SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! · sto 1931 dal vescovo Mons. Simon Pietro Grassi....

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COME AIUTARE LA CONgREgAzIONE E LE NOSTRE MISSIONI Con l’invio di offerte Intestate a: OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma Conto Corrente Postale n° 919019 Conto Corrente Bancario INTESA SANPAOLO - Roma 54 IBAN: IT19 D030 6903 2901 0000 0007 749 Con legare per testamento Alla nostra Congregazione beni di ogni genere. In questo caso la formula da usare correttamente è la seguente: “Istituisco mio erede (oppure: lego a) la Piccola Opera della Divina Provvidenza di Don Orione con sede in Roma, Via Etruria, 6, per le proprie finalità istituzionali di assistenza, educazione ed istruzione… Data e firma”. SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE, Via Etruria 6 - 00183 Roma www.donorione.org RIVISTA MENSILE DELLA PICCOLA OPERA DELLA DIVINA PROVVIDENZA SOSTIENI ANCHE TU LE NOSTRE MISSIONI NEL MONDO! Poste Italiane s.p.a. - Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 1, CDM Bergamo - Anno CXIII n. 6 giugno 2018 fondazione don orione onlus Via Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686 Codice Fiscale 97302630583 La Congregazione di San Luigi Orione è presente in molti Paesi in via di sviluppo con attività missionarie e di promozione umana per famiglie, bambini, disabili e anziani... Essa tiene “la porta aperta a qualunque specie di miseria morale o materiale”, come gli ha insegnato Don Orione.

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COME AIUTARELA CONgREgAzIONE

E LE NOSTRE MISSIONICon l’invio di offerte

Intestate a:OPERA DON ORIONE - Via Etruria, 6 - 00183 Roma

• Conto Corrente Postale n° 919019

• Conto Corrente BancarioINTESA SANPAOLO - Roma 54

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Con legare per testamentoAlla nostra Congregazione beni di ogni genere.

In questo caso la formula da usarecorrettamente è la seguente:

“Istituisco mio erede (oppure: lego a)la Piccola Opera della Divina Provvidenza

di Don Orione con sede in Roma,Via Etruria, 6, per le proprie finalità

istituzionali di assistenza,educazione ed istruzione…

Data e firma”.

SWIFT (per coloro che effettuano bonifici dall’estero) BPVIIT21675 Intestato a: OPERA DON ORIONE,

Via Etruria 6 - 00183 Roma

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Anno C

XIII

n. 6 giugno 2018

fondazione don orione onlusVia Cavour, 238 - 00184 ROMA - Tel. 06 4788 5686

Codice Fiscale 9 7 3 0 2 6 3 0 5 8 3

La Congregazione di San Luigi Orione èpresente in molti Paesi in via di sviluppo conattività missionarie e di promozione umana

per famiglie, bambini, disabili e anziani...Essa tiene “la porta aperta a qualunque

specie di miseria morale o materiale”,come gli ha insegnato Don Orione.

Dovremo averla noi? Quando la Ma-donna ci darà grazia di fare lagrande statua col rame raccolto

nelle Parrocchie della Diocesidi Tortona, vedrete che fuocodi entusiasmo, di fede e di

amore alla Madonna...È ben questo che noi vogliamo!Aiutare il sentimento dei sem-plici, del popolo, dei buoni,

indirizzandolo verso i piùsacri ideali del Cristiane-

simo, di cui la devozionealla Madonna è il più

intuitivo, il piùsensibile, il più

facile a capirsida tutti” (Parola,17.4.1938).

La costruzione del santuariodella Madonna della Guardiadi Tortona (1928-1931) èstata l’epopea di un uomo difede che accese il fuoco e il sogno

di “costruire la chiesa”, e poi coin-volse tutti in una sfida tra la pochezzadelle risorse e la grandiosità del risul-tato per far toccare con mano che“La c’è la Provvidenza”.

Coinvolse confratelli, suore, chiericicostruttori, con importanti risultatiformativi. Coinvolse persone facol-tose e di ruolo sociale, autorità civilied ecclesiastiche, con effetti di re-sponsabilizzazione e di solidarietà.Coinvolse la gente umile, il popoloche partecipò e offerse qualcosa della

sua povertà per “fare il santuario”.Ho ascoltato anch’io personal-mente, molti decenni dopo,

persone dire con soddisfazione:“nella statua della Madonna cisono anche le pentole rotte dimia nonna”.

Coinvolse tutti con la preghiera: “Piùche di mattoni il Santuario è fatto diAve Maria!”, diceva.La Chiesa è di tutti.

Questa è la Chiesa“Dobbiamo costruire la chiesa”: era illeitmotiv di Don Orione nei discorsi aisuoi confratelli, nelle prediche allagente, nelle lettere, negli scritti e ma-nifesti cittadini. Era l’argomento dellesue preghiere e delle sue relazioni.Questa è la Chiesa (con la Maiuscola)che sogna Don Orione: una Chiesa incostruzione, una Chiesa in mezzo allaCittà (anche questa con la Maiuscola),fatta di persone con condizioni e ruolidifferenti che collaborano, che cre-dono nella Divina Provvidenza, oanche non credono ma si fidano dichi crede nella Divina Provvidenza, epartecipano solidali. alla fine, i “co-struttori” si accorgono che stanno co-struendo non solo la chiesa, ma lacittà, la “cittadinanza” di Tortonacoinvolta nel progetto.Don Orione arrivò a vedere la chiesacostruita in soli tre anni, inauguratanel 1931 e divenuta casa religiosa ecivile. Ma la lasciò, nel 1940, alla suamorte, ancora in costruzione. Don

Orione, prima frene-tico trascinatore nellacostruzione, poi, nonebbe più fretta di “fi-nire” la chiesa, di ab-bellirla, di renderlaoggetto da vedere enon più da costruire.Resta sempre qualcosada fare nella costru-zione della Chiesa.

L’impresa dei chiericimanovaliCi volle un bel coraggio a imbarcarsinell’impresa del Santuario e, per dipiù, in una congiuntura economica digrande povertà, durante la terribiledepressione economica del 1929.il santuario della Madonna della Guar-dia, infatti, fu costruito tra il 1928 e il1931.

Don Orione scriveva ai Tortonesi:“Al santuario, lavorano gli operai vo-lenterosi, entusiasti, per turno e ognigiorno; lavorano di vanga, di badile,di piccone, di schiena, i sacerdoti e ichierici per erigere presto e bello ilsantuario alla vostra Madonna dellaGuardia” (Scritti 113, 35).Vedere chierici e preti lavorare al san-tuario fu uno spettacolo che incantòTortona, mai troppo tenera con i preti.Quelli di Don Orione erano “preti distola e di lavoro”, “dalle maniche rim-boccate”: tutti se ne resero conto. Lacaratteristica con cui ancora oggi siqualifica il Santuario della Madonnadella Guardia di Tortona è: il Santuariocostruito dai chierici manovali.Fu benedetto solennemente il 29 ago-sto 1931 dal vescovo Mons. SimonPietro Grassi. La festa fu memorabile,famosa per la processione dei chiericimanovali, con carriole, picconi e badilidavanti alla statua della Madonna.

Un’epopea popolareDon Orione con la sua fede nella Prov-videnza, la devozione alla Madonna,l’amore appassionato alla gente umileriuscì a “stanare”, a smuovere le per-sone, a farle uscire dal proprio fatali-smo e ripiegamento, per farle entrarefiduciosamente nella costruzione,nella collaborazione, nell’esperienzadi socialità religiosa e civile, nella spe-ranza. L’epopea della costruzione delSantuario non è poesia, è storia. È unastoria “poetica, nel senso che “crea”nuove visioni, nuove azioni e progetti.anche oggi.Una iniziativa simbolo del clima e delmetodo pastorale di Don Orione fu lafamosa “questua delle pignatterotte”. “Ormai – scrisse Don Orione -mi danno un nome che nessuno melo leverà più: mi chiamano il «pretedelle pignatte rotte». E ben vengaanche questo nome, basta servire laMadonna!” (Scritti 62, 73).8Don Orione girò per tuttii paesi della diocesi di Tor-tona, a contatto direttocon persone d’ogni tipo,parlando della Madonna eraccogliendo l’umile colla-borazione della poveragente. Con la singolare questua,Don Orione offerse ancheai poveri il privilegio dipartecipare a costruire lachiesa alla quale egli vo-leva portarli. Un agire cosìè divino e non solo ge-niale.

La strategia pastoraledel coinvolgimentoDon Orione era cosciente di questae di altre sue “stranezze pastorali”.Le motivò ed anzi ne fece un me-todo.“Nel bene, se non si è un po’ origi-nali, se si sta sempre lì… si ristagna,si ammuffisce. La novità è mezzodi fare il bene, perché richiamal’attenzione e si interessano glialtri alle iniziative di bene. I mi-nistri del male non hannovergogna, no, a faregli originali, gli au-daci, i creatori di no-vità e, perfino, gli stranie i bizzarri!

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“Al santuario, lavorano glioperai volenterosi, entusiasti,per turno e ogni giorno; lavoranodi vanga, di badile, di piccone, dischiena, i sacerdoti e i chiericiper erigere presto e bello ilsantuario alla vostra Madonnadella guardia”.

“Dobbiamo costruire la chiesa”:era il leitmotiv di Don Orione neidiscorsi ai suoi confratelli, nelleprediche alla gente, nellelettere, negli scritti e manifesticittadini.

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EDITORIALE

E quella logica, per favore, è un ve-leno. Ma è un veleno dolce, perché titranquillizza l’anima oggi e ti lasciacome anestetizzato e non ti lasciacamminare. Uscire dalla logica del“sempre è stato fatto così”, per restarein modo creativo nel solco dell’auten-tica Tradizione cristiana, ma creativo.

parlate apertamentei giovani poi “vanno presi sul serio”:non bastano analisi sul mondo giova-nile, bisogna interpellarli anche se èvero che “non sono il premio Nobelalla prudenza” e a “volte parlano conlo schiaffo”. “Qualcuno pensa che sa-rebbe più facile tenervi ‘a distanza disicurezza’, così da non farsi provocareda voi”, nota il Papa esortando invecea prenderli sul serio perché “nonbasta scambiarsi qualche messagginoo condividere foto simpatiche”, altri-menti si cade nella “filosofia deltrucco”: “siamo circondati da unacultura che, se da una parte idolatrala giovinezza cercando di non farlapassare mai, dall’altra esclude tantigiovani dall’essere protagonisti”.a loro volta, i giovani devono parlarecon la “faccia tosta”, in questa setti-mana, senza vergognarsi magari di uncardinale.

La disoccupazionegiovanile spinge adepressione o violenzaPoi, si sofferma sul dramma della di-soccupazione. Spesso – ricorda – “vitrovate a mendicare occupazioni chenon vi garantiscono un domani”, intanti Paesi, ad esempio in italia quella

dai 25 anni in su è circa il 35%, in altriPaesi vicini, anche del 50%.Cosa fa un giovane che non trova la-voro? Si ammala – la depressione –,cade nelle dipendenze, si suicida –fa pensare: le statistiche di suicidiogiovanile sono tutte truccate, tutte –,fa il ribelle – ma è un modo di suici-darsi – o prende l’aereo e va in unacittà che non voglio nominare e si ar-ruola nell’Isis o in uno di questi movi-menti guerriglieri. Almeno ha un sensoda vivere e avrà uno stipendio mensile.E questo è un peccato sociale! La so-cietà è responsabile di questo. Francesco chiede, dunque, ai giovanistessi di aiutare a capire le cause e spie-gare come vivono questo dramma.

La Chiesa vuole ascoltaretutti i giovaniSottolinea anche che quando qual-cuno vuole fare “una campagna oqualcosa”, loda i giovani ma non li in-terpella. “Ma la gente non è sciocca”e capisce, afferma ricordando unmotto spagnolo che dice: “Loda loscemo e lo vedrai lavorare” ma i gio-vani non lo sono, rimarca con forza. Equesta Riunione pre-sinodale vuoleproprio essere segno della volontàdella Chiesa di mettersi in ascolto ditutti i giovani, nessuno escluso: “Semancate voi, ci manca parte dell’ac-cesso a Dio, a noi”.il Sinodo di ottobre, infatti, si propone

di sviluppare le condizioni perché igiovani siano accompagnati nel di-scernimento vocazionale. “Dio ha fi-ducia in voi, vi ama e vi chiama” gliassicura il Papa. E il prossimo Sinodosarà anche un appello rivolto allaChiesa, perché riscopra un rinnovatodinamismo giovanile. Anche io, inquesto momento, vi rivolgo la do-manda, a ognuno di voi: “Cosa cerca?Tu, cosa cerchi nella tua vita?”. Dillo,ci farà bene ascoltarlo. Dillo. Di que-sto abbiamo bisogno: di sentire il vo-stro cammino nella vita. Cosa cerchi?i vostri coetanei e i vostri amici, anchesenza saperlo, aspettano anche lorouna chiamata di salvezza.il Papa ricorda anche di aver letto al-cune e-mail del questionario messo inrete dalla Segreteria del Sinodo e sidice colpito dall’appello di diversi gio-vani: chiedono agli adulti di stargli vi-cino, hanno bisogno di punti diriferimento. Una ragazza segnalava ipericoli, tra cui l’alcool, la droga, unasessualità vissuta in maniera consumi-stica. il suo grido per un mondo gio-vanile che va sempre più a rotoli,“richiede attenzione”, sottolineaFrancesco.

I sogni dei vecchiaiutano i giovaniSi tratta di costruire una cultura nuovache però – li avverte – non deve es-sere senza radici, che sono gli anziani,i nonni. “Abbiamo bisogno di giovaniprofeti” ma “mai sarete profeti” -li avverte - se “non andate a far so-gnare un vecchio che è annoiato lì,perché nessuno lo ascolta. Fate so-gnare i vecchi e questi sogni vi aiute-ranno ad andare avanti”.Francesco ricorda, poi, che nei mo-menti difficili, il Signore fa andareavanti la storia con i giovani, comeDavide, Daniele e Samuele perchéhanno detto la verità senza vergogna.“Non sono nati santi” – dice – mahanno sentito la voglia di fare il bene.

Osate “sentieri nuovi”, uscite dallalogica del “si è sempre fatto così”:

bisogna stare in modo creativo nelsolco dell’autentica tradizione cri-stiana. È il forte appello di Papa Fran-cesco. Giovani di vari Paesi delmondo, non solo cattolici, ma anchedi altre confessioni cristiane e reli-gioni. il Papa mostra di conosceremolto bene il mondo dei giovani e iloro problemi. a loro chiede di parlareapertamente, senza vergognarsi, inquesta Riunione pre-sinodale.

Oltre la logica del“si è fatto sempre così”il cuore della Chiesa è giovane, pro-prio perché il Vangelo è come unalinfa vitale che la rigenera continua-

mente, e per questo li esorta tutti acollaborare a questa fecondità.Da qui un forte appello ad osare sen-tieri nuovi. Bisogna rischiare anche seaccompagnati dalla prudenza, per-ché altrimenti “un giovane invecchiae anche la Chiesa invecchia”. Tantevolte, infatti, dice di trovare comunitàcristiane invecchiate per la paura “diuscire verso le periferie esistenzialidella vita”, lì dove “si gioca il futuro”.E voi ci provocate a uscire dalla logicadel “ma, si è sempre fatto così”.

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ORESTE FERRARI IN CAMMINO CON pApA fRANCESCO

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IN CAMMINO CON pApA fRANCESCO

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«USCITE DALLA LOgICA DEL“si è fatto sempre così”»

bisogna rischiare anche seaccompagnati dalla prudenza,perché altrimenti “un giovaneinvecchia e anche la Chiesainvecchia”.

«Qualcuno pensa che sarebbepiù facile tenervi 'a distanza disicurezza', così da non farsiprovocare da voi».

«Mai sarete profeti se nonprendete i sogni dei vecchi.fate sognare i vecchi e questisogni vi aiuteranno ad andareavanti».

Il 19 Marzo il papa ha parlato a circa 300 giovani riuniti a Roma per un incontroin preparazione del Sinodo che si terrà ad ottobre. Nel suo discorso ha toccatomolti punti importanti e provocatori.

Orione venne a prelevarlo alla sta-zione di Roma per accompagnarlo intreno in un suo collegio a Sanremonel dicembre del 1917.in quel viaggio Don Orione, adulto di44 anni, si pose a fianco del ragazzoSilone, fuggito dal collegio, che all’ini-zio non lo riconosce e lo tratta scor-tesemente, facendogli portare levaligie, chiedendogli per sfida di com-prare l’avanti; e lui lo ricambia con attidi dolcezza, lo circonda di affettuosacomprensione. Solo dopo tante provedi bontà, alla luce fioca della lampa-dina accesa di notte nello scomparti-mento, Silone fu in grado di ritrovarenel volto di quel prete che non avevariconosciuto i lineamenti di DonOrione: “Ciò che di lui, nel ricordo, miè rimasto più impresso, era la pacatatenerezza dello sguardo. La luce deisuoi occhi aveva la bontà e la chiaro-veggenza che si ritrova in certe vec-chie contadine, in certe nonne, chenella vita hanno pazientemente sof-ferto ogni sorta di triboli e perciòsanno o indovinano le pene più se-grete. in certi momenti avevo l’im-pressione ch’egli vedesse in medistintamente di me; ma non eraun’impressione sgradevole”.il viaggio si conclude a Sanremo e quiavviene la separazione tra DonOrione e Silone; questi si nasconde:“Non volli che egli mi vedesse pian-gere”. Una lunga lettera ricevuta lamattina di Natale riallaccia però il rap-porto affettuoso. Quel viaggio nonsarà più dimenticato da Silone conquella frase che è dichiarazione diamore e di fedeltà: “ Vorrei che que-sto viaggio non finisse mai”.La permanenza a Sanremo non fulunga: appena pochi mesi per dare a

lui l’opportunità di conseguire il di-ploma di licenza ginnasiale, dalla cor-rispondenza di questo periodo, lafiducia in Don Orione è filiale come ri-velato nella lettera che gli invia il1.10.1916: “Faccia di me quel che lepare, ugualmente contento di restarequi che andare a Tortona, che tornarea Pescina, solo perché Lei me l’hadetto, e dicendomelo ho sentito lavoce di mio padre, l’alito di miamadre, il desiderio di un santo”.

Dopo il ginnasio Don Orione lo tra-sferì a Reggio Calabria per iniziare ilcorso di liceo e qui si ferma per il soloanno 1917. alla fine di questo annoSilone abbandona gli studi, passaqualche tempo a Pescina e infineentra totalmente nella militanza poli-tica stabilendosi avventurosamente aRoma. La corrispondenza con DonOrione si interrompe anche se si rivi-dero ancora diverse volte in circo-stanze particolari.Neppure la memoria esemplare diDon Orione poté condurre Silone allafede e fargli rimarginare tutte le feriteche la vita gli aveva inferto ma DonOrione restò dentro Silone per tutta lavita come gli aveva detto in quella se-rena notte trascorsa in treno: “Ricor-dati questo… Dio non è solo inChiesa. Nell’avvenire non ti manche-ranno momenti di disperazione.anche se ti crederai solo e abbando-nato, non lo sarai mai”.

“CRISTIANO SENzACHIESA E SOCIALISTASENzA pARTITO”

Secondino Tranquilli è il suo veronome, nasce a Pescina dei Marsi in

provincia dell’aquila il 1 maggio1900. La sua famiglia è composta dalpadre piccolo proprietario terriero,dalla madre tessitrice e da otto figli.Quasi tutti i famigliari persero la vitanel terremoto della Marsica del 13gennaio 1915 (il fratello superstite,Romolo, arrestato nel 1928 e condan-nato per attività sovversive, sarebbemorto a Procida nel 1932). in mezzoalle macerie del paese assiste anchead un episodio di solidarietà fattiva edincurante degli ostacoli che ha comeprotagonista Don Orione, con il qualedal 1915 al 1918 instaura un rap-porto di fiducia..Secondino, rimasto solo, venne affi-dato alla nonna che lo invia a Romaper terminare gli studi ginnasiali in uncollegio diretto da religiosi. interrottigli studi nel 1918 si avvicina al PartitoSocialista, partecipò nel 1921 allafondazione del partito comunista, peril quale s’impegnò, dopo l’avvento delfascismo, in una intensa attività clan-destina prima in italia e dal 1927, pre-valentemente in Svizzera. Qui maturòla crisi in seguito alla quale si allon-tanò nel 1931 da partito Comunistae alla militanza politica per dedicarsialla scrittura, pubblicando, oltre aiprimi romanzi alcuni saggi storici.Tornato nel 1942 all’impegno politicoattivo nelle file del partito socialistaclandestino, rientrò in italia nel 1944e nel 1946 fu eletto all’assemblea co-stituente per il PSiUP.il suo nome di scrittore è affidato so-prattutto ad alcuni romanzi, tradottiin molte lingue, furono per lungotempo più apprezzati all’estero che initalia: i più noti Fontamara (1933),Pane e vino (1936), Il seme sotto laneve (1942), Una manciata di more(1952), Il segreto di Luca (1956), L’av-ventura di un povero cristiano (1968).in parte saggistici e in parte narrativisono gli ultimi scritti riuniti in Uscita disicurezza (1965) libro importante perla ricostruzione del pensiero umano eideale di Silone. Muore a Ginevra il 22agosto 1978.

L’abruzzo natio, il cristianesimoevangelico, i poveri, la giustizia,

l’impegno sociale e politico sono lefonti di ispirazione dei romanzi diignazio Silone che nel suo intimo ri-mase un’anima travagliata dal deside-rio di fare del bene in specie ai poverie agli oppressi.Tra i numerosi preti che popolano isuoi romanzi è Don Orione a conqui-starlo fin da quando lo vide la primavolta al suo paese appena dopo il ter-remoto della Marsica del 1915,lasciandoci di lui la più alta testimo-nianza nel racconto “incontro conuno strano prete”, inserito in “Uscitodi sicurezza” del 1965: “Si era ap-pena pochi giorni dopo il terremoto.La maggior parte dei morti giaceva

ancora sotto le macerie. i soccorsistentavano a mettersi all’opera…Una di quelle mattine grigie e gelide,dopo una notte insonne, assistei aduna scena strana. Un piccolo pretesporco e malandato con la barba diuna decina di giorni, si aggirava tra lemacerie attorniato da una schiera dibambini e ragazzi rimasti senza fami-glia. invano il piccolo prete chiedevase vi fosse un qualsiasi mezzo di tra-sporto per portare quei ragazzi aRoma… in quel momento arrivaronoe si fermarono cinque o sei automo-bili. Era il re, col suo seguito, che visi-tava i comuni devastati.appena gli illustri personaggi sceserodalle loro macchine e si allontanarono,il piccolo prete senza chiedere il per-

messo, cominciò a caricare sopra unadi esse i bambini da lui raccolti…assieme ad altri anch’io osservai consorpresa e ammirazione, tutta la scena.appena il piccolo prete col suo caricodi ragazzi si fu allontanato, chiesi at-torno a me: “Chi è quell’uomo straor-dinario?”.

Una vecchia che gli aveva affidato ilsuo nipotino, mi rispose: “Un certoDon Orione, un prete piuttosto strano”.il secondo incontro, il più memora-bile, fu quello che ebbe quando Don

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“In certi momenti avevol’impressione ch’egli vedesse inme distintamente di me; ma nonera un’impressione sgradevole”.

“Ricordati questo Dio non è soloin Chiesa. Nell’avvenire non timancheranno momenti didisperazione. Anche se ticrederai solo e abbandonato,non lo sarai mai”.

IgNAzIO SILONE

STUDI ORIONINI

Scrittore, uomo politico, partecipò alla fondazione del partito Comunista Italiano,attivo nel partito socialista clandestino, è il più famoso ex-allievo di Don Orione.

Silone con un gruppo di scolari, Roma 1975.

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40 religiosi orionini arrivati da tutto il mondo, hanno partecipato lo scorsomaggio all’itinerario carismatico sull'umanità di Don Orione.

Dal 1 al 9 maggio 2018 si è svoltoa Montebello della Battaglia (PV) il

i itinerario carismatico sull’Umanità diDon Orione, una nuova iniziativa ri-volta ai religiosi orionini e dedicataalla formazione e alla conoscenza diSan Luigi Orione. «Dall’inizio del ses-sennio – ha detto il Direttore generalePadre Tarcisio Vieira – abbiamo pen-sato a questo itinerario carismatico ein particolare, con i Consigli provin-ciali dell’america Latina, abbiamo ra-gionato su quale potesse essere iltema. Riflettendo sul Capitolo gene-rale e sull’attenzione che questo havoluto dare alla persona e alla uma-nità del religioso, abbiamo quindi vo-luto confrontare la nostra umanitàcon l’umanità di Don Orione».«abbiamo colto la necessità – ha ag-

giunto il Vicario generale Don OresteFerrari, che ha organizzato questo iti-nerario – di pensare a un percorsoideale che potesse, grazie anche adalcuni esperti, presen tare la figura diDon Orione in modo forse un po’ di-verso, ma in una maniera che ci per-mettesse di confrontarci con lui, disentircelo come fratello di camminooltre che come padre».«Per questo motivo – spiega – abbiamo

pensato ad un piccolo corso di forma-zione sull’umanità di Don Orione cioèsugli aspetti umani della sua persona-lità e della sua storia.Lo stesso XiV Capitolo Generale ci haspinto in questa direzione quando ciha invitati a creare momenti di forma-zione per tutti i confratelli, in cui ri-scoprire lati sempre nuovi della nostraspiritualità». «abbiamo riservato unacorsia preferenziale - prosegue - percoloro che magari in tanti anni nonhanno mai avuto occasione di parte-cipare a convegni, assemblee, Capi-toli, a quanti, sempre immersi fino alcollo nel lavoro, vogliono concedersiuna pausa spirituale, ma anche a co-loro che, più di altri, si dimostrano piùbisognosi e desiderosi di una spintaspirituale per ripartire».

Riflettendo sul Capitologenerale e sull’attenzione chequesto ha voluto dare allapersona e alla umanità delreligioso, abbiamo quindi volutoconfrontare la nostra umanitàcon l’umanità di Don Orione».

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Tra riflessionie approfondimenti

il programma ha alternato momentidi approfondimento e riflessione conbrevi itinerari che hanno ripercorso iluoghi delle origini di Don Orione. a Montebello della Battaglia i religiosihanno partecipato ad incontri forma-tivi sulla spiritualità e sull’umanità delFondatore, illustrate e spiegate dai re-latori attraverso varie tematiche:L’umanità di Don Orione, (Fr. Jorge Si-lanes); il senso del sacrificio, dellacroce, delle sconfitte nella bibbia(Don achille Morabito); il rapporto colmondo femminile, e col mondo deiragazzi (Sr. alicja Kedziora); il Rap-porto coi preti lapsi, modernisti, pec-catori, politici (Don Paolo Clerici);i pellegrinaggi, il caffè di mezzanotte,le predicazioni, l’incontro con i bene-fattori, la predicazione della carità(Don Giuseppe Vallauri).

Riscoprire le originia Pontecurone, si è andati alla sco-perta delle origini del Fondatore conle visite alla casa, alla parrocchia e alSantuario di Casei Gerola, durante lequali Don arcangelo Campagna haproposto un focus su “L’ambiente fa-miliare, la povertà, il lavoro, la voca-zione di Don Orione”. il viaggioseguente ha portato i religiosi a To-rino, dove Fr. Jorge Silanes, con le vi-site a Valdocco e al Cottolengo haspiegato quale influsso abbiano avuto

i santi Don Bosco e Benedetto Cotto-lengo sulla formazione e sulla spiritua-lità del giovane Orione, soffermandosisul suo entusiasmo, sul clima vissutoall’oratorio, fino al contatto con la ca-rità del Cottolengo.

Sui passi di Don Orione

La terza tappa di questo itinerario èstata la città di Tortona, con visite alDuomo e al Paterno. Partendo dall’ul-tima lettera di Don Orione a Mons. Si-mone Pietro Grassi (1934),  DonFernando Fornerod ha indicato i mo-tivi che spinsero Don Orione a partireper l’america Latina, collegando la re-altà interiore del Fondatore con lo svi-luppo dell’apostolato tra i poveri inquelle terre. a questo aspetto è statoaggiunto anche un breve approfondi-mento sulla trasformazione dell’espe-rienza missionaria, la visita apostolicadell'abate Caronti e le conseguenzedi tutto questo  a Tortona. infine, èstata proposta una rilettura del testa-mento di Don Orione e la vicenda

della sua morte a Sanremo.Sempre a Tortona, in un altro giorno,si è parlato anche di Don Orione Sa-cerdote. Con le visite al seminario,all’Episcopio e al Santuario, Don Fla-vio Peloso ha illustrato ai religiosil’ambiente ecclesiale tortonese di ini-zio ‘900, evidenziando i rapporti (nonsempre facili) di Don Orione conMons. Bandi, con gli altri vescovi e colclero diocesano, ma anche l’appog-gio dei confratelli Ster pi, Goggi, ecc..Particolare attenzione è stata infine ri-volta al santuario della Madonna dellaGuardia, sottolineando l’umanità, lasocialità e la fede nella epopea dellasua costruzione.al termine del cammino tutti i confra-telli hanno espresso la loro gioia perl’esperienza fatta auspicando che l’ini-ziativa sia ripetuta per dare spazioanche ad altri di parteciparvi.

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A pontecurone, si è andati allascoperta delle origini delfondatore con le visite allacasa, alla parrocchia e alSantuario di Casei gerola,durante le quali Don ArcangeloCampagna ha proposto un focussu “L’ambiente familiare, lapovertà, il lavoro, la vocazionedi Don Orione”.

DAL MONDO ORIONINO

DON ORIONEfRATELLO DI CAMMINO

pontecurone è diventato nomecaro a quanti hanno caro il nome

di Don Luigi Orione. in questo paese,in provincia di alessandria, nel mode-sto “rustico” della Villa dell’onorevoleUrbano Rattazzi, in Via Bertarelli Gal-liani n.56, nacque Luigi Orione, il 23giugno 1872. Era il quarto figlio diCarolina e Vittorio Orione. Fu battez-zato nel pomeriggio del giorno suc-cessivo, nella chiesa di Santa Mariaassunta. Ricevette la cresima nell’au-tunno 1879 e la Prima Comunionenel maggio del 1880, nella Chiesa diSan Giovanni. a Pontecurone, Luigi Orione passò lasua infanzia e la fanciullezza, ricevendol’impronta della sua famiglia, dei fatti edelle tradizioni religiose e civili. Don Orione ritornò spesso a Pontecu-rone, amava la gente del suo paese eper essa volle fare “qualcosa”, per isuoi vecchi e per i suoi bambini, curati

dalle Piccole Suore Missionarie dellaCarità. in occasione del Centenariodella nascita, la Congregazione edi-ficò a Pontecurone, come monu-mento di carità, una grande emoderna Casa di Riposo.Dal novembre 2017, il Vescovo di

Tortona ha affidato agli Orionini lacura pastorale di Pontecurone, an-cora oggi sede di due Parrocchie:Santa Maria assunta e San Giovanni.È un fatto nuovo di grande significatoe di grande impegno. abbiamo inter-vistato il Sindaco e il Parroco.

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DAL MONDO ORIONINO DAL MONDO ORIONINO

pONTECURONE, IL pAESENATALE DI DON ORIONELa famiglia Orione, la gente, le tradizioni del paese hanno formato il Santo della carità.Ora gli Orionini ne curano il bene pastorale.

4RINO fELTRI (sindaco)

Ci dica qualcosa dell’arrivo degli Orionininella Parrocchia di Pontecurone.

La concessione della parrocchia agli Orioninirealizza una speranza  quasi ‘antica’ dei Pon-tecuronesi: il fatto che Don Orione sia natoe cresciuto qui è sempre stato motivo digrande orgoglio per noi, ancor di più dopo

la sua canonizzazione, per cui era strano che non venisse in-viato qui come parroco un sacerdote dell’Ordine Orionino.Don Ugo e Don Federico si stanno facendo conoscere, an-dando nelle case ed entrando con discrezione nel vissuto deiPontecuronesi, per capire meglio questa nostra realtà e  mi-gliorarla, alla luce dei valori della fede cristiana.

Comunque gli Orionini sono sempre stati di casa a Ponte-curone.

Molti Pontecuronesi negli ultimi 30 anni hanno frequentatoregolarmente la cappella della Casa di Riposo San LuigiOrione, a riprova del fatto che per noi è un fatto naturale illegame con il clero orionino.

Cosa significa per voi avere religiosi di Don Orione anchecome pastori e guide della vita parrocchiale?

La presenza dei sacerdoti della Congregazione in Parrocchia,oltre che nella Casa di Riposo, è un valore aggiunto, che aiuteràa compattare la nostra comunità, dandole più unità e senso diappartenenza. La loro presenza è uno stimolo a migliorare: nona caso è nata un’associazione culturale che si chiama “il paesedi Don Orione”, che si propone di promuovere Pontecuronevalorizzandone le peculiarità, in primis quella di aver dato i na-tali al nostro Santo.

4UgO DEI CAS (parroco)

Don Ugo Dei Cas, orionino, è sacer-dote da 37 anni ed è parroco diPontecurone dal 1° novembre del2017. Come ti trovi a Pontecurone?

È la domanda che più frequentementeci rivolge la gente che incontriamo per

strada e, soprattutto in questo periodo, negli incontri per-sonali per le visite alle famiglie e alle cascine per la benedi-zione delle case.La mia risposta è sempre la medesima: “Ci siamo accortiche ci volete bene”. Nella benevolenza che sperimentiamoe che dimostrano ai noi sacerdoti orionini, c’è tutta la nostraconsapevolezza di essere accolti come figli del Santo Fon-datore e del nostro insigne compaesano di Pontecurone.

A Pontecurone, è stata costituita una comunità religiosacui è affidata Parrocchia e Casa di Riposo. Puoi dirciqualcosa di più della vostra situazione attuale?

Essendo noi religiosi, per vocazione siamo chiamati a viverein comunità e fraternità. Don Pietro Bezzi è il superioredella comunità; già si occupava e si occupa della Casa diRiposo. io sono arrivato come parroco, proveniente dal-l’opera orionina di Bergamo nella quale mi occupavo di an-ziani ed ammalati. C’è poi Don Fréderic Dassa, anch’essosacerdote di Don Orione, proveniente dal Togo (africa); ha30 anni di età e tre di sacerdozio, con quella freschezzaed entusiasmo che gli derivano dal suo cuore buono e ge-neroso e dalla giovinezza del suo spirito.Viviamo alla Casa di Riposo, per quanto riguarda il vitto el’alloggio, pur svolgendo le varie attività della giornata edella sera in parrocchia.

Come va l’inserimento in Parrocchia?

Don Frederic ed io, dopo che il vescovo di Tortona, Mons.Vittorio Viola, ha affidato alla nostra Congregazione le dueparrocchie del paese di San Luigi Orione, abbiamo accet-tato questa missione come volere di Dio. Dopo le prime set-timane di inserimento e orientamento dovuto ad ambiente,persone, ritmi ed abitudini diverse e nuove, possiamo diredi trovarci bene anche se dobbiamo sempre puntare al me-glio nella condivisione dell’unica vocazione, con la nostragente, per costruire una comunità di credenti in Cristo ri-sorto, nella fede, nella speranza e nella carità. Due grandidesideri albergano nel nostro cuore. il primo è quello di di-sporre luoghi e spazi parrocchiali per poter fare un oratorioorionino, perché don Orione diceva che i giovani sono ilsole o la tempesta di domani.il secondo è quello di mettere mano alla Pieve di SantaMaria, dove fu battezzato San Luigi Orione, chiesa di inesti-mabile valore ma gravissimamente deteriorata dal tempo.Ci rendiamo conto che noi non siamo in grado di poter in-tervenire, non ne abbiamo le forze e le possibilità, per que-sto confidiamo solo nella Divina Provvidenza.

I Pontecuronesi cosa apprezzano di più in voi?

Dalle risonanze che riceviamo, dalle persone che frequen-tano e non, ci accorgiamo che la gente apprezza il nostrosforzo ed il nostro impegno a stare in mezzo a loro, nellasemplicità e nella cordialità, nel saper parlare e condivi-dere con tutti senza distinzione, apprezzano le predichecorte e semplici che cercano di coinvolgere bambini e ra-gazzi che li vedono interessati e partecipi attirando cosìanche l’attenzione degli adulti.

Non si è mai ritenuto una “stella”.Eppure lo è. Era riservato e di-

screto fino alla timidezza. Eppure ilsuo nome è una luce nel firmamentointernazionale degli studi della litur-gia. Nella Congregazione cresciuta initalia, tutti lo ricordiamo per averloavuto professore di liturgia e di altrematerie teologiche all’istituto Teolo-gico della Congregazione. Vincenzo Raffa nacque a Reggio Cala-bria, il 9 giugno 1919, da Demetrio eVittoria Raffa, terzo di dieci figli. il fra-tello Bruno, missionario in Brasile, e lesorelle Letteria e alessia, Piccole SuoreMissionarie della Carità, lo seguironoconsacrandosi nella Famiglia orionina.Sentendo forte il desiderio di darsi alservizio di Dio e dei poveri, su sugge-rimento del parroco di Tremulini,prese carta e penna e il 30 giugno1930, scrisse a Don Orione: “Rev.moPadre, mio desiderio è di farmi santo,e santo sacerdote della sua Congre-gazione. Mi prenda, mi metta allaprova e vedrà che con l’aiuto del Si-gnore spero di riuscirci”. aveva 11anni e, dalla lontana Calabria, arrivò

al “Paterno” di Tortona il 22 ottobre1930, vicino a Don Orione.Seguì tutto il curriculum di studio e diformazione religiosa, facendo la Pro-fessione religiosa il 19 novembre1935 e divenendo sacerdote il 16maggio 1943. a Roma frequentòl’Università Gregoriana conseguendola licenza in Teologia e in Storia dellaChiesa.Dal 1945 al 1998, fu professore eparte integrante della vita dell’istitutoTeologico Don Orione, prima Tortonae poi a Roma. insegnò dogmatica fon-damentale, storia ecclesiastica, litur-gia, patrologia e, per qualche anno,anche diritto canonico. Già dal 1955 iniziarono le sue collabo-razioni a due prestigiose riviste: RivistaLiturgica ed Ephemerides Liturgicae.L’orizzonte delle collaborazioni andòallargandosi sempre più fino a quantofu chiamato a collaborare con gli or-ganismi della Santa Sede nella riformaliturgica. Essendo ancora in corso ilConcilio Vaticano ii, fu scelto comeesperto nel Consilium ad exsequen-dam Constitutionem de sacra Liturgia.Dal 1964 al 1971 fu segretario gene-rale della Commissione generale perla riforma del Breviario e di altre com-missioni particolari di lavoro sui Salmie sulle Preci di Lodi e Vespri. Ha coor-dinato il lavoro dell’edizione ufficialeitaliana della “Liturgia delle Ore”.È stato Consultore della Congrega-zione per il Culto Divino e la disciplinadei Sacramenti, ininterrottamente dal1985 al 1999.Contemporaneamente, continuò lasua opera di saggista con numerosiarticoli e pubblicazioni in materia li-turgica. Le due opere fondamentali diDon Raffa sono da ritenersi Liturgia fe-stiva (1976, in terza edizione nel1983, di 1918 pagine) e Liturgia eu-caristica. Mistagogia della Messa:dalla storia e dalla teologia alla pasto-rale pratica, in prima edizione nel

1998 e in seconda edizione nel2003, di 1308 pagine. Gli ultimi mesi della sua vita terrenasono stati «illuminati» da una provadella sofferenza. Una grave malattialo ha progressivamente debilitato fin-ché si è addormentato nel Signore,stringendo fortemente in mano l’im-magine di Don Orione, che 73 anniprima lo aveva accolto fanciullo nellasua Congregazione. Era l’ora del Ve-spro del 20 marzo, quando la Chiesacanta: «Risplenda la tua lampadasopra il nostro cammino, la tua manoci guidi alla meta pasquale».C’è una biografia minore di Don Vin-cenzo Raffa, che riguarda la sua quo-tidianità, che non entra nel brevespazio di questo profilo ma che costi-tuì il supporto ad una attività di studiointensissima. Tutti noi, vissuti vicino alui durante gli anni di teologia, lo ri-cordiamo mite, riservato e cordiale,osservante, povero e austero nellapersona.Paziente e benevolo con i limiti e leintemperanze degli alunni, lui cheaveva un alto senso del dovere e deicompiti da svolgere. Era preciso e in-teressato non solo nell’insegnamentoma anche nell’educazione pratica allaliturgia, curando personalmente epuntualmente il canto di Lodi e Vespriogni giorno e le celebrazioni presso leSuore immacolatine di Monte Mario.anche nella sua vita quotidiana fu lospirito di preghiera liturgica e perso-nale a costituire l’amalgama e il dina-mismo sempre teso alla verità e albene in un’attività infaticabile.“Santificare il tempo significa attri-buire alle cose precarie di questomondo nel loro succedersi ininter-rotto, una tensione all’eternità.È una rilettura di ogni cosa che simuove e passa, alla luce della fede”.Così scrisse al termine dei suoi anni.Questo è il suo messaggio per la litur-gia della vita.

DON VINCENzO RAffAprofessore e protagonista della riforma liturgica del Vaticano II.Una vita interamente dedicata alla ricerca e all’insegnamento.

6La sfida disceglierela strada

La sfida di scegliere la propria strada nella vita, l'impegno delle comunità ad aiutare a farequeste scelte. È tutto dedicato al futuro dei giovani e ai loro percorsi di vita il dossier di

questo mese. L'idea di fondo è quella del Papa, che vuole che il prossimo Sinodo dei Vescovinon sia solo sui giovani, ma con e dei giovani.Il Don Orione oggi indaga se i nostri ragazzi siano veramente accolti nelle comunità cristianee nella stessa società e se non sono soltanto destinatari dei nostri pensieri e interventi.Cercando di capire se noi adulti li rendiamo veramente protagonisti del loro domani.

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“SpLENDERANNO COME STELLE”FLAVIO PELOSO

A Ottobre si svolgerà il Sinodo dedicato ai giovani. Con qualiidee e aspettative la Chiesa si avvicina a questo appuntamentoche affronterà un tema così importante?

La Chiesa italiana fa suo lo spirito e le aspettative di Papa Francesco,che invita tutti i protagonisti del Sinodo a

non guardare solo ai giovani, ma a“mettere a fuoco un tema nodale perun complesso di relazioni e di ur-

genze: i rapporti intergenerazionali,la famiglia, gli ambiti della pasto-rale, la vita sociale”. ale complessità è emersa nellenumerose risposte che migliaia digiovani hanno consegnato agliUffici diocesani di pastorale gio-vanile e, tramite loro, alla Segrete-

ria Generale del Sinodo. Si avverteun diffuso senso di gratitudine per

essere stati interpellati insieme allasperanza di essere accompagnati concoraggio e rispetto in futuro.

Quali crede che siano oggi le pro-spettive con cui i giovani guar-dano al proprio futuro?

a seconda della fascia giovanilepresa in considerazione sembranoprevalere sentimenti e attese dif-ferenti: c’è un senso di paura delfuturo nei più grandi che nonriescono a trovare lavoro osono costretti a condizioniumilianti; c’è una speranza

6 La sfida di scegliere la strada 6La sfida di scegliere la strada

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IL FUTURO DEI

GIOVANI È IL

FUTURO DELLA CHIeSA

di gIANLuCA SCARNICCI

A colloquio con Mons. Pietro Maria Fragnelli,Vescovo di Trapani e Presidente dellaCommissione CEI per la Famiglia,i Giovani e la Vita.

Mons.

Pietro Maria Fragnelli

tenace nei più giovani, specie se accompagnati da genitoriattenti o da comunità ecclesiali di riferimento. in molti,moltissimi cresce la prospettiva di emigrare, anche senzaavere titoli di studio rilevanti, come informatica o linguestraniere. Rimane alta l’attenzione alla carriera militare eal mondo commerciale. Crescono la tentazione dell’alcole delle droghe, la “seduzione della barbarie” nell’illegalitàinterna e nella fuga dalla storia del proprio Paese.in questo universo matura un rischio: l’affievolirsi del co-raggio per scelte importanti come il matrimonio e la vitaconsacrata. Questi “mondi” giovanili domandano moltotempo e molti contesti per l’ascolto. i laici cristiani adulti,debitamente formati, devono fare il primo passo.

Preoccuparsi del futuro dei giovani significa pensarenon soltanto a loro, ma anche al futuro di tutta la so-cietà, e quindi anche della Chiesa. Papa Francesco, ri-volgendosi a loro ha detto: “La Chiesa e la societàhanno bisogno di voi. Con il vostro approccio, con il co-raggio che avete, con i vostri sogni e ideali, cadono imuri dell’immobilismo e si aprono strade che ci por-tano a un mondo migliore, più giusto, meno crudele epiù umano”. Cosa si può fare per tornare a dialogarecon i giovani e farli sentire considerati e importanti?

i muri dell’immobilismo vengono innalzati ogni giornodalla cultura dello scarto e dei privilegi. il Papa propone laterapia della riflessione e dell’azione. Bisogna conoscerebene e opporsi ai guasti e ai costi umani provocati dall’at-tuale modello di sviluppo in Occidente e in tutti i Paesi delmondo; nello stesso tempo bisogna agire nel piccolo, nelquotidiano, nella prossimità che fa incontrare i volti e in-segna a farsi compagni di viaggio dei fratelli e delle sorelle

più fragili. il Sinodo sui giovani aiuterà tutte le Chiese a farsiprimavera di vita e di comunione proprio grazie alle nuovegenerazioni illuminate dal Vangelo. Sono esse la “resi-stenza profetica” all’individualismo e al consumismo im-peranti, oggi come nelle prime generazioni cristiane difronte agli stili di vita del paganesimo (Cfr EG 193).

Nell’Evangelii gaudium si legge che “la pastorale gio-vanile, così come eravamo abituati a svilupparla, ha sof-ferto l’urto dei cambiamenti sociali” e che “per questastessa ragione le proposte educative non producono ifrutti sperati”. Lei avverte questo rischio? E cosa si puòfare per superarlo?

i cambiamenti sociali impongono la ricerca di rispostenuove in tutta la pastorale. L’attenzione ai giovani do-manda il coraggio di assumere nelle nostre Chiese la cen-tralità della ricerca di senso, la cura dei legami e degliaffetti, l’invito alla restituzione responsabile di quanto si èricevuto, l’offerta di ‘luoghi’ nuovi in cui si impara il serviziogioioso ai più piccoli e ci si apre con coraggio alle sfidenuove del nostro tempo. in una parola si tratta di tesserele alleanze educative, sociali ed ecclesiali, che permettonodi far crescere quel capitale umano che il nostro Dio-amore affida e attende dai giovani di oggi.È Lui – dice papa Francesco - che sfida anche i giovani dioggi, come già quelli di cui ci parla la sacra Scrittura. “Ognimattina – suggerisce il papa – rivolgete al Signore una sem-plice preghiera: Signore, ti chiedo per favore oggi non tra-lasciare di sfidarmi.Sì, Gesù, per favore, vieni a importunarmi un po’ e dammiil coraggio di poterti rispondere” (incontro con i giovanidi Genova, 27 maggio 2017).

I giovani sono il cuore pulsante dell'attività del Sinodo2018. Secondo lei era il momento giusto per interro-garci e provare a comprendere le tante difficoltà conle quali oggi si devono confrontare?

i tempi di ascolto, dialogo e confronto tra giovani e adultisi sono drasticamente ridotti e gli spazi di espressione neiquali i giovani possono crescere (oratori, centri giovanili,scuole ecc.) vengono dagli stessi o abbandonati o contra-stati. Siamo in una vera e propria emergenza, risultato discelte che li hanno costretti alla condizione di “orfani” nonsolo di famiglie “liquide” ma anche di istituzioni “di-

stratte”. Non ci sono spazi di acco-glienza “veri” nei quali i

giovani si possono rico-noscere, possano con-frontarsi con gliadulti, possano assol-vere ai loro normali

compiti di crescita. in questo contesto dove avanza unamentalità continua di “abbandono” e di “tradimento af-fettivo” mosso dagli adulti verso le giovani generazioni,prende il sopravvento la rabbia, la paura, il disagio, l’in-comprensione. E’ fondamentale che la Chiesa svolga quelruolo di stimolo e di profezia per poter indicare itinerari,favorire esperienze, promuovere iniziative utili a ristabiliregli “equilibri” in un tessuto sociale in profonda trasforma-zione e rapido cambiamento. anche la nostra Congrega-zione deve riprendere con forza e più energia gli sforzi diriflessione, cura e attenzione verso quel mondo giovaniletanto caro a Don Orione.

Lei con il suo lavoro ha formato molti giovani, oggi liaiuta a trovare lavoro tramite l'attività del Centro diFormazione Professionale e dell’Istituto Tecnico Indu-striale. Quanto è importante accompagnare nel per-corso di formazione questi ragazzi rappresentando perloro un punto di riferimento?

il Centro di Formazione Professionale è nato nel 1953 al-l’interno del Collegio istituto Sacro Cuore Mons. Gentili diFano con i primi corsi di formazione professionale pubblici.Sono entrato al Don Orione come insegnante nell’annoscolastico 1996/1997 e dall’ottobre del 1999 i superiorimi hanno chiamato ad assumere la direzione. Dall’annoscolastico 2000/2001, come frutto del cammino del Giu-bileo, abbiamo aperto a Fano anche l’istituto Tecnico in-dustriale. in tutti questi anni migliaia di allievi si sonoformati e centinaia sono le aziende del territorio nate dagiovani che hanno appreso un mestiere presso le nostrescuole. il ruolo dell’educatore è fondamentale per i giovaniin quanto il “maestro” deve essere interlocutore acco-gliente, autorevole, preparato, capace nella motivazione,attento ad una formazione integrale o totale della per-sona. È un’insostituibile figura complementare alla famiglia

perché contribuisce con il suo lavoro all’educazione,nell’allievo, del “sé autentico” e alla sua capacità di

scegliere ciò che è “buono, vero, giusto” per sé eper gli altri.

Oggi sempre più l’educatore è chiamato a risvegliare lacoscienza intorpidita, impigrita e letargica dei giovani perconsentire loro di essere autenticamente se stessi.

È una tendenza generale in questi anni definire comepassivi, scoraggiati e demotivati la maggior parte deigiovani italiani. Secondo lei è vero? Lei ha visto cre-scere e formato più di una generazione, saprebbe for-nirci un identikit del giovane di oggi? Soprattutto allaluce del fatto che i vostri giovani trovano lavoro in unperiodo storico dove sembra impossibile.

Un tessuto sociale in profonda trasformazione e rapidocambiamento che non si prende cura dei giovani rischiadi penalizzarli. Essi stanno già pagando un prezzo alto intermini di disagio e disoccupazione. Solo nella nostra pro-vincia (Pesaro-Urbino) i giovani che hanno smesso di stu-diare senza arrivare a qualifica o diploma, per poi nonlavorare, sono più di 3mila, 47mila in tutte le Marche.È chiaro che esiste una forte correlazione tra insuccessoscolastico, dispersione, disagio famigliare e incapacitàdella scuola. i numeri crescenti del disagio e della disoc-cupazione ne sono la conseguenza più evidente.i fattori che, nella nostra cultura, tendono ad indebolire lerisorse psicologiche individuali dei giovani sono: la pres-sione sociale e culturale che mira a trasformare tutti in po-tenziali consumatori; la promozione (nella coscienzacollettiva) di un’immagine dell’uomo “debole”, “fragile”,incapace di affrontare difficoltà con la finalità di favorirela ricerca compulsa di “appoggi esterni a se stesso”; la per-dita del contatto con la realtà; la svalutazione costante del-l’impegno personale quale mezzo insufficiente per ilraggiungimento di qualsiasi obiettivo.il mondo giovanile rimane schiavo della metafora dellozombie, di colui cioè che viene costantemente e insisten-

temente privato della propria volontà e della propria co-scienza. Malgrado le difficoltà, nelle nostre Scuole oltre il75% dei giovani che concludono i percorsi riescono consuccesso a inserirsi nel mondo del lavoro, perché la scuolae gli educatori si prendono “cura” dei loro allievi.

Papa Francesco ha rivolto un pensiero nei confronti deigiovani chiedendo loro di essere "consapevoli di nonessere da soli e che costruiamo solo a partire dalla co-munità alla quale apparteniamo, concreta, dove impe-gniamo la nostra vita e alimentiamo la nostravocazione". Condivide queste parole?

Certamente sì. E’ lo sforzo che si compie nella definizionee programmazione degli itinerari culturali anno dopoanno. Essi non possono prescindere dal contesto di realtà,cioè da un più forte e stretto collegamento della scuolacon la società civile e nel nostro caso anche con il mondoecclesiale. Per la nostra scuola ciò ha significato la realiz-zazione di Reti Territoriali stabili di collaborazione con leassociazioni di Categoria datoriali (Confartigianato, Con-findustria), con Gruppi imprenditoriali di rilievo (Pirelli Spa,Schneider Electric, ecc.), con associazioni del Terzo set-tore, con le Università ma anche con la Diocesi e i suoi ser-vizi. L’organizzazione interna della scuola per Commissionie Dipartimenti ha consentito una “mentalità aperta” allarealtà e la definizione di programmai annuali che seguonoun itinerario di più lungo periodo in una logica di stabilitànella collaborazione.Certamente tutto ciò rende più difficile e complessa l’or-ganizzazione ma fortemente ricco il percorso e stimolanteper l’allievo l’impegno culturale. Di fondamentale rilievo,per la nostra realtà, anche la scelta di costituire una com-missione pastorale con il coinvolgimento attivo non solodei religiosi ma soprattutto dei laici.

La sfida di scegliere la strada6

ACCANTO

AI GIOVANI PER

COSTRUIRE IL LORO FUTUROdi PIETRO PROIETTI

A colloquio con il prof. RobeRto GioRGidirettore del Centro di FormazioneProfessionale e istituto tecnico industrialedell’opera Don orione di Fano (PU) da anni alfianco dei giovani per guidarli e sostenerli nelpercorso di studi e per un futuro lavorativo.

6La sfida di scegliere la strada

Mentre scrivo queste righe ho inmente un nuovo appuntamento,

a Roma, dove ci troveremo con i rap-presentanti dei vari rami della nostraFamiglia orionina insieme ad altre fa-miglie carismatiche. Uno degli obiet-tivi di questo incontro è quellocominciare insieme - sentendoci tutticoinvolti - l’elaborazione della Cartad’Identità della Famiglia Orionina.Prendo spunto di questa ricorrenzaper condividere con i lettori del DonOrione Oggi qualche riflessione sullanostra famiglia che cerca e deve cam-minare, unita in una buona direzione.

Un carisma, una famiglia

Dall’eternità, Dio, nel creare il genereumano, lo ha concepito come una fa-miglia di fratelli. E Gesù, in sintonia conil sogno di Dio chiede, nel discorso diaddio al Padre, il dono dell’unità per isuoi “…Padre santo, conserva uniti a tequelli che mi hai affidati, perché sianouna sola cosa come noi” (Gv 17,1).intorno ai diversi carismi che esistonodentro de la Chiesa, Dio mette in rela-zione e in contatto una serie di mem-bri che in diversi modi accolgono

come proprio il contenuto di ogni ca-risma. Per quanto ci riguarda, noi i di-versi rami dell’“albero Orione”, cisentiamo invitati da Dio a godere deldono fatto al nostro Santo e convocati

come grande famiglia a incarnarlo emanifestarlo nell’oggi della Storia.La nostra famiglia, come tutte le altrefamiglie religiose, è il contenitore diun carisma speciale, unico. Belle, aquesto proposito, le parole del reli-gioso antonio Botana, della famigliaLasaliana; “Il carisma è come il sanguedella famiglia o detto con più pro-prietà, lo spirito che dà vita alla fami-glia e ai loro membri. È l’elementounificatore, il ponte che permette l’in-contro, la radice delle mutue rela-zioni, l’anello che unisce e diversificale identità”. avere un carisma proprio

significa per la famiglia religiosa esseredotata da una identità (propria cartad’identità), una spiritualità (radiografiainteriore) e una missione (ragione diessere) regalate e consegnate da Dio.Questi tre elementi non possonomancare, come non mancano in ognifamiglia di sangue dei tratti che larendono diversa dalle altre.La “famiglia Bianchi”, per esempio, èunica, così pure la “famiglia Rossi ” ela “famiglia Ferrari”. il carisma orionino, come succedecon tutti i carismi, è stato donato allaChiesa a beneficio di tutta l’Umanità.È una esperienza gratuita dello Spiritoofferta liberamente ad una persona(Luigi Orione) che si traduce in voca-zione a realizzare un servizio a bene-ficio del genere umano in comunionecon altre persone che ricevono e par-tecipano dello stesso carisma.Questo carisma può essere vissutonelle diverse forme di vita cristiana(vocazioni): matrimonio, consacra-zione, celibato, sacerdozio...il carisma concesso a Don Orione di-venta carisma dell’intera famiglia (contutti i suoi rami). Questi sono gli incari-cati di dar continuità ad esso lungo laStoria in diversi modi. Quindi, il cari-sma concesso a Don Orione non èmorto con lui, anzi, il suo carisma hadelle virtualità e potenzialità che si svi-lupperanno soltanto col passare deglianni, coll’apparire di nuove circo-stanze storiche, nuove bisogni sociali...Tocca a tutta la famiglia portareavanti la missione per cui è nata

dando espressione attualizzata al ca-risma. L’ultimo Capitolo Generale, ilXiV, ci chiedeva di “realizzare, in col-laborazione con i laici, interventi con-creti - non istituzionalizzati - di caritàe promozione umana sul territorio”(Lettera H del percorso e iniziative perla linea di azione 5).

Laici e consacrati:due vocazioni ed una solamissione condivisaDio, nel crearci, ha depositato in cia-scuno di noi un sogno, un progetto.E, in quanto credenti, abbiamo ricevutouna vocazione nella Chiesa, poiché Dioha chiamato ciascuno per nome. inquesta linea Pietro esortava i suoi:“Usate bene i vari doni di Dio: ciascunometta a servizio degli altri la grazia par-ticolare che ha ricevuto” (1 Pe 4, 10).i testi del Magistero insistono su que-sta idea: la missione è “cosa di tutti”,riguarda tutti nel medesimo modo,laici e religiosi. Vita consecrata, peresempio, al nº 54, ci ricorda questobisogno e convenienza di condividereil carisma: “Oggi non pochi istituti,spesso in forza delle nuove situazioni,sono pervenuti alla convinzione cheil loro carisma può essere condivisocon i laici. Questi vengono perciò in-vitati a partecipare in modo più in-tenso alla spiritualità e alla missionedell’istituto medesimo”. Diciamo su-bito apertamente che la “missionecondivisa” offre una faccia congrega-zionale più fraterna come Popolo diDio. i laici, quindi, non sono solo unaiuto per mantenere in piedi le opereche si trovano in situazioni difficili,come fossero una strategia di soprav-vivenza. Laici e consacrati abbiamo,invece, davanti la sfida di reincarnaree reinculturare insieme in nuoveforme, oggi, il carisma di sempre.Don Orione, in una lettera scritta aMons. Bandi (Tortona 18-01-1905)spiega quale sia il programma dellasua missione: “Veneratissimo Padremio in nostro Signor Gesù Cristo Cro-cifisso: Da oltre dieci anni, cioè fin daisuoi inizi, l’umile Congregazionel’Opera della Divina Provvidenza…prese, crediamo per disposizione delSignore, come suo motto e pro-gramma l’ “Instaurare omnia in Chri-

sto” dell’Apostolo (Eph, cap. I, V.10)...L’“Instaurare omnia in Christo, fu persempre quasi una invocazione, l’ideache tutta assomma la missione del-l’Opera e i suoi sacrifici; la parola d’or-dine, la luce che vivifica, rialza e tuttosegna il fine del nostro vivere operarein comune, e il sospiro della nostra vitae della nostra morte; con esso special-mente intendendo rivolgere a Dio unvoto, un’aspirazione, una preghiera, undesiderio ardentissimo che in Gesù Si-gnor Nostro tutto l’uomo si rinnovi e sirinnovi tutta l’umanità”.

Di questo testamento siamo ereditutti, laici e consacrati. “È nostro do-vere adesso continuare nello stessoimpegno e chiederci: cosa posso fare,devo fare, possiamo e dobbiamo fareinsieme, perché la Congregazionecontinui a essere un bell’albero conmolti frutti” (Parole di Don Tarcisionella presentazione del documentodel XiV Capitolo Generale). Ecco,sono queste le prime e fondamentalidomande che dobbiamo farci e ri-spondere insieme per dare continuitàal sogno del nostro Fondatore di“Instaurare omnia in Christo”.L’urgenza di unire tutte le forze dellafamiglia, non dovrebbe essere un pro-blema – anche se suppone non pochedifficoltà operative da risolvere -, maun’autentica benedizione, un buon“segno dei tempi”.

È una vita nuova che si schiude da-vanti al nostro carisma, tante possibi-lità inedite, un flusso immenso dipossibilità da portare a termine. Ricor-dare Don Orione significa una boc-cata d’aria fresca e di coraggio: “Sonotempi nuovi? Fuori le paure. Non du-bitiamo. Buttiamoci in forme nuove,in nuovi metodi…Non fossilizziamoci:basta riuscire a seminare, basta poterarare Cristo nella società e fecondarladi Cristo” (Scritti 86,58 y 91,146).Finisco riportando le parole di PapaFrancesco in udienza alle Suore orio-nine, alla fine del loro Xii Capitolo Ge-nerale: “Insieme con gli altri Istituti emovimenti fondati da Don Orione for-mate una famiglia. Vi incoraggio apercorrere strade di collaborazionetra tutti i componenti di questa riccafamiglia carismatica. Nessuno nellaChiesa cammina “in solitaria”.Coltivate tra voi lo spirito dell’incon-tro, lo spirito di famiglia e di coope-razione”.Questo è, o dovrebbe essere, l’atteg-giamento e lo stile dell’intera famigliaorionina per dare continuità al sognodi Don Orione di Instaurare omnia inChristo. La fedeltà a questo pro-gramma diventerà il contributo,quella parte di Regno e di Paradisoche tocca a noi apportare, qui e oggi,per il bene della Chiesa e di tuttal’Umanità. Con molta umiltà e, nellostesso tempo, con non meno entusia-smo e orgoglio perché, come direbbeMadre Teresa di Calcutta: “A voltesentiamo che quello che facciamo èsolo una goccia d’acqua nel mare,ma il mare sarebbe meno grande sevenisse a mancare la nostra goccia”.

CON DON ORIONE OggILAuREANO DE LA RED MERINO CON DON ORIONE OggIDO

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UNA fAMIgLIAIN CAMMINO

“Il carisma è l’elementounificatore, il ponte che permettel’incontro, la radice delle mutuerelazioni, l’anello che unisce ediversifica le identità”.

L’urgenza di unire tutte le forzedella famiglia, non dovrebbeessere un problema, maun’autentica benedizione,un buon “segno dei tempi”.

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«Chi sono io?». É la domandachiave d’ogni adolescenza: non

sono più figlio, ma anche non sonoancora parecchie altre cose. Mentre ri-spondo a questa domanda, forgio ilmio carattere, ipoteco le scelte future,getto le basi della mia vocazione.in Esodo 3,10-12 leggiamo:

il Signore disse: «Ho osservato lamiseria del mio popolo in Egitto eho udito il suo grido a causa deisuoi sovrintendenti: conosco lesue sofferenze. Sono sceso per li-berarlo […] Perciò va’! io ti mandodal faraone. Fa’ uscire dall’Egitto ilmio popolo, gli israeliti!».Mosè disse a Dio: «Chi sono io perandare dal faraone e far uscire gliisraeliti dall’Egitto?».Rispose: «Io sarò con te. Questosarà per te il segno che io ti homandato: quando tu avrai fatto

uscire il popolo dall’Egitto, servi-rete Dio su questo monte».

Mosè pone la domanda tipica del-l’adolescente: «chi sono io?». Comeosserva Erri De Luca, è singolare la ri-sposta che ottiene: «io sarò con te»:«Questo è Mosè, non il suo nome malui stesso, perché una persona è lachiamata alla quale risponde, il com-pito che assolve dopo l’eccomi. Mosèha chiesto di sé e ottiene come rispo-sta il ‘Sarò con te’ che l’accompa-gnerà per tutta la vita».

La vocazione non è la chiamata di unDio che distribuisce i suoi compiti trail suo personale. Chiamata da soddi-sfare pena l’espulsione dalle file deigiusti e l’arruolamento nell’esercito

malvagio dei disubbidienti; piuttosto,è l’invito alla collaborazione di un Dioche crea chiamando.La vocazione non è giustapposta allapersona, ma ne costituisce l’essenza,al punto che la missione diventa fon-damento dell’identità.La logica dell’incarnazione postula losforzo di coniugare la sostenibilità diquesta visione teologica con la consa-pevolezza che la costruzione dell’iden-tità avviene all’incrocio tra la spintabiologica della pubertà e quella so-ciale della cultura cui l’adolescente ap-partiene, che, più precisamente,esercita questa spinta attraverso laproposta dei valori che definisconol’essere maschio e femmina in quelpreciso contesto.interessante a tal fine l’affermazione diun esperto laico come il ‘nostro’ Pietro-polli Charmet: «personalmente ho l’im-

pressione che gli studi sulla vocazionenon rendano conto della complessitàdell’evento; ritengo necessario appro-fondire in che rapporti stia veramentela scelta del proprio modello di vitacon il processo che conclude l’adole-scenza. Mi sembrano infatti evidenti lerelazioni intercorrenti fra l’organizza-zione del carattere che rappresenta ilprodotto cruciale del processo adole-scenziale ed il progetto futuro.È infatti il carattere che secerne modellidi vita, valori, azioni, e che sospinge versoun’arte, un mestiere piuttosto che unaltro; quindi è chiara la strettissima cor-relazione che esiste fra la decisione diutilizzare un determinato carattere peresprimere il Sé e la formulazione del pro-getto futuro».Il carattere secerne modelli di vita! Cioènon c’è un uomo con il suo carattereche, poi, sceglie cosa fare della sua vita.Ma un ragazzo che, mentre rispondein modo originale all’elemento di da-tità che la sua personale vicenda glipresenta, definisce il suo carattere ecosì, implicitamente, sceglie la dire-zione in cui orienterà i suoi sforzi, ciòche considererà importante, merite-vole di essere ricercato, anche a costodi sacrificio. La scelta della compa-gna/o, del lavoro, non avvengono nelgiorno in cui si decide di partecipare aun concorso, a un colloquio di assun-zione, di invitare a cena una ragazza,

ma sono preparate in anticipo. Favo-rire lo sviluppo di una carattere armo-nico potrebbe in qualche modoconsiderarsi una forma di pastorale vo-cazionale!Una delle vicende più celebri che laSacra Scrittura ci consegna è quella diGiuseppe d’Egitto. Emblema del-l’uomo che conclude la sua vita nel-l’anzianità, carico di frutti, fedele alla

consegna ricevuta, per questo serenoe realizzato, pur essendo passato pernumerosi momenti di oscurità e diprova. Nella Bibbia, la sua storia, cosìbella e così lunga, inizia a diciassetteanni, nel cuore dell’adolescenza e,guarda caso, inizia con un sogno. Giu-seppe, lo sappiamo, è il ragazzo chesogna e che non smetterà di farlo.Papa Francesco, nella preghiera cheha scritto in vista del prossimo Sinododei Vescovi dedicato ai giovani, chiedeal Signore Gesù: «Tieni aperto il lorocuore ai grandi sogni e rendili attential bene dei fratelli».Nello scorso mese di aprile, lo stessoPapa Francesco, incontrando i giovanidella Diocesi di Brescia, rispondeva allaloro provocante franchezza, dicendo-

gli: «Ognuno di voi ci rifletta dentro disé, nel proprio cuore: Sono disposto afare miei i sogni di Gesù?Oppure ho paura che i suoi sogni pos-sano “disturbare” i miei sogni?».Mi piace pensare che la qualità deisogni di Giuseppe abbia a che fare conquella tunica dalle maniche lunghe chesuo padre israele gli aveva tessuto. Unatunica non un cappotto, un pantaloneo una giacca. al di là della congruenzacon le mode dell’abbigliamento deltempo, vorrei scorgerci un significatosimbolico. Una tunica rimanda a un’esperienza di sicurezza, di ‚avvolgi-mento’ e di calore. Ma nello stessotempo è un indumento facile da sfilare,che non costringe, non imprigiona.Un sinodo dal titolo «I giovani, la fedee il discernimento vocazionale» e lemodalità con cui lo si sta preparando,mi sembrano attestare il desideriosempre vivo della Chiesa di praticarel’arte del filato al servizio dei suoi figlipiù giovani. Tessere intorno ai ragazziesperienze di amore vero, liberante,equilibrato è l’arte sapiente che fa ger-mogliare la voglia di sognare e l’intel-ligenza di scorgere, tra le pieghe deipropri sogni, la stella da seguire.Mi ripropongo di concludere l’itinera-rio compiuto in questi mesi sulle co-lonne della nostra rivista nel numero difine estate, proprio con qualchespunto sulla forma che può prendereil discernimento negli anni dell’adole-scenza. Per il momento, mi limito achiedere a Giuseppe il permesso diestrarre dalla sua vicenda un criterioche immagino un po’ indigesto per unadolescente e che, tuttavia, credo solola sfrontata audacia dell’adolescenzasia atta a intuire fino in fondo:

intanto, prima che venisse l’annodella carestia, nacquero a Giu-seppe due figli. […] E il secondo lochiamo Efraim, «perché – disse -Dio mi ha reso fecondo nella terradella mia afflizione».[Gn 42, 50.52]

Nella missione accolta, nella voca-zione realizzata, nel definirsi di un ca-rattere che si concretizza in uno stiledi vita aperto al dono, anche gli smar-rimenti, le cadute, finanche gli errori,si rivelano fecondi. Eh, già! Perché lastoria, quella vera, è Storia Sacra!

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ALESSANDRO LEMBO ANgOLO gIOVANI

ADOLESCENzAE VOCAzIONE

Il carattere secerne modellidi vita!

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«Tieni aperto il loro cuore aigrandi sogni e rendili attenti albene dei fratelli».

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sia luogo di incrocio di numerosisanti, a cui Don Orione si è ispiratoper la sua attenzione ai giovani, ai di-sabili e ai più sofferenti.i giovani hanno avuto l’occasione divisitare il Santuario di Maria ausilia-trice dei salesiani di Don Bosco, a Val-docco; la chiesa della Consolata,luogo di preghiera di numerosi santisociali piemontesi; la Piccola Casadella Divina Provvidenza, o comune-mente chiamata Cottolengo, fondatoda San Giuseppe Benedetto Cotto-lengo.

Grazie agli incontri con i formatori diAnimaGiovane, i giovani orioninihanno approfondito il significato dianimare, un insieme di accoglienza,nucleo, identità, metodo, ambiente,responsabilità ed esperienza. Si sonomessi in gioco per imparare le tecni-che di animazione da palco, attra-verso laboratori e lavori di gruppo, ele componenti fondamentali di un in-contro di animazione: linguaggio, fi-sicità e tempo. Hanno messo adisposizione di tutto il gruppo i propritalenti, superando i propri limiti concreatività, fantasia, passione, forza econ una grande voglia di migliorarsi.Hanno subito sperimentato quantoappreso nell’organizzazione di unafesta dal tema “The Bridge” per ilgruppo di giovani orio-nini dell’oratorio diTorino, ricordandole parole di PapaFrancesco di co-struire ponti eabbattere i muriche ci dividono.in seguito i ra-gazzi hanno in-contrato Roberto Franchini, il qualeha parlato dell’identità dell’anima-tore, in cui dovrebbero essere pre-senti in perfetto equilibrio tre figure:Narciso, Edipo e animatore e quindila voglia di divertirsi e fare divertire, ilsenso del dovere e i valori morali. Ha

aiutato i nostri animatori a capire con-cretamente come dover intervenire acontatto col ragazzo, senza caderenella tentazione di interrogarlo, valu-tarlo o consigliarlo ma aiutandolo atrovare da solo la soluzione al proprioproblema. L’animatore deve essereempatico!L’obiettivo da tenere a mente è di raf-forzare i ragazzi, riducendo al minimole regole senza eliminare i rischi, mapiuttosto educarli a gestirli. Ha ricor-dato le parole di Don Orione: “Pereducare un fanciullo occorre fare delbene davanti a lui, fare del bene a luistesso e far fare del bene a lui. In que-sta dimensione di bene visto, ricevutoe fatto, egli non resisterà a diventarequale lo vorrete”.infine Francesca De Negri ha aiutato inostri animatori a riflettere insieme sulmetodo paterno- cristiano, che DonOrione ci ha lasciato, rielaborando il

metodo preventivo di DonBosco. L’obiettivo di DonOrione era quello di por-tare Cristo a tutti e il me-todo paterno-cristiano è

basato sui tre concetti:spirito di famiglia, reli-gione, ragione e affetti-vità. il ragazzo si deve

sentire accolto e accettato dal suoanimatore pur comprendendo la di-versità dei ruoli come in un rapportopaterno. L’educazione dei giovani nonè solo questione di cuore ma anche diragione e di certo, il nostro fine, èquello di “avvicinare il cuore dei gio-

vani per farne cristiana la vita”. La for-mazione è frutto di relazione, diamore che mette al centro la personae il suo sviluppo integrale: spirito,mente e cuore.

i giovani orionini che hanno parteci-pato a questa esperienza hanno messoin luce, in un momento finale di veri-fica, tutte le emozioni provate in que-sti giorni, tra tutte la stima e laprofessionalità che gli è stata mostratadai propri formatori e la sorpresa di es-sersi messi in gioco mostrando le pro-prie capacità e i propri difetti senzariserve; di essersi sentiti accolti dalgruppo, avvolti in uno spirito di fami-glia che è proprio della congregazioneorionina e che permette ai ragazzi disentirsi ovunque a casa.“Io non vi raccomando le macchine,vi raccomando le anime dei giovani,la loro formazione morale, cattolica,intellettuale. Curatene lo spirito, col-tivate la loro mente, educate il lorocuore! Vi costerà fatica, vi costerà la-crime, disinganni e dolori. Ma volgetelo sguardo a Gesù e pensate che la-vorate per Lui”. (San Luigi Orione)

Ciascuna delle comunità di Milano,Torino, Fano, Roma, Reggio Cala-

bria e Palermo hanno scelto due gio-vani, impegnati attivamente nellapastorale giovanile orionina, per par-tecipare al corso di formazione peranimatori orionini, con l’obiettivo diriportarne i frutti nelle realtà di appar-tenenza. i Consiglieri provinciali DonLeonardo Verrilli e Don Maurizio Mac-chi, aiutati da Francesca De Negri edai chierici Riccardo Vanoli e RobertoLuciano, hanno guidato i giovani inquesto percorso formativo, alla risco-

perta delle seguenti tematiche: chia-mata, incontro, dono, strada, metten-dosi in gioco in attività di ognigenere.Partendo dall’incontro di mamma Ca-rolina e papà Vittorio Orione fino al-

l’apertura del collegio di San Bernar-dino, gli animatori hanno fatto me-moria delle tappe della vita di DonOrione, fondamentali per la nascitadella Congregazione.Pontecurone, Voghera, Torino e Tor-tona sono stati i luoghi cardine per lascoperta della sua vocazione, a par-tire dalla nascita, l’esperienza nell’Or-dine Francescano, poi con SanGiovanni Bosco e nel seminario dioce-sano di Tortona. La scelta di viverequest’occasione di crescita umana espirituale a Torino è legata al fatto cheD

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MOVIMENTO gIOVANILE ORIONINOMARIALuISA CELESIA

Dal 27 Aprile al 1 Maggio si è svolto a Torino un corso diformazione per animatori orionini.

“SALE DELLA TERRA ELUCE DEL MONDO”

I giovani orionini hannoapprofondito il significato dianimare, un insieme diaccoglienza, nucleo, identità,metodo, ambiente,responsabilità ed esperienza.

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La formazione è frutto direlazione, di amore che metteal centro la persona e il suosviluppo integrale: spirito,mente e cuore.

“per educare un fanciullooccorre fare del bene davanti alui, fare del bene a lui stesso efar fare del bene a lui. In questadimensione di bene visto,ricevuto e fatto, egli nonresisterà a diventare quale lovorrete”.

CAMpOCROCE (VE)Raduno annuale degli Ex AllieviSi è tenuto a Campocroce (VE), il 1° maggio, il 58° raduno della Sezione Ex allievi “DonGiuseppe Zambarbieri” dell’istituto Marco Soranzo. Tra i numerosi Ex allievi erano pre-senti anche i Confratelli che in questa casa hanno iniziato il cammino verso il sacerdo-zio: Don Luciano Degan, Don Walter Groppello, Don agostino Casarin, Don Carlo Marin,Don Severino Didonè e il veterano Don ivone Bortolato. È toccato a Don Luciano Degan,assistente ecclesiastico della Sezione, tenere la conferenza sull’esortazione apostolicadi Papa Francesco “Gaudete et exultate” che ha per oggetto la santità cristiana. TarcisioPeloso, Presidente della Sezione, ha informato sulle attività dell’anno trascorso e intro-dotto il tema della preparazione del Centenario della Casa donata dal conte Marco So-ranzo con atto notarile firmato il 31 maggio 1918.La Villa Soranzo fu Casa per orfani (1918-1930), per seminaristi (1930-1995) e infine,dal 1908, “seminario della vita” che accoglie bimbi e famiglie in difficoltà, 24 in tutto.La Messa e il pranzo hanno dato ulteriori buoni contenuti alla giornata.

ÒNon dovete più uscire a passeggio con i vostri ospiti perché alcuni impressionano le

donne in stato interessante!". Il "consiglio” del sindaco era arrivato alle nostre orec-

chie ed apparve rilevante perché coinvolgeva là credibilità del primo cittadino del

paese di interesse turistico e i diritti fondamentali riconosciuti ad ogni persona onesta, in una na-

zione democratica.

La proposta del sindaco, che era un'ingiunzione bella e buona, fu come un tam tam nella foresta

del chiacchiericcio: "Hai sentito? ti sembra che sia competenza dell'autorità civile dire chi può

uscire a passeggio e chi no? Se ci sono pericoli per la salute delle altre per-

sone, tale controllo spetta all'ufficiale sanitario non

ad un politico!".

Trovandomi assorbito dall'attività pratica di

assistente non m'interessai a tutti i risvolti

della faccenda, però riuscii a farmi un'idea

dei due raggruppamenti quasi fossero impe-

gnati a dare spettacolo su una passarella di

moda: chi otteneva maggior simpatia poteva

ritenersi vincitore e usufruire delle vie del

paese per far sfilare le proprie "top model" (le

più belle indossatrici).

Senza arrivare alle carte bollate la vittoria arrise

a noi. Come moderni esploratori al servizio di

una nuova civiltà avemmo a disposizione strade,

boschi e prati.

Durante un'escursione venimmo intercettati dai

carabinieri che, manco a dirlo, consapevoli del

loro ruolo, si fermarono per raccomandare al sot-

toscritto quelli che mi precedevano erano già tutti

raccomandati, un'attenta sorveglianza del gruppo

e, dopo aver scrutato con occhio esperto l'insieme

della situazione, ci permisero di continuare a girare

il mondo per scoprirne le tante bellezze.

A differenza di quanto succede alle volte nell'am-

biente sportivo, non ne approfittammo della vitto-

ria; di proposito scelsi percorsi che toccassero il

meno possibile i centri abitati; così facendo, era ine-

vitabile che, sporadicamente, andassimo a disturbare il sole mentre dava il colore del bronzo a

qualche ragazza distesa sull'erba. Inoltre, ricordo con soddisfazione come al rientro da una pas-

seggiata superammo l'esame di idoneità che alcuni ragazzi di Ameno ci fecero, mentre sfilavamo

davanti ai loro occhi. Devo far presente un particolare: per tener sotto controllo il gruppo in marcia,

se non c'erano pericoli, gli assistenti stavano in coda alla fila.

I nostri esaminatori, scrutarono ogni passeggero, arrivati agli ultimi, con fine intuito psicologico,

commentarono: "Questi sembrano normali”. Sebbene vestissimo come i "buoni figli” e tenessimo

il loro passo, ad osservatori non prevenuti, era sempre possibile distinguere nel gruppo chi aveva

conservato la testa d.o.c. (di origine controllata).

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18DIARIO DI UN ORIONINO AL pICCOLO COTTOLENgOVIRgILIO MERELLI

URUgUAYInaugurate due nuovestrutture del PiccoloCottolengo femminileVenerdì 27 aprile sono stati inauguratie benedetti due nuovi settori del Cotto-lengo femminile di Montevideo.alla cerimonia hanno partecipato lesuore orionine di altre comunità, i mem-bri dei Piccoli Cottolengo maschili diMontevideo e la Floresta con Padre Ma-nuel Barbé FDP, religiose e sacerdoti dialtre congregazioni, rappresentanti divari organismi ufficiali, benefattori, vo-lontari, lavoratori della casa e persone vi-cine. La prof.ssa Gloria Gómez, direttricedella scuola, ha spiegato come le resi-denti abbiano vissuto il processo del tra-sloco nelle nuove strutture attraverso lediverse fasi della sua realizzazione.in seguito la Direttrice dell’istituto suorMaria adriana Zbicajnik ha ringraziato leconsorelle che l’hanno preceduta nelservizio, esprimendo anche la sua grati-tudine a tutti gli enti, le aziende e i be-nefattori che hanno collaborato per larealizzazione di questo sogno.Si è quindi proceduto alla benedizione.L’arcivescovo di Montevideo card. DanielSturla, ha rivolto parole di congratula-zioni alla comunità religiosa per il lavorosvolto e per la preziosa testimonianzache il Cottolengo rappresenta per lachiesa locale. Cristina, una delle resi-denti della struttura, ha tagliato il nastroe il Cardinale è entrato benedicendo espargendo acqua santa in ogni stanza,seguito dal pubblico che desiderava vi-sitare le nuove strutture.

ASIAgO (VI)Morto Ermanno Olmi,sceneggiatore del film“Qualcosa di Don Orione”Si è spento il 7 maggio nell’ospedaledi asiago, all’età di 86 anni, il registaErmanno Olmi, da tempo ammalato.Nel corso della sua lunga e brillante car-riera, che lo ha visto anche trionfare nel1978 al Festival di Cannes con il film“L’albero degli zoccoli”, Olmi ha anchescritto nel 1990 la sceneggiatura del film“Qualcosa di Don Orione”, diretto poidal suo aiuto Marcello Siena e interpre-tato da Enrico Maria Salerno.La pellicola racconta la vita del Santofondatore del Piccolo Cottolengo, che asessantacinque anni torna in italia dopoun lungo periodo all’estero e sfrutta l’oc-casione per ricordare il passato.

ROMAFesta patronale della Provincia“Notre Dame d’Afrique”Lo scorso 28 aprile i membri della Provinciareligiosa africana che vivono in italia sisono radunati a Roma, presso l’istituto“Divin Salvatore” di Via delle Sette Sale, percelebrare insieme la festa della beata Ver-gine Maria “Notre Dame d’afrique”, la cuiricorrenza è il 30 aprile. Hanno partecipatoanche tanti altri religiosi, tra cui il Direttoregenerale Padre Tarcisio Vieira. La giornataè iniziata con un incontro tra i membridella Provincia, i quali hanno vissuto una ri-flessione animata da Padre Pierre Kouassi,Consigliere generale, su alcuni temi princi-pali dell’ultimo Capitolo Generale.Subito dopo si è svolta la Celebrazione Eu-caristica presieduta da Padre Marius Broyo,nella basilica San Pietro in Vincoli, un mo-mento di ringraziamento al Signore per lesue opere nella vita della Provincia.L’omelia è stata fatta dal Direttore gene-rale, il quale, partendo delle varie appari-zioni del Signore, ha incoraggiato ognunodei partecipanti a vivere la fraternità comu-nitaria come Lui ha voluto. Poi, per chi staconcludendo gli studi, l’invito del DirettoreGenerale è stato di vivere il ritorno in pro-vincia in uno spirito di semplicità e di pro-fonda appartenenza culturale.

NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

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pALERMOMeeting dei giovani orioninidel sud ItaliaDal 20 al 22 aprile si è tenuto a Palermoil Meeting dei giovani orionini promossodal MGO, al quale hanno preso parteoltre 60 ragazze e ragazzi in arrivo dalSud italia in particolare dalle realtà orio-nine FDP e PSMC della Sicilia e della Ca-labria. Un programma intenso hacoinvolto i partecipanti a partire dal ve-nerdì pomeriggio 20 aprile con la visitaalla Cappella Palatina a Palermo conl’obiettivo di “ lasciarsi affascinare dallabellezza di Dio”. il giorno seguente la vi-sita alla cattedrale con un momento dipreghiera sulla tomba di Don Pino Puglisi.ai giovani, per tale occasione, è stato of-ferto “un parallelismo tra la vita delbeato Puglisi e san Luigi Orione: una vitaspesa per gli altri, per i più deboli, i piùfragili cercando di promuovere la dignità,la vita e la normalità che in alcuni casi di-venta qualcosa di straordinario”.Nel pomeriggio, poi, sono state program-mate diverse esperienze di servizio. DallaSegreteria del MGO sottolineano come“questa esperienza formativa sia statabella ed arricchente sotto vari punti divista. Non sono mancati momenti di pre-ghiera, di fraternità e di svago.“È stato un momento di famiglia orionina- aggiungono dal MGO - in preparazioneall’evento estivo per l’incontro con PapaFrancesco che attende i giovani a Romal’11 e il 12 agosto”.

TORTONAMessaggio di cordoglio diPapa Francescoper la morte di Suor ElisaSi sono svolti il 9 maggio, nella BasilicaSantuario Madonna della Guardia i fune-rali di Madre Maria Elisa (Elisa Vicentaarmendariz Cabañas), morta il 7 maggiopresso il Piccolo Cottolengo di Tortona.Madre M. Elisa era argentina e aveva ri-coperto la carica di Superiora generaledelle Piccole Suore Missionarie dellaCarità per due sessenni dal 1981 al1987 e dal 1987 al 1993. Nel corso delsuo mandato come Superiora generaleaveva avviato con audacia il cammino dirinnovamento seguendo la linea eccle-siale per il futuro e nel 1988 aveva pro-mosso l’apertura della nuova missione inMadagascar. La celebrazione del funeraleè stata presieduta del Vicario generaleDon Oreste Ferrari e concelebrata da unadecina di religiosi orionini.al termine della celebrazione la Superioragenerale delle Piccole Suore Missionariedella Carità, Madre Mabel Spagnuolo, hacondiviso con i presenti il messaggio dicordoglio inviatole dal Santo Padre Fran-cesco per la morte di Suor Elisa: «Sr.Mabel: io stimavo tanto questa sorella. Lechiedo, per favore, di trasmettere il miosaluto. Ringrazio per tutto ciò che hafatto per la Vita religiosa con l’esempiodella serenità che emanava. Ricordo pureil suo cognome: Armendariz! Una “men-docina” e da “ceppo buono”!Chiedo che dal cielo preghi per me. Sa-luto tutta la comunità orionina e vi bene-dico! Francesco».

fILIppINEOrdinazione sacerdotale deldiacono Ramon Padilla RosinMartedì 1° maggio il diacono Ramon Pa-dilla Rosin è stato ordinato sacerdote a Le-gaspi, sua città natale dal Vescovo JoelZamudio Baylon. Don Rosin è il secondosacerdote filippino.Nell’omelia, il Vescovo Baylon ha rimar-cato le qualità e le caratteristiche princi-pali di un sacerdote, invitando Rosin aservire i poveri e a non avere paura di an-dare nelle periferie e diventare un “pa-store che odora di pecore”.L’unico privilegio è quello di essere chia-mati “padre”.Si viene ordinati sacerdoti, come primacosa, per servire, altrimenti si è fraintesala propria vocazione. Nel pomeriggio, ilneo-sacerdote Ramon Padilla Rosin ha ce-lebrato la sua Messa di ringraziamento difronte alla sua famiglia, ai confratellidell’Opera Don Orione guidati dal Supe-riore Regionale Padre antonio Eucinei DeSouza, dai novizi e anche dai religiosidella comunità di Lucena, dai seminaristie dai fedeli della parrocchia di Montalban,da quelli della parrocchia “Madre della Di-vina Provvidenza” di Payatas, dal gruppodegli amici di Don Orione e dal MGO delleFilippine.

ASCOLI pICENOIncontro degli ex Allievi diVilla San BiagioCirca 30 persone, fra ex allievi, parentied amici della Casa di Spiritualità del-l’Opera Don Orione “Villa San Biagio” aFano (PU), si sono incontrate ad ascoliPiceno per l’annuale incontro degli exallievi e per ricordare il 50° anniversariodella consacrazione sacerdotale di DonLino Santini, compagno di studi di al-cuni di loro, missionario orionino in Cileper 21 anni e poi incardinato nella dio-cesi di ascoli.ad attendere i partecipanti lo stesso donLino, nella storica Piazza arringo davantial Duomo di sant’Emidio, protettore daiterremoti. Gli ex allievi hanno così visi-tato la città prima di partecipare al mo-mento più significativo della giornata, laCelebrazione Eucaristica, nella meravi-gliosa Cappella del Sacramento, dove,insieme a Don Santini, hanno tutti rin-graziato il Signore per il dono del Sacer-dozio, pregando per Superiori ed exallievi vivi e defunti e invocando pace sulmondo, e augurando alla Congrega-zione di continuare con lo stesso entu-siasmo di Don Orione la sua missione peri poveri, gli ammalati, gli emarginati.

ERCOLANOAddio al poetaAlessandro Di VaioSolidarietà a piene mani per sostenereil sogno di alessandro Di Vaio, il giovanedisabile morto lo scorso 30 aprile, qual-che giorno prima dello spettacolo Impa-rare ad amare ispirato al suo libro dipoesie La mia vita è cambiamento.Centinaia di persone, commosse per ilmessaggio di fede e di speranza lasciatoda alessandro, hanno partecipatoalla raccolta fondi voluta da Don NelloTombacco e Don Roberto Filippini,responsabili dell’istituto Don Orione diErcolano e Napoli, finalizzata alla rea-lizzazione di una sala multi-sensoriale per idisabili.Proprio come vo-leva alessandro chein un messaggio diaddio trasmesso altermine dello spetta-colo di ieri, e registratouna settimana primadella sua scomparsa, hachiesto di aiutare i sacer-doti e la missione di DonOrione e di finanziare lasala multisensoriale checonsentirà agli ospiti orionini di miglio-rare la qualità della vita.“alessandro è il segno tangibile dellaProvvidenza”, spiega il suo padre spiri-tuale Don Roberto Filippini.“Siamo grati alle tante persone chehanno risposto all’appello di alessandroche per primo ha voluto devolvere i regalidel suo quarantunesimo compleanno allarealizzazione di quest’opera”, commentail direttore Don Nello Tombacco.“Fino ad oggi abbiamo ricevuto dona-zioni per 14mila euro. L’obiettivo non èancora stato raggiunto ma possiamo far-cela perché il cuore dei benefattori ègrande”. Per sostenere il sogno di ales-sandro, è possibile acquistare il libro dipoesie “La mia vita è cambiamento” invendita al centro Don Orione di Napoli edErcolano e fare donazioni sul conto cor-rente bancario: iT31 M051 4240 30112457 0020 111, causale: Sala Multisen-soriale di Napoli.

ROMAFesta dei popoli alla Madon-nina di Monte MarioLa Parrocchia Mater Dei ha organizzato,il 6 maggio, la 9° edizione della Festadei Popoli, presso il piazzale della Ma-donnina di Monte Mario con il tema“Verso un mondo a colori”. alle 10.30,è iniziata la Messa sul Piazzale, presie-duta dal vescovo del Congo BernardNsayi e concelebrata da alcuni sacerdoti,presente numerosa gente.i canti sono stati in varie lingue; i donidell’offertorio sono stati accompagnaticon una danza della comunità indiana.Quella Messa in mezzo al verde della na-tura ha fatto dire a Don Flavio “Gesù e lanatura sono quanto di più universale cheunisce tutti i popoli”. Terminata a cele-brazione, si è rimasti a conversare: ilclima era mite e il cielo teneva in alto lesue nuvole senza acqua. È seguito ilpranzo, seduti in mezzo al verde, concibi etnici e pastasciutta romana offertadalla Parrocchia.Le comunità indiana e filippina hanno of-ferto i loro cibi tipici. È seguito un ma-gnifico spettacolo di musiche e danze eabiti tipici delle culture di quanti hannoofferto qualche saggio d’arte popolare.

NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

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NOTIzIE fLASH DAL MONDO ORIONINO

bRASILE NORDLa parrocchia di Belo Horizonte inaugura due nuove struttureDopo mesi di lavori, sono state inaugurate due nuove strutture della parrocchia “Nostra Signora della Divina Provvidenza” a BeloHorizonte, nel Brasile Nord: la Cappella San José e l’auditorium San Luigi Orione. La Cappella, che era stata precedentemente chiusa,diventerà un luogo di riferimento spirituale nella parrocchia, un ambiente favorevole alla preghiera e al silenzio, consentendo unamaggiore vicinanza a Dio. L’auditorium intitolato a “San Luigi Orione”, Fondatore della Congregazione della Piccola Opera della Di-vina Provvidenza, è stato invece progettato per ospitare fino a 100 persone, e ha ricevuto un trattamento acustico, per una migliorefruizione di materiale sonoro e visivo. La realizzazione di queste due strutture, è stata possibile anche grazie ai parrocchiani chehanno fin da subito abbracciato il progetto e collaborato affinché potesse essere portato a termine. Molti, infatti, sono stati i contributiindividuali, delle pastorali e delle imprese, sensibilizzati dal progetto. Molto importante è stata anche l’attivazione della campagna“Dona una poltrona”, così come la campagna per l’acquisizione del granito per il pavimento della Cappella.

bRASILE NORDL’Assemblea del MovimentoLaicale OrioninoSi è tenuta a Brasilia dal 27 al 29 aprile l’as-semblea del Movimento Laicale Orioninodella Provincia religiosa “Nostra Signora diFatima” (Brasile Nord). Hanno preso parteall’incontro un significativo numero di laici provenienti da quasi tutte le comunitàdella Provincia. Presenti anche alcune religiose orionine e i rappresentanti di altre co-munità. il tema scelto per l’incontro è stato: “Laici orionini: la Chiesa in ogni luogo”.Tra i relatori sono intervenuti: Padre Rodinei Thomazella, Provinciale del Brasile Sud,che ha sviluppato i temi “Laici orionini nel cuore di San Luigi Orione” e “Nella condi-visione del carisma - una famiglia”; Mons. Moacir, vescovo di Goiânia, che ha offertouna riflessione su “Laici e laiche cristiani - discepoli missionari al servizio del Regno.La Chiesa in ogni tempo e luogo!”. infine la prof.ssa Miriam Mendes del Collegio SantaCruz de araguaína, che ha parlato della presenza orionina nel nord del Goias. Questoimportante incontro si è tenuto nell’ambito dell’anno del Laicato, un’iniziativa dellaConferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB) che ha come obiettivo di stimo-lare il protagonismo dei cristiani laici nelle singole comunità cristiane, approfondendola loro identità, spiritualità, vocazione e missione.

L’8 aprile è stata eretta canonica-mente la nuova comunità delle

Piccole Suore Missionarie della Caritàa San Juan Bautista delle Missioni, inParaguay, sotto il nome di “Nostra Si-gnora del Pilar”. Sono in tutto 4 le religiose che fannoparte della nuova realtà: Maria CelinaRuiz Díaz, animatrice locale, María dela Paz acosta, Maria Eliana Loggia eMaria Julia Álvarez.La loro missione è quella di “avvicinarsiil più possibile alle persone bisognosee sofferenti, orfani, abbandonati, ma-lati e anziani, come chiede Papa Fran-cisco”, come ha detto nella suaomelia il vescovo mons. Pedro No-guera Collana, durante la Messa da luipresieduta e accompagnata da nu-merosi sacerdoti della diocesi, tra cuipadre Pedro Milciades Olmedo, Pa-store della “Madonna dell’assunta”parrocchia a cui appartiene la comu-nità. La presenza della reliquia delsangue di San Luigi Orione durante lacelebrazione eucaristica, è stata poiuna speciale grazia che ha reso que-sta giornata ancora più emozionante.

Nella sua omelia, il vescovo ci ha ricor-dato ciò che la Chiesa si aspetta danoi: “che siamo testimoni attraversol’esperienza di ciascuno dei nostrivoti”. Non solo. Mons. Noguera Col-lana ha detto che le suore di DonOrione hanno un particolare carismaper la cura dei poveri e degli abbando-nati, quindi rivolgendosi ai presenti, hachiesto: “Nella nostra comunità, cisono poveri e abbandonati?”.“Sì”! è stata la risposta pronunciata incoro all’unisono dall’assemblea.

L’accompagnamentodei giovaniTra i compiti della nuova comunità viè il coordinamento di varie attività pa-storali, principalmente l’accompagna-

mento dei giovani, un’urgenza sentitasia dal parroco che dalla comunità lo-cale in generale, così come il coordi-namento pastorale nella scuolaprimaria e secondaria della Diocesi. il nostro lavoro in questa nuova mis-sione e nell’ambito della Pastoralegiovanile è cominciato in realtà giàdal 2017, quando abbiamo visitato lacittà per partecipare e collaborare adincontri e ritiri dedicati ai giovani.Ma forse è cominciato ancora più inlà nel tempo…perché la comunitàparrocchiale per circa due anni haofferto ogni Messa con la seguenteintenzione: “Che una comunità reli-giosa venga a lavorare nella nostraparrocchia”.Sappiamo che il Signore non respingela richiesta fiduciosa e insistente di co-loro che Lo amano.

Don Orione eMons. bogarín ArgañaFinalmente il 12 marzo di quest’anno,siamo arrivate a San Juan per restare!!alla Messa per l’anniversario dellamorte di Don Orione, Don Pedro, ilparroco, ha dichiarato: “Per noi è unagrazia di Dio, perché le figlie di DonOrione sono apostole della misericor-dia”. Quando siamo arrivate qui tuttele persone che incontravamo ci rac-contavano la storia del legame traSan Luigi Orione e il vescovo RamónPastor Bogarín argaña, il primo ve-scovo della diocesi.

Quando monsignor Bogarín era ungiovane prete studente a Roma, in-contrò Don Orione che gli profetizzòtre cose che anni dopo si sarebberoconcretizzate: che sarebbe diventatovescovo, che avrebbe ricevuto i Figlidella Divina Provvidenza nella sua dio-cesi, e che sarebbe morto improvvi-samente.Una volta nominato vescovo, Mons.argaña ricevette i figli di Don Orionenella sua diocesi, nel dipartimento diÑeembucú, e oggi le sue figlie arri-vano al cuore stesso di quella diocesi,nella cui cattedrale è dipinto un mu-rale che testimonia l’incontro tra il no-stro padre fondatore e questo caropastore.

bisogno di accoglienzae ascoltoUna delle nostre prime attività nellanuova missione è stata la partecipa-zione ad un incontro di tre giorni chesi è tenuto durante la Settimana Santain una casa di ritiri della diocesi e alquale hanno partecipato circa 130giovani.È stata un’esperienza intensa di rifles-sione, preghiera, vita comunitaria edivertimento, accompagnata da unacomunità evangelizzatrice venuta daasunción, dai giovani della pastorale

giovanile parrocchiale e da noi suoredi Don Orione. i giovani hanno ini-ziato ad avvicinarsi per condividere laloro vita con un grande bisogno diaccoglienza, ascolto e “abbraccio”della loro realtà e da questo incontroin poi li abbiamo ricevuti nella nostranuova casa, dove ancora non vive-vamo perché era in ristrutturazione.Questi giovani ci hanno aiutato a le-vigare, rimuovere i detriti, raschiare,pulire, dipingere, con grande gioia ebuona disposizione. Senza lasciare daparte la condivisione del “tereré”(bevanda di mate freddo della regione)e di ciò che la Provvidenza ci dava damangiare. Possiamo definire questi mo-menti con loro come una bella espe-rienza della nostra maternità.

Una missione perfarci conoscereDopo la Settimana Santa abbiamo ri-cevuto un gruppo di suore di Buenos

aires, tra di loro anche la nostra Supe-riora Provinciale, Sr. Maria Trinidad al-mada, le aspiranti, una postulante eun altro gruppo proveniente dalle co-munità di Barranqueras e Saenz Peñanel Chaco. Con loro e molti giovanidel posto abbiamo svolto una mis-sione per la città per trasmettere lagioia della risurrezione del Signore,per invitare le famiglie ad accompa-gnarci nella Messa di apertura dellanuova comunità, e comunicare la di-sponibilità delle suore ad ascoltare eaccompagnare le persone in tutto ciòdi cui avessero avuto bisogno.Così abbiamo potuto individuare al-cune persone più vulnerabili e ancheraccogliere la percezione dei bisognilocali più urgenti che possono essereriassunti nella necessità di ascolto esostegno dei giovani, insieme ad altreproblematiche che riguardano i ma-lati e gli anziani, che nei giorni se-guenti abbiamo iniziato a visitare. Ringraziamo il Signore per questa op-portunità che ci dà di sviluppare lanostra maternità spirituale in questoluogo molto accogliente, con per-sone che spesso portano solo i lorodolori, ma hanno il cuore aperto e di-sponibile per il Signore e per i suoi di-scepoli. Ci sentiamo fortunate adessere qui e ad avere l’opportunità dirafforzare la nostra fede, grazie al-l’esperienza di fede della gente umilee fiduciosa in Dio che non li abban-dona e che non ci abbandona.DO

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Tra i compiti della nuovacomunità c’è il coordinamentodi varie attività pastorali,principalmente l'accompagna-mento dei giovani, un’urgenzasentita sia dal parroco che dallacomunità locale.

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Mons. Argaña ricevette i figli diDon Orione nella sua diocesi, neldipartimento di Ñeembucú, eoggi le sue figlie arrivano alcuore stesso di quella diocesi.

In paraguay aperta una nuova comunità delle piccole Suore Missionarie della Carità.

gIOVANI: ACCOgLIENzA,ASCOLTO E SOSTEgNO

Mons. Bogarín Argaña

gLI ORIONINIIN pARAgUAY

Don Orione, il 29 giugno del1937 era ancora in argentina.

Quel giorno prese il battello iguazùa itatì e scese il Paranà verso la cittàdi Rosario. Certo guardò al Para-guay, sull’altra sponda.a Roma poi incontrò un giovane sa-cerdote paraguayo con ascendenzaitaliana, Ramon Bogarín argaña, egli predisse un futuro apostolico eche sarebbe toccato a lui, prima dimorire, aprire le porte del Paraguayai Figli della Divina Provvidenza. Questo si avverò. Mons. Bogarinargaña divenne Vescovo e, dopomolta sua insistenza, il primo orio-nino, Don angelo Pellizzari, giunsenel Ñeembucú, zona meridionaledel paese, nell'agosto del 1976. Presto fu seguito da Padre Luis Cac-ciutto e da fratel Eduardo Gómezche presero a lavorare in una zonarurale poverissima. Mons. Bogarinargaña morì tragicamente circa unmese dopo l’arrivo degli orionini.Nel 1983, giunsero in questa zonamissionaria anche le Piccole SuoreMissionarie della Carità.

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