Sottobanco partigiano

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Sottobanco partigiano BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI MAGGIO 2010 Questo è l’ultimo Sottobanco dell’anno scolastico in corso. Eh sì, per vostra fortuna anche quest’anno la scuola si avvicina al termine. La gran parte di voi avrà già spento il cervello mentre i più grandicelli si staranno preparando per l’esame di maturità tra mille ansie e dubbi. State tranquilli e non scervellatevi troppo, tanto l’università a ottobre non inizierà. Gli assistenti e molti docenti hanno già previsto il blocco delle lezioni per protestare contro i tagli della Gelmini. Per molti di voi i problemi di cui abbiamo par- lato fino adesso diventeranno improvvisamente veri e reali, e forse chi si era sempre disinteressato fino a questo momento della questione capirà l’importanza della battaglia. O forse no… forse penserà solo che c’è qualcuno che gli impedisce di studiare… Il solito discorso: non si vede il padrone che ti taglia lo stipendio e ti licenzia, ma solo il marocchino che riesce a rimanere accettando uno stipendio più basso. Tipico esempio di grave miopia. La novità di questi tempi è che la maggioranza è un pò in crisi. Fini e Berlusconi sembrano due galletti nel pollaio e presto o tardi è probabile che uno dei due dovrà sloggiare, e non è difficile capire chi sarà il prescelto. Sento molti parlar bene di Fini. Si ok, è un esempio più brillante di destra rispetto al populismo berlusconiano, ma sempre di destra si tratta. Sempre con un post-fascista abbiamo a che fare. Ricordia- moci le sue tremende leggi restrittive su immigrazione e droga. La via d’uscita non è Fini, né tanto meno Di Pietro (sempre di destra si tratta, anche se di tipo legalitario), né ovviamente Bersani (il PD non è un partito di sinistra, è inutile girarci attorno), ma un nuovo insieme di persone che si sappia ritrovare sulle questioni concrete e partecipando ai dibattiti, agli incontri e alle decisioni, creando “dal basso” le soluzioni ai problemi quotidiani. Questo vorremmo che fosse la vita politica: un’attività che non deve solo cercare di essere vicina ai cittadini, ma deve essere fatta personalmente dai cittadini. Chi se ne frega quindi di simboli, nomi, e via dicendo. Ci si trovi sulle cose concrete: come il rifiuto della privatizzazione dell’acqua, il no al ritorno del nucleare, la critica alle pessime scelte dell’amministrazione regionale e co- munale, che ci hanno regalato una cittadella dei giovani gestita malissimo, un pirogassificatore assassino in vista, oltre a porcate senza senso come l’ormai celeberrimo ponte sul Buthier. Saprete di sicuro già tutti che per le prossime elezioni comunali di Aosta (23 maggio) l’Union Valdôtaine si è alleata con i razzisti della Lega e con i berlusconiani e fascisti del PDL. Questa minacciosa coalizione ha già detto che vorrebbe costruire una metropoli- tana che parta dalla stazione dell’ovovia per Pila e arrivi all’ospedale di Aosta. Prezzo previsto mini- mo: 50 milioni. Per poter svolgere un percorso in 4 minuti quando a piedi ce ne vogliono 10-15. Per opporci a pazzie come questa gran parte della redazione di Sottobanco ha accettato di candidarsi nella lista civica Sinistra per la Città, sostenen- do in alleanza con l’Alpe il sindaco Carlo Cur- taz. Siamo dentro in cinque giovani tutti sotto i 25 anni: il sottoscritto, Matteo Castello, Matteo Amatori, Stefano Peloso e Andrea Padovani. In 5 facciamo circa 120 anni. Non voglio dilungar- mi su questa cosa con il programma, la lista, le iniziative, ecc. Chi vuole saperne di più sa che ci sono i contatti in ultima pagina per informarsi meglio. Volevo solo farvi sapere che se siete stu- fi della solita politica fatta nei palazzi di potere, l’alternativa c’è. Non siamo solo noi ovviamente, ma nel nostro piccolo speriamo di dare un minimo contributo per cambiare le cose. Alessandro Pascale

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maggio 2010

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S o t t o b a n c opar t i g i a n o

BOLLETTINO DI INFORMAZIONE PER STUDENTI INTELLIGENTI – MAGGIO 2010

Questo è l’ultimo Sottobanco dell’anno scolastico in corso. Eh sì, per vostra fortuna anche quest’anno la scuola si avvicina al termine. La gran parte di voi avrà già spento il cervello mentre i più grandicelli si staranno preparando per l’esame di maturità tra mille ansie e dubbi. State tranquilli e non scervellatevi troppo, tanto l’università a ottobre non inizierà. Gli assistenti e molti docenti hanno già previsto il blocco delle lezioni per protestare contro i tagli della Gelmini. Per molti di voi i problemi di cui abbiamo par-lato fino adesso diventeranno improvvisamente veri e reali, e forse chi si era sempre disinteressato fino a questo momento della questione capirà l’importanza della battaglia. O forse no… forse penserà solo che c’è qualcuno che gli impedisce di studiare… Il solito discorso: non si vede il padrone che ti taglia lo stipendio e ti licenzia, ma solo il marocchino che riesce a rimanere accettando uno stipendio più basso. Tipico esempio di grave miopia.La novità di questi tempi è che la maggioranza è un pò in crisi. Fini e Berlusconi sembrano due galletti nel pollaio e presto o tardi è probabile che uno dei due dovrà sloggiare, e non è difficile capire chi sarà il prescelto. Sento molti parlar bene di Fini. Si ok, è un esempio più brillante di destra rispetto al populismo berlusconiano, ma sempre di destra si tratta. Sempre con un post-fascista abbiamo a che fare. Ricordia-moci le sue tremende leggi restrittive su immigrazione e droga. La via d’uscita non è Fini, né tanto meno Di Pietro (sempre di destra si tratta, anche se di tipo legalitario), né ovviamente Bersani (il PD non è un partito di sinistra, è inutile girarci attorno), ma un nuovo insieme di persone che si sappia ritrovare sulle questioni concrete e partecipando ai dibattiti, agli incontri e alle decisioni, creando “dal basso” le soluzioni ai problemi quotidiani. Questo vorremmo che fosse la vita politica: un’attività che non deve solo cercare di essere vicina ai cittadini, ma deve essere fatta personalmente dai cittadini. Chi se ne frega quindi di simboli, nomi, e via dicendo. Ci si trovi sulle cose concrete: come il rifiuto della privatizzazione dell’acqua, il no al ritorno del nucleare, la critica alle pessime scelte dell’amministrazione regionale e co-munale, che ci hanno regalato una cittadella dei giovani gestita malissimo, un pirogassificatore assassino in vista, oltre a porcate senza senso come l’ormai celeberrimo ponte sul Buthier. Saprete di sicuro già tutti che per le prossime elezioni comunali di Aosta (23 maggio) l’Union Valdôtaine si è alleata con i razzisti della Lega e con i berlusconiani e fascisti del PDL. Questa minacciosa coalizione

ha già detto che vorrebbe costruire una metropoli-tana che parta dalla stazione dell’ovovia per Pila e arrivi all’ospedale di Aosta. Prezzo previsto mini-mo: 50 milioni. Per poter svolgere un percorso in 4 minuti quando a piedi ce ne vogliono 10-15. Per opporci a pazzie come questa gran parte della redazione di Sottobanco ha accettato di candidarsi nella lista civica Sinistra per la Città, sostenen-do in alleanza con l’Alpe il sindaco Carlo Cur-taz. Siamo dentro in cinque giovani tutti sotto i 25 anni: il sottoscritto, Matteo Castello, Matteo Amatori, Stefano Peloso e Andrea Padovani. In 5 facciamo circa 120 anni. Non voglio dilungar-mi su questa cosa con il programma, la lista, le iniziative, ecc. Chi vuole saperne di più sa che ci sono i contatti in ultima pagina per informarsi meglio. Volevo solo farvi sapere che se siete stu-fi della solita politica fatta nei palazzi di potere, l’alternativa c’è. Non siamo solo noi ovviamente, ma nel nostro piccolo speriamo di dare un minimo contributo per cambiare le cose.

Alessandro Pascale

2 S o t t o b a n c o S o t t o b a n c o

M e t t i u n p i n g u i n o n e l c o m p u t e rMi è capitato pochi giorni fa di trovare un bel netbook (quei com-puter piccolini che si vedono nelle pubblicità di Vodafone e simili, per capirci) ad un prezzo ridicolo, così mi son detto «Perché no? Potrebbe sempre tornarmi utile.». Aveva Windows 7 preinstallato e me ne sono tragicamente accorto nel momento in cui ho provato ad accenderlo: più di cinque minuti per avviarsi. Ovviamente la cosa non mi ha entusiasmato e un’idea ha iniziato a ronzarmi per la testa.Non ho mai usato Linux o cose simili, ma ultimamente avevo sentito parlare parecchio di Ubuntu. Ad essere sincero ho sempre avuto un po’ di diffidenza riguardo a queste cose – non mi ha mai convinto l’idea che un programma gratuito potesse essere un buon prodotto –, ma peggio di Windows 7 non poteva andarmi. Ho sca-ricato Ubuntu 10.4 dal sito ufficiale, l’ho copiato su una penna usb e ho riavviato il computer facendo partire l’installazione.In questo momento sto scrivendo usando OpenOffice sul mio net-book con Ubuntu e non credo proprio che tornerò a Windows. I motivi sono tanti, ma forse basterebbe dire che installare Ubuntu è stato più veloce che accendere il computer quando aveva Win-dows. E riguardo alla velocità, credo di averci anche guadagnato in salute: adesso il netbook si attiva in una manciata di secondi e non ho più il tempo di andare a fumarmi una sigaretta aspettando che il sistema operativo sia pronto.Ma parlando seriamente, sono rimasto piacevolmente sorpreso da quanto Ubuntu fosse inaspettatamente semplice da usare, comple-to di qualsiasi programma mi potesse servire, bello e curato, ma soprattutto veloce.Sapevo dei requisiti abnormi necessari per Windows Vista o 7 e co-nosco diverse persone che sono state costrette a cambiare computer appena comprati per poter installare queste versioni di Windows. Quello che mi son chiesto è: Ubuntu, invece, quanto potrebbe an-dare indietro nel tempo? Su dei computer di due, cinque, dieci anni fa, girerebbe comunque così bene?La risposta è sì. Per soddisfare la mia curiosità sono andato a ri-spolverare un Pentium III che avevo acquistato nel 1999 ed ho pro-vato ad installarci Ubuntu 10.4. Sembrava rinato: non ho mai visto funzionare quel computer così bene! La cosa che mi ha colpito è che il mio Pentium III è un vecchio cassone che non ho buttato via solo perché in fondo ci sono affezionato, ma fino a pochi giorni fa l’avevo sempre considerato inutilizzabile perché troppo vecchio e troppo lento.Chissà quanti altri computer ci sono là fuori, abbandonati in un angolo a prender polvere, o in una cantina a prendere umidità, che invece potrebbero essere utilizzati...E per concludere con un po’ di politica, perché in fondo siamo su delle pagine impegnate! ;) Chissà quanti miliardi risparmierebbero le amministrazioni regionali se invece di comprare Windows in-stallassero Ubuntu, se invece di pagare centinaia di euro a copia per Microsoft Office usassero OpenOffice, se invece di cambiare computer ai dipendenti ogni due anni lo facessero ogni dieci grazie a Ubuntu...Chissà...http://www.ubuntu-it.org Stefano Peloso

Le tenebre in cui siamo immersi sono ancora lontane dal dissiparsi, oscurando un caldo sole di primavera, ma alcuni raggi di luce iniziano finalmente ad arrivare facendoci intravedere la strada per una società migliore. La prima iniziativa di cui voglio parlarvi riguarda l’opposizione alla malaugurata intenzione di questo governo di ritornare all’utilizzo dell’energia nucleare (legge 99/2009) dopo l’abolizione successiva al referendum dell’1987. Per quante bugie possano cercare di propinarci con i più diversi trucchi mass mediatici – la nuova generazione di centrali è sicura, l’Italia ha bisogno di nuove fonti energetiche, si creeranno nuovi posto di lavoro – non potranno mai coprire i rischi ambientali e l’assurdità economica legati a questa iniziativa. Dal punto di vista ecologico i danni sono vive ferite nei nostri ricordi e lugubri spettri sul nostro domani: dalla tristemente famosa Černobyl’ fino all’incidente del 2008 in Francia a Tricastin, il nucleare è una costante minaccia alla salute che si estende da chi si trova la centrale vici-no casa fino all’intero continente. L’aspetto economico appare invece paradossale: in primo luogo, non rispettando i vincoli europei del 20-20-20 ( entro il 2012 risparmio del 20% di energia e dal 2020 20% di energia da fonti rinnovabili), pagheremo multe intorno al miliardo di euro l’anno; in secondo luogo queste centrali sono enormemente costose, le stime – a ribasso- del Ministro Scajola parlano di 8 miliardi di euro. Puntare su fonti rinnovabili garantirebbe tempi più brevi di realizzazione, il rispetto degli accordi 20-20-20 e porterebbe, senza rischi per la salute, almeno 100.000 posti di lavoro qualificati, secondo Cgil e Legambiente. Il secondo impulso all’impegno e alla reazione arriva sull’acqua; il 19 novembre 2009 è stato approvato alla Camera con voto di fiducia il decreto Ronchi che avvia un processo di privatizzazione dei servizi pub-blici locali, di dismissione della proprietà pubblica e delle relative infrastrutture, ovvero un percorso di smantellamento del ruolo del soggetto pubblico che non sembra avere eguali in Europa (obbligo per le so-cietà pubbliche di cedere al privato almeno il 40% delle quote entro in 2011). Nasce così, forte anche delle esperienze di lotta dei cittadini dove l’acqua è già stata privatizzata, il movimento per l’acqua pubblica, bene universale, tolto ai profitti e alla gestione privata e che mira attraverso il referendum all’abrogazione di tale norma del governo, una falsa liberalizzazione che in realtà è un trasferimento di beni dal pubblico al privato con un aumento delle tariffe per il cittadino, e alla costruzione di un nuovo modello pubblico

di gestione, basato sulla gestione partecipa-tiva. Come recita un slogan della campagna: “perché si scrive acqua, ma si legge democra-zia.” Partita il 24 aprile la raccolta firme ha raggiunto e superato, nel fine settimana della Liberazione, quota 100.000; una mobilitazio-ne impressionante con 12 mila firme in un solo giorno in Puglia, oltre 10 mila nella capi-tale, 4000 a Torino città. La testimonianza di un risveglio civile arriva, oltre dalle migliaia di cittadini, anche da sindaci e addirittura da prelati e monsignori, tutti in fila ai banchetti, malgrado la loro diversa formazione cultuale, per dire no a un’acqua che potrà essere merci-ficata, negata anche a chi non la paga, da una legge di un governo che si è dimenticato il tema del rispetto della vita, spesso usato come una bandiera politica, per rendere ancora più colme le tasche di pochi imprenditori. (http://www.acquabenecomune.org/raccolta-firme/)

S o t t o b a n c o 3S o t t o b a n c o

M e t t i u n p i n g u i n o n e l c o m p u t e r L’ I t a l i a d e ve d e s t a r s i : l o s t a t o d i 2 i n i z i a t i ve

Paolo Guaramonti

4 S o t t o b a n c o

L a C i t t a d e l l a d e i G i ov a n i è g i à ve c c h i aC o n s i d e r a z i o n e s u l q u e s t i o n a r i o s u l l a C i t t a d e l l a d e i G i ov a n i

Troppe perplessità avevano accompagnato l’apertura della Cittadella dei Giovani svariati mesi fa.Un po’ perché siam vecchi e ci ricordiamo con smisurata nostalgia (sniff...) le serate passate all’Ani-ta, che a noi pareva, se la memoria non mi inganna, luogo vivo e dinamico, divertente e molto fre-quentato. Era un classico peregrinare instancabilmente dal pub all’Anita e viceversa... Ma adesso basta, questo è un articolo serio e qui stiamo trascendendo nel ricordo autobiografico. Inoltre allora avevo si e no 15 anni e il mio giudizio non era così ponderato.Il punto è che l’apertura della Cittadella è avvenuta in maniera enfatica e pomposa, tanto da avere tutte le sembianze di un pacco. Per non parlare dei primi eventi lì sponsorizzati: i Dari e il Mago Forest...Le prime lamentele hanno subito attirato la nostra attenzione (ricordiamocelo, i Giovani Comunisti sono dei rompicoglioni bastian-contrari), concentrandosi su una struttura che per molti era troppo bu-rocratica, scarsamente accessibile, poco stimolante e poco invitante. Inoltre il suo esagerato far leva sulla categoria del “giovane” metteva troppo in risalto il fatto che la Cittadella non fosse per niente gestita dai giovani, evidenziando oltretutto una densa ipocrisia riguardante la propensione a veicolare un’idea tutta particolare, ideologica direi, di “giovane”: rispettoso di orari assurdi e assolutamente non bevitore.Certo, si potrebbe anche rispondere affermativamente al bisogno di sensibilizzare le giovani genera-zioni su alcune problematiche a loro legate, se non fosse che ad Aosta non c’è solo la Cittadella come luogo di aggregazione, per cui se un giovane vuole bere lo può fare in molti altri posti, tirando fino a tardi non appena uscito all’ora di chiusura della Cittadella. Ci sembrava insomma un’immensa operazione propagandistica e buonista... Tuttavia sappiamo molto bene che non si può criticare qualcosa basandosi semplicisticamente sul sentito dire, sulle sensibilità personali e sui pregiudizi ideologici. Così abbiamo deciso di dare la parola ai giovani stessi, distribuendo centinaia di questionari nelle scuole e nei locali (Pub, Geeko, Cittadella stessa). E i risultati della no-stra indagine hanno confermato i nostri sentori.

La prima considerazione è che tutti conoscono la Cittadella dei Giova-ni.Bene direte: il fatto che su 293 giovani che hanno compilato il questio-nario distribuito nelle ultime settimane davanti ai locali della “movida” valdostana solo 24 abbiano ammesso di non sapere nemmeno di cosa si stesse parlando è un fatto positivo. Ma è anche un fatto scontato, e quanto segue non è certo promettente.Un conto infatti è conoscere un posto, un altro è frequentarlo.Tenuto conto che un 8% degli intervistati quindi non ha mai sentito par-lare della Cittadella analizziamo i risultati sul restante 92% con i 269 che alla prima domanda hanno risposto affermativamente: il 40% de-gli intervistati ha dichiarato di non avere mai frequentato la Cittadella, mentre il 54,5% l’ha fatto ma assai di rado (2-3 volte). Chi si dimostra frequentatore assiduo è una stretta minoranza: il 5% bazzica frequente-mente nella nuova struttura giovanile, mentre solo lo 0,5% ci entra una volta a settimana!Il totale di chi non ha mai o quasi mai varcato le soglie della Cittadella è dunque il 94,5%!Veniamo alla questione della gestione.

S o t t o b a n c o 5S o t t o b a n c o

La domanda recitava: “Per come è stata realizzata e per come è gestita, credi che la Cittadella stimoli la partecipazione giovanile?”. Il 28% è assolutamente dell’idea contraria. Il 38% è più moderato ma ci consegna comunque un responso negativo, affermando che la partecipazione sia molto poco stimolata. Gli entusiasti sono pochi: un 31% è convinto che sia abbastanza buono il livello di coinvolgimento, solo il 3% è piena-mente soddisfatto. Siamo al 66% di insoddisfatti contro il 34% di chi invece ritiene che non ci siano problemi relativi all’assenza di stimoli.Riguardo all’accessibilità alle strutture della Cittadella i pareri sono maggiormente spalmati sulle 4 possibili risposte. Il 28% risponde di non essere per nulla soddisfatto dell’accessibilità, il 32% lo è molto poco, il 35% si dice abbastanza soddisfatto e solo il 5% lo è molto.Una maggioranza dei ragazzi si ritiene comunque, per il 60%, poco o niente soddisfatta dell’acces-sibilità della Cittadella.

Questi risultati cosa ci dicono? Che la Cittadella non soddisfa i giovani e non ne stimola la partecipa-zione e la creatività, cosa che un centro per i giovani a nostro parere dovrebbe fare. Un’operazione totalmente calata dall’alto senza avere capito le esigenze delle nuove generazioni, della voglia di partecipazione, di creare eventi, mostre, concerti, dibattiti senza dover per forza essere gestiti da istituzioni. A questo punto vi starete ponendo una domanda più che lecita: ok la Cittadella così com’è non va bene ma voi cosa proponete di diverso? Non è facile rispondere a questa domanda, noi camminiamo sempre domandando. Diamo però alcuni stimoli. Per prima cosa crediamo che un centro culturale giovanile debba saper ascoltare i giovani, debba essere accessibile economicamente (possibilmente a costo zero), debba lasciare carta bianca ai giovani sulle iniziative da svolgere. Questo è stato (per chi è un po’ più grandicello) il “Centro Anita”. Un posto dove confrontarci, divertirci e, perché no, bere una birretta in compagnia senza finti moralismi.Riteniamo che sia ora di smetterla di delegare ad altri quello che noi giovani sappiamo benissimo

fare: l’autogestione, nei limiti del possibile, non è un sogno, è forse il modo migliore per responsabilizzare i giovani in una regione che, a par-tire dalla scuola, ci abitua a non essere autonomi, a non occuparci delle tematiche che ci interessano, a non interessarci della contemporaneità e a navigare nel nulla.Rispunta invece, con la Cittadella, uno sgradevole atteggiamento pa-ternalista, il quale dimostra di non avere nessuna fiducia nelle capacità dei giovani, nonché nessuna considerazione sulla capacità degli stessi di autogestirsi (il rischio, secondo alcuni amministratori, è quello del-la “faziosità”). L’organizzazione a tinte moralistiche del tempo libero giovanile, in una società libera, è destinato a fallire, lasciando scoperti tutti gli intenti propagandistici dell’operazione Cittadella: siamo sicuri che questa sia stata concepita più per le mamme ed i papà terrorizzati dall’idea che i propri figli scegliessero le strade della perdizione?Ci sentiamo quindi, per concludere, più legittimati a sviluppare le nostre critiche grazie al vostro contributo.Chiudo però con un invito: non delegate a noi la critica e la ricerca di possibili soluzioni. Camminiamo tutti insieme, agiamo come una collet-tività, riprendiamoci il tempo, il divertimento, la cultura, la vita!

Matteo Castello, Andrea Padovani

S o t t o b a n c o6 S o t t o b a n c o

“ R i f i u t i a m o c i ” d i s u b i r e !“La materia non può essere creata o distrutta, ma solo trasformata “

Principio di conservazione di Lavoisier.Vuoi fare un gioco con me? Le regole sono molto semplici: immagina che in Valle d’Aosta la discarica di Brissogne sia quasi comple-tamente piena. Diventa necessario trovare una nuova soluzione per smaltire i rifiuti. Immagina che siano state avanzate due proposte molto diverse tra loro: la prima costa 60 milioni di euro, la seconda solo 20. La prima prevede una combustione e l’emissione di ceneri e polveri sottili altamente cancerogene, la seconda è ecologicamente sostenibile. La prima è un suicidio economico, la seconda permette un bilancio in attivo e offre nuovi posti di lavoro. La prima produce tonnellate annue di scorie, la seconda fertilizzante per l’agricoltura. Tu quale delle due sceglieresti? Secondo te, i nostri politici quale hanno GIÀ scelto?Il PirogassificatoreUna parola che soltanto a sentirla nominare mette paura! Si parla di un impianto che, a partire da vari materiali, ricava combustibili gassosi impiegabili per la produzione di energia. Vengono spesso proposti come alternativa agli inceneritori. In parole povere dalla monnezza si ottengono dei gas (syngas) che ven-gono bruciati per produrre energia elettrica. Fantastico direte voi! Tutte le schifezze della mia pattumiera si trasformano in energia pulita! Cosa c’è di meglio?! Mancano alcuni dettagli “irrilevanti”: La combu-stione del syngas libera nell’aria piombo, cadmio, mercurio, ammoniaca, ossidi di solfuro, ossidi di azoto, monossido di carbonio, anidride carbonica, diossine, nanopolveri! Una bella miscela in grado di appestare la nostra buona aria pulita e di garantire un aumento di tumori nella popolazione. Analizziamo, poi, il Pirogassificatore dal punto di vista economico: la sua costruzione è stimata attorno ai 60 milioni di euro. Nessuno però ha ancora fornito dati su quanto costerà mantenerlo a norma nei prossimi anni, l’Unione Europea impone parametri di inquinamento molto severi da rispettare. Dove verranno sistemate le 4000 tonnellate di scorie super tossiche prodotte ogni anno? I dati che arrivano dagli altri paesi (Germania, Au-stria e Svizzera) parlano di altissimi costi di smaltimento. Di questo ancora si tace. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, i 50 inceneritori presenti in Italia forniscono appena lo 0,3% dell’energia complessivamente prodotta nella Penisola.Insomma, otterremmo molto di più se cambiassimo, tutti quanti, due o tre lampadine in casa. Inoltre non viene considerato il grave danno che alcuni comuni come Pollein, Saint Christophe, Quart e Brissogne subirebbero. Come reagiranno gli abitanti di queste zone scoprendo che i loro terreni e le loro case si svaluteranno perché sono troppo vicine al Pirogassificatore? Infine: impianti di questo genere non esisto-no in Italia! La Valle d’Aosta servirà da cavia anche per un altro folle progetto: svuotare la discarica di Brissogne bruciandone tutto il contenuto. Vi lascio immaginare quali veleni produrrebbe la combustione di rifiuti interrati 20 anni fa! Le alternative esistonoTroppo facile criticare e dire sempre di no alle proposte della politica. Giusto! Infatti le alternative esi-stono, sono sicure e collaudate. Il primo passo fondamentale è ridurre i rifiuti. Basterebbe ridurre gli imballaggi delle merci, istituire il vuoto a rendere per i contenitori in vetro e aumentare la distribuzione alla spina di: bevande, detersivi e liquidi in generale. Non sono obiettivi impossibili ma chi ci governa non ragiona in questo modo. Dietro l’incenerimento dei rifiuti si nasconde una logica perversa: consuma e spreca come ti pare, tanto poi bruciamo tutto! Anche nella raccolta differenziata siamo tremendamente indietro. Siamo al 40%, Bolzano è al 70% e non si contano più le città del nord e sud Italia che arrivano al 60%. Sul totale dell’immondizia prodotta nelle case il 20% è composto da frazione organica: sfalci d’erba, segatura, scarti di cucina, segatura. Se raccolta alla fonte questa parte potrebbe diventare un compost di buona qualità, concime vendibile e utilizzabile sui prati. Il Comitato Rifiuti Zero Valle d’Aosta suggerisce di imitare il Centro Riciclo Vedelago di Treviso, dove si recuperano senza combustioni il 95-98% dei rifiuti prodotti da 1.500.000 di abitanti. Il modello completo sarebbe applicabile con un investimento di soli 1,5 milioni di Euro! Vedelago riesce a guadagnare dalla rivendita dei materiali riciclati, crea nuova occupazione e permette di abbassare notevolmente la tassa sui rifiuti pagata dai cittadini. Come chiusura, riporto che il Consiglio Regionale del 24 marzo 2009 ha approvato a pieni voti il progetto dell’impianto di pirogassificazione. Maggiori informazioni su: rifiutizerovda.altervista.org

Damiano “Dax” Presciani

All’indomani delle elezioni, i neo-governatori leghisti di Piemonte e Veneto, Roberto Cota e Luca Zaia, hanno pensato bene di ribadire la loro volontà di bloccare la pillola abortiva Ru486 nelle loro Regioni. E il Vaticano ringrazia. Qualcuno avrebbe dovuto avvertirli del fatto che la campagna elettorale è finita, e che la commer-cializzazione della Ru486 è stata autorizzata dall’AIFA (Agenzia Italiano del Farmaco) nel rispetto della legge 194/1978. Le modalità di somministrazione definite dal Consiglio Superiore di Sanità prevedono un ricovero di tre giorni di cui ogni donna può avvalersi, fermo re-stando la possibilità di firmare e uscire dall’ospedale, come accade comunemente per ogni caso di ricovero. Il margine di autonomia che spetta ai governatori delle Regioni sulla distribuzione del farmaco incide preva-lentemente sulla tempistica: il farmaco deve comunque essere messo a disposizione dei cittadini.Questo è semplicemente l’ennesimo caso di propaganda meramente strumentale fatta sulla pelle delle donne. La legge 194 esiste ormai da 32 anni, eppure l’aborto rimane un tabù, quasi una vergogna. Un peccato. Perché siamo pro-vita, contro l’aborto e l’eutanasia che non sono altro che omicidio legalizzato e affronto alla sacralità della vita stessa bla bla bla... Frasi ormai svuotate del loro contenuto e troppo spesso pronunciate per secondi fini da politicanti di serie B, che però devono portarci a una riflessione più profonda. Rispetto per la vita non vuol dire semplicemente rispetto per un embrione. La donna che porta l’embrione in grembo è vita, l’uomo che con la donna condivide scelte e responsabilità è vita, i familiari, gli amici che accompagnano la donna, l’uomo e l’embrione sono vita.Una gravidanza inaspettata segna inevitabilmente il vissuto di una persona. Il segno lasciato può essere il frutto di questa gravidanza, un bambino, certo, ma può anche essere il percorso psicologico che porta alla

scelta di interrompere la gravidanza. Una scelta difficile, dura, ma talvolta necessaria. Perché se ogni vita è sacra, allora una donna ha il diritto di scegliere se essere madre o meno, ogni uomo ha il diritto di scegliere se essere padre o meno, e il nascituro ha il diritto di avere una vita dignitosa, di essere desiderato, di essere amato. Per concludere, rispetto per la vita vuol dire anche accet-tare che una donna decida di abortire e accompagnarla in questo percorso in modo che sia il meno traumatico pos-sibile. L’aborto c’è sempre stato, e ci sarà sempre. Prima della 194 di aborto si moriva, in clandestinità e sotto le mani di “mammane”. Ora la legge c’è, la scienza progre-disce. Quello che spesso purtroppo manca sono l’umanità e l’umiltà per capire che si può sbagliare, ma si può anche cercare di comprendere, perdonare, aiutare e ricominciare.

7S o t t o b a n c oS o t t o b a n c o

“ R i f i u t i a m o c i ” d i s u b i r e ! C h i e s a e L e g a c o n t ro l a p i l l o l a

Damiano “Dax” Presciani Alice Fazzari

CICL.IN.PROP.VIA MOCHET,7 PRC

Matteo AmatoriMatteo CastelloAndrea PadovaniAlessandro Pascale

[email protected]@[email protected]@hotmail.com

Scrivici via e-mail, oppure raggiungici su facebook iscrivendoti al gruppo Sottobanco - Bollettino di informazione per studenti intelligenti. Altri gruppi su facebook per gli interessati sono Giovani ComunistiValle d’Aosta e Federazione dellaSinistra Valdostana.Un sito interessante èhttp://www.rifondazionesevda.org

Qualche settimana fa si è tenuto il primo di una serie di quattro incontri di auto-informazione. Quest’iniziativa, nata dalla volontà di un ristrettissimo gruppo di studenti, ha due obiettivi principali: il primo, ovviamente, è quel-lo di informarci su fatti d’attualità che per vari motivi non sono tenuti in grande considerazione dai media tradizionali; il secondo è quello di creare uno spazio in cui tutti, indipendentemente dalla loro fede politica (o reli-giosa), possano dire la loro e confrontarsi con gli altri.Il tema del primo incontro è stato quello della condizione della donna nella nostra società: un problema molto importante e molto attuale, sopratutto in una società arretrata e machista come la nostra, dove la donna viene considerata ormai alla stregua di un soprammobile, se non come una vera e

propria merce di scambio (basti pensare al caso Berlusconi-D’Addario-Tarantini!). Il dibattito è stato fin da subito molto vivace, e la discussione ha mantenuto quasi sempre un alto profilo. Peccato solo per lo scarso numero di partecipanti... Più siamo e meglio è, ed è per questo che attraverso le pagine di questo giornale vi invito tutti a partecipare ai prossimi incontri: il secondo si terrà il 12 maggio al Liceo Classico di Aosta, e il tema sarà la questione arabo-israeliana! Vi chiedo solo di confermarmi la vostra partecipazione con qualche giorno d’anticipo! Per contattarmi e avere ulteriori informazioni potete scrivere all’indirizzo email [email protected], oppure tramite il gruppo “Auto-informazione!!!” su Facebook!! Partecipate numerosi! Ismail Fayad

PER MOTIVI DI SPAZIO NON ABBIAMO POTUTO PUBBLICARE UNA LETTERA DI UN LETTORE CUI ABBIAMO RISPOSTO. LA TROVATE SUL SITO www.sinistravaldo-stana.org, DOVE TROVATE ANCHE TUTTI I NUMERI PRECEDENTI DI SOTTOBANCO.

Non abbiamo avuto modo di esprimerci sulla vicenda dei tre arresta-ti di Emergency. Lo facciamo ora con questa vignetta, che dovrebbe esprimere chiaramente la nostra posizione. Stop alla guerra in Afghani-stan: paghiamo 2 milioni di euro al giorno per portare morte! BASTA!

Il 23 maggio ci sono le elezioni comunali in tutta la Valle d’Aosta. Matteo Castello, Andrea Padovani, Stefano Peloso, Matteo Amatori e Alessandro Pascale, ossia la redazione ori-ginaria fin dal primo Sottoban-co uscito un anno e mezzo fa, è candidata in blocco nella lista civica Sinistra per la Città, che ad Aosta sostiene il sindaco Car-lo Curtaz. Non astenerti, se puoi vota e fai votare questa lista per una città migliore! Per qualsiasi informazione segui il blog www.sinistraperlacitta.info e ISCRIVI-TI ALLA NEWSLETTER DAL SITO www.rifondazionesevda.org