta ogni bambino a far scivolare i suoi semi.

STRUMENTARIO

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La catechista invita i bambini a sistemare, con l’aiuto della mamma, il vasetto sul davanzale di una finestra o su un piccolo terrazzino di casa. Ogni giorno si devono versare alcune gocce d’acqua prendendosi un impegno, come

lodare Dio per i semi che ha posto in noi provare stupore e ammirazione per il sole, la pioggia, gli animali, i giocattoli… fare piccoli servizi in casa sorridere alle persone che ci stanno vicino

Concludiamo l’incontro con il Padre Nostro e il canto Il Signore ha messo un seme.

SECONDO INCONTRO DI QUARESIMA Obiettivo dell’incontro Lodare Dio Padre che con la morte e risurrezione di Gesù ci ha resi creature capaci di una vita nuova in Cristo. Preparazione Fotocopiamo ingrandendo le pag. 75-76-77 del catechismo “Io sono con voi”. Dividiamo il testo in quattro sequenze e ritagliamo ogni sequenza in più frasi in modo di averne una per bambino. Conserviamo le frasi divise per ogni sequenza in una scatola o in una busta. Prepariamo un cartellone con la scritta: “Egli ha dato la vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Giovanni 3,16). Prepariamo dei cartoncini colorati a forma di fiore con alcuni possibili impegni per ogni giorno della settimana (es.: sorrido alle persone che incontro, presto i colori a un compagno, aiuto la mamma in cucina, ecc.) Svolgimento I bambini si dispongono sulle sedie a semicerchio già preparate e dialogano con la catechista sulla settimana trascorsa, sugli impegni presi. Ci si informa se un minuscolo germoglio è già spuntato. La catechista parla di Gesù. E’ lui il seme di Dio venuto a fecondare la terra per una nuova creazione. Lo dice Gesù nel Vangelo di Giovanni. “… se il chicco di grano, caduto in terra, non muore rimane solo; se invece muore produce molto frutto.” (Gv 12,24). Cerchiamo allora di capire il cammino di Gesù verso Gerusalemme. Dividiamo i bambini in quattro gruppi. Ad ogni gruppo consegniamo una sequenza del racconto divisa in frasi. I bambini devono ricomporre il testo in modo corretto. Quando il lavoro è terminato, la catechista incolla le sequenze sul cartellone, aggiunge i disegni preparati a parte e spiega ai bambini il racconto. Alla fine ci fermiamo sulla frase scritta in alto. Che cosa vuol dire dare la vita per i fratelli? Significa far germogliare i semi che Dio ha seminato in noi, vivendo come Gesù. Seguiamo le sue parole: “Ti ringrazio, Padre” come Gesù imparo lo stupore, la gratitudine, l’ammirazione. “Padre, perdona loro” come Gesù imparo a perdonare e a chiedere perdono. “Vi ho chiamati amici” da Gesù imparo la gratuità, la generosità, l’amore per essere amico di tutti. “Non sono venuto per essere servito ma per servire” da Gesù imparo a rendermi utile. Ecc. (testo di riferimento “Lasciate che i bambini vengano a me” da pag. 120 a pag.128). La catechista suggerisce ai bambini di prendere un impegno ogni giorno, mentre aspettano con pazienza lo spuntare della gemma. (Si consegnano i cartoncini colorati con gli impegni suggeriti). Terminato l’incontro lodiamo Dio con il Padre Nostro e cantiamo Il Signore ha messo un seme.

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In cammino verso la Pasqua con i ragazzi a cura di – M. Mendo

A) INCONTRI IN QUARESIMA CON I RAGAZZI DI QUARTA ELEMENTARE

1° Itinerario del catechismo “VENITE CON ME”: RESTA CON NOI, SIGNORE

INCONTRO: FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME I. DISEGNO

Iniziamo l’incontro interpretando il disegno di pagina 128-129. Ecco le possibili domande da porre ai ragazzi dialogando con loro:

- Che cosa mostra l’immagine di pagina 128? - In chiesa hai visto questa processione? - Come si chiama? - Hai partecipato anche tu?

Ora guardiamo il grande disegno di pagina 129 - Che cosa c’è sopra la tavola? - Chi è il personaggio al centro del disegno con le braccia alzate? - Che cosa sta facendo? - Com’è l’atteggiamento delle persone? - Tutto questo ti ricorda qualcosa?

Ora leggi il titolo scritto in grassetto a pagina 128: “Fate questo in memoria di me “

- Che cosa vuol dire? - Vuol dire solo ricordare?

II. RACCONTO

Adesso vi leggerò una storia, per farvi capire meglio cosa voleva dirci Gesù con la sua richiesta: «Fate questo in memoria di me!». Siamo sulla costa meridionale di un paese dell'America Latina. In un villaggio di pescatori viveva Marco, sua moglie Linda e i loro tre figli José, Amalio e Lucia. Marco faceva il pescatore da molti anni; da alcuni mesi, tuttavia, era rimasto senza lavoro, perché la ditta per la quale pescava aveva deciso di trasferirsi, dicendo: «Non vale più la pena di pescare lungo queste coste!». Giunse infine il giorno in cui Marco fu costretto a lasciare la sua famiglia, per trasferirsi in città, a migliaia di chilometri dal suo villaggio, dove avrebbe potuto trovare da lavorare. Se fosse rimasto nel villaggio, i pochi risparmi sarebbero presto finiti e la famiglia avrebbe sofferto la fame. Quando arrivò il giorno della partenza, in cui il padre avrebbe dovuto lasciarli per andare a guadagnare il pane, la moglie e i figli erano molto tristi. Anche il padre era profondamente addolorato, perché non sapeva quando avrebbe rivisto sua moglie e i suoi tre bambini. Per tutto il giorno pensò a cosa avrebbe potuto lasciare loro, affinchè la moglie e i suoi bambini pensassero a lui mentre era via di casa. E pensò anche a cosa avrebbe potuto portare con sé a ricordo dei suoi cari. Scese la sera e tutti si misero a tavola, ben sapendo che era l'ultima volta che cenavano con il padre. Un silenzio teso regnava sulla famiglia. Solo la piccola Lucia osò domandare: «Papà, starò ancora dormendo domani, quando tu partirai?». «Sì», rispose il papà, «dovrò partire di buonora. Mi ci vorranno due giorni per arrivare lassù al nord con la vecchia corriera. Ma troverò presto un lavoro ed una casa e allora verrò a riprendervi e staremo nuovamente insieme per sempre.

STRUMENTARIO

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Non so quanto tempo ci vorrà. Vorrei portarmi via qualcosa, che mi ricordi quanto vi amo e che devo tornare quanto prima a prendervi. Ma voglio lasciare anche a voi qualcosa che vi ricordi che mi amate e che mi aspetterete». Proseguì poi: «Ma non ho niente da potervi regalare. Tuttavia c'è qualcosa che ci aiuterà, che aiuterà voi a pensare a me e me a pensare a voi. Quando siederete insieme a questo tavolo e mangerete il vostro pane, pensate a me. E quando io mangerò il pane, lassù in città, anch'io penserò a voi!». «Affare fatto!», esclamarono i bambini, che non erano più così tristi, anche se sapevano che non avrebbero più visto il padre per un certo periodo di tempo. Infatti ora sapevano che ogni volta che si fossero seduti a tavola con la mamma avrebbero pensato al papà, che sarebbe tornato a riprenderli. Da quel giorno, il pane acquistò, per i bambini e per la mamma, ma anche per il padre lontano, un sapore del tutto speciale. (Leonardo Boff)

Durante la Santa Messa noi ricordiamo e riviviamo quello che Gesù ha fatto nell’Ultima Cena. La celebrazione dell'Eucaristia è però più della cena della mamma con i suoi bambini, durante la quale essi pensavano al papà e lo sentivano in qualche modo «presente». Gesù nell'Eucaristia è presente e si dona veramente a noi nei doni consacrati: questo è il mio corpo, questo è il mio sangue. III. CATECHESI DIALOGATA

- Il papà era presente a tavola con la moglie e i tre figli? - Lo era solo nel loro ricordo? - E Gesù nell’eucaristia è presente solo con il ricordo? - O lo è davvero?

Leggiamo insieme il catechismo a pag. 128: “La chiesa obbediente............. l’apostolo Paolo”. - Che cosa significa “rinnova costantemente questa memoria”?

Il “memoriale” è la ri-creazione nel presente del dono divino antico, è la sua attualizzazione nell’oggi, rivelando la continuità dell’azione divina in mezzo a noi e la sua indistruttibile efficacia. IV. ATTIVITA’ 1° Ecco un pezzo della lettera di S. Paolo ai Corinzi a cui sono stati tolti i verbi. Aggiungi i termini mancanti scegliendoli fra questi: spezzò, bevete, annunziate, veniva tradito, mangiate, dicendo, annunziate, egli venga, fate, bevete, ho ricevuto, prese, ho trasmesso, prese Io infatti,.......................................... dal Signore quello che a mia volta vi ..............................: il Signore Gesù, nella notte in cui ................................, .......................... il pane e, dopo aver reso grazie, lo ................................. e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; ................ questo in memoria di me”. Allo stesso modo dopo aver cenato, .................... anche il calice, .....................: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne ............................., in memoria di me”. Ogni volta infatti che .......................... di questo pane e .......................... di questo calice, voi .......................... la morte del Signore finché ............................ . 2° Scheda: FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME 3° Gioco: “il pane che dà vita” I ragazzi sono divisi in due squadre A e B. In ogni squadra vengono scelti due componenti a1, a2 e b1, b2. Questi sono disposti a lato del campo, mentre tutti gli altri al lato opposto, in cerchio. I due concorrenti devono raggiungere i compagni all’estremità opposta.

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Per procedere hanno però bisogno di pezzi di pane (per ogni pezzetto mangiato, il giocatore può avanzare di 2 o 3 passi; lo fisserà il catechista, a seconda dello spazio disponibile). Il gioco procede così: i giocatori disposti in cerchio hanno a disposizione un pallone (servono pertanto due palloni); al fischio del catechista ogni giocatore della squadra A passerà il pallone al suo vicino, con le mani, mentre tutti i concorrenti dovranno stare su una gamba sola. Se il pallone cade o se un giocatore, quando riceve o passa il pallone, appoggia a terra tutti e due i piedi si riparte da capo. Quando si è completato il giro, il capo-squadra riceve dal catechista un pezzettino di pane e lo porta al concorrente che deve avanzare e così di seguito, finchè tutti i giocatori sono giunti alla base. Lo stesso vale per la squadra B. Vince la squadra che finisce prima. Alla fine del gioco facciamo riflettere i ragazzi sull’esperienza vissuta e facciamo scrivere sul quadernone:

- oggi ho giocato a ....………………………….... (il pane che dà vita) - ...................... (nome del ragazzo) per andare avanti doveva mangiare un pezzettino di pane. - anch’io nella vita, per andare avanti, devo..........…………………………………………...... - Gesù diventa pane per aiutarmi a .....……………………………………………….................

V. PREGHIERA L’Eucaristia è Gesù con noi (da “Sono qui Gesù” ed. ElleDiCi) Gesù, tu sei il Signore Risorto, tu vivi in cielo presso Dio. Ma sei vivo e agisci anche fra noi in modo misterioso, ma reale. La fede mi dice che tu, Signore, sei sempre presente nella Chiesa. Ma la tua presenza più forte, Gesù, è nell’Eucaristia e nei sacramenti. Io credo che quando ascolto il Vangelo, ascolto la tua parola, Signore Gesù. E credo che nella messa io partecipo al mistero della tua morte e risurrezione. Io credo, Gesù, che tu sei realmente presente nel pane e nel vino consacrati. Io credo che nella Comunione ricevo te, e tu, Gesù, ti unisci a me e io a te. Tu, Gesù, nella Comunione ti doni a me, perchè anch’io faccia della vita un dono. Aiutami, Signore Gesù, a partecipare ogni domenica con fedeltà alla Eucaristia.

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INCONTRO: BEATI GLI INVITATI ALLA CENA DEL SIGNORE

I. DISEGNO Iniziamo l’incontro interpretando il disegno di pagina 130-131. Ecco le possibili domande da porre ai ragazzi dialogando con loro. II. DIALOGO E CATECHESI

- Che cosa rappresenta il disegno di pagina 130? - Stanno giocando al “girotondo”? - O forse stanno recitando una preghiera durante la S. Messa? - Quale preghiera? - È capitato anche a te di recitarla prendendosi tutti per mano? - Il prendersi per mano ha un significato? - Conosci qualche altro modo di recitare il Padre Nostro? - Chi ci ha insegnato questa preghiera?

Ora guardiamo il disegno di pagina 131 - Che cosa rappresenta? - Uomini, donne e bambini si stanno abbracciando, perché? - Stanno partendo per un viaggio? - Perché durante la Messa ci si scambia il segno della pace?

Ora leggiamo insieme le due pagine del catechismo e sottolineiamo con il colore azzurro le frasi che consideriamo più importanti e con il colore rosso quelle che capiamo meno e che vogliamo che il catechista ci spieghi.

Poi risolviamo il cruciverba

1- Chi è invitato alla cena del Signore?

2- Per andare alla comunione bisogna essere in…..

3- Bisogna osservare il……… di un’ora.

4- Quando il sacerdote alzando la particola consacrata davanti a noi dice: “Il Corpo di Cristo”, che cosa

dobbiamo rispondere?

5- Come ci si accosta alla comunione? In….

6- Come dei ……..

7- Quale preghiera, insegnataci da Gesù, recitiamo prima della comunione?

8- Dopo il Padre Nostro che cosa ci dona il sacerdote?

9- E allora tutti si scambiano un……

10- Dove dobbiamo portare la pace?

11- La messa è una grande esperienza di ………….

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6 P E L L E G R I N I

7 P A D R E N O S T R O

4 A M E N

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1 T U T T I

8 P A C E

3 D I G I U N O

11 F R A T E R N I T A'

10 D A P P E R T U T T O

9 G E S T O D I P A C E

5 P R O C E S S I O N E

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III. ATTIVITA’ (a scelta)

Gioco: atomi di pace I ragazzi sono divisi in tre o quattro squadre. Tutti i componenti di ogni squadra si prendono per mano e, senza mai staccarsi, devono catturare un giocatore di un’altra squadra. Per prendere un compagno bisogna alzare le braccia e, sempre senza staccarsi, mettergliele attorno al busto. Quando un giocatore è preso, gioca con la squadra che l’ha catturato. Ogni volta che un cerchio si rompe, il catechista fischia, allontana fra loro le squadre e si riparte. Vince la squadra che, alla fine, ha il maggior numero di componenti.

NB: alla fine del gioco facciamo riflettere i ragazzi su:

- per catturare un’altra persona bisogna essere uniti, non si può conquistare nessuno da soli; - ogni persona conquistata non è più avversario ma diventa amico e, unito a tutti gli altri,

partecipa alla conquista.

1° Costruiamo l’albero della pace Se disponiamo di un cortile, scegliamone uno adatto, altrimenti serviamoci di un poster o cartellone con albero disegnato. Ai ragazzi viene consegnato un cartoncino verde a forma di foglia, su di esso ciascuno scrive una richiesta di perdono rivolta ad un componente del gruppo (es: scusa Piero, perchè ti ho rovinato i pennarelli.....); poi ognuno va sotto l’albero con il compagno con cui deve scusarsi, legge la sua richiesta di perdono, appende (e incolla) all’albero la foglia e scambia un segno di pace con l’amico; alla fine, tutti uniti attorno o nei pressi dell’albero, si recita il “Padre Nostro”.

2° Giornale murale Con l’aiuto della mamma e del papà i ragazzi ritagliano dai giornali gli episodi, i fatti successi che hanno contribuito ad accrescere la pace nel mondo. Quindi nel gruppo di catechismo si prepara un gran manifesto e lo si appende al muro.

3° Semina la paceOgni bambino nel proprio quadernone semina la pace. Costruisce una strada, disegna se stesso con dei semi in mano e dietro a lui sbocciano dei fiori. (Preparare la legenda: ogni fiore indica un gesto compiuto) fiore rosso: gesti d’amore, di generosità fiore arancio: aiutare i compagni nel gioco fiore giallo: momenti di preghiera fiore azzurro: portare allegria, gioia fiore indaco: saper perdere fiore verde: chiedere perdono fiore viola: accontentarsi, non pretendere troppo.

IV. IMPEGNO DI VITA

Se abbiamo litigato con qualcuno impegniamoci a fare la pace.

INCONTRO: ANNUNZIATE CIO’ CHE AVETE VISTO E UDITO

“NEL NOME DEL SIGNORE ANDATE IN PACE” Dopo la benedizione il celebrante ci invita a tornare alle nostre case, fra i nostri cari, portando a tutti il Signore Gesù. Tutto quello che abbiamo ascoltato e vissuto durante la Messa è la causa della nostra gioia; l’Eucaristia che abbiamo ricevuto è la fonte dell’amore verso gli altri: ecco che cosa dobbiamo “mostrare” durante la settimana, in casa, a scuola, nel gioco...

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Speciale Catechesi 12

Osserviamo i disegni di pag. 134-135 del catechismo e facciamo spiegare ai ragazzi che cosa accade nelle sette scenette lì rappresentate.

I. RACCONTO L’albero brontolone (da B. Ferrero, Tutte storie, To, Elle Di Ci 1989, pag.222-224) Non era tanto bello. Aveva un tronco rugoso, dei rami un po’ rachitici che producevano delle mele aspre che nessuno voleva. Ma la cosa peggiore era il carattere. Albero non faceva che lamentarsi. La cosa dava fastidio soprattutto a Siepe, che era cresciuta proprio accanto ad Albero. Era primavera e Albero continuava a mugugnare: “Vedrai che stasera pioverà e magari anche domani. E poi soffierà il vento e mi spezzerà qualche ramo...” “Ma è così soave il vento di primavera”, diceva Siepe. Albero non ascolta neanche: “Quegli orribili uccelli, poi! Mi faranno il nido addosso e mi mangeranno i germogli...”. Albero continuava a lamentarsi per ore: il campo si sarebbe riempito di fango, le mucche e i conigli gli avrebbero rovinato la corteccia, l’erba alta gli avrebbe fatto il solletico e così via. Per Siepe era un vero supplizio. Decise perciò che doveva far qualcosa per impedire il continuo mugugno di quel brontolone di Albero. Dovete sapere che il miglior amico di Siepe era il vecchio Corvo, che si appollaiava spesso tra i suoi rami dopo pranzo e dopo cena per far quattro chiacchiere. Siepe spiegò a Corvo il problema: “Come faccio a far smettere Albero di lamentarsi?”. Corvo si mise a pensare, poi disse: “Albero non ha una vera ragione di vita, ecco perchè si lamenta sempre”. “Ma dove si trova questa ragione?”. “Di solito, proprio sotto il naso”. La primavera lasciò il posto all’estate e Siepe si riempì di verde. Come sempre, Caprifoglio le si attorcigliò alle foglie, adornandola con i suoi fiori profumati. Le api ronzavano nella calda aria estiva.“Albero”, chiese Siepe un bel giorno, “qual è la cosa più brutta della tua vita?”. Albero ci pensò un po’ e poi sussurrò con voce triste: “La cosa peggiore è che non piaccio a nessuno. Perchè sono brutto. La mia fioritura dura solo pochi giorni, le mie mele selvatiche hanno un sapore orribile”. “Ma a questo si può rimediare facilmente!”, esclamò Siepe. “Potrei chiedere a Caprifoglio di crescere lungo il tuo tronco e sui tuoi rami, e così saresti ricoperto di fiori profumati e di foglie verdi per la maggior parte dell’anno. L’unica difficoltà è che .... non vuole: dice che ti lamenti troppo”. Albero rimase in silenzio. Poi disse: “Se io prometto di lamentarmi di meno, potresti convincerlo a crescere sopra di me?”. “Se non ti lamentassi per un anno intero forse accetterebbe”, rispose Siepe. Così, per un anno intero, Albero non si lamentò neppure una volta. Nemmeno quando arrivò la siccità, nè quando arrivò una nevicata mai vista e neppure quando le lepri rosicchiavano le radici. E un bel giorno della primavera seguente, Caprifoglio mise fuori un timido germoglio. Si attorcigliò al tronco di Albero e si intrecciò ai suoi rami. Quando il vento di giugno fece volar via i boccioli di Albero, Caprifoglio dischiuse i suoi fiori profumati gialli e rosa, e Albero divenne il più bello tra tutti gli alberi del campo. Da quel giorno non si lamentò più. Nemmeno una volta. Mai più. Un pomeriggio d’inverno, Corvo andò da Siepe. “Non ho più sentito Albero lamentarsi. Deve aver trovato una ragione di vita. Qual è?”. “Chiedilo a lui”, rispose Siepe. Corvo volò da Albero e gli chiese che ragione di vita avesse trovato. “Non posso parlare ora, Corvo, devo proteggere Caprifoglio dal vento”. “Ma è tutto marrone e avvizzito ora che è inverno”. “Ora è così”, rispose Albero. “Ma si appoggia a me perchè io lo protegga fino a primavera e allora sboccerà di nuovo più folto e più bello dell’anno passato”. Il vecchio Corvo e Siepe furono molto contenti nel sentirlo parlare così. Albero aveva trovato la sua ragione di vita e non si sarebbe lamentato più.

II. DIALOGO DI APPROFONDIMENTO - Qual è il guaio che affligge Albero? - Perchè è infelice? - Come fa a trovare la felicità? - Conoscete qualcuno che assomiglia ad Albero? Che cosa gli consigliereste? - Che cos’è la felicità secondo il vecchio Corvo?

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III. ATTIVITA’

GIOCO: dividiamo i ragazzi in piccoli gruppi (4-5-6 per gruppo); ad esempio, con un gruppo di 20 ragazzi avremo quattro squadre di 5 ragazzi ciascuna. Ad ogni squadra consegniamo una busta con dentro un puzzle da ricostruire (è bene che vi sia anche il disegno completo del puzzle); ogni puzzle viene tagliato in 40 pezzi, però non tutti sono consegnati alla squadra. Esempio: fotocopiamo il puzzle su quattro fogli di colore diverso (rosso per la squadra B, verde per la squadra C, azzurro per la squadra D); ogni puzzle è stato tagliato in 40 pezzi ed è così distribuito: - squadra A: 22 pezzi rossi + 6 gialli + 6 verdi + 6 azzurri; - squadra B: 22 pezzi gialli + 6 verdi + 6 azzurri + 6 rossi; - squadra C: 22 pezzi verdi + 6 azzurri + 6 rossi + 6 gialli; - squadra D: 22 pezzi azzurri + 6 rossi + 6 gialli + 6 verdi. Ogni squadra, per ricostruire il puzzle, deve conquistare i 18 pezzi mancanti del proprio colore. Si procede così. Le squadre sono disposte su quattro basi diverse, ai margini del campo da gioco. Un concorrente prende un pezzettino di un altro colore dalla sua base, corre in una base avversaria, depone il pezzettino e lo scambia con uno del suo colore e così via finchè si sono riconquistati tutti i pezzi.

NB: - i giocatori corrono temporaneamente, ma è bene che qualcuno rimanga alla base per ricostruire il puzzle; - per poter prelevare un pezzettino in una base avversaria bisogna depositare un altro, di qualsiasi colore; - si può scambiare un solo pezzettino per volta. Vince la squadra che per prima ha ricostruito il puzzle.

VARIANTE: se non si può fare all’aperto (per cattivo tempo o per mancanza di spazio), si può ricostruire il puzzle in sala, dividendo i ragazzi in piccoli gruppi, e consegnando ad ogni squadra tutti i pezzetti.

Per il puzzle vedi la scheda alla pagina seguente.

IV. DIALOGO DI APPROFONDIMENTO E CATECHESI

Utilizzando il puzzle ingrandito, formato A3, opportunamente preparato dal catechista, si può procedere sotto forma di gioco in questo modo. Per ogni risposta esatta: + 1; per ogni risposta sbagliata: - 1; se la squadra passa la domanda: 0 punti. Si parte, con le domande, dalla squadra vincente. Iniziamo con domande descrittive, del tipo: - cosa è rappresentato al centro del puzzle? - e sull’angolo destro in alto? - sull’angolo destro in basso?...... Poi passiamo a domande più complesse, aumentando anche il punteggio. E’ importante sottolineare le seguenti idee: - l’Eucaristia, cuore dell’unità; - l’Eucaristia, preludio, anticipo dell’unità finale quando “Dio sarà tutto in tutti” (vedi quattro immagini agli angoli, raffiguranti la vita nuova nel Paradiso).

V. PREGHIERA

Ogni ragazzo sceglie una delle nove scene raffigurate nel puzzle e fa una breve preghiera spontanea.

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Alla fine concludiamo leggendo insieme la preghiera seguente, che la catechista avrà opportunamente completato e fotocopiato:

Padre nostro, padre dei vecchi e dei bambini, padre dei buoni e dei cattivi, padre di tutti fa’ che siamo una cosa sola.

Padre di Gesù, che è morto per noi, padre di ........., che sa correre veloce, padre di ........., che fa bei disegni, padre di ........., che è molto paziente, padre di ......... (usare il nome di ogni ragazzo abbinato a una sua qualità) fa’ che siamo una cosa sola.

Padre nostro, tu sei sempre con Gesù, tu sei sempre con lo Spirito, fa’ che anche noi siamo sempre uniti a te e fra di noi.

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B) INCONTRI DI QUARESIMA CON I RAGAZZI DI QUINTA ELEMENTARE

2° Itinerario del catechismo “VENITE CON ME”:NON C’È AMORE PIÙ GRANDE

INCONTRO: IL BUON PASTORE

“Venite con me” pag. 96-97

IDEE da far emergere Gesù si è servito di questa immagine per farci capire quanto gli stiamo a cuore.

I. RACCONTO Anche oggi Andrea, il papà di Anna, è amareggiato. Anna è ormai cresciuta, è una ragazza di quinta elementare, ha tutte le sue attività ed impegni: la scuola, gli allenamenti sportivi, i gruppi parrocchiali… Non è più la sua bambina e non è disponibile a stare con lui e così, anche se qualche volta, dopo il lavoro, Andrea vorrebbe farsi un bel giro in bicicletta con sua figlia, Anna non ha tempo. Pure Stefania, la moglie, è piena di attività: il lavoro in ufficio, le faccende di casa, due figlie da trasportare da un punto all’altro della città… E questa sera Andrea avrebbe bisogno di sfogarsi un po’ con lei per qualche dispiacere incontrato sul lavoro, ma non vuole causare alla moglie un’altra preoccupazione: “Ne ha già tante! – pensa tra sé – più che i miei guai, avrebbe bisogno di qualcuno che l’aiutasse e le desse una mano…” E così, finita la cena, si reca in parrocchia alla riunione della Caritas. E anche lì ci sono problemi da discutere: l’arrivo di immigrati, il trovare gli alloggi per loro, l’ostilità di alcune persone che non vogliono per coinquilini dei marocchini, la scuola, i figli, i soldi che non bastano mai… E’ tardi quando termina la riunione e tutti si salutano per tornare a casa; Andrea avrebbe voluto parlare un po’ dei suoi problemi con Mario un suo amico da lunga data, ma vista l’ora tarda, ci rinuncia anche perché tutti hanno fretta di rientrare. Mentre parcheggia l’auto e chiude il portone del garage, Andrea si chiede: “Ma quando si diventa adulti non c’è più nessuno che si prende cura di noi? Bisogna arrangiarsi sempre da soli?”

II. CATECHESI Dapprima proviamo a rispondere al papà di Anna secondo il nostro modo di pensare e poi vediamo che cosa ci suggerisce Gesù nel suo Vangelo.

Leggiamo Gv. 10,11-17 che troviamo nel catechismo a pagina 96-97.

III. APPROFONDIMENTO DELLA PAGINA BIBLICA Invitiamo i ragazzi ad evidenziare la frase ritenuta centrale o la parola più importante di ogni periodo del brano di pagina 96, quindi iniziamo la discussione delle parole o delle frasi scelte e cerchiamo di far emergere la motivazione delle loro scelte.

Terminato il dialogo di approfondimento verifichiamo la conoscenza del brano. Il catechista fa una fotocopia del brano di Vangelo di pag. 86, la ritaglia in piccole striscedi due righe, quindi le distribuisce ai ragazzi che vengono invitati a ricomporlo. Ognuno deve leggere la propria parte al momento giusto altrimenti si tornerà a capo fino all’esatta ricomposizione del brano.

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IV. CANTO Il Signore è il mio pastore (Turoldo – Passoni)(Il catechista prepari la fotocopia delle parole, oppure le scriva su un cartellone, quindi registri su una audiocassetta la melodia e insegni ai ragazzi questo bel canto)

Il Signore è il mio pastore nulla manca ad ogni attesa in verdissimi prati mi pasce, mi disseta a placide acque.

E’ il ristoro dell’anima mia, in sentieri diritti mi guida per amore del santo suo nome dietro lui mi sento sicuro.

Pur se andassi per valle oscura, non avrò a temere alcun male perché sempre mi sei vicino, mi sostieni col tuo vincastro. ………………….

Spiegazione del disegno La 6° unità didattica: “Non c’è amore più grande” comincia con il tema del “Buon Pastore” che offre la vita per le sue pecorelle. Il disegno non illustra il testo, ma introduce i riti della “Settimana Santa” richiamando la processione della Domenica delle Palme. La processione parte da una porta “antica” allusiva a quella di Gerusalemme, e giunge alla chiesa di una città “moderna”. Il disegno dunque suggerisce che la processione di oggi continua quella di ieri, l’attualizza.

V. ATTIVITA’

Test:Queste affermazioni corrispondono al tuo modo di essere e di pensare?

SÌ NO

a) Nella vita bisogna imparare ad arrangiarsi perché quando sarò cresciuto nessuno si curerà di me?

b) Nella vita non sarò solo, troverò sempre qualcuno che mi aiuta c) Nella vita devo imparare a fidarmi del Signore, devo pregarlo prima d) Il Signore è sempre pronto ad illuminarmi, basta che io glielo chieda

e che sappia ascoltarlo. e) Se ho una scelta importante da fare, il Signore non c’entra, sono io che

devo pensare a che cosa è meglio per me. f) Ad un mio amico è morto un fratello, questa sera prego per lui perché

il Signore lo aiuti a trovare la serenità.

VI. IMPEGNO DI VITA Nella vita devo imparare a fidarmi del Signore, per cui devo pregarlo prima delle scelte importanti.

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INCONTRO: L’ULTIMA CENA

“Venite con me” pag. 99

I. RACCONTO

Il ghiacciolo curioso

Sui verdi fianchi di una balza delle Alpi, sotto un roccione sporgente, c’era la tana di una lepre di montagna. Quella lepre ogni tanto faceva capolino. Come tutti gli animali selvatici, era povera in canna e viveva nutrendosi di ogni sorta di erbaggi. Aveva però due vestiti, un lusso che la natura le concedeva gratuitamente e senza pericolo di farla diventare ambiziosa. I fiori, che vedevano la lepre d’estate, conoscevano bene il suo giubbetto color grigio-bruno con la gran toppa bianca sul petto. I ghiacci e le nevi che la vedevano d’inverno, conoscevano invece il suo candido, attillato pastrano. Anche i ghiaccioli, che pendevano numerosi e impettiti dall’ingresso della tana, stavano ad ammirarla un po’ invidiosi per ore e ore, mentre dormiva avvolta nella sua bianca pelliccia. I fiori che segnavano il tempo di primavera e d’estate non consideravano la lepre un personaggio importante, pensando che avesse, come tutti gli animali, un solo vestito; ma le rocce e gli abeti, che la vedevano in tutte le stagioni, sapevano benissimo che i suoi vestiti erano due, e avevano di lei grande stima perché la ritenevano una bestia facoltosa e tuttavia sempre umile, riservata e gentile. Sul finire di un inverno, mentre la lepre si preparava a cambiare vestito perché l’aria si era fatta meno cruda e ormai le nevi avevano preso congedo, sul roccione sovrastante la tana si vide un ghiacciolo ostinatamente aggrappato all’orlo di una fenditura. “Non ti decidi ad andartene?”, gli chiese un giorno l’abete più vicino. “I tuoi fratelli sono già partiti da un pezzo! Finirai col non riuscire a raggiungerli!” “Andarmene, io?... Io non me ne vado: rimango. Durante l’inverno non ho fatto che sentir decantare la primavera con i suoi colori, l’estate con la sua luce e il vento che sembra una carezza, e la gioia dei fiori e dell’erba, e il cielo tutto lucido e pulito… Perfino le lepri so che mutano d’abito, come per prepararsi ad una festa. Perché proprio io non dovrei conoscere tante belle cose, se sono belle davvero? Ho deciso perciò di restare fino alla primavera, magari fino all’estate!”. “Resta pure, se ci riesci”. “Questo, amico bello, è affar mio!”. Quando l’aria cominciò a intiepidire, il ghiacciolo volle mettersi al riparo dal sole. Si staccò dalla fenditura con un crepitio secco e si lasciò cadere in un’incavatura della roccia nella quale il sole non batteva e da cui avrebbe potuto assistere comodamente allo spettacolo atteso. Ma quando si fu fermato, sentì che era caduto addosso a qualcosa. “Che maniera villana di presentarsi!”, brontolò quel qualcosa. “Sono veramente mortificato”, esclamò il ghiacciolo. “Non avevo visto che c’era lei. Se permette, anzi, mi presento: io sono un ghiacciolo, l’ultimo ghiacciolo dell’inverno”. “Bene, tanto piacere. Io sono una cartuccia, una cartuccia di fucile da caccia”. “Ma come si trova qui, signora cartuccia? E’ carica o scarica? Che pensa della primavera e dell’estate? Che programmi ha per il futuro?”. “Ragazzo non prendiamoci confidenze!”. Era una cartuccia molto dura e superba, e vedeva tutte le cose dal punto di vista delle cartucce. “Sono di ottima marca, e… carica, naturalmente. E se mi trovo qui è solo a causa di uno spiacevole contrattempo. Durante una battuta, il mio padrone mi ha smarrita, povero sciocco! Andava a caccia della lepre, e io ero l’ultima cartuccia che gli restava. La lepre può ringraziare il cielo: se aveva da fare con me non scappava di certo. Con me non si scherza!”. “Ma che le ha fatto la lepre?”. “Niente mi ha fatto. Ma non doveva nascere la lepre. Se la trovo l’accoppo!”. “Via, c’è posto per tutti a questo mondo…”

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“Tu non immischiarti nei miei affari privati. Spero solo che il cacciatore ripassi di qua e che mi veda. Al resto penserò io!”. L’aria si era fatta ormai mite e la lepre vagava nei dintorni in cerca di nutrimento. Quanto al ghiacciolo, esso faceva una gran fatica a non sciogliersi, e cercava di aderire all’incavatura della roccia nel punto più profondo e più fresco. Voleva a tutti i costi vedere i fiori dei rododendri, le stelle alpine, il tenero dell’erba novella, il cielo lucido e pulito nello sfolgorio della sua luce cilestrina. Ormai non doveva attendere molto. Ma un mattino, svegliandosi, non vide più la cartuccia. Orme d’uomo, recenti, erano impresse nel suolo ai piedi del roccione. Il cacciatore era passato di là? La cartuccia aveva ritrovato un fucile? Bisognava avvertire la lepre del pericolo, subito!

“Lepre! Lepre! Ehi, lepre!”, si mise a gridare il ghiacciolo. “Non uscire! C’è gente che ti minaccia qua intorno!”. Nessuno rispose. La lepre certamente era fuori dalla tana. Al ghiacciolo non rimase che starsene rincantucciato nell’incavatura della roccia a rimuginare pensieri uno più triste dell’altro. Nel pomeriggio echeggiò fra le montagne un colpo di fucile. Verso sera, trascinandosi a stento, la lepre fece ritorno alla tana. Era malconcia, grondava sangue, aveva la febbre. “Oh poveretta, poveretta”, esclamò commosso il ghiacciolo che, in fondo, non aveva un cuore di ghiaccio. “Che ti è successo? Chi è stato? Quella sciagurata cartuccia?”. “Non so”, rispose la lepre con un filo di voce, cadendo sfinita sulla soglia della tana. “Ho visto una vampa. Ho udito un sibilo. Sono ferita. Ho tanta sete…” Il ghiacciolo non volle udire altro. Si rotolò fin sul margine dell’incavatura, sulla roccia ancor calda dal sole, e cominciò rapidamente a sciogliersi. Cadde in gocce fitte e refrigeranti sulle ferite della lepre, in gocce ristoratrici sulle sue labbra riarse. “Chi piange, lassù?”, balbettò la lepre stupita, riavendosi a poco a poco. Ma il ghiacciolo non potè più rispondere. Si era ormai sciolto del tutto, senza neppur pensare che le stelle alpine e i rododendri non erano ancora fioriti, che il cielo non era ancora terso e azzurro. Tutte cose che dovevano essere belle, oh, molto belle, a vedersi. [Da B. Ferrero, Tutte storie, TO, ElleDiCi, 1989, pag. 103-106]

Per il catechista: Amicizia è soprattutto “volere il bene dell’altro”. Gesù ha detto: “Il mio comandamento è questo: amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: morire per i propri amici” (Vangelo di Giovanni 15,12). Il ghiacciolo ho “sacrificato” se stesso perché vivesse ancora la lepre sua amica. Gesù ha “sacrificato” la sua vita perché gli uomini potessero avere la vita eterna. Quella del ghiacciolo è una “morte definitiva”; il sacrificio di Gesù e quello di coloro che credono in lui è una “morte provvisoria”, che non annulla la persona che si sacrifica ma la fa passare a una vita nuova (risurrezione).

II. DIALOGO DI APPROFONDIMENTO

Chi sono i protagonisti del racconto? Chi è il protagonista principale? Quali sentimenti prova il ghiacciolo nei confronti della lepre? Perché rinuncia proprio a ciò che voleva tanto? Che cosa pensiamo della generosità del ghiacciolo? Ha agito bene o si è rivelato un po’

“stupido”? Il suo sacrificio è servito a qualcosa? Ne valeva la pena? Conosciamo delle persone che si comportano come il ghiacciolo? Persone che

“donano” la loro vita agli altri? Avete mai compiuto qualche gesto di generosità che vi è costato tanto? Raccontatelo.

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III. CATECHESI DIALOGATA

Apriamo il catechismo a pagina 98-99 e 115: mettiamo in evidenza le grandi novità di fede nella Pasqua che Gesù celebra con i suoi discepoli:

PASQUA EBRAICA PASQUA CRISTIANA

___________________________ _____________________________ ___________________________ _____________________________ ___________________________ _____________________________ ___________________________ _____________________________ ___________________________ ______________________________ ___________________________ _____________________________ ___________________________ _____________________________ ___________________________ _____________________________

Durante la Cena avviene qualcosa di straordinario:

Gesù anticipa l’offerta di se stesso, come Nuovo Agnello per un Patto (Alleanza) con Dio, nel suo sangue. Inizia, in questo momento, dell’Ultima cena un tempo nuovo e nasce il POPOLO DELLA NUOVA ALLEANZA (NOI, che siamo la Chiesa).

Se hai ascoltato con attenzione il catechista e la lettura del Vangelo saprai sicuramente rispondere

COMPLETA LE FRASI

- Andate e preparate per tutti noi …………………………………………………………………...

- Direte al padrone di casa ……………………………….. desidera fare ……………………….

- Prendete e mangiate, questo è il mio …………………………………………………………….

CHI CERCA TROVA

- Che cos’è il Karoset? - Come doveva essere l’agnello? - Che cosa risposero gli apostoli alle parole di Gesù “Andate a preparare per tutti la cena

di Pasqua”? - Che cosa porta l’uomo che gli apostoli devono seguire?

INDOVINA UN PO’

- Come si chiamavano i pani non lievitati? - Come era la sala… e in quale piano della casa si trovava? - Chi mandò Gesù a preparare l’Ultima Cena?

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Speciale Catechesi 20

SE VUOI SAPERNE DI PIU’

- La cena pasquale aveva inizio dopo il tramonto del sole e soleva protrarsi fino alla mezzanotte e oltre. Il numero dei commensali oscillava da dieci a venti. Essi mangiavano seduti e ben accomodati in triclinii, secondo l’usanza dei greci e dei romani, e non in piedi secondo la prescrizione dell’Esodo, per significare che non erano schiavi, come nell’Egitto, ma liberi.

IV. IMPEGNO DI VITA

Durante le vacanze pasquali mi ritaglio dieci minuti di tempo per andare in chiesa a pregare Gesù nell’Eucarestia.

INCONTRO: DOV’È CARITÀ E AMORE, LÌ C’È DIO

“Venite con me” pag. 100

Iniziamo cantando con dolcezza “Dov’è carità e amore”.

I. CANTO: (Il catechista prepari la registrazione del canto in modo che si possa creare una atmosfera di raccoglimento).

Dov’è carità e amore, lì c’è Dio

Ci ha riunito tutti insieme Cristo, amore. Rallegriamoci, esultiamo nel Signore! Temiamo e amiamo il Dio vivente, e amiamoci tra noi con cuore sincero. Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.

Noi formiamo, qui riuniti, un solo corpo: evitiamo di dividerci tra noi, via le lotte maligne, via le liti e regni in mezzo a noi Cristo Dio. Dov’è carità e amore, lì c’è Dio.

Esaminiamo le parole del canto che si trova a pagina 101 del catechismo. Poniamo ai ragazzi delle domande per vedere se hanno capito il significato delle parole non sempre facili. Es:

Quale frase ti è piaciuta di più? Quale frase non hai capito?

(Chiediamo aiuto agli altri ragazzi per dare delle spiegazioni) Che cosa vuol dire “temiamo e amiamo il Dio vivente”? Che cosa vuol dire “noi formiamo un solo corpo”? Che cosa vuol dire “e regni in mezzo a noi Cristo Dio”?

Alla conclusione dell’approfondimento vediamo se il canto trova un collegamento con il disegno di pagina 101 del catechismo ecc. (unità).

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II. ANNUNCIO: Gv 17

La preghiera di Gesù1Così parlò Gesù. Quindi, alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è giunta l’ora, glorifica

il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. 2Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere

umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna:

che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4Io ti ho glorificato

sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5E ora, Padre, glorificami davanti a

te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse. 6Ho fatto conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li

hai dati a me ed essi hanno osservato la tua parola. 7Ora essi sanno che tutte le cose che mi

hai dato vengono da te, 8perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro; essi le

hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.

9Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che mi hai dato, perché

sono tuoi. 10

Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie, e io sono glorificato in loro.

11Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo,

custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi. 12

Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura.

13Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel

mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14

Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.

15Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno.

16Essi non

sono del mondo, come io non sono del mondo. 17

Consacrali nella verità. La tua parola è verità.

18Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo;

19per loro io

consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità. 20

Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;

21perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano

anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato. 22

E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano come noi una cosa sola.

23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo sappia che tu mi hai

mandato e li hai amati come hai amato me. 24

Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che mi hai dato; poiché tu mi hai amato prima della creazione del mondo.

25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto; questi sanno che

tu mi hai mandato. 26

E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”.

III. SCOPRIAMO IL MESSAGGIO DI QUESTA PAGINA DEL VANGELO DI GIOVANNI

GIOCO: per scoprire il messaggio

Per riuscire a decifrarlo, parti dalla lettera evidenziata, tocca tutte le lettere con una sola linea, senza mai ripassare due volte sulla stessa casella. Puoi andare in qualunque direzione – verticale, orizzontale, diagonale. Ogni volta la casella successiva deve confinare con quella precedente o con un lato o con un angolo.

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Speciale Catechesi 22

F E R D A P N D O C O C A’ S O A C M O R E T T H E A L O L A D E A T U T N S A, I C H T D S I N U E P È M U I N I A O R C H I H A M A

Per il catechista

F E R D A P N D O C OC A’ S O A C M O R E TT H E A L O L A D E AT U T N S A, I C H T DS I N U E P È M U I NI A O R C H I H A M A

Interiorizziamo il messaggio con questo racconto

IV. RACCONTO: Il principe felice

La statua del Principe Felice dominava la città. Era tutta rivestita di sottile lamine d’oro, per occhi aveva due zaffiri e un grosso rubino splendeva sull’elsa della sua spada. Una notte arrivò in città una rondine. Le sue compagne da sei settimane erano partite per il sud, ma lei si era attardata, e ora doveva volare via prima che arrivasse il freddo. Vide la statua in cima alla colonna e decise di passare lì la notte. Stava per addormentarsi tra i piedi della statua quando le cadde addosso una grossa goccia d’acqua. L’uccellino alzò lo sguardo e vide che gli occhi del Principe erano gonfi di lacrime che gli rigavano il viso e rotolavano per terra. “Perché piangi?”, chiese la rondine con affetto. “Perché da quassù vedo tutte le miserie e le tristezze della città”, rispose la statua. “Anche se il mio cuore è di piombo, piango di dolore”. “Cosa vedi che ti rendi così triste?”, chiese l’uccellino. “In un vialetto c’è una povera casa. Una delle finestre è aperta e vedo una donna seduta al tavolo. E’ povera e affamata. In un angolo della stanza il suo bambino è a letto malato. Ha la febbre alta e vorrebbe delle arance, ma sua madre ha soltanto dell’acqua da dargli. Rondinella, le porteresti il rubino della mia spada? Lo venderà e comprerà del cibo. I miei piedi sono bloccati qui, non posso muovermi”. La rondine doveva partire per il sud, ma volle accontentare il principe. Staccò con il becco la gemma e la portò alla povera donna. Poi tornò dal Principe e gli raccontò quel che aveva fatto. “E’ strano”, notò. “Sento un gran calore, malgrado il freddo”. “E’ perché hai compiuto una buona azione”, disse la statua. La rondinella ci pensò su e si addormentò. Pensare le faceva sempre venir sonno. Quando sorse il sole, la rondine gridò al Principe: “Ti serve niente per l’Egitto? Sto per partire”. Ma il Principe la supplicò di rimanere ancora per una notte. “Rondine cara, laggiù in periferia vedo un giovane in una cameretta. E’ chino su una scrivania ingombra di carte. Deve finire assolutamente il suo libro, ma ha troppo freddo per scrivere. E anche fame. Ti prego, prendi uno dei miei occhi e portaglielo. Lo venderà e con il ricavato potrà comprare legna e cibo e così potrà finire il suo lavoro”. Così la rondine staccò un occhio del Principe e volò alla casa dello scrittore. L’indomani la rondine disse addio al Principe. “E’ inverno e fra breve cadrà la neve. Devo lasciarti, ma non ti dimenticherò mai”. “Nella piazza qua sotto”, disse il Principe Felice, “c’è una piccola fiammiferaia. Le sono caduti tutti i fiammiferi nel rigagnolo, si sono bagnati e ora più nessuno glieli comprerà. Suo padre, se

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stasera non porta a casa qualche spicciolo, la batterà duramente e la piccola piange disperata. Stacca l’altro occhio e daglielo, così almeno suo padre non la picchierà”. “Ma così rimarrai cieco”. "Fa' come ti dico", disse il Principe. L'uccellino ubbidì e sfrecciò via portando nel becco lo zaffiro meraviglioso. Sfiorò la bambina e le fece scivolare in mano la pietra preziosa. Poi tornò dal Principe e gli disse: "Ora che sei cieco resterò sempre con te". E si addormentò ai suoi piedi. Tutto il giorno seguente l'uccellino lo passò sulla spalla del Principe. Gli raccontò tutte le cose curiose che aveva visto nei suoi viaggi. "Cara piccola rondine", disse il Principe, "tu mi racconti cose veramente incredibili, ma più incredibile di ogni altra cosa è la sofferenza di uomini e donne. Vola sulla mia città, piccola rondine, e poi torna a raccontarmi cosa hai visto". La rondine volò sulla città e vide i ricchi che erano felici nelle loro case e i poveri che mendicavano alle loro porte. Si spinse nei quartieri più miseri e vide bambini tristi e persone affaticate e senza speranza; tornò indietro e raccontò tutto al Principe. "Io sono tutto coperto d'oro di prima qualità", disse il Principe. "Staccalo tutto, lamina per lamina, e dallo ai miei poveri". Lamina per lamina, la rondine tolse via tutto l'oro finché la statua del Principe assunse un aspetto grigio e smorto. Lamina per lamina, portò ai poveri quell'oro di prima qualità, e i volti dei bambini acquistarono colore, le strade risuonarono delle loro grida e dei loro giochi. Poi vennero la neve e il gelo. Benché sentisse ogni giorno più freddo, la povera rondine non voleva lasciare il Principe, a cui la legava un profondo affetto. Cercò di scaldarsi sbattendo le ali, ma alla fine comprese che stava per morire. Ebbe appena la forza di volare ancora una volta sulla spalla del Principe. "Addio, caro Principe", mormorò. "Sono contento che ti sia deciso ad andare in Egitto". “Non è in Egitto che vado", disse la rondine, "ma alla casa della Morte". Poi baciò il Principe Felice e cadde morta ai suoi piedi. Nello stesso momento echeggiò dall'interno della statua uno strano rumore, come di qualcosa che si fosse rotto. Il suo cuore di piombo si era spaccato esattamente in due. La mattina seguente il Sindaco venne a passeggiare nella piazza accompagnato dai Consiglieri. Mentre passavano sotto la colonna alzò lo sguardo verso la statua. “Santo Cielo, com'è diventato brutto il Principe Felice!", esclamò. “Davvero un orrore!", fecero eco i Consiglieri, che si dichiaravano sempre l'accordo con il Sindaco. “E per di più qui ai suoi piedi c'è un uccello morto stecchito", aggiunse il Sindaco. La statua del Principe Felice venne tirata giù e fusa in una fornace. "Che strano", disse uno degli operai della fonderia, "questo cuore di piombo spezzato non vuole proprio fondersi. Dovremmo buttarlo via". E lo gettò su un cumulo di rifiuti dove si trovava già la rondine morta. "Portami le due cose più preziose di questa città", disse Dio a uno dei suoi Angeli, e l'Angelo ritornò con il cuore di piombo e la rondine morta. "Hai scelto bene", disse il Signore. "Nei giardini del Paradiso quest'uccellino canterà per sempre e nella mia città d'oro il Principe Felice canterà le mie lodi. [Da: B. FERRERO, Tutte storie, TO, Elledici, 1989, pag. 65-69]

V. DIALOGO DI APPROFONDIMENTO

Troviamo oggi dei principi sui giornali o alla televisione? Com'è rappresentata la loro vita?

Oltre alla ricchezza fatta di soldi, oggetti preziosi, palazzi, ecc., ci sono anche altri tipi di ricchezza?

Quali ricchezze possediamo noi? (la nostra esistenza, il nostro corpo, la salute, l'intelligenza, le doti particolari,l'amicizia, la fede, l'affetto dei nostri cari, ecc.)

Quali ricchezze ci mette a disposizione la natura? E i nostri genitori? Che uso facciamo noi di queste ricchezze? Come adoperiamo questi doni gratuiti?

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Come possiamo usarli per far felici gli altri? Riusciamo ad accorgerci che esistono delle persone accanto a noi che hanno

bisogno di aiuto? Siamo sensibili alle necessità altrui?

VI. ATTIVITÀ'

- Drammatizzare il racconto "II Principe Felice" - Realizzare un piccolo "murales" (o striscia) dell'amore, disegnando situazioni in cui si

vive l'amore.- Fotocopiare (ingrandendo) le pagine 100 - 101 del catechismo e, suddividendo,

ricavare le scene in cui si vive la carità e animarle con il fumetto.

VII. PREGHIERA

Suscitiamo la preghiera spontanea ricordando dei gesti, o atteggiamenti di vita quotidiana in cui si evidenzia l'amore. Intervalliamo la narrazione con il ritornello:

Rit. Qui c'è amore, perciò c'è Dio.

Es. La mia mamma si è alzata tre volte questa notte per far dormire il mio fratellino Rit ………..

Il papà ha invitato la mamma a riposare un po' di più ed ha preparato lui la colazione. Rit ………….

Mia sorella mi ha prestato volentieri i suoi pennarelli nuovi. Rit ...………..

Nicola, mi ha chiesto scusa perché avevamo litigato. Rit ………

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Riflessioni bibliche… di Sr. A. Buccolieri Dal libro del profeta Ezechiele (37,1-14) 1La mano del Signore fu sopra di me e il Signore mi portò fuori in spirito e mi depose nella pianura che era piena di ossa; 2mi fece passare tutt'intorno accanto ad esse. Vidi che erano in grandissima quantità sulla distesa della valle e tutte inaridite. 3 Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». 4Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annunzia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. 5Dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete. 6Metterò su di voi i nervi e farò crescere su di voi la carne, su di voi stenderò la pelle e infonderò in voi lo spirito e rivivrete: saprete che io sono il Signore». 7Io profetizzai come mi era stato ordinato; mentre io profetizzavo, sentii un rumore e vidi un movimento fra le ossa, che si accostavano l'uno all'altro, ciascuno al suo corrispondente. 8Guardai ed ecco sopra di esse i nervi, la carne cresceva e la pelle le ricopriva, ma non c'era spirito in loro. 9Egli aggiunse: «Profetizza allo spirito, profetizza figlio dell'uomo e annunzia allo spirito. Dice il Signore Dio: Spirito, vieni dai quattro venti e soffia su questi morti, perché rivivano». 10Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato. 11Mi disse: «Figlio dell'uomo, queste ossa sono tutta la gente d'Israele. Ecco, essi vanno dicendo: le nostre ossa sono inaridite, la nostra speranza è svanita, noi siamo perduti. 12Perciò profetizza e annunzia loro: dice il Signore Dio: Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi risuscito dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nel paese d'Israele. 13Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi risusciterò dai vostri sepolcri, o popolo mio. 14Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nel vostro paese; saprete che io sono il Signore. L'ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.

Può sembrare strano un brano così, all’inizio del percorso quaresimale che ci apprestiamo a vivere. In esso invece può esserci una traiettoria tutta da scoprire perché Pasqua accada non come un rito da compiersi ogni anno, ma come un evento personale, dentro la vita di ciascuno.

Ezechiele è un profeta visionario, vede, usa immagini, simboli forti che possono lasciarci perplessi. La sua storia è legata alla storia di Gerusalemme, città simbolo non solo per tutti gli esiliati, ma oggi anche per noi; e ciò che accade a Gerusalemme è determinante anche per il ministero profetico di Ezechiele. Prima della distruzione della città, nel 587 la sua predicazione e le sue azioni erano di giudizio e di condanna, soprattutto per far cogliere ciò che stava portando alla rovina. In seguito, il profeta tace e fa lutto fino al giorno in cui un profugo annuncia la distruzione di Gerusalemme. La speranza per gli esiliati sembra svanire: per Ezechiele invece è tempo di annunciare la salvezza infondendo nuovamente speranza e fiducia. Il Signore stesso purificherà il suo popolo, lo radunerà e lo farà tornare dall’esilio.

Anche noi viviamo tempi di esilio dove la speranza sembra continuamente minacciata: questa non è la terra buona in cui siamo chiamati a vivere, ad essere uomo e donna? Com’è che ci troviamo esiliati dalle nostre stesse possibilità di lavorare, di progettare futuri, di fare famiglia, di vivere tempi ecclesiali vivi ed evangelici più che dottrinali? Ezechiele parla anche a noi. E parla con un linguaggio che sa di futuro, di vita, di slancio, di contatto, di respiro: profetizzare (7 volte), vivere (6 volte) ruah (10 volte), ma anche ossa (8 volte) e sepolcro (4 volte). Campi semantici che appartengono alla vita, all’esistenza dinamica o inerte, al camminare o al sostare, che ci costringono a chiederci quali vallate attraversiamo, dentro e fuori di noi. ‘Figlio dell’uomo, potranno queste ossa rivivere? ‘Signore tu lo sai’. ’ (Ez 37,3) Il profeta uomo fatto di terra non è altro che fiducioso canale dell’azione di Dio, azione che il testo biblico descrive con verbi tutti attivi, in una gradualità spettacolare: ossa che diventano nervi, poi carne, poi pelle e solo alla fine, abitate dallo spirito, rivivranno. La gradualità di Dio pare appartenerci poco, come ci appartiene poco una fede declinata nella corporeità. Dio è, invece, artigiano, vasaio che tesse le membra del corpo (salmo 138) per poi soffiare in esso ‘dai quattro venti’ lo Spirito che da sempre è sulla bocca fragile e invocante di ogni credente. E il credente avvolto in tutto il suo essere – come i punti cardinali - rivivrà riposando nella propria terra (cfr Ez 37,14). Come arrivare a Pasqua secondo Ezechiele? Solo dei suggerimenti tutti da approfondire:

I nostri tragitti umani (dal non senso al senso, dalla depressione all’accettazione della realtà, dalla disperazione alla speranza, dall’esilio alla terra) sfiorati delicatamente dal tragitto del respiro di Dio…: dentro al nostro respiro, dentro alla nostra carne, dentro alla nostra umanità.

Abitare la speranza: atteggiamento recettivo, di accoglienza, di apertura perché la vallata di ossa aride tornerà a vivere solo accogliendo un Altro. Non tu ma un Altro ha speranza per te.

Essere ‘figli dell’Uomo’: imparare a ‘soffiarci dentro l’uno con l’altro’ perché Dio intreccia il suo operato con quello di ciascuno di noi. Parole buone, gesti ri-creativi, silenzi vitali. Allora si apriranno davvero i sepolcri dopo aver sostato in valli aride e sarà Pasqua dentro alla vita!

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DIOCESI DI VICENZA UFFICIO PER L’EVANGELIZZAZIONE E LA CATECHESI

4° INCONTRO DIOCESANO

SULLA CATECHESI FAMILIARE

Domenica 11 marzo 2012 ore 15.00 – 17.30

SEDE: Opere parrocchiali di Laghetto in Vicenza

PROGRAMMA

Ore 15.00: Preghiera iniziale e saluto Ore 15.15: Breve relazione:

Catechesi familiare: quali contenuti? (prof. Igino Battistella) Ore 15.30: Lavoro a piccoli gruppi per uno scambio di esperienze Ore 16.30: Discussione in assemblea e comunicazioni dei rappresentati vicariali Ore 17.00: Conclusioni

INVITATI

- I catechisti/e rappresentanti delle parrocchie, che hanno già avviato il modello della catechesi familiare

- I delegati delle parrocchie intenzionati ad iniziare tale modello - I rappresentanti dei vicariati - Quanti sono interessati al tema.

PER PARTECIPARE

E’ indispensabile, per motivi organizzativi, dare la propria adesione telefonando all’Ufficio per l’Evangelizzazione e la Catechesi (0444/226571) o inviare una mail: [email protected] entro il 3 marzo 2012.

PRESENTAZIONE Da qualche anno alcune comunità parrocchiali o zone pastorali hanno avviato, per accompagnare i fanciulli e i ragazzi nell’itinerario di fede e sacramentale, l’esperienza della catechesi familiare, modello di catechesi che vanta una tradizione pluridecennale. Arrivati a questo punto della sperimentazione, avvertiamo la necessità di riflettere sui contenuti da proporre, sugli itinerari di fede da attivare e soprattutto sul rapporto tra Parola di Dio e catechismi CEI all’interno di tale esperienza. Riteniamo importante, inoltre, la presenza dei rappresentanti vicariali per poter fare il punto delle sperimentazioni nelle varie zone. Questo è l’obiettivo del prossimo appuntamento diocesano.

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Notizie dall’Ufficio …

In regione sono in programma due convegni, che vanno tenuti presenti: il convegno delle Chiese del Nord Est di Aquileia 2 (13-15 aprile 2012) e quello sulla catechesi (che come è stato segnalato sulla Voce dei Berici) è articolato in tre momenti, l’ultimo a Padova (sabato 9 giugno 2012).

Nel precedente “Speciale” si è parlato della figura del referente parrocchiale o zonale per la catechesi. Si spera che nei gruppi di catechisti se ne abbia parlato soprattutto individuato la persona più adatta. Comunicate o tramite l’incaricato vicariale o tramite il parroco direttamente alla Segreteria dell’Ufficio il nominativo (con l’indirizzo di posta elettronica).

Tra i vari appuntamenti promossi dall’Ufficio si raccomanda vivamente la partecipazione all’incontro sulla catechesi familiare, domenica pomeriggio 11 marzo 2012 a Laghetto e la Pasqua in museo, il 21 marzo 2012, una serata di spiritualità e arte (anche per chi è alla ricerca della fede!).

ESERCIZI SPIRITUALI PER CATECHISTI/E E ANIMATORI DEI CENTRI DI ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO L’Ufficio Diocesano per l’Evangelizzazione e la Catechesi, in collaborazione con l’Opera Diocesana Esercizi Spirituali Villa S. Carlo, organizza un CORSO DI ESERCIZI SPIRITUALI presso Villa S. Carlo di Costabissara da venerdì 24 febbraio 2012 (ore 18.30) a domenica 26 febbraio 2012 (pranzo compreso). Le riflessioni saranno tenute da Sr. Michela Vaccari delle Suore Orsoline (Teologa).

Tema del corso sarà: “Vi trasmetto innanzitutto quello che anch’io ho ricevuto: la Parola che rende buona la vita” (1 Cor 15,3). ISCRIZIONI E INDICAZIONI ORGANIZZATIVE Le iscrizioni si ricevono presso Villa S. Carlo, chiamando il 0444/971031. All’atto dell’iscrizione va precisato se si desidera una camera singola o si accetta eventualmente anche una doppia, per favorire così una maggiore partecipazione. Il termine ultimo, per permettere all’Ufficio per l’Evangelizzazione e la catechesi di preparare il materiale occorrente e alla Casa di organizzare l’accoglienza, è martedì 21 febbraio 2012. Un consiglio: chi si iscrive partecipi all’intero corso. Ci rendiamo conto che, “prendersi” un tempo personale in un fine settimana non è una scelta semplice, soprattutto se si ha famiglia e si lavora, ma è anche vero che questa esperienza acquista significatività se vissuta nella sua interezza. Il “mini-percorso” proposto risulta poco utile se vissuto frammentariamente. Partecipare a questo tipo di ritiro quaresimale non è come ascoltare una relazione, quanto piuttosto creare uno spazio privilegiato nel corso dell’anno, per fermarsi un po’, meditare, stare con il Signore in un clima di silenzio e ascolto orante. Ognuno poi farà come può e come il Signore non mancherà di suggerire… Vi aspettiamo !!