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1 Liceo Statale “Maffeo Vegio” - Lodi a.s. 2014/2015 PROGETTO DI INTERCLASSE SULLA TOPONOMASTICA FEMMINILE SORELLE D’ITALIA LE COSTITUENTI Docenti Danila Baldo, Filosofia e Scienze umane Patrizia Camilotto, Scienze naturali Con la collaborazione di Claudia Braida, Filosofia e Scienze umane

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Liceo Statale “Maffeo Vegio” - Lodi

a.s. 2014/2015

PROGETTO DI INTERCLASSE SULLA TOPONOMASTICA FEMMINILE

SORELLE D’ITALIA

LE COSTITUENTI

Docenti

Danila Baldo, Filosofia e Scienze umane

Patrizia Camilotto, Scienze naturali

Con la collaborazione di Claudia Braida, Filosofia e Scienze umane

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Liceo Statale “Maffeo Vegio” - Lodi

a.s. 2014/2015

PROGETTO INTERCLASSE SULLA TOPONOMASTICA FEMMINILE

SORELLE D’ITALIA

LE COSTITUENTI

gruppo di lavoro

ALGERI FRANCESCA 3 G Liceo linguistico

ARPINI GIULIA 3 G Liceo linguistico

BIGNAMI ALICE 3 G Liceo linguistico

FERRARI EDOARDO 3 G Liceo linguistico

MAGNACCA CAROLA 3 G Liceo linguistico

MARCHI IRENE 3 G Liceo linguistico

MENEGHELLO ELEONORA 3 G Liceo linguistico

MONTESANO ROBERTA 3 G Liceo linguistico

PANZERA ELEONORA 3 G Liceo linguistico

PREMOLI MARTINA 3 G Liceo linguistico

RECI KRISTIANA 3 G Liceo linguistico

REZZANI SOPHIA 3 G Liceo linguistico

VOLPI DENISE 3 G Liceo linguistico

PORCELLINI DAVIDE 4 E Liceo delle Scienze Umane

QUARANTA ARIANNA 4 E Liceo delle Scienze Umane

ROSINA ELEONORA 4 E Liceo delle Scienze Umane

ARRIGONI ELENA 5 E Liceo delle Scienze Umane

BELLONI CHIARA 5 E Liceo delle Scienze Umane

COBIANCHI FEDERICA 5 E Liceo delle Scienze Umane

CROCE BEATRICE 5 E Liceo delle Scienze Umane

CURTI MARTINA 5 E Liceo delle Scienze Umane

FIAZZA SARA 5 E Liceo delle Scienze Umane

LODIGIANI CLELIA 5 E Liceo delle Scienze Umane

MIRACOLI SOFIA 5 E Liceo delle Scienze Umane

OGLIARI MARTINA 5 E Liceo delle Scienze Umane

TEDESCO GIORGIA 5 E Liceo delle Scienze Umane

ZAMPELLA NOEMI 5 E Liceo delle Scienze Umane

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COSTITUENTE ESSENZA VEGETALE

ABBINATA

Maria Agamben (Federici) PINO MUGO

Bianca Bianchi

CIPRESSO

Elisabetta Conci

ROSA BIANCA

Filomena Delli Castelli

LAVANDA

Nadia Gallico (Spano)

QUERCUS ILEX

Leonilde (Nilde) Iotti

CORNIOLO

Teresa Mattei

MIMOSA

Angelina Merlin

GELSO

Rita Montagnana

SORBO

Teresa Noce (Longo)

NOCCIOLO

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Maria Agamben (Federici) (L’Aquila 1899 - 1984)

“Alla lavoratrice capo di famiglia per qualunque motivo essa venga ad assumere tale figura, vanno assicurati tutti i diritti riconosciuti al lavoratore

capo di famiglia.” (1946)

Maria Agamben è nata a L’Aquila il

19 settembre del 1899 da Alfredo e Nicolina Auriti. Laureata in Lettere,

insegnò Italiano e Storia nelle scuole medie superiori e svolse attività

giornalistica. A Roma, dove si era trasferita per

motivi di studio, conobbe Mario Federici, autore di testi teatrali e critico già noto. Si

sposarono nel 1926, in pieno fascismo.

Durante il regime, si trasferì con il marito all’estero, e continuò a insegnare presso

gli Istituti italiani di cultura, prima a Sofia, poi in Egitto e poi a Parigi. Fece ritorno a

Roma nel 1939 e s’impegnò nella Resistenza. Nello stesso periodo, come

delegata dell’Unione donne dell’Azione Cattolica (UDACI), organizzò un piano di

assistenza per le impiegate dello Stato, rimaste disoccupate.

Nel 1944, in occasione del congresso costitutivo delle ACLI (Associazioni

cristiane lavoratori italiani), venne eletta prima Delegata femminile e in questa veste l’anno successivo organizzò il Convegno nazionale per lo studio delle

condizioni del lavoro femminile, che costituì un importante momento di

confronto delle donne cattoliche. Come rappresentante del settore femminile delle ACLI, partecipò nell’inverno tra il ‘44 e il ‘45 ai lavori preparatori di

fondazione del Centro Italiano Femminile (CIF), assieme a Mons. Giovanni Battista Montini, sostituto della Segreteria di Stato, futuro Paolo VI. Maria

Federici ricoprì la carica di Presidente del Centro Italiano Femminile dal 1944 al 1950, ma il radicalismo di alcune sue posizioni non piacque ai vertici del CIF,

dove ebbe non pochi contrasti (Fiorenza Taricone, Il Centro Italiano Femminile dalle origini agli anni Settanta, Milano, F. Angeli, 2001). La sua preoccupazione

maggiore era quella di educare le masse femminili alla vita pubblica, evento del tutto insolito per le donne cattoliche, che quasi all’improvviso si trovavano

a votare prive di una cultura politica che potesse definirsi tale. Maria Federici fu molto attenta alle condizioni materiali della vita quotidiana delle donne, la cui

durezza impediva spesso di distrarsi dai bisogni familiari. Lavorò anche per assistere adeguatamente l’infanzia e l’adolescenza attraverso la costruzione di

asili, scuole, refettori, aiuti agli emigranti, agli sfollati e ai reduci, ricoprendo la

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carica di vicepresidente della Commissione nazionale Onu a favore

dell’infanzia. Nel 1946 venne eletta all’Assemblea

Costituente nel collegio unico nazionale

per la Democrazia Cristiana. Ebbe il privilegio, condiviso con poche altre sue

colleghe, di far parte della Commissione dei 75, incaricata di redigere il progetto di

Carta Costituzionale, e così chiamata per il numero dei suoi componenti, scelti su

designazione dei vari gruppi parlamentari in modo da rispecchiarne la proporzione.

Durante il dibattito sull’accesso delle donne alla magistratura, Maria Federici

affermò che l’unico elemento discriminatorio per l’accesso doveva

essere il merito e non le attitudini. Come componente della Terza Sottocommissione

che si occupava del diritti e doveri

economico-sociali, presentò una relazione sulle garanzie economiche e sociali per la

famiglia, in cui sosteneva che lo Stato doveva intervenire per tutelare le lavoratrici madri ed eliminare tutti gli

ostacoli di natura economica che impedivano ai cittadini di formare una famiglia. Nella discussione sul diritto di proprietà e d’impresa economica,

sostenne la necessità di una riforma agraria, per l’elevazione morale e materiale dei contadini. Nella discussione del Titolo IV, caldeggiò l’eliminazione

di ogni ostacolo che relegasse la donna in settori limitati e che fosse d’impedimento per gli uffici pubblici e le cariche elettive.

Dopo la sua uscita dal CIF, diede vita all’Associazione nazionale famiglie emigranti (ANFE), di cui fu presidente fino al 1981. Nel ‘48 fu eletta Deputata

per la Democrazia Cristiana. Fu relatrice del disegno di legge sulla Tutela fisica ed economica delle lavoratrici madri, divenuta legge nel 1950, n.860.

Fu socia fondatrice del Comitato italiano di difesa morale e sociale della donna

(CIDD), insieme alla senatrice Merlin e alle onorevoli Angela Guidi Cingolani e Maria De Unterrichter Jervolino, madre dell’on. Rosa Russo Jervolino. Il CIDD

operò dapprima per ottenere l’approvazione della proposta di legge Merlin sull’abolizione delle case chiuse e, successivamente, per assistere praticamente

le donne che lasciavano la prostituzione, allo scopo di reinserirle nella vita sociale.

Nell’ultimo periodo della sua vita si dedicò esclusivamente all’impegno assistenziale e

culturale, soprattutto in difesa degli emigranti.

Vie a lei titolate: L'Aquila - Monteleone Sabino – Perugia, Ravenna

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BIOGRAFIA BREVE

Insegnante di lettere, fu anche giornalista e parlamentare DC. Dopo la laurea

si recò a Roma, dove prese parte alla Resistenza. Militante della Democrazia Cristiana, il 2 giugno 1946 fu tra le 21 donne elette all’Assemblea Costituente e una delle cinque donne chiamate a far parte della commissione che elaborò il progetto di Costituzione. Eletta deputata per la DC, si occupò di problemi

del lavoro e della previdenza sociale. Fece parte della dirigenza delle ACLI, presiedette il CIF e creò l’ANFE, l’Associazione delle Famiglie degli Emigrati.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

PINO MUGO

Il Pino Mugo è un cespuglio

aghiforme sempreverde, dal

portamento prostrato,

appartenente alla famiglia delle

Pinaceae. Un bosco di pino mugo si

chiama mugheto.

Viene utilizzato per estrarre

un olio dai rametti. In Italia è presente,

spontaneamente, sulle Alpi, sulle Prealpi calcaree e in alcune zone

degli Appennini (Monte Nero Piacentino, Majella, Parco Nazionale d'Abruzzo), nella sola forma pinus mugo.

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Bianca Bianchi (Vicchio (FI) 1914 – 2000)

“Il nostro Paese non ha soltanto da

rifare la sua economia distrutta e non ha soltanto da ricostruire le sue case, deve far

risorgere tante altre ricchezze, tanti altri valori negati o sepolti nella coscienza umana,

deve ricreare onestà e libertà nelle coscienze, deve educare questo nostro

popolo, che è sempre vissuto nella povertà di spirito, alla ricchezza e alla forza della vita

morale.”

Di origini toscane, laureata in filosofia e pedagogia, insegnò nelle scuole superiori a Firenze, Mantova,

Cremona, Crema e Genova.

Partecipò alla Resistenza e alla ricostruzione dei paesi toscani danneggiati dalla guerra.

All’Assemblea Costituente ricoprì la carica di “Segretario di Presidenza” con la giovane Teresa

Mattei. Si interessò dell’adeguamento delle pensioni ai costi della vita, degli stipendi del corpo

insegnante e ai temi della scuola, che non deve essere conservatrice e reazionaria, ma saper

formare coscienze critiche e libere, fornendo adeguata preparazione culturale. Ritenne inoltre

che il reclutamento delle e degli insegnanti dovesse prevedere regolari concorsi pubblici e che il Governo dovesse predisporre

adeguati piani occupazionali anche per lavori manuali qualificati e specializzati. Nel 1949 fu designata dal presidente Saragat a

rappresentare il Partito socialdemocratico al convegno

internazionale di Amsterdam, dove intervenne a favore dei figli illegittimi e delle ragazze madri abbandonate

dalla famiglia e dalla società. Pubblicò numerosi saggi e articoli, collaborò con il

quotidiano fiorentino “La Nazione” come esperta sui problemi educativi; fondò la “Scuola d’Europa”, istituto

di sperimentazione didattica su modello del villaggio Pestalozzi (Svizzera) e degli istituti di Frenet (Francia).

Negli anni ’70 divenne promotrice di iniziative culturali sui problemi dell’infanzia e della scuola. In

seguito si dedicò con passione alla produzione di numerosi scritti in cui i ricordi autobiografici si

intrecciano all’analisi storica e alla riflessione politica. Vie a lei titolate: a Vicchio (FI).

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BIOGRAFIA BREVE

Laureata in filosofia e pedagogia, insegnò in varie scuole superiori. Ricoprì la

carica di “Segretario di Presidenza” nell’assemblea Costituente. Si interessò agli adeguamenti degli stipendi del corpo insegnante e ai temi della scuola. Nel

1949 fu designata a rappresentare il Partito socialdemocratico intervenendo a favore di figli illegittimi e ragazze madri abbandonate. Pubblicò numerosi saggi

e articoli. Fondò la “Scuola d’Europa”, istituto di sperimentazione didattica.

Negli anni ’70 divenne promotrice di numerose iniziative culturali sui problemi dell’infanzia e della scuola.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

CIPRESSO

Sempreverde e simbolo della Regione Toscana

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Elisabetta Conci (Trento 1895- 1965)

“Il Congresso della DC, sentita la relazione della prof. Conci sullo spettacolo

poco edificante del moltiplicarsi di locali di pubblico divertimento, particolarmente i balli pubblici, in stridente contrasto con la miseria delle classi

operaie ed impiegatizie e con le gravi conseguenze economiche del paese, in omaggio ai sentimenti della grande maggioranza della popolazione, invita il

prefetto a vietare tale nauseabondo spettacolo che è un oltraggio ai reduci dei campi di concentramento ed alle famiglie materialmente e moralmente colpite

dal flagello della guerra.”

Elisabetta, detta Elsa, di origine trentine, ebbe una formazione umanistica presso la facoltà

di filosofia a Vienna (il padre avvocato Enrico Conci fu deputato al parlamento di Vienna) e poi a Roma,

dove conseguì la laurea. L’educazione fortemente

religiosa ricevuta dalla famiglia segnò profondamente la vita di Elisabetta. Studente

esemplare, terminato il liceo raggiunse la sua famiglia confinata a Linz e per questa ragione

venne accusata di irredentismo, ma il processo penale a cui avrebbe dovuto sottoporsi si arrestò

grazie a una amnistia che seguì la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe.

Aderì alla FUCI, presentando una relazione su “La moralità della giovane”. In essa esortava alla

costituzione di una formazione morale delle studentesse per contrastare ogni immoralità nelle Università, considerando le

donne particolarmente capaci di persuadere i loro compagni di studio con un modello di comportamento onesto. In questa occasione esaltò anche l’operato

di diverse sezioni femminili dell’associazione, che contribuirono

sostanzialmente alla rinascita del Paese nel dopoguerra. Elsa insegnò per diversi anni la lingua tedesca all’istituto tecnico

“Leonardo da Vinci” di Trento e durante gli anni della guerra creò centri di assistenza, doposcuola e mense per gli studenti, operando attivamente nella

ONAIRC. Si occupò inoltre della questione delle autonomie e delle tutele della donna all’interno della famiglia, ricoprendo numerosi incarichi nelle

Commissioni Affari interni, Giustizia, Finanza e Tesoro, Lavoro, Emigrazione, Provvidenza e Assistenza sociale, Igiene e Sanità pubblica.

Per il suo attaccamento al partito (DC) e per la sua intensa azione politica venne definita dagli avversari “pasionaria bianca”. Convinta sostenitrice

dell’ideale europeistico, fu membro della delegazione italiana al Parlamento europeo di Strasburgo.

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Nel 1955 collaborò a fondare l’Unione femminile

europea, di cui fu Presidente dal 1959 al 1963, iniziativa che permise lo scambio di idee e proposte

di azione fra donne di orientamento politico di centro

e di destra. Al congresso dell’Unione tenutosi a Roma rifiutò il rinnovo dell’incarico di Presidente, perché

ritenne fondamentale il rispetto del democratico avvicendamento delle cariche.

Nel maggio 1965 si ritirò dalla politica a causa di una malattia e si spense il primo novembre dello

stesso anno. “Ad Elisabetta Conci molto deve il mondo

femminile italiano e in particolare quello cattolico e democratico cristiano. Tanta parte della sua battaglia

politica fu combattuta infatti nel Parlamento e nel paese per l'emancipazione della donna e per la sua partecipazione attiva alla vita sociale e democratica in

Italia.” (Aldo Moro). Vie a lei titolate: Ravenna e a Trento targa murale condivisa.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

ROSA BIANCA

Si ipotizza come pianta abbinata il cespuglio di rosa bianca, in virtù del

fatto che, per il suo coinvolgimento e per la sua passione alla politica,

Elisabetta Conci veniva soprannominata “pasionaria bianca” Come tutti sappiamo, la rosa è la regina dei fiori, il fiore per eccellenza;

attraverso i suoi meravigliosi colori ci comunica vari sentimenti e significati.

La rosa bianca è simbolo di purezza, tenerezza, armonia ed amicizia,

sognarla significa amore non ancora sbocciato, infantile oppure spirituale.

Come le altre rose, quella bianca è originaria dell’Europa e dell’Asia.

Presenta foglie formate da altre foglioline più piccole, tutte con margini

dentellati, di colore verde scuro; i fiori possono essere di grandi dimensioni, si

riuniscono ad ombrelle e non hanno un

numero di petali standard ma variabile. Il calice della rosa bianca è composto dai sepali, mentre il gambo è ricco di

spine. I frutti della rosa bianca sono detti acheni e sono contenuti in un falso frutto detto cinorrodo.

La rosa bianca preferisce una coltivazione in piena terra ma può essere coltivata anche in vaso; gradisce una buona luminosità ma teme le correnti

d’aria.

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Filomena Delli Castelli (Città Sant’Angelo (PE) 1916 - Pescara 2010)

“E’ necessario educare, instradare, illuminare i giovani nella loro vita prematrimoniale (…) con profondità di amore e profondità di scienza.”

In un’intervista, alla domanda su quali fossero i

suoi ricordi relativi al suo ingresso a Montecitorio come rappresentante degli elettori, la Castelli

rispose: ”Ricordo che un'emozione traspariva dai nostri volti. Eravamo insieme, noi nove donne elette

nelle liste della Democrazia Cristiana. Più dell'entrata alla Camera ci colpì maggiormente l'austerità

dell'ambiente… Non conoscevamo i palazzi istituzionali. Tutto per noi era nuovo e provavamo un

po' di soggezione. Ma ci riprendemmo subito perché i nostri colleghi più o meno giovani erano gentili,

cordiali. Ammiccavano soprattutto. C'era un

entusiasmo generale, soprattutto da parte dei più anziani. I giovani, invece, avevano un atteggiamento

diverso. Direi quasi spavaldo.”

Nacque nel 1916 a Città Sant’Angelo (PE) da una famiglia modesta; suo padre Giovanni fu costretto a emigrare in America per cercare di far fortuna

come jazzista. Si trasferì a Milano, dove frequentò la facoltà di lettere all’università Cattolica; s’iscrisse alla FUCI ed insegnò nelle scuole delle

province di Varese e Cremona. Attiva crocerossina negli anni della Resistenza, assistette i profughi che affluirono in

massa scacciati dalla furia delle guerre. L’onorevole Mario Cingolani, stretto

collaboratore di De Gasperi, le offrì la direzione nazionale della DC a Roma

dove, trasferitavisi, costituì dei gruppi

femminili insieme a Maria Guidi, Laura Bianchi, Vittoria Titomanlio e Maria De

Unterrichter. Pur avendo un carattere molto

deciso e battagliero, la Delli Castelli si esprimeva, volutamente, con un

linguaggio più semplice di quello usato dagli uomini, e, soprattutto, meno

polemico e aggressivo. Fece parte della Commissione

speciale per i disegni di legge sul teatro e sulla cinematografia; fu membro della

Commissione Nazionale del libro, Presidente del Centro Coordinamento

dell’Istituto Luce per la cinematografia

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dei ragazzi e del Festival mondiale del bambino di Palermo, nonché dell’Opera

colonie climatiche per i figli dei lavoratori dello spettacolo. Tra il 1949 e il 1953 coprì l’incarico di sindaco di Montesilvano (Pescara); tra il 1955 e il 1960

diresse la rivista internazionale “Mondo e ragazzi”e dal 1958 ricoprì la carica di

dirigente RAI fino al 1975: curò lo spazio televisivo dedicato ai ragazzi, continuando per anni a raccontare la sua storica esperienza all'Assemblea

Costituente. È deceduta il 22 dicembre 2010. Il ricordo di Filomena non si è spento con

il tempo. La città di Sant'Angelo (Abruzzo) ha voluto ricordare l'insegnante, parlamentare alla

Camera e sindaco di Montesilvano dedicandole un importante edificio scolastico. La struttura si

estende per 800 metri quadri, è costata 800mila euro e contiene tre aule, una sala

collettiva, uffici amministrativi, mensa, cucine e servizi. Il progetto ha previsto anche bagni

collegati direttamente con le aule, per i bambini più piccoli. L'edificio, antisismico e in

legno ecocompatibile, è stato costruito in poco

più due mesi dagli operai di una ditta umbra per risolvere la carenza di banchi legata

all'incremento del numero di alunni. Inoltre si chiamerà largo Filomena Delli

Castelli l’area che si trova a fianco del nuovo complesso residenziale Ex Camuzzi, all’altezza

di via Aterno a Pescara. Delli Castelli venne eletta sindaco di Montesilvano dal 1951 al 1955, paese che a quel tempo aveva solo 7.400 abitanti. In questo

paese realizzò opere valide come la sistemazione della rete idrica per garantire l’accesso all’acqua potabile per i cittadini, curò la costruzione delle strade e

venne stimata anche per le sue idee lungimiranti (purtroppo non realizzate) nel settore turistico. Si impegnò per la sistemazione della periferia, aumentò lo

stipendio ai dipendenti, migliorò l’attività di riscossione dei tributi e valorizzò con alcune opere il lungomare.

Il suo valore, come donna e come politica, non fu mai messo in dubbio,

anzi. Sono noti i tentativi, falliti, compiuti da Nilde Iotti per averla nel suo partito. Colpisce la schietta enunciazione dei

problemi delle donne, dei ragazzi, del mondo del lavoro. L’appello finale alle donne resta forte e

concreto nella sua richiesta: «E per questo mi rivolgo alle donne, perché diano insieme slancio

nuovo: gli uomini, purtroppo, nel loro genere, spesso fanno tanta confusione anche

nell’affrontare la vita pubblica. Ebbene noi donne dovremmo aiutarli, non contrapporci a loro,

aiutarli a fare ordine, a riproporci dalle basi, dalle cose piccole».

Vie a lei intitolate: Pescara

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BIOGRAFIA BREVE

Originaria di Pescara, venne ammessa alla direzione nazionale della DC. Fece

parte della Commissione per i disegni di legge sul teatro sulla cinematografia, è stata Presidente del Centro Coordinamento dell’Istituto Luce per la

cinematografia dei ragazzi. Ricoprì l’incarico di sindaco di Montesilvano (Pescara), diresse la rivista “Mondo e ragazzi”. Fu dirigente RAI curando lo

spazio televisivo dedicato ai ragazzi, continuando a narrare la sua esperienza all'Assemblea Costituente.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

LAVANDA

Pianta erbacea, perenne, sempreverde, originaria del bacino del Mediterraneo. Ha foglie argentee, molto profumate, strette ed allungate; in

estate produce moltissimi fiori, piccoli e fragranti, raggruppati in spighe. La

maggior parte delle varietà sono resistenti al freddo e vengono utilizzate in giardino, come siepi oppure a formare larghi

cespugli. E' una pianta rustica, che resiste al caldo

dell'estate più torrida e al freddo dell'inverno più rigido, anche se nei casi di gelate intense e

persistenti è bene ripararla con del tessuto-non-tessuto. Gradisce particolarmente le posizioni

soleggiate e molto ben ventilate. Trattandosi di una pianta mediterranea, resiste in modo

particolare negli ambienti caratterizzati da un clima asciutto e dalle temperature elevate.

Gli antichi Egizi ne utilizzavano l’olio per il processo di mummificazione e gli antichi Romani usavano i fiori di lavanda per profumare l’acqua del bagno (il

termine lavanda deriva proprio dal latino “lavare”).

In Francia c’è l’usanza di mettere sui davanzali dei rametti di lavanda per tenere lontani gli scorpioni. La spiga di lavanda è considerata un amuleto

contro le disgrazie e il maligno e pare che sia anche un talismano per portare prosperità e fecondità.

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Nadia Gallico (Spano) (1916 Tunisi – Roma 2006)

Intervento dell’on. Gallico Spano su Costituzione e famiglia (17 Aprile 1947) “Il fascismo, durante l’ultimo ventennio, ha aggravato ancora questo stato

di inferiorità della donna, ha umiliato anche il carattere del vincolo matrimoniale[…] La disoccupazione, lo stato di disagio economico esistente

allora in Italia, provocavano in primo luogo il licenziamento delle donne dagli uffici e dagli impieghi; esse cercavano allora nel matrimonio, nel costituirsi una

famiglia, una sistemazione economica, ed i loro sentimenti, in genere, erano sacrificati a questa necessità[…]

Vi è da chiarire la spinosa questione dei figli illegittimi: essa appassiona l’opinione pubblica. E’ la questione nel suo complesso che è impostata male; si

tratta di stabilire prima di tutto un diritto di eguaglianza[…] Non si tratta quindi di proteggere dei cittadini che godono già

pienamente dei loro diritti, ma di assicurarli a coloro che fino ad oggi ne sono stati privati. In primo luogo il diritto al nome, in modo che si cancelli quell’N.N.

infamante. In terzo luogo il diritto all’assistenza incondizionata dello stato[…]”

Nacque a Tunisi dove il padre Renato esercitava la professione di

avvocato. Dopo la maturità scientifica frequentò l’università prima a Roma poi a Tunisi. Sposò nel 1939 il giornalista e dirigente comunale Velio Spano con il

quale collaborò attivamente nella lotta antifascista. Nel 1944 ottenne da Palmiro Togliatti l’incarico di responsabile del partito comunista per i gruppi

femminili in Italia, dove diresse la rivista “Noi donne’’ e partecipò alla costituzione dell’UDI (Unione Donne Italiane). Collaborò attivamente con

Teresa Noce, dedicandosi soprattutto ai problemi dell’infanzia. Si dichiarò favorevole al principio di uguaglianza

tra i coniugi e delle uguaglianze dei figli legittimi con quelli illegittimi,

rivendicando, in favore di questi ultimi, l’abolizione dell’infamante marchio di

N.N.

Il referendum istituzionale e le elezioni furono per l’Assemblea

costituente furono la prima grande prova politica per le donne italiane: il 2

giugno 1946 venne eletta nelle liste del Partito Comunista, nel quale continuò a

militare attivamente. La sua iniziativa più notevole in questo periodo fu l’organizzazione, in collaborazione con il

Comune di Roma e della Croce Rossa Italiana, di quelli che saranno chiamati “treni della felicità”: convogli che trasportarono 70.000 bambini meridionali,

dalle zone più colpite dalla guerra nelle province del Nord, dove famiglie generose li accolsero, nutrirono ed educarono ai valori della solidarietà come

figli propri.

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Nella celebrazione della giornata

dell’8 Marzo 1947, con Elsa Conci, chiese, in nome di tutte le donne

italiane, un governo stabile che

lavorasse per la pace, assicurasse lavoro a tutti, tutelasse la maternità,

l’infanzia e i poveri. In seguito, trasferitasi in Sardegna, si impegnò

attivamente nel miglioramento delle condizioni della donna che, nell’isola,

viveva in una situazione di arretratezza per tradizione e pregiudizi, rivendicando per le donne sarde il diritto alla

propria identità e alla diversa collocazione nella famiglia e nella società, producendo così l’attuazione dell’articolo 13 dello statuto regionale sardo per la

realizzazione del “Piano di rinascita’’ della Sardegna. Rientrata a Roma nel 1958 divenne responsabile delle relazioni con la

Cecoslovacchia e dei rapporti con l’Africa. In seguito, si occupò delle relazioni del Pci con Paesi e movimenti del

terzo mondo: Vietnam, Sud Africa, Africa subsahariana e Paesi arabi. Negli

anni ’80 sostenne la proposta di Achille Occhetto di cambiare il nome del partito comunista italiano e del simbolo che, conservando la storica bandiera

con falce e martello, ne inserisse alla base il simbolo della quercia. Vie a lei intitolate: nessuna

BIOGRAFIA BREVE

Responsabile del partito comunista per i gruppi femminili in Italia, dirigente della rivista “Noi donne’’ e partecipante alla costituzione dell’UDI, chiese, in

nome di tutte le donne italiane, un governo stabile che lavorasse per la pace, assicurasse lavoro a tutti, tutelasse la maternità, l’infanzia e i poveri. Contribuì

all’attuazione dell’art. 13 dello statuto regionale sardo per la realizzazione del “Piano di rinascita’’ della Sardegna. Fu responsabile delle relazioni con la

Cecoslovacchia e dei rapporti con l’Africa.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

QUERCUS ILEX

La Quercus ilex è l’albero simbolo attributo alla costituente Nadia Gallico.

La scelta è dovuta al fatto che negli anni ’80 sostenne la proposta di Achille Occhetto di

cambiare il nome del partito comunista italiano e del simbolo che, conservando la storica bandiera

con falce e martello, prevedesse alla base il simbolo della quercia.

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Leonilde (Nilde) Iotti (Reggio Emilia 1920- Poli 1999)

"Per quanto siano forti i sentimenti che uniscono un uomo e una donna – in ogni tempo, ma soprattutto direi, nel mondo di oggi – essi possono anche

mutare; e quando non esistono più i sentimenti, non esiste neppure più il fondamento morale su cui si basa la vita familiare. Abbiamo dunque bisogno di

ammettere la possibilità della separazione e dello scioglimento del matrimonio."

Di origine emiliane, si laureò in Lettere e Filosofia

all’Università Cattolica di Milano e insegnò per diversi anni a Reggio Emilia. Nelle file della Resistenza, diresse

il GDD (gruppo di difesa delle donne) e divenne segretaria dell’UDI (Unione donne italiane) provinciale

e successivamente membro del comitato nazionale. Eletta nelle liste del PCI (partito comunista italiano) del

consiglio comunale di Reggio Emilia e nel 1946, a soli

venticinque anni, venne eletta all’Assemblea della Costituente ed entrò a far parte della “Commissione del

‘75” con l’incarico di elaborare la bozza del testo costituzionale con Maria Federici, Angela Gotelli,

Angelina Merlin e Teresa Noce. Presentò una relazione sulla famiglia sostenendo l’uguaglianza giuridica dei coniugi, l’equiparazione dei

figli illegittimi a quelli nati all’interno del matrimonio e chiese il riconoscimento allo Stato della funzione sociale della maternità. In merito ai principi dei

rapporti civili, sostenne la necessità di operare sequestri della stampa periodica che potesse risultare offensiva nei confronti del senso religioso, umano e

patriottico. Riguardo al potere giudiziario, sostenne il diritto della donna agli alti gradi della magistratura.

Nella vita privata intrecciò una lunga relazione di quasi vent’anni con il segretario nazionale del PCI Palmiro Togliatti con il quale nel 1950 adottò

Marisa Malagoli, sorella di un operaio ucciso nel corso di uno sciopero a

Modena in uno scontro con le forze dell’ordine. Nel 1955 propose l’istituzione di una pensione e di un’assicurazione

volontaria a favore delle casalinghe (C. n. 1733) per garantire ad esse un reddito per la vecchiaia, previo pagamento di contributi, o comunque garantire

un minimo di pensione indipendentemente dai contributi versati. Sulla scena politica per numerose legislature consecutive si occupò di Affari Esteri,

Emigrazione, Organizzazione dello Stato e delle Regioni della Disciplina del Pubblico Impiego, Giustizia e Previdenza. Europeista convinta, ricoprì l’incarico

di parlamentare europea dal 1969 al 1979. Partecipò attivamente alla campagna referendaria (1974) in difesa del divorzio e della legge sull’aborto, in

quanto rispondente alla mutata coscienza morale dei cittadini e alla natura della famiglia non più costituita esclusivamente per la procreazione o per la

trasmissione del patrimonio, ma sull’esistenza di sentimenti anch’essi soggetti a mutamento.

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Fu la prima donna a ricoprire la Carica di Presidente della Camera dei

Deputati (20 giugno 1979) e tale incarico le sarà conferito fino al 1992 per tre legislature consecutive, confermando in lei doti di grande fermezza, equilibrio e

imparzialità. Dopo lo scioglimento del PCI, nel 1994 aderì alla lista del PDS

(Partito democratico della sinistra). Nel 1997 venne eletta vicepresidente dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. Nel suo ultimo discorso

alla Camera il 29 Gennaio 1998 ricordò i principi di libertà, democrazia e unità nazionale che avevano ispirato la Costituente.

Per la sua rilevanza si ripropone un intervento significativo sulle relazioni famigliari, presentato l’8 ottobre 1946, tentativo molto coraggioso di

svecchiamento e di rinnovamento democratico dell’istituzione della famiglia: “La guerra, sconvolgendo i rapporti economici e sociali, ha scosso il campo

stesso della vita famigliare. È intorno alla famiglia che si deve ricostruire la giusta atmosfera di solidarietà e di rinascita.

La famiglia si presenta ora più che mai come il nucleo primordiale su cui i cittadini e lo Stato possono e devono poggiare per il loro rinnovamento

materiale e morale della vita italiana e importanza fondamentale acquista la tutela da parte dello Stato e dell’istituto famigliare. La vecchia legislazione ha

mantenuto la fisionomia di una famiglia anti- democratica in cui prevalevano

questioni di interesse più che favorire unioni liberamente consentite. Per una donna spesso la famiglia è stata più un peso che una fonte di

gioia. Uno dei coniugi poi, la donna, è tutt’ora legata a condizioni arretrate che la pongono in uno stato di inferiorità e fanno sì che la vita famigliare sia per

essa un peso e non fonte di gioia e aiuto per lo sviluppo della propria persona. Alla donna sia restituita piena eguaglianza, non solo in campo politico con il

diritto al voto, ma anche giuridico per restituirle piena dignità di cittadina. Tale emancipazione deve assicurare alla donna il diritto al lavoro cosi da

farle acquisire quell’indipendenza che le consenta di vedere nel matrimonio non più un espediente talora forzato per risolvere una situazione economica difficile

e assicurarsi l’esistenza, ma la soddisfazione di una profonda esigenza naturale, morale e sociale, e lo sviluppo e il coronamento nella libertà della

propria persona. Per rinnovare e rafforzare l’istituto

famigliare la Costituzione si ispiri al principio

dell’uguaglianza giuridica dei coniugi; per risolvere i problemi relativi ai figli illegittimi

riconoscendo loro gli stessi diritti dei figli legittimi, riconosca la maternità come funzione

sociale e non come cosa di carattere privato. Da essa dipendono la prosperità della Nazione

e lo sviluppo dei futuri cittadini.” Se pensiamo che, alla vigilia della

seconda guerra mondiale, il femminismo storico era stato spazzato via, insieme a tutti i partiti politici e a tutte le libertà (di pensiero, di stampa, di

organizzazione, etc…), se consideriamo, inoltre, che la politica sociale di Mussolini prevedeva che "il lavoro costituisce per la donna non una meta, bensì

una tappa della sua vita, da risolversi, prima possibile, con il rientro nell'ambiente domestico", la Relazione della Iotti, scritta quando le donne

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italiane si erano appena affacciate sulla scena politica, si propose come

tentativo molto coraggioso di svecchiamento e di rinnovamento democratico. Un occhio di riguardo viene posto, in tale relazione, sul tema

dell’emancipazione, che può derivare dal lavoro; la nuova Costituzione

pertanto dovrà assicurare il diritto al lavoro "senza differenza di sesso." Altro elemento, oggetto di studio da parte della giovane parlamentare e che

rappresenterà, nel corso delle successive legislature, uno degli impegni politici di maggiore rilievo, concerne la questione dell'indissolubilità del matrimonio.

Nilde manifestò la propria contrarietà ad inserire nella Costituzione il principio dell'indissolubilità

"considerandolo tema della legislazione civile". Nilde Iotti si distinse per il suo stile fatto di rigore

e di eleganza, che tanto colpì Togliatti, al punto da fargli suggerire ai deputati comunisti: "Imparate da

Lei!". Nilde si differenziò anche con la richiesta di dimissioni dal Parlamento, per motivi di salute (18

novembre 1999). Il 4 dicembre 1999 la "Signora della Repubblica"

uscì di scena in punta di piedi.

Numerose vie, piazze e luoghi sono a lei dedicati.

BIOGRAFIA BREVE

Laureata in lettere all'Università Cattolica di Milano, fu per qualche tempo

insegnante ma decise di abbandonare la professione per occuparsi di politica. Si iscrisse al PCI e partecipò alla Resistenza aderendo poi ai Gruppi di Difesa

della Donna. Nel 1946 venne candidata dal Partito Comunista Italiano e venne eletta all'Assemblea Costituente. Ebbe a cuore il tema dell’emancipazione, che

può derivare solo dal lavoro; la nuova Costituzione pertanto avrebbe dovuto assicurare il diritto al lavoro "senza differenza di sesso.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

CORNIOLO

Attualmente viene ancora utilizzato in

coltivazione più che altro per le sue doti ornamentali. E’ spesso introdotto nei giardini per

poter godere della sua fioritura precoce e del suo legno decorativo in tutte le stagioni.

Il suo legno, inoltre, è ritenuto prezioso per

la grande durezza, la levigabilità e colore particolari. Si presenta, infatti, rossastro all’esterno

e bruno all’interno. È utilizzato per la produzione di strumenti

scientifici, di pipe, scatolette e giocattoli, tutti comunque di gran pregio.

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Teresa Mattei (1921 Genova – Usigliano 2013)

18 Marzo 1947, intervento dell’On. Teresa Mattei sull’emancipazione femminile.

[…] Noi salutiamo quindi con speranza e con fiducia la figura di donna che nasce dalla solenne costituzionale

nazionale. Nasce e viene finalmente riconosciuta nella sua nuova dignità, nella conquista pienezza dei suoi diritti, questa figura di donna italiana finalmente cittadina della

nostra Repubblica. Ancora poche Costituzioni nel mondo riconoscono così esplicitamente alla donna la raggiunta

affermazione dei suoi pieni diritti. Le donne italiane lo sanno e sono fiere di questo passo sulla via dell’emancipazione e insieme dell’intero progresso civile e

sociale. E’, questa conquista, il risultato di una lunga e faticosa lotta di interi decenni. […] In una società che da

lungo tempo ormai ha imposto alla donna la parità dei doveri, che non le ha risparmiato nessuna durezza nella lotta per il pane, nella lotta per la vita e per il lavoro, in

una società che ha fatto conoscere alla donna tutti quei pesi di responsabili e di sofferenza prima riservati normalmente solo agli uomini, che

non ha risparmiato alla donna nemmeno l’atroce prova della guerra guerreggiata nella sua casa, contro i suoi stessi piccoli e l’ha spinta a partecipare non più inerme alla

lotta, salutiamo finalmente con un riconoscimento meritato e giusto l’affermazione della completa parità dei nostri diritti. […] La nostra esigenza di entrare nella vita nazionale, di entrare in ogni campo di attività che sia fattivo di bene per il nostro

paese, non è l’esigenza di affermare la nostra personalità e qui contrapponendola alla personalità maschile. […] Noi non vogliamo che le nostre donne si mascolinizzino, non

vogliamo che le donne italiane aspirino ad una assurda identità con l’uomo; vogliamo semplicemente che esse abbiano la possibilità di espandere le proprie forze, tutte le loro energie, tutta la loro volontà di bene nella ricostruzione democratica del nostro

Paese. Perciò riteniamo che il concetto informatore della lotta che abbiamo condotta debba stare alla base della nostra nuova Costituzione, rafforzarla, darle un

orientamento sempre più sicuro. E’ nostro convincimento che nessun sviluppo democratico, nessun progresso sostanziale si produce nella vita di un popolo se esso non sia accompagnato da una piene emancipazione femminile.

Nacque a Genova ma presto si trasferì con la famiglia a Firenze. Il padre

Ugo era giornalista e dirigente del partito d’Azione del capoluogo fiorentino. Venne espulsa dal liceo classico “Michelangelo” per essersi ribellata alla

ideologia razzista e proseguì gli studi da privatista laureandosi in filosofia nel 1944. La straordinaria esperienza umana e civile di Teresa Mattei s accrebbe

nell’incontro con Bruno Sanguinetti che, ancor prima di sposarlo, Teresa

seguirà nella clandestinità della lotta partigiana. Fu tra le fondatrici dei GDD (gruppi di difesa delle donne), l’ 8 Marzo 1945 fu l’ideatrice del simbolo della

mimosa per la ricorrenza della festa della donna. Fu tra le prime iscritte all’ UDI (unione donne italiane) sorta nel 1944. Nel 1946 era la più giovane tra i

parlamentari che si accinsero a preparare la nostra Costituzione. Intervenne sulla tutela del lavoro minorile e il riconoscimento dei diritti delle donne

lavoratrici. Sostenne il diritto delle donne ad entrare in magistratura e si batté

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affinché le condizioni di lavoro assicurassero alla madre e al figlio una

adeguata protezione, rivendicò per le donne “non solo il diritto ma il dovere di lavorare”. Nel 1947 fondò con, Maria Federici, l’Ente per la tutela morale del

fanciullo. Il suo impegno civile e politico proseguì in attività della “Casa della

Cultura” di Milano e nella ricerca cinematografica. Divenne presidente della Cooperativa di Monte Olimpico, associazione che permetteva ai bambini delle

scuole elementari e degli istituti per portatori di handicap di realizzare dei documentari cinematografici. Nel 1987 fondava a Ponsacco (Pisa) la lega per il

diritto dei bambini alla comunicazione che ha presentato al G8 di Genova nel 2001.

Vie a lei intitolate: Pisa

BIOGRAFIA BREVE

Fu tra le fondatrici del GDD ed era la più giovane delle parlamentari che si accinsero a preparare la nostra Costituzione. Intervenne sulla tutela del lavoro

minorile. Sostenne il diritto delle donne ad entrare in magistratura e si batté affinché le condizioni di lavoro assicurassero alla madre e al figlio una

adeguata protezione, rivendicò per le donne “non solo il diritto ma il dovere di lavorare”. Nel 1947 fondò con, Maria Federici, l’Ente per la tutela morale del

fanciullo. Il suo impegno civile e politico proseguì in attività della “Casa della Cultura” di Milano e nella ricerca cinematografica.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

MIMOSA

È una pianta originaria dell'isola di Tasmania in Australia e per le sue

meravigliose caratteristiche come pianta ornamentale ha avuto un facile sviluppo

in Europa a partire dal XIX secolo, dove oggi prospera quasi spontanea.

In Italia è molto sviluppata lungo la Riviera ligure, in Toscana e in tutto il

meridione, ma anche sulle coste dei laghi

del nord. È una pianta molto delicata che desidera terreni freschi, ben drenati,

tendenzialmente acidi, soprattutto per una buona fioritura. Cresce

preferibilmente in aree con clima temperato, teme inverni molto rigidi per

lungo tempo sotto lo zero che possono provocarne la morte.

E’ stata scelta la mimosa perché Teresa Mattei ha indicato questa pianta

come simbolo della donna, usata anche nelle ricorrenze della festa dell’8 Marzo.

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Angelina (Lina) Merlin (Pozzonovo (PD) 1887 – 1979)

«Sono stata coerente con la mia decisione, non ho accolto inviti né da sinistra né da destra, ho

rifiutato interviste che avrebbero dato a un fatto serio e doloroso l'aspetto del pettegolezzo, dal quale

rifuggo, e di una meschina vendetta derivante da un astio che non sento».

Di origini padovane (Veneto), si laureò in lingue e letterature straniere. Nel 1926 venne

sospesa dall’insegnamento per essersi rifiutata di prestare giuramento fascista. Iscritta al PSI già dal

1919 svolse attività propagandistica e di giornalista su “L’Eco dei lavoratori” e “Difesa dei lavoratori”; nel

1924 collaborò con “L’Eco di Padova” sotto la direzione di Dante Galliani. Si trasferì a Milano, nel 1926 venne arrestata e

condannata per antifascismo a cinque anni di confino in Sardegna. Tornata in

Veneto nel 1933 sposò il medico Dante Galliani, che morirà tre anni dopo. Si trasferì nuovamente a Milano in via Catalani partecipò alla lotta clandestina e

all’assistenza ai partigiani: in quegli anni incontrò dirigenti socialisti come Morandi, Pertini e Basso. Risultava iscritta al GDD (Gruppi di Difesa delle

Donne) e fondò l’UDI (Unione Donne Italiane), iniziò la collaborazione con “L’Avanti” nel 1946 nell’Assemblea Costituente face parte della “Commissione

dei 75” che fu una commissione speciale, composta di 75 membri scelti fra i componenti dell'Assemblea Costituente della Repubblica Italiana, che fu

incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione repubblicana. Presentò una relazione sulle garanzie economiche e sociali sulla famiglia che

aveva il dovere di garantire le necessarie condizioni economiche tutelando in particolare la donna lavoratrice per consentirle di adempire alla funzione

sociale della maternità. Una prima versione del suo disegno di legge in materia di abolizione delle

case chiuse in Italia, lo aveva presentato nell'agosto del 1948 (anno in cui si

calcola fossero attivi oltre settecento casini, con tremila donne registrate, che

risulteranno ridotte a circa duemilacinquecento al momento

dell'entrata in vigore della legge) su sollecitazione di un gruppo di donne

dell'Alleanza femminile internazionale in visita al Parlamento italiano e dietro

suggerimento di Umberto Terracini, che aveva fatto la tesi di laurea sul tema

della prostituzione. Il progetto divenne legge dopo un lunghissimo iter

parlamentare il 20 febbraio 1958: venne abolita la regolamentazione statale della

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prostituzione e si disponevano sanzioni nei confronti dello sfruttamento della

prostituzione. Entrò in vigore il 25 luglio 1951 e fu resa esecutiva in Italia con legge 23 settembre 1966 n. 1173. Come primo effetto della norma, vennero

chiusi oltre cinquecentosessanta postriboli

su tutto il territorio nazionale. Si creò una spaccatura trasversale tra coloro che

sostenevano l'opinione della Merlin, tra cui molti esponenti di area cattolica, e molti

altri che invece opposero un atteggiamento di rifiuto totale e

categorico. L'ostilità verso la Merlin dei tenutari di case di tolleranza, che si erano

riuniti in un'associazione di categoria denominata APCA (Associazione Proprietari

Case Autorizzate), e di tutti coloro che si opponevano alla sua proposta di legge, giunse al punto di costringerla alla

semi-clandestinità, dopo che ebbe ricevuto intimidazioni e minacce di morte. Vie a lei intitolate: a Adria, Crotone, Pozzonovo (PD), Rovigo, Ravenna.

Un piazzale a Cesana.

BIOGRAFIA BREVE

Nel 1919 s’iscrisse al Partito Socialista Italiano. Venne arrestata, condannata e confinata in Sardegna. Nel 1930 tornò a Padova, ma venne di nuovo arrestata.

Si trasferì allora a Milano, dove organizzò l’assistenza ai partigiani e la sua casa divenne un punto d’incontro di socialisti. Face parte del CLNAI, Comitato di

liberazione nazionale per l’Alta Italia, e nel 1943 rappresentava il Partito socialista nella fondazione dei Gruppi di Difesa della donna (GDD); Fu tra le

fondatrici dell’Unione Donne Italiane. In seguito fece parte della Direzione del Partito Socialista.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

GELSO

E’ una pianta solitamente trovabile in pianura Padana, tra Adda e Adige, nelle

province di Rovigo e Padova. Essendo resistente e forte, possiamo identificare in

essa la figura di Angelina Merlin perché fu una donna forte che

combatté per difendere le sue

idee e i suoi ideali.

I frutti del Gelso sono tendenti al colore rosso che ricorda il colore del partito socialista di cui

Angelina faceva parte.

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Rita Montagnana (Torino 1895 - Roma 1979)

“Largo dunque fin da oggi alle donne nei posti di Governo, largo alle donne nell’Assemblea Costituente, largo alle donne nelle Amministrazioni comunali;

giusta retribuzione del lavoro femminile; tutte le vie del lavoro e del sapere aperte alle giovani”

(Rita Montagnana, "La donna nella lotta antifascista e nella ricostruzione", in L’Unità, 9 maggio 1945).

Nacque a Torino il 6 gennaio 1895. Appena

quattordicenne iniziò a lavorare in fabbrica come apprendista sarta, partecipando fin dall’inizio alle

lotte del proletariato torinese. Nel 1917 diventò dirigente del comitato femminile regionale e membro

della Commissione elettorale della sezione socialista torinese. In questo periodo conobbe Antonio

Gramsci. Nel 1921, in seguito alla sua adesione al

partito Comunista, venne inviata a Mosca come delegata del Partito al terzo Congresso

dell’internazionale comunista. Lavorò presso la direzione del PCd’I e diresse il quindicennale delle

donne comuniste “Compagna”. Svolse un ruolo importante all’interno del partito. Rita si specializzò

nell’organizzazione dei collegamenti cospirativi, diventando, come Teresa Noce, un “fenicottero”: così venivano chiamatele

militanti comuniste che trasportavano materiali politici sovversivi. Nel 1924 sposò Palmiro Togliatti, conosciuto in precedenza nella redazione dell’ “Ordine

Nuovo” il settimanale torinese fondato nel 1919 da Antonio Gramsci e Palmiro Togliatti. Nel 1927 si recò in Francia insieme al

marito, occupandosi della spedizione di materiale clandestino in Italia e poi in Svizzera. Nel 1933

insieme al figlio Aldo raggiunse il marito a Mosca.

Collaborò con il giornale l’”Alba” fondato nel 1943 e destinato ai prigionieri di guerra italiani

nell’URSS. Nel 1944 partecipò alla costituzione dell’Unione donne italiane (UDI). É favorevole

all’avvio della nazionalizzazione delle banche e della riforma agraria. Emarginata

progressivamente dalla vita di partito, anche in seguito alla fine del suo matrimonio, si ritirò a

Torino, dove condusse una vita nell’assoluto riservo. Morì a Roma il 18 luglio 1979 e fu sepolta

nel Cimitero Parco di Torino.

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BIOGRAFIA BREVE

Rita Montagnana è stata una politica italiana, esponente e parlamentare del

Partito Comunista Italiano. Nel 1921, insieme al fratello Mario Montagnana (futuro direttore de l'Unità), partecipò alla fondazione del Partito Comunista

d'Italia; fu dirigente della sezione femminile del PCI e fondatrice dell'Unione Donne Italiane (UDI). Fu una delle organizzatrici delle prime celebrazioni

italiane, nell'immediato dopoguerra, della Giornata internazionale della donna.

Rita Montagnana e Palmiro Togliatti

Momentaneamente non sono state dedicate ancora vie alla costituente Rita

Montagnana.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

SORBO Il sorbo è usato come pianta ornamentale per la

sua bellezza sia nei giardini che lungo le strade ed

esistono cultivar con frutti dal gusto dolce. Le foglie sono apprezzate come foraggio dagli ovini.

Il carattere do lce della pianta la fa prediligere alle altre, è pure considerata pianta portatrice di

fortuna e non può mancare sulla porta di casa.

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Teresa Noce (Longo) (Torino 1900 – Bologna 1980)

“Attualmente, la maggioranza delle madri italiane è ancora costretta a mettere al mondo e proprie creature in condizioni economiche, igieniche e sanitarie tali,

che non solo sono incompatibili con la dignità umana e la vita civile, ma costituiscono un vero e proprio ostacolo alla creazione ed allo sviluppo delle

famiglie.” “Sono problemi sociali la salute delle donne, delle madri italiane, la salute e lo

sviluppo fisico, morale ed intellettuale della nostra infanzia. È affrontando questi problemi, trovando ed applicando la soluzione adeguata, che si difende

la famiglia, che si protegge la famiglia.” (Tratto dal discorso presso la terza sottocommissione del 1946)

Lavorò fin da bambina come operaia a Torino,

aderì e diventò segretaria della FGCI (Federazione Giovanile Comunista d’Italia) nel 1921, nel 1923 ne

assunse la direzione e in quegli stessi anni conobbe il futuro marito Luigi Longo, allora studente di

ingegneria ma già con funzioni di responsabilità nel partito comunista di Torino. Nel 1926 si sposarono e

in seguito ebbero tre figli, uno dei quali morirà in tenera età. Nello stesso anno espatriò dapprima a

Mosca, poi a Parigi e quindi in Svizzera per seguire il marito promuovendo dall’estero numerose lotte di

massa in Italia. Nel 1931, rientrata clandestinamente

in Italia, organizzò lo sciopero delle mondine contro la riduzione del salario e redisse “l’Unità clandestina” e

la “Risaia”. Successivamente fece ritorno a Mosca con Longo e, quindi, nuovamente a Parigi, dove partecipò, con Xenia Silberberg, alla fondazione del

giornale “Noi donne”, inizialmente uscito come foglio clandestino. Sotto la guida di Palmiro Togliatti, ha promosso numerose lotte in Italia. Allo scoppio

della guerra civile si recò in Spagna dove con la pseudonimo di Estella dirige i giornali “Il Garibaldino” e “Il Volontario

della libertà”. Rientrata in Francia pubblicò nel 1937 “Gioventù senza sole” romanzo

autobiografico dedicato al racconto della sua giovinezza torinese. Nel 1939 venne

internata, insieme al marito, nel campo di concentramento di Rieucros poi liberata

dopo l’armistizio franco-tedesco per

intervento delle autorità sovietiche, in quegli anni a Marsiglia troverà ospitalità

presso la famiglia del futuro cantante Yves Montand. Nuovamente arrestata a Parigi (1943) venne introdotta in Germania nel

campo di concentramento di Ravensbruck e quindi a Holleischen in Cecoslovacchia dove fu adibita a lavoro forzato in una fabbrica di munizioni

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fino alla liberazione del campo da parte dell'esercito sovietico. Ottenuta la

libertà nel 1945 rientra a Milano dove riprende la sua attività politica nelle fine del PCI. Fu una delle cinque donne entrate a far parte della Commissione

speciale incaricata di elaborare e proporre il progetto di Costituzione da

discutere in aula, presieduta da Meuccio Ruini, già presidente del Consiglio di Stato. Nei lavori della Costituente come membro della “Commissione dei 75”

intervenne a favore delle garanzie economiche e sociali per l’assistenza della famiglia sottolineando l’importanza della maternità da introdursi non solo come

funzione naturale ma soprattutto commissione sociale. Auspicò l’intervento dello stato per garantire ai bambini legittimi e illegittimi la salute, lo sviluppo

fisico, morale e intellettuale e alle madri la possibilità di procreare in condizioni economiche ed igieniche dignitose. Teresa Noce contribuì al varo di leggi negli

anni ’50 per la tutela delle lavoratrici madri. Nel 1953 si separò dal marito, questa profonda delusione determinò una svolta personale politica. Si allontanò

progressivamente dalla vita politica attiva e dal partito fino alla sua ultima importante battaglia contro il licenziamento automatico in caso di matrimonio.

Vie a lei titolate: a Caltagirone (CT). Targa murale a Caltagirone

BIOGRAFIA BREVE

Membro della Consulta nazionale, eletta il 2 giugno 1946 alla circoscrizione di Parma, diventò una delle 21 “madri” della Repubblica ed è nominata con altre

quattro nella Commissione dei 75. Promosse la parità e il riconoscimento della differenza femminile. Alla guida del sindacato dei tessili, la Fiot, nel 1947 era

stata la prima firmataria del progetto di legge in difesa delle lavoratrici madri. La sua battaglia si coronò in Parlamento con l’approvazione delle leggi che

introducevano per “motivi etici, giuridici e umani” il tassativo divieto di licenziamento delle madri, gestanti o puerpere, il riposo retribuito per

maternità e allattamento, l’assistenza al parto, nidi d'infanzia e sale per l'allattamento nei luoghi di lavoro. Nel febbraio 1952, presentò una proposta di

legge sulla parità di retribuzione per le lavoratici, approvata in Parlamento nel 1956.

SPECIE VEGETALE ASSOCIATA

NOCCIOLO

È una pianta robusta, forte e imponente, quindi rappresenta proprio le sue

caratteristiche. Inoltre ricorda il cognome di

questa donna. Si estende dalla Penisola iberica e Inghilterra fino al Volga, e dalla

Svezia alla Sicilia. Ha foglie decidue, semplici, cuoriforme a margine dentato.

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Bibliografia:

Le donne della Costituente a cura di Maria Teresa Antonia Morelli; editori

Laterza;

Sitografia:

www.toponomasticafemminile.com http://www.toponomasticafemminile.com/index.php?option=com_conten

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