SOS… cerco musica disperatamente

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Gabriella Santini

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Gabriella Santini

Che catastrofe, l’adolescenza: amori complicati, gelosie e contrasti con l’amica del cuore. In questa tenera storia

battono più questioni irrisolte: l’insicurezza, il non sentirsi mai all’altezza, lo scoprire più personalità dentro di sé,le incomprensioni in famiglia... Sarà la passione per la

musica a indicare la giusta strada da seguire?

Odio la gelosia

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E 8,50

Gabriella SantiniDentro di lei vivono mondi paralleli

e storie fantastiche.La sua più grande felicità?Condividerli con i lettori.

La sua passione? Inventare storie,che dedica alle Winx, a Huntik,a Monster Allergy, alle Poppixie,e ad altri personaggi conosciuti.

E quando torna alla realtà?La colora con le figlie e con il marito.

Simona Dell’OrtoCon la stessa disinvoltura, miscela

sapientemente colori, grafica, illustrazioni e ingredienti per realizzare

ricette da capogiro.Lavorare le piace da matti

e la diverte tanto quanto starecon la sua allegra famiglia.

I S BN 978-88-472-1879-6

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Gabriella Santini

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Editor: Patrizia CeccarelliRedazione: Emanuele RaminiTeam grafico: Simona Dell’Orto e Claudio CampanelliIllustrazioni: Simona Dell’OrtoUfficio stampa: Salvatore Passaretta

1a Edizione 2013

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Tutti i diritti sono riservati

© 2013

Raffaello Libri SrlVia dell’Industria, 2160037 – Monte San Vito (AN)e–mail: [email protected]

e–mail: [email protected] in Italy

È assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.

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"Non potrei vivere se non avessi la sensazione che oggi so qualcosa più di ieri" scriveva Mary McCarthy,

scrittrice e giornalista statunitense nata nel 1921.

E io, che cosa imparerò oggi?

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Capitolo 1

Con la forzadi un cataclisma

Odore di gessetti, di carta antica e di chewing-gum. Odore di scarpe da ginnastica, di quadernoni nuovi e di scolorina. Odore di pioggia, di terra bagnata e d’autun-no… E puzza di guai, di grossi guai, sono sicura. Il mio olfatto non sbaglia. E il mio sesto senso è in allerta.

È mattino. Sono a scuola. Prima ora di lezione.Fuori un temporale pazzesco sta esibendo alla grande

tutte le sue potenzialità. È il primo vero temporale di quest’autunno un po’ matto. Foglie gialle macchiate di marrone sono trascinate da mulinelli di vento. Sfrecciano come aerei supersonici miniaturizzati a ridosso delle ve-trate del liceo classico Dante. E gocce di pioggia dimensione dinosauro le bombardano. Molti aerei-foglia cadono, colpi-ti e affondati come in una battaglia dell’aria.

Chiudo gli occhi, sperando di sentire il frullio delle fo-glie sulle guance. Mi basta per partire per il solito viaggio immaginario…

Fantastico di volare sopra la foglia più gialla di tutte.Sono appena diventata un bruco giallo puntolinato di blu. Perciò, mi aggrappo alla foglia-aereo con tutta la forza che possiedo nelle mie zampette nere.

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Bellissimo! Adoro immaginare mondi impossibili, e mi affascinano bruchi, farfalle, e insetti in genere.

– Scendi dalle nuvole, Diletta! – strilla rabbiosamente la prof di matematica.

Ohi, ohi… Mi ha sgamato.Pochi istanti fa stava spiegando, ne sono certa. Il suo

tono monocorde elencava numeri e regole, come ninne nanne. Perciò mi sono distratta: il mio corpo è rimasto seduto, composto e rigido, al suo posto, mentre pensieri ed emozioni si sono proiettati fuori.

I miei compagni di classe ridacchiano. La scuola è co-minciata da pochi mesi, e stiamo affrontando tante novità nel nostro primo anno di liceo classico. Per noi, molte cose sono ancora oscure e incomprensibili, ma tutti abbiamo già capito che Bice Radice non mi sopporta. Chissà per-ché.

– Sempre sulle nuvole, eh? – insiste sarcastica. – Hai preso residenza lassù?

Non le rispondo e chino la testa. Siamo alle solite. Ecco i primi guai…

– Povera Diletta! Con questo tempaccio stile-Noè, viven-do lassù, sarà fradicia – ironizza Filippo. È mio vicino di banco e amico di avventure dalla prima media. Più sven-ture che avventure, in verità. Non perdo la speranza, però finora la sfiga mi è rimasta incollata come un plettro alla chitarra.

Fili posa la sua mano sulla mia. Per la sua battuta solidale (o forse per la mano?), diven-

to color amaranto.La IV D scoppia a ridere. L’unico a guardarmi sen-

za ironia è Mattia. Fa spallucce e mi strizza l’occhio,

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amichevole. In linguaggiodaragainpienafaseadolescenziale si-gnifica: “Lasciali perdere! Che te ne importa?”

Nel frattempo, Filippo aggiunge, serio serio: – E poi, prof, che male c’è a immaginare? L’immagina-

zione è più importante della conoscenza! La conoscenza è limitata, l’immaginazione abbraccia il mondo.

Ora la IV D ammutolisce. E attende la reazione di Bice, la terribile.

Un silenzio innaturale ammanta la nostra aula. Ohi, ohi.

Non ho il coraggio di sollevare la testa e di guardare prof e compagni. Le mie orecchie ronzano e la faccia pulsa come un semaforo impazzito. Maledetta timidezza! E benedette emozioni!

Nel pieno del temporale autunnale, e anche della tempesta emozionale, sento che Filippo avvicina il suo gomito al mio. Calore e solidarietà. I suoi soliti gesti amichevoli… Non è mio amico per caso. Filippo è Filippo!

Se non ci fosse, io sarei… persa morta triste vuota demotivata grigia. SOLA. Una farfalla senza ali. Perciò un piccolo povero verme. Che prospettiva.

Nella frazione di un secondo, comprendo profonda-mente due grandiose verità che in questi anni ho sempre nascosto. Persino a me stessa. O forse soprattutto a me.

Ahimé… Perché la sincerità con se stessi è così doloro-sa? E perché è così difficile da conquistare?

Top secret:

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La prima verità…Mi rifugio sempre nella fantasia perché la realtà è costruita dai

grandi, perciò spesso è complicata e un po’ triste.La seconda verità…Capisco che il cuore è una cassaforte di cui spesso nemmeno il

proprietario conosce la combinazione.Forse è questo il segreto dei segreti?Ecco scovata la combinazione della mia: Filippo è

l’epicentro del mio mondo. In due misere, crude, schiette, abusate parole? Ohi,

ohi, probabilmente lo… AMO… CHE DISASTRO.Lo guardo bene mentre lui continua a tenere il suo

braccio vicino al mio: Fili è bellissimo! Ma è anche in-telligente, brillante, speciale, comprensivo, coraggioso, supersimpatico, unico, eccetera. Una frase che ho letto da qualche parte s’impone sugli altri pensieri…

Non ama colui al quale i difetti della persona amata non appaiono virtù!

Beh, allora Sono fritta! Mi sa che lo amo da impaz-zire. Qualcuno mi aiuti…

So che è scontato innamorarsi senza speranza del proprio miglior amico, ma temo che mancherò di origi-nalità. E prenderò zero spaccato in fantasia e creatività: l’unica materia in cui andrei benino.

Mi spaventa comprenderla ed è durissimo ammetter-la, ma questa è la verità.

Se Filippo la conoscesse sarebbe annientato. Dallo stupore. Dal senso di responsabilità. Dall’incredulità. Per questo non gliela dirò mai. Nemmeno sotto tortura. Campassi trecento anni. LO GIURO A ME STESSA.

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Meglio nascondere tutto sotto la coperta innocua dell’amicizia. Siamo e rimarremo grandi amici. Soltan-to amici. Ahimé.

Questi pensieri mi confondono ancora di più. Le mie guance diventano più maculate delle foglie d’autunno. Fatico a tornare alla realtà. Tendo le orecchie e i sensi: in IV D, il silenzio continua a essere perfetto. Attesa e sospensione. Quando, infine, ecco la reazione della prof alla frase di Filippo sull’immaginazione.

– Per difendere una compagna troppo distratta, ti dai alla creazione di frasi sciocche, caro il mio Filippo Magni? – esclama Bice Radice, con tono tagliente. E continua a fissarlo, malevola.

La IV D fissa lei: occhialini frementi, sopracciglia ar-cigne, faccia da prof di mate, colorito da studiosa senza speranza. Poi, guarda lui: muscoli da atleta olimpico, vi-so bellissimo, simpatia travolgente, carisma indiscutibile.

Il tifo è scontato ma trattenuto. I motivi sono ovvi: i prof hanno il potere, invece, noi ragazzi abbiamo sol-tanto la forza del numero.

– Prof, prof – la riprende subito lui, dondolando la testa. – La frase non è opera mia e non è certo una scioc-chezza! È famosa ed è di Einstein, Albert Einstein, fisico e filosofo nato nel 1879.

La classe fa “Uhuu!”. E il tifo esplode. Bice Radice è una delle prof più odiate, e stavolta è stata battuta con un K.O. tecnico da paura.

In pochi istanti, la prof diventa rossa come una lan-terna accesa. Poi, muta di colore e passa al verde oliva. Contrae la mascella, e riprende Filippo senza parole, inclinando il dito indice a mo’ di canna di fucile puntata

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sull’obiettivo. Se potesse, Bice Radice lo fucilerebbe sul posto, invece, il suo autocontrollo è lodevole. Sicuramente sta pensando: “Come si permette questo pivellino di farmi fare una figura del genere?”

Invece tutta la IV D pensa: “Ora Bice spedisce Filippo dalla preside!”

Con il naso fremente, Bice balbetta:– TU! TU… TU! Fi-Filippo Magni! Prima o poi…

io… io ti… Lui le sorride sornione. La guarda con occhi sicuri,

persino comprensivi. Poi, mormora:– Lei mi ADORA, vero? Lo so, lo so. Brividi e tempeste! E ora? Accidentaccio. Mi sa che stavolta

Fili ha esagerato…Passano pochi istanti, durante i quali Bice Radice

valuta, calcola, soppesa e risolve pro e contro. Infine si ricompone e abbassa le sopracciglia in segno di resa. No-nostante abbia perso il round, ha dimostrato di essere una perfetta prof di mate, capace di domare ogni emotività e di valutare statistiche.

Mentre qualche mio compagno fischia per la delusio-ne, intuisco che cosa le sia passato per la testa: ha scelto di non mettersi contro Filippo per via dei genitori. Non le conviene, infatti. La madre di Filippo, Cristina Dossi, è una docente universitaria molto nota in città, e il padre, tal Tiberio Magni, beh, è nientemeno che il preside del liceo scientifico Enrico Fermi, che è vicino al Dante. Trattasi di un suo collega, ma di grado superiore… Increscioso! Per lei sarebbero grattacapi incredibili e disagi a non finire.

Se potessi giudicare la mia prof, la sua pagella sarebbe scarsa: Moralità: 0 spaccato

Coraggio: 3Comportamento: 2-Esempio per gli alunni: 4-

Giudizio complessivo: 3

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Certe volte, i grandi mi deludono un sacco… Questa è una di quelle volte.

Subodorando la momentanea sconfitta della prof, la classe applaude. Bice ingoia a vuoto, ma medita vendetta. Filippo disegna uno smile vittorioso su un angolo del mio quadernone. E la lezione riprende nonostante i tumulti dei cuori. Persino a dispetto del vento rabbioso che frusta le mura, e della pioggia incalzante che scuote gli infissi.

Tento di prendere appunti, e mostro un’espressione seria e concentrata; in realtà, continuo a sentire puzza di altri guai. Peggiori. Molto peggiori.

Chissà come mai.– Torniamo alla proprietà delle potenze, ragazzi.

Vi dicevo che il prodotto di due o più potenze aventi la stessa base – spiega di nuovo la prof, con voce ispirata, – è una potenza della stessa base con esponente uguale alla somma degli esponenti! Ah, ragazzi… La bellezza della matematica dovrebbe apparirvi in tutta la sua luce!

Qualcuno tossicchia per ingoiare una risata vertigi-nosa. Qualcun altro si nasconde dietro al quadernone e fa smorfie iperboliche. Mattia Tarantola e MaxMaciste si picchiettano la fronte, indicando la prof. La situazione sta sfuggendo al controllo e sta diventando bollente.

Imperterrita, la prof ripete ad alta voce:– Eh sì, ragazzi, la bellezza della matematica dovrebbe

apparirvi in tutta la sua luce… In quel momento, la porta della IV D si spalanca,

assecondata da un colpo di vento terrificante. Un lampo illumina l’aula come il riflettore di un set cinematografico.

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Un tuono segue il lampo di lì a un istante, brontolando come un regista non soddisfatto delle riprese.

Una ragazza entra d’impeto, seguita da Fiorenzo Flo-ris, il segretario del liceo. I capelli color rosa fucsia di lei invadono il set come quelli dell’attrice di punta. Un altro lampo li illumina come se fossero fosforescenti. Tutti gli occhi convergono su quel rosa pazzesco. Quelli di Filip-po sono immobilizzati su tutta la sagoma. Intrappolati.

Come se la chioma non bastasse, la tipa indossa dei leggings superaderenti a righe nere e fucsia. La sua collezione di piercing è imbarazzante, e tintinna insi-stentemente. Non contenta, la tipa sfoggia centinaia di braccialetti e di collanine con ciondoli di teschi, borchie, fulmini e diavoletti. Qualcuno dei raga fischia, ammirato e colpito dall’entrata scenografica. Avanzando spavalda la tipa si mette nel centro dell’aula.

Io la guardo meglio. Negli occhi. Sono verde oliva: la loro espressione è sicura, irriverente, indomabile. In-con-fon-di-bi-le.

Nonostante la trasformazione, mi accorgo che la co-nosco bene. Da anni. È Marzia, Marzia Tirabassi!

Perché è qui? – Altro che bellezza della matematica! – bisbiglia Fi-

lippo al mio orecchio. – Questa è una bellezza in carne e ossa! Più carne che ossa, direi.

Lo guardo, incredula, mentre lui torna a fissare la nuova arrivata e la registra dalla testa rosa-allucinazione ai piedi dotati di All Star nere a pois viola.

Conosco Filippo da circa quattro anni, e finora non aveva mai detto una cosa simile né si era mai comportato così. Un’emozione sconosciuta mi serra lo stomaco.

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Inquietudine? Rabbia? O cos’altro?Una vocina dentro di me suggerisce:

Lo guardo di nuovo. Fili ha un’espressione diversa dalle solite (e le conosco tutte nei minimi particolari)… Le lentiggini sembrano triplicate. Gli occhi sono lucidi. Si muove a scatti, come se avesse la necessità di agire subito. Con il suo metro e ottantacinque di altezza, fatica a stare composto nel banco.

Non è mai successo prima, perché lui è uno dei bravi bravissimi da sempre. È brillante, diligente ed educato.

La solita vocina mi sussurra ancora la verità:

Collo e mani mi formicolano. Nonostante la mia non sia una mente matematica, calcola e progetta lo stesso. E il verdetto arriva: Filippo si è appena preso una cotta stratosferica. E certo non per me.

Lo sentivo e non sbagliavo: i grossi guai sono arrivati! Il mio sesto senso non fallisce mai. Un buco freddo pren-de residenza dentro di me, e sovrasta pensieri e speranze. Il futuro prossimo mi spaventa più del solito. Che cosa mi succederà? E a Filippo? Chissà se, nonostante tutto, la nostra amicizia resisterà?